Come se ne viene fuori ?

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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Un antico testo anonimo firmato "il vecchio oligarca" - "La costituzione degli ateniesi" - sosteneva che la democrazia degenera senza avere le energie per autoriformarsi.
Gustavo Zagrebelsky



Come inizia una guerra civile – 94
La cruna dell’ago - 60



La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 60



La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 39
http://www.youtube.com/watch?v=7kVbnAR4CUY
Cronaca di un affondamento annunciato - 39


La premiata ditta “Pompe funebri – Becchini & Becchini” – 18
(Per il funerale del Pd niente fiori ma solo opere di bene - bene con la b)



Masoch-citorio (Massimo Gramellini).
23/04/2013 di triskel182
Il discorso di Masoch-citorio, in cui il Presidente ha maltrattato i politici fra gli applausi scroscianti dei medesimi, ha provocato un immediato effetto di emulazione nelle altre categorie di furbacchioni del Paese.

Pochi minuti dopo lo storico cazziatone presidenziale, veniva segnalato un assembramento di automobilisti in via Veneto: stavano portando in trionfo il vigile che li aveva multati per parcheggio in quadrupla fila (nella mischia qualcuno cercava di sfilargli i verbali dalle tasche).

A riprova che da noi il senso di colpa prevale sempre su quello del ridicolo, nei dintorni di piazza del Popolo alcuni evasori fiscali con yacht a carico facevano la ola a una pattuglia della Guardia di Finanza, costringendola a passare sotto una cascata di scontrini, ovviamente falsi.

Molto toccante la scena all’uscita della metropolitana di via Barberini, dove una madre esasperata ha requisito il computerino ai figli, che hanno accolto la decisione con urla di giubilo, tuffandosi nella lettura dei libri di scuola.
(Sotto la copertina c’erano le istruzioni di un videogioco).


In piazza di Spagna un marito fedifrago ascoltava a testa bassa la gelida requisitoria della moglie, interrompendone i passaggi più significativi con vivissimi applausi, mentre tramite sms spostava di mezz’ora l’appuntamento con l’amante.

Nulla è più liberatorio dell’essere scoperti, nulla più dolce della possibilità di sdoppiarsi fra vittima e carnefice smanioso di espiazione.

Noi Dostoevskij non abbiamo bisogno di leggerlo: lo abbiamo nelle vene.

Naturalmente un Dostoevskij in versione light.

Un peccatore felice di pentirsi perché non vede l’ora di ricominciare.

Da La Stampa del 23/04/2013.
camillobenso
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Pd: il vero congresso? La fiducia al governo Napolitano

(Wanda Marra).
23/04/2013 di triskel182



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BINDI: “CHI NON LA VOTA È FUORI”. NEL POMERIGGIO LA DIREZIONE. ORFINI VUOLE RENZI PREMIER.

È Matteo Renzi il nostro candidato premier. Deve avere l’incarico”. Arriva in serata a Piazzapulita la bomba, sotto forma della candidatura del sindaco di Firenze alla premiership da parte di Or-fini, leader dei Giovani Turchi.

Non è tutto il Pd (che però in larga parte è già con il sindaco), ma un’area a sinistra che finora gli è stata ostile.

La disponibilità di Renzi c’è.

D’altra parte, basta leggere l’intervista a Repubblica di ieri.


Alla domanda “Perché non fa lei il premier?”, risponde: “Il capo del governo lo sceglie il presidente della Repubblica con le convergenze che si realizzeranno”. Non dice no.

RENZI E ORFINI si sentono tutti i giorni.

Abbandonato il chiodo da “Amici” e indossato un abito scuro con cravatta gessata, Renzi a Otto e mezzo è pronto.

Si pone come garante di Napolitano: “Le tre minoranze del Parlamento non riuscivano a trovare accordo. Il suo è stato un gesto straordinario che gli è costato molto.

Le ha cantate chiare ai partiti”.

L’operazione è rischiosa, ma il treno gli è già passato davanti troppe volte.

Ci mette la faccia: “Abbiamo perso le elezioni.

Così ci tocca governare con gli altri.

E non è un inciucio” .

Cosa pensa Napolitano?

Renziani ben informati dicono che la carta Renzi è una possibilità, sebbene ancora remota.

E il partito?

“È giusto che ci siano varie anime”, rassicura lui.

Il voto sul governo sarà di fatto il vero congresso.




“Chi non vota la fiducia è fuori”, per dirla con la Bindi.




Lo stesso Orfini aveva aperto il caso.

“Napolitano ha parlato di un allargamento a tutti, anche ai 5 Stelle: se è un governo Pd-Pdl non lo voto”, aveva detto, appellandosi a “ragioni di coscienza”.


Caos.


Lo stoppa persino Orlando, collega di corrente: “La fiducia non è voto di coscienza”.

Ancora Orfini spiega che potrebbe essere più semplice per il Pd con Renzi premier. E anche per lui: “Sarebbe un’altra cosa, un governo che fa-da ‘amministratore’ in prima persona”.

OGGI SI RIUNISCE la direzione.

Renzi ci sarà.

Vuole pesare, ma sulla corsa per la segreteria prende tempo.

Anche questa volta il Pd avrà poco da scegliere. Fine del discorso di Napolitano, parla Franceschini: “Votiamo su questo”.


Napolitano ci ha commissariati, non abbiamo alternative”, è il ragionamento di chi spinge per un governo politico: da Letta, alla Finocchiaro a Fioroni.

Chiarisce Ceccanti, costituzionalista vicino al Colle: “Non votare la fiducia sembrerebbe quasi sfiduciare Napolitano”. Renzi potrebbe mettere insieme le anime del partito, da chi è con lui, a chi vuole le larghe intese, ai Giovani Turchi.

Oggi comunque Pier Luigi Bersani non farà l’introduzione.

E non è disposto a guidare da segretario dimissionario il Pd.

Ma né la data di anticipo del congresso, né il comitato di reggenti , che sarà guidato da Letta (introduce lui oggi) saranno messi ai voti della riunione.

Si approverà la linea (ovvero, appunto, il discorso di Napolitano).

A fare le consultazioni andranno lo stesso Letta e i capigruppo, Speranza e Zanda.

Forse da soli.

Nella cabina di regia dovrebbero esserci anche altri, magari un giovane turco e un renziano (Gentiloni?). Prima della fiducia ci sarà un altro passaggio formale : o l’Assemblea, o una riunione dei gruppi.

Si prende tempo.


Ieri volavano i coltelli. Civati: “I traditori saranno ministri”, a proposito di chi non ha votato Prodi.


D’Alema (a Piazza Pulita) annunciava querele a chi lo ha accusato di aver sabotato il fondatore dell’Ulivo: “Non si poteva costruire così la candidatura di Prodi”.


Una stilettata finale a Bersani. Renzi, invece, è andato a trovarlo a Firenze.

Da Il Fatto Quotidiano del 23/04/2013.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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La premiata ditta “Pompe funebri – Becchini & Becchini” – 20
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Barbara Spinelli: “Parte del Pd è ricattabile Il Caimano va verso il Colle”
(Silvia Truzzi).
22/04/2013 di triskel182



Immagine


Barbara Spinelli, per cinquanta giorni il Pd ha detto di non voler fare un accordo con Berlusconi. Poi ha cercato l’intesa con il Pdl per il Colle e ora parteciperà a un governo “di larghe intese”.

A quale Pd dobbiamo credere? Quando ci sono simili contraddizioni conta il risultato.

La scelta di Marini, chiara apertura all’intesa con Berlusconi, ha rivelato che c’era del marcio nelle precedenti proposte a Grillo. Io ero a favore d’un accordo Pd-M5s, ma quel che è successo significa che in parte mi illudevo sulle reali intenzioni del Pd.

Bene ha fatto Grillo, forse, a essere diffidente.



Civati ha detto: “I traditori diventeranno ministri”.


Condivido il laconico giudizio, come molti suoi giudizi.


I traditori, anche se hanno democraticamente votato, faranno il governo.


La base del Pd si è fatta sentire.


Alcuni commentatori hanno criticato l’idea che la politica si faccia “con i social network ”: tra questo e il non ascoltare i propri elettori e dirigenti – sono state occupate sedi del Pd in mezza Italia – c’è una bella differenza. Sono anni che il Pd non ascolta i cittadini, il popolo tout cour t. Vorrei ricordare due atti simbolici. Il primo fu di Napolitano: “Non sento alcun boom di Grillo”, e invece il boom c’era, eccome. Il secondo è della senatrice Finocchiaro.

Dopo il voto a Marini, davanti alla base in rivolta, ecco l’incredibile frase: “Ma che vogliono? Io non vedo la base!”. Il Pd non vede il Paese. Perché questa criminalizzazione poi, della rete? Dire che è tutta colpa dei social network, dire che i nuovi parlamentari sono “inadeguati” (parola di Bindi): qui è l’irresponsabilità denunciata ieri da Napolitano. Inadeguati a che? A che magnifica e progressiva condotta del Pd? Che fine faranno le promesse sull’ineleggibilità di Berlusconi? Non bisogna mai fasciarsi la testa prima di rompersela. Se si vuol mettere in risalto il tradimento Pd, bisogna far finta che abbiamo preso sul serio le dichiarazioni di tanti di loro, in favore della ineleggibilità. Si rimangeranno anche questa promessa? Continueranno a screditarsi, grottescamente. Oltre a non ascoltare la base, il Pd non ha dato retta anche a molti dei propri parlamentari. Non ha ascoltato Sel, con cui era alleato. Ma neanche i due padri fondatori della sinistra del dopo Muro di Berlino: Stefano Rodotà e Romano Prodi. Il parricidio in politica può esser positivo, ma bisogna che i figli costruiscano il nuovo. In questo caso hanno ucciso i padri per mettere il regno nelle mani di Berlusconi. L’età non basta. Questa storia finisce con la polverizzazione del Pd. Peggio: con la plausibile vittoria Pdl alle prossime elezioni, e Berlusconi capo dello Stato dopo Napolitano. Il professor Rodotà ha scritto su Repubblica che bisognerebbe interrogarsi sui motivi per cui personalità della sinistra siano state snobbate pubblicamente dagli attuali rappresentanti della sinistra.

Questa è la domanda. Siamo immersi nel romanzo di Saramago, La cecità: il Pd non vedendo il Paese non ha visto nemmeno le persone del proprio campo che negli anni hanno stabilito un contatto con le Azioni Popolari dei cittadini. Quando le Quirinarie le hanno scelte come propri simboli, il Pd ha detto: sono persone di Grillo, non ci umilieremo assoggettandoci. Follia. Tra l’altro: perché non li hanno fatti sin da principio loro, quei nomi? Nella scelta fra trattare con Grillo per Rodotà – un uomo sulla cui fedeltà alle istituzioni e alla Carta non c’è alcun dubbio – e trattare con Berlusconi, si è optato per la seconda strada. Inspiegabile. Una parte del Pd è forse ricattabile, a cominciare dalla vicenda Monte dei Paschi di Siena.

Non è meno forte quella che chiamerei “schiavitù volontaria”. C’è stata una pressio-ne forte anche dagli attuali vertici d’Europa: la vittoria del M5s ha creato solidarietà attorno al vecchio establishment contro il cosiddetto populismo di Grillo: ne ha profittato il vero populista, Berlusconi.

Ma lui è già metabolizzato. Rodotà non sarebbe stato solo uno dei migliori garanti delle istituzioni, ma – come Prodi – uno dei più autorevoli garanti dell’europeismo. Non dimentichiamo che è l’estensore della Carta europea dei diritti: vincolante per tutti i Paesi membri. Non esiste solo il plebiscito dei mercati. C’è anche un’Europa più democratica verso cui tanti vogliono andare.

Il professor Rodotà ha anche detto, rispondendo a Eugenio Scalfari, che se vogliamo fare esami di costituzionalità dobbiamo passare al vaglio tutti i partiti, non solo il M5s. Bisogna guardare alla Lega secessionista, al Pdl delle leggi ad personam. D’accordo? Sì. Se si parla di incostituzionalità di Grillo e poi si avalla l’accordo con Berlusconi, vuol dire che la costituzionalità è vana esigenza. D’altronde vorrei sapere cosa precisamente sia incostituzionale nel M5s. Perché se Berlusconi parla di golpe, come ha fatto due giorni prima delle votazioni per il Colle, nessuno dice nulla e se lo fa Grillo si grida all’eversione?


Quante volte abbiamo sentito questa parola detta da Berlusconi! Se lo fa lui è normale amministrazione, se lo fa Grillo è eversivo. Scalfari ha scritto che non gli è proprio venuto in mente il nome di Rodotà per il Quirinale. Non so Scalfari. Mi interessano i politici. Se aspiri all’inciucio, il nome di Rodotà certo non ti viene in mente. Sul sito del Corriere della Sera il più votato come premier ideale è Rodotà. Sul sito della Stampa - dove tra tanti, il nome del professore non c’è – il più votato è “nessuno di questi”.

Come lo interpretiamo? Come prova che la maggioranza delle persone non vuole l’accordo con B. Napolitano aveva più volte detto di escludere la propria ricandidatura. Mi scandalizza meno questo del fatto che il Capo dello Stato sostenga da tempo, con tenacia, le larghe intese.

Da Il Fatto Quotidiano del 23/04/2013.
Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

Se Orfini endorsa Renzi per sacrificarlo e toglierselo dalle balls siamo punto e a capo...
così ....tanto per distinguere il Bene dal Male ...
mentre D'alema è sereno, a spasso col suo cane ( parole sue) la stampa gentilmente offerta da Zio fa i suoi articoli beautiful
( Gramellini è sempre er mejo)
glissando, secondo me , sul fatto che non serve aspettare governi, voti congressi vari

101 TDC hanno silurato Prodi
ed è questo il gruppo che deve andare a fare un altro partito.
non c'è bisogno di contarsi su altro

è stato candidato male?
ma dico stiamo giocando a biglie? stiamo cugghiuniannu ? come direbbe CEtto
e allora prendete i cabbasisi , come direbbe Camillieri , alzate 101 manine e dite : NO.

non è l'appoggio alle larghe intese che identifica chi è fuori dal pd.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

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Gustavo Zagrebelsky



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La prima vaccata di Barca.


VIDEO - SCISSIONE A SINISTRA, BARCA DICE NO: "MA CACCIAMO GLI INCAPACI"

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/04/ ... ci/229593/


In questo caso, se intende “cacciare gli incapaci”, vada al Nazareno, si faccia dare la chiave dal custode, abbassi la serranda della sede del Pd, chiuda a chiave e poi vada a Ponte Miglio. Lì getti la chiave nel Tevere.

Risparmia tempo.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

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Come inizia una guerra civile – 98
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La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 43
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La premiata ditta “Pompe funebri – Becchini & Becchini” – 22
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Repubblica 23.4.13
Torino
Una Pallacorda sotto la Mole “Come i rivoluzionari francesi”

Il «Terzo Stato» del Pd si mobilita per un patto rifondativo e di lealtà al partito. Domenica la sede di Torino dei Democratici si è trasformata nella «Sala della Pallacorda », format che si ispira ai rivoluzionari francesi. Partito da un tam tam via internet, sta prendendo piede in altre città. Mercoledì sono state autoconvocate riunioni simili a Napoli, Bologna e Cagliari. A Torino più di 250 persone chiedono di resettare i vertici del Pd, a tutti i livelli, e dicono no a qualsiasi governissimo.
Insomma, come il Terzo Stato francese ha combattuto la nobilità, così «l’eterogeneo Terzo Stato del Pd deve combattere l’oligarchia della vecchia classe dirigente», dicono tre dei giovani che hanno promosso l’autoconvocazione, Fabio Malagnino, Matteo Beghini e Diego Sarno. Non sono mancate le critiche. «Ecco il grillismo strisciante delle assemblee permanenti dentro il Pd», oppure «vogliono fare una nuova corrente», «qualcuno vuole strumentalizzare la giusta rabbia di molti giovani per altri fini». E i rivoluzionari torinesi rispondono: «Queste sono logiche vecchie, nessuno ha il copyright. Non vogliamo fare una corrente, ma smuovere il partito. Non siamo i grillini del Pd».
(d. lon.)



Repubblica 23.4.13
Bologna
I manifestanti alla Bolognina “Qui bisogna resettare tutto”

I trentenni del Pd ripartono dalla Bolognina. Non s’arrendono alla “morte” del Partito democratico i giovani assessori della giunta di Virginio Merola, che al Quirinale hanno sognato Romano Prodi o Stefano Rodotà. Neorottamatori del gruppo dirigente nazionale che «ha bombardato il Pd fino a farlo esplodere»: «Noi — scandiscono — non permetteremo che questo partito muoia». In media hanno trent’anni Matteo Lepore e Luca Rizzo Nervo, e ieri mattina hanno preso in mano la rifondazione del Pd sotto le Torri: a partire dalla parola d’ordine #ResetPd, hanno convocato per domani sera militanti e iscritti allo storico circolo Pd della Bolognina, a due passi dove nel ‘91 Achille Occhetto diede addio al Pci. «Bisogna “resettare” il partito — dicono — rifondarlo a partire da militanti e iscritti, che sono i nostri mattoni». Con loro ci sono giovani di tutte le appartenenze, renziani e bersaniani, «a prescindere dalle correnti e da qualunque capobastone». Sullo sfondo il richiamo del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, che conduce il Pd alle larghe intese. I trentenni bolognesi non arrivano a invocare il voto, ma guardano con attenzione a quel che accade a Roma: «Non daremo la fiducia in bianco. Siamo contro gli inciuci».
(s. b.)



Repubblica 23.4.13
Bari
“Lasciate stare il governissimo per il bene nostro e del Paese”

Occupazioni simboliche, slogan, amarezza. Ma «la base non si arrende. Il Pd siamo noi» scrivono i giovani democratici su striscioni e cartelli appesi in tutta fretta nei momenti di massimo sbandamento. Tante le sedi simbolicamente bloccate dai Giovani democratici anche in Puglia, mentre la possibilità di intesa tra Pd e Pdl per l’elezione del presidente della Repubblica si facevano sempre più concrete. Bari, Gravina, Adelfia, Noicattaro, Bitetto.
Ma è da sabato che è cominciata la mobilitazione unitaria, con l’occupazione del quartier generale provinciale nel capoluogo pugliese.
L’invito è stato esteso a chiunque si riconosca negli ideali del centrosinistra, al di là delle tessere del partito. Iscritti di tutte le età e amministratori stanno partecipando all’#occupypd. Il sindaco di Bari Michele Emiliano si è subito fatto vedere, come il rettore Corrado Petrocelli. Oltre allo striscione sulla porta della palazzina, cartelli di senso vietato con al centro la parola tanto odiata: «Governissimo ». Dopo la nottata in sede e l’assemblea permanente di domenica, ora gli interessati si riuniranno ogni sera alle 19 per discutere insieme e stilare un documento: «Vogliamo dimostrare il nostro attaccamento al partito».
(al. rip.)



Repubblica 23.4.13
Palermo
“Primarie e apertura a Grillo basta con tessere e correnti”

Mobilitazione in tutte le province siciliane, sit-in di fronte alle prefetture, occupazioni di sedi e assemblee permanenti. La protesta dei Giovani democratici proseguirà mercoledì nei nove capoluoghi siciliani: ci saranno volantinaggi con le proposte da avanzare sia al Pd nazionale, con il no fermo all’ipotesi di un governissimo col Pdl, che a quello regionale. Per esempio, la richiesta di un confronto con M5S. «Vogliamo essere coinvolti nelle scelte, con primarie aperte a tutti.
Basta col partito delle tessere e delle correnti», dice Marco Guerriero, 27 anni, segretario provinciale dei giovani democratici. La protesta dilaga in tutta l’Isola. La prima sede di partito occupata è stata quella di Catania al momento dell’annuncio della candidatura di Franco Marini. Sabato sera, poi, i giovani Pd hanno «preso» la sede regionale a Palermo che è stata «liberata» ieri. «Siamo riusciti a ottenere finalmente una stanza. Il partito non ci ha mai riconosciuti e non ci aveva mai voluto dare uno spazio per le nostre riunioni», aggiunge Guerriero. Spiega il segretario regionale, Salvo Nicosia: «Abbiamo scelto la protesta in tutte le città siciliane domani, per un cambio di rotta del Pd, in cui ancora crediamo». Appello anche a Crocetta.
(a. r.)



Repubblica 23.4.13
“Niente inciucio o ve la vedrete con noi” i giovani sognano la presa del partito
Da Twitter all’occupazione delle sedi, la rivolta dei democratici under 30
di Tommaso Ciriaco

La rivolta della base del Pd contro l’ipotesi di un accordo sul governo con il Pdl arriva dai Giovani democratici. Sono loro che nei giorni scorsi hanno occupato decine di sedi in tutta Italia, per protestare contro la candidatura di Franco Marini al Quirinale. Il fallimento della corsa di Romano Prodi e l’idea di un esecutivo con Berlusconi hanno fatto il resto. Da Torino a Palermo, passando per Bologna e Bari, sono stati gli under 30 a dare vita all’occupazione delle sedi. Una scelta
clamorosa, in alcuni casi sospesa solo per capire le prossime mosse del quartiere generale. I primi focolai di rivolta risalgono a giovedì, quando a Firenze, Lucca e Prato i giovani del Pd hanno occupato le sedi o dato vita a forme di mobilitazione contro la candidatura Marini. E poi ancora, nelle ore successive, Cagliari, Catania e Viterbo. A Torino i militanti hanno scelto la strada della autoconvocazione; a Teramo i Giovani Pd si sono sospesi dalle cariche. Quasi ovunque lo slogan è “Occupy il Pd”.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Don Farinella all'acido muriatico


Proposta di speranza residua per salvare il Paese

di Paolo Farinella
| 23 aprile 2013Commenti (6)



Nel 2° giorno del I anno del II regno di Giorgio imperatore, nel momento in cui si guardano le macerie di un Paese maledetto che non sa scrollarsi di dosso un destino di dissoluzione, possiamo provare a come uscire dal buco nero della disperazione in un solo modo, ma so che non è quello verrà scelto perché il sistema democratico è antitetico al regno degli interessi loschi, al cui servizio si è messo, ormai da tempo, anche Napolitano che vuole passare alla Storia come il «presidente condiviso».



Nello stesso giorno in cui lui benediceva urbi et orbi ladri e fannulloni assiepati al corral del parlamento, la Cassazione per non essere da meno rimandava sine die la decisione del trasferimento del processo di Berlusconi (Ruby) da Milano a Brescia, rimandando così lo stesso processo a data da destinarsi.




Si poteva disturbare il nano mentre sta architettando con il re la salvezza sua in eterno e anche oltre?


Tutti proni davanti a Giorgio II, principe inciuciante, che ha scaricato il Pd (ci voleva poco anzi niente) e ha sposato la tesi Berlusconi/Monti per un governo di fraintese.




La soluzione unica, la sola che potrebbe salvare il Paese, è che il Movimento 5Stelle prendesse l’iniziativa e proponesse al Pd pochi punti «fattibili», senza aspettare riforme stratosferiche, impegnandosi a stare insieme per circa un anno, il tempo delle riforme istituzionali: legge elettorale, riduzione del numero dei fannulloni parlamentari, abolizione del senato come è attualmente, abolizione drastica del rimborso elettorale, porre un tetto alle pensioni vergognose.


A seguire: garantire un minimo vitale a chi sta morendo, porre in atto misure per il lavoro, esodati, potenziare fortemente la ricerca, ridurre le tasse sul lavoro e sulle imprese, abolire il programma degli F16, abbattere del 50% le spese militari, togliere ogni emolumento ai gruppi, ai giornali di partito, togliere la cittadinanza a chi evade le tasse, ripristino più drastica della legge sulla ineleggibilità, togliere il falso in bilancio, legge ferrea sulla corruzione, eliminazione degli appalti pubblici.


In questo modo si potrebbe avere un governo secondo il dettato delle ultime elezioni con un presidente del Consiglio fuori della mischia e i ministri, pochi, stringati, morigerati e presentabili presi dalla società civile.



Questo Parlamento è indegno di fare parte di un governo perché non è stato capace di nominarlo, non è stato capace di eleggere un presidente della Repubblica, si è dichiarato fallito, decotto e impudente.



Ora costoro non possono dettare legge. Io li ripudio, come ripudio Giorgio imperatore che ancora oggi non ha aspettato nemmeno che il Pd facesse la sua Direzione per nominare chi dovesse andare da lui per le consultazioni, segno che lo vuole fare fuori con le sue stesse mani.


Berlusconi ringrazia e riserva un posto privilegiato a Giorgio II nel suo mausoleo di Arcore, accanto a Bondi e Ferrara.

Grillo ha sbagliato tutto: poteva, doveva, ci sarebbe riuscito. Ha cincischiato, ha urlato, ha streamingato, ha governato i suoi che non conosceva neppure, ha nominato presidenti dei gruppi incompetenti (e anche ignoranti), invece di dedicarsi a formare un gruppo omogeneo e agguerrito. Avrebbe dovuto fare nomi e proporre programmi di governo, messi in rete. Invece ha usato la rete a suo uso e consumo, senza democrazia e rispetto. Ha aspettato che i ladri e corrotti cadessero come pere marce, senza rendersi conto che quelli avrebbero impiccato anche la loro madre pur di stare a galla, riuscendoci con l’aiuto della Levatrice Napolitana. Ora Grillo ne paga le conseguenze come in Friuli, dove dimezza i consensi

E’ ancora in tempo, forse, se corresse dal Pd e dicesse: facciamo un programma minimale insieme e andiamo da sua maestà il Napolitano e gli diciamo: «Alt! Bellezza! Noi abbiamo la maggioranza. E’ la Democrazia, bolloccio! E’ la democrazia! Rassegnati! Berlusconi non governerà».


L’Italia riparta e politicanti, politichetti e apprendisti inciucianti imparino dai loro errori. Così fan gli uomini e le donne seri.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04 ... ua/573070/
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

....Passava la sera scolando barbera............................


VIDEO - BRUNETTA: "DA PDL VIA LIBERA AD AMATO O RENZI PER UN GOVERNO DI 5 ANNI"http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/04/ ... ni/229586/
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Consultazioni, Berlusconi: "Serve governo politico forte, non di passaggio"
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Cronaca di un affondamento annunciato - 45




Il contrasto è forte, anzi, …fortissimo

Ieri lo scenario surreale di un parlamento di falliti che Don Farinella definisce in questo modo:

“Nello stesso giorno in cui lui benediceva urbi et orbi ladri e fannulloni assiepati al corral del parlamento…”,

che al cazziatone di Giorgio imperatore si lascia andare in un lungo applauso che un intero Paese ancora più irritato e inferocito si rende conto che i falliti non hanno capito, o hanno fatto finta di non capire, che le parole durissime dell’imperatore erano rivolte a loro.

In un Parlamento dove anche l’imperatore che usa parole durissime verso i reprobi, si autoassolve dai suoi errori di questi ultimi due anni che hanno segnato in modo netto la strada che ci ha portato allo sfascio con scelte sbagliate.

Con la visione orrenda di una diretta streaming dal museo degli orrori dei morti viventi della direzione del Nazareno, la vita al di fuori della cittadella dorata della casta, che si sorregge in tutti i modi per prolungare lo stato agonico in cui è piombata in modo irreversibile, miete in continuazione vittime nell’indifferenza generale che ci ricorda tanto l’adattamento della poesia di Martin Niemöller attribuita a Bertold Brect.

Don Farinella usa parole forti, inusuali per un prete cattolico predisposto al perdono, contro chi potrebbe fare ma non fa per una serie di motivi per niente giustificabili.

E anche se ci colpisce nel tono, la ragione è con lui.


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Milano, duplice suicidio per il lavoro. In una lettera al figlio: non ti ricorderai di me

Due ragazzi, entrambi del 1980, si sono tolti la vita la sera del 21 aprile. Il fatto è avvenuto in un appartamento di piazza Tommaseo, nel centro della città. Sono stati trovati su due letti separati, i sacchetti di plastica sul volto. Fatale il gas inalato. Secondo gli investigatori si tratta di un gesto legato alla depressione
di Davide Milosa | 22 aprile 2013
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L’appartamento in ordine. Pochi metri quadri non di più. Basta qualche secondo e la normalità si trasforma in tragedia. Nella stanza due letti affiancati. Sopra due corpi. I volti coperti da sacchetti di plastica. Accanto due bombole di elio con i tubi collegati. A terra una boccetta di Valium vuota. Sul tavolino due lettere firmate.

La morte arriva così, lieve, ma inesorabile. Arriva e spezza la rifinita quotidianità di piazza Nicolò Tommaseo, cuore della Milano bene, palazzi con intonaci color pastello, balconi ordinati di fiori e giù in strada un bel giardino con piccoli alberi e il palazzo dell’esclusivo istituto Marcelline.

La storia inizia così e subito squaderna protagonisti e comparse. I due morti: ragazzi di poco più di trent’anni. I parenti, tanti, sbigottiti, senza parole, pieni di lacrime, che attendono i rilievi della scientifica e l’arrivo del carro funebre. Osservano senza quasi respirare. Vedono gente in tuta gialla che solleva i corpi chiusi dentro sacchi blu. Poi, resta solamente l’attesa e il dolore di cui si ha paura perché si sa che ti travolgerà, ma non si immagina come.

In questo spicchio di città, la scena scorre dentro a una pioggia battente. I parenti da un lato, i cronisti dall’altro. Divisi da tutto. Ma uniti nel tentativo di capire perché Guido S. e Fabio B. - entrambi classe ’80 – si sono suicidati. Assieme, percorrendo gli ultimi istanti della loro giovane vita. Di domenica sera, verso mezzanotte. E dopo aver passato il pomeriggio allo stadio festeggiando la vittoria della loro Inter.

Ore normali, dunque, che poi precipitano dentro a un abisso. Nel chiuso di un piccolo appartamento al piano ammezzato. Il palazzo sta sulla sinistra. Palazzo di lunghi balconi. Palazzo di famiglia, quella di Guido. Famiglia della Milano benestante. Qui Guido ci veniva ogni due settimane. Arrivava da Londra dove lui, laureato in ingegneria, aveva trovato un impiego alla General Electrics.

A Milano ritornava sempre per vedere gli amici, ma soprattutto la sua bambina, avuta durante una relazione liceale. Amore acerbo, e mai sbocciato. Niente matrimonio, ma con la ex i rapporti sono rimasti ottimi. Guido divideva così la sua vita: da un lato la bambina, dall’altro quel lavoro regolare e ben pagato. Lavoro che Guido però mal sopportava. La polizia lo capirà in serata e dopo aver verbalizzato le parole dei parenti. Male di vivere.

Ecco il detonatore silenzioso.Depressione, forse. L’incapacità di Guido di reggere al destino di figlio di papà. Ribelle, ma a modo suo. Incapace, forse, di accettare una esistenza incasellata.
Al suo fianco, nella morte, Fabio. Amico da tempo. Insoddisfatto anche lui per il lavoro. Il lavoro che però, nel suo caso, mancava da troppo tempo. Sì perché Fabio, residente a Cornaredo, una vita regolare la cercava, la voleva. E invece ogni tentativo finiva male. Niente soldi. Ma soprattutto la rabbia per il futuro di quel figlio avuto da una donna mai sposata. Un figlio di appena due anni, cui Fabio voleva donare una vita differente. Solida e sicura.

Eccolo allora, il motivo. Il lavoro, nient’altro. Il lavoro che, pur non mancando, paradossalmente, rischia di azzopparti come quando manca del tutto. Destini differenti, quelli di Guido e Fabio, ma uniti nella fine. Il nastro così torna indietro di poche ore. Questa mattina la mamma di Guido, anche lei residente in piazza Tommaseo, chiama il figlio, ma il telefono suona a vuoto. Si preoccupa. Mica per nulla, Guido deve ripartire per Londra. Scende al piano ammezzato. Suona senza risposta. La chiave non gira. La porta è chiusa dall’interno. I pompieri arriveranno verso le 12 e 45. Pochi istanti per forzare la porta. Ancora meno per trovare i corpi senza vita. Doppio suicidio. L’ipotesi diventa subito una certezza. Altri scenari vengono esclusi. Non si tratta di omicidio-suicidio. Sulla scena tutto parla di normalità.

L’appartamento è in ordine. Mancano segni di violenza. Non c’è droga né bottiglie di alcolici. Niente sballo in questa storia. Gli agenti, invece, troveranno il Valium. Boccetta vuota. E mille pensieri per decifrare quel gesto. In tutto premeditato, a partire dalle bombole di elio. In casa gli agenti non hanno trovato scontrini. Le bombole però hanno un numero si serie, utili per risalire al venditore e riannodare le ultime ore di Guido e Fabio.

E poi ci sono quelle due lettere. Entrambe scritte da Fabio. Una per i genitori. Dentro le scuse per quello che, forse, aveva già deciso di fare da molto tempo. Scuse e rimpianti, rabbia anche, per quel lavoro inafferrabile, quasi impossibile. Un’altra lettera, invece, straziante, indirizzata al figlio di appena due anni.




Poche parole incise più che scritte. “Tu – scrive Fabio – manco ti ricorderai di me”.




Niente parole per Guido. Niente lettere o pensieri. Solo quel gesto, lento, calibrato, silenzioso. Lo stesso silenzio che ora si respira qui in piazza Tommaseo, dopo che le volanti sono ripartite, assieme ai corpi e ai parenti.

L’ultimo frammento lo scatto di un fotografo a una bellissima piazza di Milano. Bellissima ma svuotata.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04 ... di/572390/
Ultima modifica di camillobenso il 23/04/2013, 20:13, modificato 3 volte in totale.
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