Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
e Mentre Ignazio Marino si dimette PRIMA delle votazioni.... i gladiatori de noantri s'impossessano dell'anfiteatro flavio.... pollice verso
fermate er monno arriva Alemanno
Roma, 22 mag (Adnkronos/Ign) – Chiusura anticipata per Colosseo e Tempio di Venere venerdì in occasione della chiusura della campagna elettorale di Gianni Alemanno, in vista del voto di domenica per il nuovo sindaco. Niente accesso ai turisti, dunque, dalle 15 fino a ‘’cessate esigenze’’, secondo quanto si apprende da un messaggio della Questura di Roma alle istituzioni cittadine.
Critiche alla scelta della location arrivano dal Partito democratico che punta il dito sui mancati introiti derivanti dallo stop ai turisti. ''Il capriccio di Alemanno di chiudere -contro le regole - al Colosseo la campagna costerà 50.000€ di minori entrate per chiusura anticipata sito'', twitta Matteo Orfini.
A quanto apprende l'Adnkronos, infatti, l'Ufficio di Gabinetto della Questura di Roma ha inviato una nota urgente a Roma Capitale, la soprintendenza ai Beni archeologici, la Direzione Regionale del Mibac, la Polizia Municipale, l'Atac e l'Ama, chiedendo di attivarsi, d'intesa con il dirigente del Commissariato di Pubblica Sicurezza del Celio, per l'adozione di alcuni provvedimenti in vista della manifestazione, tra i quali la "chiusura entro le 15,00 del 24 maggio e sino a cessate esigenze dello stesso giorno, del Colosseo e del Tempio di Venere alle visite turistiche".
La Questura chiede anche l'"interdizione allo stazionamento dei venditori ambulanti (furgoni frigobar, banchi di vendita 'souvenir' e quant'altro) in via di San Gregorio", con la predisposizione di un servizio che preveda l'allontanamento degli ambulanti, curato dalla Polizia di Roma Capitale. Sara' chiusa inoltre, in entrambi i sensi di marcia, la fermata 'Colosseo' della Metro B, saranno deviati i trasporti pubblici lungo itinerari alternativi e sara' chiusa al traffico dei veicoli la stessa via di San Gregorio. Inoltre, sempre in via di San Gregorio, dalle 8 del mattino di venerdi' fino a "cessate esigenze dello stesso giorno", saranno sgomberati tutti i veicoli in sosta, comprese le moto.
fermate er monno arriva Alemanno
Roma, 22 mag (Adnkronos/Ign) – Chiusura anticipata per Colosseo e Tempio di Venere venerdì in occasione della chiusura della campagna elettorale di Gianni Alemanno, in vista del voto di domenica per il nuovo sindaco. Niente accesso ai turisti, dunque, dalle 15 fino a ‘’cessate esigenze’’, secondo quanto si apprende da un messaggio della Questura di Roma alle istituzioni cittadine.
Critiche alla scelta della location arrivano dal Partito democratico che punta il dito sui mancati introiti derivanti dallo stop ai turisti. ''Il capriccio di Alemanno di chiudere -contro le regole - al Colosseo la campagna costerà 50.000€ di minori entrate per chiusura anticipata sito'', twitta Matteo Orfini.
A quanto apprende l'Adnkronos, infatti, l'Ufficio di Gabinetto della Questura di Roma ha inviato una nota urgente a Roma Capitale, la soprintendenza ai Beni archeologici, la Direzione Regionale del Mibac, la Polizia Municipale, l'Atac e l'Ama, chiedendo di attivarsi, d'intesa con il dirigente del Commissariato di Pubblica Sicurezza del Celio, per l'adozione di alcuni provvedimenti in vista della manifestazione, tra i quali la "chiusura entro le 15,00 del 24 maggio e sino a cessate esigenze dello stesso giorno, del Colosseo e del Tempio di Venere alle visite turistiche".
La Questura chiede anche l'"interdizione allo stazionamento dei venditori ambulanti (furgoni frigobar, banchi di vendita 'souvenir' e quant'altro) in via di San Gregorio", con la predisposizione di un servizio che preveda l'allontanamento degli ambulanti, curato dalla Polizia di Roma Capitale. Sara' chiusa inoltre, in entrambi i sensi di marcia, la fermata 'Colosseo' della Metro B, saranno deviati i trasporti pubblici lungo itinerari alternativi e sara' chiusa al traffico dei veicoli la stessa via di San Gregorio. Inoltre, sempre in via di San Gregorio, dalle 8 del mattino di venerdi' fino a "cessate esigenze dello stesso giorno", saranno sgomberati tutti i veicoli in sosta, comprese le moto.
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
ALTRO CHE CAINANO,...............QUESTO E' : O' SCEICCO
Solo lui può permettersi un harem di 300 donne.
22 MAG 17:08
PRONTA CASSA OLGETTINE: MENSILI, CASE E “BONUS” DELLE 300 RAGAZZE DEL BANANA -
Tutto si può dire tranne che non sia sotto schiaffo: Berlusconi continua a foraggiare decine di “olgettine” - 300mila euro l’anno per non fare più nulla: da quando Ruby ha rotto il giocattolo, i bunga-party sono sospesi - Assegni mensili, regali e case: la classifica è dominata da SuperNicole…
Arianna Giunti per "l'Espresso"
Tutte avevano speranze grandi come i loro décolleté. Volevano fama, soldi, successo. Poi tre anni esatti fa i loro sogni si sono infranti. La notte del 27 maggio 2010 la festa è finita. Il fermo in questura di Karima El Mahroug detta Ruby ha spento la kermesse del Bunga Bunga e fatto nascere quel procedimento giudiziario che potrebbe costare a Silvio Berlusconi sei anni di carcere.
SILVIO BERLUSCONI E RAGAZZE
È cominciata l'austerità: una stagione di profilo basso. Lontano dai riflettori, fuori dallo show business ma senza problemi economici. Per quelli c'è sempre Papi. Stando agli atti del processo, il Cavaliere non si smentisce e spende ogni anno 300 mila euro per occuparsi di loro. A cui vanno sommate donazioni tra cash e immobili che neanche gli investigatori sono riusciti a censire: di sicuro, il valore supera i cinque milioni di euro. Ecco tra le circa 300 ragazze che hanno allietato le «cene eleganti» di Villa San Martino come l'ex premier continua a sostenerne alcune.
Fascino esotico, curve da capogiro e una somiglianza impressionante con Ruby. Iris Berardi, origini brasiliane, con Karima ha in comune anche la minore età, 17 anni, del primo ingresso nel circo di Arcore. Oggi ventunenne, è considerata dai pm una figura chiave dell'inchiesta, custode dei lati ancora misteriosi di quelle notti. Non è un mistero, invece, che sia stata quella ad aver ricevuto più regali.
Anelli, collier in oro bianco, telefonini, bracciali con le celebri farfalline: nella perquisizione del 2011 gli agenti le hanno sequestrato 39 preziosi e buste mai aperte con 4 mila euro in contanti. Ancora oggi occupa l'appartamento al sesto piano del residence di via Olgettina, da dove aspetta un ricco risarcimento danni: si è costituita come parte lesa nel processo Ruby-bis. A pagare l'affitto però è ancora il fedelissimo ragioniere di Berlusconi, Giuseppe Spinelli.
Corpo statuario e labbra perennemente imbronciate, Barbara Guerra, 33 anni, per gli amici "Barby", ha fatto il giro del Web travestita da sexy poliziotta. Per le sue partecipazioni alle cene eleganti ha ricevuto da Berlusconi almeno 18 mila euro in contanti, che nascondeva dentro la federa di un cuscino. Anche lei, come l'amica Iris, era una delle "vittime" nel processo («Quella tr... di Ruby ha rovinato le nostre vite», diceva intercettata al telefono).
BARBARA GUERRA
Ma inspiegabilmente, a ridosso della sentenza, ha rinunciato al risarcimento. I suoi avvocati non confermano, ma a convincerla sarebbe stato un sostanzioso accordo economico sul quale i pm vogliono vedere chiaro. Anche lei vive nel residence di Segrate a spese di Papi, e oggi fa la spola fra Milano e Miami. Le ultime foto sul suo profilo Twitter la ritraggono in pose saffiche sotto la doccia con un'altra olgettina, Alessandra Sorcinelli. "Barby" starebbe anche preparando un colpo di scena: un libro-rivelazione sulle notti di Arcore.
Ventisei anni, ex "meteorina" del Tg4, quando è scoppiato lo scandalo Alessandra Sorcinelli è stata la prima a declamare la generosità di Silvio. Una generosità che ha potuto toccare con mano: solo nel 2011 da Berlusconi - con la causale "prestito infruttifero" - le sono arrivati bonifici per 115 mila euro. Uno stipendio da top manager, che non si è interrotto neppure quando la bella cagliaritana è diventata una testimone del processo. Alessandra, che continua a ricevere dal Cavaliere il mensile di 2.500 euro, nel frattempo ha studiato recitazione negli Usa. Con l'amica "Barby" progetta una linea di bikini e un cd di canzoni. Finanzia tutto il Papi.
LE GEMELLE.
«È pure brutto e grasso... quello deve solo sganciare». Avidità, invidie, pettegolezzi: lo spaccato più impietoso delle serate di Arcore è nelle intercettazioni delle gemelle napoletane Imma ed Eleonora De Vivo, passate dai reality agli show di Arcore. Alla fine non gli è andata troppo male. Oltre a bracciali, orecchini, collier e cellulari, gli inquirenti hanno trovato traccia di più bonifici da 3 mila euro. E altri 72 mila, con causale "regalìe", versati sul conto del papà. Come ha confermato lui stesso davanti ai giudici.
Macchinetta conta-banconote sul comodino, fidanzato narcotrafficante e cocaina nascosta in cantina. Ai poliziotti che l'hanno perquisita, Marysthell Polanco è sembrata una personaggio di Scarface. Fra le favorite di Silvio, la 32enne dominicana ha ammesso di aver ricevuto dopo le serate di Arcore contanti fino a 10 mila euro.
Oggi, dopo aver lasciato via Olgettina, sta tentando la carriera musicale. Ed è riapparsa con capelli cortissimi e biondi in un video autoprodotto, girato a sue spese in un garage. «Spero che Silvio non muoia mai», ha dichiarato durante il processo. Un augurio sincero: ogni mese le fa arrivare 2.500 euro.
Dalle feste del Billionaire a quelle di Arcore per la russa Raissa Skorkina il passo è stato breve. La bionda fotomodella, che si professa esperta di politica internazionale e filosofia, è riuscita a ottenere dal Papi 135 mila euro in un anno. «Mi ha detto che sarebbe stato per sempre il mio angioletto», ha dichiarato ai giudici. E infatti conferma di ricevere tuttora un bonifico mensile di 3 mila euro. Per arrotondare lavora come ragazza immagine, «ma non mi abbasso con gli uomini».
FACCIA D'ANGELO.
«Dopo una settimana con lui sono in condizioni pietose». Per Elisa Toti, 33 anni, lontana dal prototipo di femme fatale berlusconiana tutta curve e lustrini, le serate di Arcore non erano esattamente un piacere. Grazie alle generose offerte del Cavaliere, però, in una settimana riusciva a mettere da parte anche 6 mila euro.
Più regali di ogni sorta, fra cui una Mini Cooper nera. Oggi Elisa, archiviati i balletti, lavora come presentatrice a Mediaset Extra e fa parte delle fedelissime che ricevono il mantenimento mensile. Abbandonata da tempo via Olgettina, si è comprata un appartamento. Garante della fideiussione con la banca, neanche a dirlo, Silvio.
GIORNALISTA .
Grazie agli 810 mila euro incassati in due anni Silvia Trevaini, invece, occhi di ghiaccio e viso da bambola, di case se n'è comprate ben due. Ex miss Muretto, è l'unica fra le stelline di Arcore ad avere un lavoro a tempo indeterminato: dopo una breve parentesi da anchor-woman, è stata assunta da Mediaset come giornalista a Tgcom 24 dove si occupa di fitness e bellezza.
Ma nonostante lo stipendio da 3 mila euro al mese, continua a ricevere un bonus da 2.500 euro come risarcimento danni. «Per una donna è difficile fare carriera», ha detto ai giudici, «e la mia ha subìto una battuta d'arresto». Così Papi, per farle tornare il sorriso, le ha regalato pure un'Audi A3.
SUPERNICOLE
Reclutava le new entry, le istruiva sulle regole della casa, placava le loro richieste di quattrini, le sistemava nel nido di via Olgettina: Nicole Minetti era la regina delle Papi girls. Per lei in quel maggio 2010 si sono spalancate le porte della politica: da igienista dentale a consigliere regionale con 9.400 euro netti al mese. Silvio l'ha coperta di doni: ben quattro appartamenti a lei intestati nel residence di Segrate.
Nel 2011 la Banca d'Italia ha segnalato pure un bonifico da 100 mila euro. E ora, lasciato il Pirellone, si consola fra ingaggi saltuari come testimonial di biancheria intima e bigiotteria. Godendosi un appartamento in via della Spiga, una delle strade più esclusive di Milano, appena acquistato per un prezzo stimato in 3 milioni di euro.
Solo lui può permettersi un harem di 300 donne.
22 MAG 17:08
PRONTA CASSA OLGETTINE: MENSILI, CASE E “BONUS” DELLE 300 RAGAZZE DEL BANANA -
Tutto si può dire tranne che non sia sotto schiaffo: Berlusconi continua a foraggiare decine di “olgettine” - 300mila euro l’anno per non fare più nulla: da quando Ruby ha rotto il giocattolo, i bunga-party sono sospesi - Assegni mensili, regali e case: la classifica è dominata da SuperNicole…
Arianna Giunti per "l'Espresso"
Tutte avevano speranze grandi come i loro décolleté. Volevano fama, soldi, successo. Poi tre anni esatti fa i loro sogni si sono infranti. La notte del 27 maggio 2010 la festa è finita. Il fermo in questura di Karima El Mahroug detta Ruby ha spento la kermesse del Bunga Bunga e fatto nascere quel procedimento giudiziario che potrebbe costare a Silvio Berlusconi sei anni di carcere.
SILVIO BERLUSCONI E RAGAZZE
È cominciata l'austerità: una stagione di profilo basso. Lontano dai riflettori, fuori dallo show business ma senza problemi economici. Per quelli c'è sempre Papi. Stando agli atti del processo, il Cavaliere non si smentisce e spende ogni anno 300 mila euro per occuparsi di loro. A cui vanno sommate donazioni tra cash e immobili che neanche gli investigatori sono riusciti a censire: di sicuro, il valore supera i cinque milioni di euro. Ecco tra le circa 300 ragazze che hanno allietato le «cene eleganti» di Villa San Martino come l'ex premier continua a sostenerne alcune.
Fascino esotico, curve da capogiro e una somiglianza impressionante con Ruby. Iris Berardi, origini brasiliane, con Karima ha in comune anche la minore età, 17 anni, del primo ingresso nel circo di Arcore. Oggi ventunenne, è considerata dai pm una figura chiave dell'inchiesta, custode dei lati ancora misteriosi di quelle notti. Non è un mistero, invece, che sia stata quella ad aver ricevuto più regali.
Anelli, collier in oro bianco, telefonini, bracciali con le celebri farfalline: nella perquisizione del 2011 gli agenti le hanno sequestrato 39 preziosi e buste mai aperte con 4 mila euro in contanti. Ancora oggi occupa l'appartamento al sesto piano del residence di via Olgettina, da dove aspetta un ricco risarcimento danni: si è costituita come parte lesa nel processo Ruby-bis. A pagare l'affitto però è ancora il fedelissimo ragioniere di Berlusconi, Giuseppe Spinelli.
Corpo statuario e labbra perennemente imbronciate, Barbara Guerra, 33 anni, per gli amici "Barby", ha fatto il giro del Web travestita da sexy poliziotta. Per le sue partecipazioni alle cene eleganti ha ricevuto da Berlusconi almeno 18 mila euro in contanti, che nascondeva dentro la federa di un cuscino. Anche lei, come l'amica Iris, era una delle "vittime" nel processo («Quella tr... di Ruby ha rovinato le nostre vite», diceva intercettata al telefono).
BARBARA GUERRA
Ma inspiegabilmente, a ridosso della sentenza, ha rinunciato al risarcimento. I suoi avvocati non confermano, ma a convincerla sarebbe stato un sostanzioso accordo economico sul quale i pm vogliono vedere chiaro. Anche lei vive nel residence di Segrate a spese di Papi, e oggi fa la spola fra Milano e Miami. Le ultime foto sul suo profilo Twitter la ritraggono in pose saffiche sotto la doccia con un'altra olgettina, Alessandra Sorcinelli. "Barby" starebbe anche preparando un colpo di scena: un libro-rivelazione sulle notti di Arcore.
Ventisei anni, ex "meteorina" del Tg4, quando è scoppiato lo scandalo Alessandra Sorcinelli è stata la prima a declamare la generosità di Silvio. Una generosità che ha potuto toccare con mano: solo nel 2011 da Berlusconi - con la causale "prestito infruttifero" - le sono arrivati bonifici per 115 mila euro. Uno stipendio da top manager, che non si è interrotto neppure quando la bella cagliaritana è diventata una testimone del processo. Alessandra, che continua a ricevere dal Cavaliere il mensile di 2.500 euro, nel frattempo ha studiato recitazione negli Usa. Con l'amica "Barby" progetta una linea di bikini e un cd di canzoni. Finanzia tutto il Papi.
LE GEMELLE.
«È pure brutto e grasso... quello deve solo sganciare». Avidità, invidie, pettegolezzi: lo spaccato più impietoso delle serate di Arcore è nelle intercettazioni delle gemelle napoletane Imma ed Eleonora De Vivo, passate dai reality agli show di Arcore. Alla fine non gli è andata troppo male. Oltre a bracciali, orecchini, collier e cellulari, gli inquirenti hanno trovato traccia di più bonifici da 3 mila euro. E altri 72 mila, con causale "regalìe", versati sul conto del papà. Come ha confermato lui stesso davanti ai giudici.
Macchinetta conta-banconote sul comodino, fidanzato narcotrafficante e cocaina nascosta in cantina. Ai poliziotti che l'hanno perquisita, Marysthell Polanco è sembrata una personaggio di Scarface. Fra le favorite di Silvio, la 32enne dominicana ha ammesso di aver ricevuto dopo le serate di Arcore contanti fino a 10 mila euro.
Oggi, dopo aver lasciato via Olgettina, sta tentando la carriera musicale. Ed è riapparsa con capelli cortissimi e biondi in un video autoprodotto, girato a sue spese in un garage. «Spero che Silvio non muoia mai», ha dichiarato durante il processo. Un augurio sincero: ogni mese le fa arrivare 2.500 euro.
Dalle feste del Billionaire a quelle di Arcore per la russa Raissa Skorkina il passo è stato breve. La bionda fotomodella, che si professa esperta di politica internazionale e filosofia, è riuscita a ottenere dal Papi 135 mila euro in un anno. «Mi ha detto che sarebbe stato per sempre il mio angioletto», ha dichiarato ai giudici. E infatti conferma di ricevere tuttora un bonifico mensile di 3 mila euro. Per arrotondare lavora come ragazza immagine, «ma non mi abbasso con gli uomini».
FACCIA D'ANGELO.
«Dopo una settimana con lui sono in condizioni pietose». Per Elisa Toti, 33 anni, lontana dal prototipo di femme fatale berlusconiana tutta curve e lustrini, le serate di Arcore non erano esattamente un piacere. Grazie alle generose offerte del Cavaliere, però, in una settimana riusciva a mettere da parte anche 6 mila euro.
Più regali di ogni sorta, fra cui una Mini Cooper nera. Oggi Elisa, archiviati i balletti, lavora come presentatrice a Mediaset Extra e fa parte delle fedelissime che ricevono il mantenimento mensile. Abbandonata da tempo via Olgettina, si è comprata un appartamento. Garante della fideiussione con la banca, neanche a dirlo, Silvio.
GIORNALISTA .
Grazie agli 810 mila euro incassati in due anni Silvia Trevaini, invece, occhi di ghiaccio e viso da bambola, di case se n'è comprate ben due. Ex miss Muretto, è l'unica fra le stelline di Arcore ad avere un lavoro a tempo indeterminato: dopo una breve parentesi da anchor-woman, è stata assunta da Mediaset come giornalista a Tgcom 24 dove si occupa di fitness e bellezza.
Ma nonostante lo stipendio da 3 mila euro al mese, continua a ricevere un bonus da 2.500 euro come risarcimento danni. «Per una donna è difficile fare carriera», ha detto ai giudici, «e la mia ha subìto una battuta d'arresto». Così Papi, per farle tornare il sorriso, le ha regalato pure un'Audi A3.
SUPERNICOLE
Reclutava le new entry, le istruiva sulle regole della casa, placava le loro richieste di quattrini, le sistemava nel nido di via Olgettina: Nicole Minetti era la regina delle Papi girls. Per lei in quel maggio 2010 si sono spalancate le porte della politica: da igienista dentale a consigliere regionale con 9.400 euro netti al mese. Silvio l'ha coperta di doni: ben quattro appartamenti a lei intestati nel residence di Segrate.
Nel 2011 la Banca d'Italia ha segnalato pure un bonifico da 100 mila euro. E ora, lasciato il Pirellone, si consola fra ingaggi saltuari come testimonial di biancheria intima e bigiotteria. Godendosi un appartamento in via della Spiga, una delle strade più esclusive di Milano, appena acquistato per un prezzo stimato in 3 milioni di euro.
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
E intanto in Puglia , Barletta,Molfetta, da parte del centrosinistra si denunciano viaggi-gite e altri favori in cambio del voto da parte del centrodestra
Dopo le denunce a Barletta, arriva il caso Molfetta dove il candidato del centrosinistra Paola Natalicchio ha presentato una denuncia circostanziata sulla vicenda. "Ci è giunta notizia - scrive - di gite gratuite organizzate e destinate a chi fosse disponibile ad assicurare il proprio voto".
Nel centrodestra berlusconiano è un costume comprare i voti.
Dopo le denunce a Barletta, arriva il caso Molfetta dove il candidato del centrosinistra Paola Natalicchio ha presentato una denuncia circostanziata sulla vicenda. "Ci è giunta notizia - scrive - di gite gratuite organizzate e destinate a chi fosse disponibile ad assicurare il proprio voto".
Nel centrodestra berlusconiano è un costume comprare i voti.
Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Ansa.it
La corte d'appello di Milano, nelle motivazioni della sentenza con cui ha confermato i 4 anni di carcere per Silvio Berlusconi, imputato per il caso Mediaset, ha parlato di ''un sistema portato avanti per molti anni'' dall'ex premier e ''proseguito nonostante i ruoli pubblici assunti. E condotto in posizione di assoluto vertice''.
La Corte d'Appello di Milano ha ritenuto che "in relazione alla oggettiva gravità del reato, è ben chiara l'impossibilità di concedere le attenuanti generiche" all'ex premier.
"Era assolutamente ovvio che la gestione dei diritti, il principale costo sostenuto dal gruppo, fosse una questione strategica, quindi fosse interesse della proprietà, di una proprietà che, appunto, rimaneva interessata e coinvolta nelle scelte gestionali, pur abbandonando l' operatività giornaliera". E' quanto si legge nelle motivazioni.
Silvio Berlusconi è stato il "reale beneficiario delle catene" dei diritti tv, cioé di un sistema che, secondo l'imputazione, avrebbe portato a gonfiare i costi della compravendita degli stessi diritti tv. Lo scrive la corte d'appello di Milano nelle motivazioni con cui ha confermato i 4 anni di carcere e i 5 di interdizione dai pubblici uffici per l'ex premier.
La Corte d'Appello di Milano ha sottolineato che l'ex premier era uno dei due "responsabili di vertice di tale illecita complessiva operazione".
CASSAZIONE, SU GIUDICI ACCUSE INFAMANTI - L'asserita esistenza di "contesti deliberatamente persecutori o complottistici dell'intera autorità giudiziaria milanese" nei confronti Berlusconi, è "un'accusa infamante", perché intacca il dovere di imparzialità e l'indipendenza di giudizio". Lo scrive la Cassazione motivando il no al trasferimento dei processi
La corte d'appello di Milano, nelle motivazioni della sentenza con cui ha confermato i 4 anni di carcere per Silvio Berlusconi, imputato per il caso Mediaset, ha parlato di ''un sistema portato avanti per molti anni'' dall'ex premier e ''proseguito nonostante i ruoli pubblici assunti. E condotto in posizione di assoluto vertice''.
La Corte d'Appello di Milano ha ritenuto che "in relazione alla oggettiva gravità del reato, è ben chiara l'impossibilità di concedere le attenuanti generiche" all'ex premier.
"Era assolutamente ovvio che la gestione dei diritti, il principale costo sostenuto dal gruppo, fosse una questione strategica, quindi fosse interesse della proprietà, di una proprietà che, appunto, rimaneva interessata e coinvolta nelle scelte gestionali, pur abbandonando l' operatività giornaliera". E' quanto si legge nelle motivazioni.
Silvio Berlusconi è stato il "reale beneficiario delle catene" dei diritti tv, cioé di un sistema che, secondo l'imputazione, avrebbe portato a gonfiare i costi della compravendita degli stessi diritti tv. Lo scrive la corte d'appello di Milano nelle motivazioni con cui ha confermato i 4 anni di carcere e i 5 di interdizione dai pubblici uffici per l'ex premier.
La Corte d'Appello di Milano ha sottolineato che l'ex premier era uno dei due "responsabili di vertice di tale illecita complessiva operazione".
CASSAZIONE, SU GIUDICI ACCUSE INFAMANTI - L'asserita esistenza di "contesti deliberatamente persecutori o complottistici dell'intera autorità giudiziaria milanese" nei confronti Berlusconi, è "un'accusa infamante", perché intacca il dovere di imparzialità e l'indipendenza di giudizio". Lo scrive la Cassazione motivando il no al trasferimento dei processi
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Nanucapione
(Marco Travaglio).
23/05/2013 di triskel182
La scena ricorda quelle dei film di Er Monnezza. Esterno notte, strada buia alla periferia di Roma illuminata dai fuocherelli delle mignotte. Ne arriva una nuova e viene subito scacciata dalle veterane: “‘A bbella, qua ce stamo noi, questa è zona nostra”. E la novizia deve sloggiare.
È quel che sostengono anche i servi di B. sparsi nel Pdl, nel Pd e sui giornali, impegnatissimi a difendere la sua permanenza abusiva in Parlamento col decisivo argomento che lui sta lì da vent’anni, non importa se illegalmente in base alla legge 361 del 1957: quella è zona sua. È una nuova versione di quella che in diritto si chiama “usucapione”: se uno s’impossessa di un bene non suo, dopo vent’anni ne diventa proprietario.
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Ora, siccome dal ’94 centrodestra e centrosinistra si sono dati il cambio nel dichiararlo eleggibile anche se non lo era, B. dopo vent’anni ha acquisito il seggio per nanucapione.
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Michele Ainis, giurista, riconosce sul Corriere che in effetti la legge “proibisce l’elezione dei titolari di concessioni (come le frequenze tv) da parte dello Stato” e la ragione è “evidente anche a un bambino: disinnescare i conflitti d’interesse”. Quindi B. vende le tv o lascia il Senato? Eh no, troppo semplice: visto che dal ‘94 “ha prevalso un’interpretazione formale o formalistica” (i nuovi sinonimi di “illegale”), può restare lì in eterno: “C’è un che difanciullesco nella pretesa di riscrivere il passato usando la legge come una macchina del tempo… Dicono i 5Stelle: su B. fin qui avete sbagliato, perché mai perseverare nell’errore? Risposta: perché nel diritto parlamentare ogni errore reiterato si trasforma in verità”.
Errare è umano, perseverare è legge.
Solennissima corbelleria: da anni le Camere immunizzano i propri membri dai processi per diffamazione con la scusa dell’insindacabilità delle opinioni espresse dal parlamentare nell’esercizio delle funzioni; ma non si contano le sentenze della Consulta che ribaltano quei voti fuorilegge e autorizzano i giudici a procedere.
Ma per i giuristi alla Ainis il rispetto delle leggi dello Stato non è un valore: è una bizzarra pretesa dei 5Stelle. I quali, appena arrivati, sono ancora dei ragazzini. Ma si spera che diventino presto uomini di mondo. Come diceva Giolitti, la legge per i nemici si applica e per gli amici si interpreta. Anzi, si viola. Con l’ulteriore complicazione che qui amici e nemici si son sempre messi d’accordo per un piatto di lenticchie. Memorabile il titolo di Repubblica sul Pd, che ancora due mesi fa giurava con Bersani, Zanda e Migliavacca che avrebbe votato per l’ineleggibilità di B., e ora ha cambiato idea (o più probabilmente mentiva due mesi fa): “La rassegnazione dei democratici: ‘Impossibile far decadere Silvio’”.
Ecco, non è colpa loro, ma di misteriosi fattori esogeni: le avverse condizioni metereologiche? Malèfici influssi extraterrestri? E par di vederli i poveri democratici, incolpevoli di tutto, mentre guardano “rassegnati” i democratici che corrono a salvare B. un’altra volta. Violante detta la linea: “Per 3-4 volte abbiamo votato per l’eleggibilità. Se non ci sono fatti nuovi non vedo perché dovremmo cambiare questa scelta”.
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Lui è sempre a disposizione: quando B. chiama, scatta in automatico il Pronto Intervento Violante. Dovrebbero dotarlo di sirena e lampeggiante, per evitare che resti impigliato nel traffico e arrivi in ritardo.
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Oppure, visto che Ghedini e Longo ultimamente lasciano un po’ a desiderare, nominarlo avvocato difensore di B. ad honorem. Anche perché ha già figliato una nidiata di violantini. Per esempio Doris Lo Moro, che sarebbe pure un magistrato: “Quella del 1957 è una norma evanescente perché il ‘57 è secoli fa”. Anche le leggi, come i reati, cadono in prescrizione dopo un po’. Se la gentile signora Lo Moro ci dice dopo quanti anni, è fatta.
Il furto, per esempio, è punito almeno da quando Mosè scese dal monte Sinai con le tavole della legge. Millenni fa. Se anche il settimo comandamento è evanescente, ci divertiamo.
Da Il Fatto Quotidiano del 23/05/2013.
(Marco Travaglio).
23/05/2013 di triskel182
La scena ricorda quelle dei film di Er Monnezza. Esterno notte, strada buia alla periferia di Roma illuminata dai fuocherelli delle mignotte. Ne arriva una nuova e viene subito scacciata dalle veterane: “‘A bbella, qua ce stamo noi, questa è zona nostra”. E la novizia deve sloggiare.
È quel che sostengono anche i servi di B. sparsi nel Pdl, nel Pd e sui giornali, impegnatissimi a difendere la sua permanenza abusiva in Parlamento col decisivo argomento che lui sta lì da vent’anni, non importa se illegalmente in base alla legge 361 del 1957: quella è zona sua. È una nuova versione di quella che in diritto si chiama “usucapione”: se uno s’impossessa di un bene non suo, dopo vent’anni ne diventa proprietario.
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Ora, siccome dal ’94 centrodestra e centrosinistra si sono dati il cambio nel dichiararlo eleggibile anche se non lo era, B. dopo vent’anni ha acquisito il seggio per nanucapione.
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Michele Ainis, giurista, riconosce sul Corriere che in effetti la legge “proibisce l’elezione dei titolari di concessioni (come le frequenze tv) da parte dello Stato” e la ragione è “evidente anche a un bambino: disinnescare i conflitti d’interesse”. Quindi B. vende le tv o lascia il Senato? Eh no, troppo semplice: visto che dal ‘94 “ha prevalso un’interpretazione formale o formalistica” (i nuovi sinonimi di “illegale”), può restare lì in eterno: “C’è un che difanciullesco nella pretesa di riscrivere il passato usando la legge come una macchina del tempo… Dicono i 5Stelle: su B. fin qui avete sbagliato, perché mai perseverare nell’errore? Risposta: perché nel diritto parlamentare ogni errore reiterato si trasforma in verità”.
Errare è umano, perseverare è legge.
Solennissima corbelleria: da anni le Camere immunizzano i propri membri dai processi per diffamazione con la scusa dell’insindacabilità delle opinioni espresse dal parlamentare nell’esercizio delle funzioni; ma non si contano le sentenze della Consulta che ribaltano quei voti fuorilegge e autorizzano i giudici a procedere.
Ma per i giuristi alla Ainis il rispetto delle leggi dello Stato non è un valore: è una bizzarra pretesa dei 5Stelle. I quali, appena arrivati, sono ancora dei ragazzini. Ma si spera che diventino presto uomini di mondo. Come diceva Giolitti, la legge per i nemici si applica e per gli amici si interpreta. Anzi, si viola. Con l’ulteriore complicazione che qui amici e nemici si son sempre messi d’accordo per un piatto di lenticchie. Memorabile il titolo di Repubblica sul Pd, che ancora due mesi fa giurava con Bersani, Zanda e Migliavacca che avrebbe votato per l’ineleggibilità di B., e ora ha cambiato idea (o più probabilmente mentiva due mesi fa): “La rassegnazione dei democratici: ‘Impossibile far decadere Silvio’”.
Ecco, non è colpa loro, ma di misteriosi fattori esogeni: le avverse condizioni metereologiche? Malèfici influssi extraterrestri? E par di vederli i poveri democratici, incolpevoli di tutto, mentre guardano “rassegnati” i democratici che corrono a salvare B. un’altra volta. Violante detta la linea: “Per 3-4 volte abbiamo votato per l’eleggibilità. Se non ci sono fatti nuovi non vedo perché dovremmo cambiare questa scelta”.
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Lui è sempre a disposizione: quando B. chiama, scatta in automatico il Pronto Intervento Violante. Dovrebbero dotarlo di sirena e lampeggiante, per evitare che resti impigliato nel traffico e arrivi in ritardo.
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Oppure, visto che Ghedini e Longo ultimamente lasciano un po’ a desiderare, nominarlo avvocato difensore di B. ad honorem. Anche perché ha già figliato una nidiata di violantini. Per esempio Doris Lo Moro, che sarebbe pure un magistrato: “Quella del 1957 è una norma evanescente perché il ‘57 è secoli fa”. Anche le leggi, come i reati, cadono in prescrizione dopo un po’. Se la gentile signora Lo Moro ci dice dopo quanti anni, è fatta.
Il furto, per esempio, è punito almeno da quando Mosè scese dal monte Sinai con le tavole della legge. Millenni fa. Se anche il settimo comandamento è evanescente, ci divertiamo.
Da Il Fatto Quotidiano del 23/05/2013.
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Mediaset, i giudici su Berlusconi: “Vi è la prova che abbia gestito enorme evasione”
E' questa la riflessione dei giudici della corte d'appello di Milano che hanno confermato la condanna a 4 anni e l'interdizione dai pubblici uffici per l'ex premier. Nelle motivazioni della sentenza si parla di “un sistema portato avanti per molti anni” dall’ex premier e “proseguito nonostante i ruoli pubblici assunti. E condotto in posizione di assoluto vertice”
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 23 maggio 2013
Frode fiscale anche da capo del governo. E’ questa la riflessione in sintesi dei giudici della d’appello di Milano che l’8 maggio scorso hanno confermato la condanna a 4 anni e l’interdizione dai pubblici uffici per Silvio Berlusconi nel processo Mediaset. Nelle motivazioni della sentenza si parla di “un sistema portato avanti per molti anni” dall’ex premier e “proseguito nonostante i ruoli pubblici assunti. E condotto in posizione di assoluto vertice”. Il leader del Pdl è considerato quindi tra i “responsabili di vertice di tale illecita complessiva operazione”.
Se Cassazione confermerà sarà il Senato a decidere il destino del Cavaliere. Il verdetto e le motivazioni aprono adesso la strada verso quello che sarà il giudizio definitivo in Cassazione. Quello che teme il Cavaliere non è la condanna a 4 anni (3 anni sono stati indultati), ma la pena accessoria ovvero l’interdizione dei pubblici uffici che comporterebbe la decadenza dalla sua carica di senatore come prevede la legge. Ebbene, e non è un dato di poco rilievo, la perdita del pubblico ufficio a causa di una sentenza definitiva deve comunque essere votata dalla Camera di appartenenza. Quindi se e quando gli ermellini dovessero confermare in terzo grado questo verdetto comunque sarà la politica e non la legge a decidere se “espellere” il Cavaliere dalle istituzioni. Una possibilità che, in considerazione del “matrimonio di interesse” tar Pd e Pdl, sembra molto più che lontana.
Spetterebbe quindi alla Giunta delle elezioni e dell’immunità (il cui presidente non è stato ancora eletto, ndr) avviare la “Procedura di contestazione dell’elezione”. Quasi un altro giudizio che nel caso di Berlusconi prevederebbe un relatore della Regione Molise il collegio elettorale scelto dal leader del Pdl. Il parere della giunta poi dovrebbe ricevere il definitivo e vincolante via libera dall’aula di Palazzo Madama. Quello che potrebbe cambiare lo scenario sarà un eventuale verdetto di condanna nel processo Ruby, ma la nuova legge sulla corruzione-concussione potrebbe riservare qualche sorpresa di carattere procedurale e si è ancora in attesa della decisione delle sezioni Unite della Cassazione sulla questione.
Per i giudici di secondo grado la gestione dei diritti faceva capo al leader del Pdl. La gestione dei diritti televisivi e cinematografici faceva capo al leader del Pdl. “Era assolutamente ovvio – scrivono – che la gestione dei diritti, il principale costo sostenuto dal gruppo, fosse una questione strategica e quindi fosse di interesse della proprietà, di una proprietà che, appunto, rimaneva interessata e coinvolta nelle scelte gestionali, pur abbandonando l’operatività giornaliera”. I giudici, presieduti da Alessandra Galli, sottolineano che “almeno fino al 1998 e, quindi, fino a quando ai vertici della gestione dell’acquisto dei diritti vi era stato Bernasconi, vi erano state anche le riunioni per decidere le strategie del gruppo, riunioni con il proprietario del gruppo, con Berlusconi”. E ancora i magistrati ragionano spiegando che: “Ad agire era una ristrettissima cerchia di persone che non erano affatto collocate nella lontana periferia del gruppo ma che erano vicine, tanto da frequentarlo tutti (da Bernasconi ad Agrama, da Cuomo a Lorenzano) personalmente, al sostanziale proprietario (rimasto certamente tale in tutti quegli anni) del medesimo, l’odierno imputato Berlusconi. Un imputato – continuano – un imprenditore che pertanto avrebbe dovuto essere così sprovveduto da non avvedersi del fatto che avrebbe potuto notevolmente ridurre il budget di quello che era il maggior costo per le sue aziende e che tutti questi personaggi, che a lui facevano diretto riferimento, non solo gli occultavano tale fondamentale opportunità ma che, su questo, lucravano ingenti somme, sostanzialmente a lui, oltre che a Mediaset, sottraendole”. In base alle testimonianze rese in aula nel processo di primo grado, secondo il giudice d’appello “Berlusconi rimane infatti al vertice della gestione dei diritti, posto che (…) Bernasconi rispondeva a Berlusconi senza nemmeno passare per il cda”. Inoltre, si legge nelle motivazioni, tra il Cavaliere e l’ex manager morto nel 2001 non c’era “altro soggetto con poteri decisionali nel settore dei diritti, neppure dopo la quotazione in borsa e la cosidetta ‘discesa in campo’, nella politica, di Berlusconi”.
I magistrati: “Impossibile concedere le attenuanti a Berlusconi”. Negli anni Mediaset si è resa protagonista di una gestione dei diritti tv secondo i giudici di secondo grado ”del tutto incomprensibile dal punto di vista societario”. Il collegio evidenzia che ”non aveva alcun senso acquistare ad un determinato prezzo quel che si era già individuato acquistabile ed effettivamente acquistato ad un prezzo molto minore”. Il riferimento e’ alle numerose societa’ schermo che – stando all’ipotesi accusatoria – sarebbero servite a Berlusconi per far lievitare il prezzo dei diritti televisivi e cinematografici acquistati da Mediaset presso le principali majors statunitensi e, percio’, a creare fondi neri all’estero per frodare il fisco italiano. La Corte d’Appello di Milano ha ritenuto che ”in relazione alla oggettiva gravità del reato, è ben chiara l’impossibilità di concedere le attenuanti generiche”.
“Prova orale e documentale che Berlusconi abbia gestito fase iniziale dell’enorme evasione fiscale”. Nelle carte del processo d’appello sui diritti tv di Mediaset ”vi è la prova, orale e documentale, che Silvio Berlusconi abbia direttamente gestito la fase iniziale dell‘enorme evasione fiscale realizzata con le società off shore … Era riferibile a Berlusconi – puntualizzano i giudici – l’ideazione, la creazione e lo sviluppo del sistema che consentiva la disponibilità di denaro separato da Fininvest ed occulto al fine di mantenere ed alimentare illecitamente disponibilità patrimoniali estere presso conti correnti intestati a varie società che erano a loro volta amministrate da fiduciari di Berlusconi”. Così il sistema dei diritti tv di Mediaset ”si scrive in un contesto più generale di ricorso a società off shore anche non ufficiali ideate e realizzate da Berlusconi avvalendosi di strettissimi e fidati collaboratori”. Invece “non vi è prova sufficiente” che il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri (assolto), “fosse realmente consapevole” del sistema “illecito” creato per la compravendita dei diritti tv. Operazione di cui “non gli si poteva attribuire un adeguata conoscenza (…) al punto da sovvertire quei bilanci” delle società.
I giudici della Corte d’appello di Milano, insomma, non hanno dubbi sulle responsabilità dirette di Berlusconi: ”Non è verosimile – scrivono a questo proposito nelle motivazioni – che qualche dirigente di Fininvest o Mediaset abbia organizzato un sistema come quello accertato e, soprattutto, che la società abbia subito per 20 anni truffe per milioni di euro senza accorgersene”. Il sistema delle società off shore è stato ideato ”per il duplice fine di realizzaer un’imponente evasione fiscale e di consentire la fuoriuscita di denaro dal patrimonio di Fininvest e Mediaset a beneficio di Berlusconi”. Identico ragionamento utilizzato dai giudici di primo grado per motivare la pena inflitta al leader del Pdl: in quelle motivazioni i magistrati definivano l’imprenditore “dominus assoluto” di una “evasione notevolissima”.
I legali Niccolò Ghedini e Piero Longo: “Ricorso in Cassazione”. “Si deve sottolineare come nella motivazione depositata quest’oggi le argomentazioni utilizzate siano del tutto erronee e sconnesse rispetto alla realtà fattuale e processuale” affermano, in una nota, Niccolò Ghedini e Piero Longo, legali di Silvio Berlusconi e annunciano ricorso. “Saranno oggetto di impugnazione nella certezza di una ben diversa decisione nel prosieguo del processo che riconoscerà l’insussistenza del fatto e l’estraneita’ del presidente Berlusconi”, scrivono.
E' questa la riflessione dei giudici della corte d'appello di Milano che hanno confermato la condanna a 4 anni e l'interdizione dai pubblici uffici per l'ex premier. Nelle motivazioni della sentenza si parla di “un sistema portato avanti per molti anni” dall’ex premier e “proseguito nonostante i ruoli pubblici assunti. E condotto in posizione di assoluto vertice”
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 23 maggio 2013
Frode fiscale anche da capo del governo. E’ questa la riflessione in sintesi dei giudici della d’appello di Milano che l’8 maggio scorso hanno confermato la condanna a 4 anni e l’interdizione dai pubblici uffici per Silvio Berlusconi nel processo Mediaset. Nelle motivazioni della sentenza si parla di “un sistema portato avanti per molti anni” dall’ex premier e “proseguito nonostante i ruoli pubblici assunti. E condotto in posizione di assoluto vertice”. Il leader del Pdl è considerato quindi tra i “responsabili di vertice di tale illecita complessiva operazione”.
Se Cassazione confermerà sarà il Senato a decidere il destino del Cavaliere. Il verdetto e le motivazioni aprono adesso la strada verso quello che sarà il giudizio definitivo in Cassazione. Quello che teme il Cavaliere non è la condanna a 4 anni (3 anni sono stati indultati), ma la pena accessoria ovvero l’interdizione dei pubblici uffici che comporterebbe la decadenza dalla sua carica di senatore come prevede la legge. Ebbene, e non è un dato di poco rilievo, la perdita del pubblico ufficio a causa di una sentenza definitiva deve comunque essere votata dalla Camera di appartenenza. Quindi se e quando gli ermellini dovessero confermare in terzo grado questo verdetto comunque sarà la politica e non la legge a decidere se “espellere” il Cavaliere dalle istituzioni. Una possibilità che, in considerazione del “matrimonio di interesse” tar Pd e Pdl, sembra molto più che lontana.
Spetterebbe quindi alla Giunta delle elezioni e dell’immunità (il cui presidente non è stato ancora eletto, ndr) avviare la “Procedura di contestazione dell’elezione”. Quasi un altro giudizio che nel caso di Berlusconi prevederebbe un relatore della Regione Molise il collegio elettorale scelto dal leader del Pdl. Il parere della giunta poi dovrebbe ricevere il definitivo e vincolante via libera dall’aula di Palazzo Madama. Quello che potrebbe cambiare lo scenario sarà un eventuale verdetto di condanna nel processo Ruby, ma la nuova legge sulla corruzione-concussione potrebbe riservare qualche sorpresa di carattere procedurale e si è ancora in attesa della decisione delle sezioni Unite della Cassazione sulla questione.
Per i giudici di secondo grado la gestione dei diritti faceva capo al leader del Pdl. La gestione dei diritti televisivi e cinematografici faceva capo al leader del Pdl. “Era assolutamente ovvio – scrivono – che la gestione dei diritti, il principale costo sostenuto dal gruppo, fosse una questione strategica e quindi fosse di interesse della proprietà, di una proprietà che, appunto, rimaneva interessata e coinvolta nelle scelte gestionali, pur abbandonando l’operatività giornaliera”. I giudici, presieduti da Alessandra Galli, sottolineano che “almeno fino al 1998 e, quindi, fino a quando ai vertici della gestione dell’acquisto dei diritti vi era stato Bernasconi, vi erano state anche le riunioni per decidere le strategie del gruppo, riunioni con il proprietario del gruppo, con Berlusconi”. E ancora i magistrati ragionano spiegando che: “Ad agire era una ristrettissima cerchia di persone che non erano affatto collocate nella lontana periferia del gruppo ma che erano vicine, tanto da frequentarlo tutti (da Bernasconi ad Agrama, da Cuomo a Lorenzano) personalmente, al sostanziale proprietario (rimasto certamente tale in tutti quegli anni) del medesimo, l’odierno imputato Berlusconi. Un imputato – continuano – un imprenditore che pertanto avrebbe dovuto essere così sprovveduto da non avvedersi del fatto che avrebbe potuto notevolmente ridurre il budget di quello che era il maggior costo per le sue aziende e che tutti questi personaggi, che a lui facevano diretto riferimento, non solo gli occultavano tale fondamentale opportunità ma che, su questo, lucravano ingenti somme, sostanzialmente a lui, oltre che a Mediaset, sottraendole”. In base alle testimonianze rese in aula nel processo di primo grado, secondo il giudice d’appello “Berlusconi rimane infatti al vertice della gestione dei diritti, posto che (…) Bernasconi rispondeva a Berlusconi senza nemmeno passare per il cda”. Inoltre, si legge nelle motivazioni, tra il Cavaliere e l’ex manager morto nel 2001 non c’era “altro soggetto con poteri decisionali nel settore dei diritti, neppure dopo la quotazione in borsa e la cosidetta ‘discesa in campo’, nella politica, di Berlusconi”.
I magistrati: “Impossibile concedere le attenuanti a Berlusconi”. Negli anni Mediaset si è resa protagonista di una gestione dei diritti tv secondo i giudici di secondo grado ”del tutto incomprensibile dal punto di vista societario”. Il collegio evidenzia che ”non aveva alcun senso acquistare ad un determinato prezzo quel che si era già individuato acquistabile ed effettivamente acquistato ad un prezzo molto minore”. Il riferimento e’ alle numerose societa’ schermo che – stando all’ipotesi accusatoria – sarebbero servite a Berlusconi per far lievitare il prezzo dei diritti televisivi e cinematografici acquistati da Mediaset presso le principali majors statunitensi e, percio’, a creare fondi neri all’estero per frodare il fisco italiano. La Corte d’Appello di Milano ha ritenuto che ”in relazione alla oggettiva gravità del reato, è ben chiara l’impossibilità di concedere le attenuanti generiche”.
“Prova orale e documentale che Berlusconi abbia gestito fase iniziale dell’enorme evasione fiscale”. Nelle carte del processo d’appello sui diritti tv di Mediaset ”vi è la prova, orale e documentale, che Silvio Berlusconi abbia direttamente gestito la fase iniziale dell‘enorme evasione fiscale realizzata con le società off shore … Era riferibile a Berlusconi – puntualizzano i giudici – l’ideazione, la creazione e lo sviluppo del sistema che consentiva la disponibilità di denaro separato da Fininvest ed occulto al fine di mantenere ed alimentare illecitamente disponibilità patrimoniali estere presso conti correnti intestati a varie società che erano a loro volta amministrate da fiduciari di Berlusconi”. Così il sistema dei diritti tv di Mediaset ”si scrive in un contesto più generale di ricorso a società off shore anche non ufficiali ideate e realizzate da Berlusconi avvalendosi di strettissimi e fidati collaboratori”. Invece “non vi è prova sufficiente” che il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri (assolto), “fosse realmente consapevole” del sistema “illecito” creato per la compravendita dei diritti tv. Operazione di cui “non gli si poteva attribuire un adeguata conoscenza (…) al punto da sovvertire quei bilanci” delle società.
I giudici della Corte d’appello di Milano, insomma, non hanno dubbi sulle responsabilità dirette di Berlusconi: ”Non è verosimile – scrivono a questo proposito nelle motivazioni – che qualche dirigente di Fininvest o Mediaset abbia organizzato un sistema come quello accertato e, soprattutto, che la società abbia subito per 20 anni truffe per milioni di euro senza accorgersene”. Il sistema delle società off shore è stato ideato ”per il duplice fine di realizzaer un’imponente evasione fiscale e di consentire la fuoriuscita di denaro dal patrimonio di Fininvest e Mediaset a beneficio di Berlusconi”. Identico ragionamento utilizzato dai giudici di primo grado per motivare la pena inflitta al leader del Pdl: in quelle motivazioni i magistrati definivano l’imprenditore “dominus assoluto” di una “evasione notevolissima”.
I legali Niccolò Ghedini e Piero Longo: “Ricorso in Cassazione”. “Si deve sottolineare come nella motivazione depositata quest’oggi le argomentazioni utilizzate siano del tutto erronee e sconnesse rispetto alla realtà fattuale e processuale” affermano, in una nota, Niccolò Ghedini e Piero Longo, legali di Silvio Berlusconi e annunciano ricorso. “Saranno oggetto di impugnazione nella certezza di una ben diversa decisione nel prosieguo del processo che riconoscerà l’insussistenza del fatto e l’estraneita’ del presidente Berlusconi”, scrivono.
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
LA REPLICA - «Le motivazioni della sentenza nella vicenda Mediaset sono davvero surreali». Lo ha affermato Silvio Berlusocni in una nota. «Mai - prosegue Silvio Berlusconi in una nota - ho avuto conti all'estero come risulta indiscutibilmente dagli atti. Mai neppure un centesimo delle asserite violazioni fiscali mi è pervenuto così come parimenti risulta dagli atti. Tutti i proventi dei diritti - aggiunge - sono rimasti in capo alle aziende di terzi che li commercializzavano. Vi è di contro la prova conclamata che alcuni dirigenti infedeli di Mediaset hanno ricevuto svariati milioni di euro per comperare tali diritti. È ovvio che mai un imprenditore avrebbe potuto tollerare che i suoi dirigenti fossero pagati da fornitori per agevolare gli acquisti nella propria azienda».
http://milano.corriere.it/milano/notizi ... 2594.shtml
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Il confronto dopo 80 anni
Al Capone
Al Tappone
Risulta vincente Al Tappone che resiste per 20 anni ai tentativi inutili della magistratura di incriminarlo.
Capone fu arrestato per evasione fiscale, Tappone, se va avanti così farà arrestare i magistrati.
Al Capone
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Risulta vincente Al Tappone che resiste per 20 anni ai tentativi inutili della magistratura di incriminarlo.
Capone fu arrestato per evasione fiscale, Tappone, se va avanti così farà arrestare i magistrati.
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Berlusconi, c’è del metodo in quel ricatto
di Paolo Flores d'Arcais | 24 maggio 2013Commenti (147)
Dire provocazione non rende l’idea. Berlusconi ieri oltraggia la memoria di Falcone e Borsellino facendo proporre l’abrogazione di fatto del “concorso esterno in associazione mafiosa” (dimezzamento delle pene e dunque impossibilità di intercettazioni e arresto). L’altro ieri, nel comizio di Brescia, aveva sputato sulla Costituzione repubblicana e orinato (è il meno che si possa dire, visto il linguaggio che usa contro i giudici) sul principio che sorregge tutte le costituzioni liberal-democratiche da due secoli e mezzo: l’autonomia della magistratura. E ogni giorno la cronaca registra puntualmente una o più indecenze di Berlusconi e dei suoi contro la democrazia e i valori elementari di una convivenza civile.
Diciamo la verità: tanto di cappello! Berlusconi oltraggia, sputazza, orina e non paga dazio, se la cava con una rettifica, una mezza smentita, un apparente passo indietro, tanto il Pd non reagisce, si accontenta che l’insulto sanguinoso venga ridimensionato, plaude addirittura al successo se una legge ignominiosa viene messa in stand by. Dal Colle più alto nessun alto monito, ovviamente. Perché Berlusconi non dovrebbe continuare? Lo farà, insulto su insulto, aggressione su aggressione, menzogna su menzogna, perché il Pd e Napolitano glielo consentono e con la loro accidia di fatto lo incoraggiano.
Lucra due volte, la strategia dell’ineleggibile di Arcore. Con la sua quotidiana oscenità eversiva vellica il suo elettorato nelle più profonde pulsioni antidemocratiche e sostanzialmente fasciste (compreso razzismo, omofobia, ecc.), facendosi però passare per vittima, in una campagna elettorale continua con cui consolida i consensi. Mentre il Pd, con la sua postura remissiva, il suo atteggiamento succube e la patetica rassegnazione del “potrebbe andare peggio”, perde voti a rotta di collo. Potrebbe porre fine all’esistenza politica di Berlusconi (ho scritto politica, lo sottolineo per il dottor Sallusti) con un semplice omaggio al principio di legalità, applicando nella giunta elettorale del Senato la legge del 1957 che rende Berlusconi ineleggibile.
Non lo fa, e resta misterioso il perché. Berlusconi va sconfitto politicamente, gorgheggiano, come se il rispetto della legge non fosse l’abc di ogni politica. Sono stati comprati, sono ricattabili, sono diventati antropologicamente Casta-affaristico-privilegiata-corrotta? In politica la propensione al suicidio non esiste, se vogliono salvare Berlusconi e farlo vincere di nuovo ci sono motivi e interessi, per quanto inconfessabili. La follia non c’entra.
Il Fatto Quotidiano, 24 Maggio 2013
di Paolo Flores d'Arcais | 24 maggio 2013Commenti (147)
Dire provocazione non rende l’idea. Berlusconi ieri oltraggia la memoria di Falcone e Borsellino facendo proporre l’abrogazione di fatto del “concorso esterno in associazione mafiosa” (dimezzamento delle pene e dunque impossibilità di intercettazioni e arresto). L’altro ieri, nel comizio di Brescia, aveva sputato sulla Costituzione repubblicana e orinato (è il meno che si possa dire, visto il linguaggio che usa contro i giudici) sul principio che sorregge tutte le costituzioni liberal-democratiche da due secoli e mezzo: l’autonomia della magistratura. E ogni giorno la cronaca registra puntualmente una o più indecenze di Berlusconi e dei suoi contro la democrazia e i valori elementari di una convivenza civile.
Diciamo la verità: tanto di cappello! Berlusconi oltraggia, sputazza, orina e non paga dazio, se la cava con una rettifica, una mezza smentita, un apparente passo indietro, tanto il Pd non reagisce, si accontenta che l’insulto sanguinoso venga ridimensionato, plaude addirittura al successo se una legge ignominiosa viene messa in stand by. Dal Colle più alto nessun alto monito, ovviamente. Perché Berlusconi non dovrebbe continuare? Lo farà, insulto su insulto, aggressione su aggressione, menzogna su menzogna, perché il Pd e Napolitano glielo consentono e con la loro accidia di fatto lo incoraggiano.
Lucra due volte, la strategia dell’ineleggibile di Arcore. Con la sua quotidiana oscenità eversiva vellica il suo elettorato nelle più profonde pulsioni antidemocratiche e sostanzialmente fasciste (compreso razzismo, omofobia, ecc.), facendosi però passare per vittima, in una campagna elettorale continua con cui consolida i consensi. Mentre il Pd, con la sua postura remissiva, il suo atteggiamento succube e la patetica rassegnazione del “potrebbe andare peggio”, perde voti a rotta di collo. Potrebbe porre fine all’esistenza politica di Berlusconi (ho scritto politica, lo sottolineo per il dottor Sallusti) con un semplice omaggio al principio di legalità, applicando nella giunta elettorale del Senato la legge del 1957 che rende Berlusconi ineleggibile.
Non lo fa, e resta misterioso il perché. Berlusconi va sconfitto politicamente, gorgheggiano, come se il rispetto della legge non fosse l’abc di ogni politica. Sono stati comprati, sono ricattabili, sono diventati antropologicamente Casta-affaristico-privilegiata-corrotta? In politica la propensione al suicidio non esiste, se vogliono salvare Berlusconi e farlo vincere di nuovo ci sono motivi e interessi, per quanto inconfessabili. La follia non c’entra.
Il Fatto Quotidiano, 24 Maggio 2013
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Tanto la gente lo rivoterà, ragazzi, qua c'è poco da fare visto che dall'altra parte c'è il nulla
Ma non vale solo il discorso del nulla. In un paese normale, nulla o no, comunqu questo individuo sarebbe sotto al 10% da un sacco di tempo, lui e i suoi servi.
Prima di battere il caimano bisogna cambiare la testa degli italiani. Più facile che domani vinciamo 3-0 la finale.
Ma non vale solo il discorso del nulla. In un paese normale, nulla o no, comunqu questo individuo sarebbe sotto al 10% da un sacco di tempo, lui e i suoi servi.
Prima di battere il caimano bisogna cambiare la testa degli italiani. Più facile che domani vinciamo 3-0 la finale.
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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