quo vadis PD ????

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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Amadeus

Re: quo vadis PD ????

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da huffington post

Stefano Boeri
Il Pd ha bisogno di una piattaforma multimediale come l'm5s

Pensiamoci: se nell'ottobre 2012 i tre milioni di votanti alle primarie Pd, invece che ricevere un certificato - e poi non essere mai più consultati - si fossero iscritti ad una piattaforma multimediale che consentiva loro di informarsi, discutere, commentare e proporre scelte e idee, forse oggi il centro-sinistra italiano non vivrebbe una delle più grandi crisi di credibilità della sua storia.

Non solo, infatti, durante la campagna elettorale l'uso della Rete avrebbe aiutato il Pd a capire che non stava stravincendo( e che proprio grazie alla Rete, M5s stava coinvolgendo e mobilitando milioni di elettori di estrazione democratica); ma subito dopo il voto avrebbe consentito al Pd di informare con rapidità e trasparenza sui numeri e le ragioni di una sconfitta (meno 3,5milioni di voti al Pd) che implicava un rapido cambio di rotta.

Ma soprattutto, nelle settimane convulse dopo il voto, l'uso della Rete come grande piattaforma di consultazione avrebbe aiutato il Pd a coinvolgere i tre milioni di elettori delle primarie, per condividere i candidati e le tattiche di una nuova, necessaria politica di mediazione.

E, come suggerisce Pietro Raffa avrebbe consentito agli eletti Pd di avere il polso dell'opinione degli elettori, ricevere idee, proposte, candidature e tenerne debito conto.

In altre parole: se una piattaforma che consente a chi vi accede di informarsi, discutere, commentare e proporre scelte e idee fosse esistita nel Pd e nel centro-sinistra, avremmo forse evitato di erigere quel muro di incomunicabilità tra eletti ed elettori, tra dirigenti ed iscritti, tra partiti e cittadini che - tra gli altre spiacevoli effetti - ha generato i 101 cecchini che hanno ucciso la credibilità del Pd.

La proposta presentata da Renato Soru a Sedilo e riproposta insieme a Milano - che nasce dall'esperienza di Sardegna Democratica e che abbiamo cominciato a discutere con altri esponenti del Pd come Ivan Scalfarotto, Sandro Gozi, Michele Emiliano e Laura Puppato - è di realizzare una piattaforma che sia insieme: sensore dell'opinione pubblica; fonte di informazione trasparente e istantanea; spazio di consultazione interattiva.

Una proposta che nasce dalla crisi di una forma obsoleta di partecipazione alla politica, secondo cui partecipazione significa informare gli elettori per raccogliere consenso su scelte già prese; o al massimo di coinvolgere gli elettori per scegliere tra alternative di voto (si pensi alle primarie) immodificabili.

La piattaforma per la politica che insieme a Renato Soru stiamo elaborando non intende ovviamente sostituirsi alle forme di democrazia rappresentativa e alle procedure organizzative di partito; ma neppure alle reti di comunicazione esistenti. Lo scopo piuttosto è di offrirsi come un servizio, uno spazio comune. Una Rete delle reti che, per essere efficace, dovrà riunire in un unico luogo le molteplici prestazioni che oggi vengono svolte dai social network, dalle piattaforme wiki, dagli organi web di informazione.

In sintesi, quello che proponiamo è che questo spazio diventi una nuova Agorà della politica del centro-sinistra italiana; e del Pd in particolare. Chi vi accede, portando in dote la sua identità e la sua rete di relazioni (anche quelle sviluppate su Social Network come facebook, twitter, linkedin, indoona), ne avrà alcuni vantaggi evidenti, a partire dalla moltiplicazione delle sue relazioni di scambio.

Verrà aggiornato in tempo reale sul quello che succede nella politica nazionale e locale; potrà commentare e verficare le notizie attraverso forme di "fact checking" .

Grazie a strumenti come Liquid Feedback o Nation Builder- potrà proporre idee e progetti, suggerire le candidature per realizzarli, ma anche (grazie a modalità wiki ) partecipare attivamente alla costruzione di programmi di governo e visioni per il futuro delle città, delle regioni, dei territori italiani.

Inoltre, chi accede alla piattaforma potrà essere consultato costantemente su decisioni di interesse generale e/o che riguardano la comunità di cui si è parte nella Rete e essere coinvolti nella costruzione di esperienze sociali "in presenza": dall'organizzazione e conduzione di circoli territoriali e tematici, alla promozione di eventi e incontri.

E infine potrà usufruire e partecipare alla costruzione di archivi di documentazione dove si seleziona e si accumula il sapere enciclopedico e di pratiche di un territorio.
In altre parole: la nuova piattaforma consentirà ai suoi utenti di immergersi e intervenire attivamente in un flusso di scambi, informazioni e decisioni sulla politica italiana, su livelli diversi. Pur avendo un format nazionale, potrà infatti essere sviluppata e arricchita nelle declinazioni di territorio.

Potrà essere sostenuta dai suoi promotori e utenti e dovrà elaborare un codice etico, il cui rispetto verrà costantemente monitorato da un Comitato nazionale di Garanti.
La nostra proposta è di invitare prima dell'estate le esperienze italiane più avanzate nel campo della comunicazione politica multimediale a due giorni di confronto nel corso delle quali raccogliere le esperienze migliori.

E di presentare poi una piattaforma che sia il contrario esatto di una nuova corrente nel Pd, ma piuttosto un aiuto per introdurre la democrazia continua e deliberativa nel Pd e nel centro-sinistra.


una cosa utile e necessaria o un giocattolino per spendere il tempo ?
mariok

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da mariok »

Perché non cominciano ad emanare il regolamento per i referendum come da statuto?
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

E, come suggerisce Pietro Raffa avrebbe consentito agli eletti Pd di avere il polso dell'opinione degli elettori, ricevere idee, proposte, candidature e tenerne debito conto.



La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
con le toppe alla sottana:
Viva, viva la Befana!

**

http://www.youtube.com/watch?v=lJfeMq2C1tE
http://www.youtube.com/watch?v=EkzKNBNAF_I


**

http://www.youtube.com/watch?v=TNwckbU5 ... 03DFB283C1
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

La domanda sorge spontanea:

Razzi è stato beneficato da Er monnezza.

Scilipoti è stato beneficato da Er monnezza.

De Gregorio è stato beneficato da Er monnezza.

Le 300 donne dell’harem di Er monnezza continuano a percepire soldi.

E’ possibile che i notabili rosso antico che lo hanno salvato dal 1994 ad oggi non siano stati beneficati???
mariok

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da mariok »

Un altro che, come D'Alema, Veltroni, Marini, Fioroni ecc., anche senza ruoli ufficiali, continuerà a comandare.

Qualcuno ha visto Bersani?

di Luca Sappino

E' passato un mese dalle dimissioni e dell'ex segretario non c'è traccia. Al partito non ha più nemmeno un ufficio, il suo staff è stato smembrato. Gli resta solo l'auto blu. Ma i suoi dicono: «Si farà vivo entro l'estate»(23 maggio 2013)Lo abbiamo lasciato seduto nel suo scranno alla Camera, mentre salutava piuttosto svogliato il nuovo presidente del consiglio Enrico Letta, e con lui il tanto sperato «governo del cambiamento». Nonostante questo, Bersani, con le dita, faceva il segno di vittoria.

Poi è scomparso.

I suoi, con scarso senso delle proporzioni, dicono sia per «evitare di avere due Papi». L'imboscamento, però, prima o poi finirà. E da un nuovo ufficio al Nazareno, e con la stessa auto blu, Bersani tornerà. Non adesso, però. Perché Bersani «sa bene che non è questa l'ora della resa dei conti», dice un deputato vicino all'ex segretario.

Non dev'essere stato un momento allegro, quello degli scatoloni. Il passaggio di consegne è però avvenuto, e con quello anche il passaggio di scrivanie, e l'ufficio che fu di Bersani, nella sede della direzione del Pd a Roma, in via di Sant'Andrea delle Fratte, è ora occupato dal nuovo segretario traghettatore, Guglielmo Epifani.

Di Bersani in quello studio resta solo una testimonianza, lo scatto tweettato dall'allora segretario poco prima dello scontro televisivo con lo sfidante alle primarie Matteo Renzi. Bersani ride di gusto, rilassato, su una poltroncina nera nel salottino dello studio. Dietro di lui, seduto per terra, spalle al muro, il fido Miguel Gotor pare declamare spassosissime battute da una manciata di fogli. Forse era il proverbio del tacchino sul tetto: in effetti, un successo. Uno scatto obamiano? Volendo. «Ma a me fa venire alla mente più "The West Wing"», dice Fausto Raciti, segretario dei giovani del Pd e deputato, evidentemente appassionato alla serie americana. «Solo che lì, di yesman non c'era traccia», aggiunge polemico.

Ha solo iuna ufficio alla Camera, Bersani, quello da deputato. Ma la soluzione è transitoria. «Avrà un ufficio anche al partito», spiega Stefano Di Traglia, l'uomo comunicazione, l'unico del team bersaniano rimasto al suo posto. «Io non sono più responsabile della comunicazione del Pd», dice «né sono ufficialmente il portavoce di Bersani. Ma certo, chi vuole parlare con lui o sapere qualcosa, chiama me». E lo segue, Di Traglia, come sempre.

Girava con l'auto blu, Bersani, quando era segretario del Partito. Ma questo continua a farlo. Non usa una di quelle a noleggio con conducente messe a disposizione dal Pd, sia però chiaro, come un Fioroni qualsiasi. No, Bersani ha la scorta, e la macchina è pubblica. Anche ora che non è più segretario? «Che c'entra - spiega Di Traglia - l'auto della scorta ce l'ha per le minacce ricevute».

Con quella, dicono, tornerà presto a farsi vedere. Perché se è vero che oggi «si vede poco», come nota un collega deputato, l'occasione buona saranno sicuramente le feste dell'Unità. «Lì tornerà a fare quello che più gli piace», annuncia ancora Di Traglia, «a parlare di economia, lavoro e sviluppo economico». Anche del Partito? «Certo, anche del Partito».

Anche perché, considerando il mutismo che si è auto imposto in questo periodo, non mancheranno certo le cose da dire. «Per ora però non rilascia interviste», esclusa ovviamente quella di prammatica concordata con 'l'Unità'. Tanto Bersani, «non è certo uno a cui si addice la parola "protagonista"», dice Nico Stumpo, ex responsabile dell'organizzazione del Pd e "uomo macchina" dell'ex segretario. «Ma tornerà a dare sicuramente il suo contributo», aggiunge Stumpo dando il medesimo appuntamento, per «le feste dell'estate».

Giusto in tempo per il congresso, ovviamente, perché sia chiaro che Bersani ha ancora voglia. Non di fare tavoli di trattative, «che quelli non gli sono mai piaciuti», dice Stumpo, ma ai tavoli spesso non c'è neanche bisogno di sedersi. Almeno non in prima persona.

Quello che fu il dream team dell'ex segretario è oggi smembrato o in difficoltà, ma è sempre lì. E se l'ufficio stampa Roberto Seghetti è ancora al suo posto (e lì resterà «finché lo riterrà il nuovo segretario», dice Di Traglia), la vice Chiara Muzzi ha traslocato al ministero dell'Istruzione, con il ministro Maria Chiara Carrozza. La direttrice di Youdem Chiara Geloni è alle prese con una redazione che - il giorno dopo le dimissioni di Bersani, non prima - ha trovato il coraggio di sfiduciarla, ma per ora resta anche lei, in attesa che il segretario le confermi o meno la fiducia, sempre sperando che Epifani non abbia visto il video "Lo smacchiamo", il tragicomico balletto al ritmo di 'We will rock you' dei Queen. Il fido intellettuale di riferimento Miguel Gotor è al Senato, eletto. Lo staff di Bersani ministro, poi, è tutto ora al servizio di Flavio Zanonato, a cominciare dal consigliere di Stato Goffredo Zaccardi, tornato capo di gabinetto dopo esserci stato nel 2006 con Bersani e le sue lenzuolate.

Il profilo è basso, insomma, ma qualcosa si muove. «Bersani non è depresso» assicurano. «E' soltanto consapevole», aggiunge Stumpo «che con due Papi sarebbe tutto troppo complicato».

http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... ni/2207669
Amadeus

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da Amadeus »

fra ex segretari, ex presidenti, ex portavoce, ex addetti stampa .... altrochè correnti ...tsunami ci sono laddentro :|

che tristezza , pensare che hanno tutti un ufficetto, vanno alle feste dell'unità, fanno dichiarazioni ognuno per fatti suoi, scrivono libri da presentare da Vespa....
che depressao.... :geek:
cielo 70
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da cielo 70 »

Bersani era in buona fede. Purtroppo nel partito si sono imposti Dalemoni (D'Alema e Veltroni) e seguaci, i popolari, che nulla avevano a che fare con la parte migliore della sinistra democristiana, e alcuni uomini facenti parte delle giunte locali, che ritengo che abbiano avuto un peso nel fallimento dell'elezione di Prodi. Mi domando da quando un partito che faceva della questione morale la sua bandiera ha iniziato a prendere questa deriva.
mariok

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da mariok »

cielo 70 ha scritto:Bersani era in buona fede.
Siamo proprio sicuri?

La vicenda Penati qualche dubbio lo suggerisce.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Repubblica 25.5.13
Sinistra Pd e dissidenti M5S
Una cena segreta riunisce i dissidenti “Basta bavagli, bisogna dialogare”
Contatti col Pd Civati, che svela: “L’idea è fare un gruppo”
di Annalisa Cuzzocrea


ROMA — La cena si è tenuta martedì sera a casa di un parlamentare a 5 stelle. Sette deputati e due senatori, tra cui una donna, si sono visti per parlare di tutto quello che non va. Delle pressioni dell’ufficio comunicazione alla Camera, dei troppi “talebani” al Senato, dell’assurdità della vicenda diaria, dell’elezione del prossimo capogruppo di Palazzo Madama, che vorrebbero fosse un dialogante. Si sono dati appuntamento su WhatsApp. Le e mail no, «le e mail non sono sicure». Non sono andati tutti, i malpancisti. «Alcuni non potevano, ma erano qui con il cuore», racconta chi c’era. La voce è arrivata fino a Pippo Civati, il pontiere pd, che conferma: «Oltre alla famosa cena, so di altre cose. Il progetto di Sonia Alfano, che è in contatto con alcuni di loro da un mese, sta andando avanti. L’idea è quella di fare un gruppo e staccarsi, a partire dai temi della legalità, ma non solo». «Io ho un canale perennemente aperto con loro - dice la parlamentare ex Idv - molte delle persone che erano alla cena le ho sentite, sto andando avanti e a breve accadrà qualcosa. Concretizzeremo quest’impegno che non vuole essere concorrenziale, ma mettersi a disposizione del Paese».
Al Senato a non farcela più sono in 12 su 54. Alla Camera una ventina. Alcuni di quelli che hanno protestato sulla diaria in eccesso da restituire sono tornati alla base intimoriti. Altri, quelli per cui il problema non sono solo i soldi, ma l’impossibilità di fare liberamente il proprio lavoro, riflettono sul futuro. Davanti a pizze a portar via, birra e coca cola si sono finalmente potuti sfogare guardandosi negli occhi. Deputati e senatori, ognuno a raccontare i propri guai. «Ma vi pare che bisogna chiedere il permesso a qualcuno prima di parlare?», «Ma possibile che ci trattino come ragazzini da mettere in riga?», si lamentano i “giovani” di Montecitorio. I senatori li ascoltano complici, anche se dicono che da loro no - da loro lo staff comunicazione non si azzarda più di tanto - e però, «ci sono i “talebani” che non consentono di fare passi avanti». «Perché mai non possiamo firmare una proposta di legge del Pd se è buona? Potremmo giocarcela mediaticamente, andare da loro con i nostri ddl e dire: adesso tocca a voi».
Per fare le loro mosse i grillini dissidenti aspettano l’occasione buona. Non vogliono fare il gioco di chi li accuserà di voler solo tenersi la diaria. Serve un progetto, una strategia. Per questo si vedranno ancora. Per questo il canale WhatsApp è sempre acceso. È quello che svela che anche per il palco di piazza del Popolo a Roma, i talebani hanno fatto un filtro: «Zaccagnini voleva parlare e non gliel’hanno permesso. Gli hanno detto: ci sono già la Ruocco e Di Battista». È quello che alle parole di Vito Crimi a Radio 24
«Chi non restituirà la diaria sarà invitato ad andarsene» - intercetta reazioni come: «Questi sono da ricovero». Del resto il clima si è fatto pesante. «Hanno detto che potremo rendicontare per macroaree, alloggio, vitto, trasporti, ma ci hanno fatto capire che controlleranno fino all’ultimo scontrino. Cercano scuse per far fuori chi pensa».
Sul palco di Siena giovedì Beppe Grillo li ha lodati, i suoi ragazzi: «Giuseppe, Francesco...». Sente borbottii dietro di sé: «Non c’è nessun Francesco? Dai, almeno fate finta». Ne conosce pochissimi, li conosce pochissimo. A chi stretto in un capannello di attivisti - gli chiede delle difficoltà di questi giorni, risponde piano: «Questa cosa non l’aggiusti, è nella natura umana. Ci sarà chi vuole tenersi i soldi e io non posso farci niente. Posso solo mandarli fuori. Perché quello che bisogna capire è che non ci sono deputati, senatori, ci sono solo portavoce. Devono fare quel che chiede il Movimento. Se non capiscono questo è finita». Con il volto istrionico che vira verso la comprensione risponde a chi lo ferma. Tiene la testa di una attivista tra le mani avvicinandola a sé, perché senta meglio. Poi si guarda intorno, chiama uno dei suoi. La voce cambia, la faccia è scura: «Basta. Chi ha parlato giù dal palco».
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Panebianco è proprio invecchiato, anche se negli ultimi 30 anni non è che ci azzeccasse molto.

Ma Renzi, incomprensibilmente, non ci sta. Si dichiara non interessato alla leadership del partito

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CASO RENZI E FINANZIAMENTI PUBBLICI

Sguardi rivolti al passato


Matteo Renzi avrebbe potuto essere - e potrebbe essere ancora, se commettesse meno errori - la novità della politica italiana. È l'unico che, sulla carta, possiede il carisma per riassorbire la sfida grillina, l'unico che potrebbe impedire lo sfaldamento del Partito democratico e la conseguente affermazione di un inedito bipolarismo fra i 5 Stelle e il centrodestra. E' l'unico che potrebbe, per la prima volta nella sua storia ultrasecolare, dare una identità stabilmente riformista a una sinistra da sempre condizionata, quando non dominata, da correnti massimaliste.
Le condizioni sono cambiate rispetto a quando, solo pochi mesi fa, Renzi sfidò Bersani nelle primarie. Allora il Pd era ancora un partito sicuro di sé, orgoglioso delle proprie radici, di una storia che risaliva alla Prima Repubblica.

Un partito che, con la segreteria Bersani, aveva messo brutalmente da parte, trattandolo come un mero incidente di percorso, il tentativo di Walter Veltroni, primo segretario del Partito democratico, di introdurre una certa discon- tinuità e un po' di innovazione nella sinistra italiana. In quel momento i sondaggi davano ragione a Bersani e alla sua linea all'insegna della continuità con il passato. Renzi, vissuto dai militanti come un corpo estraneo, e una minaccia alla tradizione e alla loro stessa identità, e percepito dall'apparato di partito come un pericolo mortale, non avrebbe potuto vincere quelle primarie neppure se le regole elettorali fossero state per lui meno penalizzanti.


Lo scenario ora è assai diverso. Il partito è a pezzi, vicino all'implosione. Adesso sì che Renzi potrebbe prenderselo, sicuro di essere accolto come un salvatore anche da molti di coloro che, all'epoca delle primarie, lo trattavano da «destro», da «berlusconiano». Come tutte le organizzazioni anche i partiti, quando è a rischio la loro sopravvivenza, sono pronti a gettarsi fra le braccia di un messia che mostri di conoscere quale sia la via d'uscita dall'inferno. Se non ora quando?
Ma Renzi, incomprensibilmente, non ci sta. Si dichiara non interessato alla leadership del partito. In molti lo abbiamo ascoltato con una certa curiosità alcuni giorni fa a Porta a Porta . Il suo eloquio brillante e veloce non riusciva a nascondere la debolezza della sua posizione. Ad esempio, non puoi dire che non conta chi controlla il partito ma conta che il partito non sia autoreferenziale (come spesso accade ai partiti caratterizzati dalla presenza di consistenti apparati) e che, pertanto, per rinnovarlo, occorra eliminare il finanziamento pubblico. Non puoi dirlo senza cadere in una vistosa contraddizione. Il finanziamento pubblico, grazie al quale si sono fin qui riprodotti gli apparati, si mantiene per il fatto che quegli apparati riescono di solito a procurarsi leadership compiacenti, che li tutelino. Se vuoi ridimensionare l'apparato (che consideri una causa dell'autorefe- renzialità) eliminando il finanziamento pubblico, devi impadronirti del partito. Probabilmente lo si vedrà fra breve, quando cominceranno le sorde resistenze parlamentari contro la proposta del governo tesa ad abolire il finanziamento pubblico.


Il Partito democratico è, soprattutto, la sua segreteria e la sua tesoreria. Se non ti prendi segreteria e tesoreria sei destinato a contare poco o nulla.
È singolare che una leadership che si presenta come innovatrice si saldi poi a una strategia che fa tanto Prima Repubblica. Una strategia del tipo: a me il governo, a voi il partito. Come nella vecchia Dc: la segreteria all'esponente della fazione A, Palazzo Chigi all'esponente della fazione B.
Si noti la differenza fra la posizione di Renzi oggi e quella che fu di Romano Prodi negli anni Novanta, ai tempi dell'Ulivo. Prodi fu il candidato al governo di una coalizione i cui partiti egli non controllava. Ma Prodi era giunto a quella posizione «dall'esterno», non veniva (a differenza di Renzi) da battaglie condotte dentro il principale partito della coalizione. Era un uomo allora spendibile contro Berlusconi per il suo profilo di tecnico di area con un prestigio acquisito nei posti di responsabilità occupati. E in ogni caso, con l'Ulivo, Prodi riuscì a essere, per un certo periodo, il leader di governo più adatto per la sinistra nella (allora) nuova età bipolare.
Renzi ha tutt'altra storia (viene dalla politica di partito) e agisce in tutt'altra congiuntura. Una congiuntura nella quale non c'è più la coalizione che sorresse Prodi, e in cui il rischio che si corre è quello del definitivo ritorno (ma senza più i solidi partiti di allora) alle logiche politiche da Prima Repubblica. L'attuale strategia di Renzi, se non cambierà, sembra fatta per contribuire a quel ritorno, non per impedirlo.


Forse serve altro. Serve un Renzi che (come fece il suo modello Tony Blair) si impadronisca del partito, lo trasformi, anche a costo di pagare il prezzo di una scissione a sinistra, per farne il docile strumento di una politica innovatrice, e dopo (e soltanto dopo) si candidi alla guida del governo. Oltre a tutto, tale scelta sarebbe la più coerente con la suggestione maggioritaria e presidenzialista («eleggiamo il sindaco d'Italia») che Renzi accarezza. L'errore, se di un errore si tratta, sta nel contrasto fra il messaggio e la strategia, fra ciò che Renzi propone e ciò che fa (o non fa). Nell'Italia dei mille paradossi accade spesso che il ritorno al passato venga spacciato per una grande novità. Sarebbe una occasione sprecata, e non solo per il Pd, se, alla fine, dovessimo archiviare sotto questa voce anche il caso di Matteo Renzi.

Angelo Panebianco
25 maggio 2013 | 16:28
© RIPRODUZIONE RISERVATA

http://www.corriere.it/editoriali/13_ma ... b9fdd7e316


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25 MAG 19:56
L’OLIO DI QUIRI(CI)NO CONTI ROTTAMA IL ROTTAMATORE RENZI-FONZIE: “È RACCAPRICCIANTE”

Il divino Quirino Conti distrugge Renzi-Fonzie: “È incommentabile. È come se Andreotti si fosse vestito da Luigi XIV” - “È convinto di esser bello, in realtà è raccapricciante” - “Forse un’agenzia di intelligence vuole distruggere il genere politico italiano. Altrimenti non si spiega”...


Costanza Rizzacasa d'Orsogna per "Italia Oggi"

«Di Renzi che si fa immortalare da Chi mentre scimmiotta Fonzie ho visto solo la foto di copertina, e mi è bastata. Le dirò: ho un sospetto. Che una sofisticatissima agenzia d'intelligence stia portando avanti la missione di distruggere il genere politico italiano. Altrimenti non si spiega. E' sconcertante e sconfortante che un giovane leader possa pensare di affrontare, in prospettiva, il governo del Paese e la cura di un'identità con manifestazioni che folkloristiche è dir poco».


Quirino Conti, architetto, stilista, scenografo, regista, critico dell'estetica contemporanea e implacabile fustigatore di costumi, analizza i segni e il linguaggio dell'ex Rottamatore e della politica dei nostri giorni.

«Il gesto di Renzi è incommentabile, toglie ogni speranza. Dimentichiamo per un attimo che l'attore che interpretava Fonzie (Henry Winkler, ndr) oggi abbia quasi settant'anni, e i giovani cui Renzi dice di rivolgersi non lo conoscono neppure. Ciò che è più terrificante è l'identificazione con un vero e proprio oggetto di antiquariato, appunto Fonzie: con la fisicità e il modo di vestire di un archetipo.

E' come se un politico degli anni Ottanta, un Andreotti, un Craxi, avesse improvvisamente deciso di vestirsi da Luigi XIV di Francia. Mascherarsi da Fonzie non è diverso dal mascherarsi da Paperino. Come può anche solo venire in mente a un politico degno di questo nome che travestirsi come a Carnevale abbia un qualche valore comunicativo?»

Domanda. I nuovissimi mostri, parafrasando Dino Risi.
C'è un verso straordinario della Bibbia: "Quando la divinità vuol perdere qualcuno, lo fa impazzire". Allo stesso modo potremmo dire che quella sofisticatissima agenzia d'intelligence, volendo perdere un'intera classe politica, la stia facendo impazzire.


Siamo passati dal risottino di D'Alema a Porta a Porta, già vergogna storica di un mezzuccio acchiappavoti, al sindaco di una gloriosa città come Firenze, nonché futuro candidato premier, che si fa fotografare mentre fa il verso a Fonzie, ed esce pure malamente dal confronto.

Allora Berlusconi, che aspira a essere De Gasperi, a paragone è un sofisticatissimo filosofo. Per non parlare di Andreotti, che in smoking bianco al Festival di Venezia rispetto a Renzi era un David Beckham.

Qual è l'archetipo del linguaggio di Renzi?
La spettacolarità delle tv private degli anni Ottanta. Che però non avevano ancora preventivato che l'uomo politico smettesse del tutto i panni del politico per diventare showman.


Negli anni Ottanta si è solo iniziato a pensare che la comunicazione politica dovesse passare attraverso la semplificazione e la banalizzazione dei termini e della sostanza. Ma i due ambiti, spettacolo e politica, restavano distinti.


Solo in seguito lo spettacolo ha divorato tutto, diventando, agli occhi dei politici, la fonte di ogni potere. Era il business dell'autorappresentazione: da Reagan a Papa Giovani Paolo II, fino all'apoteosi di Berlusconi, che ha messo in scena il più grande circo del mondo.

Il berlusconismo, insomma. La cultura di cui ci siamo imbevuti negli ultimi vent'anni. E oggi?
La modernità di oggi (perché la vita è fatta di modernità che si rincorrono, dove ognuno pensa di essere il più nuovo e originale) considera un enorme valore la dissipazione della qualità. Oggi, un uomo politico, per dirsi nuovo e attendibile dev'essere completamente capace di dissipare tutto quanto è stato accumulato come valore, dovere, estetica e senso morale.



La rottamazione.
Proprio così. Renzi è uno che nasce con l'ambizione dell'esibizione, più che della politica. Non a caso, neanche ventenne aveva partecipato alla Ruota della Fortuna. La maggior parte degli uomini politici di oggi nasce con velleità teatrali (uno per tutti Veltroni, che voleva fare il regista), se non direttamente dallo spettacolo. Perché da un certo momento in poi la politica ha stabilito che sorgente della politica dovesse essere lo show business.


La tragedia di Renzi, in particolare, è l'autodeterminazione. E' convinto, mostrandosi a torso nudo in favor di telecamera o posando da Fonzie, di esser bello. In realtà è raccapricciante. Il suo problema non è il denudarsi in sé, né il travestirsi: è la sua convinzione di essere uno strafigo. Di stendere l'umanità con la sua bellezza quando cammina per strada. Da D'Alema, che si considerava il più intelligente del mondo, cosa in qualche modo ancora accettabile, siamo scesi a Renzi, che si considera il più bello del mondo.

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E mi dispiace che la Rai abbia rinunciato a Miss Italia, perché poteva invece raddoppiare, affiancandovi Mister Italia, e proponendo così un nuovo modo di reclutare la classe politica e di fare le primarie. La beltà come motivo di elezione. I politici ne sono già convinti. E allora facciamo il concorso di bellezza. Risolveremmo in un colpo solo sia le smanie di elezione diretta del premier che il problema della legge elettorale.

Del resto si elegge già Mister Parlamento, titolo vinto quest'anno da Matteo Richetti (Pd), non a caso renziano doc. Dal pop al trash il passo è breve.
Siamo passati da un'estetica di tipo filosofico, e cioè un concetto di bellezza uguale virtù e viceversa, dove gli uomini politici erano belli perché la loro capacità di governo li rendeva tali, alla convinzione che kitsch uguale efficace.



C'è una rincorsa al kitsch, al trash, al pulp: a un modo degenere di rappresentare la realtà, perché lo si considera estremamente vantaggioso dal punto di vista comunicativo. Così in ogni ambito c'è qualcuno che ritiene il proprio trash personale molto convincente: Bossi con la canottiera, Prodi col pantaloncino da ciclista stretch, Veltroni col ciuffo e Renzi con i pettorali flaccidi o il giubbotto di Fonzie in favor di telecamera. È una smania disperata di assimilare a se stessi la quantità e non la qualità.

Si ritiene che gli elettori siano ripugnanti, e che essere ripugnanti come loro risulti perciò vincente alle elezioni. Se è così, allora io ho un suggerimento per questa classe politica. C'è un film, al Festival di Cannes, che sta avendo grande successo. Behind the Candelabra, sul personaggio di Liberace, artista americano sgargiante e gridato. Ecco, consiglio a Renzi e a quelli come lui di ispirarsi a Liberace: avranno una chance in più. Dopo Fonzie non c'è che Liberace.
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