Come se ne viene fuori ?

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camillobenso
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Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Dell’uso del tradimento in politica.
Se i politici mentono, è o per debolezza, avendo comunque bisogno di garantirsi il consenso elettorale, o per disprezzo, ritenendo utili i voti, ma inutili gli elettori.
Hannah Arendt




Come inizia una guerra civile – 167
La cruna dell’ago – 133
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 133
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 113
Cronaca di un affondamento annunciato - 113
In mezzo alla tempesta - 50


Il buio oltre siepe - 5


******

Lupululì, ...........lupululà......


il Fatto 10.5.13
Pd. Viaggio nella rivolta
La tratta delle lacrime Pd: “Il Pci era bitter, noi siamo prezzemolo”
Da Torino a Treviso: “Chiediamo un partito forte, invece ogni giorno si cambia linea”
di Antonello Caporale

Domani ci sarà lui qua: tutto il partito a piangere insieme al condannato. E questo evento così immorale non gli costa voti. Anzi ricompatta, tiene ferma la sua barra. Perciò la mia quantità di incazzatura è notevole, allearsi col Pdl annienta ogni orgoglio. Adesso questi nostri cosiddetti big devono farmi il piacere di non sfiorare Brescia. Ce la vediamo da soli che ci fanno solo danno. L'unica invitata è Debora Serracchiani per il momento”. Nella città della Loggia si vota tra due settimane ed è in arrivo Silvio, carico della seconda condanna e straripante di energia vitale. Mariastella Gelmini, come una vice ape regina, rassicura il capo e già cinguetta: “Saremo tantissimi”. Ecco il punto, ecco la ferita che a Emilio del Bono, candidato del Pd alle comunali di fine mese, brucia sotto la pianta dei piedi. “Scarpiniamo da mattina a sera e siamo a un passo dal fregare il Paroli, sindaco immobile di una città avvelenata nel senso proprio del termine e iniziata alla corruzione”. A Brescia nacque la prima giunta Dc-Pds, sindaco Corsini. La città della Loggia partorì l'Ulivo, Mino Martinazzoli, l'ultimo segretario del Ppi, lo sostenne e lo guidò, dopo essersi pensionato da Roma. La Leonessa aspetta Silvio ma forse, alla fine, una legnata gliel'assesterà. Malgrado ogni tradimento, malgrado il suicidio di massa che i dirigenti romani stanno praticando, malgrado le correnti e gli odi, qui il Pd perde poco: dal 28 al 26%. Prima forza comunque, e a distanza quegli altri del Pdl, con i cinquestelle ridotti al lumicino del 5%. Sicuri di giungere al ballottaggio e di giocarsela per benino. “Noi non annunciamo che smacchieremo il giaguaro, fessi una volta ma due no! ”. Giorgio De Martin, segretario cittadino, finalmente un militante dal sorriso facile e dall'animo aperto alla battaglia dentro questo mortorio che è il Pd del nord, quello pedemontano, la linea che congiunge Torino a Treviso, il viaggio delle lacrime. “Andiamo in osteria a festeggiare” dice Giorgio.
Il nuovo dolciastro al posto del Campari
Andiamo e troviamo Marco l'oste, la mano a sorreggere il piatto l'altra a indicare gli ingredienti: “Questo è il prezzemolo, lo vedi? Buono su ogni pietanza ma da solo non sarà mai il piatto forte. Ecco, il Pd è come il prezzemolo: partito da guarnizione. Col Pci ci divertivamo. Il Pci per me era come il bitter Campari: o amore sconfinato oppure odio puro, nessuna via di mezzo. Oggi noi di sinistra siamo l'Aperol: produciamo indifferenza”.
Trecento chilometri a ovest, rulli di tamburi. Sono gli ivoriani a far casino oggi davanti al municipio di Torino, la casa di Fassino, la città dove la contestazione ha raggiunto la sua massima espressione simbolica: il servizio d'ordine si è rifiutato di garantire l'incolumità ai dirigenti. Si è presentato in piazza ma ha tutelato i militanti: loro sono stati offesi, loro rischiano di rimetterci la pelle, cioè la speranza, la passione, tutta la vita. “Sono dirigenti impauriti che non ascoltano più, che fuggono dalle responsabilità. Se avessero fatto un referendum, facciamo o no l'accordo col Berlusca?, l'avrebbero pure vinto perchè la base alla fine è realistica. Ma hanno paura e fuggono, si disperdono nell'aria. Ci sono ma è come non ci fossero. La botta è stata forte e il risultato del M5S è stato un colpo allo stomaco: pensavamo che prendesse i voti a quegli altri, poi abbiamo capito che erano i nostri. Ma questo non è più un partito, sembra un accampamento dove ognuno s'alza e illustra il suo piano del cavolo. Abbiamo prima eletto Boldrini e con la stessa naturalezza votato Alfano. Io tra l'altro avevo capito che Enrico Letta si fosse dimesso come Bersani, era suo vice. Ho voglia di combattere ancora ma se perdo questa battaglia sparisco, rinuncio”. Saluto Daniele Viotti, leader del movimento gay, e mi dirigo verso Va-rese. Un'ora e mezza d'auto. Il tempo di riordinare il taccuino e riflettere sulle parole di Ascanio Celestini: “Manca uno sguardo comune, un'orizzonte collettivo. Ogni giorno si rinegozia il punto di vista, ogni giorno cambia l'obiettivo”. Tratteggiava i caratteri del movimento grillino: avesse atteso ancora qualche settimana quel giudizio sarebbe stato perfetto anche per il Pd. Arriviamo a Varese e, senza fermarci in città, deviamo per Malnate, 15 mila abitanti. Al municipio una piccola staffetta dei dolori: col sindaco Samuele Astuti alcuni ragazzi e dirigenti del partito della zona. Aureliano viene da Tradate, Andrea da Vedano Olona, Tommaso da Cassano Magnago, il paese di Bossi. “Adesso governiamo noi là”. Giovanissimi, bravi ragazzi. Hanno subito il primo colpo vero della loro militanza: “Noi non abbiamo altri papà che il Pd, siamo nati democratici e non sappiamo dove andare”.
Quali giaguari: “Siamo un animale vivo, non diamoci per finiti”
La prima cosa che ha fatto Letta è l'annuncio del taglio dell'Imu “e a me è venuto il mal di testa. Sono sindaco di questa cittadina e so che quei soldi ci permettono la sopravvivenza”. È Samuele Astuti che parla, prosegue il suo assessore ai servizi sociali, Filippo Cardacci: “Ho trent'anni e da me viene gente anziana in lacrime perchè non c'è lavoro. Io ho bisogno di un partito forte, che mi copra le spalle, mi indichi una via. Dobbiamo fare un altro sessantotto, questa è la verità”. OccupyPd e chissà se domani all'assemblea dei mille, la moltitudine di cacicchi che si riunisce per approvare l'ultima trattativa correntizia troverà loro all'ingresso della sala... A Monza riunione in corso. La città ha eletto due dei tre deputati che non hanno voluto approvare la scelta dell'inciucio, perciò niente occupazione, “piuttosto riflessione, discussione, contestazione. E' un animale vivo questo Pd, non diamolo per finito perchè non ci credo”. Vivo dice Andrea Esposito, segretario regionale dei giovani democrat, vive ripete Gabriele Riva, il segretario provinciale di Bergamo. Siamo nella periferia della città, la federazione sembra un centro di analisi cliniche: “Quel che noto è che i parlamentari locali vengono da noi e discutono, approvano, solidarizzano. Poi vanno a Roma incontrano i capicorrente ed eseguono gli ordini”. Roma ladrona, anche vista da sinistra. Si va a Tre-viso dove pure la Lega è sfasciata. Si vota anche lì per il rinnovo del consiglio comunale. E come a Brescia i capibastone del Pd non sono desiderati. Antonella Tocchetto, consigliera comunale: "La nostra gente non ha mai visto con favore la politica romana. Probabilmente a sostegno di Giovanni Manildo, il nostro candidato, verrà la Serracchiani”. La logica prima che l'aritmetica. Meglio soli che male accompagnati.
(IV - Fine)

La Stampa 10.5.13
I deputati under 30 incontrano OccupyPd
Oggi il faccia a faccia con i giovani militanti «Vogliamo indirizzare il timone dell’Assemblea»
Le proteste sono scattate dopo il voto contrario a Prodi al Quirinale
Domani i «contestatori» indosseranno t-shirt con la scritta «Siamo più di 101» riferita ai franchi tiratori
di Francesca Schianchi

Qualcuno gli ha detto no, invitandolo pure alle dimissioni senza tanti complimenti. Qualcun altro ne ha fatto una questione logistica, «vediamoci sabato, quando saremo tutti a Roma». Altri però hanno accolto l’invito di Fausto Raciti, deputato e segretario nazionale dei Giovani democratici: «Noi ci saremo», conferma Antonella Pepe da Napoli come Pierpaolo Treglia da Bari. Così oggi, alle cinque del pomeriggio, al circolo Pd Woody Allen, Raciti e una decina di altri parlamentari under 30 proveranno a incontrarli. Loro, la galassia composita e variegata di OccupyPd, quei militanti, perlopiù ragazzi, che all’indomani della bocciatura di Romano Prodi alla presidenza della Repubblica hanno dato il segnale più clamoroso di rabbia e insofferenza, occupando circoli e sedi locali del partito. E che all’Assemblea di domani promettono di esserci, con una t-shirt eloquente, «Siamo più di 101», perché, come spiega Treglia, «il messaggio è che la base del Pd è più forte dei 101 franchi “traditori” che hanno affossato Prodi».
«Non vogliamo essere portavoce di nessuno, né mettere il cappello su nulla. Vogliamo solo confrontarci per capire se sia possibile, insieme, indirizzare il timone dell’Assemblea di sabato e del partito», spiega Raciti. Un tentativo di asse generazionale, visto poi che «molti di questi parlamentari sono stati eletti grazie a noi, alle primarie», ricorda la Pepe: «Dobbiamo pensare insieme un percorso per arrivare a un congresso vero, che sciolga i nodi del Pd». «Vogliamo cercare di fare sintesi», conferma la deputata 28enne Giuditta Pini, non bloccare le contestazioni di sabato, garantisce. Poi, un nuovo appuntamento di OccupyPd è stato fissato ieri, in un documento sottoscritto da circa 200 militanti: un incontro il 19 maggio, a Prato. Al grido ambizioso di «noi siamo il Pd e lo ricostruiremo».

il Fatto 10.5.13
Lettera aperta degli Occupy che oggi arrivano a Roma

SAREMO oggi a Roma all’incontro promosso dai giovani deputati Pd. Sabato parteciperemo all’assemblea nazionale che dovrà essere il punto di partenza: dobbiamo affrontare i nodi mai sciolti del partito. Il 19 saremo a Prato per una grande assemblea nazionale di #occupypd’'. È quanto scrivono i ragazzi di #occupypd in un appello partito postato su Facebook e che ha ricevuto in poche ore centinaia di adesioni tra i giovani e meno giovani del Partito Democratico. L'incontro si terrà alle 17 presso il circolo Pd “Woody Allen” in via La Spezia, 79. “#Occupypd non è un soggetto politico. Così abbiamo chiamato il momento in cui un’intera generazione (e non solo) ha deciso di prendersi cura del Pd, di "occuparsi" appunto, di continuare ad incarnare quell'idea di cambiamento per la quale tanto ci è stato chiesto di fare durante i lunghi mesi di campagna elettorale” si legge nell’appello. “In questi giorni è andata in scena la schizofrenia e la fragilità del Pd, che ora ha bisogno di essere rifondato. Ogni momento di discussione e confronto, pertanto, deve essere non solo presieduto ma anche sostenuto per impedire che, ancora una volta, tutto cambi per non cambiare nulla”.
pancho
Messaggi: 1990
Iscritto il: 21/02/2012, 19:25

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da pancho »

camillobenso ha scritto:Dell’uso del tradimento in politica.
Se i politici mentono, è o per debolezza, avendo comunque bisogno di garantirsi il consenso elettorale, o per disprezzo, ritenendo utili i voti, ma inutili gli elettori.
Hannah Arendt


Come inizia una guerra civile – 167
La cruna dell’ago – 133
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 133
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 113
Cronaca di un affondamento annunciato - 113
In mezzo alla tempesta - 50

Il buio oltre siepe - 5
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Lupululì, ...........lupululà......

il Fatto 10.5.13
Pd. Viaggio nella rivolta
La tratta delle lacrime Pd: “Il Pci era bitter, noi siamo prezzemolo”
Da Torino a Treviso: “Chiediamo un partito forte, invece ogni giorno si cambia linea”
di Antonello Caporale

Domani ci sarà lui qua: tutto il partito a piangere insieme al condannato. E questo evento così immorale non gli costa voti. Anzi ricompatta, tiene ferma la sua barra. Perciò la mia quantità di incazzatura è notevole, allearsi col Pdl annienta ogni orgoglio. Adesso questi nostri cosiddetti big devono farmi il piacere di non sfiorare Brescia. Ce la vediamo da soli che ci fanno solo danno. L'unica invitata è Debora Serracchiani per il momento”. Nella città della Loggia si vota tra due settimane ed è in arrivo Silvio, carico della seconda condanna e straripante di energia vitale. Mariastella Gelmini, come una vice ape regina, rassicura il capo e già cinguetta: “Saremo tantissimi”. Ecco il punto, ecco la ferita che a Emilio del Bono, candidato del Pd alle comunali di fine mese, brucia sotto la pianta dei piedi. “Scarpiniamo da mattina a sera e siamo a un passo dal fregare il Paroli, sindaco immobile di una città avvelenata nel senso proprio del termine e iniziata alla corruzione”. A Brescia nacque la prima giunta Dc-Pds, sindaco Corsini. La città della Loggia partorì l'Ulivo, Mino Martinazzoli, l'ultimo segretario del Ppi, lo sostenne e lo guidò, dopo essersi pensionato da Roma. La Leonessa aspetta Silvio ma forse, alla fine, una legnata gliel'assesterà. Malgrado ogni tradimento, malgrado il suicidio di massa che i dirigenti romani stanno praticando, malgrado le correnti e gli odi, qui il Pd perde poco: dal 28 al 26%. Prima forza comunque, e a distanza quegli altri del Pdl, con i cinquestelle ridotti al lumicino del 5%. Sicuri di giungere al ballottaggio e di giocarsela per benino. “Noi non annunciamo che smacchieremo il giaguaro, fessi una volta ma due no! ”. Giorgio De Martin, segretario cittadino, finalmente un militante dal sorriso facile e dall'animo aperto alla battaglia dentro questo mortorio che è il Pd del nord, quello pedemontano, la linea che congiunge Torino a Treviso, il viaggio delle lacrime. “Andiamo in osteria a festeggiare” dice Giorgio.
Il nuovo dolciastro al posto del Campari
Andiamo e troviamo Marco l'oste, la mano a sorreggere il piatto l'altra a indicare gli ingredienti: “Questo è il prezzemolo, lo vedi? Buono su ogni pietanza ma da solo non sarà mai il piatto forte. Ecco, il Pd è come il prezzemolo: partito da guarnizione. Col Pci ci divertivamo. Il Pci per me era come il bitter Campari: o amore sconfinato oppure odio puro, nessuna via di mezzo. Oggi noi di sinistra siamo l'Aperol: produciamo indifferenza”.
Trecento chilometri a ovest, rulli di tamburi. Sono gli ivoriani a far casino oggi davanti al municipio di Torino, la casa di Fassino, la città dove la contestazione ha raggiunto la sua massima espressione simbolica: il servizio d'ordine si è rifiutato di garantire l'incolumità ai dirigenti. Si è presentato in piazza ma ha tutelato i militanti: loro sono stati offesi, loro rischiano di rimetterci la pelle, cioè la speranza, la passione, tutta la vita. “Sono dirigenti impauriti che non ascoltano più, che fuggono dalle responsabilità. Se avessero fatto un referendum, facciamo o no l'accordo col Berlusca?, l'avrebbero pure vinto perchè la base alla fine è realistica. Ma hanno paura e fuggono, si disperdono nell'aria. Ci sono ma è come non ci fossero. La botta è stata forte e il risultato del M5S è stato un colpo allo stomaco: pensavamo che prendesse i voti a quegli altri, poi abbiamo capito che erano i nostri. Ma questo non è più un partito, sembra un accampamento dove ognuno s'alza e illustra il suo piano del cavolo. Abbiamo prima eletto Boldrini e con la stessa naturalezza votato Alfano. Io tra l'altro avevo capito che Enrico Letta si fosse dimesso come Bersani, era suo vice. Ho voglia di combattere ancora ma se perdo questa battaglia sparisco, rinuncio”. Saluto Daniele Viotti, leader del movimento gay, e mi dirigo verso Va-rese. Un'ora e mezza d'auto. Il tempo di riordinare il taccuino e riflettere sulle parole di Ascanio Celestini: “Manca uno sguardo comune, un'orizzonte collettivo. Ogni giorno si rinegozia il punto di vista, ogni giorno cambia l'obiettivo”. Tratteggiava i caratteri del movimento grillino: avesse atteso ancora qualche settimana quel giudizio sarebbe stato perfetto anche per il Pd. Arriviamo a Varese e, senza fermarci in città, deviamo per Malnate, 15 mila abitanti. Al municipio una piccola staffetta dei dolori: col sindaco Samuele Astuti alcuni ragazzi e dirigenti del partito della zona. Aureliano viene da Tradate, Andrea da Vedano Olona, Tommaso da Cassano Magnago, il paese di Bossi. “Adesso governiamo noi là”. Giovanissimi, bravi ragazzi. Hanno subito il primo colpo vero della loro militanza: “Noi non abbiamo altri papà che il Pd, siamo nati democratici e non sappiamo dove andare”.
Quali giaguari: “Siamo un animale vivo, non diamoci per finiti”
La prima cosa che ha fatto Letta è l'annuncio del taglio dell'Imu “e a me è venuto il mal di testa. Sono sindaco di questa cittadina e so che quei soldi ci permettono la sopravvivenza”. È Samuele Astuti che parla, prosegue il suo assessore ai servizi sociali, Filippo Cardacci: “Ho trent'anni e da me viene gente anziana in lacrime perchè non c'è lavoro. Io ho bisogno di un partito forte, che mi copra le spalle, mi indichi una via. Dobbiamo fare un altro sessantotto, questa è la verità”. OccupyPd e chissà se domani all'assemblea dei mille, la moltitudine di cacicchi che si riunisce per approvare l'ultima trattativa correntizia troverà loro all'ingresso della sala... A Monza riunione in corso. La città ha eletto due dei tre deputati che non hanno voluto approvare la scelta dell'inciucio, perciò niente occupazione, “piuttosto riflessione, discussione, contestazione. E' un animale vivo questo Pd, non diamolo per finito perchè non ci credo”. Vivo dice Andrea Esposito, segretario regionale dei giovani democrat, vive ripete Gabriele Riva, il segretario provinciale di Bergamo. Siamo nella periferia della città, la federazione sembra un centro di analisi cliniche: “Quel che noto è che i parlamentari locali vengono da noi e discutono, approvano, solidarizzano. Poi vanno a Roma incontrano i capicorrente ed eseguono gli ordini”. Roma ladrona, anche vista da sinistra. Si va a Tre-viso dove pure la Lega è sfasciata. Si vota anche lì per il rinnovo del consiglio comunale. E come a Brescia i capibastone del Pd non sono desiderati. Antonella Tocchetto, consigliera comunale: "La nostra gente non ha mai visto con favore la politica romana. Probabilmente a sostegno di Giovanni Manildo, il nostro candidato, verrà la Serracchiani”. La logica prima che l'aritmetica. Meglio soli che male accompagnati.
(IV - Fine)

La Stampa 10.5.13
I deputati under 30 incontrano OccupyPd
Oggi il faccia a faccia con i giovani militanti «Vogliamo indirizzare il timone dell’Assemblea»
Le proteste sono scattate dopo il voto contrario a Prodi al Quirinale
Domani i «contestatori» indosseranno t-shirt con la scritta «Siamo più di 101» riferita ai franchi tiratori
di Francesca Schianchi

Qualcuno gli ha detto no, invitandolo pure alle dimissioni senza tanti complimenti. Qualcun altro ne ha fatto una questione logistica, «vediamoci sabato, quando saremo tutti a Roma». Altri però hanno accolto l’invito di Fausto Raciti, deputato e segretario nazionale dei Giovani democratici: «Noi ci saremo», conferma Antonella Pepe da Napoli come Pierpaolo Treglia da Bari. Così oggi, alle cinque del pomeriggio, al circolo Pd Woody Allen, Raciti e una decina di altri parlamentari under 30 proveranno a incontrarli. Loro, la galassia composita e variegata di OccupyPd, quei militanti, perlopiù ragazzi, che all’indomani della bocciatura di Romano Prodi alla presidenza della Repubblica hanno dato il segnale più clamoroso di rabbia e insofferenza, occupando circoli e sedi locali del partito. E che all’Assemblea di domani promettono di esserci, con una t-shirt eloquente, «Siamo più di 101», perché, come spiega Treglia, «il messaggio è che la base del Pd è più forte dei 101 franchi “traditori” che hanno affossato Prodi».
«Non vogliamo essere portavoce di nessuno, né mettere il cappello su nulla. Vogliamo solo confrontarci per capire se sia possibile, insieme, indirizzare il timone dell’Assemblea di sabato e del partito», spiega Raciti. Un tentativo di asse generazionale, visto poi che «molti di questi parlamentari sono stati eletti grazie a noi, alle primarie», ricorda la Pepe: «Dobbiamo pensare insieme un percorso per arrivare a un congresso vero, che sciolga i nodi del Pd». «Vogliamo cercare di fare sintesi», conferma la deputata 28enne Giuditta Pini, non bloccare le contestazioni di sabato, garantisce. Poi, un nuovo appuntamento di OccupyPd è stato fissato ieri, in un documento sottoscritto da circa 200 militanti: un incontro il 19 maggio, a Prato. Al grido ambizioso di «noi siamo il Pd e lo ricostruiremo».

il Fatto 10.5.13
Lettera aperta degli Occupy che oggi arrivano a Roma

SAREMO oggi a Roma all’incontro promosso dai giovani deputati Pd. Sabato parteciperemo all’assemblea nazionale che dovrà essere il punto di partenza: dobbiamo affrontare i nodi mai sciolti del partito. Il 19 saremo a Prato per una grande assemblea nazionale di #occupypd’'. È quanto scrivono i ragazzi di #occupypd in un appello partito postato su Facebook e che ha ricevuto in poche ore centinaia di adesioni tra i giovani e meno giovani del Partito Democratico. L'incontro si terrà alle 17 presso il circolo Pd “Woody Allen” in via La Spezia, 79. “#Occupypd non è un soggetto politico. Così abbiamo chiamato il momento in cui un’intera generazione (e non solo) ha deciso di prendersi cura del Pd, di "occuparsi" appunto, di continuare ad incarnare quell'idea di cambiamento per la quale tanto ci è stato chiesto di fare durante i lunghi mesi di campagna elettorale” si legge nell’appello. “In questi giorni è andata in scena la schizofrenia e la fragilità del Pd, che ora ha bisogno di essere rifondato. Ogni momento di discussione e confronto, pertanto, deve essere non solo presieduto ma anche sostenuto per impedire che, ancora una volta, tutto cambi per non cambiare nulla”.
Ohhhhh finalmente!!! Speriamo che si muova qualcosa.
E qui c-c-osa ne pensano chi di speranza vivacchiava?

Qualcuno cia' comincia a cantare......rivoooluzione noi farem....ve la ricordate vero?


un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Dell’uso del tradimento in politica.
Se i politici mentono, è o per debolezza, avendo comunque bisogno di garantirsi il consenso elettorale, o per disprezzo, ritenendo utili i voti, ma inutili gli elettori.
Hannah Arendt




Come inizia una guerra civile – 167
La cruna dell’ago – 133
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 133
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Il legno marcio - 1


Umberto Ranieri
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Umberto Ranieri (Napoli, 24 novembre 1947) è un politico italiano.
È un esponente del Partito Democratico. Laureato in Filosofia, svolge la professione di giornalista.


Sentito questa sera a Zeta, Ranieri è l’icona di un vecchio rudere fuori dalla realtà del Paese. Fare parte integrante di un partito, vivere per una vita la vita del partito porta inevitabilmente a perdere di vista la vita di tutti i giorni. E’ gente completamente fuori della realtà, anche se una ventina di anni fa sembrava una punta avanzata. La vita di partito fa male all’individuo.

L’emergenza italiana nasce prepotentemente nell’estate del 2011. Non verrà mai presa in considerazione.

Cinque mesi più tardi il Caimano sarà costretto ad alzare bandiera bianca. L’interpretazione giustificazione di Ranieri circa la necessità di allearsi a Pdl, Udc e Fli, sostenendo il governo Monti, evidenziando che sarebbe stato fallimentare andare ad elezioni, con Sel e Idv, è profondamente squallido.

Qui emerge tutto l’aspetto marcio di un gruppo dirigente votato solo alla gestione del potere.

Il Pd ha sempre avuto l’obbligo di crescere come classe dirigente facendo politica.

Ma fare politica non rientra tra le sue facoltà e capacità. Ranieri, come D’Alema, si sono interamente demo cristianizzati. Ragion per cui hanno interamente abbandonato l’dea di crescere attraverso la politica.

La sconfitta di febbraio era inevitabile, perché questo schema mentale è perdente storicamente. La vecchia Dc si è trovata costretta dalle ragioni storiche della spartizione delle sfere d’influenza dell’Europa Occidentale stabilite nel patto di Yalta. Un patto che è durato quasi mezzo secolo. Erosa e consunta dalle sue lotte interne, la Dc per rimanere il partito di maggioranza relativa che garantisse il mondo Occidentale, ma soprattutto Washington, è stata costretta ad associare via via nel tempo anche partiti a lei poco affini, come il Psi.

Negli ultimi anni della sua esistenza è arrivata ad associare 5 partiti per sopravvivere.

Questo schema di potere è rimasto nel Dna degli ex Dc ed è stato sposato per l’intero da D’Alema & Co.

Non fare politica significa perdere contatto con la base, e prima o poi come la Dc degli ultimi anni, morire di asfissia.

Lo schema si è ripetuto in questi anni e ora il Paese ne paga nuovamente le dirette conseguenze.

L’aspetto più drammatico però, è la verifica quotidiana attraverso i talk, che vecchi e giovani sono degli autentici marziani rispetto alle necessità impellenti del Paese.

Nauseante e vomitevole ascoltare tutti i giorni prendendo atto che tutto si muove in direzione della casta e del mantenimento del suo potere. Tempo scaduto da due anni.

E’ fallito l’esperimento Monti sostenuto dalle stesse forze che sostengono senza soluzione di continuità il governo Letta.

La propaganda che parte dal Colle ed è stata adottata dai partiti che rimangono comunque falliti come 18 mesi fa, racconta ai merli ritenuti deficienti costituzionali, che si tratta di una cosa nuova, che dopo il governo tecnico c’è un governo politico.

Il peggio del peggio del peggio del gattopardismo ci consegna il peggior governo possibile, peggiore notevolmente del governo dei tecnici/professori di Monti.

Andare a votare a giugno non risolve ovviamente alcunché.

Il passaggio obbliga il sostegno di una maggioranza Pd – Pdl. Solo che dal 2011 esiste l’obbligo di un esecutivo di altissimo livello, non le porcate solenni regalateci da King George I e II.

La formazione del governo e del sottogoverno, ci riserva un elenco di nomi di vecchie cariatidi riciclate.

I giovani immessi solo per gettare fumo negli occhi agli elettori sono di pessima qualità e scelti con il manuale Cencelli e nel caso del Pdl per fedeltà al duce.

Ripetere in continuazione gli stessi errori e in questo caso anche amplificarli, ci ha condannati inevitabilmente al peggio.

Erano già chiaramente falliti nel novembre nel 2011. Oggi si raccolgono le macerie del Pd, mentre truffa e cretinismo politico da parte della destra bucaniera appesta l’aria dei morti viventi che si aggirano tra macerie fumanti in cerca di qualcosa da spolpare, in una nazione rasa al suolo per incapacità, per ingordigia, per arroganza e per il forte senso predatorio degli avvoltoi.

Rimane un mistero come possa reggere il tutto ancora in questi giorni questo modo di procedere.

Squinzi, presidente di Confindustria ha fatto presente più volte negli ultimi mesi che se non si prendono provvedimenti urgenti si va incontro ad una ribellione della società civile.

Lo ha ripetuto domenica scorsa Bonanni lanciando l’allarme della Cisl.

Lo ribadito due giorni fa anche Draghi della Bce.

Sordo invece come sempre il mondo politico, che pensa che mettendo le pezze di volta in volta possa continuare a sopravvivere.

Ovviamente non ha capito nulla della realtà italiana ed europea.

Qualcuno, diciamo molti, sono convinti che fino a quando c’è un piatto di pastasciutta in tavola ed un bicchiere di vino nessuno si muove.

Non considerano però che questo è un punto di vista delle vecchie generazioni, abituate a resistere con un piatto di pastasciutta a pasto. Gli è capitato in sorte di sopravvivere da giovani a questa realtà e sono pronti a rifarlo ora.

Ma questo non è esattamente quello che pensano le generazioni che vengono dopo, abituate ad altri modi e tenori di vita. La perdita progressiva di un modo di vivere farà esplodere prima degli anziani la rivolta.

L’ingresso nella povertà di sempre maggiori fasce di popolazione mette di fronte a nuovi stili di vita che non sono nella mentalità delle nuove generazioni. E questo prima o poi si farà sentire.

Questi politici sono matti a continuare a discutere del sesso degli angeli.
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Dell’uso del tradimento in politica.
Se i politici mentono, è o per debolezza, avendo comunque bisogno di garantirsi il consenso elettorale, o per disprezzo, ritenendo utili i voti, ma inutili gli elettori.
Hannah Arendt




Come inizia una guerra civile – 168
La cruna dell’ago – 134
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 134
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 114
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In mezzo alla tempesta - 51


Il buio oltre siepe - 6


Pd e Colle: tutti zitti in nome di Letta
(Caterina Perniconi).

10/05/2013 di triskel182


NAPOLITANO DICE DI “FERMARE LA VIOLENZA VERBALE PRIMA CHE SI TRASFORMI IN EVERSIONE”. NIENTE SUL RADUNO DEI MINISTRI.

Non è la prima volta. In occasione della “marcia” del Pdl su Palazzo di Giustizia a Milano, l’11 marzo scorso, non si levò nessuna immediata voce di protesta né dai vertici del Pd né dal Colle. Dopo 24 ore arrivò l’ammonimento ufficiale del Quirinale per i toni usati nei confronti dei giudici. Oggi l’aggravante è che i pidiellini, allora avversari, sono diventati alleati, ma continuano ad annunciare raduni di piazza contro la magistratura. Non c’è solo la manifestazione di domani a Brescia in ballo, ma anche l’ipotesi di tornare di fronte al tribunale milanese lunedì, alla ripresa del processo Ruby. Dove saranno “chiamati alle armi” addirittura i telespettatori Mediaset che domenica sera in prima serata, al posto delle Iene, troveranno un documentario su “la guerra dei vent’anni”, naturalmente riferito ai processi del Caimano.

“IO SPERO che ci vadano davvero, così il governo cade una volta per tutte” dice Pippo Ci-vati, l’unico dissidente democratico che ormai si muove in direzione ostinata e contraria rispetto al partito, conquistando i favori della base. “I ministri del Pd si sentono tutti compresi nel ruolo di novelli Moro e Berlinguer – dice Ci-vati – ma non si rendono conto che i colleghi del Pdl con un ruolo nell’esecutivo alla manifestazione di marzo c’erano andati tutti”. L’unica altra voce democratica fuori dal coro è quella del veltroniano Walter Verini: “In un paese democratico non si manifesta contro la magistratura che rappresenta un potere autonomo dello Stato. Sarebbe opportuno che in questo momento prevalga in tutti il senso di responsabilità”. Nessuna dichiarazione ufficiale invece dal Quirinale. Non erano certamente riferite agli attacchi di Silvio Berlusconi contro i magistrati le parole pronunciate ieri mattina da Giorgio Napolitano durante la cerimonia in memoria delle vittime del terrorismo, perché l’annuncio delle manifestazioni e l’offensiva televisiva dovevano ancora cominciare. “Bisogna fermare la violenza prima che si trasformi in eversione. In questo momento non possiamo essere tranquilli davanti a esternazioni anche solo sul piano verbale o sul piano della propaganda politica” ha detto il Capo dello Stato. Beppe Grillo ha capito che il riferimento era per lui – “mi dà dell’eversivo” diceva ai suoi uscendo dalla riunione a Montecitorio – ma ha colto l’occasione al volo per schivare le accuse del Colle e rigirarle verso “l’eversivo” Renato Brunetta, che ha definito i giudici “demolitori della democrazia”. Poi Grillo si è augurato di vedere il leader del pidielle dietro le sbarre: “In un qualsiasi Paese democratico un personaggio come Berlusconi sarebbe in carcere o allontanato da ogni carica pubblica, da noi è l’ago della bilancia del governo, punto di riferimento di Napolitano nel suo doppio settennato, protetto dall’opposizione del pdmenoelle formata a sua immagine e somiglianza, tutelato dai servi che ha nominato in Parlamento, difeso dalle menzogne delle televisioni e dei giornali”.

DAL PARTITO di Monti si leva solo la voce di Andrea Olivero che chiede di non “alzare il tono della polemica perché non serve a nessuno”. Tocca all’Associazione nazionale magistrati scagliarsi contro gli inaccettabili attacchi ai giudici: “L’Anm ancora una volta deve denunciare le dichiarazioni di numerosi esponenti politici e rappresentanti delle istituzioni che commentano singole iniziative o decisioni giurisdizionali, delle quali oltretutto non sono note le motivazioni, utilizzando espressioni violente e offensive estranee a ogni legittimo esercizio del diritto di critica”. Poi c’è chi non crede che le minacce di Berlusconi si realizzino: “Se queste manifestazioni antigiudici ci saranno davvero allora valuteremo il da farsi. Per me tutte le manifestazioni contro la magistratura sono sbagliate, indipendentemente da chi le fa, aspettiamo e vediamo”. Certo è che lo stallo del governo sull’Imu non aiuta e il Pdl sembra di nuovo pronto alla campagna elettorale.

Da Il Fatto Quotidiano del 10/05/2013.
camillobenso
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Il buio oltre siepe - 7



I PACIFICATORI
(Enrico Fierro).

10/05/2013 di triskel182



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IL PDL TORNA IN PIAZZA DOMANI (QUESTA VOLTA A BRESCIA) PER PROTESTARE CONTRO I MAGISTRATI. BERLUSCONI OCCUPA I TG “GIUDICI ACCECATI DALL’ODIO, SENTENZA RIDICOLA” E MINACCIA: “SONO PATOLOGIA SERIA CHE DOBBIAMO ELIMINARE”.

Tutti in piazza contro i giudici. Tutti in piazza per difendere Silvio Berlusconi. Nel pomeriggio di ieri la svolta, il Cavaliere chiama personalmente i direttori di Tg1, Tg2, Tg4 e Tg5 e parla a reti unificate. Il messaggio è chiaro, sentenze e rinvii a giudizio “sono un attacco al governo”. Il Pdl archivia il clima di pacificazione. È servito per rieleggere Napolitano al Quirinale, ottenere il governo delle larghe intese e conquistare i ministeri chiave e le commissioni parlamentari che contano, ma ora basta. Dopo la sentenza di Appello che ha riconfermato la condanna di Berlusconi a quattro anni di reclusione e cinque di interdizione dai pubblici uffici per la vicenda dei diritti tv, e dopo la richiesta di rinvio a giudizio per la compravendita dei senatori arrivata dalla Procura di Napoli, si va sotto i Tribunali a protestare. Ministri, sottosegretari e vice-ministri, presidenti di Commissioni parlamentari, deputati e senatori che si sono abbracciati con i loro colleghi del Pd dopo aver felicemente votato il governo Letta-Alfano, indossano di nuovo la mimetica dei pasdaran anti-giudici.

DOMANI TUTTI a Brescia, lunedì tutti a Milano dove riprende il processo Ruby, che vede Berlusconi imputato per concussione e prostituzione minorile. Peggio della scena finale del Caimano, perché questa volta non è il leader di un partito di opposizione a protestare contro la magistratura, ma è il capo di un partito che sta al governo, e ha un segretario, Angelino Alfano, che occupa la poltrona di ministro dell’Interno. Una anomalia che l’altro socio della maggioranza di governo, il Pd, scosso da divisioni interne e ormai sull’orlo del disfacimento, non ha neppure la forza di rilevare. Nel Pdl, invece, vanno avanti come un treno in corsa. Quella di Brescia doveva essere una semplice conferenza stampa a sostegno del candidato a sindaco, all’improvviso, per espresso volere di Berlusconi, si è deciso di trasformarla in una manifestazione in piazza Duomo. Silvio ci sarà e ci saranno i ministri e tutti gli uomini che contano nel partito. Nessuno, per il momento, ha smentito la propria partecipazione, neppure il ministro dell’Interno Angelino Alfano, che l’11 marzo scorso era in prima fila nella manifestazione sotto il Tribunale di Milano. Poche storie, “siamo sotto attacco, una parte della magistratura è fuori controllo”, dice Daniela Santanchè. “Continua l’uso politico della giustizia”, strepita Mariastella Gelmini. “La prosecuzione di un accanimento e la tentazione di chiudere per via giudiziaria una sfida politica che per via politica la sinistra non è riuscita a chiudere nei confronti di Silvio Berlusconi, è una cosa inaccettabile”, dice Maurizio Gasparri, che però smentisce ripercussioni sul governo. Stop and go, è questa la strategia. Domani Berlusconi sarà in piazza a galvanizzare i suoi e ad accusare i giudici, ma il governo, per il momento, non cade. “’Non saremo noi a interrompere la strada della pacificazione che abbiamo deciso e voluto dopo tanti anni di scontri aspri. Dobbiamo sforzarci per tenere separate le vicende personali di Berlusconi e del governo e delle riforme, non è uno sforzo facile perché l’accanimento contro di me è ostentato e pesante”.

IL CAVALIERE sceglie tutti i Tg per dettare la linea. “La sentenza di ieri è davvero una provocazione preparata dalla parte politicizzata della magistratura che da vent’anni cerca di eliminarmi come principale avversario della sinistra e il rinvio a giudizio di Napoli fa parte di questo uso politico della giustizia. Ora abbiamo fatto molto per dare un governo forte e stabile all’Italia e non metteremo certamente in discussione il governo per una sentenza assolutamente iniqua e infondata”. E la manifestazione di domani? “A Brescia dirò che resto in campo e parlerò delle riforme di cui l’Italia ha bisogno. Parleremo anche di riforma della giustizia, che significa parità tra accusa e difesa, separazione delle carriere, di responsabilità civile dei magistrati”. Il cammino che dovrà fare il governo è segnato. La strategia del Pdl chiarissima: tenere il Pd e Letta alla corda, dettare l’agenda della politica fiscale puntando tutto sull’abolizione dell’Imu, e iniziare il cammino delle riforme istituzionali “normalizzando” la magistratura. Linea chiarissima nell’intervista che Francesco Nitto Palma, nuovo presidente della commissione Giustizia del Senato , ha rilasciato ieri a 24 Mattina. “Sono andato in carcere a trovare Nicola Cosentino. Sono convinto che gli elementi a suo carico non siano sufficienti per una condanna. Ho letto le carte e sono un magistrato”. Insomma, gli amici in galera non si dimenticano, e non si dimenticano gli “abusivi” della Campania per i quali il Pdl chiede un condono. Sono 70 mila case illegali, 6 mila ogni anno, 500 al giorno al mese, 16 al giorno, migliaia di famiglie. Una massa elettorale enorme che ha già contribuito alla vittoria di Berlusconi alle ultime elezioni.

Il Caimano si muove nella sua continua campagna elettorale, i suoi consensi crescono. E il Pd sta a guardare.

Da Il Fatto Quotidiano del 10/05/2013.
camillobenso
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Olivero: “Il Pd ci ha fatto votare Nitto Palma”

(Sara Nicoli).
11/05/2013 di triskel182

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IL SENATORE MONTIANO E IL PATTO “SEGRETO” CON I DEMOCRATICI CHE HANNO OPTATO PER LA SCHEDA BIANCA.

Un conto è farlo, un altro è dirlo. Ma la cosa, alla fine, deve essere sembrata davvero in-digeribile al senatore Andrea Olivero, coordinatore dei montiani di Scelta civica, per continuare a tenerla per sé. Una questione di coscienza. Meglio vuotare il sacco. “Siamo arrivati al punto – ha raccontato in un’intervista al Secolo XIX – in cui il Pd mercoledì chiama noi di Scelta civica e ci chiede di votare per il pdl Nitto Palma. Precisando che loro però si sarebbero astenuti ufficialmente. Hanno detto: ‘voi votatelo e poi noi nel segreto dell’urna spostiamo qualche voto per farlo eleggere’. Insomma, l’hanno fatto eleggere senza votarlo. Così non si fa, non è serio: sono giochini da Prima Repubblica”. Cioè: il Pd non poteva rompere il patto con il Pdl di nominare Nitto Palma in commissione Giustizia, ma un voto come quello avrebbe spaccato il gruppo del Senato, dove alcuni esponenti di spicco come Felice Casson avevano già detto che non lo avrebbero votato.

COSÌ ha scelto di fare “il giochetto da Prima Repubblica”, dichiarando l’astensione, ma obbligando Scelta civica a sostenere Nitto Palma con quei voti che sarebbero mancati anche alla quarta votazione (quando basta la maggioranza assoluta dei voti). E infatti è finita esattamente così. Eppure, di via per uscire dal guado, il Pd ne aveva anche un’altra, che però avrebbe fatto saltare l’accordo con il Pdl. L’M5s, infatti, aveva proposto ai democratici di votare insieme Felice Casson. Ovviamente Luigi Zanda ha risposto di no, che “i patti dovevano essere onorati”. Sì, però poi bisogna vedere in che modo. “Se si va avanti così – ha proseguito Olivero – potrebbe arrivare il momento in cui non saremo più in maggioranza. Ma finché c’è, rispetteremo i patti; poi, non si capisce perché questa alzata di scudi su Nitto Palma, che non è mai stato indagato e ha gestito nella sua carriera processi delicati e importanti, Ghedini, non lui, sarebbe stato ‘una provocazione’”. Quindi non si capisce perché il Pd non l’abbia votato mentre “non ha sollevato alcun problema di coscienza per Formigoni, che è inquisito”. “Pdl e Pd si sono accordati sul metodo di spartizione informandoci a cose fatte. Noi abbiamo espresso il nostro disaccordo, anche perchè sono emerse scelte divisive per il Pdl” come “Damiano al Lavoro e Epifani allo Sviluppo economico, due ex Cgil”. Ma i patti, ha incalzato, “si rispettano o non si fanno”. Invece il Pd “prima ha piazzato i suoi e poi ci ha chiesto aiuto”, ma “non è che prendi quello che ti conviene e sollevi un problema di coscienza per il resto”. La rivelazione, com’era ovvio, ha costretto la presidenza del Pd al Senato a smentire ogni virgola delle parole di Olivero. “Non abbiamo imposto nessun vincolo a nessun senatore – ha replicato, inviperito, Luigi Zanda – abbiamo sempre e solo ricordato che quella presidenza era stata attribuita al Pdl che aveva indicato il senatore Nitto Palma. La ricostruzione del senatore Olivero è totalmente priva di fondamento!”.

Da Il Fatto Quotidiano del 11/05/2013.
camillobenso
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Cadaveri poco eccellenti - 1



Perchè la fine è certa e prossima.

Guglielmo Epifani: “L’unica strada era l’accordo con Pdl”

Si infatti, l’unica strada era l’accordo con Pdl, ma quello che ci condanna alla fine certa è quale tipo di accordo.

Prevale la mentalità schematica di sempre di una classe politica bollita che non sa esprimere più di tanto.

Questo avrebbe dovuto essere il tentativo di uscire dall'emergenza dell'emergenza dell'emergenza.

Invece si continua con la spartizione delle poltrone con personale completamente inadeguato, come se niente fosse

La casta continua a difendersi con le unghie.




Assemblea Pd, Guglielmo Epifani: “L’unica strada era l’accordo con Pdl”
L'ex segretario della Cgil dovrebbe essere eletto oggi per traghettare il partito al congresso di ottobre. Divieto dei giornalisti di entrare nella sala dove si svolgono i lavori. Ammesso invece un gruppo di OccupyPd. Bersani: "Le mie dimissioni non sono state un gesto personale, ma politico"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 11 maggio 2013Commenti (163)



Fin da subito “avevo pensato che l’unica strada potesse essere quella dell’accordo con il Pdl per un governo. E detto da me, che ho fatto ore e ore di sciopero contro Berlusconi…avrà un senso che non è l’inciucio”. Guglielmo Epifani, che oggi dovrebbe essere eletto segretario dall’assemblea del Pd (segui la diretta streaming) per traghettare il partito fino al congresso di ottobre, difende, in un colloquio col Corriere della sera, le larghe intese e spiega di avere accettato la candidatura alla segreteria per spirito di servizio” e di non avere “posto nessuna condizione. Ma – aggiunge – nemmeno me le hanno poste, a dire il vero”. Il Pd che partecipa all’assemblea di oggi è un partito frantumato all’interno proprio a causa dell’esecutivo insieme al Pdl, come spiegherà oggi la senatrice “ribelle” Laura Puppato che intende invitare esplicitamente il colleghi parlamentari al dialogo con le forze politiche al di fuori della maggioranza, aprendo così a Sel e M5S. E anche la base, tra le proteste di OccupyPd e le “sofferte” dimissioni del segretario del circolo della Bolognina, ha espresso forte dissenso rispetto alla linea del partito.

L’assemblea è iniziata con l’Inno di Mameli e con il divieto imposto ai giornalisti di entrare nella sala in cui si svolgono i lavori, ufficialmente per motivi di spazio, nonostante l’incontro si svolga alla Fiera di Roma. Una decisione dell’organizzazione che ha creato malcontento tra i cronisti. Al contrario, a una delegazione di OccupyPd è stato consentito di prendere parte all’assemblea. Dopo l’intervento della vice presidente, Marina Sereni, ha preso la parola il segretario dimissionario Pier Luigi Bersani. Secondo l’ordine dei lavori proposto dal vicepresidente Ivan Scalfarotto, le candidature saranno presentate entro le 13, supportate da almeno 94 firme, poi ci sarà il voto a scrutinio segreto dalle 14 alle 16. Al momento, però, l’unica candidatura in campo sembra essere quella dell’ex segretario Cgil.



Al Corriere Epifani, che sarà guida pro tempore di un partito balcanizzato, spiega inoltre che l’esecutivo con il Pdl “adesso questa è l’unica chance che abbiamo e non possiamo sprecarla per giochetti di partito o interessi personali. Il governo è la nostra strada: se saremo in grado di dimostrare che riusciamo a fare qualcosa per gli italiani, ci risolleveremo”. Ma bisogna dimostrare che “si può governare con Berlusconi, in uno stato di necessità, senza dimenticare i deboli, i lavoratori, i giovani disoccupati e le tensioni sociali”. “Ho parlato con tutti – dice – ho ricevuto sms da tutti. Ho sentito Walter Veltroni, Orfini, ovviamente Bersani. Mi ha chiamato la Bindi. E ho ricevuto un sms da D’Alema di appoggio. È stato impressionante il numero di persone che ha voluto farmi sapere che tutto andava bene, che c’era bisogno di me..”.

Una posizione che però non è condivisa dal “rottamatore” Matteo Renzi che in un’intervista a Repubblica sottolinea che il Pd non deve ”regalare il governo a Berlusconi”. Anzi, al contrario, deve “rivendicarlo”, indicando le “priorità e dandogli un’impronta ‘di sinistra’”. Il sindaco di Firenze spiega che ora bisogna partire “dal presupposto che questo governo c’è “ e che può essere “subito o guidato. Se ce ne vergogniamo allora regaliamo a Berlusconi 12, 15 o 17 mesi di traino straordinario” anche perchè “lui è già in campagna elettorale”. E “mentre studia come tornare a Palazzo Chigi - aggiunge – noi siamo sotto shock. Basta con la depressione. Guidiamo noi questo governo. Abbiamo già sprecato un calcio di rigore a febbraio scorso, non sbagliamone un altro”. Quindi “si abbia il coraggio di elencare noi le priorità. per Renzi ne bastano “due o tre: le riforme, i costi della politica” e soprattutto “il lavoro”. Dichiarazioni che ha ribadito anche nel corso dell’assemblea alla Fiera di Roma.

LA CRONACA ORA PER ORA

12.28: Renzi: “Io pronto a dare una mano da militante”. ‘‘Se il Pd riscopre l’autenticità e la passione, io, non da candidato alla segretaria o da candidato all’Anci ma da militante, da iscritto darò una mano”. Lo ha detto Matteo Renzi dal palco dell’assemblea del Pd e ha chiesto al suo partito di non subire il governo. “Non possiamo ricorrere a mezze parole o frasi di circostanza. E’ chiaro che non è il nostro governo, lo ha detto Enrico Letta. Ma permetettemi di dire che la retorica usata in campagna elettorale contro chi diceva di cercare i voti degli elettori del centrodestra oggi potrebbe costituire elementi di riflessione”, ha detto. “Se non vuoi prendere i voti degli elettori del centrodestra devi prenderne i ministri. E’ un governo guidato da uno di noi, mi interessa capire se lo subiamo o lo guidiamo. Se lo subiamo stiamo regalando l’ennesimo calcio di rigore a Berlusconi. E’ del tutto evidente che perdiamo la strada”, ha sottolineato. “Si tratta di capire se sulle nostre parole d’ordine siamo in grado di essere protagonisti”.

Il sindaco di Firenze, inoltre, spiega di apprezzare l’iniziativa di OccupyPd anche se, aggiunge, “il Pd va aperto più che occupato. Abbiamo iniziato a perdere quando abbiamo respinto le persone con il certificato medico alle primarie. Io avrei perso lo stesso, ma lì abbiamo perso le secondarie”. E su Pd e Pdl ha spiegato che sembrano due partiti che giocano a wrestling e fingono di lottare uno contro l’altro per “poi votare insieme”. Quanto alle correnti interne al partito, poi, osserva: ”In questa sede avrei tutto l’interesse a provare a discutere degli errori fatti, mi fa ridere questa violenta critica di oggi al correntismo, dobbiamo liberarci dalla retorica come se quelli che le hanno attaccate finora siano vissuti su marte. Lo dico – ha aggiunto – nel momento in cui voglio mandare un abbraccio a Bersani, contro cui ho combattuto a viso aperto nelle primarie. La lealtà è fondamentale”.

12.10 - Manifestante di OccupyPd consegna documento a Marina Sereni – Sul palco dell’assemblea del Pd saleanche una giovane, Ludovica, rappresentante di #OccupyPd, la rete di giovani che nelle drammatiche ore della votazione per il Quirinale hanno occupato diverse sedi e circoli del partito. La giovane ha consegnato alla vice presidente dell’assemblea Marina Sereni il documento del network e una maglia dei manifestanti.

11.50 – Speranza: “Questo governo non era nei nostri disegni”- “Noi siamo e restiamo alternativi al centrodestra, ancorati alle grandi famiglie progressiste europee”. Lo ha detto Roberto Speranza, capogruppo alla Camera. “Questo governo non era nei nostri disegni, ma a noi tocca spiegarne il senso con umiltà e coraggio. Serve un congresso vero in cui la politica prevalga sui personalismi”, ha aggiunto, proponendo quindi all’assemblea la candidatura di Epifani a segretario: “Epifani è nelle condizioni di gestire il partito e accompagnarlo al congresso”.

11.48 – Renzi arriva all’Assemblea – Il sindaco di Firenze è arrivato all’assemblea del Pd. Ai ragazzi di OccupyPd che sono fuori della Fiera di Roma, il sindaco ha spiegato di non potersi fermare per un confronto. “Non mi posso fermare, ci sono troppi giornalisti, non si riesce a parlare”. Renzi è giunto dopo che aveva già parlato Pierluigi Bersani e mentre Roberto Speranza stava concludendo la relazione iniziale.

11.43 – Renziani, accordo su esecutivo partito - Si profila un accordo tra le diverse aree del Pd non solo sull’appoggio alla candidatura di Epifani, ma anche sulla futura squadra. I ‘renziani’ entrerebbero nell’esecutivo assumendo il ruolo del responsabile dell’organizzazione, che verrebbe affidata a Luca Lotti.

11.33 – Delegazione OccupyPd ammessa in Assemblea

11.25 – Bersani: “Le mie dimissioni non sono state un gesto personale, ma politico” – “Le mie dimissioni – ha detto il segretario dimissionario del Pd – che consegno qui ufficialmente, sono venute al seguito di vicende dolorose e drammatiche che hanno cambiato il corso degli eventi. Queste dimissioni non sono state un gesto personale, ma un gesto politico”. Dimissioni che sono avvenute su “una questione dirimente per il Pd e voglio credere che si potrà discuterne a fondo nel congresso. Altrimenti sarebbero state dimissioni inutili”, ha sottolineato. E ha aggiunto: ”In un partito senza padroni è più facile smontare che mettere assieme e mettere assieme non può essere responsabilità di uno, deve essere tema di ciascuno- Questo – ha proseguito – è il tema politico, questo è 0un oggetto politico su cui dovremo fare discussioni e predicazioni”. “Vi ringrazio per quello di buono che abbiamo fatto – ha concluso – di quello che non ha funzionato si dia, per carità, a me la colpa: è legge della politica che si vince assieme e si perde da soli, bisogna dirlo, anche ai giovani”.

11.10 – Bersani: “Ora guardiamo avanti” - ”Oggi, assolutamente, se comprendiamo la delicatezza estrema della situazione dobbiamo mostrare a noi stessi e al Paese che guardiamo avanti”. Lo ha detto il segretario dimissionario del Pd, Pier Luigi Bersani, intervenendo all’inizio dell’assemblea del partito e facendo un appello in vista della votazione del nuovo segretario.

10.53 – Fassina assediato dai manifestanti di OccupyPd – ”Terremo fermi i nostri punti, il governo resterà fino a quando bisognerà risolvere i problemi gravi che ha il Paese stremato”. Così Stefano Fassina che, arrivando all’assemblea del Pd, è stato letteralmente assediato dai giovani di OccupyPd. Al viceministro dell’Economia i ragazzi hanno chiesto soprattutto conto del governo dove, a loro dire, “comanda Berlusconi“. Fassina ha tenuto il punto: “Noi terremo fermi i nostri punti, questo non è il governo di cambiamento, se volevamo fare un inciucio Bersani era a Palazzo Chigi da tre mesi, con questo governo non ci saranno mai leggi ad personam“.
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Vox populi


Politichese 0 minuti ago
Attendiamo con ansia il discorso del Presidente a vita del PD, Berlusconi.

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Carmela Ferraro 1 minuto ago
Epifani non avrebbe mai dovuto esordire con questa affermazione. Questo ha solo un senso :buttare acqua sul fuoco.

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Barone Stanislao Caghetti 1 minuto ago
E' emblematico l'atteggiamento dei "seguaci" di 5 stelle, hanno tutti la passione di godere delle fregature che prendono e prenderanno, mica s'illuderanno che loro saranno esclusi dalla crisi...

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Luigi Graziano 2 minuti ago
Era l'unica strada per sprofondare DEFINITIVAMENTE.
Ma tanto a voi che vi frega.

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Incredibile 2 minuti ago
" divieto imposto ai giornalisti di entrare nella sala in cui si svolgono i lavori " . Ma come li finanziate e poi non li volete??? Paura che qualcuno faccia domande??Solo per gli altri è mancanza di Democrazia????

Il Pdl era l'unica via........Vi prego " dite qualche cosa di sinistra "!!!

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roberto 3 minuti ago
Un poco nervosetti da alcuni giorni i simpatici trolletti grillusconici ( partoriti un numero eccezionali di nick in questi giorni,, :-) ) .. sentono che il "modello" friulano sta per raggiungere il territorio nazionale :-)

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rob11 0 minuti ago in risposta a roberto
l'accordo pd+pdl mi fa vergognare, altro che modello friuliano la sinistra sta governando con berlusconi, il vicesegretario del pd ha messo gente come razzi, formigoni in posti importanti, ci sarebbe da vergognarsi profondamente ad averli votati

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andromedasempreluii 1 minuto ago in risposta a roberto
oh, tutti i giorni scivi che i grillo nzi sono nervosi, e poi dici una ragione diversa ogni giorno. Ma quindi è proprio una tecnica ....... cmq a me sembrano più nervosetti quelli di occupypd hahahahahahahah

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java 2 minuti ago in risposta a roberto
o l'inciucio nazionale raggiungerà il territorio locale?

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Corredino Mineo 3 minuti ago
quelle di fassina, non sono interventi, sono tutte barzellette naturali!

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Esasperato 3 minuti ago
Non c'era altra soluzione che non l'accordo col pdl???!!!
Ao' ma che ce state a pijà ancora per c**o??! Ma tu guarda sti pezze de' mme...

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andromedasempreluii 3 minuti ago
oddio, ho finito la sopportazione di fre gnacce ....

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Barone Stanislao Caghetti 4 minuti ago
La risposta di Epifani è disarmante! Ma ancora adesso si potrebbe far cadere il governo e farne uno di sx con i 5 stelle e con Sel, nonostante i dissidenti democristiani che si accoderebbero al pdl.
I numeri ci sono, basta un po' di autocritica, riconoscere da parte di entrambi che forse era meglio aver fatto prima quello che ancor oggi è possibile fare.

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java 4 minuti ago
non possono criticare senza se e senza ma le manifestazioni dei piduisti contro la magistratura
il senza se e senza ma lo usano solo quando devono attaccare lavoratori e pensionati

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cino anna 5 minuti ago
ERRATA CORRIGE

Assemblea Pd, Guglielmo Epifani: “L’unica strada PER CONTINUARE A RUBARE era l’accordo con Pdl”

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Ardlu si 5 minuti ago
Bla bla bla...

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Riccardo Barchetti 5 minuti ago
ridicoli!!!

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java 6 minuti ago
fassina vede il bicchiere mezzo pieno, sicuro?
secondo me pure la bottiglia è vuota
beva meno va

Flag
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kiks1 6 minuti ago
che cosa non farebbe questo pd per avere il potere ?? si vende come le p... al nano di turno.. ecco cosa hanno fatto.. e' un partito di venduti!!! andate a nascondervi invertebrati!!

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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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...................In hoc signo vinces

Immagine-Immagine



Berlusconi 2.0 è fissato con i voti della destra.

E' dalle primarie che rompe i maroni con il prendere i voti alla destra.

Nell'intervento all'assemblea del Pd:

<<Se non si prendono i voti della destra si prendono i i ministri della destra>>


Renzusconi è vuoto come una campana. La campana al suo interno è vuota e ha solo il battacchio. Forse è questo che piace a molti,...............il vuoto con il battacchio.............


Non sono bastati 11 anni di alleanza tra destra e sinistra, più 6 anni di fusione fredda per non arrivare a capire che se si prendono voti di destra, poi bisogna fare politiche di destra se no quei voti si perdono.

Pretenderlo da Berlusconi 2.0 però è troppo. Pretendere che capisca cose semplici ed elementari è certamente troppo.

Forse cosa sono le affinità elettive in politica l'ha solo sentito dire, ma non sa cosa siano.

Berlusconi 2.0 è di destra, e quindi gli diventa facile parlare alla destra.

Se si iscrivesse al Pdl farebbe prima e avrebbe risolto tutti i suoi problemi di ambizione politica.
camillobenso
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Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Dell’uso del tradimento in politica.
Se i politici mentono, è o per debolezza, avendo comunque bisogno di garantirsi il consenso elettorale, o per disprezzo, ritenendo utili i voti, ma inutili gli elettori.
Hannah Arendt



Come inizia una guerra civile – 172
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Cadaveri poco eccellenti - 2


...................In hoc signo vinces

Immagine-Immagine



Berlusconi 2.0 è fissato con i voti della destra.

E' dalle primarie che rompe i maroni con il prendere i voti alla destra.

Nell'intervento all'assemblea del Pd:

<<Se non si prendono i voti della destra si prendono i i ministri della destra>>


Renzusconi è vuoto come una campana. La campana al suo interno è vuota e ha solo il battacchio. Forse è questo che piace a molti,...............il vuoto con il battacchio.............


Non sono bastati 11 anni di alleanza tra destra e sinistra, più 6 anni di fusione fredda per non arrivare a capire che se si prendono voti di destra, poi bisogna fare politiche di destra se no quei voti si perdono.

Pretenderlo da Berlusconi 2.0 però è troppo. Pretendere che capisca cose semplici ed elementari è certamente troppo.

Forse cosa sono le affinità elettive in politica l'ha solo sentito dire, ma non sa cosa siano.

Berlusconi 2.0 è di destra, e quindi gli diventa facile parlare alla destra.

Se si iscrivesse al Pdl farebbe prima.
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