Circolano in rete...
Re: Circolano in rete...
http://www.huffingtonpost.it/2013/06/10 ... _ref=italy
scorrete l'articolo fino alla vignetta col fotomontaggio " alehman brothers"
formidable
scorrete l'articolo fino alla vignetta col fotomontaggio " alehman brothers"
formidable
Re: Circolano in rete...
E dopo millemila messaggi
Sì, sto rispondendo a tutte e a tutti gli affezionatissimi che mi hanno mandato un messaggio per l’ormai mitica ricognizione.
Anche le persone che lavorano con me dicono che è «una follia», «non ce la farai mai», «ci sono strumenti automatici per fare certe cose». Ma hanno torto.
Il motivo è del tutto personale, certamente, ma è politicissimo, almeno per me.
Insomma, con l’occasione, vorrei scusarmi con tutti coloro a cui non ho ancora risposto, ma lo farò. A costo di completare il lavoro dopo la fine della legislatura (che oltretutto potrebbe interrompersi bruscamente, mannaggia).
Nel frattempo, però, leggo cose preziose. Come quella che mi scrive Pietro da Milano, che fa parte di un’associazione politica in cui militano elettori di partiti diversi:
La cosa curiosa è che, anche se ci sono anche elettori tipici di SeL e 5 Stelle, piuttosto che del PD, da quando si è verificato il “grande tradimento” anche loro mi sembrano dare per scontato che senza un PD migliore non si combina nulla di buono, ed interessarsi quindi di più alle dinamiche interne.
Direi che è il ‘cuore’ del ragionamento e del discorso. Annotatevi queste righe, perché c’è dentro tutto, come dicono a Milano.
http://www.ciwati.it/2013/06/16/e-dopo- ... um=twitter
Sì, sto rispondendo a tutte e a tutti gli affezionatissimi che mi hanno mandato un messaggio per l’ormai mitica ricognizione.
Anche le persone che lavorano con me dicono che è «una follia», «non ce la farai mai», «ci sono strumenti automatici per fare certe cose». Ma hanno torto.
Il motivo è del tutto personale, certamente, ma è politicissimo, almeno per me.
Insomma, con l’occasione, vorrei scusarmi con tutti coloro a cui non ho ancora risposto, ma lo farò. A costo di completare il lavoro dopo la fine della legislatura (che oltretutto potrebbe interrompersi bruscamente, mannaggia).
Nel frattempo, però, leggo cose preziose. Come quella che mi scrive Pietro da Milano, che fa parte di un’associazione politica in cui militano elettori di partiti diversi:
La cosa curiosa è che, anche se ci sono anche elettori tipici di SeL e 5 Stelle, piuttosto che del PD, da quando si è verificato il “grande tradimento” anche loro mi sembrano dare per scontato che senza un PD migliore non si combina nulla di buono, ed interessarsi quindi di più alle dinamiche interne.
Direi che è il ‘cuore’ del ragionamento e del discorso. Annotatevi queste righe, perché c’è dentro tutto, come dicono a Milano.
http://www.ciwati.it/2013/06/16/e-dopo- ... um=twitter
Re: Circolano in rete...
NAPOLI - L'ex senatore Sergio De Gregorio chiede perdono a Romano Prodi per aver fatto cadere nel 2008 il governo presieduto dal fondatore dell'Ulivo che si reggeva su una maggioranza assai esigua in Senato.
Lo fa con una lettera di due fogli - della quale ha riferito in serata Sky Tg24 - precisando che chiede perdono come dovere morale da ottemperare per la decisione di essere passato dal Centrosinistra al Centrodestra. De Gregorio parla di «colossale errore» e annuncia che sta scrivendo un libro dal titolo «Operazione libertà».
De Gregorio si trova agli arresti domiciliari e, per il prossimo 27 giugno è fissata davanti al gup del Tribunale di Napoli, Amelia Primavera, l'udienza preliminare relativa all'inchiesta sulla presunta compravendita dei senatori. Gli imputati, per i quali la procura ha chiesto il rinvio a giudizio, sono oltre allo stesso De Gregorio, Silvio Berlusconi, e l'ex direttore dell'Avanti Valter Lavitola.
Ai tre la Procura della Repubblica di Napoli contesta, per fatti avvenuti nel 2006-2007, l'ipotesi di concorso in corruzione. Secondo i pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock e il procuratore aggiunto Francesco Greco, che ha coordinato l'inchiesta, il leader del Pdl avrebbe versato una somma quantificata in tre milioni di euro, di cui parte in nero, a De Gregorio, che era stato eletto nelle liste dell'Italia dei Valori, perchè l'esponente politico passasse allo schieramento di centrodestra. Ciò allo scopo di provocare la caduta del governo Prodi. Nella vicenda Lavitola avrebbe avuto un ruolo di intermediario.
Martedì 18 Giugno 2013 - 22:40
Ultimo aggiornamento: 22:47
© RIPRODUZIONE RISERVATA
il messaggero
OOOO ben due fogli !!!!! cavoli , sarà in terapia intensiva
Re: Circolano in rete...
LVMH ( holding francese ) acquista storica pasticceria Cova
A Via Montenapoleone. Citata in 'Addio alle Armi', frequentata da Verdi
27 giugno, 19:17
MILANO - Il lusso è dolce a Milano. LVMH ha acquisito una partecipazione di maggioranza nel capitale sociale della Pasticceria Confetteria Cova, titolare del marchio Cova e proprietaria della società Cova Montenapoleone Srl che gestisce la nota pasticceria milanese. La famiglia Faccioli, con Paola e Daniela, continuerà ad essere presente non solo nel capitale della società, ma anche nel management - precisa una nota - "per garantire la continuità ed il successo che Cova ha saputo conquistare nel corso di quasi 200 anni".
L'operazione "ha il duplice obiettivo di preservare questa vera e propria istituzione della storia milanese, mantenendo negli attuali spazi la Pasticceria di Via Montenapoleone, e di sostenere con forza il suo sviluppo a livello internazionale, grazie alle sinergie messe a disposizione dal gruppo LVMH".
Lo chiamano 'luxury food' ma per i milanesi l'insegna Cova, che da quasi 2 secoli si affaccia sul Quadrilatero della Moda, è quasi un'istituzione e da oggi entra a far parte della galassia del colosso francese Lvmh (Louis Vuitton Mot Hennessy Sa) puntando ad espandersi all'estero. Cova era finita nel mirino di Prada, le cui vetrine si affacciano proprio di fianco. L'offerta, secondo indiscrezioni 12 milioni di euro per ottenere l'80% del capitale, è stata respinta perché troppo bassa ma soprattutto la famiglia Faccioli temeva che i vicini avrebbero spostato l'ingresso nella più esterna via Sant'Andrea dall'attuale Montenapoleone. Ora i francesi hanno acquisito una partecipazione di maggioranza, non viene resa nota la percentuale di capitale né il valore dell'operazione e Paola e Daniela Faccioli, continueranno ad essere presenti non solo nel capitale della società, ma anche nel management "per garantire la continuità ed il successo che Cova ha saputo conquistare nel corso di quasi 200 anni". L'operazione "ha il duplice obiettivo di preservare questa vera e propria istituzione della storia milanese, mantenendo negli attuali spazi la Pasticceria di Via Montenapoleone, e di sostenere con forza il suo sviluppo a livello internazionale, grazie alle sinergie messe a disposizione dal gruppo LVMH". I francesi sono stati assistiti dallo Nctm mentre la famiglia milanese dallo studio Chiomenti. Nel 1817 un soldato di Napoleone, Antonio Cova lasciò le armi per darsi alla cucina e aprì il suo primo forno a fianco del teatro alla Scala. Divenne subito luogo di ritrovo del dopo teatro per attori e musicisti e accompagnò la città nelle diverse fasi della sua storia, punto d'incontro per i patrioti durante le Cinque Giornate, colpita dai bombardamenti nella seconda guerra mondiale. Nel 1950 fu ricostruita pochi isolati più in là, in via Monte Napoleone. Nel 2007 e 2008 viene insignita dei titoli di bottega storica dal comune di Milano e di esercizio di rilevanza locale dalla provincia, ma il suo nome era già stato reso immortale da Ernest Hemingway che la cita in 'Addio alle Armi'.
A Via Montenapoleone. Citata in 'Addio alle Armi', frequentata da Verdi
27 giugno, 19:17
MILANO - Il lusso è dolce a Milano. LVMH ha acquisito una partecipazione di maggioranza nel capitale sociale della Pasticceria Confetteria Cova, titolare del marchio Cova e proprietaria della società Cova Montenapoleone Srl che gestisce la nota pasticceria milanese. La famiglia Faccioli, con Paola e Daniela, continuerà ad essere presente non solo nel capitale della società, ma anche nel management - precisa una nota - "per garantire la continuità ed il successo che Cova ha saputo conquistare nel corso di quasi 200 anni".
L'operazione "ha il duplice obiettivo di preservare questa vera e propria istituzione della storia milanese, mantenendo negli attuali spazi la Pasticceria di Via Montenapoleone, e di sostenere con forza il suo sviluppo a livello internazionale, grazie alle sinergie messe a disposizione dal gruppo LVMH".
Lo chiamano 'luxury food' ma per i milanesi l'insegna Cova, che da quasi 2 secoli si affaccia sul Quadrilatero della Moda, è quasi un'istituzione e da oggi entra a far parte della galassia del colosso francese Lvmh (Louis Vuitton Mot Hennessy Sa) puntando ad espandersi all'estero. Cova era finita nel mirino di Prada, le cui vetrine si affacciano proprio di fianco. L'offerta, secondo indiscrezioni 12 milioni di euro per ottenere l'80% del capitale, è stata respinta perché troppo bassa ma soprattutto la famiglia Faccioli temeva che i vicini avrebbero spostato l'ingresso nella più esterna via Sant'Andrea dall'attuale Montenapoleone. Ora i francesi hanno acquisito una partecipazione di maggioranza, non viene resa nota la percentuale di capitale né il valore dell'operazione e Paola e Daniela Faccioli, continueranno ad essere presenti non solo nel capitale della società, ma anche nel management "per garantire la continuità ed il successo che Cova ha saputo conquistare nel corso di quasi 200 anni". L'operazione "ha il duplice obiettivo di preservare questa vera e propria istituzione della storia milanese, mantenendo negli attuali spazi la Pasticceria di Via Montenapoleone, e di sostenere con forza il suo sviluppo a livello internazionale, grazie alle sinergie messe a disposizione dal gruppo LVMH". I francesi sono stati assistiti dallo Nctm mentre la famiglia milanese dallo studio Chiomenti. Nel 1817 un soldato di Napoleone, Antonio Cova lasciò le armi per darsi alla cucina e aprì il suo primo forno a fianco del teatro alla Scala. Divenne subito luogo di ritrovo del dopo teatro per attori e musicisti e accompagnò la città nelle diverse fasi della sua storia, punto d'incontro per i patrioti durante le Cinque Giornate, colpita dai bombardamenti nella seconda guerra mondiale. Nel 1950 fu ricostruita pochi isolati più in là, in via Monte Napoleone. Nel 2007 e 2008 viene insignita dei titoli di bottega storica dal comune di Milano e di esercizio di rilevanza locale dalla provincia, ma il suo nome era già stato reso immortale da Ernest Hemingway che la cita in 'Addio alle Armi'.
Re: Circolano in rete...
Ma che c'entra il tribunale dei ministri, se Mancino ha reso falsa testimonianza da comune cittadino?
Mancino tenta la fuga a Roma
Trattativa, i legali chiedono il giudizio del tribunale dei ministri
di Giuseppe Lo Bianco - 28 giugno 2013
Palermo. Cita lo scandalo Lockheed del 1976 e la sentenza Mastella del 2011 e si affida al-l’autorevolezza di Giuliano Vassalli per sostenere che i reati ministeriali vanno processati dal Tribunale dei ministri, giurisdizione non “speciale” ma “specializzata”: seduto al primo banco dell’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo l’avvocato Massimo Krogh ha tentato ieri mattina di aprire l’estrema via di fuga dal processo per il suo assistito Nicola Mancino, imputato di falsa testimonianza, assente dall’aula, che attraverso il suo legale ha chiesto di essere processato dal Tribunale dei Ministri. Del resto, Mancino lo aveva anticipato un paio di udienze fa nell’aula bunker di Pagliarelli, esclamando con i giornalisti: “Ma vi pare che un imputato di falsa testimonianza possa essere processato in Corte di assise?”. Ma la richiesta di essere processati altrove è stata condivisa da tutti gli imputati nell’udienza di ieri interamente dedicata alla raffica di eccezioni sulla competenza funzionale, territoriale e per materia illustrate dal collegio di difesa.
SE TUTTI HANNO chiesto di spostare il processo in Tribunale, motivando la richiesta con lo stralcio della posizione del boss Provenzano, unico imputato di omicidio, che avrebbe sottratto alla Corte di assise la competenza a giudicare, quasi tutti i difensori hanno chiesto anche lo spostamento del giudizio a Roma, sede del governo oggetto della “violenza o minaccia al corpo politico dello Stato”. Il reato contestato, appunto, previsto dal-l’art. 338 è finito anch’esso nel mirino degli avvocati che ne hanno messo in dubbio la pertinenza, sostenendo che il governo non è un “corpo politico o amministrativo’’. Tra le eccezioni preliminari anche due finalizzate a interrompere il processo: i difensori hanno chiesto la nullità del decreto che dispone il giudizio del gup Piergiorgio Morosini, sostenendo che, essendo iper motivato e riportando il contenuto delle fonti di prova, potrebbe condizionare la Corte nel prosieguo del giudizio. Un’abnormità, secondo quasi tutti i difensori, e anche una violazione dei dirittidelladifesa,secondoilegalidiDell’Utri, gli avvocati Pietro Federico e Giuseppe Di Peri. Il difensore del generale Mori, l’avvocato Basilio Milio, ha chiesto ai giudizi una declaratoria immediata di chiusura del giudizio, ex art. 129 del cpp, motivandola con l’inconferenza del reato. Si prosegue lunedi con i legali di Massimo Ciancimino; poi, sulle richieste si pronuncerannoipm,elacorte emetterà la sua ordinanza, resa nota alla successiva udienza, il 4 o il 18 luglio.
Tratto da: Il Fatto Quotidiano
Mancino tenta la fuga a Roma
Trattativa, i legali chiedono il giudizio del tribunale dei ministri
di Giuseppe Lo Bianco - 28 giugno 2013
Palermo. Cita lo scandalo Lockheed del 1976 e la sentenza Mastella del 2011 e si affida al-l’autorevolezza di Giuliano Vassalli per sostenere che i reati ministeriali vanno processati dal Tribunale dei ministri, giurisdizione non “speciale” ma “specializzata”: seduto al primo banco dell’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo l’avvocato Massimo Krogh ha tentato ieri mattina di aprire l’estrema via di fuga dal processo per il suo assistito Nicola Mancino, imputato di falsa testimonianza, assente dall’aula, che attraverso il suo legale ha chiesto di essere processato dal Tribunale dei Ministri. Del resto, Mancino lo aveva anticipato un paio di udienze fa nell’aula bunker di Pagliarelli, esclamando con i giornalisti: “Ma vi pare che un imputato di falsa testimonianza possa essere processato in Corte di assise?”. Ma la richiesta di essere processati altrove è stata condivisa da tutti gli imputati nell’udienza di ieri interamente dedicata alla raffica di eccezioni sulla competenza funzionale, territoriale e per materia illustrate dal collegio di difesa.
SE TUTTI HANNO chiesto di spostare il processo in Tribunale, motivando la richiesta con lo stralcio della posizione del boss Provenzano, unico imputato di omicidio, che avrebbe sottratto alla Corte di assise la competenza a giudicare, quasi tutti i difensori hanno chiesto anche lo spostamento del giudizio a Roma, sede del governo oggetto della “violenza o minaccia al corpo politico dello Stato”. Il reato contestato, appunto, previsto dal-l’art. 338 è finito anch’esso nel mirino degli avvocati che ne hanno messo in dubbio la pertinenza, sostenendo che il governo non è un “corpo politico o amministrativo’’. Tra le eccezioni preliminari anche due finalizzate a interrompere il processo: i difensori hanno chiesto la nullità del decreto che dispone il giudizio del gup Piergiorgio Morosini, sostenendo che, essendo iper motivato e riportando il contenuto delle fonti di prova, potrebbe condizionare la Corte nel prosieguo del giudizio. Un’abnormità, secondo quasi tutti i difensori, e anche una violazione dei dirittidelladifesa,secondoilegalidiDell’Utri, gli avvocati Pietro Federico e Giuseppe Di Peri. Il difensore del generale Mori, l’avvocato Basilio Milio, ha chiesto ai giudizi una declaratoria immediata di chiusura del giudizio, ex art. 129 del cpp, motivandola con l’inconferenza del reato. Si prosegue lunedi con i legali di Massimo Ciancimino; poi, sulle richieste si pronuncerannoipm,elacorte emetterà la sua ordinanza, resa nota alla successiva udienza, il 4 o il 18 luglio.
Tratto da: Il Fatto Quotidiano
Re: Circolano in rete...
perfino la russia di putin ha più decenza di noi
Abramovich lascia carica per legge Putin
Nuova norma vieta a dirigenti pubblici fortune all'estero
02 luglio, 13:43
(ANSA) - MOSCA, 2 LUG - Costretto da una nuova legge russa a scegliere tra i propri affari all'estero e l'incarico politico, l'oligarca Roman Abramovich, tra gli uomini piu' ricchi di Russia, si e' dimesso da presidente del parlamento della regione di Ciukotka, nell'Estremo Oriente russo. La decisione, accettata oggi dalla Duma del distretto autonomo come si legge sul sito locale, e' ''legata alla sua volonta' di rispettare pienamente'' una nuova legge approvata a maggio dalla Duma e sollecitata da Putin.
Abramovich lascia carica per legge Putin
Nuova norma vieta a dirigenti pubblici fortune all'estero
02 luglio, 13:43
(ANSA) - MOSCA, 2 LUG - Costretto da una nuova legge russa a scegliere tra i propri affari all'estero e l'incarico politico, l'oligarca Roman Abramovich, tra gli uomini piu' ricchi di Russia, si e' dimesso da presidente del parlamento della regione di Ciukotka, nell'Estremo Oriente russo. La decisione, accettata oggi dalla Duma del distretto autonomo come si legge sul sito locale, e' ''legata alla sua volonta' di rispettare pienamente'' una nuova legge approvata a maggio dalla Duma e sollecitata da Putin.
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