Le contraddizioni di un paese chiamato Italia
Le contraddizioni di un paese chiamato Italia
Non è la notizia del giorno ma anche oggi se ne parla abbondantemente nei Tg, sul web, in radio.
Oggi come nei primi anni 80 - Il tanto paventato crollo dei consumi alimentari, gli ultimi a subire i tagli nei bilanci delle famiglie, è purtroppo arrivato. Il rapporto di Intesa Sanpaolo registra una flessione dell'1,5% riportandoci alla situazione dei primi anni 80, prima del boom economico che ha portato poi un benessere al quale gli italiani hanno dovuto gradualmente disabituarsi, loro malgrado.
Bevande e tabacco - La flessione maggiore si è registrata soprattutto nel consumo di bevande e tabacco, a dimostrazione del fatto che gli italiani stanno tagliando ogni possibile spreco a causa delle tensioni relative al mercato del lavoro e del potere d'acquisto sempre più inferiore, oltre all'aumento degli oneri richiesti dal Governo per sanare il deficit pubblico.
Anche il carrello della spesa è più vuoto - Eliminati tutti i possibili sprechi ciò che rimane da tagliare sono i consumi alimentari, ed è ciò che si sta registrando già dall'inizio dell'anno, in quanto gli stipendi sono sempre più bassi a fronte degli esborsi richiesti. E la situazione sembra destinata a peggiorare nei prossimi mesi, a causa della paura di dover fronteggiare maggiori spese e la prudenza delle famiglie costituita dalla necessità di conservare il più possibile quel poco che riescono a risparmiare per poter far fronte a eventuali emergenze.
sicuramente è vero, però è altrettanto vero che
Riccardi vuole vietare gli spot sull' azzardo
Come il fumo Secondo il ministro andrebbero utilizzate le stesse norme usate per il fumo
ROMA - No agli spot per il gioco d' azzardo. Andrea Riccardi, ministro per la Cooperazione e l' integrazione, interviene sul problema del «gioco» (lotterie, slot machine, gratta e vinci) che nel 2010 ha sviluppato un volume di affari di 61 miliardi e 500 milioni di euro, mentre solo nel mese di gennaio di quest' anno la spesa reale dei giocatori (al netto di 6,6 miliardi di vincite) è stata di 1,6 miliardi. Ha detto il ministro Riccardi: «Il fenomeno del gioco d' azzardo sta assumendo in alcuni casi i contorni di una vera e propria dipendenza psicologica: in un momento di difficoltà economica, il miraggio di una ricchezza facile e immediata ha mandato in rovina molte persone». Ha spiegato: «Particolarmente esposti ai rischi di dipendenza sono giovani, disoccupati, famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese, anziani soli». Per questo il ministro ha pensato di trattare la pubblicità dei giochi a soldi con gli stessi criteri di quella per le sigarette, cioè vietandola o, almeno, regolamentandola in modo ferreo. ( fonte ansa 3 marzo )
quindi una buona parte del poco denaro disponibile viene "dirottata" su altro, ben venga che un ministro si preoccupi dell'impatto pubblicitario ma se si facesse una decisa marcia indietro , eliminando i gratta e vinci e chiudendo i giochi on line , forse si aiuterebbe sia la psiche che il carrello della spesa
o no?
Oggi come nei primi anni 80 - Il tanto paventato crollo dei consumi alimentari, gli ultimi a subire i tagli nei bilanci delle famiglie, è purtroppo arrivato. Il rapporto di Intesa Sanpaolo registra una flessione dell'1,5% riportandoci alla situazione dei primi anni 80, prima del boom economico che ha portato poi un benessere al quale gli italiani hanno dovuto gradualmente disabituarsi, loro malgrado.
Bevande e tabacco - La flessione maggiore si è registrata soprattutto nel consumo di bevande e tabacco, a dimostrazione del fatto che gli italiani stanno tagliando ogni possibile spreco a causa delle tensioni relative al mercato del lavoro e del potere d'acquisto sempre più inferiore, oltre all'aumento degli oneri richiesti dal Governo per sanare il deficit pubblico.
Anche il carrello della spesa è più vuoto - Eliminati tutti i possibili sprechi ciò che rimane da tagliare sono i consumi alimentari, ed è ciò che si sta registrando già dall'inizio dell'anno, in quanto gli stipendi sono sempre più bassi a fronte degli esborsi richiesti. E la situazione sembra destinata a peggiorare nei prossimi mesi, a causa della paura di dover fronteggiare maggiori spese e la prudenza delle famiglie costituita dalla necessità di conservare il più possibile quel poco che riescono a risparmiare per poter far fronte a eventuali emergenze.
sicuramente è vero, però è altrettanto vero che
Riccardi vuole vietare gli spot sull' azzardo
Come il fumo Secondo il ministro andrebbero utilizzate le stesse norme usate per il fumo
ROMA - No agli spot per il gioco d' azzardo. Andrea Riccardi, ministro per la Cooperazione e l' integrazione, interviene sul problema del «gioco» (lotterie, slot machine, gratta e vinci) che nel 2010 ha sviluppato un volume di affari di 61 miliardi e 500 milioni di euro, mentre solo nel mese di gennaio di quest' anno la spesa reale dei giocatori (al netto di 6,6 miliardi di vincite) è stata di 1,6 miliardi. Ha detto il ministro Riccardi: «Il fenomeno del gioco d' azzardo sta assumendo in alcuni casi i contorni di una vera e propria dipendenza psicologica: in un momento di difficoltà economica, il miraggio di una ricchezza facile e immediata ha mandato in rovina molte persone». Ha spiegato: «Particolarmente esposti ai rischi di dipendenza sono giovani, disoccupati, famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese, anziani soli». Per questo il ministro ha pensato di trattare la pubblicità dei giochi a soldi con gli stessi criteri di quella per le sigarette, cioè vietandola o, almeno, regolamentandola in modo ferreo. ( fonte ansa 3 marzo )
quindi una buona parte del poco denaro disponibile viene "dirottata" su altro, ben venga che un ministro si preoccupi dell'impatto pubblicitario ma se si facesse una decisa marcia indietro , eliminando i gratta e vinci e chiudendo i giochi on line , forse si aiuterebbe sia la psiche che il carrello della spesa
o no?
Re: Le contraddizioni di un paese chiamato Italia
Intanto per deprimere ulteriormente i consumi l'IVA passerà dal 21% al 23% e dal 10% al 12%
Nuovo aumento dell’Iva 2012 del 2% (al 23%) e nuovi rincari dal Governo Monti - tassefisco
Scritto il 5 dicembre 2011 in IVA |
IVA al 23%, da quando?
Le misure anticrisi del governo Monti hanno nuovamente innalzato anche le aliquote Iva del 2% sulle vendite e acquisti dal secondo semestre 2012, secondo le caratteristiche che abbiamo avuto modo di conoscere insieme in occasione del primo aumento dell’iva fino al 21%.
Quanto aumenta l’Iva nel 2012
Da quando l’Iva al 23%? L’iva dal primo ottobre 2012 aumenterà del 2%, pertanto rispetto all’attuale aliquota iva del 21% sulla classe di cessioni di beni e prestazioni di servizi ordinari con aliquota ordinaria al 21% salirà al 23% con un incremento netto del 2%. Lo stesso dicasi per l’aliquota del 10% che passerà al 12%
Ricapitolando dal primo ottobre 2012 avremo:
Aliquota del 10% >>> dal primo ottobre sale al 12%
Aliquota del 21% >>> dal primo ottobre sale al 23%
Inoltre dal primo gennaio 2014 entrambe salgono do 0,5%.
Da quando scatta l’obbligo
L’incremento dell’Iva scatta dal terzo trimestre 2012, e più precisamente dal primo ottobre, pertanto sarà di nuovo la volta di adeguamenti dei software e ricalcoli in sede di liquidazioni dell’Iva. Dovrebbe scattare precisamente a partire dal primo ottobre 2012.
Chi coinvolge
L’aumento dell’aliquota investe tutti e rientra nel disegno di tassazione dei consumi, non perchè siano troppi ma perchè vi è l’esigena di fare subito cassa, anche se ricordiamo che l’IVA è un tributo neutro pertanto il beneficio si ha in termini finanziari.
Iva al 10%
Possibili anche modifiche per la categoria agevolata dell’Iva al 10% che potrebbe subire un incremento di un punto percentuale o al più 2 punti percentuali, arrivando al 12%.
Nel 2014 inoltre sarà oggetto di un ulteriore rialzo dello 0,5% ma ricordiamo che questo potrà essere modificato a seconda del raggiungimento dell’obiettivo di areggio, della dotazione del fondo di garanzie e della clausola di salvaguardia che ha anche effetti sul taglio lineare delle agevolazioni fiscali.
Stessi problemi quindi potremmo avere in sede di liquidazione e di ricalcolo delle somme dovute, nonchè anche in sede di compilazione dello spesometro nell’estrazione dei dati per l’anno 2012.
Questa volte pertanto l’aumento non colpisce solamente l’aliquota ordinaria ma come avete avuto modo di vedere coinvolgerà anche le aliquote ridotte anche se con tempistiche differenziate.
http://www.tasse-fisco.com/societa/iva- ... i-23/9598/
Nuovo aumento dell’Iva 2012 del 2% (al 23%) e nuovi rincari dal Governo Monti - tassefisco
Scritto il 5 dicembre 2011 in IVA |
IVA al 23%, da quando?
Le misure anticrisi del governo Monti hanno nuovamente innalzato anche le aliquote Iva del 2% sulle vendite e acquisti dal secondo semestre 2012, secondo le caratteristiche che abbiamo avuto modo di conoscere insieme in occasione del primo aumento dell’iva fino al 21%.
Quanto aumenta l’Iva nel 2012
Da quando l’Iva al 23%? L’iva dal primo ottobre 2012 aumenterà del 2%, pertanto rispetto all’attuale aliquota iva del 21% sulla classe di cessioni di beni e prestazioni di servizi ordinari con aliquota ordinaria al 21% salirà al 23% con un incremento netto del 2%. Lo stesso dicasi per l’aliquota del 10% che passerà al 12%
Ricapitolando dal primo ottobre 2012 avremo:
Aliquota del 10% >>> dal primo ottobre sale al 12%
Aliquota del 21% >>> dal primo ottobre sale al 23%
Inoltre dal primo gennaio 2014 entrambe salgono do 0,5%.
Da quando scatta l’obbligo
L’incremento dell’Iva scatta dal terzo trimestre 2012, e più precisamente dal primo ottobre, pertanto sarà di nuovo la volta di adeguamenti dei software e ricalcoli in sede di liquidazioni dell’Iva. Dovrebbe scattare precisamente a partire dal primo ottobre 2012.
Chi coinvolge
L’aumento dell’aliquota investe tutti e rientra nel disegno di tassazione dei consumi, non perchè siano troppi ma perchè vi è l’esigena di fare subito cassa, anche se ricordiamo che l’IVA è un tributo neutro pertanto il beneficio si ha in termini finanziari.
Iva al 10%
Possibili anche modifiche per la categoria agevolata dell’Iva al 10% che potrebbe subire un incremento di un punto percentuale o al più 2 punti percentuali, arrivando al 12%.
Nel 2014 inoltre sarà oggetto di un ulteriore rialzo dello 0,5% ma ricordiamo che questo potrà essere modificato a seconda del raggiungimento dell’obiettivo di areggio, della dotazione del fondo di garanzie e della clausola di salvaguardia che ha anche effetti sul taglio lineare delle agevolazioni fiscali.
Stessi problemi quindi potremmo avere in sede di liquidazione e di ricalcolo delle somme dovute, nonchè anche in sede di compilazione dello spesometro nell’estrazione dei dati per l’anno 2012.
Questa volte pertanto l’aumento non colpisce solamente l’aliquota ordinaria ma come avete avuto modo di vedere coinvolgerà anche le aliquote ridotte anche se con tempistiche differenziate.
http://www.tasse-fisco.com/societa/iva- ... i-23/9598/
Re: Le contraddizioni di un paese chiamato Italia
ECONOMIA & LOBBY | di Matteo Cavallito | 16 marzo 2012
Derivati, l’Italia versa oltre tre miliardi a Morgan Stanley
Come rileva Bloomberg i 3,4 miliardi di spesa equivalgono alla metà circa dell’aumento dell’Iva di quest’anno. Come a dire che volenti o nolenti i contribuenti italiani hanno versato in anticipo nelle tasche dell’istituto Usa la metà dell’incremento della loro principale imposta indiretta Nel mese di gennaio lo Stato italiano avrebbe versato 3,4 miliardi di dollari nelle casse della banca d’affari Usa Morgan Stanley per chiudere i contratti in essere sul mercato dei derivati. Sottoscritti a partire dagli anni ’90, questi contratti avrebbero dovuto tutelare il debito italiano dalle oscillazioni dei tassi di interesse ma, in definitiva, si sarebbero rivelati inutili e controproducenti generando negli anni una perdita da 31 miliardi. Lo riferisce oggi l’agenzia Bloomberg. Né il ministero del Tesoro né Morgan Stanley hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali.
La cifra appare impressionante. Come rileva Bloomberg i 3,4 miliardi di spesa equivalgono alla metà circa dell’aumento dell’Iva di quest’anno. Come a dire che volenti o nolenti i contribuenti italiani hanno versato in anticipo nelle tasche dell’istituto Usa la metà dell’incremento della loro principale imposta indiretta. Per quanto facilmente soggetta a critiche, la scelta di sborsare una simile cifra per chiudere i contratti potrebbe essere stata a dir poco obbligata. Nell’ultimo trimestre 2011, infatti, questi contratti avrebbero generato un profitto di 600 milioni per Morgan Stanley (ovvero una perdita equivalente per l’Italia). Secondo Bloomberg, I cinque principali operatori del mercato dei derivati, Goldman Sachs, Morgan Stanley, Bank of America, Citigroup e JPMorgan, sono esposte per questo genere di contratti sull’Italia per 19,5 miliardi di dollari.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... ey/197767/
Derivati, l’Italia versa oltre tre miliardi a Morgan Stanley
Come rileva Bloomberg i 3,4 miliardi di spesa equivalgono alla metà circa dell’aumento dell’Iva di quest’anno. Come a dire che volenti o nolenti i contribuenti italiani hanno versato in anticipo nelle tasche dell’istituto Usa la metà dell’incremento della loro principale imposta indiretta Nel mese di gennaio lo Stato italiano avrebbe versato 3,4 miliardi di dollari nelle casse della banca d’affari Usa Morgan Stanley per chiudere i contratti in essere sul mercato dei derivati. Sottoscritti a partire dagli anni ’90, questi contratti avrebbero dovuto tutelare il debito italiano dalle oscillazioni dei tassi di interesse ma, in definitiva, si sarebbero rivelati inutili e controproducenti generando negli anni una perdita da 31 miliardi. Lo riferisce oggi l’agenzia Bloomberg. Né il ministero del Tesoro né Morgan Stanley hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali.
La cifra appare impressionante. Come rileva Bloomberg i 3,4 miliardi di spesa equivalgono alla metà circa dell’aumento dell’Iva di quest’anno. Come a dire che volenti o nolenti i contribuenti italiani hanno versato in anticipo nelle tasche dell’istituto Usa la metà dell’incremento della loro principale imposta indiretta. Per quanto facilmente soggetta a critiche, la scelta di sborsare una simile cifra per chiudere i contratti potrebbe essere stata a dir poco obbligata. Nell’ultimo trimestre 2011, infatti, questi contratti avrebbero generato un profitto di 600 milioni per Morgan Stanley (ovvero una perdita equivalente per l’Italia). Secondo Bloomberg, I cinque principali operatori del mercato dei derivati, Goldman Sachs, Morgan Stanley, Bank of America, Citigroup e JPMorgan, sono esposte per questo genere di contratti sull’Italia per 19,5 miliardi di dollari.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... ey/197767/
Re: Le contraddizioni di un paese chiamato Italia
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di Marco Travaglio | 17 marzo 2012
I Tre dell’Ave Mario
A furia di citare la foto di Vasto con Bersani, Di Pietro e Vendola per dire che gli intrusi erano Di Pietro e Vendola, è stata scartata a priori l’ipotesi che dei tre quello sbagliato fosse Bersani. Ipotesi che assume una certa pregnanza alla vista della foto di Casta, twittata da un gaio Piercasinando durante l’inutile vertice con Monti.
La foto di gruppo lo ritrae in compagnia del resto della Trimurti, anzi della Trimorti a giudicare dal consenso di cui godono i rispettivi partiti: l’implume Angelino Jolie e il solito Bersani, che sta diventando un po’ come Zelig e Forrest Gump: fa capolino in tutte le foto (anche in quelle dei matrimoni). Eccoli lì, sorridenti e giulivi davanti al fotografo, Casini, Alfano e Bersani, ma anche Casano, Bersini e Alfani, ma anche Alfini, Bersano e Casani. La Trimorti è uscita finalmente dalla clandestinità, dopo tre mesi di incontri clandestini in tunnel, catacombe e suburre umidicce e infestate da cimici e pantegane, e ha trovato il coraggio di fare outing sul loro ménage à trois: ebbene sì, i tre dell’Ave Mario si amano e rivendicano i loro diritti di trojka di fatto.
Un tempo la politica si faceva nelle piazze, poi traslocò in televisione. Ora invece va avanti a colpi di foto e photoshop. Da quando i partiti sono appunto partiti senza più dare notizie di sé, per avvertire i loro cari di esser ancora vivi i presunti leader postano ogni tanto un autoscatto. Prossimamente manderanno una cartolina da Venezia. O magari da San Vittore, a giudicare dall’imperversare degli scandali e delle inchieste un po ’ in tutta Italia, su tutti i partiti, vecchi e nuovi, di destra di centro e di sinistra. Ormai parlare di indagini è riduttivo: questi sono rastrellamenti.
Li stanno andando a prendere l’uno dopo l’altro. Presto si esauriranno anche le riserve di manette ed esploderanno i cellulari (intesi come mezzi di locomozione): ci vorrà l’accalappiacani. In attesa della prossima retata, i partiti si difendono come possono. Più gli elettori si allontanano, più i politici si avvicinano, in quel Partito Unico Nazionale (Pun) che ha rinunciato pure agli ultimi pudori. Più che un inciucione, un partouze che compravende tutto: giustizia, Rai, frequenze, welfare, legge elettorale, Costituzione. Basta grattare un po’ la foto di Casta per scoprire che è tutto finto. Per evitare il linciaggio dagli eventuali elettori rimasti, Bersani giura che il Pd non parteciperà alla spartizione della Rai, ma in realtà è già d’accordo con gli altri due, dietro il trompe l’œil delle “personalità indipendenti” (tutti ottuagenari fossili da Jurassic Park). Alfano dà il via libera alla legge anticorruzione, in realtà già sa che la Convenzione di Strasburgo verrà svuotata, mentre le sole leggi sulla giustizia che passeranno sono: l’ammazza-giudici sulla responsabilità civile diretta e personale (unica al mondo); l’ammazza-intercettazioni e imbavaglia-stampa modello Mastella; e l’ammazza-concussione per salvare B. anche dal processo Ruby con la gentile collaborazione del Pd che l’ha addirittura proposta.
Intanto in Cassazione si provvede a tener buone le Procure di Palermo e Caltanissetta, così imparano a indagare su stragi e politica: ma non l’hanno ancora capito che le trattative Stato-mafia si chiamano “grandi intese”? Sulla legge elettorale i partiti dicono che manca ancora un quid, ma in realtà sono già d’accordo per eliminare con sbarramenti e altre lupare bianche i pochi partiti e movimenti non allineati. La Camusso dice che l’accordo sull’articolo 18 ancora non va bene, in realtà lo sanno tutti che la Cgil è già d’accordo da un bel po’, perché così vuole il Pd, e il Pd è d’accordo perché così vuole il Quirinale. E, se qualcuno protesta, è pronta la scusa: “Ce lo chiede l’Europa”. Da questo vortice di vertici, da questo partouze a base di foto, cartoline, finzioni, tavoli e teatrini, resta fuori un piccolo dettaglio: gli elettori.
Ma che saranno mai 45 milioni di italiani. Basta rafforzare le scorte dei politici. E non perché siano minacciati dai terroristi o dai mafiosi (ma quando mai): è che rischiano di incontrare un elettore.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... io/198043/
di Marco Travaglio | 17 marzo 2012
I Tre dell’Ave Mario
A furia di citare la foto di Vasto con Bersani, Di Pietro e Vendola per dire che gli intrusi erano Di Pietro e Vendola, è stata scartata a priori l’ipotesi che dei tre quello sbagliato fosse Bersani. Ipotesi che assume una certa pregnanza alla vista della foto di Casta, twittata da un gaio Piercasinando durante l’inutile vertice con Monti.
La foto di gruppo lo ritrae in compagnia del resto della Trimurti, anzi della Trimorti a giudicare dal consenso di cui godono i rispettivi partiti: l’implume Angelino Jolie e il solito Bersani, che sta diventando un po’ come Zelig e Forrest Gump: fa capolino in tutte le foto (anche in quelle dei matrimoni). Eccoli lì, sorridenti e giulivi davanti al fotografo, Casini, Alfano e Bersani, ma anche Casano, Bersini e Alfani, ma anche Alfini, Bersano e Casani. La Trimorti è uscita finalmente dalla clandestinità, dopo tre mesi di incontri clandestini in tunnel, catacombe e suburre umidicce e infestate da cimici e pantegane, e ha trovato il coraggio di fare outing sul loro ménage à trois: ebbene sì, i tre dell’Ave Mario si amano e rivendicano i loro diritti di trojka di fatto.
Un tempo la politica si faceva nelle piazze, poi traslocò in televisione. Ora invece va avanti a colpi di foto e photoshop. Da quando i partiti sono appunto partiti senza più dare notizie di sé, per avvertire i loro cari di esser ancora vivi i presunti leader postano ogni tanto un autoscatto. Prossimamente manderanno una cartolina da Venezia. O magari da San Vittore, a giudicare dall’imperversare degli scandali e delle inchieste un po ’ in tutta Italia, su tutti i partiti, vecchi e nuovi, di destra di centro e di sinistra. Ormai parlare di indagini è riduttivo: questi sono rastrellamenti.
Li stanno andando a prendere l’uno dopo l’altro. Presto si esauriranno anche le riserve di manette ed esploderanno i cellulari (intesi come mezzi di locomozione): ci vorrà l’accalappiacani. In attesa della prossima retata, i partiti si difendono come possono. Più gli elettori si allontanano, più i politici si avvicinano, in quel Partito Unico Nazionale (Pun) che ha rinunciato pure agli ultimi pudori. Più che un inciucione, un partouze che compravende tutto: giustizia, Rai, frequenze, welfare, legge elettorale, Costituzione. Basta grattare un po’ la foto di Casta per scoprire che è tutto finto. Per evitare il linciaggio dagli eventuali elettori rimasti, Bersani giura che il Pd non parteciperà alla spartizione della Rai, ma in realtà è già d’accordo con gli altri due, dietro il trompe l’œil delle “personalità indipendenti” (tutti ottuagenari fossili da Jurassic Park). Alfano dà il via libera alla legge anticorruzione, in realtà già sa che la Convenzione di Strasburgo verrà svuotata, mentre le sole leggi sulla giustizia che passeranno sono: l’ammazza-giudici sulla responsabilità civile diretta e personale (unica al mondo); l’ammazza-intercettazioni e imbavaglia-stampa modello Mastella; e l’ammazza-concussione per salvare B. anche dal processo Ruby con la gentile collaborazione del Pd che l’ha addirittura proposta.
Intanto in Cassazione si provvede a tener buone le Procure di Palermo e Caltanissetta, così imparano a indagare su stragi e politica: ma non l’hanno ancora capito che le trattative Stato-mafia si chiamano “grandi intese”? Sulla legge elettorale i partiti dicono che manca ancora un quid, ma in realtà sono già d’accordo per eliminare con sbarramenti e altre lupare bianche i pochi partiti e movimenti non allineati. La Camusso dice che l’accordo sull’articolo 18 ancora non va bene, in realtà lo sanno tutti che la Cgil è già d’accordo da un bel po’, perché così vuole il Pd, e il Pd è d’accordo perché così vuole il Quirinale. E, se qualcuno protesta, è pronta la scusa: “Ce lo chiede l’Europa”. Da questo vortice di vertici, da questo partouze a base di foto, cartoline, finzioni, tavoli e teatrini, resta fuori un piccolo dettaglio: gli elettori.
Ma che saranno mai 45 milioni di italiani. Basta rafforzare le scorte dei politici. E non perché siano minacciati dai terroristi o dai mafiosi (ma quando mai): è che rischiano di incontrare un elettore.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... io/198043/
Re: Le contraddizioni di un paese chiamato Italia
Il mercato nero delle adozioni
Bastano 25 mila euro per assicurarsi il diritto ad essere genitori, padri e madri di figli non propri, comprati e strappati a madri disperate. E tutto questo succede in Italia.
Oggi, è lo stesso Presidente della Corte d’Appello del tribunale minorile di Roma, Luigi Fadiga, che denuncia lo stato di allerta nel quale l’Italia si trova rispetto al fenomeno, che la vede come meta privilegiata grazie al sistema burocratico dalle maglie troppo larghe.
In Italia, infatti, possono trascorrere dieci giorni prima che un bambino venga registrato, tempo necessario per uscire dall’ospedale e farlo sparire, dando la possibilità di rivendicarlo ad altri
, per una cifra che basta per comprare un’automobile: 25 mila euro, solo che una macchina, prima di uscire dalla concessionaria è targata, questi bambini, invece, non hanno neanche il diritto ad avere un’identità.
Come sancisce la Sentenza della Suprema Corte Costituzionale, n.405 del 2005, ogni madre partoriente ha diritto al Parto nell'Anominato diritto molto spesso sfruttato da madri straniere senza permesso di soggiorno, tanto ché se prima gli abbandoni erano legati a tradimento e scandalo, ora sono causati dal terrore delle madri di essere espulse.
Il fenomeno dei bambini abbandonati alla nascita è in continuo aumento: le stime parlano di un aumento dei casi di abbandono, che erano appena 360 nel 2000, contro la situazione odierna che annovera oltre 700 casi.
Il fenomeno, dettato dalle condizioni socio-economiche in cui queste madri negate vivono, è legato alla scarsezza di centri assistenziali, che possano sostenerle sia prima sia dopo il parto. E l’introduzione di aiuti clandestini non ha che aggravato il fenomeno dell’abbandono.
Nei giorni scorsi, si è riunito un convegno organizzato dall'Associazione Nazionale Famiglie adottive ed affidatarie e dall’Associazione promozione sociale, il quale ha manifestato il proprio dissenso per l’odierna situazione in cui versa l’Italia, che dà ancora più impulso alla vendita in clandestinità, e chiede che siano approvate misure per consentire all’assistenza sociale di imporsi, come sancito dalla Legge 328/2000.
Uno dei problemi sta nel fatto che la “materia assistenziale” dal 2001 spetta alle Regione, con l’ausilio però di una normativa di principio emanata dal Parlamento. Ed è proprio in quest’iter che il progetto crolla, a causa dei contrasti tra legislatore parlamentare e legislatore regionale.
Al momento sono tre le proposte di legge, presentate alla Commissione parlamentare per l’approvazione: una del consiglio della Regione Piemonte, una presentata dal deputato Domenico Lucà, e la terza che prevede una modifica della legge n.1353, intitolata “Norme per la tutela dei diritti della partoriente, la promozione del parto fisiologico e la salvaguardia della salute del neonato”.
Neonati abbandonati in ospedale. 60 casi in un anno solo a Roma.
Una scelta dolorosa, forse la più penosa per una donna. Partorire un figlio e abbandonarlo, lasciarlo in ospedale perché non si hanno i mezzi per sostenerlo, vederlo crescere fino a diventare grande. Solo nel Lazio “si registrano una sessantina di casi l’anno, prevalentemente a Roma”, spiega all’Adnkronos Salute Piermichele Paolillo, direttore dell’Unità operativa di neonatologia del Policlinico capitolino Casilino, la struttura che, in regione, segna il record di abbandoni. E si tratta di numeri “in crescita rispetto agli anni passati – in cui ci si aggirava attorno ai 40-50 casi l’anno” – complice la crisi che incalza e toglie fiato alle famiglie.
La legge italiana consente infatti alla donna di partorire in segretezza e non riconoscere il piccolo venuto al mondo. I tribunali italiani, se il neonato non viene riconosciuto dalla madre, non possono fare ricerche sulla paternità e ne possono dichiarare lo stato di abbandono e l’adottabilità. “Una legge all’avanguardia – concordano Paolillo e Paludetti – che tuttavia non è conosciuta come dovrebbe”. I casi di abbandono negli ospedali, a detta dei due esperti, sono infatti “solo la punta di un iceberg: sono tanti i piccoli che nascono e fanno ben altra fine, bambini di cui non sapremo mai nulla”.
A scegliere la strada dell’abbandono “soprattutto straniere”, a Milano come a Roma. Bimbi in attesa di una famiglia con madri che, ormai lontane, confidano in un futuro per loro migliore. “Al Casilino ora abbiamo due gemelline – racconta Paolillo – sono nate premature ma stanno bene”. E maggio tutto sommato è ancora un buon mese, perché d’estate le cose si complicano. “A causa delle vacanze – afferma l’esperto – i tempi dei tribunali si allungano, e diventa più difficile affidare i piccoli abbandonati”. Ma se sono in ospedale, sono al sicuro. Il problema è quando il parto avviene fuori, sulla strada o nel silenzio di un bagno. “Nel 2005 – ricorda Paolillo – ho assistito io stesso a due casi: un bimbo abbandonato su un pianale di un camion in pieno luglio, trovato casualmente da operai; e un bebè lasciato nei pressi di un cassonetto”.
Fonte: http://www.articolotre.com
Bastano 25 mila euro per assicurarsi il diritto ad essere genitori, padri e madri di figli non propri, comprati e strappati a madri disperate. E tutto questo succede in Italia.
Oggi, è lo stesso Presidente della Corte d’Appello del tribunale minorile di Roma, Luigi Fadiga, che denuncia lo stato di allerta nel quale l’Italia si trova rispetto al fenomeno, che la vede come meta privilegiata grazie al sistema burocratico dalle maglie troppo larghe.
In Italia, infatti, possono trascorrere dieci giorni prima che un bambino venga registrato, tempo necessario per uscire dall’ospedale e farlo sparire, dando la possibilità di rivendicarlo ad altri
, per una cifra che basta per comprare un’automobile: 25 mila euro, solo che una macchina, prima di uscire dalla concessionaria è targata, questi bambini, invece, non hanno neanche il diritto ad avere un’identità.
Come sancisce la Sentenza della Suprema Corte Costituzionale, n.405 del 2005, ogni madre partoriente ha diritto al Parto nell'Anominato diritto molto spesso sfruttato da madri straniere senza permesso di soggiorno, tanto ché se prima gli abbandoni erano legati a tradimento e scandalo, ora sono causati dal terrore delle madri di essere espulse.
Il fenomeno dei bambini abbandonati alla nascita è in continuo aumento: le stime parlano di un aumento dei casi di abbandono, che erano appena 360 nel 2000, contro la situazione odierna che annovera oltre 700 casi.
Il fenomeno, dettato dalle condizioni socio-economiche in cui queste madri negate vivono, è legato alla scarsezza di centri assistenziali, che possano sostenerle sia prima sia dopo il parto. E l’introduzione di aiuti clandestini non ha che aggravato il fenomeno dell’abbandono.
Nei giorni scorsi, si è riunito un convegno organizzato dall'Associazione Nazionale Famiglie adottive ed affidatarie e dall’Associazione promozione sociale, il quale ha manifestato il proprio dissenso per l’odierna situazione in cui versa l’Italia, che dà ancora più impulso alla vendita in clandestinità, e chiede che siano approvate misure per consentire all’assistenza sociale di imporsi, come sancito dalla Legge 328/2000.
Uno dei problemi sta nel fatto che la “materia assistenziale” dal 2001 spetta alle Regione, con l’ausilio però di una normativa di principio emanata dal Parlamento. Ed è proprio in quest’iter che il progetto crolla, a causa dei contrasti tra legislatore parlamentare e legislatore regionale.
Al momento sono tre le proposte di legge, presentate alla Commissione parlamentare per l’approvazione: una del consiglio della Regione Piemonte, una presentata dal deputato Domenico Lucà, e la terza che prevede una modifica della legge n.1353, intitolata “Norme per la tutela dei diritti della partoriente, la promozione del parto fisiologico e la salvaguardia della salute del neonato”.
Neonati abbandonati in ospedale. 60 casi in un anno solo a Roma.
Una scelta dolorosa, forse la più penosa per una donna. Partorire un figlio e abbandonarlo, lasciarlo in ospedale perché non si hanno i mezzi per sostenerlo, vederlo crescere fino a diventare grande. Solo nel Lazio “si registrano una sessantina di casi l’anno, prevalentemente a Roma”, spiega all’Adnkronos Salute Piermichele Paolillo, direttore dell’Unità operativa di neonatologia del Policlinico capitolino Casilino, la struttura che, in regione, segna il record di abbandoni. E si tratta di numeri “in crescita rispetto agli anni passati – in cui ci si aggirava attorno ai 40-50 casi l’anno” – complice la crisi che incalza e toglie fiato alle famiglie.
La legge italiana consente infatti alla donna di partorire in segretezza e non riconoscere il piccolo venuto al mondo. I tribunali italiani, se il neonato non viene riconosciuto dalla madre, non possono fare ricerche sulla paternità e ne possono dichiarare lo stato di abbandono e l’adottabilità. “Una legge all’avanguardia – concordano Paolillo e Paludetti – che tuttavia non è conosciuta come dovrebbe”. I casi di abbandono negli ospedali, a detta dei due esperti, sono infatti “solo la punta di un iceberg: sono tanti i piccoli che nascono e fanno ben altra fine, bambini di cui non sapremo mai nulla”.
A scegliere la strada dell’abbandono “soprattutto straniere”, a Milano come a Roma. Bimbi in attesa di una famiglia con madri che, ormai lontane, confidano in un futuro per loro migliore. “Al Casilino ora abbiamo due gemelline – racconta Paolillo – sono nate premature ma stanno bene”. E maggio tutto sommato è ancora un buon mese, perché d’estate le cose si complicano. “A causa delle vacanze – afferma l’esperto – i tempi dei tribunali si allungano, e diventa più difficile affidare i piccoli abbandonati”. Ma se sono in ospedale, sono al sicuro. Il problema è quando il parto avviene fuori, sulla strada o nel silenzio di un bagno. “Nel 2005 – ricorda Paolillo – ho assistito io stesso a due casi: un bimbo abbandonato su un pianale di un camion in pieno luglio, trovato casualmente da operai; e un bebè lasciato nei pressi di un cassonetto”.
Fonte: http://www.articolotre.com
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Re: Le contraddizioni di un paese chiamato Italia
Ventiquattro miliardi persi nei derivati, di chi è la colpa?
I 31 miliardi di dollari, circa 24 miliardi di euro al cambio attuale, che l’Italia ha perso dal 1994 ad oggi per errate manovre sui prodotti derivati (a tutto vantaggio di un ristretto manipolo di banche estere tra cui primeggia Morgan Stanley) non sono una cifra di poco conto. 24 miliardi di euro equivalgono a più di una delle tante manovre di aggiustamento dei conti pubblici che i governi di Silvio Berlusconi e di Mario Monti hanno propinato al paese nel tentativo di salvarlo da una situazione per molti versi simile a quella di altri paesi europei. Con 24 miliardi di euro si potrebbero ridurre tasse e accise sulla benzina, si potrebbero aumentare gli ammortizzatori sociali, si potrebbero assumere i 10.000 insegnanti precari che stanno sospesi, tanto per restare ai fatti più eclatanti. In questa vicenda sorprende il fatto che poca attenzione sia stata dedicata dai media e dalle forze politiche e sociali a chi dovrebbe assumersi la responsabilità del danno la cui entità riportata da Bloomberg, 24 miliardi di euro, non è stata sino ad oggi smentita. Chi nel lontano 1994 ha preso la decisione di affidarsi ai prodotti derivati, con le più lodevoli intenzioni, speriamo, portandoci ai risultati di cui sopra? Chi in questi 18 anni non ha fatto nulla per uscire da un contratto che si rivelava sempre più un salasso per le finanze nazionali?
segue:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... pa/198673/
___________
Abbiamo diritto di sapere.
Il PD non deve lasciare cadere in parlamento le responsabilità dei vari governi, compreso quello di Monti.
un saluto
I 31 miliardi di dollari, circa 24 miliardi di euro al cambio attuale, che l’Italia ha perso dal 1994 ad oggi per errate manovre sui prodotti derivati (a tutto vantaggio di un ristretto manipolo di banche estere tra cui primeggia Morgan Stanley) non sono una cifra di poco conto. 24 miliardi di euro equivalgono a più di una delle tante manovre di aggiustamento dei conti pubblici che i governi di Silvio Berlusconi e di Mario Monti hanno propinato al paese nel tentativo di salvarlo da una situazione per molti versi simile a quella di altri paesi europei. Con 24 miliardi di euro si potrebbero ridurre tasse e accise sulla benzina, si potrebbero aumentare gli ammortizzatori sociali, si potrebbero assumere i 10.000 insegnanti precari che stanno sospesi, tanto per restare ai fatti più eclatanti. In questa vicenda sorprende il fatto che poca attenzione sia stata dedicata dai media e dalle forze politiche e sociali a chi dovrebbe assumersi la responsabilità del danno la cui entità riportata da Bloomberg, 24 miliardi di euro, non è stata sino ad oggi smentita. Chi nel lontano 1994 ha preso la decisione di affidarsi ai prodotti derivati, con le più lodevoli intenzioni, speriamo, portandoci ai risultati di cui sopra? Chi in questi 18 anni non ha fatto nulla per uscire da un contratto che si rivelava sempre più un salasso per le finanze nazionali?
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Il PD non deve lasciare cadere in parlamento le responsabilità dei vari governi, compreso quello di Monti.
un saluto
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
Re: Le contraddizioni di un paese chiamato Italia
Il 22 marzo 2011 Unicredit ha deciso di salvare con un finanziamento di 170 milioni di euro il gruppo Ligresti, che proprio nei confronti della banca di Piazza Cordusio aveva maturato un debito di 300 milioni di euro. La holding di famiglia, la Premafin, controlla la compagnia assicurativa Fondiaria Sai. Fra cavalli di razza, alberghi, ippodromi, porti di lusso e borsette alla moda, un viaggio nell'impero della famiglia Ligresti. Ma non tutti questi affari sono fortunati e così i piccoli azionisti di Fondiaria Sai si ritrovano a pagare le aziende dei Ligresti o diventano proprietari di imprese piene di debiti. Ma perché Unicredit aiuta questi grandi gruppi mentre i piccoli imprenditori si ritrovano senza casa e senza azienda?
C'era una volta un cavallo...
http://www.serviziopubblico.it/inchiest ... l?cat_id=8
C'era una volta un cavallo...
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ma forse era meglio metterlo su top vergognescion
Brescia, 14 apr. - (Adnkronos/Ign) - Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi, Maurizio Tramonte e il generale dei carabinieri Francesco Delfino assolti per la strage di Piazza della Loggia a Brescia, avvenuta nel 1974 e che costò la vita a otto persone. Lo hanno deciso i giudici della Corte d'assise d'appello di Brescia confermando la sentenza del processo di primo grado, il 16 novembre 2010, che assolveva gli imputati con formula dubitativa.
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In primo grado, il 16 novembre del 2010, tutti e quattro gli imputati nel processo erano stati assolti in base all'articolo 530 comma 2, equiparabile alla vecchia insufficienza di prove.
Sempre in primo grado, un quinto imputato, l'ex segretario dell'Msi Pino Rauti, era stato assolto, come peraltro chiesto dalla procura, che non aveva presentato ricorso. A presentare appello nei suoi confronti sono state due parti civili, ma la loro richiesta è stata dichiarata inammissibile. Le spese processuali saranno a carico delle parti civili che hanno presentato ricorso.
Roberto Di Martino, pm nel processo di Piazza della Loggia, in coscienza sa di avere fatto tutto quello che era possibile per accertare la verità. "Dopo 38 anni le speranze sono limitate. Fatti del genere andavano accertati all'epoca - sottolinea all'Adnkronos -. Così non è avvenuto". E' dal 1993, aggiunge, "che ci occupiamo di questi fatti che hanno assorbito una parte non indifferente della nostra vita professionale. Il senso di impotenza? Non è di oggi. I processi hanno una fine fisiologica e dopo trentonno anni...". Ragiona Di Martino: "manca ancora un terzo grado di giudizio. E' evidente che le speranze sono limitate. Noi però non abbiamo lavorato per niente. L'importante è che ci sia un risultato storico".
"Aspettavo con fiducia l'esito del processo d'Appello", commenta Delfo Zorzi (vive in Giappone dal 1975) affidando il suo messaggio al legale Tommaso Bortoluzzi. "In un processo solamente indiziario - continua - ha vinto il garantismo dei giudici e la passione dei miei legali, avvocati Franceschini, Bortoluzzi e Di Biasi, che ringrazio. Un ricordo commosso è per le vittime di questa strage vigliacca".
"Si è trattato -dice l'avvocato all'Adnkronos- di un processo in cui l'accusa probabatoria non c'era assolutamente, come confermano due Corti e 12 giudici popolari. E' giusto e doveroso seguire ogni pista per arrivare alla verità. Questa pista direi, però, che è arrivata alla fine".
La decisione di oggi è una "gioia immensa" per Carlo Maria Maggi. "Sono stato perseguitato per trent' anni - dice all'Adnkronos -. L'attentato di Piazza Fontana, poi Piazza della Loggia. Ora provo una gioia immensa". Maggi non nasconde comunque l'amarezza di tanti anni vissuti "nelle accuse e nel sospetto. E pensare che io a Brescia non sono nemmeno mai andato. Ho sempre detto di essere estraneo ai fatti. Finalmente i fatti hanno parlato".
Soddisfatto del verdetto Stefano Forzani, avvocato di Fracesco Delfino. "Lo speravamo - dice all'Adnkronos - abbiamo sempre sostenuto l'estraneità di Delfino a quella strage e ora sono due le Corti d'Appello che confermano questo". Poi aggiunge: "Giustizia non è stata fatta e come italiano vorrei sapere chi ha compiuto la strage di Piazza della Loggia".
Amarezza da parte dell'associazione delle vittime. Le "sentenze si possono non condividere, ma si accettano", spiega all'Adnkronos il presidente dell'Associazione Caduti di Piazza della Loggia, Manlio Milani. Se pure, precisa, l'assoluzione degli imputati per la strage di piazza della Loggia è dovuta anche a "tutta una serie di silenzi e reticenze anche da parte di chi sapeva".
"Purtroppo il vero danno a questo processo è stato fatto all'inizio in modo particolare con il lavaggio della piazza, che ha impedito di ricostruire l'esplosivo usato e il detonatore utilizzato - osserva Milani - A ciò si accompagna tutta una serie di altri silenzi e di reticenze anche da parte di chi sapeva ciò che era accaduto".
"Ancora una volta ci troviamo di fronte a un fatto che dopo 38 anni non ha ancora giustizia. Al di là di quello che può significare personalmente - prosegue - dimostra che questa democrazia è in balìa degli eventi, la mancanza di trasparenza nelle istituzioni e la mancanza di volontà di parlare al paese".
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In primo grado, il 16 novembre del 2010, tutti e quattro gli imputati nel processo erano stati assolti in base all'articolo 530 comma 2, equiparabile alla vecchia insufficienza di prove.
Sempre in primo grado, un quinto imputato, l'ex segretario dell'Msi Pino Rauti, era stato assolto, come peraltro chiesto dalla procura, che non aveva presentato ricorso. A presentare appello nei suoi confronti sono state due parti civili, ma la loro richiesta è stata dichiarata inammissibile. Le spese processuali saranno a carico delle parti civili che hanno presentato ricorso.
Roberto Di Martino, pm nel processo di Piazza della Loggia, in coscienza sa di avere fatto tutto quello che era possibile per accertare la verità. "Dopo 38 anni le speranze sono limitate. Fatti del genere andavano accertati all'epoca - sottolinea all'Adnkronos -. Così non è avvenuto". E' dal 1993, aggiunge, "che ci occupiamo di questi fatti che hanno assorbito una parte non indifferente della nostra vita professionale. Il senso di impotenza? Non è di oggi. I processi hanno una fine fisiologica e dopo trentonno anni...". Ragiona Di Martino: "manca ancora un terzo grado di giudizio. E' evidente che le speranze sono limitate. Noi però non abbiamo lavorato per niente. L'importante è che ci sia un risultato storico".
"Aspettavo con fiducia l'esito del processo d'Appello", commenta Delfo Zorzi (vive in Giappone dal 1975) affidando il suo messaggio al legale Tommaso Bortoluzzi. "In un processo solamente indiziario - continua - ha vinto il garantismo dei giudici e la passione dei miei legali, avvocati Franceschini, Bortoluzzi e Di Biasi, che ringrazio. Un ricordo commosso è per le vittime di questa strage vigliacca".
"Si è trattato -dice l'avvocato all'Adnkronos- di un processo in cui l'accusa probabatoria non c'era assolutamente, come confermano due Corti e 12 giudici popolari. E' giusto e doveroso seguire ogni pista per arrivare alla verità. Questa pista direi, però, che è arrivata alla fine".
La decisione di oggi è una "gioia immensa" per Carlo Maria Maggi. "Sono stato perseguitato per trent' anni - dice all'Adnkronos -. L'attentato di Piazza Fontana, poi Piazza della Loggia. Ora provo una gioia immensa". Maggi non nasconde comunque l'amarezza di tanti anni vissuti "nelle accuse e nel sospetto. E pensare che io a Brescia non sono nemmeno mai andato. Ho sempre detto di essere estraneo ai fatti. Finalmente i fatti hanno parlato".
Soddisfatto del verdetto Stefano Forzani, avvocato di Fracesco Delfino. "Lo speravamo - dice all'Adnkronos - abbiamo sempre sostenuto l'estraneità di Delfino a quella strage e ora sono due le Corti d'Appello che confermano questo". Poi aggiunge: "Giustizia non è stata fatta e come italiano vorrei sapere chi ha compiuto la strage di Piazza della Loggia".
Amarezza da parte dell'associazione delle vittime. Le "sentenze si possono non condividere, ma si accettano", spiega all'Adnkronos il presidente dell'Associazione Caduti di Piazza della Loggia, Manlio Milani. Se pure, precisa, l'assoluzione degli imputati per la strage di piazza della Loggia è dovuta anche a "tutta una serie di silenzi e reticenze anche da parte di chi sapeva".
"Purtroppo il vero danno a questo processo è stato fatto all'inizio in modo particolare con il lavaggio della piazza, che ha impedito di ricostruire l'esplosivo usato e il detonatore utilizzato - osserva Milani - A ciò si accompagna tutta una serie di altri silenzi e di reticenze anche da parte di chi sapeva ciò che era accaduto".
"Ancora una volta ci troviamo di fronte a un fatto che dopo 38 anni non ha ancora giustizia. Al di là di quello che può significare personalmente - prosegue - dimostra che questa democrazia è in balìa degli eventi, la mancanza di trasparenza nelle istituzioni e la mancanza di volontà di parlare al paese".
Re: Le contraddizioni di un paese chiamato Italia
Caso Morosini, da lastampa.it
"L'arrivo dell'ambulanza ha ritardato di qualche minuto perchè il mezzo era bloccato da una vettura dei vigili. Il comune di Pescara ha aperto un'inchiesta"
Vedremo come va a finire
Intanto sembra che l'interessato abbia dichiarato che gli dispiace, ma c'erano anche altre auto che bloccavano l'autombulanza.
Forse è meglio non commentare
"L'arrivo dell'ambulanza ha ritardato di qualche minuto perchè il mezzo era bloccato da una vettura dei vigili. Il comune di Pescara ha aperto un'inchiesta"
Vedremo come va a finire
Intanto sembra che l'interessato abbia dichiarato che gli dispiace, ma c'erano anche altre auto che bloccavano l'autombulanza.
Forse è meglio non commentare
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