Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Se i politici mentono, è o per debolezza, avendo comunque bisogno di garantirsi il consenso elettorale, o per disprezzo, ritenendo utili i voti, ma inutili gli elettori.
Hannah Arendt
Come inizia una guerra civile – 203
La cruna dell’ago – 170
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 170
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 150
Cronaca di un affondamento annunciato - 150
In mezzo alla tempesta - 87
Il buio oltre la siepe - 12
La fine di un partito infettato dai veleni
(Sandra Amurri).
16/05/2013 di triskel182
A TARANTO IL PD, TROPPO VICINO ALL’AZIENDA, È DIVORATO DALLE GUERRE INTERNE. E ROMA TACE.
È da poco sorto il sole a Taranto.
E la notizia dell’arresto del presidente della Provincia Gianni Florido del Pd e dell’ex assessore provinciale all’ambiente Michele Conserva e i domiciliari per l’ex direttore della Provincia Vincenzo Specchia comincia a viaggiare via sms tra i cittadini alla velocità della luce, accompagnata da commenti di grande sollievo per l’operato della magistratura.
Un colpo durissimo alla credibilità del Pd che da sempre localmente combatte una “guerra” al suo interno tra gli ex margherita.
Da un lato, l’assessore regionale al bilancio eletto senatore del Pd Michele Pelillo, sostenitore dell’operazione San Raffaele con don Verzé, dall’altro il presidente della Provincia ed ex segretario della Cisl, Gianni Florido finito in carcere.
NELLA SEDE tarantina del partito, quella storica dei Ds in via Cesare Battisti tra i pochi presenti nessuno vuole commentare.
Mentre in quella di via Principe Amedeo, frequentata da iscritti vicini al senatore Pelillo c’è chi lascia timidamente trasparire una certa soddisfazione per l’operato della magistratura facendo notare che la notizia dell’arresto di Florido non è certamente un fulmine a ciel sereno.
Mentre il segretario del Pd di Taranto Massimo Serio esprime solidarietà a Florido facendola seguire dalla fiducia nei pm e dall’augurio che “la vicenda si chiuda quanto prima” perché “lei capisce, stiamo parlando di un presidente della Provincia arrestato” e alla domanda se ha sentito la direzione nazionale del partito, il segretario pro-tempore Epifani risponde con un laconico: “Solo la segreteria di Stefano Fassina ma non lui”.
Aggiungendo con una certa delusione: “Sono un bancario, vivo del mio lavoro e sì anche della passione per la politica, ma che le debbo dire io, non sono stato eletto dal congresso, sono subentrato al segretario dimissionario, capisce vero?
Cercheranno di risolvere questo problema che è un caso nazionale”.
Stamane uscendo di casa avrà incontrato diverse persone, cosa le hanno detto?
“Le persone ti chiedono come va con aria dispiaciuta, poi magari si girano e giudicano. Io sono sereno, non ho niente da rimproverarmi”.
Il sindaco di Bari e presidente del Pd in Puglia, Michele Emiliano, esprime solidarietà all’amico Florido e sostegno alla magistratura: “In questa vicenda è chiaro che è possibile che qualche soggetto politico che aveva il controllo dei controlli sia rimasto impigliato perché non è facile il ruolo del sindaco di Taranto, così come quello del presidente della Provincia di Taranto e del presidente della Regione”.
E che che “non ci possiamo permettere di chiudere l’Ilva senza trovare un’alternativa occupazionale”. E Nichi Vendola ha detto che “chi sbaglia deve pagare”.
C’è chi, invece, come il segretario regionale del Pd, Massimo Blasi, ex ds, bibliotecario, per dieci anni sindaco di Melpignano la situazione di Taranto la conosce bene.
E va giù duro nel ricordare di essere “una voce inascoltata dentro il suo partito” nel continuare a denunciare la questione morale.
“Di fronte al degrado dello spirito pubblico la politica non può mettere la testa sotto la sabbia, lo ripeto da quando sono segretario. Dobbiamo essere irreprensibili per dare esempio”, continua Blasi.
“Ho raccolto le firme di cinque consiglieri per una legge regionale sul conflitto d’interesse che non è mai stata discussa”, rivendica prima dell’affondo contro Sel: “Non a caso il presidente della Regione, il vicepresidente e il presidente del Consiglio sono tutti del partito di Vendola”.
E quando gli chiediamo cosa ha fatto il Pd di fronte alla pubblicazione delle conversazioni intercettate tra Florido e Fabio Riva risponde che “nulla poteva fare perché il presidente della Provincia viene eletto dal popolo e il partito non ha strumenti per dire: vattene, tanto più se, come nel caso di Florido, si è dichiarato tranquillo ed estraneo a ogni responsabilità.
La questione è politica, per questo ho collezionato non poche ostilità dentro il mio partito”, ripete “L’ex assessore regionale alle opere pubbliche del Pd, Amati mi ha accusato di moralismo. Per me è un complimento, io, per citare Rodotà, sono per l’elogio del moralismo” .
Allora lei al posto di Bersani non avrebbe accettato il finanziamento per la campagna elettorale da Riva: “Io i soldi non li prendo neppure dall’amico salumiere, i rappresentanti del popolo debbono essere liberi”.
E dell’Ilva dice: “Deve essere nazionalizzata. Occorre un comitato di sorveglianza come nella Volkswagen, di cui fanno parte rappresentanti delle istituzioni, dei lavoratori , degli ambientalisti, dei cittadini e si decide insieme.
Solo così si potrà superare il vero limite della politica cominciando a guardare alla vita con chi non ha un pezzo di pane”.
Ma non prova disagio a incrociare lo sguardo dei cittadini dopo questi arresti?
“Io conservo la mia credibilità sono a disagio per il Pd e la politica.
Però il Pd un primato ce l’ha: dalle primarie a oggi non abbiamo sbagliato niente”.
Un record che il Pd sembra difendere con tenacia.
Da Il Fatto Quotidiano del 16/05/2013.
Hannah Arendt
Come inizia una guerra civile – 203
La cruna dell’ago – 170
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 170
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 150
Cronaca di un affondamento annunciato - 150
In mezzo alla tempesta - 87
Il buio oltre la siepe - 12
La fine di un partito infettato dai veleni
(Sandra Amurri).
16/05/2013 di triskel182
A TARANTO IL PD, TROPPO VICINO ALL’AZIENDA, È DIVORATO DALLE GUERRE INTERNE. E ROMA TACE.
È da poco sorto il sole a Taranto.
E la notizia dell’arresto del presidente della Provincia Gianni Florido del Pd e dell’ex assessore provinciale all’ambiente Michele Conserva e i domiciliari per l’ex direttore della Provincia Vincenzo Specchia comincia a viaggiare via sms tra i cittadini alla velocità della luce, accompagnata da commenti di grande sollievo per l’operato della magistratura.
Un colpo durissimo alla credibilità del Pd che da sempre localmente combatte una “guerra” al suo interno tra gli ex margherita.
Da un lato, l’assessore regionale al bilancio eletto senatore del Pd Michele Pelillo, sostenitore dell’operazione San Raffaele con don Verzé, dall’altro il presidente della Provincia ed ex segretario della Cisl, Gianni Florido finito in carcere.
NELLA SEDE tarantina del partito, quella storica dei Ds in via Cesare Battisti tra i pochi presenti nessuno vuole commentare.
Mentre in quella di via Principe Amedeo, frequentata da iscritti vicini al senatore Pelillo c’è chi lascia timidamente trasparire una certa soddisfazione per l’operato della magistratura facendo notare che la notizia dell’arresto di Florido non è certamente un fulmine a ciel sereno.
Mentre il segretario del Pd di Taranto Massimo Serio esprime solidarietà a Florido facendola seguire dalla fiducia nei pm e dall’augurio che “la vicenda si chiuda quanto prima” perché “lei capisce, stiamo parlando di un presidente della Provincia arrestato” e alla domanda se ha sentito la direzione nazionale del partito, il segretario pro-tempore Epifani risponde con un laconico: “Solo la segreteria di Stefano Fassina ma non lui”.
Aggiungendo con una certa delusione: “Sono un bancario, vivo del mio lavoro e sì anche della passione per la politica, ma che le debbo dire io, non sono stato eletto dal congresso, sono subentrato al segretario dimissionario, capisce vero?
Cercheranno di risolvere questo problema che è un caso nazionale”.
Stamane uscendo di casa avrà incontrato diverse persone, cosa le hanno detto?
“Le persone ti chiedono come va con aria dispiaciuta, poi magari si girano e giudicano. Io sono sereno, non ho niente da rimproverarmi”.
Il sindaco di Bari e presidente del Pd in Puglia, Michele Emiliano, esprime solidarietà all’amico Florido e sostegno alla magistratura: “In questa vicenda è chiaro che è possibile che qualche soggetto politico che aveva il controllo dei controlli sia rimasto impigliato perché non è facile il ruolo del sindaco di Taranto, così come quello del presidente della Provincia di Taranto e del presidente della Regione”.
E che che “non ci possiamo permettere di chiudere l’Ilva senza trovare un’alternativa occupazionale”. E Nichi Vendola ha detto che “chi sbaglia deve pagare”.
C’è chi, invece, come il segretario regionale del Pd, Massimo Blasi, ex ds, bibliotecario, per dieci anni sindaco di Melpignano la situazione di Taranto la conosce bene.
E va giù duro nel ricordare di essere “una voce inascoltata dentro il suo partito” nel continuare a denunciare la questione morale.
“Di fronte al degrado dello spirito pubblico la politica non può mettere la testa sotto la sabbia, lo ripeto da quando sono segretario. Dobbiamo essere irreprensibili per dare esempio”, continua Blasi.
“Ho raccolto le firme di cinque consiglieri per una legge regionale sul conflitto d’interesse che non è mai stata discussa”, rivendica prima dell’affondo contro Sel: “Non a caso il presidente della Regione, il vicepresidente e il presidente del Consiglio sono tutti del partito di Vendola”.
E quando gli chiediamo cosa ha fatto il Pd di fronte alla pubblicazione delle conversazioni intercettate tra Florido e Fabio Riva risponde che “nulla poteva fare perché il presidente della Provincia viene eletto dal popolo e il partito non ha strumenti per dire: vattene, tanto più se, come nel caso di Florido, si è dichiarato tranquillo ed estraneo a ogni responsabilità.
La questione è politica, per questo ho collezionato non poche ostilità dentro il mio partito”, ripete “L’ex assessore regionale alle opere pubbliche del Pd, Amati mi ha accusato di moralismo. Per me è un complimento, io, per citare Rodotà, sono per l’elogio del moralismo” .
Allora lei al posto di Bersani non avrebbe accettato il finanziamento per la campagna elettorale da Riva: “Io i soldi non li prendo neppure dall’amico salumiere, i rappresentanti del popolo debbono essere liberi”.
E dell’Ilva dice: “Deve essere nazionalizzata. Occorre un comitato di sorveglianza come nella Volkswagen, di cui fanno parte rappresentanti delle istituzioni, dei lavoratori , degli ambientalisti, dei cittadini e si decide insieme.
Solo così si potrà superare il vero limite della politica cominciando a guardare alla vita con chi non ha un pezzo di pane”.
Ma non prova disagio a incrociare lo sguardo dei cittadini dopo questi arresti?
“Io conservo la mia credibilità sono a disagio per il Pd e la politica.
Però il Pd un primato ce l’ha: dalle primarie a oggi non abbiamo sbagliato niente”.
Un record che il Pd sembra difendere con tenacia.
Da Il Fatto Quotidiano del 16/05/2013.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Se i politici mentono, è o per debolezza, avendo comunque bisogno di garantirsi il consenso elettorale, o per disprezzo, ritenendo utili i voti, ma inutili gli elettori.
Hannah Arendt
Come inizia una guerra civile – 204
La cruna dell’ago – 171
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 171
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 151
Cronaca di un affondamento annunciato - 151
In mezzo alla tempesta - 88
Il buio oltre la siepe - 13
Dramma Pd, Romano Prodi non rinnova la tessera
La portavoce del fondatore dell'Ulivo a pochi giorni dalla scadenza spiega: "Il Professore non ci pensa tutto il giorno, ma è evidente che la cosa è finita"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | Bologna | 16 maggio 2013Commenti (8)
Non poteva che finire così. Dopo l’imboscata in Parlamento dei 101 franchi tiratori Romano Prodi, il fondatore dell’Ulivo, leader e presidente del consiglio Pd che riuscì a battere Pdl e Silvio Berlusconi due volte, non rinnoverà la tessera del Pd.
E’ stata la sua fedelissima portavoce, l’onorevole Sandra Zampa, ad annunciare il disinteresse del Professore per la nuova sottoscrizione al circolo Galvani, la sede Pd di via Orfeo dove proprio dopo l’alleanza di governo con il Pdl i militanti dimostrarono il loro dissenso con biglietti e cartelli appesi alle saracinesche e la giovane coordinatrice si scusò: “Avete ragione voi”.
“Il Professore non passa il suo tempo a pensare alla tessera, ma è evidente che la cosa è finita“, ha spiegato la Zampa, “Nessuno tra l’altro si è ancora affrettato a chiedere a Prodi di rinnovare la tessera e temo che nessuno avrà il coraggio di alzare il telefono”. Parole di fuoco che il Professore non conferma e non smentisce, infittendo ancor di più i significati di un silenzio sul futuro della sua presenza all’interno dei Democratici.
“Io spero che non sia così, anche se la vigliaccata che ha subito è dura da digerire e non solo per lui”, ha aggiunto Raffaele Donini, segretario provinciale bolognese del Pd, “Per noi democratici bolognesi resta un riferimento insostituibile”.
Difficile comprendere se il Professore sia rimasto più male dalla mancata elezione al Quirinale o dal lento ma deciso spappolamento che il Pd sta subendo dopo l’alleanza di governo con Berlusconi: “I nemici di Prodi si sono vendicati di essersi sentiti a causa sua costretti a una ipocrisia, a onorarlo cioè a parole come padre di un partito nei fatti mai nato”, ha spiegato un altro prodiano della primissima ora, Arturo Parisi, “costretti a riconoscersi in pubblico in un progetto nel quale troppi, tra i capi, non hanno mai creduto. Si riconosce un padre solo a partire da un figlio. È per questo che i franchi tiratori hanno scelto l’ombra. Pur diverso l’uno dall’altro, ognuno dei 101 avrebbe dovuto dichiarare che il Pd raccontato a parole era per lui, nei fatti, una menzogna”.
Dal 12 settembre 2008 Romano Prodi presiede il Gruppo di lavoro ONU-Unione Africana sulle missioni di peacekeeping in Africa e in particolar modo nella zona del Mali. Un compito di livello internazionale svolto insieme ad un’altra ventina di funzionari diplomatici pari grado, che però scadrà ad ottobre 2013. Difficile vedersi rinnovato l’incarico e ancora più improbabile la carriera nella segretaria Onu come si era paventato in passato. Impossibile, infine, giurano gli amici più cari che Prodi mediti di tornare in sella magari come candidato sindaco di Bologna. Probabile che invece la tessera non rinnovata del Pd sia l’ultimo capitolo di un’avventura che ha come prossima tappa la mansione di “nonno” dei suoi tanti nipotini. (d.t.)
****
I commenti della Bindi al Tg3
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/me ... g3.html#p=
****
Vox populi
dami170248 9 ore ago
Per due volte ha battuto Berlusconi e per due volte i serpenti presenti nel partito lo hanno fatto dimettere in più mettiamo quell'orrenda pagina dei 101 quindi sincere scuse a Prodi da parte di un ex sostenitore del pd che si è sentito tradito molte volte da questo pseudo partito democratico in realtà è il partito dei BORGIA.
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Pvrossi 12 ore ago
Credo che Romano abbia davvero molto da insegnare ai giovani. Non so se si senta addosso le energie per andare avanti, ma in caso affermativo non credo gli mancherebbero gli allievi (scelga lui stesso tempi e modi). Non dimentichiamo che trasmettere la propria conoscenza è sempre una delle ragioni di vita per ciascuno di noi.
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Luca P. 13 ore ago
Io non credo nemmeno che il gesto di prodi sia riconducibile alla mancata nomina come PdR, semmai , al drammatico scenario che ne è venuto dopo, con napolitano e il governissimo fatto di impresentabili e di persone che davanti alla tv si bastonano, ma al bar vanno d'amore e d'accordo.Prodi è una persona per bene che è sempre stata tra la gente, senza scorta e senzapolizia, a faccia alta.nessuno di quelli che ora siedono sulle poltronissime potrebbe fare ugualmente, è cosa giusta che si segni una linea di demarcazione. ciao PD.
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Ponchoe 13 ore ago
Per evitare questa lunga agonia mi auguro che il gesto di prodi abbia sul pd la forza e soprattutto le conseguenze di un atto di eutanasia. Mi dispiace molto per Prodi, che non meritava di essere pugnalato alle spalle, ma arrivati a questo punto rimanere nel pd è solo accanimento terapeutico.
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Paolo Tramannoni 13 ore ago in risposta a Ponchoe
E poi? Sciolgono il partito, escono da parlamento e consigli di amministrazione vari, lasciano municipalizzate e consorzi di bonifica, restituiscono il posto di lavoro dei parenti preso grazie al partito? Lasciano le opere pubbliche tutte a CL e berluscones? Si ritirano in convento a meditare sul male del mondo? Sì, mi sembra davvero realistico.
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Marco_C 9 ore ago in risposta a Paolo Tramannoni
però se non nasce qualcosa di nuovo e diverso il PD può veramente cambiare? Può rinunciare anche solo a parte dei fondi statali con le sue decine di milioni di passivo certificato? Può liberarsi di quelle persone che lo hanno minao dal di dentro e che hanno un peso importante sulla dirigenza?
Può estranianrsi da mps, dal governo con quelli che dovrebbero essere gli avversari?
Se non ci pensano loro credo che saranno gli elettori a decretarne la fine, anche perchè oggi loro sono DALLA STESSA PARTE dei berluscones e gente come Formigoni è tornata al governo grazie anche al benestare del PD. Ormai è la realtà che non è più realistica...
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Alessandro Damalio 13 ore ago in risposta a Paolo Tramannoni
potrebbero iniziare andando a costituirsi dalla finanza
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Oj Kat 14 ore ago
dopo la carica dei 101 cagnolini bianchi a pois azzurri, cosa si aspettavano? è proprio ora che il pd si scinda: un partito socialista e uno popolare e non scartavetrino più i maroni!
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Hannah Arendt
Come inizia una guerra civile – 204
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Dramma Pd, Romano Prodi non rinnova la tessera
La portavoce del fondatore dell'Ulivo a pochi giorni dalla scadenza spiega: "Il Professore non ci pensa tutto il giorno, ma è evidente che la cosa è finita"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | Bologna | 16 maggio 2013Commenti (8)
Non poteva che finire così. Dopo l’imboscata in Parlamento dei 101 franchi tiratori Romano Prodi, il fondatore dell’Ulivo, leader e presidente del consiglio Pd che riuscì a battere Pdl e Silvio Berlusconi due volte, non rinnoverà la tessera del Pd.
E’ stata la sua fedelissima portavoce, l’onorevole Sandra Zampa, ad annunciare il disinteresse del Professore per la nuova sottoscrizione al circolo Galvani, la sede Pd di via Orfeo dove proprio dopo l’alleanza di governo con il Pdl i militanti dimostrarono il loro dissenso con biglietti e cartelli appesi alle saracinesche e la giovane coordinatrice si scusò: “Avete ragione voi”.
“Il Professore non passa il suo tempo a pensare alla tessera, ma è evidente che la cosa è finita“, ha spiegato la Zampa, “Nessuno tra l’altro si è ancora affrettato a chiedere a Prodi di rinnovare la tessera e temo che nessuno avrà il coraggio di alzare il telefono”. Parole di fuoco che il Professore non conferma e non smentisce, infittendo ancor di più i significati di un silenzio sul futuro della sua presenza all’interno dei Democratici.
“Io spero che non sia così, anche se la vigliaccata che ha subito è dura da digerire e non solo per lui”, ha aggiunto Raffaele Donini, segretario provinciale bolognese del Pd, “Per noi democratici bolognesi resta un riferimento insostituibile”.
Difficile comprendere se il Professore sia rimasto più male dalla mancata elezione al Quirinale o dal lento ma deciso spappolamento che il Pd sta subendo dopo l’alleanza di governo con Berlusconi: “I nemici di Prodi si sono vendicati di essersi sentiti a causa sua costretti a una ipocrisia, a onorarlo cioè a parole come padre di un partito nei fatti mai nato”, ha spiegato un altro prodiano della primissima ora, Arturo Parisi, “costretti a riconoscersi in pubblico in un progetto nel quale troppi, tra i capi, non hanno mai creduto. Si riconosce un padre solo a partire da un figlio. È per questo che i franchi tiratori hanno scelto l’ombra. Pur diverso l’uno dall’altro, ognuno dei 101 avrebbe dovuto dichiarare che il Pd raccontato a parole era per lui, nei fatti, una menzogna”.
Dal 12 settembre 2008 Romano Prodi presiede il Gruppo di lavoro ONU-Unione Africana sulle missioni di peacekeeping in Africa e in particolar modo nella zona del Mali. Un compito di livello internazionale svolto insieme ad un’altra ventina di funzionari diplomatici pari grado, che però scadrà ad ottobre 2013. Difficile vedersi rinnovato l’incarico e ancora più improbabile la carriera nella segretaria Onu come si era paventato in passato. Impossibile, infine, giurano gli amici più cari che Prodi mediti di tornare in sella magari come candidato sindaco di Bologna. Probabile che invece la tessera non rinnovata del Pd sia l’ultimo capitolo di un’avventura che ha come prossima tappa la mansione di “nonno” dei suoi tanti nipotini. (d.t.)
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Per due volte ha battuto Berlusconi e per due volte i serpenti presenti nel partito lo hanno fatto dimettere in più mettiamo quell'orrenda pagina dei 101 quindi sincere scuse a Prodi da parte di un ex sostenitore del pd che si è sentito tradito molte volte da questo pseudo partito democratico in realtà è il partito dei BORGIA.
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Credo che Romano abbia davvero molto da insegnare ai giovani. Non so se si senta addosso le energie per andare avanti, ma in caso affermativo non credo gli mancherebbero gli allievi (scelga lui stesso tempi e modi). Non dimentichiamo che trasmettere la propria conoscenza è sempre una delle ragioni di vita per ciascuno di noi.
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Io non credo nemmeno che il gesto di prodi sia riconducibile alla mancata nomina come PdR, semmai , al drammatico scenario che ne è venuto dopo, con napolitano e il governissimo fatto di impresentabili e di persone che davanti alla tv si bastonano, ma al bar vanno d'amore e d'accordo.Prodi è una persona per bene che è sempre stata tra la gente, senza scorta e senzapolizia, a faccia alta.nessuno di quelli che ora siedono sulle poltronissime potrebbe fare ugualmente, è cosa giusta che si segni una linea di demarcazione. ciao PD.
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Per evitare questa lunga agonia mi auguro che il gesto di prodi abbia sul pd la forza e soprattutto le conseguenze di un atto di eutanasia. Mi dispiace molto per Prodi, che non meritava di essere pugnalato alle spalle, ma arrivati a questo punto rimanere nel pd è solo accanimento terapeutico.
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Paolo Tramannoni 13 ore ago in risposta a Ponchoe
E poi? Sciolgono il partito, escono da parlamento e consigli di amministrazione vari, lasciano municipalizzate e consorzi di bonifica, restituiscono il posto di lavoro dei parenti preso grazie al partito? Lasciano le opere pubbliche tutte a CL e berluscones? Si ritirano in convento a meditare sul male del mondo? Sì, mi sembra davvero realistico.
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però se non nasce qualcosa di nuovo e diverso il PD può veramente cambiare? Può rinunciare anche solo a parte dei fondi statali con le sue decine di milioni di passivo certificato? Può liberarsi di quelle persone che lo hanno minao dal di dentro e che hanno un peso importante sulla dirigenza?
Può estranianrsi da mps, dal governo con quelli che dovrebbero essere gli avversari?
Se non ci pensano loro credo che saranno gli elettori a decretarne la fine, anche perchè oggi loro sono DALLA STESSA PARTE dei berluscones e gente come Formigoni è tornata al governo grazie anche al benestare del PD. Ormai è la realtà che non è più realistica...
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Alessandro Damalio 13 ore ago in risposta a Paolo Tramannoni
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Oj Kat 14 ore ago
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Hannah Arendt
Come inizia una guerra civile – 205
La cruna dell’ago – 172
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 172
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Francesco Guccini a Bologna: “Non credo che il Pd sia più il mio partito”
In mezzo a 900 studenti, per la serata Alma Mater nell'aula magna di Santa Lucia, il cantante presenta il documentario su L'Ultima Thule: "Devo dire che sono entusiasta della scelta di Epifani segretario? No, non lo sono". E sui 5 Stelle: "Colpa anche loro, si sono arroccati"
di David Marceddu
| 14 maggio 2013Commenti (156)
”Non so se il Partito democratico sia ancora il mio partito”. Francesco Guccini da Bologna sancisce il suo addio al Pd. L’addio amaro di uno che era sempre stato fiducioso che alla fine quella creatura politica ce l’avrebbe fatta. Spegne una sigaretta, fa un respiro quasi a ingoiare un boccone amaro poi sembra voler frenare la rabbia: ”Per ora il no comment è la risposta più saggia da dare”. Complice il trattamento riservato al suo amico Romano Prodi, che due mesi fa lui stesso aveva ‘lanciato’ come candidato a presidente della Repubblica e impallinato sul più bello dal fuoco amico di 100 cecchini, complice soprattutto il nuovo governo di alleanza con Silvio Berlusconi e il suo Pdl, la lontananza tra l’autore de La locomotiva e il principale partito di centrosinistra è incolmabile: ‘‘Non sono molto felice anzi, sono molto perplesso e non so se si coglie l’eufemismo’’, dice al Fatto quotidiano. Eppure il tracollo del partito che fu di Bersani non è per lui una sorpresa. Meno di un anno fa lo aveva profetizzato: ‘‘Alle prossime elezioni vincerà Berlusconi con la promessa di togliere l’Imu e io mi dimetterò da italiano’’. Aveva ragione.
Sceso dal suo rifugio di Pavana sull’Appennino fin giù all’università di Bologna, il musicista e scrittore emiliano è stato accolto da 900 studenti giunti per vedere lui e il documentario sulla realizzazione del suo disco L’Ultima Thule. Guccini, che ha accettato infatti di essere testimonial nella campagna del 5 per mille a favore della ricerca dell’Ateneo, stronca anche il nuovo segretario ‘provvisorio’ Guglielmo Epifani che dovrà traghettare il Partito democratico fino al congresso di ottobre: ”Devo dire che ne sono entusiasta? No, non lo sono”, spiega poco prima di entrare nell’aula absidale di Santa Lucia.
Accompagnato da sua figlia Teresa e dalla moglie Raffaella Zuccari, l’artista è in forma fisica smagliante. Lontani gli stress dei concerti e ormai alle spalle anche l’ultimo disco, nessun segno di pentimento sembra balenare riguardo la decisione di abbandonare le scene. ”Da ex cantautore si sta benissimo’’, confida a margine dell’incontro. ‘‘Solo che ancora non ho avuto molto tempo per godermela e fare davvero l’ex”, spiega. Da settimane l’autore dell’Avvelenata gira infatti l’Italia per promuovere sia il disco, sia il documentario. ”Mi perseguitavano con le telecamere – ha scherzato l’autore davanti agli studenti parlando del film proiettato in sala – volevano riprendere ogni respiro e non solo quello”.
A margine Guccini ha voglia di parlare di politica, più di altre volte, e lo smarrimento per le scelte del suo quasi ex partito supera perfino le critiche al Movimento 5 stelle con cui pure non è molto tenero: ”Sì, forse la colpa di questa situazione è anche un po’ del movimento di Grillo. Si sono arroccati sulle loro posizioni. Ma la colpa è del Pd che non ha ben chiaro che cosa voglia, dove voglia andare’’.
Guccini è stato accolto dal rettore Ivano Dionigi che ha ricordato la Laurea honoris causa dieci anni fa in Scienze della Formazione: ‘‘Mi piace pensare a Francesco come un ponte fra le generazioni. Sarà perché è ancorato a questa terra. Si ha la sensazione che quando lui canta parli di noi tutti noi insieme e allo stesso tempo di ciascuno di noi’’.
VIDEO
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05 ... to/593307/
Hannah Arendt
Come inizia una guerra civile – 205
La cruna dell’ago – 172
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 172
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 152
Cronaca di un affondamento annunciato - 152
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Il buio oltre la siepe - 14
Francesco Guccini a Bologna: “Non credo che il Pd sia più il mio partito”
In mezzo a 900 studenti, per la serata Alma Mater nell'aula magna di Santa Lucia, il cantante presenta il documentario su L'Ultima Thule: "Devo dire che sono entusiasta della scelta di Epifani segretario? No, non lo sono". E sui 5 Stelle: "Colpa anche loro, si sono arroccati"
di David Marceddu
| 14 maggio 2013Commenti (156)
”Non so se il Partito democratico sia ancora il mio partito”. Francesco Guccini da Bologna sancisce il suo addio al Pd. L’addio amaro di uno che era sempre stato fiducioso che alla fine quella creatura politica ce l’avrebbe fatta. Spegne una sigaretta, fa un respiro quasi a ingoiare un boccone amaro poi sembra voler frenare la rabbia: ”Per ora il no comment è la risposta più saggia da dare”. Complice il trattamento riservato al suo amico Romano Prodi, che due mesi fa lui stesso aveva ‘lanciato’ come candidato a presidente della Repubblica e impallinato sul più bello dal fuoco amico di 100 cecchini, complice soprattutto il nuovo governo di alleanza con Silvio Berlusconi e il suo Pdl, la lontananza tra l’autore de La locomotiva e il principale partito di centrosinistra è incolmabile: ‘‘Non sono molto felice anzi, sono molto perplesso e non so se si coglie l’eufemismo’’, dice al Fatto quotidiano. Eppure il tracollo del partito che fu di Bersani non è per lui una sorpresa. Meno di un anno fa lo aveva profetizzato: ‘‘Alle prossime elezioni vincerà Berlusconi con la promessa di togliere l’Imu e io mi dimetterò da italiano’’. Aveva ragione.
Sceso dal suo rifugio di Pavana sull’Appennino fin giù all’università di Bologna, il musicista e scrittore emiliano è stato accolto da 900 studenti giunti per vedere lui e il documentario sulla realizzazione del suo disco L’Ultima Thule. Guccini, che ha accettato infatti di essere testimonial nella campagna del 5 per mille a favore della ricerca dell’Ateneo, stronca anche il nuovo segretario ‘provvisorio’ Guglielmo Epifani che dovrà traghettare il Partito democratico fino al congresso di ottobre: ”Devo dire che ne sono entusiasta? No, non lo sono”, spiega poco prima di entrare nell’aula absidale di Santa Lucia.
Accompagnato da sua figlia Teresa e dalla moglie Raffaella Zuccari, l’artista è in forma fisica smagliante. Lontani gli stress dei concerti e ormai alle spalle anche l’ultimo disco, nessun segno di pentimento sembra balenare riguardo la decisione di abbandonare le scene. ”Da ex cantautore si sta benissimo’’, confida a margine dell’incontro. ‘‘Solo che ancora non ho avuto molto tempo per godermela e fare davvero l’ex”, spiega. Da settimane l’autore dell’Avvelenata gira infatti l’Italia per promuovere sia il disco, sia il documentario. ”Mi perseguitavano con le telecamere – ha scherzato l’autore davanti agli studenti parlando del film proiettato in sala – volevano riprendere ogni respiro e non solo quello”.
A margine Guccini ha voglia di parlare di politica, più di altre volte, e lo smarrimento per le scelte del suo quasi ex partito supera perfino le critiche al Movimento 5 stelle con cui pure non è molto tenero: ”Sì, forse la colpa di questa situazione è anche un po’ del movimento di Grillo. Si sono arroccati sulle loro posizioni. Ma la colpa è del Pd che non ha ben chiaro che cosa voglia, dove voglia andare’’.
Guccini è stato accolto dal rettore Ivano Dionigi che ha ricordato la Laurea honoris causa dieci anni fa in Scienze della Formazione: ‘‘Mi piace pensare a Francesco come un ponte fra le generazioni. Sarà perché è ancorato a questa terra. Si ha la sensazione che quando lui canta parli di noi tutti noi insieme e allo stesso tempo di ciascuno di noi’’.
VIDEO
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05 ... to/593307/
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Re: Come se ne viene fuori ?
Se i politici mentono, è o per debolezza, avendo comunque bisogno di garantirsi il consenso elettorale, o per disprezzo, ritenendo utili i voti, ma inutili gli elettori.
Hannah Arendt
Come inizia una guerra civile – 206
La cruna dell’ago – 173
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 173
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Il buio oltre la siepe - 15
il Fatto 16.5.13
L’ex parlamentare Pd. L’escluso Della Seta
“Non si può lottare stando nel Pd”
di Luca De Carolis
Il caso Ilva dimostra che non si può lottare per l’ambiente rimanendo nel Pd. O perlomeno, in questo Pd”. Roberto Della Seta, ex presidente di Legambiente, è stato senatore per i Democratici nella passata legislatura. Poi è rimasto fuori delle liste. Si è sempre battuto contro la gestione dell’impianto, “guadagnandosi” una lettera di Emilio Riva a Bersani, in cui il patron dell’azienda si lamentava dell’opposizione di Della Seta al decreto salva Ilva del governo Berlusconi. Ieri sull’Huffington Post lui e un altro ex parlamentare Pd, Francesco Ferrante, scrivevano della “sinistra che a Taranto ha rinnegato se stessa, intrattenendo per decenni rapporti opachi e talvolta decisamente illegittimi con i padroni dell’Ilva”.
Della Seta, cosa ha provato appena ha saputo dell’arresto di Florido?
Non sono rimasto sorpreso. Auguro al presidente della Provincia di chiarire la sua posizione, ma visto il clima a Taranto, fatto di rapporti scivolosi tra politica e industria, non mi può stupire che la magistratura voglia fare luce.
Quando parliamo di rapporti scivolosi...
Parliamo del fatto che per decenni la politica è stata compiacente, e talvolta complice, di una una situazione che fa semplicemente schifo, come quella dell’Ilva. E la sinistra, che ha governato spesso, ha grandissime responsabilità.
Perché compiacente e complice?
La prima ragione, più nobile se vogliamo, è di carattere culturale. Molti dirigenti, per propria formazione, ritengono che l’industria non vada mai ‘disturbata’: ovvero, che lo sviluppo giustifichi danni per l’ambiente. Il secondo motivo è quella zona grigia dove si fa molto labile il confine tra politica e affari. E qui entrano in gioco i finanziamenti.
Ha notizie dirette su Taranto?
No: ma conosco bene l’influenza sui partiti di tutte le industrie, e non solo di quelle dell’acciaio.
Conosce Florido?
L’ho incrociato varie volte. Ma non posso dire di conoscerlo.
Il partito di Taranto gli ha esternato “solidarietà umana”.
Non capisco: la solidarietà la può manifestare un amico, non un partito, che deve fare considerazioni politiche.
Nella nota, il Pd locale “condanna tutti gli atteggiamenti di sudditanza verso l’Ilva e il suo padrone”.
Condivido. Certo, in questi anni il partito è stato un po’ troppo distratto...
Ma non salva proprio nessun esponente della sinistra pugliese sul tema Ilva?
Anni fa la Regione guidata da Vendola costrinse i Riva ad abbattere le emissioni di diossina, con un’apposita legge. Ma è poco.
Nel 2006 Riva finanziò la campagna elettorale di Bersani con 98mila euro. Il Fatto ha invitato l’ex segretario Pd a resistuirli. Lei che ne pensa?
Più che restituirli, io non li avrei proprio presi. All’epoca credo che Bersani fosse responsabile economico dei Ds: poco dopo sarebbe diventato ministro allo Sviluppo Economico. Non doveva accettare quel denaro: chi controlla (o potrebbe farlo) non deve avere rapporti con i controllati.
Chi combatte per l’ambiente paga dazio in politica? Lei non è stato ricandidato...
Non mi hanno mai impedito di fare nulla. Ma di fatto mi hanno espulso, ritenendomi un corpo estraneo. E avevano ragione: lo sono, rispetto a questo Pd.
Quindi, rimane fuori.
Per ora è il solo modo di combattere certe battaglie. Ma non escludo di tornare: anche perché sull’ambiente gran parte degli iscritti la pensa come me.
il Fatto 16.5.13
Arresti Ilva, Pd a fine corsa
di Bruno Tinti
Adesso sappiamo che Ilva produceva, inquinava e ammazzava, non solo nell’inerzia del ministero dell’Ambiente; ma anche per via dei rapporti illeciti con la politica locale, gli arrestati presidente della Provincia Gianni Florido ed ex assessore all’ambiente Michele Conserva, entrambi del Pd. Fra qualche tempo sapremo se mazzette e autorizzazioni prezzolate ci sono state anche a livello nazionale.
Che Ilva continui a inquinare e ammazzare legalmente per via di una legge voluta da Clini e Monti è cosa nota a tutti: ottenuta l’Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia), Ilva ha potuto continuare a produrre nelle stesse condizioni che avevano portato al sequestro degli impianti. Questo perché l’Aia, di per sé, non ha eliminato l’inquinamento; si è limitata a prescrivere una serie di interventi che dovrebbero essere completati entro la fine del 2014 (sarà un miracolo se li completeranno – ammesso che vogliano farlo e che trovino i soldi – nel 2017) ; nel frattempo, respirate il meno possibile e, se potete, andate a vivere da qualche altra parte.
Il sindaco di Bari, Emiliano (Pd), ha espresso con chiarezza un dilemma che gli eredi di Gramsci, Togliatti e Berlinguer avrebbero dovuto risolvere da subito con sdegno: “Per mancanza di indirizzo politico non si capisce se dobbiamo andare fino in fondo senza guardare in faccia a nessuno o se bisogna trovare un punto di equilibrio sulla ragione di Stato, cioè sul fatto che non ci possiamo permettere di chiudere l’Ilva senza trovare un’alternativa occupazionale”. Il che riecheggia sinistramente le parole di Mussolini, quando giustificava l’entrata in guerra con le poche centinaia di morti (per Ilva si contano a migliaia) che gli avrebbero permesso di sedersi da vincitore al tavolo della pace.
E TUTTAVIA, se i termini della questione fossero questi, si potrebbe anche giustificare la cinica realpolitik del Pd. Ma il punto è che la scelta in favore della continuità produttiva non è stata dolorosamente adottata per un superiore interesse collettivo; ma a seguito delle care, vecchie, appetitose mazzette. Ilva necessita di una discarica per smaltire, all’interno dello stabilimento, rifiuti industriali e polveri; discarica che non può essere autorizzata (mancanza di requisiti tecnico-giuridici; fra un po’ sapremo quali). Così Archinà (il facilitatore alle dipendenze di Il-va), risolve il problema nel solito modo: pressioni e quattrini. Dice sempre Emiliano: “In questa vicenda è chiaro che è possibile che qualche soggetto politico che aveva il controllo dei controllori sia rimasto impigliato perché non è facile il ruolo del sindaco di Taranto, così come quello del presidente della Provincia di Taranto e del presidente della Regione”. È chiaro, vero? E allora perché il Pd non si è dato da fare per controllare meglio? I controllori erano persone sue; Ilva non era una fabbrichetta di quartiere: che ci fosse un mostruoso inquinamento lo sapevano tutti. La scelta tra inquinare e ammazzare ancora per qualche anno, ma con la prospettiva di salvare un polo produttivo di immenso valore per l’occupazione richiedeva quantomeno informazioni corrette. Prescrizioni e autorizzazioni sono sufficienti? Sono state ottenute legalmente? Non è che la malattia endemica della nazione, la corruzione, ha colpito anche lì? Se lo sa Emiliano che “è possibile che qualche soggetto politico sia rimasto impigliato”, com’è che i vertici del partito non ci hanno pensato? Magari perché Ilva era tra i finanziatori del Pd?
Ma poi: i vertici del Pd si occupano solo di alleanze, di ministri e sottosegretari, insomma di poltrone? Dei problemi reali, dei cittadini di un’intera Provincia, dei lavoratori di tutto il paese (Ilva ne coinvolge decine di migliaia), della scelta tra morte per inquinamento e morte per inedia, chi diavolo deve occuparsi? Quando il Pd ha chiesto il voto degli abitanti di Taranto avrà pur preso qualche impegno sul problema Il-va. Poi, dopo le elezioni, se n’è dimenticato?
E infine: Clini, l’iperattivo ministro dell’Ambiente, il protagonista dello scontro con la magistratura tarantina, l’uomo privo di dubbi che ha imposto la riapertura degli impianti, come diavolo ha rilasciato l’Aia? Quali accertamenti ha fatto? Qui c’era una discarica che non poteva essere autorizzata; e che era essenziale nel quadro complessivo dell’attività produttiva poiché vi dovevano essere stoccati rifiuti tossici e nocivi e polveri inquinanti. Nessun controllo, le autorizzazioni ci sono, tutto bene. Ma dove vive?
LA DOMANDA, per la verità, non è nuova. Clini è stato per anni direttore generale del ministero dell’Ambiente. Le decennali malefatte dei padroni di Ilva sono state sempre ignorate, le autorizzazioni concesse, gli interventi omessi. Ma lui non ne ha mai saputo niente. “Mi occupavo di altro”, ha reiteratamente risposto a chi gli chiedeva come mai Ilva aveva potuto fare quello che voleva, in spregio della legge e delle sentenze di condanna che pure c’erano state. Di altro che? In realtà, tra il 1991 e il 2000, è stato direttore generale del Servizio prevenzione dell’inquinamento atmosferico e acustico nelle industrie, pubblicando perfino un rapporto sulle 18 aree a rischio di incidente rilevate in Italia. E, in quel periodo Ilva c’era, inquinava e ammazzava. Proprio come adesso. Sarebbe interessante sapere se, tra quelle 18 aree, Il-va compariva; e anche se Clini inviò alle competenti Procure della Repubblica uno straccio di denuncia: sapete, qui ci sono 18 aziende (magari di più) che inquinano, tanto che, secondo me, c’è un rischio ambientale; fate qualcosa.
il Fatto 16.5.13
Mafia e Nutella, impresentabili Pd
Una ventina, solo nel 2013, tra indagati e arrestati in tutta Italia, dal Pirellone a MPS
di Beatrice Borromeo
Non solo Ilva. L'annus horribilis del Pd, affossato alle Politiche e umiliato durante l’elezione del Capo dello Stato, non è cominciato bene nemmeno per quanto riguarda la questione morale. Appena una settimana dopo Capodanno, l’8 gennaio 2013, è Beppe Grillo a ricordare al fu segretario del partito, Pier Luigi Bersani, che gli impresentabili non abitano soltanto nella Casa delle Libertà: “Vladimiro Crisafulli, Enna, rinviato a giudizio per concorso in abuso d’ufficio, accusato di aver ottenuto la pavimentazione di una strada comunale che porta alla sua villa a spese della Provincia di Enna; Antonino Papania, Trapani, ha patteggiato davanti al gip di Palermo una pena di 2 mesi e 20 giorni di reclusione per abuso d'ufficio; Giovanni Lolli, L’Aquila, rinviato a giudizio con l’accusa di favoreggiamento, prescritto; Nicodemo Oliverio, Crotone, imputato per bancarotta fraudolenta; Francantonio Genovese, Messina, indagato per abuso d’ufficio”.
SE IL LEADER M5S avesse aspettato ancora un po’, avrebbe potuto rimpolpare il suo blog con altri esponenti Pd inguaiati con la giustizia. A partire dai due sottosegretari del governo Letta Vincenzo De Luca (l’ultima indagine a suo carico risale a meno di un mese fa per il progetto urbanistico Crescent) e Filippo Bubbico, indagato per truffa e abuso d’ufficio. Poi, in ordine temporale, il 16 gennaio, a Napoli, viene interrogato Nicola Caputo, consigliere regionale campano indagato nell’inchiesta sui rimborsi erogati per la comunicazione. Al pm che lo interroga spiega che farsi accreditare direttamente sul conto i rimborsi per le spese della comunicazione non sarà lecito, ma è prassi. Passa un giorno e nell’inchiesta sui lavori per il sottoattraversamento del Tav a Firenze, vengono indagate 31 persone. Tra loro c’è anche Ma-ria Rita Lorenzetti, che nel 2010 l’aveva giurata a Bersani che non la voleva ricandidare per un terzo mandato come presidente della Regione Umbria. All’ex deputata vengono contestati i reati che avrebbe compiuto come presidente di Italferr, del gruppo Ferrovie dello Stato.
Il 17 non porta bene neanche al sindaco di Cagliari, Massimo Zedda. Per il giovane delfino di Nichi Vendola, in quota Sel e appoggiato dal Pd, scatta l’indagine per falso e abuso d’ufficio per presunte irregolarità nella nomina del nuovo sovrintendente del teatro Lirico. Una decina di giorni dopo, il 28 gennaio, è il turno del consigliere della Regione Campania Enrico Fabozzi, eletto nel 2010 nelle liste del Pd e poi passato al Gruppo Misto. L’ex sindaco di Villa Literno, già arrestato e poi scarcerato nel 2011, è accusato di abuso d’ufficio e falso per una vicenda inerente allo smaltimento dei rifiuti a Caserta. Il 30 gennaio, a Milano, vengono poi iscritti nel registro degli indagati una trentina di rappresentanti di Pd, Idv, Sel e Udc nell’inchiesta sui rimborsi ai gruppi politici al Pirellone (coinvolti anche Pdl e Lega).
Mentre alcuni si dicono certi “di poter dimostrare la regolarità delle spese”, come il consigliere regionale Pd Franco Mirabelli, e “tranquilli”, perché le risorse sono state “utilizzate per spese inerenti all’attività politica”, come giura il capogruppo regionale Pd Luca Gaffuri, per altri la storia è più pesante. Letteralmente: Carlo Spreafico, vicepresidente del consiglio (Pd), ha chiesto che gli venisse rimborsato pure un vasetto di Nutella (scatenando le ironie di chi lo immagina varcare il Pirellone con un barattolo gigante di crema alle nocciole, come in Bianca di Nanni Moretti).
SE IL MESE di gennaio non fa fare bella figura al partito oggi guidato da Guglielmo Epifani, quello di febbraio lo affossa proprio. Nell’operazione contro la cosca Iamonte, che ha portato in carcere 65 tra capi e gregari, finisce in manette Gesualdo Costantino, sindaco di Melito Porto Salvo (Calabria), che – fascia tricolore addosso – concordava coi boss le sue mosse politiche. Gli inquirenti chiedono l’arresto anche del suo predecessore, Giuseppe Iaria (sempre Pd) ma il gip rigetta e l’ex sindaco è adesso indagato in stato di libertà.
Appendice scandalo Mps: Franco Ceccuzzi, ex parlamentare Pd ed ex sindaco di Siena, viene indagato nell'inchiesta sul fallimento del Pastificio Amato: l’accusa è di concorso in bancarotta. Si parla poi di un’indagine sulla spartizione delle poltrone tra Denis Verdini e lo stesso Ceccuzzi, sempre smentita da quest’ultimo. L’8 marzo si celebra anche Maria Tindara Gullo, prima delle neodeputate Pd a essere indagata nel 2013 (per falso ideologico: il padre viene direttamente arrestato nella stessa inchiesta). La settimana dopo finisce in prigione anche Alberto Tedesco, primo ex parlamentare (Pd, poi Gruppo Misto) arrestato nel nuovo anno. Gli ultimi a venire iscritti nel registro degli indagati, ad aprile, sono gli ex consiglieri Pd Stefano Lepri e Mino Taricco e Vito De Filippo, presidente della Regione Basilicata, coinvolto nel-l’inchiesta sui costi della politica. Rinviato a giudizio invece Stefano Bonaccini, segretario del partito emiliano, per turbata libertà degli incanti e abuso d’ufficio. I democratici impresentabili per ora sono una ventina: ma il 2013 non è neanche a metà, e il Pd ha ancora molto da imparare dai suoi alleati di governo.
Hannah Arendt
Come inizia una guerra civile – 206
La cruna dell’ago – 173
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 173
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 153
Cronaca di un affondamento annunciato - 153
In mezzo alla tempesta - 90
Il buio oltre la siepe - 15
il Fatto 16.5.13
L’ex parlamentare Pd. L’escluso Della Seta
“Non si può lottare stando nel Pd”
di Luca De Carolis
Il caso Ilva dimostra che non si può lottare per l’ambiente rimanendo nel Pd. O perlomeno, in questo Pd”. Roberto Della Seta, ex presidente di Legambiente, è stato senatore per i Democratici nella passata legislatura. Poi è rimasto fuori delle liste. Si è sempre battuto contro la gestione dell’impianto, “guadagnandosi” una lettera di Emilio Riva a Bersani, in cui il patron dell’azienda si lamentava dell’opposizione di Della Seta al decreto salva Ilva del governo Berlusconi. Ieri sull’Huffington Post lui e un altro ex parlamentare Pd, Francesco Ferrante, scrivevano della “sinistra che a Taranto ha rinnegato se stessa, intrattenendo per decenni rapporti opachi e talvolta decisamente illegittimi con i padroni dell’Ilva”.
Della Seta, cosa ha provato appena ha saputo dell’arresto di Florido?
Non sono rimasto sorpreso. Auguro al presidente della Provincia di chiarire la sua posizione, ma visto il clima a Taranto, fatto di rapporti scivolosi tra politica e industria, non mi può stupire che la magistratura voglia fare luce.
Quando parliamo di rapporti scivolosi...
Parliamo del fatto che per decenni la politica è stata compiacente, e talvolta complice, di una una situazione che fa semplicemente schifo, come quella dell’Ilva. E la sinistra, che ha governato spesso, ha grandissime responsabilità.
Perché compiacente e complice?
La prima ragione, più nobile se vogliamo, è di carattere culturale. Molti dirigenti, per propria formazione, ritengono che l’industria non vada mai ‘disturbata’: ovvero, che lo sviluppo giustifichi danni per l’ambiente. Il secondo motivo è quella zona grigia dove si fa molto labile il confine tra politica e affari. E qui entrano in gioco i finanziamenti.
Ha notizie dirette su Taranto?
No: ma conosco bene l’influenza sui partiti di tutte le industrie, e non solo di quelle dell’acciaio.
Conosce Florido?
L’ho incrociato varie volte. Ma non posso dire di conoscerlo.
Il partito di Taranto gli ha esternato “solidarietà umana”.
Non capisco: la solidarietà la può manifestare un amico, non un partito, che deve fare considerazioni politiche.
Nella nota, il Pd locale “condanna tutti gli atteggiamenti di sudditanza verso l’Ilva e il suo padrone”.
Condivido. Certo, in questi anni il partito è stato un po’ troppo distratto...
Ma non salva proprio nessun esponente della sinistra pugliese sul tema Ilva?
Anni fa la Regione guidata da Vendola costrinse i Riva ad abbattere le emissioni di diossina, con un’apposita legge. Ma è poco.
Nel 2006 Riva finanziò la campagna elettorale di Bersani con 98mila euro. Il Fatto ha invitato l’ex segretario Pd a resistuirli. Lei che ne pensa?
Più che restituirli, io non li avrei proprio presi. All’epoca credo che Bersani fosse responsabile economico dei Ds: poco dopo sarebbe diventato ministro allo Sviluppo Economico. Non doveva accettare quel denaro: chi controlla (o potrebbe farlo) non deve avere rapporti con i controllati.
Chi combatte per l’ambiente paga dazio in politica? Lei non è stato ricandidato...
Non mi hanno mai impedito di fare nulla. Ma di fatto mi hanno espulso, ritenendomi un corpo estraneo. E avevano ragione: lo sono, rispetto a questo Pd.
Quindi, rimane fuori.
Per ora è il solo modo di combattere certe battaglie. Ma non escludo di tornare: anche perché sull’ambiente gran parte degli iscritti la pensa come me.
il Fatto 16.5.13
Arresti Ilva, Pd a fine corsa
di Bruno Tinti
Adesso sappiamo che Ilva produceva, inquinava e ammazzava, non solo nell’inerzia del ministero dell’Ambiente; ma anche per via dei rapporti illeciti con la politica locale, gli arrestati presidente della Provincia Gianni Florido ed ex assessore all’ambiente Michele Conserva, entrambi del Pd. Fra qualche tempo sapremo se mazzette e autorizzazioni prezzolate ci sono state anche a livello nazionale.
Che Ilva continui a inquinare e ammazzare legalmente per via di una legge voluta da Clini e Monti è cosa nota a tutti: ottenuta l’Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia), Ilva ha potuto continuare a produrre nelle stesse condizioni che avevano portato al sequestro degli impianti. Questo perché l’Aia, di per sé, non ha eliminato l’inquinamento; si è limitata a prescrivere una serie di interventi che dovrebbero essere completati entro la fine del 2014 (sarà un miracolo se li completeranno – ammesso che vogliano farlo e che trovino i soldi – nel 2017) ; nel frattempo, respirate il meno possibile e, se potete, andate a vivere da qualche altra parte.
Il sindaco di Bari, Emiliano (Pd), ha espresso con chiarezza un dilemma che gli eredi di Gramsci, Togliatti e Berlinguer avrebbero dovuto risolvere da subito con sdegno: “Per mancanza di indirizzo politico non si capisce se dobbiamo andare fino in fondo senza guardare in faccia a nessuno o se bisogna trovare un punto di equilibrio sulla ragione di Stato, cioè sul fatto che non ci possiamo permettere di chiudere l’Ilva senza trovare un’alternativa occupazionale”. Il che riecheggia sinistramente le parole di Mussolini, quando giustificava l’entrata in guerra con le poche centinaia di morti (per Ilva si contano a migliaia) che gli avrebbero permesso di sedersi da vincitore al tavolo della pace.
E TUTTAVIA, se i termini della questione fossero questi, si potrebbe anche giustificare la cinica realpolitik del Pd. Ma il punto è che la scelta in favore della continuità produttiva non è stata dolorosamente adottata per un superiore interesse collettivo; ma a seguito delle care, vecchie, appetitose mazzette. Ilva necessita di una discarica per smaltire, all’interno dello stabilimento, rifiuti industriali e polveri; discarica che non può essere autorizzata (mancanza di requisiti tecnico-giuridici; fra un po’ sapremo quali). Così Archinà (il facilitatore alle dipendenze di Il-va), risolve il problema nel solito modo: pressioni e quattrini. Dice sempre Emiliano: “In questa vicenda è chiaro che è possibile che qualche soggetto politico che aveva il controllo dei controllori sia rimasto impigliato perché non è facile il ruolo del sindaco di Taranto, così come quello del presidente della Provincia di Taranto e del presidente della Regione”. È chiaro, vero? E allora perché il Pd non si è dato da fare per controllare meglio? I controllori erano persone sue; Ilva non era una fabbrichetta di quartiere: che ci fosse un mostruoso inquinamento lo sapevano tutti. La scelta tra inquinare e ammazzare ancora per qualche anno, ma con la prospettiva di salvare un polo produttivo di immenso valore per l’occupazione richiedeva quantomeno informazioni corrette. Prescrizioni e autorizzazioni sono sufficienti? Sono state ottenute legalmente? Non è che la malattia endemica della nazione, la corruzione, ha colpito anche lì? Se lo sa Emiliano che “è possibile che qualche soggetto politico sia rimasto impigliato”, com’è che i vertici del partito non ci hanno pensato? Magari perché Ilva era tra i finanziatori del Pd?
Ma poi: i vertici del Pd si occupano solo di alleanze, di ministri e sottosegretari, insomma di poltrone? Dei problemi reali, dei cittadini di un’intera Provincia, dei lavoratori di tutto il paese (Ilva ne coinvolge decine di migliaia), della scelta tra morte per inquinamento e morte per inedia, chi diavolo deve occuparsi? Quando il Pd ha chiesto il voto degli abitanti di Taranto avrà pur preso qualche impegno sul problema Il-va. Poi, dopo le elezioni, se n’è dimenticato?
E infine: Clini, l’iperattivo ministro dell’Ambiente, il protagonista dello scontro con la magistratura tarantina, l’uomo privo di dubbi che ha imposto la riapertura degli impianti, come diavolo ha rilasciato l’Aia? Quali accertamenti ha fatto? Qui c’era una discarica che non poteva essere autorizzata; e che era essenziale nel quadro complessivo dell’attività produttiva poiché vi dovevano essere stoccati rifiuti tossici e nocivi e polveri inquinanti. Nessun controllo, le autorizzazioni ci sono, tutto bene. Ma dove vive?
LA DOMANDA, per la verità, non è nuova. Clini è stato per anni direttore generale del ministero dell’Ambiente. Le decennali malefatte dei padroni di Ilva sono state sempre ignorate, le autorizzazioni concesse, gli interventi omessi. Ma lui non ne ha mai saputo niente. “Mi occupavo di altro”, ha reiteratamente risposto a chi gli chiedeva come mai Ilva aveva potuto fare quello che voleva, in spregio della legge e delle sentenze di condanna che pure c’erano state. Di altro che? In realtà, tra il 1991 e il 2000, è stato direttore generale del Servizio prevenzione dell’inquinamento atmosferico e acustico nelle industrie, pubblicando perfino un rapporto sulle 18 aree a rischio di incidente rilevate in Italia. E, in quel periodo Ilva c’era, inquinava e ammazzava. Proprio come adesso. Sarebbe interessante sapere se, tra quelle 18 aree, Il-va compariva; e anche se Clini inviò alle competenti Procure della Repubblica uno straccio di denuncia: sapete, qui ci sono 18 aziende (magari di più) che inquinano, tanto che, secondo me, c’è un rischio ambientale; fate qualcosa.
il Fatto 16.5.13
Mafia e Nutella, impresentabili Pd
Una ventina, solo nel 2013, tra indagati e arrestati in tutta Italia, dal Pirellone a MPS
di Beatrice Borromeo
Non solo Ilva. L'annus horribilis del Pd, affossato alle Politiche e umiliato durante l’elezione del Capo dello Stato, non è cominciato bene nemmeno per quanto riguarda la questione morale. Appena una settimana dopo Capodanno, l’8 gennaio 2013, è Beppe Grillo a ricordare al fu segretario del partito, Pier Luigi Bersani, che gli impresentabili non abitano soltanto nella Casa delle Libertà: “Vladimiro Crisafulli, Enna, rinviato a giudizio per concorso in abuso d’ufficio, accusato di aver ottenuto la pavimentazione di una strada comunale che porta alla sua villa a spese della Provincia di Enna; Antonino Papania, Trapani, ha patteggiato davanti al gip di Palermo una pena di 2 mesi e 20 giorni di reclusione per abuso d'ufficio; Giovanni Lolli, L’Aquila, rinviato a giudizio con l’accusa di favoreggiamento, prescritto; Nicodemo Oliverio, Crotone, imputato per bancarotta fraudolenta; Francantonio Genovese, Messina, indagato per abuso d’ufficio”.
SE IL LEADER M5S avesse aspettato ancora un po’, avrebbe potuto rimpolpare il suo blog con altri esponenti Pd inguaiati con la giustizia. A partire dai due sottosegretari del governo Letta Vincenzo De Luca (l’ultima indagine a suo carico risale a meno di un mese fa per il progetto urbanistico Crescent) e Filippo Bubbico, indagato per truffa e abuso d’ufficio. Poi, in ordine temporale, il 16 gennaio, a Napoli, viene interrogato Nicola Caputo, consigliere regionale campano indagato nell’inchiesta sui rimborsi erogati per la comunicazione. Al pm che lo interroga spiega che farsi accreditare direttamente sul conto i rimborsi per le spese della comunicazione non sarà lecito, ma è prassi. Passa un giorno e nell’inchiesta sui lavori per il sottoattraversamento del Tav a Firenze, vengono indagate 31 persone. Tra loro c’è anche Ma-ria Rita Lorenzetti, che nel 2010 l’aveva giurata a Bersani che non la voleva ricandidare per un terzo mandato come presidente della Regione Umbria. All’ex deputata vengono contestati i reati che avrebbe compiuto come presidente di Italferr, del gruppo Ferrovie dello Stato.
Il 17 non porta bene neanche al sindaco di Cagliari, Massimo Zedda. Per il giovane delfino di Nichi Vendola, in quota Sel e appoggiato dal Pd, scatta l’indagine per falso e abuso d’ufficio per presunte irregolarità nella nomina del nuovo sovrintendente del teatro Lirico. Una decina di giorni dopo, il 28 gennaio, è il turno del consigliere della Regione Campania Enrico Fabozzi, eletto nel 2010 nelle liste del Pd e poi passato al Gruppo Misto. L’ex sindaco di Villa Literno, già arrestato e poi scarcerato nel 2011, è accusato di abuso d’ufficio e falso per una vicenda inerente allo smaltimento dei rifiuti a Caserta. Il 30 gennaio, a Milano, vengono poi iscritti nel registro degli indagati una trentina di rappresentanti di Pd, Idv, Sel e Udc nell’inchiesta sui rimborsi ai gruppi politici al Pirellone (coinvolti anche Pdl e Lega).
Mentre alcuni si dicono certi “di poter dimostrare la regolarità delle spese”, come il consigliere regionale Pd Franco Mirabelli, e “tranquilli”, perché le risorse sono state “utilizzate per spese inerenti all’attività politica”, come giura il capogruppo regionale Pd Luca Gaffuri, per altri la storia è più pesante. Letteralmente: Carlo Spreafico, vicepresidente del consiglio (Pd), ha chiesto che gli venisse rimborsato pure un vasetto di Nutella (scatenando le ironie di chi lo immagina varcare il Pirellone con un barattolo gigante di crema alle nocciole, come in Bianca di Nanni Moretti).
SE IL MESE di gennaio non fa fare bella figura al partito oggi guidato da Guglielmo Epifani, quello di febbraio lo affossa proprio. Nell’operazione contro la cosca Iamonte, che ha portato in carcere 65 tra capi e gregari, finisce in manette Gesualdo Costantino, sindaco di Melito Porto Salvo (Calabria), che – fascia tricolore addosso – concordava coi boss le sue mosse politiche. Gli inquirenti chiedono l’arresto anche del suo predecessore, Giuseppe Iaria (sempre Pd) ma il gip rigetta e l’ex sindaco è adesso indagato in stato di libertà.
Appendice scandalo Mps: Franco Ceccuzzi, ex parlamentare Pd ed ex sindaco di Siena, viene indagato nell'inchiesta sul fallimento del Pastificio Amato: l’accusa è di concorso in bancarotta. Si parla poi di un’indagine sulla spartizione delle poltrone tra Denis Verdini e lo stesso Ceccuzzi, sempre smentita da quest’ultimo. L’8 marzo si celebra anche Maria Tindara Gullo, prima delle neodeputate Pd a essere indagata nel 2013 (per falso ideologico: il padre viene direttamente arrestato nella stessa inchiesta). La settimana dopo finisce in prigione anche Alberto Tedesco, primo ex parlamentare (Pd, poi Gruppo Misto) arrestato nel nuovo anno. Gli ultimi a venire iscritti nel registro degli indagati, ad aprile, sono gli ex consiglieri Pd Stefano Lepri e Mino Taricco e Vito De Filippo, presidente della Regione Basilicata, coinvolto nel-l’inchiesta sui costi della politica. Rinviato a giudizio invece Stefano Bonaccini, segretario del partito emiliano, per turbata libertà degli incanti e abuso d’ufficio. I democratici impresentabili per ora sono una ventina: ma il 2013 non è neanche a metà, e il Pd ha ancora molto da imparare dai suoi alleati di governo.
Re: Come se ne viene fuori ?
la la la la la la la la la
la la la la
arriva la bomba che scoppia e rimbomba
ah ah si tratta di me
dai reggiti forte che spacco le porte
ah ah arrivo da te
bambina hai scelto la vita dura
scegliendo me
Letta convoca la maggioranza:
subito summit per la riforma elettorale
Scontro tra centrodestra e Pd sul ritorno al Mattarellum. Il Pdl frena: non ci fidiamo.
Sette giorni per trovare un'intesa o il cammino del governo rischia di essere segnato
di FRANCESCO BEI
LA BOMBA sta per esplodere, il timer è regolato su 7 giorni. Se entro questa settimana la maggioranza non avrà trovato un accordo sulla legge elettorale, il cammino di Enrico Letta rischia di essere segnato.
L'allarme è talmente alto da aver suggerito al premier la convocazione di un vertice la prossima settimana con i sei capigruppo di maggioranza durante il quale, insieme ai ministri Dario Franceschini e Gaetano Quagliariello, cercare di trovare un'intesa prima che tutto precipiti. La ragione di tanta fibrillazione è semplice: Berlusconi non ha nessuna intenzione di rinunciare al Porcellum. "Non mi fido - ha spiegato il Cavaliere ai suoi - temo che questa storia delle riforme sia solo un pretesto per tornare a votare con il vecchio Mattarellum".
Una legge invisa al centrodestra, che ha sempre faticato a battere i candidati avversari nello scontro diretto nei collegi uninominali. Quando si dovrà tornare a votare Berlusconi vuole essere certo di poter giocare la campagna a modo suo, nell'unica maniera che lo avvantaggia: il plebiscito sulla sua persona. "O ci danno l'elezione diretta del capo dello Stato o resta il Porcellum", è la linea del Piave stabilita a palazzo Grazioli.
Il negoziato riguarda quella che lo stesso Letta a Spineto ha definito una "safety net", una rete di sicurezza da stendere nel caso accada l'imprevisto e si debba tornare d'improvviso alle urne. Ma come superare il Porcellum? Per Quagliariello e Franceschini, d'accordo in questo con il Pdl, potrebbe bastare un'operazione di "manutenzione" della vecchia legge Calderoli. In attesa che la Convenzione partorisca una riforma elettorale definitiva e coerente con la forma di governo che verrà scelta.
Visto che la Corte costituzionale per ben due volte ha "consigliato" al Parlamento di introdurre almeno una soglia minima per far scattare il premio di maggioranza, la "manutenzione" del Porcellum avrebbe per oggetto proprio questo punto. Verrebbe stabilito che la coalizione vincente deve aver ottenuto più del 40% dei voti per guadagnarsi il diritto ad avere il 55% dei seggi. Inoltre sarebbe introdotto un premio nazionale al Senato, in modo da scongiurare per quanto possibile l'ipotesi di due Camere con maggioranze diverse. E forse anche le preferenze.
Il problema che sta per terremotare la maggioranza è che gran parte del Pd non la pensa affatto così. E ritiene, come ha spiegato Anna Finocchiaro, che sia molto meglio cancellare con un tratto di penna il Porcellum e semplicemente resuscitare il vecchio maggioritario uninominale, ripulendolo dal famigerato scorporo (un meccanismo infernale che favoriva soltanto il proliferare le liste civetta). Finocchiaro ha parlato sapendo di avere il partito dietro di sé, compresi i renziani, e la stragrande maggioranza dei gruppi parlamentari. Anche Guglielmo Epifani l'ha incoraggiata a tener duro. "Il mio pensiero - ha detto ai suoi il neo segretario - coincide con quello di Anna: meglio tornare subito al Mattarellum".
Per una volta il vertice del partito sembra in sintonia con la base parlamentare. Un pungolo per far presto è rappresentato dalla raccolta firme che il vicepresidente della Camera, il Pd Roberto Giachetti, sta promuovendo da un paio di giorni. Punta a un'autoconvocazione del Parlamento con all'ordine del giorno proprio il ritorno al Mattarellum. La mozione Giachetti ha già ottenuto più di cinquanta firme in poche ore. Ma nel frattempo si sono aggiunte altre due novità importanti. Beppe Grillo ha infatti esternato la sua preferenza per il Mattarellum e persino l'inventore della "porcata", il leghista Calderoli, ha battuto tutti sul tempo presentando un disegno di legge per tornare al Mattarellum.
Insomma, si sta consolidando un fronte ampio per far fuori subito il Porcellum e sostituirlo con i vecchi collegi. Una maggioranza spuria che comprende il Pd, il M5S, Sel, Grandi autonomie e, appunto, il Carroccio. Un'insidia concreta per il Pdl. Che potrebbe indurre il Cavaliere a far saltare il banco prima di ritrovarsi con una legge che lo penalizza fortemente nella corsa elettorale. Per questo Enrico Letta è stato costretto ad alzare la testa da Imu e Cig per provare a spegnare l'incendio. Il vertice di maggioranza della prossima settimana si preannuncia tutto in salita.
(17 maggio 2013)
la la la la
arriva la bomba che scoppia e rimbomba
ah ah si tratta di me
dai reggiti forte che spacco le porte
ah ah arrivo da te
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Letta convoca la maggioranza:
subito summit per la riforma elettorale
Scontro tra centrodestra e Pd sul ritorno al Mattarellum. Il Pdl frena: non ci fidiamo.
Sette giorni per trovare un'intesa o il cammino del governo rischia di essere segnato
di FRANCESCO BEI
LA BOMBA sta per esplodere, il timer è regolato su 7 giorni. Se entro questa settimana la maggioranza non avrà trovato un accordo sulla legge elettorale, il cammino di Enrico Letta rischia di essere segnato.
L'allarme è talmente alto da aver suggerito al premier la convocazione di un vertice la prossima settimana con i sei capigruppo di maggioranza durante il quale, insieme ai ministri Dario Franceschini e Gaetano Quagliariello, cercare di trovare un'intesa prima che tutto precipiti. La ragione di tanta fibrillazione è semplice: Berlusconi non ha nessuna intenzione di rinunciare al Porcellum. "Non mi fido - ha spiegato il Cavaliere ai suoi - temo che questa storia delle riforme sia solo un pretesto per tornare a votare con il vecchio Mattarellum".
Una legge invisa al centrodestra, che ha sempre faticato a battere i candidati avversari nello scontro diretto nei collegi uninominali. Quando si dovrà tornare a votare Berlusconi vuole essere certo di poter giocare la campagna a modo suo, nell'unica maniera che lo avvantaggia: il plebiscito sulla sua persona. "O ci danno l'elezione diretta del capo dello Stato o resta il Porcellum", è la linea del Piave stabilita a palazzo Grazioli.
Il negoziato riguarda quella che lo stesso Letta a Spineto ha definito una "safety net", una rete di sicurezza da stendere nel caso accada l'imprevisto e si debba tornare d'improvviso alle urne. Ma come superare il Porcellum? Per Quagliariello e Franceschini, d'accordo in questo con il Pdl, potrebbe bastare un'operazione di "manutenzione" della vecchia legge Calderoli. In attesa che la Convenzione partorisca una riforma elettorale definitiva e coerente con la forma di governo che verrà scelta.
Visto che la Corte costituzionale per ben due volte ha "consigliato" al Parlamento di introdurre almeno una soglia minima per far scattare il premio di maggioranza, la "manutenzione" del Porcellum avrebbe per oggetto proprio questo punto. Verrebbe stabilito che la coalizione vincente deve aver ottenuto più del 40% dei voti per guadagnarsi il diritto ad avere il 55% dei seggi. Inoltre sarebbe introdotto un premio nazionale al Senato, in modo da scongiurare per quanto possibile l'ipotesi di due Camere con maggioranze diverse. E forse anche le preferenze.
Il problema che sta per terremotare la maggioranza è che gran parte del Pd non la pensa affatto così. E ritiene, come ha spiegato Anna Finocchiaro, che sia molto meglio cancellare con un tratto di penna il Porcellum e semplicemente resuscitare il vecchio maggioritario uninominale, ripulendolo dal famigerato scorporo (un meccanismo infernale che favoriva soltanto il proliferare le liste civetta). Finocchiaro ha parlato sapendo di avere il partito dietro di sé, compresi i renziani, e la stragrande maggioranza dei gruppi parlamentari. Anche Guglielmo Epifani l'ha incoraggiata a tener duro. "Il mio pensiero - ha detto ai suoi il neo segretario - coincide con quello di Anna: meglio tornare subito al Mattarellum".
Per una volta il vertice del partito sembra in sintonia con la base parlamentare. Un pungolo per far presto è rappresentato dalla raccolta firme che il vicepresidente della Camera, il Pd Roberto Giachetti, sta promuovendo da un paio di giorni. Punta a un'autoconvocazione del Parlamento con all'ordine del giorno proprio il ritorno al Mattarellum. La mozione Giachetti ha già ottenuto più di cinquanta firme in poche ore. Ma nel frattempo si sono aggiunte altre due novità importanti. Beppe Grillo ha infatti esternato la sua preferenza per il Mattarellum e persino l'inventore della "porcata", il leghista Calderoli, ha battuto tutti sul tempo presentando un disegno di legge per tornare al Mattarellum.
Insomma, si sta consolidando un fronte ampio per far fuori subito il Porcellum e sostituirlo con i vecchi collegi. Una maggioranza spuria che comprende il Pd, il M5S, Sel, Grandi autonomie e, appunto, il Carroccio. Un'insidia concreta per il Pdl. Che potrebbe indurre il Cavaliere a far saltare il banco prima di ritrovarsi con una legge che lo penalizza fortemente nella corsa elettorale. Per questo Enrico Letta è stato costretto ad alzare la testa da Imu e Cig per provare a spegnare l'incendio. Il vertice di maggioranza della prossima settimana si preannuncia tutto in salita.
(17 maggio 2013)
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Re: Come se ne viene fuori ?
Sei in:
Repubblica
Il Porcellum all'esame della Consulta:
deciderà se la legge è costituzionale
La Cassazione ha rinviato alla Corte il ricorso sulla norma Calderoli. I giudici costituzionali ci metteranno 6-7 mesi per esprimere il parere. Il ricorso presentato dal nipote del liberale Bozzi: "Una legge vergognosa". Si è riaperta la trattativa tra Pd e Pdl sulla legge elettorale
di LIANA MILELLA
È GIUNTO il momento del verdetto finale sul Porcellum. Ancora una volta, mentre la politica volutamente cincischia sulle riforme, la svolta arriva dalla magistratura. Succederà così anche con la legge elettorale. Perché la Cassazione ha deciso che l'ultima parola sulla legge Calderoli del 21 dicembre 2005, la più contestata tra le leggi della Repubblica, spetta alla Consulta.
L'ordinanza è pronta, sarà diffusa nelle prossime ore. Bisognerà leggere il documento per capire quali "dubbi" i supremi giudici hanno deciso di inviare alla Consulta, tra cui potrebbero esserci l'irragionevole "premio di maggioranza senza una soglia minima di voti ottenuti", la discrasia tra Camera e Senato, "l'illegittimità di due quozienti differenti per l'attribuzione dei seggi" e l'impossibilità di scegliere i candidati.
La Consulta solitamente ha bisogno di sei-otto mesi, ma non è detto che su un tema così caldo i tempi non si riducano drasticamente.
Ma questa consulta è così lenta, cosa deve fare ? se c'è un problema urgente per il paese
bisogna aspettare che cosa ?
Mi sono fatto un'idea della magistratura in genere che non è comprensibile ai cittadini, troppe sedute per dire poche cose , rinvii infiniti, non sono in grado di arrivare ad una conclusione quando
ci sono tutti gli elementi per poter decidere ?
Repubblica
Il Porcellum all'esame della Consulta:
deciderà se la legge è costituzionale
La Cassazione ha rinviato alla Corte il ricorso sulla norma Calderoli. I giudici costituzionali ci metteranno 6-7 mesi per esprimere il parere. Il ricorso presentato dal nipote del liberale Bozzi: "Una legge vergognosa". Si è riaperta la trattativa tra Pd e Pdl sulla legge elettorale
di LIANA MILELLA
È GIUNTO il momento del verdetto finale sul Porcellum. Ancora una volta, mentre la politica volutamente cincischia sulle riforme, la svolta arriva dalla magistratura. Succederà così anche con la legge elettorale. Perché la Cassazione ha deciso che l'ultima parola sulla legge Calderoli del 21 dicembre 2005, la più contestata tra le leggi della Repubblica, spetta alla Consulta.
L'ordinanza è pronta, sarà diffusa nelle prossime ore. Bisognerà leggere il documento per capire quali "dubbi" i supremi giudici hanno deciso di inviare alla Consulta, tra cui potrebbero esserci l'irragionevole "premio di maggioranza senza una soglia minima di voti ottenuti", la discrasia tra Camera e Senato, "l'illegittimità di due quozienti differenti per l'attribuzione dei seggi" e l'impossibilità di scegliere i candidati.
La Consulta solitamente ha bisogno di sei-otto mesi, ma non è detto che su un tema così caldo i tempi non si riducano drasticamente.
Ma questa consulta è così lenta, cosa deve fare ? se c'è un problema urgente per il paese
bisogna aspettare che cosa ?
Mi sono fatto un'idea della magistratura in genere che non è comprensibile ai cittadini, troppe sedute per dire poche cose , rinvii infiniti, non sono in grado di arrivare ad una conclusione quando
ci sono tutti gli elementi per poter decidere ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Se i politici mentono, è o per debolezza, avendo comunque bisogno di garantirsi il consenso elettorale, o per disprezzo, ritenendo utili i voti, ma inutili gli elettori.
Hannah Arendt
Come inizia una guerra civile – 207
La cruna dell’ago – 174
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 174
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 154
Cronaca di un affondamento annunciato - 154
In mezzo alla tempesta - 91
Il governissimo che fa benissimo,………………………………………………………a Silvio - 1
ovvero,
Il Caimano - 1
Imu, B: "Il rinvio è
il primo successo
Il Pd fa i conti con noi"
Il Cavaliere: "La sinistra era sicura di vincere e ora deve vedersela con il nostro programma". Epifani replica: "Il merito non è suo, ma del governo"
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05 ... oi/597568/
Il Caimano - 2
Intese
B. ineleggibile, il Pd tace
di Luca Sappino
Per legge il Cavaliere non può entrare in Senato perché concessionario di frequenze pubbliche. La giunta di Palazzo Madama ora deve applicare questa norma. Ma i parlamentari democratici chiamati a votare sono imbarazzati: «Non so, vedremo, devo leggere le carte». E la decisione potrebbe essere rinviata. Per sempre
(17 maggio 2013)
il capogruppo al Senato del Pd Luigi Zanda dice di sì all'ineleggibilità di Berlusconi e poi, sgridato da Enrico Letta, ci ripensa . I senatori democratici membri della giunta per le elezioni si trincerano tutti, anche chi aveva firmato l'appello di 'Micromega', dietro al classico «devo leggere le carte», perché dal Pd, comunque vada, non arriverà alcuna indicazione. Non conviene e non serve: Berlusconi e il governo Letta sono già salvi.
Il tema si ripropone sempre uguale dopo ogni elezione: le concessioni pubbliche rendono Berlusconi ineleggibile? La risposta del Parlamento è sempre la stessa: no. Eppure Zanda, giovedì, aveva acceso le speranze di chi sostiene di sì: «Secondo la legge italiana - ha detto il senatore all'Avvenire - Silvio Berlusconi, in quanto concessionario, non è eleggibile. Ed è ridicolo che l'ineleggibilità colpisca Confalonieri e non lui».
L'entusiasmo è però durato un battito d'agenzia, perché dopo una telefonata del presidente del consiglio Enrico Letta e i rimproveri di alcuni colleghi di partito (Beppe Fioroni su tutti, in rima: «Una schermaglia al giorno leva il governo di torno»), Zanda ha corretto il tiro e precisato: «Da dieci anni esprimo una posizione personale, e non sarebbe serio cambiarla ora solo perché sono diventato capogruppo. Inoltre non faccio parte della giunta delle elezioni del Senato e quindi non voterò sull'ineleggibilità di Berlusconi». Insomma, sia chiaro che Zanda non parlava a nome del Pd. E, soprattutto, che la sua «è una posizione che non ha nulla a che vedere con la tenuta del governo Letta».
Proprio nulla, è vero. E il perché lo spiega ancora, candidamente, Beppe Fioroni: «I problemi di Formigoni e Berlusconi erano già noti a tutti quando abbiamo deciso di far parte di questo governo, e l'ineleggibilità non è nel programma approvato dalle Camere». Non solo. «Oltretutto - aggiunge Fioroni, chiudendo la polemica - ne abbiamo discusso per vent'anni, e Zanda era presente...». C'era Zanda, e infatti ricorda: «Non mi sfuggono i precedenti della Camera che ha già votato varie voltre sull'eleggibilità di Berlusconi». Non che questa, si badi, possa essere però una colpa imputabile al Pd: «Il Pd - chiarisce Zanda - non ha mai dato indicazioni di voto ai componenti della giunta, che hanno sempre scelto con la propria coscienza e con la propria testa».
Benissimo. E cosa decideranno questa volta? Le teste del Pd nella giunta sono otto, e tutte orientate dalla stessa parte, esclusa forse quella di Felice Casson, il più navigato, l'unico a dire di aver già deciso: «Conosco bene le carte e ho una mia posizione», dice il senatore che però non si espone, «per motivi di correttezza - precisa - preferisco non dire nulla prima che ci sia l'occasione per decidere sul tema».
Gli altri si dichiarano tutti impreparati. Doris Lo Moro, ad esempio, senatrice ed ex magistrato, con un passato nell'associazionismo antimafia di Libera subito premette, «Non mi aspetto alcuna indicazione dal gruppo», e poi aggiunge: «Che significa "voterà o no per l'ineleggibilità di Berlusconi? Questo è un tema serio e io lo affronterò senza pregiudizi».
E 'senza pregiudizi' vuole lavorare anche Claudio Moscardelli, senatore laziale: «Ci devo riflettere - dice - non ho ancora visto le carte». Le carte no, ma il dibattito pubblico procede da vent'anni: si sarà pur fatto un'idea? «A maggior ragione - spiega il senatore - la decisione non c'entra nulla con le opinioni politiche».
Il senatore Giorgio Pagliari, invece, che di mestiere fa il professore di diritto, parte deciso: «La questione politica del conflitto di interessi mi pare evidente, io ho anche firmato l'appello di 'Micromega'». Benissimo, si dirà. Peccato che Pagliari, come i colleghi, tenga subito ad aggiungere: «Da membro della giunta, però, mi riservo di esaminare bene le carte».
Sì, perché tra firmare un appello ed esprimere un voto capace di far cadere il governo e terremotare la politica ce ne passa. Lo dice anche la senatrice Rosanna Filippin, segretaria del Pd Veneto, eletta alle primarie, e membro della giunta, che così si distingue dai colleghi con l'abitudine di firmare appelli: «Io ho troppo rispetto per il ruolo che ricopro. Non mi sembra opportuno sbilanciarsi prima di aver letto le carte, anche se si tratta di Berlusconi». Questo ovviamente, «quando e se - conclude la senatrice Filippin - ci troveremo a discuterene».
http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... ce/2207289
*
Il Caimano - 3
Nel filmato andato in onda ieri sera a SP, Boccia, dei defunti, irride Zanca per avere la voglia di combattere Berlusconi in Tempi di pacificazione”
Perfino l’ispector Clouseau si sarebbe accorto chi sono quelli della “Carica dei 101”
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/i ... anther.jpg
Per la serie “Dio li fa e poi li accoppia”.
La gentile signora Boccia si è coricata negli ultimi tre mesi con indosso i blue jeans, con la cerniera luchettata.
Alla fine ha vinto, si è varato il governassimo che fa benissimo…….a Silvio.
Ma Silvio non dimentica i suoi combattenti, un ministero è la giusta ricompensa.
Hannah Arendt
Come inizia una guerra civile – 207
La cruna dell’ago – 174
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 174
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 154
Cronaca di un affondamento annunciato - 154
In mezzo alla tempesta - 91
Il governissimo che fa benissimo,………………………………………………………a Silvio - 1
ovvero,
Il Caimano - 1
Imu, B: "Il rinvio è
il primo successo
Il Pd fa i conti con noi"
Il Cavaliere: "La sinistra era sicura di vincere e ora deve vedersela con il nostro programma". Epifani replica: "Il merito non è suo, ma del governo"
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05 ... oi/597568/
Il Caimano - 2
Intese
B. ineleggibile, il Pd tace
di Luca Sappino
Per legge il Cavaliere non può entrare in Senato perché concessionario di frequenze pubbliche. La giunta di Palazzo Madama ora deve applicare questa norma. Ma i parlamentari democratici chiamati a votare sono imbarazzati: «Non so, vedremo, devo leggere le carte». E la decisione potrebbe essere rinviata. Per sempre
(17 maggio 2013)
il capogruppo al Senato del Pd Luigi Zanda dice di sì all'ineleggibilità di Berlusconi e poi, sgridato da Enrico Letta, ci ripensa . I senatori democratici membri della giunta per le elezioni si trincerano tutti, anche chi aveva firmato l'appello di 'Micromega', dietro al classico «devo leggere le carte», perché dal Pd, comunque vada, non arriverà alcuna indicazione. Non conviene e non serve: Berlusconi e il governo Letta sono già salvi.
Il tema si ripropone sempre uguale dopo ogni elezione: le concessioni pubbliche rendono Berlusconi ineleggibile? La risposta del Parlamento è sempre la stessa: no. Eppure Zanda, giovedì, aveva acceso le speranze di chi sostiene di sì: «Secondo la legge italiana - ha detto il senatore all'Avvenire - Silvio Berlusconi, in quanto concessionario, non è eleggibile. Ed è ridicolo che l'ineleggibilità colpisca Confalonieri e non lui».
L'entusiasmo è però durato un battito d'agenzia, perché dopo una telefonata del presidente del consiglio Enrico Letta e i rimproveri di alcuni colleghi di partito (Beppe Fioroni su tutti, in rima: «Una schermaglia al giorno leva il governo di torno»), Zanda ha corretto il tiro e precisato: «Da dieci anni esprimo una posizione personale, e non sarebbe serio cambiarla ora solo perché sono diventato capogruppo. Inoltre non faccio parte della giunta delle elezioni del Senato e quindi non voterò sull'ineleggibilità di Berlusconi». Insomma, sia chiaro che Zanda non parlava a nome del Pd. E, soprattutto, che la sua «è una posizione che non ha nulla a che vedere con la tenuta del governo Letta».
Proprio nulla, è vero. E il perché lo spiega ancora, candidamente, Beppe Fioroni: «I problemi di Formigoni e Berlusconi erano già noti a tutti quando abbiamo deciso di far parte di questo governo, e l'ineleggibilità non è nel programma approvato dalle Camere». Non solo. «Oltretutto - aggiunge Fioroni, chiudendo la polemica - ne abbiamo discusso per vent'anni, e Zanda era presente...». C'era Zanda, e infatti ricorda: «Non mi sfuggono i precedenti della Camera che ha già votato varie voltre sull'eleggibilità di Berlusconi». Non che questa, si badi, possa essere però una colpa imputabile al Pd: «Il Pd - chiarisce Zanda - non ha mai dato indicazioni di voto ai componenti della giunta, che hanno sempre scelto con la propria coscienza e con la propria testa».
Benissimo. E cosa decideranno questa volta? Le teste del Pd nella giunta sono otto, e tutte orientate dalla stessa parte, esclusa forse quella di Felice Casson, il più navigato, l'unico a dire di aver già deciso: «Conosco bene le carte e ho una mia posizione», dice il senatore che però non si espone, «per motivi di correttezza - precisa - preferisco non dire nulla prima che ci sia l'occasione per decidere sul tema».
Gli altri si dichiarano tutti impreparati. Doris Lo Moro, ad esempio, senatrice ed ex magistrato, con un passato nell'associazionismo antimafia di Libera subito premette, «Non mi aspetto alcuna indicazione dal gruppo», e poi aggiunge: «Che significa "voterà o no per l'ineleggibilità di Berlusconi? Questo è un tema serio e io lo affronterò senza pregiudizi».
E 'senza pregiudizi' vuole lavorare anche Claudio Moscardelli, senatore laziale: «Ci devo riflettere - dice - non ho ancora visto le carte». Le carte no, ma il dibattito pubblico procede da vent'anni: si sarà pur fatto un'idea? «A maggior ragione - spiega il senatore - la decisione non c'entra nulla con le opinioni politiche».
Il senatore Giorgio Pagliari, invece, che di mestiere fa il professore di diritto, parte deciso: «La questione politica del conflitto di interessi mi pare evidente, io ho anche firmato l'appello di 'Micromega'». Benissimo, si dirà. Peccato che Pagliari, come i colleghi, tenga subito ad aggiungere: «Da membro della giunta, però, mi riservo di esaminare bene le carte».
Sì, perché tra firmare un appello ed esprimere un voto capace di far cadere il governo e terremotare la politica ce ne passa. Lo dice anche la senatrice Rosanna Filippin, segretaria del Pd Veneto, eletta alle primarie, e membro della giunta, che così si distingue dai colleghi con l'abitudine di firmare appelli: «Io ho troppo rispetto per il ruolo che ricopro. Non mi sembra opportuno sbilanciarsi prima di aver letto le carte, anche se si tratta di Berlusconi». Questo ovviamente, «quando e se - conclude la senatrice Filippin - ci troveremo a discuterene».
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Nel filmato andato in onda ieri sera a SP, Boccia, dei defunti, irride Zanca per avere la voglia di combattere Berlusconi in Tempi di pacificazione”
Perfino l’ispector Clouseau si sarebbe accorto chi sono quelli della “Carica dei 101”
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Per la serie “Dio li fa e poi li accoppia”.
La gentile signora Boccia si è coricata negli ultimi tre mesi con indosso i blue jeans, con la cerniera luchettata.
Alla fine ha vinto, si è varato il governassimo che fa benissimo…….a Silvio.
Ma Silvio non dimentica i suoi combattenti, un ministero è la giusta ricompensa.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Se i politici mentono, è o per debolezza, avendo comunque bisogno di garantirsi il consenso elettorale, o per disprezzo, ritenendo utili i voti, ma inutili gli elettori.
Hannah Arendt
Come inizia una guerra civile – 208
La cruna dell’ago – 175
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 175
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 155
Cronaca di un affondamento annunciato - 155
In mezzo alla tempesta - 92
Il buio oltre la siepe - 16
Wikipedia dà questa definizione dell’ipocrisia.
Ipocrisia
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
L'ipocrisia (dal Greco ὑποκρίνομαι «fingere») è la qualità della persona che volontariamente pretende di possedere credenze, opinioni, virtù, ideali, sentimenti, emozioni che in pratica non ha. Essa si manifesta quando la persona tenta di ingannare con tali affermazioni altre persone, ed è quindi una sorta di bugia.
http://it.wikipedia.org/wiki/Ipocrisia
Il giocatore di ipocrisia [modifica]
Riconoscere i giocatori di ipocrisia è a volte semplice ed evidente, altre volte quasi impossibile. Esistono più categorie di praticanti di questo adorato sport che potremmo incontrare tutti i giorni nelle nostre splendide città.
http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Ipocrisia
**
Interrogata la rete in merito al fatto che l’ipocrisia sia o meno una malattia, ha fornito, tra l’altro, questa versione:
…L’IPOCRISIA E’ UNA MALATTIA ?…
…Sinceramente, io penso proprio di sì , una di quelle malattie a dir poco incurabili, e propabilmente a volte, o spesso l’individuo non riconosce neppure i sintomi.
La cosa più incredibile, è che se l’IPOCRITA,è un pseudo amico/a, e gli fai notare del suo comportamento, sono lui o lei a offendersi e ancor più assurdo pretendere le scuse.
L’IPOCRITA mente,mente a se stesso sapendo di mentire ed è così convinto della menzogna che sta dicendo o l’azione che sta facendo, che si convince lui o lei stesso/a che il suo comportamento è un giusto comportamento.
Avete presente i bambini piccoli che giocano tra di loro con la palla? ….e che mentre stanno giocando, quel bimbo che ha portato la palla, se la prende sotto braccio e allontanandosi dice << Allora! la palla è mia me ne vado così non gioca più nessuno >> beh! Questo è un esempio d’infantilità, ma per quanto riguarda la situazione ci può anche stare.
Anche il modo di comportarsi dell’ IPOCRITA può rivelarsi un modo infantile, ma…. Guai a farglielo notare, specialmente se questo/a si ritiene una persona matura, a quel punto scatta l’ogoglio ferito e per poter mantenere la tesi del suo comportamento, lavorerà sulle persone a lui o lei più vicine (parenti, amici comuni) aumentando le dosi menzoniere per circondarsi di alleati ; ma….col cavolo che ti si avvicini per poter chiarire le cose, anzi si offende al punto di farti pensare che: L’IPOCRISIA E’ UNA MALATTIA.
(ogni riferimento a persone o cose è volutamente VOLUTO)
http://blog.libero.it/miracolato67/comm ... id=5685691
**
Perché tutto questo preambolo sull’ipocrisia?
Perché domenica scorsa 12 maggio, a Roma si tenuta la Marcia nazionale per la Vita.
Marcia nazionale per la Vita | Roma – 12 maggio 2013
http://www.marciaperlavita.it/
•
Il grande successo della Marcia per la Vita 2013 – il caloroso saluto di Papa francesco •marcia per la vita 2013 (di Cristina Siccardi su Messainlatino) «La vita ...
***
Dietro la Marcia per la vita c’è la destra fascista. E la legge sull’aborto serve a salvare i bambini
Leggi di Più: La Marcia per la vita? «Mossa della destra contro il Pd» | Tempi.it
Follow us: @Tempi_it on Twitter | tempi.it on Facebook
http://cdn.tempi.it/wp-content/uploads/ ... a-vita.jpg
http://www.tempi.it/blog/marcia-per-la- ... ZZOC7Wpo6U
****
Prima o poi doveva succedere, ed è successo domenica scorsa, dove per la prima volta, Francesco ha toppato.
Non tanto per aver benedetto i manifestanti fascisti a cui non poteva non partecipare Aledanno in cerca di voti. Ma per l’ipocrisia di fondo.
Interpretando la missione di successore di Pietro, quindi legato al divino, in cui, non dovrebbe prestare attenzione alle divisioni degli uomini tra destra e sinistra, Francesco però non tiene conto della profonda ipocrisia della setta, che fa riferimento al Movimento della vita.
Se la vita deve essere sacra, allora lo sia nella totalità della vita umana. Non può essere intesa solo per un settore della vita.
Questa setta destrorsa, che a mio parere pratica con grande devozione l’ipocrisia, è sempre quella che si è espressa contro Welbi e contro Eluana Englaro.
Sono solo capaci di fare un gran casino per l’aborto e per l’eutanasia.
Per il resto, è il deserto dei Tartari.
Quando Rodotà asfaltava Alfano su Eluana Englaro - Giornalettismo
http://www.giornalettismo.com/.../quand ... i-elua...
•
17/apr/2013 – MORIRE IN MODO DIGNITOSO - “La cultura della morte sarebbe interpretata dal padre di Eluana Englaro? O non c'è, invece, in questo sforzo ...
Eluana Englaro uccisa quattro anni fa | Tempi.it
http://www.tempi.it/quattro-anni-fa-ven ... -la-su...
•
09/feb/2013 – Oggi è il quarto anniversario della morte della donna di Lecco. Ecco cosa accadde veramente e come vivono quelli come lei.
Englaro, Ruini: "obiezione è obbigo di appartenenza che passa per ...
►►
video.repubblica.it › ... › La Repubblica delle idee 2013
21/apr/2013
'Obiezione di coscienza o obbligazione di appartenenza?' domanda Ezio Mauro a proposito del ...
****
Per le tragedie della guerra dove vengono macellati vecchi, donne e bambini, la setta della santa ipocrisia non muove un dito.
Come non muove un sol dito per la macelleria degli uomini che decidono di togliersi la vita per la crisi economica.
Caro Francesco, questa volta hai toppato alla grande.
Chiudere gli occhi davanti alla macelleria degli uomini non è da successore di Pietro nè da rappresentante di Cristo.
****
Vado, si uccide dandosi fuoco
Aveva chiesto aiuto anche a Beppe Grillo
Mauro Sari, artigiano edile, si è dato fuoco nel piazzale di una trattoria a Vado Ligure, in provincia di Savona. Inutile il tentativo di intervenire dei vigili del fuoco e del 118. Tra le possibili cause le difficoltà economiche : aveva chiesto aiuto anche a Beppe Grillo suonando alla porta della sua villa subito dopo le elezioni. La Cna Liguria allarga il servizio telefonico di sostegno psicologico agli associati da stasera 24 ore su 24
Un uomo di 47 anni, Mauro Sari, titolare di un'impresa edile, è morto dandosi fuoco nel piazzale di una trattoria sull'Aurelia a Vado Ligure, in provincia di Savona. Inutile il tentativo di intervenire dei vigili del fuoco e del 118. Le ustioni hanno provocato la morte in pochi istanti. Accanto al cadavere è stata trovata la tanica di benzina. I carabinieri hanno informato la procura.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori l'uomo si sarebbe cosparso il corpo di liquido infiammabile e avrebbe appiccato il fuoco. Sul posto sono intervenuti il personale del 118 e i Vigili del Fuoco, ma per l'uomo non c'è stato nulla da fare. Il corpo senza vita è stato, quindi, trasferito all'obitorio del Cimitero di Vado Ligure a disposizione della Procura che ha avviato un'indagine.
E' possibile che l'uomo, titolare di un laboratorio edile a Cadibona, nell'immediato entroterra savonese, abbia messo in atto il tragico gesto a causa delle difficoltà economiche che stava attraversando e che avevea denunciato anche ai giornalisti il 26 febbraio scorso, quando aveva suonato alla villa di Beppe Grillo a Sant'Ilario, dopo la vittoria del M5S alle elezioni.
Il numero di cellulare +39 348-9446974 attivato da CNA Liguria per sostenere e consigliare gli artigiani e gli imprenditori e i loro dipendenti è attivo 24 ore su 24 da oggi fino a domenica sera. Risponderà lo psicologo Lino Missio e a un primo colloquio telefonico potrà seguire un incontro con un professionista anch’esso gratuito.
“Siamo profondamente addolorati e ci stringiamo attorno alla famiglia del nostro associato Mauro Sari di Savona che questa mattina si è tolto la vita – dice il presidente di CNA Liguria Marco Merli – non ci aspettavamo un gesto così drammatico, Sari non lavorava in maniera continuativa ma non aveva debiti con lo Stato né con l’Ufficio delle Entrate e pagava regolarmente tutti i servizi”.
(17 maggio 2013)
http://genova.repubblica.it/cronaca/201 ... ef=HREC1-4
Hannah Arendt
Come inizia una guerra civile – 208
La cruna dell’ago – 175
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 175
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 155
Cronaca di un affondamento annunciato - 155
In mezzo alla tempesta - 92
Il buio oltre la siepe - 16
Wikipedia dà questa definizione dell’ipocrisia.
Ipocrisia
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
L'ipocrisia (dal Greco ὑποκρίνομαι «fingere») è la qualità della persona che volontariamente pretende di possedere credenze, opinioni, virtù, ideali, sentimenti, emozioni che in pratica non ha. Essa si manifesta quando la persona tenta di ingannare con tali affermazioni altre persone, ed è quindi una sorta di bugia.
http://it.wikipedia.org/wiki/Ipocrisia
Il giocatore di ipocrisia [modifica]
Riconoscere i giocatori di ipocrisia è a volte semplice ed evidente, altre volte quasi impossibile. Esistono più categorie di praticanti di questo adorato sport che potremmo incontrare tutti i giorni nelle nostre splendide città.
http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Ipocrisia
**
Interrogata la rete in merito al fatto che l’ipocrisia sia o meno una malattia, ha fornito, tra l’altro, questa versione:
…L’IPOCRISIA E’ UNA MALATTIA ?…
…Sinceramente, io penso proprio di sì , una di quelle malattie a dir poco incurabili, e propabilmente a volte, o spesso l’individuo non riconosce neppure i sintomi.
La cosa più incredibile, è che se l’IPOCRITA,è un pseudo amico/a, e gli fai notare del suo comportamento, sono lui o lei a offendersi e ancor più assurdo pretendere le scuse.
L’IPOCRITA mente,mente a se stesso sapendo di mentire ed è così convinto della menzogna che sta dicendo o l’azione che sta facendo, che si convince lui o lei stesso/a che il suo comportamento è un giusto comportamento.
Avete presente i bambini piccoli che giocano tra di loro con la palla? ….e che mentre stanno giocando, quel bimbo che ha portato la palla, se la prende sotto braccio e allontanandosi dice << Allora! la palla è mia me ne vado così non gioca più nessuno >> beh! Questo è un esempio d’infantilità, ma per quanto riguarda la situazione ci può anche stare.
Anche il modo di comportarsi dell’ IPOCRITA può rivelarsi un modo infantile, ma…. Guai a farglielo notare, specialmente se questo/a si ritiene una persona matura, a quel punto scatta l’ogoglio ferito e per poter mantenere la tesi del suo comportamento, lavorerà sulle persone a lui o lei più vicine (parenti, amici comuni) aumentando le dosi menzoniere per circondarsi di alleati ; ma….col cavolo che ti si avvicini per poter chiarire le cose, anzi si offende al punto di farti pensare che: L’IPOCRISIA E’ UNA MALATTIA.
(ogni riferimento a persone o cose è volutamente VOLUTO)
http://blog.libero.it/miracolato67/comm ... id=5685691
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Perché tutto questo preambolo sull’ipocrisia?
Perché domenica scorsa 12 maggio, a Roma si tenuta la Marcia nazionale per la Vita.
Marcia nazionale per la Vita | Roma – 12 maggio 2013
http://www.marciaperlavita.it/
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Il grande successo della Marcia per la Vita 2013 – il caloroso saluto di Papa francesco •marcia per la vita 2013 (di Cristina Siccardi su Messainlatino) «La vita ...
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Dietro la Marcia per la vita c’è la destra fascista. E la legge sull’aborto serve a salvare i bambini
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Prima o poi doveva succedere, ed è successo domenica scorsa, dove per la prima volta, Francesco ha toppato.
Non tanto per aver benedetto i manifestanti fascisti a cui non poteva non partecipare Aledanno in cerca di voti. Ma per l’ipocrisia di fondo.
Interpretando la missione di successore di Pietro, quindi legato al divino, in cui, non dovrebbe prestare attenzione alle divisioni degli uomini tra destra e sinistra, Francesco però non tiene conto della profonda ipocrisia della setta, che fa riferimento al Movimento della vita.
Se la vita deve essere sacra, allora lo sia nella totalità della vita umana. Non può essere intesa solo per un settore della vita.
Questa setta destrorsa, che a mio parere pratica con grande devozione l’ipocrisia, è sempre quella che si è espressa contro Welbi e contro Eluana Englaro.
Sono solo capaci di fare un gran casino per l’aborto e per l’eutanasia.
Per il resto, è il deserto dei Tartari.
Quando Rodotà asfaltava Alfano su Eluana Englaro - Giornalettismo
http://www.giornalettismo.com/.../quand ... i-elua...
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17/apr/2013 – MORIRE IN MODO DIGNITOSO - “La cultura della morte sarebbe interpretata dal padre di Eluana Englaro? O non c'è, invece, in questo sforzo ...
Eluana Englaro uccisa quattro anni fa | Tempi.it
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09/feb/2013 – Oggi è il quarto anniversario della morte della donna di Lecco. Ecco cosa accadde veramente e come vivono quelli come lei.
Englaro, Ruini: "obiezione è obbigo di appartenenza che passa per ...
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21/apr/2013
'Obiezione di coscienza o obbligazione di appartenenza?' domanda Ezio Mauro a proposito del ...
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Per le tragedie della guerra dove vengono macellati vecchi, donne e bambini, la setta della santa ipocrisia non muove un dito.
Come non muove un sol dito per la macelleria degli uomini che decidono di togliersi la vita per la crisi economica.
Caro Francesco, questa volta hai toppato alla grande.
Chiudere gli occhi davanti alla macelleria degli uomini non è da successore di Pietro nè da rappresentante di Cristo.
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Vado, si uccide dandosi fuoco
Aveva chiesto aiuto anche a Beppe Grillo
Mauro Sari, artigiano edile, si è dato fuoco nel piazzale di una trattoria a Vado Ligure, in provincia di Savona. Inutile il tentativo di intervenire dei vigili del fuoco e del 118. Tra le possibili cause le difficoltà economiche : aveva chiesto aiuto anche a Beppe Grillo suonando alla porta della sua villa subito dopo le elezioni. La Cna Liguria allarga il servizio telefonico di sostegno psicologico agli associati da stasera 24 ore su 24
Un uomo di 47 anni, Mauro Sari, titolare di un'impresa edile, è morto dandosi fuoco nel piazzale di una trattoria sull'Aurelia a Vado Ligure, in provincia di Savona. Inutile il tentativo di intervenire dei vigili del fuoco e del 118. Le ustioni hanno provocato la morte in pochi istanti. Accanto al cadavere è stata trovata la tanica di benzina. I carabinieri hanno informato la procura.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori l'uomo si sarebbe cosparso il corpo di liquido infiammabile e avrebbe appiccato il fuoco. Sul posto sono intervenuti il personale del 118 e i Vigili del Fuoco, ma per l'uomo non c'è stato nulla da fare. Il corpo senza vita è stato, quindi, trasferito all'obitorio del Cimitero di Vado Ligure a disposizione della Procura che ha avviato un'indagine.
E' possibile che l'uomo, titolare di un laboratorio edile a Cadibona, nell'immediato entroterra savonese, abbia messo in atto il tragico gesto a causa delle difficoltà economiche che stava attraversando e che avevea denunciato anche ai giornalisti il 26 febbraio scorso, quando aveva suonato alla villa di Beppe Grillo a Sant'Ilario, dopo la vittoria del M5S alle elezioni.
Il numero di cellulare +39 348-9446974 attivato da CNA Liguria per sostenere e consigliare gli artigiani e gli imprenditori e i loro dipendenti è attivo 24 ore su 24 da oggi fino a domenica sera. Risponderà lo psicologo Lino Missio e a un primo colloquio telefonico potrà seguire un incontro con un professionista anch’esso gratuito.
“Siamo profondamente addolorati e ci stringiamo attorno alla famiglia del nostro associato Mauro Sari di Savona che questa mattina si è tolto la vita – dice il presidente di CNA Liguria Marco Merli – non ci aspettavamo un gesto così drammatico, Sari non lavorava in maniera continuativa ma non aveva debiti con lo Stato né con l’Ufficio delle Entrate e pagava regolarmente tutti i servizi”.
(17 maggio 2013)
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Re: Come se ne viene fuori ?
Se i politici mentono, è o per debolezza, avendo comunque bisogno di garantirsi il consenso elettorale, o per disprezzo, ritenendo utili i voti, ma inutili gli elettori.
Hannah Arendt
Come inizia una guerra civile – 209
La cruna dell’ago – 176
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 176
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 156
Cronaca di un affondamento annunciato - 156
In mezzo alla tempesta - 93
Disegno criminale - 1
Ricorrendo alla solita Wikipedia per poterci capire.
Linguaggio
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il linguaggio è la capacità dell'uomo di comunicare per mezzo di un codice complesso, cioè una lingua. Spesso con linguaggio ci si riferisce in generale a un sistema di comunicazione: si veda "linguaggio animale", "linguaggio del corpo", "linguaggio dei computer", "linguaggio dei fiori".[1]
La capacità di linguaggio orale si è sviluppata nell'uomo a seguito di mutamenti strutturali della cavità orale. In particolare l'arretramento dell'ugola ha reso l'essere umano capace di esprimere una gamma sonora variegata, capace di garantire una non generica nomazione del mondo.
Esiste quindi la necessità di usare termini appropriati per comprendere e sviluppare la comunicazione reciproca.
Negli ultimi mesi capita molto spesso di ascoltare nei vari talk show politici, l’uso improprio della parola sinistra da parte di politici (meglio politicanti, in quanto più aderente alla realtà), giornalisti, politologi, economisti, sociologi.
La sinistra italiana a livello rappresentativo non esiste più da tanti mesi.
Eppure, nella stragrande maggioranza si continua a identificare la sinistra con il Pd.
Non corrisponde affatto alla realtà.
Di conseguenza, anche chi nel tessuto sociale è arrivato al punto di saturazione tale da rifiutare categoricamente la visione dei talk tradizionali come Ballarò, Servizio Pubblico, Zeta, Piazzapulita, Agorà, Omnibus, In onda, Otto e mezzo, perché non sopporta più le inutili promesse della casta, adotta comunque lo stesso linguaggio dei vari attori/comparsa.
Si riferiscono al Pd come a un partito di sinistra.
E’ più che assodato che questo sia un Paese devotissimo a St Thomas, e che tantissimi devono più volte toccare con mano per credere, ma questo non giova affatto alla fase che stiamo attraversando.
Passi per il Caimano che strumentalmente usa spudoratamente il termine “sinistra” per tutti coloro che non sono servili al suo disegno, ..ma gli altri destano un certo stupore.
Il recente abbandono di Francesco Guccini per la sinistra, e da parte del fondatore del centrosinistra, Romano Prodi, ne sono un plastico esempio.
Non può di certo minimamente essere definito di sinistra, o anche pallidamente e lontanamente di sinistra, un partito che ha convissuto more uxsorio con la peggiore destra possibile per 18 mesi appoggiando il governo Monti, approvando una serie di provvedimenti che hanno ulteriormente peggiorato la situazione che aveva richiesto l’insana ammucchiata.
Per chiedere la sostituzione del governo fallimentare del Caimano è stato più e più volte comunicato che eravamo sull’orlo del baratro.
Per questa operazione è stato usato anche un forte condizionamento di massa bombardando i cervelli con l’uso di uno strumento di misura come lo “spread”.
Fino al luglio 2011 non sapevamo cosa fosse lo spread. Con il bombardamento da parte dei media a gennaio del 2012 anche la sora Pina e la sora Camilla, quando s’incontravano dal fornaio s’interrogavano a quanto era arrivato un’ora prima lo spread.
Adesso viaggia per lo meno su valori standard, ma sempre alti, ma nessuno se ne preoccupa più, anche se la situazione è iperbolicamente peggiorata rispetto al novembre 2011.
A più riprese, i membri del governo Monti, vero o falso che fosse ci hanno raccontato che quando sono arrivati al governo le casse dello Stato erano vuote e che non c’erano neppure i soldi per pagare gli stipendi del PA.
Dato che non sono mai state esibite pezze giustificative, tutto deve essere accolto con il beneficio d’inventario, anche perché da un certo punto di vista sembra tanto una giustificazione per i provvedimenti capestro adottati.
Quei provvedimenti sono apparsi subito quando annunciati come banditeschi, perché intesi a procurare il minimo danno alla categoria dei ricchi e dei privilegiati, a danno dell’asse portante della nazione, le imprese e le famiglie che non fanno parte di quel 10 % che detiene la ricchezza privata italiana per il 47 %.
Potevano trovare anche una temporanea giustificazione se dopo un intervento primario di tamponamento, di due o tre mesi, fossero seguiti interventi ad hoc commisurati al grado di emergenza dell’epoca.
Non è stato così e proseguendo in una serie di azioni banditesche, viste alla luce odierna del “non c’è più niente da fare”, assumono la dizione di azioni criminali.
Non possono essere definite in altro modo, a meno che indurre al suicidio reiterato un numero preoccupante di italiani, non possa essere più considerato un reato.
Codice Penale
LIBRO SECONDO
DEI DELITTI IN PARTICOLARE
TITOLO XII
Dei delitti contro la persona
Capo I
Dei delitti contro la vita e l'incolumità individuale
Art. 580.
Istigazione o aiuto al suicidio.
Chiunque determina altrui al suicidio o rafforza l'altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l'esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni. Se il suicidio non avviene, è punito con la reclusione da uno a cinque anni sempre che dal tentativo di suicidio derivi una lesione personale grave o gravissima.
Le pene sono aumentate se la persona istigata o eccitata o aiutata si trova in una delle condizioni indicate nei numeri 1 e 2 dell'articolo precedente. Nondimeno, se la persona suddetta è minore degli anni quattordici o comunque è priva della capacità d'intendere o di volere, si applicano le disposizioni relative all'omicidio.
*
Lo Stato italiano, attraverso i suoi organismi legati al potere esecutivo e al potere legislativo, è incorso nel reato previsto dall’articolo 580 del Codice Penale.
Continua
Hannah Arendt
Come inizia una guerra civile – 209
La cruna dell’ago – 176
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 176
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 156
Cronaca di un affondamento annunciato - 156
In mezzo alla tempesta - 93
Disegno criminale - 1
Ricorrendo alla solita Wikipedia per poterci capire.
Linguaggio
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il linguaggio è la capacità dell'uomo di comunicare per mezzo di un codice complesso, cioè una lingua. Spesso con linguaggio ci si riferisce in generale a un sistema di comunicazione: si veda "linguaggio animale", "linguaggio del corpo", "linguaggio dei computer", "linguaggio dei fiori".[1]
La capacità di linguaggio orale si è sviluppata nell'uomo a seguito di mutamenti strutturali della cavità orale. In particolare l'arretramento dell'ugola ha reso l'essere umano capace di esprimere una gamma sonora variegata, capace di garantire una non generica nomazione del mondo.
Esiste quindi la necessità di usare termini appropriati per comprendere e sviluppare la comunicazione reciproca.
Negli ultimi mesi capita molto spesso di ascoltare nei vari talk show politici, l’uso improprio della parola sinistra da parte di politici (meglio politicanti, in quanto più aderente alla realtà), giornalisti, politologi, economisti, sociologi.
La sinistra italiana a livello rappresentativo non esiste più da tanti mesi.
Eppure, nella stragrande maggioranza si continua a identificare la sinistra con il Pd.
Non corrisponde affatto alla realtà.
Di conseguenza, anche chi nel tessuto sociale è arrivato al punto di saturazione tale da rifiutare categoricamente la visione dei talk tradizionali come Ballarò, Servizio Pubblico, Zeta, Piazzapulita, Agorà, Omnibus, In onda, Otto e mezzo, perché non sopporta più le inutili promesse della casta, adotta comunque lo stesso linguaggio dei vari attori/comparsa.
Si riferiscono al Pd come a un partito di sinistra.
E’ più che assodato che questo sia un Paese devotissimo a St Thomas, e che tantissimi devono più volte toccare con mano per credere, ma questo non giova affatto alla fase che stiamo attraversando.
Passi per il Caimano che strumentalmente usa spudoratamente il termine “sinistra” per tutti coloro che non sono servili al suo disegno, ..ma gli altri destano un certo stupore.
Il recente abbandono di Francesco Guccini per la sinistra, e da parte del fondatore del centrosinistra, Romano Prodi, ne sono un plastico esempio.
Non può di certo minimamente essere definito di sinistra, o anche pallidamente e lontanamente di sinistra, un partito che ha convissuto more uxsorio con la peggiore destra possibile per 18 mesi appoggiando il governo Monti, approvando una serie di provvedimenti che hanno ulteriormente peggiorato la situazione che aveva richiesto l’insana ammucchiata.
Per chiedere la sostituzione del governo fallimentare del Caimano è stato più e più volte comunicato che eravamo sull’orlo del baratro.
Per questa operazione è stato usato anche un forte condizionamento di massa bombardando i cervelli con l’uso di uno strumento di misura come lo “spread”.
Fino al luglio 2011 non sapevamo cosa fosse lo spread. Con il bombardamento da parte dei media a gennaio del 2012 anche la sora Pina e la sora Camilla, quando s’incontravano dal fornaio s’interrogavano a quanto era arrivato un’ora prima lo spread.
Adesso viaggia per lo meno su valori standard, ma sempre alti, ma nessuno se ne preoccupa più, anche se la situazione è iperbolicamente peggiorata rispetto al novembre 2011.
A più riprese, i membri del governo Monti, vero o falso che fosse ci hanno raccontato che quando sono arrivati al governo le casse dello Stato erano vuote e che non c’erano neppure i soldi per pagare gli stipendi del PA.
Dato che non sono mai state esibite pezze giustificative, tutto deve essere accolto con il beneficio d’inventario, anche perché da un certo punto di vista sembra tanto una giustificazione per i provvedimenti capestro adottati.
Quei provvedimenti sono apparsi subito quando annunciati come banditeschi, perché intesi a procurare il minimo danno alla categoria dei ricchi e dei privilegiati, a danno dell’asse portante della nazione, le imprese e le famiglie che non fanno parte di quel 10 % che detiene la ricchezza privata italiana per il 47 %.
Potevano trovare anche una temporanea giustificazione se dopo un intervento primario di tamponamento, di due o tre mesi, fossero seguiti interventi ad hoc commisurati al grado di emergenza dell’epoca.
Non è stato così e proseguendo in una serie di azioni banditesche, viste alla luce odierna del “non c’è più niente da fare”, assumono la dizione di azioni criminali.
Non possono essere definite in altro modo, a meno che indurre al suicidio reiterato un numero preoccupante di italiani, non possa essere più considerato un reato.
Codice Penale
LIBRO SECONDO
DEI DELITTI IN PARTICOLARE
TITOLO XII
Dei delitti contro la persona
Capo I
Dei delitti contro la vita e l'incolumità individuale
Art. 580.
Istigazione o aiuto al suicidio.
Chiunque determina altrui al suicidio o rafforza l'altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l'esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni. Se il suicidio non avviene, è punito con la reclusione da uno a cinque anni sempre che dal tentativo di suicidio derivi una lesione personale grave o gravissima.
Le pene sono aumentate se la persona istigata o eccitata o aiutata si trova in una delle condizioni indicate nei numeri 1 e 2 dell'articolo precedente. Nondimeno, se la persona suddetta è minore degli anni quattordici o comunque è priva della capacità d'intendere o di volere, si applicano le disposizioni relative all'omicidio.
*
Lo Stato italiano, attraverso i suoi organismi legati al potere esecutivo e al potere legislativo, è incorso nel reato previsto dall’articolo 580 del Codice Penale.
Continua
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Re: Come se ne viene fuori ?
Repubblica.it
M5S e Rodotà alla manifestazione Fiom.
Il MoVimento prova la scalata a sinistra
La formazione di Grillo con Sel, Pdci, Rifondazione comunista e Azione Civile aderisce a "Non possiamo più aspettare", corteo in programma domani a Roma. Sul palco, con Landini, anche il costituzionalista e Gino Strada. Per il Pd, solo partecipazioni individuali. Il leader sindacale: "Da Epifani nessuna risposta"
ROMA - Non ci saranno solo le bandiere della sinistra a far compagnia alle insegne del sindacato, alla manifestazione della Fiom Non possiamo più aspettare, in programma domani a Roma. Assieme a Sel, Rifondazione comunista, Pdci, Azione civile, realtà della società civile, studenti, associazioni ambientaliste, ecco spuntare il Movimento 5 Stelle.
Una novità assoluta, soprattutto un chiaro segno: il moVimento ha lavorato ai fianchi dell'elettorato tradizionale dei partiti di sinistra fino ad aprirsi un ampio varco attraverso cui entrare nelle sue coscienze. Il fatto, poi, che alla manifestazione saranno presenti "solo" singoli esponenti del Pd, quindi a livello puramente personale, contiene buona parte della risposta su quale trampolino abbia sospinto l'espansione del M5S nell'area del "lavoro" e dei diritti.
Si deve tornare ai giorni difficilissimi della elezione del nuovo capo dello Stato. Alla candidatura di Stefano Rodotà, proposta dal M5S al Pd quale primo passo verso un "poi si vedrà" pronunciato da Grillo, che dopo la totale chiusura all'idea di appoggiare un governo Bersani suonava come un chiaro messaggio di disponibilità, per dire no all'inciucio e mettere a margine il Pdl.
Ma il Pd Rodotà lo ha ignorato, preferendo vedersi silurare prima Marini, poi soprattutto Prodi, nella dèbacle dei famosi 101 franchi tiratori interni ai democratici e ad oggi ancora senza volto. Fino alla richiesta a Napolitano di tornare sulle
sue decisioni e accettare un nuovo mandato con lo scopo di sbloccare l'impasse.
Ebbene, proprio Stefano Rodotà domani sarà tra quanti parleranno sul palco allestito dalla Fiom in piazza di Porta San Giovanni. E il costituzionalista si troverà pure in buona compagnia, vista l'annunciata presenza di Gino Strada, altro nome particolarmente caro agli iscritti del M5S che lo hanno inserito, come Rodotà, nella top ten dei loro candidati alla presidenza della Repubblica. Rodotà e Strada precederanno, con Sandra Bonsanti e Fiorella Mannoia, non in veste di cantante, il comizio finale del segretario generale della Fiom, Maurizio Landini.
Ci saranno anche Gustavo Zagrebelsky, Don Ciotti, Antonio Ingroia, Nichi Vendola e, appunto, una rappresentanza di parlamentari del M5S. Manca il Pd. Landini fa sapere di aver contattato il neosegretario dei democratici, l'ex segretario Cgil Guglielmo Epifani, "ma ancora aspettiamo una risposta".
Il corteo partirà sabato mattina alle ore 9 da piazza della Repubblica, è prevista la partecipazione di circa 50 mila persone e l'arrivo di 600 pullman. La manifestazione, spiega Landini, "non è contro qualcuno ma di proposta per rivendicare il cambiamento. Le scelte del governo Berlusconi e Monti sono all'origine della situazione pesantissima che stiamo vivendo. C'è bisogno di rimettere al centro il lavoro".
M5S e Rodotà alla manifestazione Fiom.
Il MoVimento prova la scalata a sinistra
La formazione di Grillo con Sel, Pdci, Rifondazione comunista e Azione Civile aderisce a "Non possiamo più aspettare", corteo in programma domani a Roma. Sul palco, con Landini, anche il costituzionalista e Gino Strada. Per il Pd, solo partecipazioni individuali. Il leader sindacale: "Da Epifani nessuna risposta"
ROMA - Non ci saranno solo le bandiere della sinistra a far compagnia alle insegne del sindacato, alla manifestazione della Fiom Non possiamo più aspettare, in programma domani a Roma. Assieme a Sel, Rifondazione comunista, Pdci, Azione civile, realtà della società civile, studenti, associazioni ambientaliste, ecco spuntare il Movimento 5 Stelle.
Una novità assoluta, soprattutto un chiaro segno: il moVimento ha lavorato ai fianchi dell'elettorato tradizionale dei partiti di sinistra fino ad aprirsi un ampio varco attraverso cui entrare nelle sue coscienze. Il fatto, poi, che alla manifestazione saranno presenti "solo" singoli esponenti del Pd, quindi a livello puramente personale, contiene buona parte della risposta su quale trampolino abbia sospinto l'espansione del M5S nell'area del "lavoro" e dei diritti.
Si deve tornare ai giorni difficilissimi della elezione del nuovo capo dello Stato. Alla candidatura di Stefano Rodotà, proposta dal M5S al Pd quale primo passo verso un "poi si vedrà" pronunciato da Grillo, che dopo la totale chiusura all'idea di appoggiare un governo Bersani suonava come un chiaro messaggio di disponibilità, per dire no all'inciucio e mettere a margine il Pdl.
Ma il Pd Rodotà lo ha ignorato, preferendo vedersi silurare prima Marini, poi soprattutto Prodi, nella dèbacle dei famosi 101 franchi tiratori interni ai democratici e ad oggi ancora senza volto. Fino alla richiesta a Napolitano di tornare sulle
sue decisioni e accettare un nuovo mandato con lo scopo di sbloccare l'impasse.
Ebbene, proprio Stefano Rodotà domani sarà tra quanti parleranno sul palco allestito dalla Fiom in piazza di Porta San Giovanni. E il costituzionalista si troverà pure in buona compagnia, vista l'annunciata presenza di Gino Strada, altro nome particolarmente caro agli iscritti del M5S che lo hanno inserito, come Rodotà, nella top ten dei loro candidati alla presidenza della Repubblica. Rodotà e Strada precederanno, con Sandra Bonsanti e Fiorella Mannoia, non in veste di cantante, il comizio finale del segretario generale della Fiom, Maurizio Landini.
Ci saranno anche Gustavo Zagrebelsky, Don Ciotti, Antonio Ingroia, Nichi Vendola e, appunto, una rappresentanza di parlamentari del M5S. Manca il Pd. Landini fa sapere di aver contattato il neosegretario dei democratici, l'ex segretario Cgil Guglielmo Epifani, "ma ancora aspettiamo una risposta".
Il corteo partirà sabato mattina alle ore 9 da piazza della Repubblica, è prevista la partecipazione di circa 50 mila persone e l'arrivo di 600 pullman. La manifestazione, spiega Landini, "non è contro qualcuno ma di proposta per rivendicare il cambiamento. Le scelte del governo Berlusconi e Monti sono all'origine della situazione pesantissima che stiamo vivendo. C'è bisogno di rimettere al centro il lavoro".
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