quo vadis PD ????

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camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

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La maionese impazzita chiamata Pd - 31

Le inutili guerre di potere che nulla hanno a che vedere con la realtà italiana, in attesa del crac finale. - 3


La nuova tegola del Piddì.

Una cosa è certa, che al di là del fatto che a livello popolare che boccia sonoramente il tentativo del duca conte di insediarsi al Quirinale, questa possibilità viene resa vana dalle notizie di cronaca di oggi comparse sul Corriere.

E dire che il duca conte ha speso una vita per coronare il sogno di ricoprire la più alta carica dello Stato.

Nel 2006 ha armeggiato in Vaticano per comprarsi il titolo di vice conte, ricevendo il titolo di Cavaliere di gran croce dell'Ordine Piano, che gli ha consentito di far parte della nobiltà romana addetta al Sacro Soglio.
http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-conte ... jpg?47e3a5

(NB. La conoscenza che il duca conte Max, sia conte e con accesso al Sacro Soglio, sta a zero nei compagneros piddini)

Un mezzo solido per avere buone carte per raggiungere l’Alto Colle.

Tanto che per raggiungere la meta, già nel febbraio del 2010, stringe un patto con Casini per un laboratorio Pd – Udc in Puglia per le regionali, da estendersi poi a livello nazionale.

In Puglia al duca conte Max andrà storta per due volte, perché Vendola si riconfermerà governatore.

Ma l’insuccesso non affonda il piano. La linea politica piddina vedrà fissata la barra in questa direzione fino a 4 ore prima della chiusura della campagna elettorale u.s.

Per quel sogno ambizioso, il duca conte ha mandato a sbattere irrimediabilmente il Piddì, in concorso con l’ala democristiana desiderosa di rifare la Dc ricongiungendosi con Casini e la destra berslusconiana di matrice ex dc.

Del duca conte amici e colleghi di partito, nonché avversari hanno sempre indicato che sia il più intelligente della compagnia. Ma nello stesso tempo, nello stivalone prevale la convinzione che il duca conte Max non ne abbia mai azzeccata una.

Questo fallimento piddino di fresca fattura ne è l’ennesima riprova.

Solo che questa volta compare un’aggravante non di poco conto. Perseguendo un obiettivo sbagliato ha fatto affondare, in concorso con altri per responsabilità diverse, un intero Paese ridotto alla paralisi coatta.


D’Alema smentisce le accuse dell’architetto Sarno. E in questi frangenti ci si chiede sempre quali sono i reconditi motivi per cui questa accusa esce proprio in questi giorni, se è vera, o se nasconde oscuri risvolti.

Lo sapremo nei prossimi giorni? Forse.

*****



I VERBALI DI RENATO SARNO, CONSIDERATO COLLETTORE DI TANGENTI

L'architetto di Penati chiama in causa
anche Massimo D'Alema sul caso Serravalle

L'ex presidente della Provincia lo smentisce


MILANO - Sull'elevato prezzo al quale la Provincia di Milano presieduta dal ds Filippo Penati acquistò nel 2005 dal costruttore Marcellino Gavio un pacchetto d'azioni della società autostradale Milano-Serravalle , «le esatte parole di Penati furono: "Io ho dovuto comprare le azioni di Gavio. Non pensavo di spendere una cifra così consistente, ma non potevo sottrarmi perché l'acquisto mi venne imposto dai vertici del partito nella persona di Massimo D'Alema"».


L'ARCHITETTO - Nel carcere di Monza, il 4 febbraio, a fare il nome di D'Alema è stato il 67enne Renato Sarno, cioè l'architetto già incriminato dai pm monzesi come «collettore di tangenti e uomo di fiducia di Penati nella gestione di Milano-Serravalle»: per l'accusa è anche il professionista che nel 2008 avrebbe trattato con l'imprenditore Piero Di Caterina e con un top manager del gruppo Gavio (Bruno Binasco) una finta caparra immobiliare da 2 milioni di euro come «restituzione dei finanziamenti erogati da Di Caterina a esponenti di sinistra» anni prima.


L'OPERAZIONE - Sarno asserisce dunque che fu Penati a indicare nell'allora presidente dei Ds, ex premier e poi ministro degli Esteri, colui che lo aveva politicamente spinto a un'operazione finanziaria controversa già da quel 29 luglio 2005: da quando cioè la Provincia di Milano con Penati comprò dal gruppo Gavio il 15% della Milano-Serravalle al prezzo di 8,9 euro per ciascuna di quelle azioni che Gavio aveva acquistato in precedenza a 2,9 euro. Gavio incassò 238 milioni, temporalmente in coincidenza con l'appoggio finanziario (50 milioni) fornito poi da Gavio alla «scalata» che l'Unipol di Giovanni Consorte (compagnia assicurativa nell'orbita della sinistra) stava dando alla Bnl prima di essere fermata per aggiotaggio dai pm milanesi.


LA PROVINCIA - Non è perciò un caso che questo nuovo interrogatorio di Sarno (ora agli arresti domiciliari per un'altra vicenda con l'accusa di concussione per induzione dell'imprenditore Edoardo Caltagirone nel 2009) figuri agli atti non solo dell'indagine penale monzese, ma anche del procedimento che la Procura regionale della Corte dei conti sta per completare sul possibile danno erariale arrecato alla Provincia di Milano dall'operazione di Penati.

«I miei rapporti con Milano-Serravalle - racconta l'architetto a proposito dell'incarico per una due diligence sulla parte tecnica - iniziarono nel gennaio 2005 in seguito ad una richiesta di Giordano Vimercati», ex braccio destro di Penati e oggi tra gli imputati del processo monzese che inizierà il 26 giugno anche per Binasco e Di Caterina, in attesa dell'udienza preliminare su Penati il 17 maggio.


«Dopo l'estate del 2005 incontrai Penati che non avevo più rivisto dal 2000, dall'epoca di Sesto San Giovanni», dove Penati era stato a lungo sindaco Pci.


«Mi disse che era sua intenzione quotare in Borsa la Serravalle, ma che prima era necessario valorizzarla dal punto di vista economico e di immagine».


IL PARTITO - Perché? «Dal punto di vista economico - risponde Sarno ai pm Franca Macchia e Walter Mapelli - era necessario rientrare dalle spese sostenute dall'acquisto delle azioni da Gavio»: Penati disse «che era stato molto oneroso, che gli era stato imposto dai vertici del partito (nell'occasione mi fece il nome di Massimo D'Alema), e che non aveva potuto sottrarsi a questa operazione».


Il punto è molto delicato, e a Sarno, difeso dagli avvocati Giovanni Briola e Salvatore Scuto, viene chiesto di assumersi con precisione la responsabilità di quello che sta dicendo: «Le esatte parole di Penati furono: "Io ho dovuto comprare le azioni di Gavio.

Non pensavo di spendere una cifra così consistente, ma non potevo sottrarmi perché l'acquisto mi venne imposto dai vertici del partito nella persona di Massimo D'Alema".

Io - aggiunge l'architetto indagato come "collettore" di finanziamenti illeciti di Penati - percepii che l'imposizione dei vertici riguardasse il momento e le condizioni dell'acquisto, anche perché lui non mi disse di aver mal valutato l'impegno di spesa».


PENATI SMENTISCE - Penati, però, interpellato dalCorriere , smentisce radicalmente Sarno: «Costretto da D'Alema a strapagare le azioni a Gavio? Non l'ho mai detto a Sarno, né avrei mai potuto dirglielo perché non è vero: difendo l'operazione Serravalle fatta nell'interesse della Provincia e destinata ancora oggi a procurarle una plusvalenza», risponde l'ex vicepresidente del consiglio regionale lombardo che ha lasciato il Pd.


E se gli si chiede perché ritenga che Sarno prospetti un falso così dettagliato e pesante, Penati allarga le braccia:




«Non ne ho la più pallida idea. Continuo ad avere stima di Sarno come architetto, ma non c'era nessuna ragione per la quale io dovessi parlare con lui dell'acquisto dell'operazione Milano-Serravalle ».



Penati, stando invece a Sarno, gli fa il nome proprio dell'allora presidente ds D'Alema, che sinora nell'indagine non era mai comparso, e non quello dell'allora europarlamentare e poi ministro dello Sviluppo economico Pier Luigi Bersani, della cui segreteria politica era capo Penati e il cui nome nel fascicolo almeno esiste per due intercettazioni: quella del 30 giugno 2005, in cui Bersani diceva a Gavio che aveva parlato con Penati, e quella del 5 luglio 2005, in cui Penati diceva a Gavio di aver avuto il suo numero da Bersani.


SERRAVALLE - Ma Sarno, evidentemente in risposta a una sollecitazione dei pm, nell'interrogatorio esclude il coinvolgimento dell'attuale segretario del Pd: «In merito, Penati non mi fece mai il nome di Bersani.


Io non approfondii più di tanto questo aspetto, perché ciò che mi interessava era la valorizzazione della Serravalle come oggetto del mio incarico».


Del contesto di questo incarico a Sarno, anche Gavio avrebbe avuto consapevolezza: «Nel luglio 2007 incontrai a Tortona Marcellino Gavio, il quale mi disse che aveva saputo della mia attività professionale in Serravalle (...) e mi fece presente che sapeva che il lavoro era finalizzato alla valorizzazione di Serravalle in vista della quotazione in Borsa, anche a suo giudizio resa necessaria dall'elevato prezzo pagato dalla Provincia» proprio a lui.


Luigi Ferrarella
lferrarella@corriere.it
Giuseppe Guastella
gguastella@corriere.it10 aprile 2013 | 9:37© RIPRODUZIONE RISERVATA


http://milano.corriere.it/milano/notizi ... 3446.shtml
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LA REPLICA
D'Alema su caso Serravalle e Penati: «Deliberate calunnie»
L'ex premier replica al «Corriere della Sera»: «Non mi sono mai occupato della vicenda»


«Leggo con stupore sul Corriere della Sera, in un lungo articolo a firma Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella, alcune dichiarazioni che sarebbero state rilasciate dall'architetto Renato Sarno in merito ad un mio presunto interessamento, nei confronti dell'allora presidente della Provincia di Milano Filippo Penati, nell'acquisto delle quote azionarie dell'Autostrada Milano-Serravalle, oggetto di indagine da parte della Procura di Monza».
È quanto afferma Massimo D'Alema, che, in un comunicato, sottolinea: «Nel rilevare che tutta la ricostruzione della vicenda è stata già smentita da Penati, ovvero colui che avrebbe riferito quelle evidenti sciocchezze all'architetto Sarno, mi sconcerta il fatto che i due giornalisti del Corriere della Sera non abbiano avvertito l'esigenza di chiedere la mia versione prima di dare diffusione a dichiarazioni inventate di sana pianta, pubblicandole con straordinario e immotivato risalto». D'Alema conclude: «Nel ribadire di non essermi mai interessato a quella vicenda, comunico di aver incaricato il mio legale, avvocato Gianluca Luongo, di assumere ogni più idonea azione a tutela della mia immagine e della mia onorabilità nei confronti di tutti coloro che, nel corso delle indagini o nel riportarne in modo distorto o parziale le risultanze, si sono resi protagonisti di una deliberata azione di calunnia e disinformazione ai miei danni».

Redazione Online
10 aprile 2013 | 13:42
© RIPRODUZIONE RISERVATA

http://www.corriere.it/politica/13_apri ... af56.shtml
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Disinformazioe
10.04|13:44 mariop50
Noto che parecchi commentatori ingnorano che D'Alema non è più parlamentare e si è fatto da parte da un pò di tempo. Ma noto ancora di più che qualsiasi voce, qualsiasi "boato", non verificato diventa giudizio inappellabile. Bene ha fatto D'Alema a querelare il dichiarante e gli incauti giornalisti.

Dalemuccio
10.04|13:31 Terensill
Sei in politica da 40 anni, hai fatto il premier, hai fatto il ministro, sei ricco e potente... ma basta daii, ti puoi anche accontentare, no ? Puntio a battere il record di Andreotti ? Cos'hai paura ? che dopo di te ci sia il diluvio ? Hai paura di essere indispensabile ? Ma si fa anche a meno di te, sai ? BASTA DALEMA BASTAAAAA !

Così si fa.
10.04|13:30 p.galli
D'Alema ha ragione. I giornalisti finora hanno sempre chiesto conferma a Berlusconi prima di scrivere notizie sul suo conto.

Stia tranquillo ...
10.04|13:30 BR1952
D'Alema .. non si preoccupi... stia tranquillo .. il Tribunale competente è quello di Milano, lei non è Berlusconi!!!
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Per il sig. Florencio
10.04|13:30 Max011
quel che ha scritto vale anche per Berlusconi?


Italiani Europei
10.04|13:53 normabevin
Allora,d'Alema,li pubblichi i bilanci della tua fondazione o no?


Chissà perchè....
10.04|13:24 toremuntoni
ma quando si tocca qualcuno della "Casta" si pecca di lesa maestà.

Troppo vecchio
10.04|13:20 Fortissima
D'Alema, sei politicamente troppo vecchio. Te ne devi andare!

D'Alema
10.04|13:18 Fortissima
A sua insaputa...

Gran perte delle operazioni economico/politiche vedono lo zampino
10.04|13:08 datemi una leva
di un personaggio che passera' alla storia come il burattinaio che ha contribuito ad affossare la nazione. Dietro le qui e personaggi di tutti i calibri navigano con valenze economiche di primo piano. Dire che ancora più di Berlusconi governa imperi economici con fidati scudieri. Un aggiottaggio senza limiti protetti pietosamente con in bandiera rossa che anziché avere falce martello sventola col il simbolo degli euro

La corsa al quirinale
10.04|13:06 ElCidCampeador
Strada, con una dichiarazione strabiliante, ha azzerato la sua candidatura, Prodi, violando la regola millenaria del parce sepulto, ha attaccato la defunta inglese, assicurandosi la qualifica di persona non gradita nei rapporti con la GB, ora D'Alema viene coninvolto in storie antipatiche, Bonino è stata attaccata per pratiche abortive giovanili e goliardiche, giorni fa. Insomma vediamo chi si salva dal bombardamento, appena venga pronunciato il suo nome come possibile candidato.
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Nei pesi civili si giudica
10.04|13:05 florencio
Nei pesi civili si giudica .Da noi si chiacchiera. Per giorni, per mesi, per anni a prescindere dai processi veri .Poi i lettori si stancano e allora fuori uno scandalo , dentro un altro . Un bla, bla continuo incessante e stucchevole .Quando si arriva al processo , se si arriva, nessuno si ricorda più di nulla . L'unica cosa che si riesce a capire è che per certi partiti e certi personaggi c'è una liturgia predefinita da cui non ci si discosta n'è per quanto riguarda l'inter, nè per quanto riguarda il risultato .Questa ormai non è più informazione , ma un nuovo genere letterario. Una specie di romanzo giallo che inizia dalla fine : che noia.

cosa succede ??
10.04|13:04 gnegnone
i giornalisti non hanno chiesto prima ai magistrati milanesi e al capo dello stato se potevano scrivere su d'alema.

Penati
10.04|13:02 Lettore_2203120
Per gli antichi romani i penati erano le divinità protettrici della famiglia e dello Stato, ma protettori degli aspiranti alla carica di capo dello Stato non lo furono mai. Comunque le loro effigi venivano custodite nella parte più recondita della casa (detta penetralia) in un armadio presso il focolare e in quel luogo il padrone di casa non poteva essere catturato. Potrebbe essere un' informazione utile?

non ho capito, i giornalisti dovevano prima chiedere a lui una dichiarazione prima di pubblicare?!? 10.04|12:29 Lettore-1286151 perchè immagino che lo facciano sempre quelli di Repubblica Titolo
10.04|12:45 bbbarney
A parte che qui si parla del Corriere, in genere credo sia costume, anche se non fissato da alcuna norma, di fronte a notizie di tale scalpore, chiedere un commento anche all'"indagato"; a scanso di un clamoroso fraintendimento e comunque per riportare, immediatamente il suo punto di vista, che non è detto il giornalista debba necessariamente condividere, ma può servirgli per avere un quadro più completo, se non ritiene di affermare certezze inoppugnabili. In questo caso noto che la pubblicazione della nota di D'Alema è stata riportata -dalla redazione - in tempi sufficientemente brevi.
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E' doloroso quando ti beccano con le mani nella marmella ta!
10.04|12:30 bbbarney
Ho stima in D'Alema anche se l'ho sempre considerato di una supponenza insopportabile. In quanto alla marmellata valuterò lo sviluppo della vicenda che, è superfluo notarlo, gli sega le gambe nell'imminenza di un voto che lo vedeva, a ragione o a torto, nella rosa dei papabili. Noto anche che non ha inveito contro la magistratura, il complotto delle toghe, la fuga di notizia a orologeria ecc... Altro stile mi pare. Che intenda tutelarsi per vie legali, di fronte ad accuse e notizie così gravi, mi pare il minimo.

non ho capito, i giornalisti dovevano prima chiedere a lui una dichiarazione prima di pubblicare?!?
10.04|12:29 Lettore-1286151
perchè immagino che lo facciano sempre quelli di Repubblica di chiamare Berlusconi quando escono "calunnie" (come vengono chiamate da D'Alema) su di lui. Mattia

...e le intercettazioni telefoniche,
10.04|12:27 errear
arriveranno e saranno pubblicate?.

D'Alema....D'Alema....D'Alema
10.04|12:23 Lettore-1197921
Bla....Bla....Bla..... Lei fa parte della vecchia politica, quelli che, chi più chi meno, avevano e hanno le mani nella marmellata! Per cortesia, la supplico:" se ne vada!!!!".
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marco VS, se condivide il sarno-pensiero può dare anche i suoi dati all'avv. Luongo....
10.04|12:23 Paul56
Colpito? Ma da che? Se, anche lei, pensa che Massimo D'Alema abbia fatto quanto affermato nel sarno-pensiero lo metta per iscritto in modo da poter dare all'avv. Luongo altro materiale. Davvero mi pare che i due giornalisti del Corriere abbiano leggermente debordato, nel risalto e nel non sentire prima della pubblicazione l'interessato. Ma il tutto verrà chiarito, come è giusto, nelle sedi opportune....

Colpito!
10.04|12:11 marco VS
E' doloroso quando ti beccano con le mani nella marmella ta! Ma sono sempre gli altri colpevoli, noi sempre innocenti....


Lettore_2616056
10.04|13:24 Terensill
Io pero' quando e' successo il gravissimo fatto di MPS ho sentito dire a Bersani: "le banche fanno le banche, la politica fa politica". Ora chiedo sinceramente... se la posto di MPS ci fosse stata ad es. Banca Mediolanum... avrebbe detto le stesse cose ?

publuis48@ E' il rapporto delle indagini che è 7 a 1 non dei colpevoli! purtroppo!!
10.04|12:11 Lettore_713066
Se a destra si indaga sette volte a sinistra non si indaga o si indaga una volta ogni tanto. MPS Banca del PD non insegna nulla?? Per anni silenzio assoluto, poi voragine di milardi di euro e allora ecco costretti i giudici ad indagare, poi passata la buriana di nuovo insabbiamento totale. Per forza la sinsitra è immacolata, nessuno la indaga!

@istroveneto
10.04|12:03 Lettore_2616056
Quando è emerso il caso Penati o il caso MPS (guarda caso proprio sotto elezioni) avete sentito la sinistra urlare contro la magistratura o minacciare mobilitazioni di piazza contro i pm? Non mi risulta! Sono state approvate in parlamento leggi ad personam? Non mi risulta!
Le mele marce ci sono dappertutto ma quello che fa la differenza è la volontà di eliminarle e non di proteggerle e giustificarle o peggio ancora considerarle degli esempi positivi!!!
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@Priscilliano: vedere cosa fecere in Gran Bretagna e negli USA negli anni 80
10.04|12:02 Lettore-1286151
e i risultati furono aumento del PIL (che noi ci sogniamo) riduzione drastica della disoccupazione, ecc... Mattia

VIAAAAAA QUESTA GENTE, DEVE ANDARE A CASAAAA!!!!
10.04|12:02 davemorales
sono 40 anni che rubano a 4 mani, devono sparire tutti!!! e pensare che ci sono ancora milioni di italioti che ancora continuano a votare i responsabili di questo disastro che stiamo vivendo, è pazzesco e assurdo!


@ Lettore_2616891
10.04|12:01 noni48
scusi, forse sono stati arrestati Berlusconi, Dell'Utri, Denis Verdini e tanti altri deputati e senatori? e chi viene arrestato solo perché uno fa il nome? è dai tempi di Walter Chiari, Enzo Tortora e Lelio Luttazzi, tutti accusati ingiustamente, che questo non avviene.

Diplopia
10.04|12:01 Stef60
Senza giungere a conclusioni affrettate da un articolo di giornale, l'unica cosa auspicabile sarebbe la stessa celerità e approfondimento riservati ad altre inchieste , in modo da fugare i sospetti di una giustizia strabica.Cosa che l'affaire Mps, dove c'e' stata addirittura la tragica perdita di una vita umana e le somme in gioco enormi, non è riuscito a fare.

Sè, il trattamento tra Penati e Cosentino è uguale! Sè queste ,ancora FABULOSE,per adesso, dichiarazioni,..sono uguali a MILLS! Ecc. Vuol dire che ,una parte, NON ha capito ANCORA niente! Proprio NON riesce a vedere ,le GRANDI DIFFERENZE!
10.04|12:01 rollerman
Sarno asserisce dunque che fu Penati a indicare nell'allora presidente dei Ds,dicendo: «Le esatte parole di Penati furono: "Io ho dovuto comprare le azioni di Gavio. Non pensavo di spendere una cifra così consistente, ma non potevo sottrarmi perché l'acquisto mi venne imposto dai vertici del partito nella persona di Massimo D'Alema".Penati, però, interpellato dal Corriere , smentisce radicalmente Sarno: «Costretto da D'Alema a strapagare le azioni a Gavio? Non l'ho mai detto a Sarno, né avrei mai potuto dirglielo perché non è vero: difendo l'operazione Serravalle fatta nell'interesse della Provincia e destinata ancora oggi a procurarle una plusvalenza»
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Così si allevano i politici
10.04|12:01 brac55
Un coro di lamentele ha accolto i rappresentanti in Parlamento del M5*:"Nessuna esperienza in politica,nessun passaggio di "esperienza" tra Comuni Regioni e Province.Ignoranti della complessità della politica!" Tradotto in pratica,i Parlamentari della vecchia politica, sono "polli di batteria" avvezzi all'inciucio ai nostri danni.Ogni tanto si apre uno squarcio sul malaffare,ma c'è il fondato sospetto che ogni movimentazione di denaro da parte dello Stato,celi qualche truffa.Lo Stato acquista a prezzi gonfiati e svende a prezzi stracciati agli amici degli amici.Basta!La cittadinanza è stremata da tassazioni stellari,siamo perseguitati dal "grande Fratello" Equitalia,i pensionati frugano tra i rifiuti e 12 milioni di connazionali sono "ospiti" fissi della Caritas! Basta!Siamo totalmente sfiduciati dalle Istituzioni gestite da megaburocrati e politici corrotti,intenti unicamente al mantenimento del consenso,con ospitate nei talk show,per spiegarci le motivazioni della crisi da loro stessi creata.Basta! Spesso si parla di lotta alla criminalità,ma abbiamo ben individuato i criminali?

@20193
10.04|11:49 publius48
Mica vero. Il rapporto tra scandali Pdl e Pd è di 7 a 1. Non mi pare che nel parlamento il centrodx abbia 7 volte tanto il numero di parlamentari del PD. Forse la verità è che a destra sono 7 volte più disonesti, non crede?

Se Penati
10.04|11:45 effepi01
ha strapagato le azioni, è già colpevole di aver truffato lo Stato. Poi si vedrà il resto (cosa c'è dietro). Ma questo (aver strapagato le azioni) è un fatto o un'opinione ?

ia conta
10.04|11:44 Lettore_20193
ma cosa fate, state a contare chi ha più corrotti nel partito?è una cosa vecchia come il cucco, fin dai tempi della prima repubblica la corruzione nei partiti è proporzionale al numero dei deputati e senatori al parlamento.

A chi invoca il meno pubblico e più privato
10.04|11:36 Priscilliano
Col tipo di "privato" pronto a comperarsi a prezzo di realizzo ciò che è pubblico ,con capitali anche di finanza parallela, e con bolle finanziarie addosso come le pustole, staremmo ancora peggio di ora. LA DRAMMATICA realtà è questa: il pubblico deve tornare a funzionare come una volta. Non c'è via d'uscita. Anzi, molte funzioni svendute devono tornare statali, con uno Stato preciso quale garante, distante dal privato per sempre. Non vi sono alternative: il cosiddetto "privato" ha dimostrato d'essere egoista e spietato e corrotto la sua parte. E di gestire ciò che era statale nella maniera più da squalo possibile, peggiorando i servizi e per di più continuando a chiedere soldi di sostegno allo stato corrotto che glieli dà. Non V'é VIA d'USCITA: o lo Stato torna ad essere garante e fornitore dei servizi fondamentali per i quali si sono battuti generazioni di cittadini, oppure....Insomma il dramma è questo: lo STATO che deve tornare ad essere uno Stato di diritto e di tutela dei servizi( a partire da poste, sanità, trasporti, scuola, acque, energia, eccetera) purificato dalla sua terribile decadenza attuale. No, non vi sono vie d'uscita...Non vi sono vie d'uscita.

@ Per uno del PD ce ne sono 10 tra PDL e LEGA...
10.04|11:07 istroveneto
E' vero. Il PCI, scusate, il PD, e' MOLTO piu' abile nel nascondere la verita' ed e' molto piu' protetto nei palazzi di giustizia e da decenni riesce a farla franca. Ma il popolo lo sa.

Perchè non è stato arrestato?
10.04|11:06 Lettore_2616891
Perchè non è stato richiesto l'arresto di D'Alema? Come al solito due pesi e due misure.

A palo palo
10.04|11:06 bruce63
....con la differenza che noi gli affaristi li cacciamo dal partito, voi invece fate le marce verso i tribunali....
camillobenso
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10 APR 13:30
1. BARCA O RENZI, CHI AVRÀ IL CORAGGIO DI SEPPELLIRE IL MISCHIONE DI VELENI DEL PD? -

2. PROPRIO IL GIORNO IN CUI SCAMBIA STRETTE DI MANO COL “GIAGUARO”, BERSANI MENA PERÒ FENDENTI AL “ROTTAM-ATTORE”: ESCLUSO DAI GRANDI ELETTORI DEL QUIRINALE -


3. E RENZI NON GLIELE MANDA CERTO A DIRE. “SÌ È VERO CHE NON HO VINTO LE PRIMARIE ED HA VINTO BERSANI. IL PROBLEMINO È CHE POI BERSANI NON HA VINTO LE ELEZIONI” -



1 - CORAGGIO
Jena per "la Stampa" - Barca o Renzi, chi avrà il coraggio di seppellire il Pd?


2 - ORMAI È GUERRA CON RENZI "QUALUNQUISTA E DEMAGOGO"
Carlo Bertini per "la Stampa"


A fine serata non si capacita e con i suoi Matteo Renzi si sfoga dopo che la sua nomina a «grande elettore» per il Quirinale è stata bocciata dal gruppo Pd del consiglio della Toscana.

«Ma come? Prima i bersaniani me lo propongono, mi fanno dare la disponibilità e poi mi fanno perdere? Certo, io ci andavo volentieri a Roma e se volessi inasprire il clima potrei forzare la mano in aula al consiglio regionale cercandomi lì i voti, ma non lo faccio per lealtà». È solo l'ultimo dei fronti di attrito di una battaglia che tocca il diapason proprio il giorno in cui Bersani scambia strette di mano col «giaguaro», menando però fendenti al «rottamatore».


E a dare un'idea di come le guarnigioni stiano in campo a ridosso della partita per il Colle in cui le alleanze nell'urna saranno trasversali, vorrà pur dire qualcosa una rissa sfiorata: prima di votare se mandare Renzi a Roma come «grande elettore», il gruppo Pd si spacca e due ex Dc che si conoscono da anni vengono quasi alle mani. Separati dai «compagni» di partito dopo battute al vetriolo: della serie, «zitti voi che siete eterodiretti da quello lì», lanciata al renziano Nicola Danti dall'ex margheritino e oggi bersaniano Paolo Bambagioni.


Ma la guerriglia tra i due blocchi comincia di buon mattino, quando ad «Agorà» Pierluigi Bersani usa la formula «Renzi è una risorsa del centrosinistra», accompagnata da un avviso a «stare però attento nei toni». E di fronte ai sondaggi che vedono un buon 36% preferire Renzi leader, Bersani conviene che lui gode di «una grande popolarità, ma quello che mi preoccupa è che poi questo non trovi una composizione nel centrosinistra». Alludendo al fatto che Renzi goda di simpatie nel centrodestra ma che forse non riuscirebbe a drenare tutti i voti della sinistra che non lo ama.


I venti di guerra soffiano per tutto il giorno: parlando all'assemblea dei deputati, che vota cinque vicecapigruppo col manuale Cencelli, Bersani lancia un'altra staffilata a Renzi senza nominarlo: perché «chi dice che perdiamo tempo alimenta solo qualunquismo e demagogia e non c'è bisogno di appiccare nuovi incendi».

I renziani sono già pronti a dare battaglia, alle dieci del mattino si sono riuniti per spartirsi i compiti. Scatta per primo Alfredo Bazoli che prova a stanare Bersani, «bene sul Quirinale, ma poi come prosegue la partita sul governo?». Tradotto, è stato dipinto Renzi come quello che va a braccetto con Berlusconi e ora siete voi a trattare col nemico. Prosegue le danze Ivan Scalfarotto, continua Dario Nardella, il clima si scalda ma la scena viene aggiornata perché si comincia a litigare sulle commissioni, che molti giovani vorrebbero far partire.


E a Verona, dove ingaggia un duello amichevole con Flavio Tosi a Vinitaly, Renzi non gliele manda certo a dire a Bersani. Sì è vero che «non ho vinto le primarie ed ha vinto Bersani. Il problemino è che poi Bersani non ha vinto le elezioni». Tanto per dare un assaggio su quanto sia determinato per il prossimo giro di giostra.


E poi ancora: «Mi danno del qualunquista, prometto di non dirlo più, ma voi potreste smettere di perdere tempo? Bisogna che vi mettiate d'accordo, che si decida». E dopo un bel «mi criticano per esser andato ad "Amici", ma quei voti non valgono di meno», ecco il chiarimento che prova a sgonfiare tutti i peggiori sospetti: «Io starò sempre dentro la sinistra, non ne posso più di gente che si fa i partiti personali. In tutto il mondo c'è un partito di destra e uno di sinistra».


3. LO SFOGO DI RENZI: DAL SEGRETARIO GIOCHINI PER RIDURMI ALL'ORDINE
Angela Frenda per il "Corriere della Sera"


«Complimenti, che devo dire? Bersani e Franceschini sono stati bravissimi. Hanno voluto darmi un segnale. Del genere: punirli per educarli. Ma tanto io il bravo non lo faccio. Non-lo-faccio. Hanno fatto un giochino da Prima Repubblica, con questa storia... E questo nome: Monaci. Peggio per loro, continueranno a perdere elettori».

Sono le 21 di sera. Matteo Renzi si divide tra la delusione e la rabbia, mentre è in viaggio verso Pordenone, dove oggi sosterrà Deborah Serracchiani. Ha appena lasciato Verona, dove a «Vinitaly» ha fatto un incontro pubblico con Flavio Tosi. E proprio lì, su quel palco, alle 18 e 40, ha ricevuto la notizia: la sua esclusione dai grandi elettori del futuro presidente della Repubblica. È stato un brutto colpo, anche perché fino a ieri mattina sembrava cosa fatta. Invece nel pomeriggio lo hanno tecnicamente «fatto fuori».


Dopo 10 ore di discussione il gruppo pd si è spaccato a metà: 10 hanno votato per Renzi (i suoi). Ma 12 si sono schierati a favore di Alberto Monaci, il presidente dell'assemblea che, con quello della giunta, Enrico Rossi, era in pole position. Monaci è anche l'esponente pd «sfiorato» dallo scandalo Monte Paschi e dal «caso Ceccuzzi». Ecco perché sempre Renzi, infuriato, a tarda sera si lascia andare a uno sfogo col Corriere:

«Monaci sappiamo tutti, qui in Toscana, chi è. Viene da ridere. Scelgono uno che ha fatto quello che ha fatto. Avessero deciso per una persona autorevole, per una donna... A Bersani e Franceschini dico: se vogliono ridurmi all'ordine per comprarmi, niente da fare. Non ce la fanno. La verità è che non mi sopportano». Ce l'avrebbe fatta, dice Renzi, senza i voti del Pd: «Bastava chiedessi a Udc e Idv... Però volevo essere eletto dal mio partito: preferisco perdere piuttosto che fare accordi. Ci tenevo, ma non devo fare questo lavoro qui nella vita...».

È la fine di una giornata che invece sembrava positiva. Al suo arrivo, al «Vinitaly», il sindaco di Firenze è accolto da applausi da stadio: «Ahò Matteo, sei meglio di Balotelli». Un consenso che quasi gli impedisce di camminare tra gli stand. Ad accoglierlo sul palco, il patron di «Eataly» Oscar Farinetti, promotore del confronto con Flavio Tosi, che Renzi saluta con uno scherzoso «ciao compagno». I due «leader del futuro» si osservano benevolmente.

Tosi gli lancia un assist: «Se le primarie del Pd avessero avuto un esito diverso, ci sarebbe stato ricambio e oggi avremmo un governo». Il sindaco incassa l'applauso a occhi bassi. E quando prende la parola, il pubblico si attende che faccia Matteo Renzi. Lui li accontenta: «È vero, io non ho vinto le primarie... Le ha vinte Bersani. Però poi lui c'ha un piccolo problemino, che ha perso le elezioni. Che ho detto di male? Mettetevi d'accordo oppure si vota. So che Berlusconi e Bersani si stanno vedendo. Bene. Speriamo che si decidano. Mi hanno dato del qualunquista per aver detto di non fare i perditempo. Ok, non lo dico più. (Pausa). Ma loro possono smettere di perdere tempo?».

Alle 18 e 40 i microfoni vengono disturbati dal segnale di un cellulare acceso. Renzi prende in mano l'iPhone. Messaggia. Gli hanno appena comunicato che è stato escluso dai grandi elettori. Finisce l'incontro. Il Rottamatore fugge via. Ai suoi, che intanto lo chiamano infuriati, dirà: «Non fate cretinate. Non spacco il partito per questo. Io starò sempre a sinistra». Ma intanto il segnale (brutto) è arrivato. E la giornata è rovinata.
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