Come se ne viene fuori ?

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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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La premiata ditta “Pompe funebri – Becchini & Becchini” – 33
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l’Unità 25 aprile 2013

Il partito democratico salvato dai ragazzini

di Pasquale Scimeca


L’ALTRA SERA, TORNANDO A CASA, STANCO DOPO UNA GIORNATA DI LAVORO E DI FREDDO, IN QUESTO INVERNO che non ne vuol sapere di finire, mi sono buttato sul divano e ho acceso la televisione. È una cosa che non faccio mai, ma avevo letto che su La 7 ci sarebbe stata una trasmissione dove si parlava del Partito democratico.
Be, insomma, lo sapete tutti quello che sta succedendo in questi giorni!

Mentre il mio disgraziato Paese affonda lentamente, ma inesorabilmente, verso una decadenza economica e morale che sembra inarrestabile, il Partito in cui avevo riposto le speranze, che avevo votato, e avevo convinto decine di miei amici a votarlo, si era sciolto, come un panetto di burro lasciato sopra una panchina al sole.

Nello studio televisivo c’erano i soliti personaggi: il politico (dalla faccetta furba e stanca), il giornalista di destra (il direttore del Giornale), e quella di sinistra (Bianca Berlinguer).

Stavo quasi per spegnere il televisore, e andarmene a letto a leggere un libro quando, in collegamento da Udine, è comparsa una giovane donna, dalla bella faccia rotonda come una bambola di porcellana d’altri tempi.

Era Debora Serracchiani, che aveva appena vinto le elezioni in Friuli, prendendo 50.000 voti in più della coalizione di centrosinistra che la sosteneva, e insieme a lei, il conduttore del programma, presenta al pubblico che sta a casa, e quindi anche a me, un folto gruppo di ragazzi e ragazze, che sono quelli che in questi giorni occupano, per protesta, le sedi del Partito democratico.

A vedere la faccia della governatrice del Friuli che parlava con grazia, pur dicendo cose terribili:


«Voglio sapere chi sono quei 101 traditori che hanno votato contro Prodi, voglio conoscere i loro nomi uno per uno»,


ma soprattutto, a vedere le facce di quei ragazzi, a sentirli parlare, ho provato, dentro di me, un profondo senso di commozione.

Ma come, mi sono detto, l’impulso primario che stimola l’aver visto/vissuto le vicende di questi giorni è quello di mandarli tutti a quel paese, di lasciare questi dirigenti, questi opportunisti a loro stessi, alla loro deriva e non votarli mai più, e questi ragazzi dimostrano un affetto e una dedizione al loro partito, da spingerli ad occuparne le sedi, a impegnarsi ancora di più a voler lottare per provare a cambiare questa povera patria, dove il destino ha voluto che nascessero.

Mi sono sembrati come i ragazzi della via Pal, disposti a tutto, pur di difendere il luogo che considerano il proprio accampamento, il loro rifugio dai mali del mondo.
C’era un entusiasmo, ma anche una saggezza nelle loro parole, negli occhi e nei gesti che li esprimevano. Uno di loro ha detto: «Io sono andato a occupare la mia casa. Si perché quella casa è anche mia» e un altro ha detto: «Io non voglio lasciare il mio partito nelle loro mani» e una ragazza ha rincarato: «Perché siamo noi il partito. Noi che andiamo nei quartieri e nei mercati a distribuire i volantini, e ci mettiamo la faccia, e ci prendiamo gli insulti per tutte le porcate che combinano quelli lì a Roma».

Se «quelli lì a Roma» uscissero dalle loro macchine blu, e andassero nei circoli, o nei bar, o sugli autobus, o nelle scuole ad ascoltare attentamente questi ragazzi, allora capirebbero con più facilità, quello che molti (i due terzi degli uomini e delle donne di questa nazione) ormai hanno compreso, inclusi quei milioni di elettori di destra che non l’hanno più votato quel signore.

Il motivo inconscio, per cui non vogliono neanche sentir parlare di accordi con Berlusconi, è prepolitico, è prima di tutto morale. Non ha niente a che vedere con la tattica, con le alleanze e tutto il resto, è che loro, sentono il bisogno «esistenziale» di difendersi dalla corruzione morale che quest’uomo, più o meno inconsapevolmente, ha rappresentato in questi ormai quasi vent’anni in cui ha imposto il suo potere sull’Italia.

A sentirli parlare, questi ragazzi, a vedere la sincerità che vi è nei loro occhi mi è venuto il desiderio di prendere anch’io la tessera del Partito democratico, quanto meno per poter avere anch’io una casa da condividere con gli altri, un luogo dove difendermi dalle ingiustizie e dalle brutture di questo mondo.


Mi è venuto in mente l’ultima volta che ho avuto la tessera di un partito: l’anno in cui è morto Berlinguer, quell’uomo che predicava nel deserto la questione morale, quell’uomo che andava di fronte ai cancelli di Mirafiori a difendere gli operai col suo esile corpo.


E con questa piacevole sensazione di «appartenenza» a un popolo che non credevo esistesse più, mi è venuto in mente il pensiero: «Vuoi vedere che questi ragazzini avranno la forza di salvare il Partito democratico»? E quando dico il partito, intendo qualcosa di nobile, un’anima, l’anima cristiana del nostro popolo.


Ho spento la televisione e sono andato a letto, con un sogno, un sogno infantile, lo riconosco, ma nei sogni ogni cosa può avverarsi.
Che i dirigenti, i deputati che abbiamo mandato in Parlamento in nostra vece, potessero, all’improvviso, avere un’illuminazione e ascoltare quei ragazzi, e darsi da fare per cambiare, finalmente, la politica e la morale della nazione.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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il Fatto 25 aprile 2013

Achille Occhetto
“Altro che 101, l’inciucio arriva da lontano”

di Enrico Fierro



Ha ragione Michele Serra: i nemici della sinistra sono dentro la sinistra. Solo così si spiegano gli eventi di questi giorni, il tradimento di cui è stato vittima Romano Prodi, il no assurdo a Stefano Rodotà, la rielezione di Napolitano, il governo che chiamano delle larghe intese e la resurrezione politica di Silvio Berlusconi”.

Parla Achille Occhetto, l’ultimo segretario del Partito comunista italiano, il regista della Bolognina, “un grande processo storico, altro che le cosette di questi giorni, il tentativo di uscire da sinistra dal crollo dell’impero sovietico e dalla crisi del comunismo”.

Onorevole, lei parla di resurrezione di Berlusconi, ma il potere del Cavaliere nasce nel 1994, quando sconfisse la sua “gioiosa macchina da guerra”.

Storicamente sbagliato, quella fu una vittoria di Pirro, il vero potere di Berlusconi nasce quando dall’interno dell’Ulivo viene distrutto l’Ulivo e inizia l’inciucio.

Sono stanco di questa semplificazione.

Presto leggerete tutta la verità su quei giorni in un mio libro, il titolo sarà proprio La gioiosa macchina da guerra.


Ma l’inciucio si materializza oggi.
Sì, ma viene coltivato da ampi settori del Pd.



Quello che è avvenuto in queste settimane non è frutto del caso.



Vista l’evoluzione degli eventi, posso dire che il tutto era preparato da tempo.



Bersani riceve l’incarico ma ha un mandato limitato e non può sperimentare anche per il governo il metodo che ha portato all’elezione di Piero Grasso alla presidenza del Senato.



Il secondo passaggio è la proposta di Franco Marini per il Quirinale, la personalità più adatta per arrivare a un governo col Pdl.



Fallisce e spunta la soluzione Prodi, subito impallinato da 101 franchi tiratori del Pd.





Non si tratta di cani sciolti, Bersani sbaglia quando denuncia l’anarchia dentro il suo partito, quei 101 sono il frutto di una organizzazione forte e con un obiettivo preciso: il governo con Berlusconi.








Praticamente il suicidio del Pd.





Chi ha innescato questi processi non ha affatto a cuore le sorti del Pd, della sinistra e del centrosinistra.






Chi ha manovrato per un governo con Berlusconi sa che il Pd è destinato a perdere e a perdersi, ma non è preoccupato di questo.






Perché ci sono interessi superiori, la conservazione di quote di potere personali o di corrente, lo stare dentro un sistema di potere forte.







C’è una parte del Pd ricattabile, ci faccia dei nomi?



I nomi me li tengo per me, diciamo che sono le stesse figure che storicamente hanno impedito, dopo la fine del Pci e la svolta della Bolognina, la creazione di un grande partito di sinistra.






Gli stessi che nello scontro col vecchio sistema hanno fatto da freno alla trasformazione dei partiti e della politica.




É il male oscuro che ha accompagnato la storia della trasformazione del Pci.




Qualcuno paragona questa fase con quella del compromesso storico berlingueriano.
Ma mi faccia il piacere!

Quello era un compromesso tra forze e culture diverse in una fase drammatica della vita del Paese, ma era limpido trasparente, chiaro, qui siamo all’opacità totale, al compromesso sotto banco.


Un nome, Beppe Grillo.

Grillo è la febbre del sistema, chi si lamenta della febbre dovrebbe curare la malattia.


Noto che molti dei giovani che ha portato in Parlamento avrebbero potuto militare a sinistra, si battono per la giustizia, per l’equità sociale, per la pulizia della politica, temi nostri.


Altro nome, Matteo Renzi.
Lo vedo bene per la voglia di cambiare radicalmente i gruppi dirigenti, sono diffidente sulla sua visione politica tendenzialmente moderata.



Il Pd è finito?
Diciamo che è nato malissimo.


Perché è stato il frutto della fusione di due apparati e non la contaminazione di culture diverse.


E adesso Barca, Vendola, Cofferati, la sinistra riparte da qui?
Adesso si apra una fase costituente, facciamo le primarie sulle idee, confrontiamoci su quali devono essere i pilastri di una nuova aggregazione politica. Solo così daremo una speranza a questo Paese. Per non affondare nell’inciucio e per non morire berlusconiani.




il Fatto 25.4.13

Il premio nobel Dario Fo
No alla grande ammucchiata Pd-Pdl
“Scelta disperata per salvare un partito e il Cav”

di Beatrice Borromeo



È un lapsus freudiano a far sgranare gli occhi celesti al premio Nobel Dario Fo: quello del neopremier Enrico Letta, che ha indicato Giorgio Napolitano come il presidente del Consiglio.

“Perché di fatto lo è.



Chiamarlo “Re Giorgio” oggi non è più un trionfalismo satirico, ma la verità. Napolitano è il croupier”, dice Fo mentre, passeggiando sulle colline umbre, descrive come se fosse un’opera la grande messa in scena dell’“inciucissimo”.



Dario Fo, lei era il primo firmatario di un appello al Pd perché non mettesse “una lastra tombale sulla speranza di rinnovamento di due terzi degli elettori italiani, portando alla Presidenza della Repubblica una figura della vecchia casta”. Poi è riapparso Napolitano.





È stata una scelta sballata, e non solo perché inconsueta: un gesto disperato per salvare sia il Pd, allo scatafascio, sia il collo di Berlusconi.





Da cosa?
Dal pericolo di essere acchiappato e condannato. Il numero esorbitante di processi che il Cavaliere ha in corso l’ha fatto tremare. Nel pacchetto c'era questo: voi salvate me e io salvo voi.




Le chiamano larghe intese.


È la grande dimensione dell’inciucio, che Napolitano definisce patteggiamento civile. Ma vendere la salvezza a un uomo che non la merita e garantire le sue aziende e la sua forza economica e strategica è un patto scellerato.






Dice che il conflitto d’interessi non sarà al centro del programma di governo?
Questo elemento, che è fondamentale, non è saltato dopo la nomina di Letta, ma appena Napolitano ha ottenuto il secondo mandato.


Il Pd gioca con regole alterate.


Se si fosse impuntato, questa volta, avrebbe potuto sistemarle. Invece, come sempre, ignorerà il conflitto d’interessi e continuerà a perdere.


Enrico Letta è un politico trasversale, che piace a Washington come al Vaticano, va d’accordo con Alfano e con D’Alema. Pensa che riuscirà a formare un governo?
Non so, lo conosco poco. Ma l'ho sempre visto come un’ombra, come un porta parola di secondo livello. Diciamo una riserva, per non offenderlo. Di quelle che parlano nel più profondo linguaggio politichese.


Eppure è giovane.
All’anagrafe sì.

Ma ha già imparato a deviare dalle questioni centrali che la politica dovrebbe affrontare.


Abbiamo votato pochi mesi fa eppure ci ritroviamo con un premier che gli elettori conoscono a stento, scelto, proprio come Monti, da Napolitano. Anomalia italiana?


E anche un bel colpo di fortuna, per lui. La bravura di certi giocatori sta nell’esserci quando c'è bisogno, pronti ad accontentare tutti, tranne che il pubblico.

Questi personaggi emergono grazie ai difetti degli altri, troppo invisi, incapaci o sleali.



E gli elettori, in questi giochi, dove sono?






Spariscono. Esistono solo in campagna elettorale.








Il Pd ha fatto le primarie promettendo di ascoltarli.





“Siete voi che decidete”, giuravano.





Poi invece impostano un governo nel quale gli elettori proprio non contano.


Per questo, a protestare in piazza, ci sono quasi più tesserati del Pd che grillini.
Molti hanno faticato a capire la candidatura di Marini.
Quelli del Pd volevano qualcuno che, al momento giusto, si occupasse di loro. Rodotà sarebbe stato difficile da gestire.




Così però il Pd rischia di sparire, appena si torna alle urne.





Da sempre i politici, nei momenti cruciali, si aggregano in caste interessate solo alle posizioni individuali.


Pensano a continuare la propria scalata al potere, non solo politico ma anche bancario.


E perdono il contatto con le persone.


Pensate a Bersani, che non va a Taranto, massacrata dai veleni dell’Ilva, perché aveva accettato soldi dalla famiglia Riva.


Procedono per cinismi, insultando quelli che li votano e li tengono in piedi. Sto leggendo poemi straordinari di Majakovskij sugli operai.

Li esortava a non credere mai a un dirigente politico, perché ci si accorge subito che mente, che non è interessato ai problemi di chi lo ascolta. “Voi operai, i fottuti”, scriveva.

Sono passati settant’anni, ma che precisione.
Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

quelli che come i giovani del pd

MMMM eccola la Serracchiani mi stavo giusto chiedendo: a quando il suo ruggito?
tutti a prendere la baionetta , i giovani :mrgreen: , quando a sbraitare era solo Renzi però muti! prima vedere come finire, poi, se conviene, reagire . bravi, otto più.

Ou YEah ....

i giornalisti si ricordano che esiste Occhetto... 8-) mi pare giusto, mi pare opportuno..... a quando l'intervista con Bertinotti? e la rimpatriata da porta a porta?

ot
Zio perchè metti tutto quello spazio di interlinea? cortesia ....lascia solo un " a capo" ( un colpo di invio) per ogni frase o paragrafo..... mi stressa tutto sto scroll ....
thanks. :)
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Amadeus ha scritto:quelli che come i giovani del pd

MMMM eccola la Serracchiani mi stavo giusto chiedendo: a quando il suo ruggito?
tutti a prendere la baionetta , i giovani :mrgreen: , quando a sbraitare era solo Renzi però muti! prima vedere come finire, poi, se conviene, reagire . bravi, otto più.

Ou YEah ....

i giornalisti si ricordano che esiste Occhetto... 8-) mi pare giusto, mi pare opportuno..... a quando l'intervista con Bertinotti? e la rimpatriata da porta a porta?

ot
Zio perchè metti tutto quello spazio di interlinea? cortesia ....lascia solo un " a capo" ( un colpo di invio) per ogni frase o paragrafo..... mi stressa tutto sto scroll ....
thanks. :)

Fai uno sforzino che ci arrivi, perché in logica sei tutt'altro che carente
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

I partiti di oggi sono COMITATI D’AFFARI
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Sondaggi Swg - Agorà

Pdl..........=..27,00 %
M5S........=..25,50 %
Pd...........=..22,00 %
Sel..........=....5,30 %
paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da paolo11 »

Ieri sera ho visto Servizio Pubblico di Santoro.Fassino del PD e altri.Gli hanno chiesto per quale motivo non hanno votato Rododà.Risposta il PD non in blocco non l'avrebbe votato.
A questo punto qualcuno mi può spiegare cosa è il PD.
Visto che con la votazione per Marini area ex DC lo stesso Renzi stessa area non lo voleva votare.
Visto che puo Prodi area ex dc pure quello non ha avuto i voti.
Rodotà niente.
Ma quante anime ci sono nel PD.E come può chiamarsi di centrosinistra visto le votazioni .
Qualcuno me lo spiega?
Ciao
Paolo11
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

paolo11 ha scritto:Ieri sera ho visto Servizio Pubblico di Santoro.Fassino del PD e altri.Gli hanno chiesto per quale motivo non hanno votato Rododà.Risposta il PD non in blocco non l'avrebbe votato.
A questo punto qualcuno mi può spiegare cosa è il PD.
Visto che con la votazione per Marini area ex DC lo stesso Renzi stessa area non lo voleva votare.
Visto che puo Prodi area ex dc pure quello non ha avuto i voti.
Rodotà niente.
Ma quante anime ci sono nel PD.E come può chiamarsi di centrosinistra visto le votazioni .
Qualcuno me lo spiega?
Ciao
Paolo11


Le correnti del Pd erano 27 circa un anno fa. 25 circa 2 mesi fa. 22 Nell’ultima conta.
http://it.wikipedia.org/wiki/Correnti_d ... emocratico

**

Ad agorà, stamani, hanno accennato che nel Pd comandano in pratica i capi tribù.

http://www.agora.rai.it/dl/RaiTV/progra ... 7.html#p=0


**

Quelli di reset Pd
La rabbia della base Pd alla Bolognina: “Eravamo comunisti, ora siamo la Dc”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04 ... dc/574798/

**

In un vox populi pubblicato in questo 3D si legge:

Evviva finalmente è tornata la Dc.

Quello che non si comprende è che se è un’affermazione di gioia o è solo ironia.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

26 APR 12:24

AVVISATE “REPUBBLICA” CHE SILVIO, DOPO IL SALVACONDOTTO OTTENUTO DALLA CONSULTA-NAPOLITANO, ALLE ELEZIONI NON CI PENSA PROPRIO

Il governo si farà, Berlusconi tranquillizzato sul fronte giudiziario ma solo ammuina, ma il Pd pretende di scegliere anche i ministri del Pdl (gradite Lorenzin e Bernini, non la Carfagna, tantomeno i pezzi da 90)…


Carmelo Lopapa per "La Repubblica"


BERLUSCONI ADDORMENTATO ACCANTO A NAPOLITANO
Tutti i dubbi del Cavaliere si restringono ad uno: quanto durerà. L'operazione Letta parte, la fiducia del Pdl sarà garantita, la prossima settimana. «Non possiamo farci carico della responsabilità di un fallimento, l'ho promesso al capo dello Stato, ma devono accettare il nostro programma fiscale e nostri uomini in posti chiave o avrà vita breve» va ripetendo da Dallas Silvio Berlusconi ai luogotenenti che a Roma vivono sospesi tra la voglia di trattare (e entrare nell'esecutivo) e la paura di bruciarsi in un falò di breve durata, da qui all'autunno.


NAPOLITANO - BERLUSCONI
È il dilemma di queste ore che sta paralizzando lo stato maggiore berlusconiano. Troppo favorevoli i sondaggi in questo momento per non mettere nel conto un calo già nelle prossime settimane, dopo l'abbraccio col Pd e magari dopo una nuova manovra lacrime e sangue.

Ma sul da fare il leader Pdl ha messo ormai a tacere tutti i falchi del partito. A loro, il capo ha concesso che certo, «bisognerà stare attenti che l'accordo non ci faccia perdere troppi punti: se sarà così non esiteremo entro l'anno a trarre le conseguenze». Intanto il voto di lunedì in aula non è in discussione. Qualcuno, come il capogruppo al Senato Renato Schifani, si è già tirato fuori dal tritacarne del totoministri.


NAPOLITANO BERLUSCONI
Altri dirigenti di prima fila, come Mariastella Gelmini, appaiono nelle riunioni di via dell'Umiltà assai meno interessati rispetto ad altri. Tanti, però, va detto, sono in rampa di lancio e restano in attesa del disco verde del capo per il grande salto a bordo. A cominciare dal capogruppo alla Camera Brunetta. Ma circolano anche quelli di Lupi, Romani, Bernini, Lorenzin, Carfagna, Calabria.


SILVIO BERLUSCONI CON ALFANO E SCHIFANIQATIPM X
Al segretario Alfano, a dispetto delle smentite, non dispiacerebbe affatto entrare in squadra coi galloni da vice o in un dicastero di peso. Sebbene abbia chiesto, nell'eventualità, di mantenere la carica di segretario Pdl. La tensione è assai alta in via dell'Umiltà. Proprio i sospetti circolati in sede su un "patto dei quarantenni" tra Enrico Letta, Lupi e Alfano per il varo del governo ha indotto il segretario a chiedere e ottenere che il più autorevole dei "falchi", Denis Verdini, facesse parte della delegazione che coi capigruppo ha incontrato il premier incaricato.


VERDINI SOTTO O VESUVIO
Le somme, anche sulle caselle da occupare nel nuovo esecutivo, le tirerà il Cavaliere, che è ripartito nella tarda serata (ora italiana) subito dopo l'inaugurazione della "Library" di George W. Bush, per essere oggi a ora di pranzo a Palazzo Grazioli. E un faccia a faccia proprio con Letta viene dato per probabile già nel pomeriggio, nonostante la smentita del premier abbia fatto pensare a un possibile slittamento a domattina. L'accordo comunque si chiude, sia sul programma, come ha lasciato intendere Berlusconi nelle interviste da Dallas, sia sui ministri.


PALAZZO DELLA CORTE COSTITUZIONALE
L'ordine di scuderia ad Alfano, Verdini, Schifani e Brunetta - sentiti prima e dopo il colloquio di quasi due ore ieri pomeriggio nella Sala del Cavaliere - è stato quello di prendere tempo, e così è stato. Come far parte del team di governo e con quale spinta e quali uomini resta l'incognita. Letta avrebbe proposto ai pidiellini una sorta di svolta generazionale e volti «non spesi» nei governi Berlusconi e Monti.

Alfano gli ha ribattuto che loro non accetteranno designazioni eterodirette. Chi nel Pd lavora al fianco del premier racconta come tutto sarebbe più facile se dall'altra parte avanzassero candidature come quelle di «Lorenzin o Bernini». Deciderà come sempre Berlusconi.

Quel che gli preme adesso è lanciare segnali rassicuranti, sebbene non definitivi, sull'esecutivo. «Facciamolo partire, poi si vede - è stato mood delle telefonate dagli Usa - Rispetto al Pd abbiamo anche un programma economico, loro no».


ZANDA ENRICO LETTA
Detto questo, nel governo che nascerà bisognerà starci in postazioni chiave, è l'altro punto irrinunciabile - assieme all'Imu e alla riduzione della pressione fiscale - che Berlusconi porrà al tavolo del confronto con Letta. Per il Pdl rivendica almeno uno dei tre ministeri strategici: Economia, Giustizia o Interni. Consapevole tuttavia di come difficilmente potrà strappare il Guardasigilli.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

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1. AVVISATE IL ROTTAMATORE FIORENTINO CHE IL “CARO AMICO ENRICO” LO HA ROTTAMATO!

2. RENZI TENTENNA SULLA SEGRETERIA DEL PD E SI AVVITA SU SE STESSO COL CENCELLI IN MANO, MENTRE IL NIPOTISSIMO SEMBRA PIÙ GIOVANE DI LUI E METTE IN RIGA I GRILLINI (IL SUCCESSO DEL GOVERNISSIMO SAREBBE LA FINE DELLE SUE AMBIZIONI)

3. TRA UN LEADER CHE ROTTAMA (CREANDO SOLO NEMICI) E UN LEADER CHE SI ATTOVAGLIA PER DIVIDERE LA TORTA DEL POTERE, SECONDO L’ETERNA FILOSOFIA ANDREOTTIANA (PERCHE’ ESCLUDERE QUANDO SI PUO’ AGGIUNGERE?), L’ITALIA PREFERISCE IL LETTISMO



Claudio Cerasa per il Foglio


Mercoledì pomeriggio, poche ore dopo l'incarico offerto dal presidente del Consiglio, pardon, della Repubblica Giorgio Napolitano all'ormai prossimo presidente del Consiglio Enrico Letta, Matteo Renzi ha convocato nel suo ufficio al primo piano di Palazzo Vecchio alcuni storici amici fiorentini per provare a fare il punto della situazione e immaginare il percorso che potrebbe aprirsi con l'arrivo a Palazzo Chigi del "caro amico Enrico", come tiene sempre a ricordare in queste ore il Rottamatore quasi a voler rimarcare una novità nella natura dei rapporti fra il sindaco e quello che di fatto oggi è il vero successore di Bersani.


La sintesi dei ragionamenti di Renzi con gli amici fiorentini è che la "Letta via" apre una bella partita che consente anche nel Pd molti riposizionamenti e costringe tutti a mettere in atto un grande salto generazionale.

Renzi sa che la figura di Letta in realtà è tutto tranne che un simbolo della rottamazione, e al sindaco non sfugge che il vicesegretario sarà costretto a tenere conto (anche nella formazione del governo, che sarà pronto entro domenica mattina) dei vecchi equilibri e dei vecchi campioni del Pd.


Nonostante questo però il sindaco è convinto che la nuova direzione imboccata dal Pd a trazione napolitaniana spingerà il centrosinistra su un binario in cui il ruolo del Rottamatore sarà sempre più centrale e in cui per forza di cose si verrà a creare uno scenario simile a quello vissuto tra il 2006 e il 2007 da un altro predestinato come Walter Veltroni, da tutti allora considerato nel centrosinistra come il successore naturale alla premiership dell'allora presidente del Consiglio Romano Prodi.


Ieri Veltroni, oggi Renzi. Veltroni, già. Perché se è vero che il consenso ricevuto nelle ore in cui il Pd stava discutendo della sua candidatura a Palazzo Chigi ha rafforzato la posizione del sindaco all'interno del partito; è anche vero che il percorso che si apre per il Rottamatore è simile a quello che aveva di fronte a sé Veltroni nel 2007. Ed è proprio per questo che il sindaco, per non ritrovarsi nelle stesse condizioni dell'ex primo cittadino di Roma, non ha intenzione di candidarsi alla segreteria del Pd: e nel weekend vorrebbe annunciarlo ufficialmente.

Ragionamento di Renzi: fare il segretario in un partito dove il segretario corrisponde alla figura del candidato premier costringe il segretario a essere una figura antagonista a quella del premier; e in questo senso guidare il Pd equivarrebbe a diventare un rivale del nostro presidente del Consiglio, rischiando davvero di fare la fine di Veltroni del 2007: che dopo essere diventato segretario e dopo essere stato costretto a dimettersi da sindaco c'ha messo del suo per far cadere Prodi ritrovandosi poi travolto dalla stessa caduta del Prof.


IL BIGLIETTO DI ENRICO LETTA A MARIO MONTI
Dunque, che fare? E come evitare che l'arrivo a Palazzo Chigi di Letta possa frenare la galoppata del Rottamatore? Renzi ha due strade. Quella più naturale sarebbe la sua candidatura alla segreteria, cosa che gli permetterebbe di avere un peso maggiore sul governo e di controllare il partito rivoltandolo come un calzino e costruendo da una posizione di forza il suo percorso a candidato premier.


Renzi conta di evitare questo tragitto e per questo il prossimo 4 maggio proporrà all'assemblea del Pd una modifica all'articolo tre dello statuto: una separazione netta tra ruolo di segretario e quello di candidato alla presidenza del consiglio (cosa che porterebbe Renzi a sostenere un candidato della "gauche" alla segreteria).

La seconda strada è quella del percorso dall'esterno, con una ricandidatura a sindaco nel giugno 2014 e una scalata a quei vertici dell'Anci che si libereranno nelle prossime ore: quando Letta, annunciando la sua squadra di governo, dovrebbe inserire nella rosa l'attuale presidente Graziano Delrio (Renzi lo vuole all'Istruzione). Il percorso è questo. Ma paradossalmente un minuto dopo che partirà il governo potrebbero cominciare, per una ragione inconfessabile, i dolori del giovane Renzi.


Il problema è il seguente, anche se Renzi non potrà mai confessarlo. Per il destino personale del sindaco un clamoroso successo del governo Letta (e una sua lunga durata) potrebbe complicare il percorso. E più il governo guidato dal vicesegretario sarà diverso dal governo Goria (governo a lungo evocato in questi giorni per essere stato quello guidato dall'unico presidente del Consiglio incaricato a un'età minore rispetto a quella di Letta, che fu "costituente" ma durò 260 giorni) più il sindaco dovrà evitare di farsi logorare e di farsi anche rubare la scena da qualche nuovo rottamatore che potrebbe spuntare all'interno del prossimo governo.


O magari anche dallo stesso Enrico Letta, che già ieri nel suo primo appuntamento pubblico da presidente incaricato ha dato prova di notevole abilità, mettendo a nudo le contraddizioni dei Cinque stelle ("scongelatevi!") e trasformando lo streaming con i grillini (che non hanno avuto neppure il tempo di dire "non voteremo la fiducia" e che hanno addirittura aperto alla possibilità di votare i provvedimenti del futuro governo) in un piccolo capolavoro di scouting politico.


"Il punto - spiega al Foglio un importante renziano - è che oggi vale la metafora del treno: Napolitano, come è noto, ha deviato il percorso del Partito democratico su un nuovo binario e a guidare questo treno c'ha messo Enrico. Se lui lo guiderà a lungo, sarà un successo per il paese e anche per il Pd, che in quel modo eviterà di deragliare. Ma se lo guiderà per troppo tempo è evidente che per noi bisognerà ricominciare da capo. Ed è vero che Matteo in fondo avrà l'età di Enrico nel 2022 ma è anche vero che da qui a tre anni chissà cosa potrà accadere".

La durata, già. Renzi è convinto che la miscela composta di veti del Pdl, debolezze del Pd e peripezie giudiziarie di Berlusconi alla fine rischia di trasformare il viaggio del futuro governo in una passeggiata sulle uova. Ma sotto sotto anche il sindaco è consapevole del fatto che il presidente del Consiglio incaricato (che dovrebbe chiedere lunedì la fiducia in Parlamento) ha dalla sua parte un alleato che non mancherà di offrire il suo ombrello al prossimo inquilino di Palazzo Chigi.

E se ieri durante le consultazioni si sono gradualmente abbassate ("Passi avanti", ha detto Alfano; "L'ipotesi di un fallimento? Non voglio nemmeno pensarci", ha detto Berlusconi dall'America) la ragione è semplice. La spiega al Foglio un importante esponente di Scelta civica: "Nessuno dei partiti può tirare la corda. Tutti sanno che se non si fa un governo Napolitano tirerà le sue conseguenze. E tutti sanno che le conseguenze non corrispondono necessariamente allo scioglimento delle Camere".

I problemi, semmai, ancora una volta per Letta più che dal centrodestra potrebbero arrivare dal suo stesso partito. La pentola a pressione del Pd è ancora in ebollizione ma la presenza di un uomo del Pd a Palazzo Chigi (prima volta) avrà l'effetto di abbassare la temperatura: e saranno pochi i democratici che non voteranno la fiducia al governo. Letta nelle prossime ore chiuderà la questione ministri (oggi Berlusconi tornerà dall'America) e la rosa rappresenterà un punto di equilibrio non solo tra le coalizioni ma anche tra i due patti di sindacato del Pd (vecchie generazioni e nuove generazioni).

Ci saranno dunque ministri renziani e ci saranno anche alcune piccole rottamazioni. Il governo che ha in mente Letta, come ricordato ieri dallo stesso futuro primo ministro, sarà naturalmente vincolato ad alcuni scopi precisi ma è un governo che vuole durare più dei 260 giorni di Goria. Renzi lo sa ma nonostante con il "caro amico Enrico" ci sia un ottimo rapporto la lunga durata dell'esecutivo un po' la teme. Non ci saranno pugnalate alle spalle e Renzi promette anzi sinceramente di impegnarsi in prima persona per far funzionare gli ingranaggi del governo.



Ma alla lunga il rischio di ritrovarsi nelle stesse condizioni di Veltroni del 2007 esiste. E va bene l'amicizia con Enrico, ma per evitare di avere tentazioni Renzi sa che più lontano sta dalla segreteria e meglio sarà. Anche perché il sindaco sa che se il treno deraglia stavolta non finisce fuori pista solo il macchinista, ma rischia di finirci anche l'intero Pd.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

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La cruna dell’ago - 85
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 85
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 65
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Cronaca di un affondamento annunciato - 65

In mezzo alla tempesta - 1

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HA DISTRUTTO L’ITALIA, MAI AL GOVERNO CON BERLUSCONI

(di Enrico Letta).
26/04/2013 di triskel182



Occorre un grande patto costituente tra progressisti e moderati che escluda dal governo i populismi di Grillo, Berlusconi e Di Pietro (26-6-12). Il governo si regge su un patto politico chiaro: il Pd si è assunto la responsabilità di stare in una maggioranza con chi ci ha ridotto così, a patto che l’interlocutore non fosse Berlusconi (3-7-12). L’ipotesi di una grande coalizione col Pdl dopo le elezioni è molto lontana. E la lontananza è data dal ritorno in campo di Silvio Berlusconi, che rende questa ipotesi poco credibile” (22-8-12). Quella di una Grande Coalizione col Pdl è una prospettiva completamente affossata dal ritorno di Berlusconi, responsabile della situazione molto negativa nella quale il Paese si è ritrovato” (23-8-12). Nella prossima legislatura non possiamo governare con un patto politico con Berlusconi. Ha distrutto il lavoro di Alfano per rendere il Pdl un normale partito conservatore europeo e l’ha fatto tornare alla logica di Arcore, per noi inaccettabile (3-10-12). La prospettiva di un Berlusconi-5 la vendetta è una idea repellente rispetto alla buona politica (1-12-12). Tra Pd e Monti ci sarà dialogo e competizione leale. Il nostro avversario comune è Berlusconi (23-12-12). Se dovesse esserci necessità di governare con un alleato, non potremmo rivolgerci né a Berlusconi né a Grillo: il ragionamento andrà fatto con coloro con cui condividiamo la scelta europeista e dunque con Monti e le forze di centro (28-12-12). Risponderemo colpo su colpo alle parole vergognose sul presidente Napolitano pronunciate da Silvio Berlusconi (31-12-12). Alle bugie di Berlusconi risponderemo colpo su colpo. Bisognerebbe aprire una commissione parlamentare d’inchiesta su di lui (2-1-13).

Il disastro e la vergogna. Berlusconi, con lo spettacolo, cerca di far dimenticare entrambi al Paese. Lui è il nostro vero avversario. E dobbiamo battere il suo populismo. Confidiamo nella memoria degli italiani che sanno che, dopo tre anni di governo Berlusconi, le famiglie e le imprese si trovavano a pagare i mutui cinque volte tanto rispetto a tedeschi e francesi (12-1-13). Berlusconi non torna, perché i danni che ha fatto al Paese sono tanti e gli italiani non hanno una memoria così fallace (14-1-13). L’Italia è stata distrutta da Berlusconi, che sta cercando ancora una volta di rendere questa campagna elettorale ansiogena ai limiti della guerra civile (15-1-13). C’è stato un periodo in cui andando all’estero a noi italiani ci deridevano per il ‘bunga bunga’ piuttosto che apprezzarci per i tanti cervelli costretti a emigrare (25-1-13). Berlusconi è come Sylvester Stallone o Jean-Claude Van Damme nel film I mercenari, come quei personaggi che ritornano e a 65 anni fanno le cose che facevano quando ne avevano a 25: patetico e bollito (30-1-13).

La proposta di rimborsare l’Imu finanziando l’operazione con la tassazione dei capitali italiani in Svizzera non è credibile: perché la fa Berlusconi, perché è basata su premesse che non tengono conto della verità, perché non si poggia sulla possibilità di realizzarla dal punto di vista della solidità politica. Berlusconi è l’uomo che ha fatto quasi fallire l’Italia e che ora si ripropone, rovesciando la verità e facendo promesse irrealizzabili, contando sul fatto che gli italiani ogni tanto hanno la memoria corta. L’alternativa è tra noi e Berlusconi (4-2-13). I voti a Berlusconi? Era assurdo pensare che non ci fosse chi voleva votare per chi difende l’evasione fiscale, visto che in Italia c’è il 20 per cento di evasione fiscale e gli evasori fiscali votano (8-2-13). Abbiamo chiaro da tempo che l’errore fatto negli anni 90 e quando abbiamo governato è stato di non riuscire a fare una buona legge sul conflitto di interessi e la riforma del sistema radiotelevisivo. E anche se i buoi sono scappati dalla stalla, in questa legislatura bisogna rimediare a tutti i costi: il Pd obbligherà Berlusconi a sciogliere i suoi conflitti di interesse se si vuole ricandidare. Il suo ruolo di tycoon mediatico è emerso in tutta la sua pesantezza anche in questa campagna elettorale.

Sarebbe cambiata la storia del Paese se la legge si fosse fatta prima, perché Berlusconi ha usato in modo sempre scorretto il suo potere (21-2-13). Nel dire no a un governo con Berlusconi non dobbiamo avere alcuna ambiguità, mentre dobbiamo sfidare Grillo senza rincorrerlo (6-3-13). Grande coalizione? Fossimo in Germania e ci fosse la Merkel sarebbe la soluzione perfetta. Purtroppo siamo in Italia e c’è Berlusconi, la vedo complicata” (8-3-13). L’agenda del Pdl ha un solo punto: la difesa di Berlusconi (9-3-13). Non tenti la destra di rovesciare le cose e usare il monito di Napolitano a coperture delle proprie ingiustificabili manifestazioni sulle scalinate del Tribunale di Milano. Pensi il Pdl invece a riflettere sulle argomentazioni del Presidente e a rispettare i principi costituzionali di autonomia dei poteri (12-3-13).

Berlusconi oggi propone un governo della concordia. Ma con quale coraggio e con quale coerenza lo fa, dal momento che nell’unico caso in cui sostenevamo lo stesso governo per fronteggiare la crisi più grave del dopoguerra ha tolto la spina prima del tempo solo per i suoi interessi, perché voleva andare a fare la campagna elettorale? (20-3-13). Pensare che dopo 20 anni di guerra civile in Italia, nasca un governo Bersani-Berlusconi non ha senso. Il governissimo come è stato fatto in Germania qui non è attuabile (8-4-13).

Da Il Fatto Quotidiano del 26/04/2013.
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