SALUTE
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SALUTE
Malato di cancro: Chiedo scusa se la mia malattia costa
gio 5 apr 2012
Roma, 5 apr. (LaPresse) - "Caro direttore, tra qualche giorno compirò 59 anni e da 4 combatto contro un tumore che, partito dai polmoni, è andato in metastasi diffondendosi e colpendo ogni anno un nuovo organo. Grazie ai frequenti e accurati controlli a cui sono periodicamente sottoposto, riesco sempre a individuare sul nascere ogni nuova forma che insorge e quindi a intervenire nel modo migliore". Così inizia una lettera inviata al Corriere della sera da Giuseppe Revelli.
"Il 19 marzo scorso - racconta - a metà di un ciclo di chemioterapia, era prevista una Tac di controllo; naturalmente sono esente dal ticket per tutte le prestazioni sanitarie inerenti alla mia patologia e infatti nulla ho dovuto pagare. Questa volta però ho visto che sul foglio per il ritiro del referto era molto ben segnalato quanto costasse in termini economici il mio esame alla Regio Lombardia e dopo averne preso coscienza ho comunque fatto l'esame. Purtroppo l'esito non è stato quello sperato perché la malattia si è propagata anche ad alcune zone del cervello".
"Ora - continua - sono in attesa di essere chiamato per iniziare un ciclo di radioterapia panencefalica che al momento non so ancora quanto costerà alla comunità e di questo e per questo ringrazio e chiedo scusa anticipatamente a tutti. Vorrei però, se possibile, avanzare una piccola proposta: forse è corretto che i cittadini prendano coscienza di quanto ogni prestazione sanitaria venga loro erogata dalla Regione gratuitamente, o a un costo calmierato, pesi in realtà su tutta la comunità, però ritengo che altrettanto e forse ancor più utile sarebbe, sempre nel rispetto e nello spirito di coscienza e consapevolezza, se il presidente Formigoni, i membri alla giunta e del Consiglio regionale tutto, allegato al cedolino dello stipendio mensile, trovassero l'elenco dei cittadini, nome e cognome, quota parte, che per quel mese con i propri contributi e i loro sacrifici hanno permesso che lo stipendio gli fosse regolarmente dato".
"Questo certamente - precisa - non per spirito di vendetta o per generare falsi sensi di colpa, ma semplicemente perché, non dico tutti i mesi, non pretendo nemmeno che venga fatto singolarmente, ma magari a dicembre, dopo la tredicesima, un pensiero e un semplice GRAZIE a tutti noi potrebbero anche dedicarlo. Scusi il disturbo".
http://it.notizie.yahoo.com/malato-di-c ... 02045.html
gio 5 apr 2012
Roma, 5 apr. (LaPresse) - "Caro direttore, tra qualche giorno compirò 59 anni e da 4 combatto contro un tumore che, partito dai polmoni, è andato in metastasi diffondendosi e colpendo ogni anno un nuovo organo. Grazie ai frequenti e accurati controlli a cui sono periodicamente sottoposto, riesco sempre a individuare sul nascere ogni nuova forma che insorge e quindi a intervenire nel modo migliore". Così inizia una lettera inviata al Corriere della sera da Giuseppe Revelli.
"Il 19 marzo scorso - racconta - a metà di un ciclo di chemioterapia, era prevista una Tac di controllo; naturalmente sono esente dal ticket per tutte le prestazioni sanitarie inerenti alla mia patologia e infatti nulla ho dovuto pagare. Questa volta però ho visto che sul foglio per il ritiro del referto era molto ben segnalato quanto costasse in termini economici il mio esame alla Regio Lombardia e dopo averne preso coscienza ho comunque fatto l'esame. Purtroppo l'esito non è stato quello sperato perché la malattia si è propagata anche ad alcune zone del cervello".
"Ora - continua - sono in attesa di essere chiamato per iniziare un ciclo di radioterapia panencefalica che al momento non so ancora quanto costerà alla comunità e di questo e per questo ringrazio e chiedo scusa anticipatamente a tutti. Vorrei però, se possibile, avanzare una piccola proposta: forse è corretto che i cittadini prendano coscienza di quanto ogni prestazione sanitaria venga loro erogata dalla Regione gratuitamente, o a un costo calmierato, pesi in realtà su tutta la comunità, però ritengo che altrettanto e forse ancor più utile sarebbe, sempre nel rispetto e nello spirito di coscienza e consapevolezza, se il presidente Formigoni, i membri alla giunta e del Consiglio regionale tutto, allegato al cedolino dello stipendio mensile, trovassero l'elenco dei cittadini, nome e cognome, quota parte, che per quel mese con i propri contributi e i loro sacrifici hanno permesso che lo stipendio gli fosse regolarmente dato".
"Questo certamente - precisa - non per spirito di vendetta o per generare falsi sensi di colpa, ma semplicemente perché, non dico tutti i mesi, non pretendo nemmeno che venga fatto singolarmente, ma magari a dicembre, dopo la tredicesima, un pensiero e un semplice GRAZIE a tutti noi potrebbero anche dedicarlo. Scusi il disturbo".
http://it.notizie.yahoo.com/malato-di-c ... 02045.html
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
Re: SALUTE
Questo tipo di " sensi di colpa" li conosco , li ho provati, li provo ...
( mia figlia fa una puntura quindicinale , la confezione da 2 costa 1750 euro ) .
Non ci divertiamo a far spendere soldi allo stato , non chiediamo ciò che non ci spetta perchè siamo onesti e paghiamo le tasse e non ci dobbiamo scusare proprio di un bel niente. Io faccio la mia parte di contribuente e loro fanno la loro di Stato sociale.
Il "grazie" delle istituzioni non mi serve a niente perchè sarebbe una cosa ipocrita e di facciata, almeno io lo vivrei così, considerato il livello di campioni che abbiamo in giro.
....ma ognuno ha il suo vissuto e le sue reazioni e quella di questo signore merita grande considerazione.
grazie per averla postata.
( mia figlia fa una puntura quindicinale , la confezione da 2 costa 1750 euro ) .
Non ci divertiamo a far spendere soldi allo stato , non chiediamo ciò che non ci spetta perchè siamo onesti e paghiamo le tasse e non ci dobbiamo scusare proprio di un bel niente. Io faccio la mia parte di contribuente e loro fanno la loro di Stato sociale.
Il "grazie" delle istituzioni non mi serve a niente perchè sarebbe una cosa ipocrita e di facciata, almeno io lo vivrei così, considerato il livello di campioni che abbiamo in giro.
....ma ognuno ha il suo vissuto e le sue reazioni e quella di questo signore merita grande considerazione.
grazie per averla postata.
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Re: SALUTE
COPENHAGEN
Virus Hiv, Sos per Est Europa e crisi
"Nell'Ue troppi sieropositivi inconsapevoli"
Medici, ricercatori e associazioni riuniti a Copenaghen per la conferenza biennale sulla situazione in Europa. Gli allarmi riguardano soprattutto l'ex Urss per l'assenza di campagne di prevenzione e cura e i Paesi colpiti dalla recessione a causa dei tagli alla sanità
dal nostro inviato MAURIZIO PAGANELLI
COPENAGHEN - "Oggi l'accesso a un trattamento per l'Hiv in Malawi è migliore di quanto sia possibile a San Pietroburgo". Non usa mezzi termini Jens Lundgren, virologo all'Università di Copenaghen e copresidente della conferenza biennale "Hiv in Europe", voluta dall'Unione europea, in corso di svolgimento nella capitale danese. Ricercatori, clinici, organismi sovranazionali (dal globale Oms al paneuropeo Ecdc, centro per il controllo e prevenzione delle malattie), ong e società civile parlano di un'Europa divisa dall'accesso ai farmaci antiretrovirali e dai programmi di screening. Un allarme, poi, è lanciato per l'Est europeo, fuori controllo, e per Paesi dell'Ue come il Portogallo o la Grecia, alle prese con tagli "selvaggi" al sistema sanitario.
La Russia ignora il problema - Dal 2001 a oggi in Russia, Ucraina e Bielorussia le persone che convivono con l'Hiv sono triplicate e la mortalità aumentata: l'incremento dei sieropositivi nel 2010 è stato del 250% (da 400mila a 1,5 milioni nel 2010, secondo Unaids). E' un'emergenza che riguarda anche il resto d'Europa, in un mondo dove le distanze si annullano, le frontiere divengono inesistenti e la mobilità è elevata. "Questioni assai diverse sono quelle legate alla crisi economico-finanziaria, come in Portogallo, Grecia, Irlanda o anche in Italia, dove, comunque, i sistemi sanitari esistono e funzionano; al contrario - insiste Lundgren - in Russia non se ne fanno proprio un problema, non esistono di fatto programmi di prevenzione e presa in carico per le cure".
Abbassare i prezzi per curare tutti - Il Forum della società civile (Aids Action Europe; European Aids Treatment Group) durante la Conferenza richiama l'Unione europea all'accesso universale al trattamento antiretrovirale contro i tagli in sanità, lanciando un ulteriore allarme sulle interruzioni delle cure (pericolose anche per il formarsi di sacche di resistenza ai farmaci). La questione dei prezzi dei farmaci è messa nel mirino, con particolare attenzione alle diverse compatibilità economiche dei Paesi membri: "Bisogna ridurre i prezzi per mantenere e aumentare i trattamenti antiretrovirali", dicono Anna Zakowicz e Lella Cosmaro del Forum.
Il caso Italia - In un panorama così difficile, all'Italia viene riconosciuto il merito di essere il primo Paese dell'Unione europea ad avere adottato (da pochissimo, ma ora si tratta di metterlo in pratica) il documento di consenso sul test per l'Hiv, sollecitato dall'Ue a tutti i Paesi membri. Si tratta di indicazioni guida, elaborate da società scientifiche e associazioni dei pazienti, su come e chi deve fare i test (gruppi a rischio e nuovi indicatori che lo consigliano).
40mila malati di Aids - Matteo Schwarz, di Nps Italia onlus, ne ha parlato a conclusione dei lavori a Copenaghen con una relazione su "Diagnosi precoce, cure precoci: il caso Italia". Con circa 150mila persone sieropositive, circa 40mila malati di Aids, si stima che anche da noi un terzo dei soggetti coinvolti (ma per l'Europa si parla di un 50%) non sappiano di avere un'infezione da Hiv in corso per il fatto che spesso è asintomatica. Gli "inconsapevoli" sono considerati delle vere mine vaganti per la diffusione del contagio. Il primo passo, per l'individuo ma anche nell'ottica della sanità pubblica, è cercare di fare i test e prendersi cura delle persone attraverso gratuità e facilità di accesso ai servizi sanitari.
Perché i casi non diminuiscono - "Ma non confondiamo comunque il bisogno di individuare precocemente la sieropositività con la prevenzione: condom e programmi di informazione - accusa Schwarz - da troppo tempo sottovalutati o censurati, spiegano anche perché non si ha da anni un decremento di nuovi casi. E i più giovani sono le vittime". Critico è infatti l'aspetto relativo ai minori, in particolare i cosiddetti "grandi minori" (tra i 16 e i 18 anni). Al contrario di quanto avviene, per esempio, in Danimarca o anche negli Usa (dove dai 13 anni ai 64 le autorità raccomandano test per coloro che si presentano per motivi vari a una struttura sanitaria), in Italia i ragazzi possono eseguire i test Hiv solo con il consenso dei genitori. Un problema di non facile soluzione, nonostante molti servizi e centri abbiano trovato da soli intelligenti compromessi. Senza mai dimenticare il counseling e il percorso da fare quando si propone un test che può "segnare" per tutta la vita.
(20 marzo 2012)
http://www.repubblica.it/salute/medicin ... -31887164/
Virus Hiv, Sos per Est Europa e crisi
"Nell'Ue troppi sieropositivi inconsapevoli"
Medici, ricercatori e associazioni riuniti a Copenaghen per la conferenza biennale sulla situazione in Europa. Gli allarmi riguardano soprattutto l'ex Urss per l'assenza di campagne di prevenzione e cura e i Paesi colpiti dalla recessione a causa dei tagli alla sanità
dal nostro inviato MAURIZIO PAGANELLI
COPENAGHEN - "Oggi l'accesso a un trattamento per l'Hiv in Malawi è migliore di quanto sia possibile a San Pietroburgo". Non usa mezzi termini Jens Lundgren, virologo all'Università di Copenaghen e copresidente della conferenza biennale "Hiv in Europe", voluta dall'Unione europea, in corso di svolgimento nella capitale danese. Ricercatori, clinici, organismi sovranazionali (dal globale Oms al paneuropeo Ecdc, centro per il controllo e prevenzione delle malattie), ong e società civile parlano di un'Europa divisa dall'accesso ai farmaci antiretrovirali e dai programmi di screening. Un allarme, poi, è lanciato per l'Est europeo, fuori controllo, e per Paesi dell'Ue come il Portogallo o la Grecia, alle prese con tagli "selvaggi" al sistema sanitario.
La Russia ignora il problema - Dal 2001 a oggi in Russia, Ucraina e Bielorussia le persone che convivono con l'Hiv sono triplicate e la mortalità aumentata: l'incremento dei sieropositivi nel 2010 è stato del 250% (da 400mila a 1,5 milioni nel 2010, secondo Unaids). E' un'emergenza che riguarda anche il resto d'Europa, in un mondo dove le distanze si annullano, le frontiere divengono inesistenti e la mobilità è elevata. "Questioni assai diverse sono quelle legate alla crisi economico-finanziaria, come in Portogallo, Grecia, Irlanda o anche in Italia, dove, comunque, i sistemi sanitari esistono e funzionano; al contrario - insiste Lundgren - in Russia non se ne fanno proprio un problema, non esistono di fatto programmi di prevenzione e presa in carico per le cure".
Abbassare i prezzi per curare tutti - Il Forum della società civile (Aids Action Europe; European Aids Treatment Group) durante la Conferenza richiama l'Unione europea all'accesso universale al trattamento antiretrovirale contro i tagli in sanità, lanciando un ulteriore allarme sulle interruzioni delle cure (pericolose anche per il formarsi di sacche di resistenza ai farmaci). La questione dei prezzi dei farmaci è messa nel mirino, con particolare attenzione alle diverse compatibilità economiche dei Paesi membri: "Bisogna ridurre i prezzi per mantenere e aumentare i trattamenti antiretrovirali", dicono Anna Zakowicz e Lella Cosmaro del Forum.
Il caso Italia - In un panorama così difficile, all'Italia viene riconosciuto il merito di essere il primo Paese dell'Unione europea ad avere adottato (da pochissimo, ma ora si tratta di metterlo in pratica) il documento di consenso sul test per l'Hiv, sollecitato dall'Ue a tutti i Paesi membri. Si tratta di indicazioni guida, elaborate da società scientifiche e associazioni dei pazienti, su come e chi deve fare i test (gruppi a rischio e nuovi indicatori che lo consigliano).
40mila malati di Aids - Matteo Schwarz, di Nps Italia onlus, ne ha parlato a conclusione dei lavori a Copenaghen con una relazione su "Diagnosi precoce, cure precoci: il caso Italia". Con circa 150mila persone sieropositive, circa 40mila malati di Aids, si stima che anche da noi un terzo dei soggetti coinvolti (ma per l'Europa si parla di un 50%) non sappiano di avere un'infezione da Hiv in corso per il fatto che spesso è asintomatica. Gli "inconsapevoli" sono considerati delle vere mine vaganti per la diffusione del contagio. Il primo passo, per l'individuo ma anche nell'ottica della sanità pubblica, è cercare di fare i test e prendersi cura delle persone attraverso gratuità e facilità di accesso ai servizi sanitari.
Perché i casi non diminuiscono - "Ma non confondiamo comunque il bisogno di individuare precocemente la sieropositività con la prevenzione: condom e programmi di informazione - accusa Schwarz - da troppo tempo sottovalutati o censurati, spiegano anche perché non si ha da anni un decremento di nuovi casi. E i più giovani sono le vittime". Critico è infatti l'aspetto relativo ai minori, in particolare i cosiddetti "grandi minori" (tra i 16 e i 18 anni). Al contrario di quanto avviene, per esempio, in Danimarca o anche negli Usa (dove dai 13 anni ai 64 le autorità raccomandano test per coloro che si presentano per motivi vari a una struttura sanitaria), in Italia i ragazzi possono eseguire i test Hiv solo con il consenso dei genitori. Un problema di non facile soluzione, nonostante molti servizi e centri abbiano trovato da soli intelligenti compromessi. Senza mai dimenticare il counseling e il percorso da fare quando si propone un test che può "segnare" per tutta la vita.
(20 marzo 2012)
http://www.repubblica.it/salute/medicin ... -31887164/
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: SALUTE
NEWS » Crisi
Grecia. A Kilkis l'ospedale è autogestito contro la crisi
8 Febbraio 2012
All'ospedale di Kilkis i lavoratori hanno occupato lo stabile garantendo però il servizio sanitario gratuito ai cittadini
Mentre negli uffici della Camera di piazza Syntagma, ad Atene, Papademos cerca di convincere i colleghi che le misure inumane imposte dalla troika finanziaria sono la miglior soluzione per la Grecia; mentre nelle case, nelle piazze, nei caffè ci si interroga se forse non sia preferibile dichiarare default, uscire dall'euro, piuttosto che accettare una carneficina sociale senza precedenti; ecco mentre accade questo c'è già chi si è organizzato a resistere, qualunque cosa accada.
È il caso dell'ospedale cittadino di Kilkis, centro di circa 54mila abitanti nel nord della Grecia. Di fronte ai continui tagli alla sanità pubblica messi in atto dal governo, e agli stipendi non pagati da parecchi mesi, i lavoratori del centro ospedaliero hanno deciso di occupare la struttura.
Il 4 febbraio è stato diramato il primo comunicato, in cui l'assemblea generale annunciava di aver assunto il controllo dell'ospedale. In otto punti si tracciavano le linee guida dell'occupazione, che durerà, si legge, dal 6 febbraio “fino al completo pagamento per le ore lavorate, e all’aumento del nostri salari ai livelli a cui era prima dell'arrivo della troika (UE -BCE-FMI)”.
In questo periodo saranno garantiti solamente i servizi d'emergenza. Che, a ben vedere, sono una buona parte del lavoro ospedaliero. Infatti, continua il personale medico, “ben sapendo qual è la nostra missione sociale e i nostri obblighi morali, noi proteggeremo la salute dei cittadini che vengono in ospedale, fornendo assistenza sanitaria gratuita ai bisognosi, chiamando il governo ad accettare finalmente le proprie responsabilità.” Una sorta di welfare autogestito, che unisce alla protesta un servizio ai cittadini che ormai lo stato non sembra più in grado di fornire.
Quasi non ci si crede. Ma come, viene da dire, quei lavoratori greci che ci vengono descritti come pigri e svogliati, corrotti e truffatori, in tutto e per tutto colpevoli per l'enorme debito statale accumulato, invece di pensare ciascuno ai propri interessi decidono di continuare a lavorare gratis e in autonomia per il bene di tutti?
Ma il comunicato riserva anche altre sorprese. “[L'autorità] al fine di affrontare il suo nemico - cioè il popolo, indebolito e frammentato -, [...] vuole impedire la creazione di un fronte unito dei lavoratori al livello nazionale e globale con interessi e rivendicazioni comuni contro l'impoverimento sociale a cui porta la politica delle autorità di governo. Per questo motivo, inseriamo i nostri interessi particolari in un quadro generale delle rivendicazioni politiche ed economiche reclamate da una larga parte del popolo greco sottoposto oggi al più brutale attacco capitalista; rivendicazioni che per essere feconde devono essere sostenute fino alla fine, in collaborazione con le classi medie e inferiori della nostra società”.
Certo, l'autogestione non potrà durare a lungo senza un aiuto da parte dello Stato. Perciò "Il governo non è sollevato dai suoi obblighi economici sul personale e sulle forniture per l'ospedale, ma se continueranno a ignorare questi obblighi, saremo costretti ad informare il pubblico di questo e chiedere al governo locale, ma soprattutto alla società, di sostenerci in ogni modo possibile".
Per quanto si tratti di un tentativo estremo, la lotta dei lavoratori dell'ospedale di Kilkis ha tutte le caratteristiche per diventare un vero e proprio paradigma delle lotte sociali contro gli abusi del potere: è una ribellione che invoca l'unità fra i cittadini, contro chi li vorrebbe divisi e frammentati in categorie, dunque più facilmente attaccabili; antepone il bene di tutti agli interessi propri e particolari; rivendica il diritto alla sanità pubblica gratuita, e pretende che lo stato lo garantisca al pari di altri diritti fondamentali.
http://www.ilcambiamento.it/crisi/greci ... ilkis.html
Grecia. A Kilkis l'ospedale è autogestito contro la crisi
8 Febbraio 2012
All'ospedale di Kilkis i lavoratori hanno occupato lo stabile garantendo però il servizio sanitario gratuito ai cittadini
Mentre negli uffici della Camera di piazza Syntagma, ad Atene, Papademos cerca di convincere i colleghi che le misure inumane imposte dalla troika finanziaria sono la miglior soluzione per la Grecia; mentre nelle case, nelle piazze, nei caffè ci si interroga se forse non sia preferibile dichiarare default, uscire dall'euro, piuttosto che accettare una carneficina sociale senza precedenti; ecco mentre accade questo c'è già chi si è organizzato a resistere, qualunque cosa accada.
È il caso dell'ospedale cittadino di Kilkis, centro di circa 54mila abitanti nel nord della Grecia. Di fronte ai continui tagli alla sanità pubblica messi in atto dal governo, e agli stipendi non pagati da parecchi mesi, i lavoratori del centro ospedaliero hanno deciso di occupare la struttura.
Il 4 febbraio è stato diramato il primo comunicato, in cui l'assemblea generale annunciava di aver assunto il controllo dell'ospedale. In otto punti si tracciavano le linee guida dell'occupazione, che durerà, si legge, dal 6 febbraio “fino al completo pagamento per le ore lavorate, e all’aumento del nostri salari ai livelli a cui era prima dell'arrivo della troika (UE -BCE-FMI)”.
In questo periodo saranno garantiti solamente i servizi d'emergenza. Che, a ben vedere, sono una buona parte del lavoro ospedaliero. Infatti, continua il personale medico, “ben sapendo qual è la nostra missione sociale e i nostri obblighi morali, noi proteggeremo la salute dei cittadini che vengono in ospedale, fornendo assistenza sanitaria gratuita ai bisognosi, chiamando il governo ad accettare finalmente le proprie responsabilità.” Una sorta di welfare autogestito, che unisce alla protesta un servizio ai cittadini che ormai lo stato non sembra più in grado di fornire.
Quasi non ci si crede. Ma come, viene da dire, quei lavoratori greci che ci vengono descritti come pigri e svogliati, corrotti e truffatori, in tutto e per tutto colpevoli per l'enorme debito statale accumulato, invece di pensare ciascuno ai propri interessi decidono di continuare a lavorare gratis e in autonomia per il bene di tutti?
Ma il comunicato riserva anche altre sorprese. “[L'autorità] al fine di affrontare il suo nemico - cioè il popolo, indebolito e frammentato -, [...] vuole impedire la creazione di un fronte unito dei lavoratori al livello nazionale e globale con interessi e rivendicazioni comuni contro l'impoverimento sociale a cui porta la politica delle autorità di governo. Per questo motivo, inseriamo i nostri interessi particolari in un quadro generale delle rivendicazioni politiche ed economiche reclamate da una larga parte del popolo greco sottoposto oggi al più brutale attacco capitalista; rivendicazioni che per essere feconde devono essere sostenute fino alla fine, in collaborazione con le classi medie e inferiori della nostra società”.
Certo, l'autogestione non potrà durare a lungo senza un aiuto da parte dello Stato. Perciò "Il governo non è sollevato dai suoi obblighi economici sul personale e sulle forniture per l'ospedale, ma se continueranno a ignorare questi obblighi, saremo costretti ad informare il pubblico di questo e chiedere al governo locale, ma soprattutto alla società, di sostenerci in ogni modo possibile".
Per quanto si tratti di un tentativo estremo, la lotta dei lavoratori dell'ospedale di Kilkis ha tutte le caratteristiche per diventare un vero e proprio paradigma delle lotte sociali contro gli abusi del potere: è una ribellione che invoca l'unità fra i cittadini, contro chi li vorrebbe divisi e frammentati in categorie, dunque più facilmente attaccabili; antepone il bene di tutti agli interessi propri e particolari; rivendica il diritto alla sanità pubblica gratuita, e pretende che lo stato lo garantisca al pari di altri diritti fondamentali.
http://www.ilcambiamento.it/crisi/greci ... ilkis.html
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: SALUTE
L'esperto
Così la crisi ci fa impazzire
di Michele Tansella
Depressione, ansia, alcolismo, psicosi, suicidi: decine di studi dimostrano il rapporto tra la recessione e l'aumento dei disagi psichiatrici. Prepariamoci, perché sarà un'emergenza sociale
(28 marzo 2012)
Un rapporto della Scuola di Sanità Pubblica di Harvard stima per il 2011-2030 gli effetti delle malattie sulla produzione: quelle mentali saranno responsabili del 35 per cento della perdita di produzione. Combatterle e finanziare la ricerca farebbe risparmiare enormi somme di denaro, oltre che enormi sofferenze. Invece, gli effetti dell'attuale recessione economica sulla salute mentale della popolazione saranno presto molto evidenti.
Basta guardare agli effetti che hanno avuto le crisi passate: aumento dei tassi di suicidio, delle malattie mentali stesse, dei disturbi legati all'uso di alcol e di sostanze. La Banca Mondiale ha stimato che la recessione provocherà un aumento di 30 milioni di disoccupati e che 90 milioni di persone arriveranno a vivere con 1,25 dollari al giorno. E dati europei dimostrano un aumento della disoccupazione dell'1 per cento che si associa a un proporzionale aumento dei suicidi delle persone sotto i 65 anni.
La recessione provoca anche un aumento dell'utilizzazione dei servizi di salute mentale, causati da un numero crescente di casi di depressione, di disturbi d'ansia e di abuso di alcol, a loro volta responsabili di un aumento delle violenze domestiche.
Per questo Brian Cooper, psichiatra epidemiologo inglese, suggerisce: progetti di re-training, programmi per chi lascia la scuola, per i meno abili; supporto alle famiglie a basso reddito; controlli sulla vendita e sui prezzi degli alcolici; potenziamento dei servizi di salute mentale di comunità.
E infine: supporto psicologico per le persone con debiti, poiché hanno un rischio 2-3 volte maggiore di depressione o psicosi e 4 volte maggiore di abuso di alcol o sostanze. Interventi sociali ad hoc, che devono però essere tempestivi. I pazienti con disturbi mentali sono spesso gli ultimi. Devono salire nella gerarchia delle priorità, specialmente nei periodi di recessione.
Michele Tansella è professore di Psichiatria, direttore del Centro Oms di Ricerca sulla salute mentale, Università di Verona
http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... re/2177310
Così la crisi ci fa impazzire
di Michele Tansella
Depressione, ansia, alcolismo, psicosi, suicidi: decine di studi dimostrano il rapporto tra la recessione e l'aumento dei disagi psichiatrici. Prepariamoci, perché sarà un'emergenza sociale
(28 marzo 2012)
Un rapporto della Scuola di Sanità Pubblica di Harvard stima per il 2011-2030 gli effetti delle malattie sulla produzione: quelle mentali saranno responsabili del 35 per cento della perdita di produzione. Combatterle e finanziare la ricerca farebbe risparmiare enormi somme di denaro, oltre che enormi sofferenze. Invece, gli effetti dell'attuale recessione economica sulla salute mentale della popolazione saranno presto molto evidenti.
Basta guardare agli effetti che hanno avuto le crisi passate: aumento dei tassi di suicidio, delle malattie mentali stesse, dei disturbi legati all'uso di alcol e di sostanze. La Banca Mondiale ha stimato che la recessione provocherà un aumento di 30 milioni di disoccupati e che 90 milioni di persone arriveranno a vivere con 1,25 dollari al giorno. E dati europei dimostrano un aumento della disoccupazione dell'1 per cento che si associa a un proporzionale aumento dei suicidi delle persone sotto i 65 anni.
La recessione provoca anche un aumento dell'utilizzazione dei servizi di salute mentale, causati da un numero crescente di casi di depressione, di disturbi d'ansia e di abuso di alcol, a loro volta responsabili di un aumento delle violenze domestiche.
Per questo Brian Cooper, psichiatra epidemiologo inglese, suggerisce: progetti di re-training, programmi per chi lascia la scuola, per i meno abili; supporto alle famiglie a basso reddito; controlli sulla vendita e sui prezzi degli alcolici; potenziamento dei servizi di salute mentale di comunità.
E infine: supporto psicologico per le persone con debiti, poiché hanno un rischio 2-3 volte maggiore di depressione o psicosi e 4 volte maggiore di abuso di alcol o sostanze. Interventi sociali ad hoc, che devono però essere tempestivi. I pazienti con disturbi mentali sono spesso gli ultimi. Devono salire nella gerarchia delle priorità, specialmente nei periodi di recessione.
Michele Tansella è professore di Psichiatria, direttore del Centro Oms di Ricerca sulla salute mentale, Università di Verona
http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... re/2177310
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: SALUTE
Medicina
Sanità, i cittadini non sono tutti uguali
Disparità di trattamento e adesione alle cure, questioni scottanti
di Maurizio Righetti
La disparità di trattamento fra cittadini in tema di sanità è in Italia una realtà. E le competenze sulla materia riservate alle Regioni, per espresso dettato costituzionale, se da un lato dovrebbero spingere al circolo virtuoso della spesa commisurata alla qualità e al contenimento degli sprechi, finiscono nei fatti per accrescere le differenze strutturali e nell’erogazione dei servizi fra le varie zone del Paese. Resta che, al di là degli squilibri da correggere, il sistema sanitario italiano è uno dei migliori del mondo.
La tenuta dei conti pubblici, una difficoltà in più per il settore
In questo ultimo periodo, la Sanità rappresenta uno dei settori in cui il governo e le amministrazioni regionali sono maggiormente intervenuti per assicurare la tenuta dei conti pubblici. I forti disavanzi accumulati e la difficoltà ad individuare una precisa governance del settore, con sovrapposizioni e indeterminazioni nelle competenze a livello nazionale e locale, stanno anche’essi impattando significativamente sulla possibilità di garantire uguali livelli di assistenza sul territorio: in alcune realtà geografiche, i cittadini si trovano addirittura a non poter usufruire delle terapie e dei servizi sanitari che spettano loro. Di tutto questo si è discusso a Roma, nella sede della Camera dei Deputati di Palazzo Marini, durante la Tavola Rotonda “Sanità Oggi, Organizzazione, risorse e diritto alla Salute”, organizzata da Cosmec e promossa da Merck Serono, con la presenza di esperti del mondo della salute, giuristi e rappresentanti del mondo dell’associazionismo e delle istituzioni.
Antonio Gaudioso (Cittadinanzattiva): “Sono a rischio i livelli essenziali di assistenza”
Antonio Gaudioso, Vice segretario generale di Cittadinanza Attiva/Tribunale dei diritti del malato si è soffermato proprio sul rischio concreto di non poter garantire i livelli essenziali di assistenza (Lea) in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale e per tutti i cittadini italiani. “Non è ammissibile – ha commentato - che i cittadini residenti nelle aree geografiche più colpite da cronici dissesti finanziari, corrano il rischio di non vedersi riconosciuti i propri fondamentali diritti. Certamente i Lea devono sapersi coniugare con le esigenze dei bilanci regionali, ma non a costo di sacrificare il rispetto della tutela del diritto alla salute di tutti i cittadini, come sancito dall’articolo 32 della Costituzione e dagli obiettivi del Piano sanitario nazionale e di quelli regionali.”
Stefano Cianfarani: “Aderire alle terapie è un dovere che genera risparmi per i cittadini e per il sistema”
“L’accesso ai trattamenti e alle terapie farmacologiche rappresenta un bene inderogabile - ha dichiarato Stefano Cianfarani, Professore Associato di Pediatria, Università di Roma Tor Vergata e Ospedale Pediatrico Bambino Gesù - tuttavia il contesto politico sanitario, aggravato da una domanda crescente di salute dovuta all’invecchiamento della popolazione, non può esimere i cittadini dall’adottare dei comportamenti corretti per contribuire al risanamento del Sistema Salute. In un contesto di riduzione della spesa sanitaria, l’aderenza alla terapia da parte del paziente costituisce un dovere che genera valore: oltre che per il paziente stesso, anche e soprattutto, per l’intero Sistema Salute, che evita così inutili sprechi di risorse pubbliche e quindi di aggravi in termini di costi”. L’uso corretto dei farmaci, infatti, può determinare risparmi per il Sistema Sanitario Nazionale riducendo il rischio di malattie invalidanti, evitando interventi chirurgici non necessari e rallentando la degenerazione o attenuando i sintomi di alcune malattie tipiche dell’invecchiamento. E ancora, accorciando i tempi di ospedalizzazione o, nel caso di patologie croniche, evitando il ricovero ospedaliero.
Un giorno di ricovero costa mille euro al Sistema sanitario nazionale
Basti pensare che un giorno di ricovero in ospedale costa al Servizio sanitario nazionale (Ssn) circa 1.000 euro, cioè più di 5 volte la spesa pro-capite per assistenza pubblica per medicinali in farmacia. Secondo una recente indagine presentata da Farmindustria, infatti, il costo annuo di 6,3 Miliardi sostenuto dal Ssn per l’uso di farmaci per patologie croniche come malattie cardiovascolari, respiratorie, depressione ed Alzheimer, si traduce in un beneficio di 6,1 Miliardi di Euro/anno (minore ospedalizzazione, interventi chirurgici non necessari, rallentamento degenerazioni) e in un risparmio di 5.6 Miliardi di Euro/anno in termini di minori giorni di lavoro persi e minore spesa per assistenza sociale.
Nel dibattito sono intervenuti, tra gli altri: Mario Zanchetti, Professore Ordinario di Diritto Penale presso l’Università “Carlo Cattaneo” Liuc; Francesco Saverio Mennini, Professore di Economia e Management Sanitario presso la Facoltà di Economia dell'Università di Roma "Tor Vergata"; Paolo Marchetti, Direttore Dipartimento di Oncologia IDI/S. Andrea Roma; Giovanni Monchiero, Presidente Fiaso (Federazione Aziende Sanitarie).
Copyright © 2011 Rai
http://www.televideo.rai.it/televideo/p ... p?id=11968
Sanità, i cittadini non sono tutti uguali
Disparità di trattamento e adesione alle cure, questioni scottanti
di Maurizio Righetti
La disparità di trattamento fra cittadini in tema di sanità è in Italia una realtà. E le competenze sulla materia riservate alle Regioni, per espresso dettato costituzionale, se da un lato dovrebbero spingere al circolo virtuoso della spesa commisurata alla qualità e al contenimento degli sprechi, finiscono nei fatti per accrescere le differenze strutturali e nell’erogazione dei servizi fra le varie zone del Paese. Resta che, al di là degli squilibri da correggere, il sistema sanitario italiano è uno dei migliori del mondo.
La tenuta dei conti pubblici, una difficoltà in più per il settore
In questo ultimo periodo, la Sanità rappresenta uno dei settori in cui il governo e le amministrazioni regionali sono maggiormente intervenuti per assicurare la tenuta dei conti pubblici. I forti disavanzi accumulati e la difficoltà ad individuare una precisa governance del settore, con sovrapposizioni e indeterminazioni nelle competenze a livello nazionale e locale, stanno anche’essi impattando significativamente sulla possibilità di garantire uguali livelli di assistenza sul territorio: in alcune realtà geografiche, i cittadini si trovano addirittura a non poter usufruire delle terapie e dei servizi sanitari che spettano loro. Di tutto questo si è discusso a Roma, nella sede della Camera dei Deputati di Palazzo Marini, durante la Tavola Rotonda “Sanità Oggi, Organizzazione, risorse e diritto alla Salute”, organizzata da Cosmec e promossa da Merck Serono, con la presenza di esperti del mondo della salute, giuristi e rappresentanti del mondo dell’associazionismo e delle istituzioni.
Antonio Gaudioso (Cittadinanzattiva): “Sono a rischio i livelli essenziali di assistenza”
Antonio Gaudioso, Vice segretario generale di Cittadinanza Attiva/Tribunale dei diritti del malato si è soffermato proprio sul rischio concreto di non poter garantire i livelli essenziali di assistenza (Lea) in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale e per tutti i cittadini italiani. “Non è ammissibile – ha commentato - che i cittadini residenti nelle aree geografiche più colpite da cronici dissesti finanziari, corrano il rischio di non vedersi riconosciuti i propri fondamentali diritti. Certamente i Lea devono sapersi coniugare con le esigenze dei bilanci regionali, ma non a costo di sacrificare il rispetto della tutela del diritto alla salute di tutti i cittadini, come sancito dall’articolo 32 della Costituzione e dagli obiettivi del Piano sanitario nazionale e di quelli regionali.”
Stefano Cianfarani: “Aderire alle terapie è un dovere che genera risparmi per i cittadini e per il sistema”
“L’accesso ai trattamenti e alle terapie farmacologiche rappresenta un bene inderogabile - ha dichiarato Stefano Cianfarani, Professore Associato di Pediatria, Università di Roma Tor Vergata e Ospedale Pediatrico Bambino Gesù - tuttavia il contesto politico sanitario, aggravato da una domanda crescente di salute dovuta all’invecchiamento della popolazione, non può esimere i cittadini dall’adottare dei comportamenti corretti per contribuire al risanamento del Sistema Salute. In un contesto di riduzione della spesa sanitaria, l’aderenza alla terapia da parte del paziente costituisce un dovere che genera valore: oltre che per il paziente stesso, anche e soprattutto, per l’intero Sistema Salute, che evita così inutili sprechi di risorse pubbliche e quindi di aggravi in termini di costi”. L’uso corretto dei farmaci, infatti, può determinare risparmi per il Sistema Sanitario Nazionale riducendo il rischio di malattie invalidanti, evitando interventi chirurgici non necessari e rallentando la degenerazione o attenuando i sintomi di alcune malattie tipiche dell’invecchiamento. E ancora, accorciando i tempi di ospedalizzazione o, nel caso di patologie croniche, evitando il ricovero ospedaliero.
Un giorno di ricovero costa mille euro al Sistema sanitario nazionale
Basti pensare che un giorno di ricovero in ospedale costa al Servizio sanitario nazionale (Ssn) circa 1.000 euro, cioè più di 5 volte la spesa pro-capite per assistenza pubblica per medicinali in farmacia. Secondo una recente indagine presentata da Farmindustria, infatti, il costo annuo di 6,3 Miliardi sostenuto dal Ssn per l’uso di farmaci per patologie croniche come malattie cardiovascolari, respiratorie, depressione ed Alzheimer, si traduce in un beneficio di 6,1 Miliardi di Euro/anno (minore ospedalizzazione, interventi chirurgici non necessari, rallentamento degenerazioni) e in un risparmio di 5.6 Miliardi di Euro/anno in termini di minori giorni di lavoro persi e minore spesa per assistenza sociale.
Nel dibattito sono intervenuti, tra gli altri: Mario Zanchetti, Professore Ordinario di Diritto Penale presso l’Università “Carlo Cattaneo” Liuc; Francesco Saverio Mennini, Professore di Economia e Management Sanitario presso la Facoltà di Economia dell'Università di Roma "Tor Vergata"; Paolo Marchetti, Direttore Dipartimento di Oncologia IDI/S. Andrea Roma; Giovanni Monchiero, Presidente Fiaso (Federazione Aziende Sanitarie).
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Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: SALUTE
Salute: accordo Regione-Nas
Più controlli sanità e alimenti
Firmato un protocollo d'intesa per la tutela della salute e della sicurezza dei cittadini in Toscana e per evitare gli sprechi nella spesa sanitaria
La Regione Toscana e i Carabinieri dei Nas (Nucleo Carabinieri Antisofisticazione e sanità) di Firenze e Livorno intensificano il loro rapporto di collaborazione per gestire al meglio tutte le attività connesse con la tutela della salute e aumentare di fatto la salvaguardia della salute e della sicurezza dei cittadini su tutto il territorio regionale. Questo l'obiettivo del Protocollo d’intesa siglato stamani dall’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia e dal generale Cosimo Piccinno, comandante del Comando Carabinieri per la tutela della salute, che ha l’obiettivo di “migliorare l’efficacia e l’efficienza complessiva dei controlli e delle attività di vigilanza in materia di tutela della salute”.
Alla firma era presente anche il ministro della salute Renato Balduzzi, che ha evidenziato “la grande fiducia che i cittadini nutrono in alcune istituzioni tra cui Carabinieri e Nas”, e l’importanza rivestita dai controlli che i Nas compiono regolarmente.
“Con questo protocollo, Regione e Nas intendono collaborare in modo sempre più strutturato e sinergico – sottolinea l’assessore Daniela Scaramuccia - la Toscana pone tra le proprie priorità la sicurezza e la qualità delle strutture sanitarie e dei processi di cura, ma anche la sicurezza degli alimenti. In tempi, come questo, di scarsità di risorse, azioni congiunte, ovviamente nel reciproco rispetto di rispettivi ruoli e autonomia, sul versante del rigore e dei controlli proprio nell’area in cui sono presenti una quota rilevante di risorse del bilancio regionale, e sulla quale interagiscono una miriade di soggetti, rappresenta un segnale della volontà della Regione di innalzare ulteriormente i livelli di guardia sulla correttezza e sul rispetto delle regole”.
Da tempo la Regione Toscana e i Nas di Firenze e Livorno, che operano sul territorio toscano, hanno avviato un confronto sul tema del miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza complessiva dei controlli e delle attività di vigilanza in materia di tutela della salute. In particolare, sull’opportunità di incrementare i controlli sulla spesa sanitaria, per drenare fondi che altrimenti andrebbero sprecati, e su un’azione preventiva di deterrenza, che inviti a una maggior attenzione nella stipula di appalti e contratti.
IL PROTOCOLLO - Nel Protocollo, che ha la durata di tre anni dalla data della sottoscrizione, la Regione si impegna ad assumere tutte le iniziative necessarie a favorire il potenziamento delle attività dei Nas toscani; e, in stretto accordo con le aziende sanitarie, a svolgere le proprie attività di vigilanza, controllo e monitoraggio, favorendo lo scambio di informazioni e dati utili all’espletamento dei compiti attribuiti ai Nas; ad assicurare, nel rispetto della privacy e dei dati sensibili, il collegamento delle banche dati regionali del sistema informativo sanitario al sistema informativo CCTS centrale del Comando Tutela della Salute; a garantire la partecipazione degli operatori interessati alle iniziative di formazione, informazione, aggiornamento e approfondimento che verranno realizzate in applicazione del protocollo.
Il Comando tutela della salute, tramite i Nas di Firenze e Livorno, si impegna per parte sua a collaborare con la Regione nell’effettuazione delle attività di vigilanza e controllo in materia di tutela della salute; a supportare la Regione per migliorare la gestione e il controllo delle attività connesse alla tutela della salute; a ottimizzare il sistema di vigilanza e controllo per contrastare i comportamenti lesivi della salute e degli illeciti a danno del Servizio sanitario regionale; a rendere disponibili i dati non sensibili derivanti dall’attività svolta in attuazione del protocollo; a realizzare iniziative di formazione, informazione e aggiornamento rivolte al personale operante nelle attività ispettive in tema di tutela della salute sul territorio regionale.
02/04/2012
http://www.intoscana.it/intoscana2/open ... id=1139638
Più controlli sanità e alimenti
Firmato un protocollo d'intesa per la tutela della salute e della sicurezza dei cittadini in Toscana e per evitare gli sprechi nella spesa sanitaria
La Regione Toscana e i Carabinieri dei Nas (Nucleo Carabinieri Antisofisticazione e sanità) di Firenze e Livorno intensificano il loro rapporto di collaborazione per gestire al meglio tutte le attività connesse con la tutela della salute e aumentare di fatto la salvaguardia della salute e della sicurezza dei cittadini su tutto il territorio regionale. Questo l'obiettivo del Protocollo d’intesa siglato stamani dall’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia e dal generale Cosimo Piccinno, comandante del Comando Carabinieri per la tutela della salute, che ha l’obiettivo di “migliorare l’efficacia e l’efficienza complessiva dei controlli e delle attività di vigilanza in materia di tutela della salute”.
Alla firma era presente anche il ministro della salute Renato Balduzzi, che ha evidenziato “la grande fiducia che i cittadini nutrono in alcune istituzioni tra cui Carabinieri e Nas”, e l’importanza rivestita dai controlli che i Nas compiono regolarmente.
“Con questo protocollo, Regione e Nas intendono collaborare in modo sempre più strutturato e sinergico – sottolinea l’assessore Daniela Scaramuccia - la Toscana pone tra le proprie priorità la sicurezza e la qualità delle strutture sanitarie e dei processi di cura, ma anche la sicurezza degli alimenti. In tempi, come questo, di scarsità di risorse, azioni congiunte, ovviamente nel reciproco rispetto di rispettivi ruoli e autonomia, sul versante del rigore e dei controlli proprio nell’area in cui sono presenti una quota rilevante di risorse del bilancio regionale, e sulla quale interagiscono una miriade di soggetti, rappresenta un segnale della volontà della Regione di innalzare ulteriormente i livelli di guardia sulla correttezza e sul rispetto delle regole”.
Da tempo la Regione Toscana e i Nas di Firenze e Livorno, che operano sul territorio toscano, hanno avviato un confronto sul tema del miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza complessiva dei controlli e delle attività di vigilanza in materia di tutela della salute. In particolare, sull’opportunità di incrementare i controlli sulla spesa sanitaria, per drenare fondi che altrimenti andrebbero sprecati, e su un’azione preventiva di deterrenza, che inviti a una maggior attenzione nella stipula di appalti e contratti.
IL PROTOCOLLO - Nel Protocollo, che ha la durata di tre anni dalla data della sottoscrizione, la Regione si impegna ad assumere tutte le iniziative necessarie a favorire il potenziamento delle attività dei Nas toscani; e, in stretto accordo con le aziende sanitarie, a svolgere le proprie attività di vigilanza, controllo e monitoraggio, favorendo lo scambio di informazioni e dati utili all’espletamento dei compiti attribuiti ai Nas; ad assicurare, nel rispetto della privacy e dei dati sensibili, il collegamento delle banche dati regionali del sistema informativo sanitario al sistema informativo CCTS centrale del Comando Tutela della Salute; a garantire la partecipazione degli operatori interessati alle iniziative di formazione, informazione, aggiornamento e approfondimento che verranno realizzate in applicazione del protocollo.
Il Comando tutela della salute, tramite i Nas di Firenze e Livorno, si impegna per parte sua a collaborare con la Regione nell’effettuazione delle attività di vigilanza e controllo in materia di tutela della salute; a supportare la Regione per migliorare la gestione e il controllo delle attività connesse alla tutela della salute; a ottimizzare il sistema di vigilanza e controllo per contrastare i comportamenti lesivi della salute e degli illeciti a danno del Servizio sanitario regionale; a rendere disponibili i dati non sensibili derivanti dall’attività svolta in attuazione del protocollo; a realizzare iniziative di formazione, informazione e aggiornamento rivolte al personale operante nelle attività ispettive in tema di tutela della salute sul territorio regionale.
02/04/2012
http://www.intoscana.it/intoscana2/open ... id=1139638
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
Re: SALUTE
FQ Zurigo | 19 aprile 2012
Sanità? Vietato sprecare
La sanità in Svizzera ha un altro passo. Intanto gli ambulatori del medico di famiglia, sono forniti di tutti i macchinari: raggi x, ecografi, occorrente per le analisi del sangue, apparecchio per l’elettrocardiogramma con annessa cyclette, l’attrezzatura per un pronto soccorso nonché l’immancabile angolo gioco per bambini. Se sei raffreddato la prima cosa cui ti sottopone il medico è una punturina sull’indice, dopodiché passati 10 minuti ti rivela se si tratta di un virus o di un batterio. Nel primo caso, il più frequente, ti manda a casa senza medicine o peggio, senza antibiotico con un misero “passerà, passerà”. E la febbre? Spugnature acqua e aceto, se supera i 39°. Talvolta i bambini vengono messi col carrozzino sul balcone per far calare la febbre quando fuori ci sono 0°; 5 minuti e via.
Niente antibiotici, a meno che lo stick della punturina al dito non dichiari inconfutabilmente, la presenza di batteri, che paiono scarseggiare in quel paese. Nella patria delle multinazionali farmaceutiche non trovi un medico che anche per sbaglio ti prescriva un antibiotico. Rischi di passare 15 anni senza mai averne preso uno. Il perché? Costano. Insomma è come il pasticciere che non mangia dolci. E così, spesso ti tocca di incontrare mamme negli asili che portano i bambini nella speranza che contraggano malattie per farsi gli anticorpi.
Il sistema sanitario elvetico è privato ed è gestito dalle Assicurazioni. Il paziente paga mensilmente (circa 300 euro) ed ha una franchigia ed una partecipazione alle spese del 10%. Nessuno resta fuori, perché una società di “compensazione sociale” provvede a coprire le spese di chi non può sostenerle. L’assicurazione ti garantisce tutto. Ricovero in ospedale in stanza singola o collettiva (massimo due o tre persone). Se devi operarti, appena arrivi in stanza, un infermiere viene con un catalogo e ti chiede di scegliere quale stampa vuoi sul muro: Picasso, Van Gogh,ecc. (vi assicuro che è proprio così, anch’io stentavo a crederci). Poi ti organizzano una specie di seminario, solo per te, dove i medici ti spiegano tutto dell’intervento: cosa farai, in quanto tempo, come interverranno, come reagirai ed uscirai dall’anestesia.
Se sei arrivato in ospedale, comunque è dopo un lungo percorso di analisi e studio clinico operato dal tuo medico nel suo ambulatorio. L’Ospedale costa e quindi è come per gli antibiotici… devi stare proprio male per arrivarci. Successivamente apposite cliniche di riabilitazione ti accoglieranno tra prati verdi, suoni di mucche al pascolo ed itinerari tra i boschi per ricrearti. Insomma è difficile abituarsi ad un medico che quando gli dici ho mal di gola, ti punge il dito, ti guarda in bocca ed alla fine ti prescrive solo gargarismi di acqua e sale o di respirare fuori al balcone con una coperta addosso o peggio di collocare una bacinella d’acqua accanto ai termosifoni. E un antibiotico? Anche uno piccolino.. la prego, mi sento più sicuro? Nein! Costano troppo.
Quante volte gli italiani se lo sono sentiti dire. Soprattutto per i loro figli. L’assicurazione, poi, se vai in palestra o in piscina o in sauna ti diminuisce il premio poiché le ritiene attività preventive e quindi rischi di frequentarle a vita gratuitamente per risparmiare sui costi assicurativi. Che noia! E’ come con gli incidenti auto, meno ne fai e meno paghi, quindi più sei in forma e meno spendi di tassa sanitaria obbligatoria. Cose da pazzi!
Per quanto riguarda gli scandali sanitari, ricordo che nella mia carriera me ne sono occupato due volte. L’anno scorso a proposito di un operatore in anestesia che violentava pazienti in fase di risveglio a Zurigo e nel ’98 per una “pinza in panza” dimenticata da un chirurgo e rimossa dopo mesi. Certo può darsi che non me ne sia accorto o che il sistema sia capace di nascondere le notizie. Ma l’autorità di garanzia dei malati, formata da cittadini eletti a difesa dei propri diritti se ne sarebbe accorta!
Insomma, in quelle terre, tra le montagne, qualcuno si è accorto che sulla salute non si può scherzare, sprecare o sbagliare. L’intero sistema sanitario elvetico è retto da una maggioranza di medici ed operatori stranieri, che al momento scarseggiano e sono molto ricercati. Un vero e proprio meccanismo multiculturale consolidato nel tempo. Puoi scegliere se ad operarti deve essere un primario o un assistente. Se scegli il primario paghi un surplus, ma se quel giorno non c’è e ti opera un assistente ti ridanno l’importo versato immediatamente e con tante scuse. Spesso gli assistenti sono giovani eccellenze tedesche, ungheresi, bulgare, norvegesi o superprimari di quei posti, emigrati in Svizzera. Gli italiani sono i pazienti accolti meglio, soprattutto perché tutti i medici tendono ad imparare l’italiano e quindi chiacchierano con questi pazienti volentieri e quindi cercano di averne il più possibile. Quando in sala d’aspetto il tempo passa oltre il dovuto c’è sicuramente un italiano nella stanza del dottore. Nello stesso ambulatorio ricevi anche i medicinali, anch’essi coperti dall’assicurazione. L’altra faccia della medaglia? La macrosanità multinazionale, il tamiflù ed il coartem della Novartis, e quant’altro ha origine in quelle valli; ma questa è un’altra storia.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04 ... re/205554/
Sanità? Vietato sprecare
La sanità in Svizzera ha un altro passo. Intanto gli ambulatori del medico di famiglia, sono forniti di tutti i macchinari: raggi x, ecografi, occorrente per le analisi del sangue, apparecchio per l’elettrocardiogramma con annessa cyclette, l’attrezzatura per un pronto soccorso nonché l’immancabile angolo gioco per bambini. Se sei raffreddato la prima cosa cui ti sottopone il medico è una punturina sull’indice, dopodiché passati 10 minuti ti rivela se si tratta di un virus o di un batterio. Nel primo caso, il più frequente, ti manda a casa senza medicine o peggio, senza antibiotico con un misero “passerà, passerà”. E la febbre? Spugnature acqua e aceto, se supera i 39°. Talvolta i bambini vengono messi col carrozzino sul balcone per far calare la febbre quando fuori ci sono 0°; 5 minuti e via.
Niente antibiotici, a meno che lo stick della punturina al dito non dichiari inconfutabilmente, la presenza di batteri, che paiono scarseggiare in quel paese. Nella patria delle multinazionali farmaceutiche non trovi un medico che anche per sbaglio ti prescriva un antibiotico. Rischi di passare 15 anni senza mai averne preso uno. Il perché? Costano. Insomma è come il pasticciere che non mangia dolci. E così, spesso ti tocca di incontrare mamme negli asili che portano i bambini nella speranza che contraggano malattie per farsi gli anticorpi.
Il sistema sanitario elvetico è privato ed è gestito dalle Assicurazioni. Il paziente paga mensilmente (circa 300 euro) ed ha una franchigia ed una partecipazione alle spese del 10%. Nessuno resta fuori, perché una società di “compensazione sociale” provvede a coprire le spese di chi non può sostenerle. L’assicurazione ti garantisce tutto. Ricovero in ospedale in stanza singola o collettiva (massimo due o tre persone). Se devi operarti, appena arrivi in stanza, un infermiere viene con un catalogo e ti chiede di scegliere quale stampa vuoi sul muro: Picasso, Van Gogh,ecc. (vi assicuro che è proprio così, anch’io stentavo a crederci). Poi ti organizzano una specie di seminario, solo per te, dove i medici ti spiegano tutto dell’intervento: cosa farai, in quanto tempo, come interverranno, come reagirai ed uscirai dall’anestesia.
Se sei arrivato in ospedale, comunque è dopo un lungo percorso di analisi e studio clinico operato dal tuo medico nel suo ambulatorio. L’Ospedale costa e quindi è come per gli antibiotici… devi stare proprio male per arrivarci. Successivamente apposite cliniche di riabilitazione ti accoglieranno tra prati verdi, suoni di mucche al pascolo ed itinerari tra i boschi per ricrearti. Insomma è difficile abituarsi ad un medico che quando gli dici ho mal di gola, ti punge il dito, ti guarda in bocca ed alla fine ti prescrive solo gargarismi di acqua e sale o di respirare fuori al balcone con una coperta addosso o peggio di collocare una bacinella d’acqua accanto ai termosifoni. E un antibiotico? Anche uno piccolino.. la prego, mi sento più sicuro? Nein! Costano troppo.
Quante volte gli italiani se lo sono sentiti dire. Soprattutto per i loro figli. L’assicurazione, poi, se vai in palestra o in piscina o in sauna ti diminuisce il premio poiché le ritiene attività preventive e quindi rischi di frequentarle a vita gratuitamente per risparmiare sui costi assicurativi. Che noia! E’ come con gli incidenti auto, meno ne fai e meno paghi, quindi più sei in forma e meno spendi di tassa sanitaria obbligatoria. Cose da pazzi!
Per quanto riguarda gli scandali sanitari, ricordo che nella mia carriera me ne sono occupato due volte. L’anno scorso a proposito di un operatore in anestesia che violentava pazienti in fase di risveglio a Zurigo e nel ’98 per una “pinza in panza” dimenticata da un chirurgo e rimossa dopo mesi. Certo può darsi che non me ne sia accorto o che il sistema sia capace di nascondere le notizie. Ma l’autorità di garanzia dei malati, formata da cittadini eletti a difesa dei propri diritti se ne sarebbe accorta!
Insomma, in quelle terre, tra le montagne, qualcuno si è accorto che sulla salute non si può scherzare, sprecare o sbagliare. L’intero sistema sanitario elvetico è retto da una maggioranza di medici ed operatori stranieri, che al momento scarseggiano e sono molto ricercati. Un vero e proprio meccanismo multiculturale consolidato nel tempo. Puoi scegliere se ad operarti deve essere un primario o un assistente. Se scegli il primario paghi un surplus, ma se quel giorno non c’è e ti opera un assistente ti ridanno l’importo versato immediatamente e con tante scuse. Spesso gli assistenti sono giovani eccellenze tedesche, ungheresi, bulgare, norvegesi o superprimari di quei posti, emigrati in Svizzera. Gli italiani sono i pazienti accolti meglio, soprattutto perché tutti i medici tendono ad imparare l’italiano e quindi chiacchierano con questi pazienti volentieri e quindi cercano di averne il più possibile. Quando in sala d’aspetto il tempo passa oltre il dovuto c’è sicuramente un italiano nella stanza del dottore. Nello stesso ambulatorio ricevi anche i medicinali, anch’essi coperti dall’assicurazione. L’altra faccia della medaglia? La macrosanità multinazionale, il tamiflù ed il coartem della Novartis, e quant’altro ha origine in quelle valli; ma questa è un’altra storia.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04 ... re/205554/
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Re: SALUTE
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
Robert Harris, "Archangel"
Re: SALUTE
rainews24
Nuovo ostacolo per il governo sulla strada della riforma del lavoro. Nel disegno di legge all'esame del Senato spunta infatti la cancellazione dell'esenzione del ticket per gli esami specialistici previsto per i disoccupati. Subito il Pd, insieme all'Idv, alza le barricate e si dice sicuro che la norma verra' cancellata. A breve giro, arriva anche il dietrofront del ministero del Welfare: il ticket restera' gratis, tutta colpa di un "refuso" che verra' cancellato da un emendamento.
La 'svista' pero' e' citata anche nella relazione illustrativa del provvedimento, dove tra l'altro il raggio di azione del nuovo giro di vite, ad una prima lettura, puo' sembrare che riguardi anche i ticket per i medicinali. Che invece non sono toccati in quanto competenza esclusiva delle Regioni, cosi' come sottolineano anche i tecnici del Senato.
Il ministero guidato da Elsa Fornero assicura comunque di non essere stato colto di sorpresa e di aver quindi gia' nel cassetto la proposta di modifica che sara' presentata durante l'iter del testo a Palazzo Madama. D'altro canto, grandi difficolta' tecniche a tornare indietro non ve ne dovrebbero essere dal momento che, a differenza di quanto si legge sempre nella relazione illustrativa, la norma non e' utilizzata come copertura dallo stesso Esecutivo. E questo nonostante, come evidenziano i tecnici di Palazzo Madama, in teoria possa "determinare maggiori introiti".
I primi comunque a manifestare dubbi sull'equita' della misura sono stati i senatori della commissione Bilancio del Senato, che pur dando il via libera al ddl hanno protestato per l'eccesso di nuove tasse introdotte con il provvedimento. Nonostante cio' il Pdl preferisce non esporsi e sceglie di non commentare ufficialmente, mentre il Pd e l'Italia dei Valori alzano subito la voce e annunciano battaglia in Parlamento. Il partito di Antonio Di Pietro parla di "misura odiosa' ma sono i Democratici a fare un passo avanti e a promettere, prima dell'intervento del Welfare, che "il problema sara' sanato".
Quando a sera il governo fa sapere che rimettera' le cose a posto, tira un sospiro di sollievo anche il sindacato: "Meno male che e' un refuso - dice il leader della Cisl Raffaele Bonanni - diversamente sarebbe stato un caso maniacale".
Nuovo ostacolo per il governo sulla strada della riforma del lavoro. Nel disegno di legge all'esame del Senato spunta infatti la cancellazione dell'esenzione del ticket per gli esami specialistici previsto per i disoccupati. Subito il Pd, insieme all'Idv, alza le barricate e si dice sicuro che la norma verra' cancellata. A breve giro, arriva anche il dietrofront del ministero del Welfare: il ticket restera' gratis, tutta colpa di un "refuso" che verra' cancellato da un emendamento.
La 'svista' pero' e' citata anche nella relazione illustrativa del provvedimento, dove tra l'altro il raggio di azione del nuovo giro di vite, ad una prima lettura, puo' sembrare che riguardi anche i ticket per i medicinali. Che invece non sono toccati in quanto competenza esclusiva delle Regioni, cosi' come sottolineano anche i tecnici del Senato.
Il ministero guidato da Elsa Fornero assicura comunque di non essere stato colto di sorpresa e di aver quindi gia' nel cassetto la proposta di modifica che sara' presentata durante l'iter del testo a Palazzo Madama. D'altro canto, grandi difficolta' tecniche a tornare indietro non ve ne dovrebbero essere dal momento che, a differenza di quanto si legge sempre nella relazione illustrativa, la norma non e' utilizzata come copertura dallo stesso Esecutivo. E questo nonostante, come evidenziano i tecnici di Palazzo Madama, in teoria possa "determinare maggiori introiti".
I primi comunque a manifestare dubbi sull'equita' della misura sono stati i senatori della commissione Bilancio del Senato, che pur dando il via libera al ddl hanno protestato per l'eccesso di nuove tasse introdotte con il provvedimento. Nonostante cio' il Pdl preferisce non esporsi e sceglie di non commentare ufficialmente, mentre il Pd e l'Italia dei Valori alzano subito la voce e annunciano battaglia in Parlamento. Il partito di Antonio Di Pietro parla di "misura odiosa' ma sono i Democratici a fare un passo avanti e a promettere, prima dell'intervento del Welfare, che "il problema sara' sanato".
Quando a sera il governo fa sapere che rimettera' le cose a posto, tira un sospiro di sollievo anche il sindacato: "Meno male che e' un refuso - dice il leader della Cisl Raffaele Bonanni - diversamente sarebbe stato un caso maniacale".
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