Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
E' molto grande la distanza tra il mio progetto di un centrosinistra di governo capace di convincere gli italiani che vincere si può e l’attuale disastro.
Romano Prodi
Come inizia una guerra civile – 290
La cruna dell’ago – 255
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 255
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 235
Cronaca di un affondamento annunciato - 235
In mezzo alla tempesta - 173
Romanzo criminale – 8
Nel Paese di Cazzabubulonia accadono, solo per alcuni, cose fantastiche come per Alice nel paese delle meraviglie.
Capita, ad esempio, che due parlamentari di schieramenti “”avversari”” in periodo di crisi si mettano insieme e alla fine del mese sul conto corrente arrivano 17mila + 17mila euro. Capita poi che la coniuge venga nominata ministro e sul conto corrente alla fine del mese arrivano dallo Stato 39mila euro.
Per non fare i conti alla Carlona, al cambio attuale odierno, il cambio euro/lira è pari a 75.514.530 di lire.
Bingo.
Alla facciaccia del bicarbonato di sodio.
Senza rischio d’impresa e fastidi vari, l’impresa parlamentare in un anno, se dura il governo, porta a casa 906.174.360 lire.
Quasi un profitto miliardario.
In via teorica, in una legislatura l’impresa parlamentare realizza 4.530.871.800 lire
Oggi l’ossatura produttiva privata italiana (ovvero di Cazzabubulonia) è costituita all’85 % da piccole imprese.
Quante di queste con l’aria che tira possono pensare di realizzare questo importo?
In questa fase di mancanza di lavoro una buona parte delle imprese italiane stanno mettendo in gioco tutto quanto il fieno messo in cascina per poter resistere, sperando in tempi migliori.
Ergo, questi utili se li scordano. Diciamo tranquillamente che hanno sbagliato mestiere, dovevano fare i parlamentari.
Ma nel Paese di Cazzabubulonia non capita solo questo.
Capita anche che:
1,3 MILIARDI IN CONSULENZE (TIPO IL CONTROLLORE DI OLIVE)
(Carlo Tecce).
16/06/2013 di triskel182
Consulenze, che pacchia: dal controllore di olive all’animazione in foresta.
NEL 2012 SONO STATI PAGATI QUASI UN MILIARDO E 300 MILIONI DI EURO PER QUELLE FORNITE ALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, 50 MILIONI IN PIÙ DEL 2011. PRATICAMENTE UN TERZO DELL’IMU SULLA PRIMA CASA. ECCO, VOCE PER VOCE E SPRECO PER SPRECO, COME BUTTIAMO I SOLDI.
C’è una retorica nazionale che condanna le inefficienze pubbliche, le resistenze burocratiche, le pratiche pletoriche. E poi c’è l’universo di consulenti e collaboratori, alcuni essenziali e alcuni inutili, che insieme costano 1,3 miliardi di euro.
Due anni fa, le amministrazioni locali, dai comuni alle province, hanno distribuito 277.085 contratti o contrattini che non danno sicurezza ai precari e che, in simultanea, non danno una lezione a chi sopravvive con gli sprechi.
La somma è aumentata di 50 milioni di euro, per nulla intralciata dagli ansimi di una recessione che non molla, ma quei 277.085 ingaggi – firmati entro il 31 dicembre 2011, e cominciati in gran parte dal 2012 – sono ancora validi, arrivano sino al 2014 o al 2015.
E mentre stiamoscrivendo, nuovi assistenti o esperti – da chi controlla le olive a chi fa animazione in foresta – si moltiplicano e spingono l’asticella più lontano sul calendario. Dal febbraio 2012, il ministero per la Funzione pubblica carica sul proprio sito le dichiarazioni degli enti – aziende sanitarie, carrozzoni statali, università – e stavolta l’appuntamento tocca al ministro Gianpiero D’Alia.
I tecnici del dicastero credono che la trasparenza sia un sostegno, non la soluzione perché la grande spartizione, di miliardi in miliardi, spesso lascia spazio a motivazioni vaghe: “esperto tecnico”, “assistente”, “monitoraggio”. Il Fatto ha visionato in anteprima il librone 2011, che la settimana prossima verrà pubblicato dal ministero e, nonostante gli sforzi governativi, tanti comuni, tante province e tante regioni restano approssimativi nel rendicontare i soldi (pubblici) che utilizzano.
Da mesi i partiti s’accapigliano per l’Imu e questi 1,3 miliardi, versati con cadenza annuale e con un po’ troppa superficialità, potrebbero alleviare la tassazione, anche l’odiosa Iva.
E una lettura attenta di questi 277.085 dati potrebbero svelare un mondo o un paradosso: la macchina pubblica italiana è gestita male, è affollata oppure è solo il cattivo esempio di cui non vogliamo prenderci cura?
Perché, forse, spendere 10.000 per un corso di yoga gratuito o 15.000 per contare i gatti randagi in un paesino ci fa apparire vicini ai precari e ai furbi.
Da Il Fatto Quotidiano del 16/06/2013.
Romano Prodi
Come inizia una guerra civile – 290
La cruna dell’ago – 255
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 255
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 235
Cronaca di un affondamento annunciato - 235
In mezzo alla tempesta - 173
Romanzo criminale – 8
Nel Paese di Cazzabubulonia accadono, solo per alcuni, cose fantastiche come per Alice nel paese delle meraviglie.
Capita, ad esempio, che due parlamentari di schieramenti “”avversari”” in periodo di crisi si mettano insieme e alla fine del mese sul conto corrente arrivano 17mila + 17mila euro. Capita poi che la coniuge venga nominata ministro e sul conto corrente alla fine del mese arrivano dallo Stato 39mila euro.
Per non fare i conti alla Carlona, al cambio attuale odierno, il cambio euro/lira è pari a 75.514.530 di lire.
Bingo.
Alla facciaccia del bicarbonato di sodio.
Senza rischio d’impresa e fastidi vari, l’impresa parlamentare in un anno, se dura il governo, porta a casa 906.174.360 lire.
Quasi un profitto miliardario.
In via teorica, in una legislatura l’impresa parlamentare realizza 4.530.871.800 lire
Oggi l’ossatura produttiva privata italiana (ovvero di Cazzabubulonia) è costituita all’85 % da piccole imprese.
Quante di queste con l’aria che tira possono pensare di realizzare questo importo?
In questa fase di mancanza di lavoro una buona parte delle imprese italiane stanno mettendo in gioco tutto quanto il fieno messo in cascina per poter resistere, sperando in tempi migliori.
Ergo, questi utili se li scordano. Diciamo tranquillamente che hanno sbagliato mestiere, dovevano fare i parlamentari.
Ma nel Paese di Cazzabubulonia non capita solo questo.
Capita anche che:
1,3 MILIARDI IN CONSULENZE (TIPO IL CONTROLLORE DI OLIVE)
(Carlo Tecce).
16/06/2013 di triskel182
Consulenze, che pacchia: dal controllore di olive all’animazione in foresta.
NEL 2012 SONO STATI PAGATI QUASI UN MILIARDO E 300 MILIONI DI EURO PER QUELLE FORNITE ALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, 50 MILIONI IN PIÙ DEL 2011. PRATICAMENTE UN TERZO DELL’IMU SULLA PRIMA CASA. ECCO, VOCE PER VOCE E SPRECO PER SPRECO, COME BUTTIAMO I SOLDI.
C’è una retorica nazionale che condanna le inefficienze pubbliche, le resistenze burocratiche, le pratiche pletoriche. E poi c’è l’universo di consulenti e collaboratori, alcuni essenziali e alcuni inutili, che insieme costano 1,3 miliardi di euro.
Due anni fa, le amministrazioni locali, dai comuni alle province, hanno distribuito 277.085 contratti o contrattini che non danno sicurezza ai precari e che, in simultanea, non danno una lezione a chi sopravvive con gli sprechi.
La somma è aumentata di 50 milioni di euro, per nulla intralciata dagli ansimi di una recessione che non molla, ma quei 277.085 ingaggi – firmati entro il 31 dicembre 2011, e cominciati in gran parte dal 2012 – sono ancora validi, arrivano sino al 2014 o al 2015.
E mentre stiamoscrivendo, nuovi assistenti o esperti – da chi controlla le olive a chi fa animazione in foresta – si moltiplicano e spingono l’asticella più lontano sul calendario. Dal febbraio 2012, il ministero per la Funzione pubblica carica sul proprio sito le dichiarazioni degli enti – aziende sanitarie, carrozzoni statali, università – e stavolta l’appuntamento tocca al ministro Gianpiero D’Alia.
I tecnici del dicastero credono che la trasparenza sia un sostegno, non la soluzione perché la grande spartizione, di miliardi in miliardi, spesso lascia spazio a motivazioni vaghe: “esperto tecnico”, “assistente”, “monitoraggio”. Il Fatto ha visionato in anteprima il librone 2011, che la settimana prossima verrà pubblicato dal ministero e, nonostante gli sforzi governativi, tanti comuni, tante province e tante regioni restano approssimativi nel rendicontare i soldi (pubblici) che utilizzano.
Da mesi i partiti s’accapigliano per l’Imu e questi 1,3 miliardi, versati con cadenza annuale e con un po’ troppa superficialità, potrebbero alleviare la tassazione, anche l’odiosa Iva.
E una lettura attenta di questi 277.085 dati potrebbero svelare un mondo o un paradosso: la macchina pubblica italiana è gestita male, è affollata oppure è solo il cattivo esempio di cui non vogliamo prenderci cura?
Perché, forse, spendere 10.000 per un corso di yoga gratuito o 15.000 per contare i gatti randagi in un paesino ci fa apparire vicini ai precari e ai furbi.
Da Il Fatto Quotidiano del 16/06/2013.
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Re: Come se ne viene fuori ?
E' molto grande la distanza tra il mio progetto di un centrosinistra di governo capace di convincere gli italiani che vincere si può e l’attuale disastro.
Romano Prodi
Come inizia una guerra civile – 291
La cruna dell’ago – 256
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 256
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 236
Cronaca di un affondamento annunciato - 236
In mezzo alla tempesta - 174
Romanzo criminale – 9
Consulenze: Il bestiario italiano 1/2.
16/06/2013 di triskel182
Consulenze: Il bestiario italiano 2/2.
16/06/2013 di triskel182
Romano Prodi
Come inizia una guerra civile – 291
La cruna dell’ago – 256
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 256
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 236
Cronaca di un affondamento annunciato - 236
In mezzo alla tempesta - 174
Romanzo criminale – 9
Consulenze: Il bestiario italiano 1/2.
16/06/2013 di triskel182
Consulenze: Il bestiario italiano 2/2.
16/06/2013 di triskel182
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Re: Come se ne viene fuori ?
E' molto grande la distanza tra il mio progetto di un centrosinistra di governo capace di convincere gli italiani che vincere si può e l’attuale disastro.
Romano Prodi
Come inizia una guerra civile – 292
La cruna dell’ago – 257
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 257
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 237
Cronaca di un affondamento annunciato - 237
In mezzo alla tempesta - 175
Il punto – 3
Prima parte - Un mese difficile
La situazione si evolve con grande rapidità come nel gioco del biliardo quando effetto dell’azione di una palla scompagina tutti i giochi precedenti.
Il M5S ha finito la sua spinta propulsiva. La Rivoluzione democratica non funziona. E non è certo una buona notizia, perché è stato il primo tentativo della storia di cambiare la classe dirigente in modalità non cruenta.
Non è una buona notizia perché apre di conseguenza la strada alle soluzioni classiche di sempre, quelle che comportano i bagni di sangue, spesso inutili.
La sintesi migliore di cosa ha rappresentato il M5S per gli italiani non strettamente legati alla casta delle cosche l’ha fornita ieri sera Littorio Feltri, tentato a suo tempo di votarlo ma frenato da segnali preventivi di incapacità di risolvere il problema.
“Il sistema è marcio e deve essere cambiato”.
http://www.la7.tv/richplayer/index.html ... d=50344871
Gustavo Zagrebelsky, già nel febbraio 2012 aveva sentenziato che i partiti erano falliti.
Una sacrosanta verità che anche Elisabetta Gualmini, presidente dell’Istituto Cattaneo di Bologna certificherà una settimana dopo le politiche di quest’anno a Otto e mezzo.
Ma Zagrebelsky e Gualmini, restringono il loro campo d’analisi ai partiti.
L’analisi di Feltri è ben più completa perché si rivolge all’intero sistema.
Infatti, la cronaca di questi anni ci riserva sempre fatti sorprendenti.
Questa settimana, ad esempio, è stata la volta del prefetto La Motta, del Viminale.
1. Rubò fondi al Viminale, arrestato ex prefetto La Motta - IlGiornale.it
http://www.ilgiornale.it/.../rub-fondi- ... ta-926...
o
2 giorni fa – Francesco La Motta è accusato di aver sottratto 10 milioni di euro dal ... i Carabinieri, purtroppo la maggioranza dei politici continua a rubare, ...
L’obiezione prevalente che ho sentito in merito é: “Ma con tutti i soldi che prendeva aveva proprio la necessità di rubare?”. Sembrerebbe di sì.
L’inchiesta sugli sprechi delle consulenze pubblicata oggi su IFQ a cura di Carlo Tecce, indica chiaramente che le cosche della casta non intendono affatto rinunciare alle loro prebende. Questo potrebbe giustificare in parte l’azione del prefetto La Motta, quando da 007, viene a conoscenza del livello di ruberie da parte della casta politica. “Se rubano a man basso loro, perché non dovrei approfittarne anch’io??”
Le “consulenze” sono un’invenzione della casta politica subito dopo Mani Pulite.
Un modo nuovo per percepire le mazzette.
Come, le “Fondazioni” sono la risposta nuova alla raccolta occulta di fondi per partiti, ma soprattutto per correnti.
Dovrò fare un bagno purificatore nella pece bollente per aver dato ragione alla Santadeché una quindicina di giorni fa, quando ha dichiarato che tutte le fondazioni devono essere eliminate.
Mio malgrado le devo dare ragione.
Siamo dal 2008 in un’economia di guerra che non può tollerare la vampirizzazione delle cosche politiche su imprese e famiglie.
Continua - 1
Romano Prodi
Come inizia una guerra civile – 292
La cruna dell’ago – 257
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 257
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 237
Cronaca di un affondamento annunciato - 237
In mezzo alla tempesta - 175
Il punto – 3
Prima parte - Un mese difficile
La situazione si evolve con grande rapidità come nel gioco del biliardo quando effetto dell’azione di una palla scompagina tutti i giochi precedenti.
Il M5S ha finito la sua spinta propulsiva. La Rivoluzione democratica non funziona. E non è certo una buona notizia, perché è stato il primo tentativo della storia di cambiare la classe dirigente in modalità non cruenta.
Non è una buona notizia perché apre di conseguenza la strada alle soluzioni classiche di sempre, quelle che comportano i bagni di sangue, spesso inutili.
La sintesi migliore di cosa ha rappresentato il M5S per gli italiani non strettamente legati alla casta delle cosche l’ha fornita ieri sera Littorio Feltri, tentato a suo tempo di votarlo ma frenato da segnali preventivi di incapacità di risolvere il problema.
“Il sistema è marcio e deve essere cambiato”.
http://www.la7.tv/richplayer/index.html ... d=50344871
Gustavo Zagrebelsky, già nel febbraio 2012 aveva sentenziato che i partiti erano falliti.
Una sacrosanta verità che anche Elisabetta Gualmini, presidente dell’Istituto Cattaneo di Bologna certificherà una settimana dopo le politiche di quest’anno a Otto e mezzo.
Ma Zagrebelsky e Gualmini, restringono il loro campo d’analisi ai partiti.
L’analisi di Feltri è ben più completa perché si rivolge all’intero sistema.
Infatti, la cronaca di questi anni ci riserva sempre fatti sorprendenti.
Questa settimana, ad esempio, è stata la volta del prefetto La Motta, del Viminale.
1. Rubò fondi al Viminale, arrestato ex prefetto La Motta - IlGiornale.it
http://www.ilgiornale.it/.../rub-fondi- ... ta-926...
o
2 giorni fa – Francesco La Motta è accusato di aver sottratto 10 milioni di euro dal ... i Carabinieri, purtroppo la maggioranza dei politici continua a rubare, ...
L’obiezione prevalente che ho sentito in merito é: “Ma con tutti i soldi che prendeva aveva proprio la necessità di rubare?”. Sembrerebbe di sì.
L’inchiesta sugli sprechi delle consulenze pubblicata oggi su IFQ a cura di Carlo Tecce, indica chiaramente che le cosche della casta non intendono affatto rinunciare alle loro prebende. Questo potrebbe giustificare in parte l’azione del prefetto La Motta, quando da 007, viene a conoscenza del livello di ruberie da parte della casta politica. “Se rubano a man basso loro, perché non dovrei approfittarne anch’io??”
Le “consulenze” sono un’invenzione della casta politica subito dopo Mani Pulite.
Un modo nuovo per percepire le mazzette.
Come, le “Fondazioni” sono la risposta nuova alla raccolta occulta di fondi per partiti, ma soprattutto per correnti.
Dovrò fare un bagno purificatore nella pece bollente per aver dato ragione alla Santadeché una quindicina di giorni fa, quando ha dichiarato che tutte le fondazioni devono essere eliminate.
Mio malgrado le devo dare ragione.
Siamo dal 2008 in un’economia di guerra che non può tollerare la vampirizzazione delle cosche politiche su imprese e famiglie.
Continua - 1
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Re: Come se ne viene fuori ?
E' molto grande la distanza tra il mio progetto di un centrosinistra di governo capace di convincere gli italiani che vincere si può e l’attuale disastro.
Romano Prodi
Come inizia una guerra civile – 293
La cruna dell’ago – 258
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 258
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 238
Cronaca di un affondamento annunciato - 238
In mezzo alla tempesta - 176
Il punto – 3
Seconda parte - Un mese difficile
La situazione è mutata anche in casa Pdl.
Più rapido di tutti nella manovra, SB, tre giorni dopo le elezioni di febbraio detta la linea.
Alleanza con il Pd.
I suoi megafoni hanno l’ordine di comunicare che in una situazione drammatica come questa deve prevalere l’interesse del Paese. Imprese e famiglie.
Tutto il resto è secondario.
Il Caimano si dimostra ancora una volta di più il miglior maestro degli inganni.
Una settimana più tardi cala l’asso della soppressione dell’Imu e la restituzione dell’ultima rata.
Per quattro mesi di fila questo proposta gli consente di passare nei sondaggi dal 21,56 % al 28 %.
All’interno del Pd c’è chi lavora per lui.
Scriverà tra l’altro su IFQ Furio Colombo il 9 giugno 2013, rispondendo ad una domanda della lettrice Lina:
“Secondo: il governo. Quasi tutto l’elettorato del Pd non vuole governare con Berlusconi.
Quasi tutto l’apparato direttivo del Pd vuole governare con Berlusconi.”
La gran parte del direttivo del Pd che vuole governare con Berlusconi insegue il disegno della riunificazione completa della Dc.
Veltroni e D’Alema in questi ultimi 19 anni sono riusciti a distruggere la sinistra di provenienza Pci, senza che l’elettorato se ne accorgesse.
Solo la crisi, il governo Monti, e la scelta di affrontare la XVII legislatura con Monti, Casini, Fini, ha aperto gli occhi a soli 3,5 milioni di elettori che hanno detto basta.
Per poter attuare il disegno del primo passo per la riunificazione completa della Dc occorreva rimuovere l’ostacolo principale rappresentato dal segretario Bersani che non aveva nessunissima intenzione di allearsi con Berlusconi.
Democristianamente gli hanno lasciato per 2 mesi sempre più corda affinché si impiccasse da solo.
Alla fine hanno vinto i democristiani e Berlusconi.
Adesso il secondo ostacolo è rappresentato da Berlusconi.
Tutto il disegno democristiano poggia su di una serie di passaggi della magistratura.
Il primo sarà tra tre giorni, mercoledì 19 giugno. Se la Consulta respingerà il legittimo impedimento, nei primi mesi del 2014 la Cassazione si pronuncerà in merito al processo Mediaset.
Il rischio per B. è alto, perché c’è di mezzo l’interdizione dai pubblici uffici.
Il giorno 24 prossimo va a sentenza il processo Ruby. Una sentenza di primo grado che lo lascia indifferente.
Ma fino ad un certo punto perché una doppia sentenza negativa incide negativamente sulla sua immagine.
Continua - 2
Romano Prodi
Come inizia una guerra civile – 293
La cruna dell’ago – 258
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La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 238
Cronaca di un affondamento annunciato - 238
In mezzo alla tempesta - 176
Il punto – 3
Seconda parte - Un mese difficile
La situazione è mutata anche in casa Pdl.
Più rapido di tutti nella manovra, SB, tre giorni dopo le elezioni di febbraio detta la linea.
Alleanza con il Pd.
I suoi megafoni hanno l’ordine di comunicare che in una situazione drammatica come questa deve prevalere l’interesse del Paese. Imprese e famiglie.
Tutto il resto è secondario.
Il Caimano si dimostra ancora una volta di più il miglior maestro degli inganni.
Una settimana più tardi cala l’asso della soppressione dell’Imu e la restituzione dell’ultima rata.
Per quattro mesi di fila questo proposta gli consente di passare nei sondaggi dal 21,56 % al 28 %.
All’interno del Pd c’è chi lavora per lui.
Scriverà tra l’altro su IFQ Furio Colombo il 9 giugno 2013, rispondendo ad una domanda della lettrice Lina:
“Secondo: il governo. Quasi tutto l’elettorato del Pd non vuole governare con Berlusconi.
Quasi tutto l’apparato direttivo del Pd vuole governare con Berlusconi.”
La gran parte del direttivo del Pd che vuole governare con Berlusconi insegue il disegno della riunificazione completa della Dc.
Veltroni e D’Alema in questi ultimi 19 anni sono riusciti a distruggere la sinistra di provenienza Pci, senza che l’elettorato se ne accorgesse.
Solo la crisi, il governo Monti, e la scelta di affrontare la XVII legislatura con Monti, Casini, Fini, ha aperto gli occhi a soli 3,5 milioni di elettori che hanno detto basta.
Per poter attuare il disegno del primo passo per la riunificazione completa della Dc occorreva rimuovere l’ostacolo principale rappresentato dal segretario Bersani che non aveva nessunissima intenzione di allearsi con Berlusconi.
Democristianamente gli hanno lasciato per 2 mesi sempre più corda affinché si impiccasse da solo.
Alla fine hanno vinto i democristiani e Berlusconi.
Adesso il secondo ostacolo è rappresentato da Berlusconi.
Tutto il disegno democristiano poggia su di una serie di passaggi della magistratura.
Il primo sarà tra tre giorni, mercoledì 19 giugno. Se la Consulta respingerà il legittimo impedimento, nei primi mesi del 2014 la Cassazione si pronuncerà in merito al processo Mediaset.
Il rischio per B. è alto, perché c’è di mezzo l’interdizione dai pubblici uffici.
Il giorno 24 prossimo va a sentenza il processo Ruby. Una sentenza di primo grado che lo lascia indifferente.
Ma fino ad un certo punto perché una doppia sentenza negativa incide negativamente sulla sua immagine.
Continua - 2
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Re: Come se ne viene fuori ?
Basta con l'inciucio, BASTA
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Come se ne viene fuori ?
Caro peanuts .No che continuino con inciucio Speriamo che i cittadini si rendano conto di non votarli più.
Ciao
Paolo11
Ciao
Paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?
E' molto grande la distanza tra il mio progetto di un centrosinistra di governo capace di convincere gli italiani che vincere si può e l’attuale disastro.
Romano Prodi
Come inizia una guerra civile – 294
La cruna dell’ago – 259
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 259
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 239
Cronaca di un affondamento annunciato - 239
In mezzo alla tempesta - 177
Il punto – 3
Terza parte - Un mese difficile
La terza sentenza cainana, arriverà il 27 giugno prossimo, quando la Cassazione si pronuncerà sul Lodo Mondadori.
Sarà la conferma se Al Tappone dovrà risarcire o meno 560 milioni di euro a De Benedetti. Una sentenza “secondaria” di tipo pecuniario ma che fa dire alla mummia cinese bollita, la frase classica usata in questi casi da Diego Abatantuono . “Questo mi fa cirare toppiamente i balls”.
Essendo sfumata la prima strategia messa in campo dopo il voto in cui il Caimano puntava a fare cadere il governo dopo aver logorato il Pd. Andare ad elezioni, vincerle e piazzare gli uomini giusti per sbarrare gli effetti della sentenza Mediaset, il Caimano è stato costretto ad un cambio di strategia.
Adesso punta al sostegno dell’inciucio, facendo leva sul sostegno in Parlamento su di un luogo a procedere nel caso fosse condannato.
Il tutto sotto il ricatto di far cadere il governo, all’insegna del : “Muoia Sansone e tutti i filistei”.
A Berlusconi l’inciucio piace sempre di più (A. Caporale).
17/06/2013 di triskel182
CON LE SENTENZE VICINISSIME, IL CAVALIERE DIFENDE LE LARGHE INTESE ANCHE NEL TIMORE CHE BERSANI LAVORI A UNA NUOVA MAGGIORANZA.
Silvio Berlusconi annuncia un’estate tranquilla per il governo.
Contento di Enrico Letta, del suo “decreto del fare”, dichiara il suo amore per le larghe intese: “L’alleanza deve continuare”.
La versione da statista ragionevole, legato alle sorti del Paese, sostenitore del bene comune, fa capolino nella stasi in cui l’esecutivo è rimasto vittima.
Senza capacità di spesa (Bruxelles tiranneggia) non c’è ripartenza, non esiste rottura col passato, cambio di marcia, capacità di dare all’economia energia nuova per riprendersi.
A ENRICO LETTA è rimasto il cacciavite in mano, e col cacciavite (metafora dell’aggiustatore) si applica nei dettagli.
Di più non si può.
Il decreto del fare, parola che anche alla prudente Susanna Camusso pare eccessiva, affronta appunto il dettaglio delle questioni tentando di rinviare all’autunno quelle decisive e più critiche.
Il rinvio è la tattica adottata, l’unica soluzione possibile di un esecutivo senza un euro nel portafogli.
E la speranza che nei prossimi mesi la possibilità di incidere sul fronte della crisi più cruenta, quella dei consumi, possa essere dispiegata è la carta che Letta ha deciso di giocarsi.
La dichiarazione di Berlusconi suona perciò come una garanzia che il centrodestra non farà scherzi e che il nervosismo nelle sue fila – non passa infatti giorno senza che Gasparri (“Ma Saccomanni ci fa o ci è?”), Formigoni, Cicchitto non muovano rilievi alla prudenza del ministro dell’Economia – sarà tenuto negli argini usuali della melina da tv.
Molte dichiarazioni inutili, molte parole a vuoto, molte sofferenze finte, molti inviti reiterati.
Berlusconi d’altro canto non ha altre frecce al suo arco.
Tra una settimana è annunciato un passaggio cruciale nella sua vita giudiziaria, ma l’evento – che in altri momenti avrebbe aperto scenari di crisi – adesso è tenuto sotto silenziatore.
I fuochi che pure seguiranno alla decisione della Cassazione saranno destinati esclusivamente a una battaglia di posizionamento perchè il Cavaliere ritiene che la sua forza, anche politicamente estorsiva, in questo momento non avrebbe sponde utili e non pagherebbe.
Il governo è sotto l’alto patrocinio del presidente della Repubblica al quale spetta l’ultima parola.
Che in questo caso non sarebbe vicina ai desideri del Cavaliere.
Sempre ammesso che Berlusconi desideri una crisi di governo.
Un’ipotesi di scuola alimentata più dalla polemica interna al Partito democratico che da una prospettiva minimamente realizzabile.
PIER LUIGI BERSANI, che ancora conta molti uomini nel partito, ha deciso di contrastare la strada alla segreteria (e alla premiership) di Matteo Renzi.
La stagione congressuale è iniziata e ai cavilli regolamentari (i soliti: chi far votare, come far votare etc) si aggiunge anche l’avvertimento che dopo questo governo non ci debbano essere per forza le elezioni.
L’ha detto Guglielmo Epifani facendo intendere a nuora che sarebbero possibili grandi manovre antirenziane dentro al fronte grillino.
La spaccatura del Movimento 5 Stelle offre infatti a una parte del Pd di trasformare lo sconquasso nel pattuglione dei cittadini appena giunti a Palazzo in un ardito disegno di alternativa di governo: i senatori che sono mancati a Bersani a marzo sarebbero – secondo questa lettura – adesso disponibili.
E ciò che non è accaduto ieri, potrebbe verificarsi domani.
Fa mostra di crederci Bobo Maroni, un altro che ha gravi problemi in casa (la sua Lega, ridotta al lumicino, è sul punto di implodere): “Avete ascoltato Epifani? É pronto a fare un governo con i grillini”.
Davvero è così? Molti e plausibili sono i dubbi, a iniziare da quello base: chi dovrebbe agevolare questa crisi?
Berlusconi naturalmente si è tirato indietro. Molto meglio stare al governo che all’opposizione.
E ieri l’ha detto e validato.
Non è pensabile che sia Napolitano a stressare l’esecutivo, né che Letta e i molti parlamentari del Pd che hanno combattuto ogni ipotesi di alleanza col Movimento 5 Stelle (fino a fare harakiri nella elezione del presidente della Repubblica) ora si trasformino in ribaltatori.
Ma nella calma piatta della politica, nella stasi estiva di un governo che vorrebbe fare ma non può (o non sa) anche una increspatura appare un’onda maestosa.
Da Il Fatto Quotidiano del 17/06/2013.
Romano Prodi
Come inizia una guerra civile – 294
La cruna dell’ago – 259
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 259
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 239
Cronaca di un affondamento annunciato - 239
In mezzo alla tempesta - 177
Il punto – 3
Terza parte - Un mese difficile
La terza sentenza cainana, arriverà il 27 giugno prossimo, quando la Cassazione si pronuncerà sul Lodo Mondadori.
Sarà la conferma se Al Tappone dovrà risarcire o meno 560 milioni di euro a De Benedetti. Una sentenza “secondaria” di tipo pecuniario ma che fa dire alla mummia cinese bollita, la frase classica usata in questi casi da Diego Abatantuono . “Questo mi fa cirare toppiamente i balls”.
Essendo sfumata la prima strategia messa in campo dopo il voto in cui il Caimano puntava a fare cadere il governo dopo aver logorato il Pd. Andare ad elezioni, vincerle e piazzare gli uomini giusti per sbarrare gli effetti della sentenza Mediaset, il Caimano è stato costretto ad un cambio di strategia.
Adesso punta al sostegno dell’inciucio, facendo leva sul sostegno in Parlamento su di un luogo a procedere nel caso fosse condannato.
Il tutto sotto il ricatto di far cadere il governo, all’insegna del : “Muoia Sansone e tutti i filistei”.
A Berlusconi l’inciucio piace sempre di più (A. Caporale).
17/06/2013 di triskel182
CON LE SENTENZE VICINISSIME, IL CAVALIERE DIFENDE LE LARGHE INTESE ANCHE NEL TIMORE CHE BERSANI LAVORI A UNA NUOVA MAGGIORANZA.
Silvio Berlusconi annuncia un’estate tranquilla per il governo.
Contento di Enrico Letta, del suo “decreto del fare”, dichiara il suo amore per le larghe intese: “L’alleanza deve continuare”.
La versione da statista ragionevole, legato alle sorti del Paese, sostenitore del bene comune, fa capolino nella stasi in cui l’esecutivo è rimasto vittima.
Senza capacità di spesa (Bruxelles tiranneggia) non c’è ripartenza, non esiste rottura col passato, cambio di marcia, capacità di dare all’economia energia nuova per riprendersi.
A ENRICO LETTA è rimasto il cacciavite in mano, e col cacciavite (metafora dell’aggiustatore) si applica nei dettagli.
Di più non si può.
Il decreto del fare, parola che anche alla prudente Susanna Camusso pare eccessiva, affronta appunto il dettaglio delle questioni tentando di rinviare all’autunno quelle decisive e più critiche.
Il rinvio è la tattica adottata, l’unica soluzione possibile di un esecutivo senza un euro nel portafogli.
E la speranza che nei prossimi mesi la possibilità di incidere sul fronte della crisi più cruenta, quella dei consumi, possa essere dispiegata è la carta che Letta ha deciso di giocarsi.
La dichiarazione di Berlusconi suona perciò come una garanzia che il centrodestra non farà scherzi e che il nervosismo nelle sue fila – non passa infatti giorno senza che Gasparri (“Ma Saccomanni ci fa o ci è?”), Formigoni, Cicchitto non muovano rilievi alla prudenza del ministro dell’Economia – sarà tenuto negli argini usuali della melina da tv.
Molte dichiarazioni inutili, molte parole a vuoto, molte sofferenze finte, molti inviti reiterati.
Berlusconi d’altro canto non ha altre frecce al suo arco.
Tra una settimana è annunciato un passaggio cruciale nella sua vita giudiziaria, ma l’evento – che in altri momenti avrebbe aperto scenari di crisi – adesso è tenuto sotto silenziatore.
I fuochi che pure seguiranno alla decisione della Cassazione saranno destinati esclusivamente a una battaglia di posizionamento perchè il Cavaliere ritiene che la sua forza, anche politicamente estorsiva, in questo momento non avrebbe sponde utili e non pagherebbe.
Il governo è sotto l’alto patrocinio del presidente della Repubblica al quale spetta l’ultima parola.
Che in questo caso non sarebbe vicina ai desideri del Cavaliere.
Sempre ammesso che Berlusconi desideri una crisi di governo.
Un’ipotesi di scuola alimentata più dalla polemica interna al Partito democratico che da una prospettiva minimamente realizzabile.
PIER LUIGI BERSANI, che ancora conta molti uomini nel partito, ha deciso di contrastare la strada alla segreteria (e alla premiership) di Matteo Renzi.
La stagione congressuale è iniziata e ai cavilli regolamentari (i soliti: chi far votare, come far votare etc) si aggiunge anche l’avvertimento che dopo questo governo non ci debbano essere per forza le elezioni.
L’ha detto Guglielmo Epifani facendo intendere a nuora che sarebbero possibili grandi manovre antirenziane dentro al fronte grillino.
La spaccatura del Movimento 5 Stelle offre infatti a una parte del Pd di trasformare lo sconquasso nel pattuglione dei cittadini appena giunti a Palazzo in un ardito disegno di alternativa di governo: i senatori che sono mancati a Bersani a marzo sarebbero – secondo questa lettura – adesso disponibili.
E ciò che non è accaduto ieri, potrebbe verificarsi domani.
Fa mostra di crederci Bobo Maroni, un altro che ha gravi problemi in casa (la sua Lega, ridotta al lumicino, è sul punto di implodere): “Avete ascoltato Epifani? É pronto a fare un governo con i grillini”.
Davvero è così? Molti e plausibili sono i dubbi, a iniziare da quello base: chi dovrebbe agevolare questa crisi?
Berlusconi naturalmente si è tirato indietro. Molto meglio stare al governo che all’opposizione.
E ieri l’ha detto e validato.
Non è pensabile che sia Napolitano a stressare l’esecutivo, né che Letta e i molti parlamentari del Pd che hanno combattuto ogni ipotesi di alleanza col Movimento 5 Stelle (fino a fare harakiri nella elezione del presidente della Repubblica) ora si trasformino in ribaltatori.
Ma nella calma piatta della politica, nella stasi estiva di un governo che vorrebbe fare ma non può (o non sa) anche una increspatura appare un’onda maestosa.
Da Il Fatto Quotidiano del 17/06/2013.
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Re: Come se ne viene fuori ?
E' molto grande la distanza tra il mio progetto di un centrosinistra di governo capace di convincere gli italiani che vincere si può e l’attuale disastro.
Romano Prodi
Come inizia una guerra civile – 295
La cruna dell’ago – 260
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 260
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 240
Cronaca di un affondamento annunciato - 240
In mezzo alla tempesta - 178
Il punto – 3
Quarta parte - Un mese difficile
La destra berlusconiana non è certo messa bene soprattutto anche a causa del pazzariello di Hardcore.
Un giorno fa lo statista e il giorno dopo fa ricordare al G8, che è ancora in campo a fare casino.
Tanto per farsi mancare niente e continuare a dichiararsi perseguito dalla magistratura, dall'Irlanda arriva l'accusa di frode fiscale.
Sul fronte interno presenta un nuovo casino.
***
BERLUSCONI ROTTAMATTORE
17 GIU 16:44
1. ANCHE SILVIO BANANONI VUOL FARE IL ROTTAMATORE: NON NE PUÒ PROPRIO PIÙ DEL PDL! -
2. IL SULTANO DI HARDCORE SI È ROTTO LA POMPETTA DEI CICCHITTO, DEI SACCONI, DEI QUAGLIARIELLO, E PERSINO DEGLI SCHIFANI, INSOMMA DI TUTTI QUELLI CHE PRIMA DELLE ELEZIONI DI FEBBRAIO ERANO PRONTI AD ANDARE CON IL DESAPARECIDO RIGOR MONTIS: LI CONSIDERA TUTTI DELLE VERE E PROPRIE SANGUISUGHE, E NON SOLO POLITICAMENTE -
3. NON SOLO. NEI GIORNI SCORSI HA SPEDITO LA SANTADECHE' E DENIS VERDINI DALLA COSTOLA EX AN CON QUESTO MESSAGGIO: "FATECI IL FAVORE, ADESSO VE NE DOVETE ANDARE" -
4. I PIÙ POLITICI DELL'ATTUALE PDL (ALFANO, LUPI, FITTO, ETC.) TROVERANNO LA FORZA PER AFFRANCARSI DAL CAVALIERE E DA UNA REDIVIVA FORZA ITALIA FATTA DI IMPRENDITORI? -
ANCHE SILVIO BANANONI VUOL FARE IL ROTTAMATORE: NON NE PUÒ PROPRIO PIÙ DEL PDL
DAGOREPORT
Anche Berlusconi Silvio vuol fare il rottamatore, dopo tutti i mestieri che si è inventato o che gli hanno appioppato (dal "Presidente operaio" all'"utilizzatore finale" di ghediniana memoria). La prima occasione in cui lo vedremo in azione nelle nuove vesti e' quella dell'imminente trasloco del quartier generale del suo partito da via dell'Umilta' a piazza San Lorenzo in Lucina.
Poche centinaia di metri di distanza nella Roma politica, ma spazi ridotti della metà per risparmiare: significa che resteranno a piedi il 40 per cento degli attuali titolari di uffici, segreterie e prebende varie che oggi è danni occupano via dell'Umilta'.
Significa soprattutto che a San Lorenzo in Lucina andranno solo i prescelti direttamente dal Capo, che si sta già occupando direttamente di assegnare le stanze soltanto a selezionati e fedeli dirigenti politici.
Il fatto e' che Berlusconi Silvio, primo sostegno del governo della Letta family, non ne può proprio più del Pdl. L'insofferenza viene da lontano, ma ora la misura e' colma: basta con una nomenclatura che si è ingrassata negli anni a sue spese, che si considera inamovibile anche se di voti non ne ha ne' ne porta ma pretende invece di decidere e comandare pur essendo degli azionisti di assoluta minoranza del partito berlusconiano.
Per intenderci, l'uomo di Arcore non ne può più dei Cicchitto, dei Sacconi, dei Quagliariello, e persino degli Schifani, insomma di tutti quelli che prima delle elezioni di febbraio erano pronti ad andare con il desaparecido Monti Mario: li considera tutti delle vere e proprie sanguisughe, non solo politicamente.
E il lavoro per il nuovo partito va avanti: nei giorni scorsi ha spedito Santanche' Daniela e Verdini Denis dalla costola ex An con questo messaggio: "fateci il favore, adesso ve ne dovete andare". Difatti, in diversi da quelle parti ci stanno pensando e si apprestano a trasferirsi armi e bagagli sotto l'insegna del capo della nuova destra italiana, Meloni Giorgia, faccia "nuova" di una medaglia nel cui retro c'è l'effige non proprio ripresentabile di La Russa Ignazio, e dove molti guardano con interesse alle tesi non solo economiche di Tremonti Giulio. Tutti in movimento per il trasloco, meno Gasparri Maurizio, l'ex colonnello finiano che vuole rimanere a tutti i costi anche nella eventualmente rinata Forza Italia.
Ma perché il Cavaliere sospeso sul baratro dei suoi processi continua a non prescindere dal duo Verdini/Santanche', che ovviamente, ci mancherebbe, il nuovo non sono? Per il semplice fatto che i due sono i più convinti sostenitori di un partito leggero, all'americana, che abbia come funzione primaria quella di raccogliere fondi e solo dopo, molto dopo, produrre idee e linee politiche.
Come e' noto, tale partito dovrebbe essere fondato su imprenditori visto che, parole della Santanche', i politici e i tecnici hanno clamorosamente fallito. Ma il problema e' che di imprenditori seri disposto a mettersi in gioco in politica non ve ne sono, ne' in tempi grami come questi la raccolta fondi potrà dare qualche soddisfazione. Tuttavia, se il progetto del partito leggero va avanti, gli attuali politici o presunti tali dell'attuale Pdl saranno costretti per necessità o per scelta ad andare per la loro strada.
E qui si aprono diversi scenari che riguardano l'intero quadro politico, ma che non sono di immediata attuazione poiché troppe cose devono ancora trovare uno sbocco reale, a cominciare dallo stesso partito leggero di Berlusconi Silvio.
Ma e' chiaro che se il governo dura, si rafforza e prosegue il suo percorso, allora e' più facile che i piu' politici dell'attuale Pdl troveranno la forza per affrancarsi dal Cavaliere di San Lorenzo in Lucina e da una rediviva Forza Italia che, a quel punto, sentiranno estranea: parliamo degli Alfano, dei Lupi, dei Fitto e di tanti altri incompatibili con un partito diretto da imprenditori di secondo o terzo livello, peraltro ancora tutti da individuare, che si improvvisano politici più o meno come i grillini.
A quel punto, guardando a quel che si sta muovendo nell'alleato Pd, e' altamente probabile che sulla via del congresso i post comunisti si uniscano a Vendola ed Ingroia, mentre sarà inevitabile un'intesa Letta Enrico/Renzi Matteo sul futuro del partito nel dopo congresso.
Se vogliamo scommettere, visto che spesso si affacciano le similitudini con la Francia, a quel punto Re Silvio ridimensionato sarà come Bayrou Francois, classificatosi tra i primi cinque, ma al quinto posto con poco più del 9 per cento, nelle elezioni presidenziali francesi del 2012, mentre a destra la Le Pen italiana sarà Meloni Giorgia. Ovviamente, Berlusconi/Bayrou guarderà con favore a Letta/Renzi e lavorerà per una riforma della legge elettorale magari con il doppio turno alla francese.
Si tratta di uno scenario di medio periodo, che presuppone appunto la tenuta del governo attuale, il quale ha bisogno disperato di aperture dall'Europa per poter buttare un po' di soldi nell'economia che affoga. Altrimenti, resteremo tutti a guardare fatti minori del giorno (a cominciare dai grillini inquieti), mentre il Paese affonda.
Romano Prodi
Come inizia una guerra civile – 295
La cruna dell’ago – 260
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 260
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 240
Cronaca di un affondamento annunciato - 240
In mezzo alla tempesta - 178
Il punto – 3
Quarta parte - Un mese difficile
La destra berlusconiana non è certo messa bene soprattutto anche a causa del pazzariello di Hardcore.
Un giorno fa lo statista e il giorno dopo fa ricordare al G8, che è ancora in campo a fare casino.
Tanto per farsi mancare niente e continuare a dichiararsi perseguito dalla magistratura, dall'Irlanda arriva l'accusa di frode fiscale.
Sul fronte interno presenta un nuovo casino.
***
BERLUSCONI ROTTAMATTORE
17 GIU 16:44
1. ANCHE SILVIO BANANONI VUOL FARE IL ROTTAMATORE: NON NE PUÒ PROPRIO PIÙ DEL PDL! -
2. IL SULTANO DI HARDCORE SI È ROTTO LA POMPETTA DEI CICCHITTO, DEI SACCONI, DEI QUAGLIARIELLO, E PERSINO DEGLI SCHIFANI, INSOMMA DI TUTTI QUELLI CHE PRIMA DELLE ELEZIONI DI FEBBRAIO ERANO PRONTI AD ANDARE CON IL DESAPARECIDO RIGOR MONTIS: LI CONSIDERA TUTTI DELLE VERE E PROPRIE SANGUISUGHE, E NON SOLO POLITICAMENTE -
3. NON SOLO. NEI GIORNI SCORSI HA SPEDITO LA SANTADECHE' E DENIS VERDINI DALLA COSTOLA EX AN CON QUESTO MESSAGGIO: "FATECI IL FAVORE, ADESSO VE NE DOVETE ANDARE" -
4. I PIÙ POLITICI DELL'ATTUALE PDL (ALFANO, LUPI, FITTO, ETC.) TROVERANNO LA FORZA PER AFFRANCARSI DAL CAVALIERE E DA UNA REDIVIVA FORZA ITALIA FATTA DI IMPRENDITORI? -
ANCHE SILVIO BANANONI VUOL FARE IL ROTTAMATORE: NON NE PUÒ PROPRIO PIÙ DEL PDL
DAGOREPORT
Anche Berlusconi Silvio vuol fare il rottamatore, dopo tutti i mestieri che si è inventato o che gli hanno appioppato (dal "Presidente operaio" all'"utilizzatore finale" di ghediniana memoria). La prima occasione in cui lo vedremo in azione nelle nuove vesti e' quella dell'imminente trasloco del quartier generale del suo partito da via dell'Umilta' a piazza San Lorenzo in Lucina.
Poche centinaia di metri di distanza nella Roma politica, ma spazi ridotti della metà per risparmiare: significa che resteranno a piedi il 40 per cento degli attuali titolari di uffici, segreterie e prebende varie che oggi è danni occupano via dell'Umilta'.
Significa soprattutto che a San Lorenzo in Lucina andranno solo i prescelti direttamente dal Capo, che si sta già occupando direttamente di assegnare le stanze soltanto a selezionati e fedeli dirigenti politici.
Il fatto e' che Berlusconi Silvio, primo sostegno del governo della Letta family, non ne può proprio più del Pdl. L'insofferenza viene da lontano, ma ora la misura e' colma: basta con una nomenclatura che si è ingrassata negli anni a sue spese, che si considera inamovibile anche se di voti non ne ha ne' ne porta ma pretende invece di decidere e comandare pur essendo degli azionisti di assoluta minoranza del partito berlusconiano.
Per intenderci, l'uomo di Arcore non ne può più dei Cicchitto, dei Sacconi, dei Quagliariello, e persino degli Schifani, insomma di tutti quelli che prima delle elezioni di febbraio erano pronti ad andare con il desaparecido Monti Mario: li considera tutti delle vere e proprie sanguisughe, non solo politicamente.
E il lavoro per il nuovo partito va avanti: nei giorni scorsi ha spedito Santanche' Daniela e Verdini Denis dalla costola ex An con questo messaggio: "fateci il favore, adesso ve ne dovete andare". Difatti, in diversi da quelle parti ci stanno pensando e si apprestano a trasferirsi armi e bagagli sotto l'insegna del capo della nuova destra italiana, Meloni Giorgia, faccia "nuova" di una medaglia nel cui retro c'è l'effige non proprio ripresentabile di La Russa Ignazio, e dove molti guardano con interesse alle tesi non solo economiche di Tremonti Giulio. Tutti in movimento per il trasloco, meno Gasparri Maurizio, l'ex colonnello finiano che vuole rimanere a tutti i costi anche nella eventualmente rinata Forza Italia.
Ma perché il Cavaliere sospeso sul baratro dei suoi processi continua a non prescindere dal duo Verdini/Santanche', che ovviamente, ci mancherebbe, il nuovo non sono? Per il semplice fatto che i due sono i più convinti sostenitori di un partito leggero, all'americana, che abbia come funzione primaria quella di raccogliere fondi e solo dopo, molto dopo, produrre idee e linee politiche.
Come e' noto, tale partito dovrebbe essere fondato su imprenditori visto che, parole della Santanche', i politici e i tecnici hanno clamorosamente fallito. Ma il problema e' che di imprenditori seri disposto a mettersi in gioco in politica non ve ne sono, ne' in tempi grami come questi la raccolta fondi potrà dare qualche soddisfazione. Tuttavia, se il progetto del partito leggero va avanti, gli attuali politici o presunti tali dell'attuale Pdl saranno costretti per necessità o per scelta ad andare per la loro strada.
E qui si aprono diversi scenari che riguardano l'intero quadro politico, ma che non sono di immediata attuazione poiché troppe cose devono ancora trovare uno sbocco reale, a cominciare dallo stesso partito leggero di Berlusconi Silvio.
Ma e' chiaro che se il governo dura, si rafforza e prosegue il suo percorso, allora e' più facile che i piu' politici dell'attuale Pdl troveranno la forza per affrancarsi dal Cavaliere di San Lorenzo in Lucina e da una rediviva Forza Italia che, a quel punto, sentiranno estranea: parliamo degli Alfano, dei Lupi, dei Fitto e di tanti altri incompatibili con un partito diretto da imprenditori di secondo o terzo livello, peraltro ancora tutti da individuare, che si improvvisano politici più o meno come i grillini.
A quel punto, guardando a quel che si sta muovendo nell'alleato Pd, e' altamente probabile che sulla via del congresso i post comunisti si uniscano a Vendola ed Ingroia, mentre sarà inevitabile un'intesa Letta Enrico/Renzi Matteo sul futuro del partito nel dopo congresso.
Se vogliamo scommettere, visto che spesso si affacciano le similitudini con la Francia, a quel punto Re Silvio ridimensionato sarà come Bayrou Francois, classificatosi tra i primi cinque, ma al quinto posto con poco più del 9 per cento, nelle elezioni presidenziali francesi del 2012, mentre a destra la Le Pen italiana sarà Meloni Giorgia. Ovviamente, Berlusconi/Bayrou guarderà con favore a Letta/Renzi e lavorerà per una riforma della legge elettorale magari con il doppio turno alla francese.
Si tratta di uno scenario di medio periodo, che presuppone appunto la tenuta del governo attuale, il quale ha bisogno disperato di aperture dall'Europa per poter buttare un po' di soldi nell'economia che affoga. Altrimenti, resteremo tutti a guardare fatti minori del giorno (a cominciare dai grillini inquieti), mentre il Paese affonda.
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Re: Come se ne viene fuori ?
E' molto grande la distanza tra il mio progetto di un centrosinistra di governo capace di convincere gli italiani che vincere si può e l’attuale disastro.
Romano Prodi
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Il punto – 3
Quinta parte - Un mese difficile
I DIECI GIORNI DEL CAIMANO: BERLUSCONI RISCHIA TUTTO (Gianni Barbacetto).
18/06/2013 di triskel182
Oggi cominciano i dieci giorni che potrebbero sconvolgere il mondo, almeno quello di Silvio Berlusconi.
La Corte costituzionale decide la sorte del processo Mediaset, in cui l’ex presidente del Consiglio è già stato condannato in appello a 4 anni.
Per rendere definitiva la pena (o per azzerarla) mancherebbe soltanto il responso della Cassazione, che in caso di conferma farebbe scattare anche la pena accessoria: 5 anni d’interdizione dai pubblici uffici, ovvero la perdita per Silvio del suo seggio in Senato.
Invece c’è un passaggio in più, quello odierno della Consulta.
È LA RISPOSTA a una vecchia questione rimasta per anni a covare sotto le ceneri.
Era il 1° marzo 2010 e il Tribunale di Milano era impegnato a giudicare in primo grado Berlusconi per la colossale frode fiscale del cosiddetto caso Mediaset: 40 milioni di euro sottratti al fisco con giochi di prestigio tra società estere e società italiane impegnate a trattare diritti televisivi.
Quel giorno Berlusconi non si presenta in aula: chiede il legittimo impedimento, perché è impegnato, come capo del governo, in una riunione del Consiglio dei ministri.
Il tribunale non gliela concede.
I difensori Niccolò Ghedini e Piero Longo protestano e poi sollevano davanti alla Consulta un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato (quello giudiziario e quello esecutivo).
La Corte riceve il ricorso e lo tiene in un cassetto.
Arriva la sentenza diprimo grado, che condanna a 4 anni.
Arriva l’appello, che conferma.
Ora, dopo tre anni, finalmente il cassetto si apre e la questione viene affrontata.
Se la Corte darà ragione al tribunale, avanti come prima.
Se invece vinceranno le ragioni dell’imputato-politico, su quell’udienza del 1° marzo 2010 dovrà pronunciarsi la Cassazione, che potrebbe azzerare tutto, cancellare le sentenze di condanna e ordinare la celebrazione di un nuovo processo d’appello: in questo caso, la prescrizione arriverà ancora una volta a salvare Berlusconi.
Più probabile, però, che la Cassazione annulli l’ordinanza del tribunale emessa quel 1° marzo 2010, ma senza conseguenze sul resto del processo.
Così, la conferma definitiva della condanna farebbe diventare operativa anche la pena accessoria e farebbe uscire Berlusconi dal Parlamento.
Cinque giorni dopo, secondo giorno del giudizio: lunedì 24 giugno è prevista la sentenza per il caso Ruby, in cui l’ex presidente è imputato di concussione e prostituzione minorile.
Per lui l’accusa ha chiesto una condanna a 6 anni. Anche in questo caso c’è una pena accessoria, prevista per legge per chi è ritenuto colpevole di reati contro i minori: l’interdizione dai pubblici uffici e, in questo caso, a vita.
Naturalmente scatterà soltanto dopo l’eventuale conferma in appello e in Cassazione.
MERCOLEDÌ 26 giugno, discussione in Senato sull’ineleggibilità di Berlusconi, sulla base della legge del 1957 che dichiara incandidabili i titolari di concessioni statali.
Il giorno dopo, giovedì 27 giugno, nuova casella di questo gioco dell’oca giudiziario: entra in scena la Corte di cassazione, che deciderà in maniera definitiva se Berlusconi deve pagare a Carlo De Benedetti i 560 milioni che gli sono stati imposti come risarcimento per avergli strappato la Mondadori grazie a una sentenza comprata.
Nel frattempo, prosegue e si avvia verso la conclusione anche il processo Ruby 2, con imputati Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti, accusati di induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile, per aver organizzato per Berlusconi “il sistema prostitutivo” (così i pm) del bunga-bunga.
In dieci giorni, se tutto gli andrà male, porterà a casa due sentenze penali, una botta economica e la perdita del seggio al Senato.
Difficile pensare che la politica non ne risulti scossa e il governo di larghe intese non ne esca devastato.
Finora quella stessa politica è andata avanti facendo finta di niente, come fosse un mondo a parte, un universo parallelo in cui lo statista Silvio Berlusconi, casualmente omonimo dell’imputato Silvio Berlusconi, procede tranquillo sulla strada del sostegno determinante a un governo benedetto dal capo dello Stato e impegnato a salvare l’Italia e a produrre grandi riforme.
Da Il Fatto Quotidiano del 19/06/2013.
*****
IL VICE PRESIDENTE DEL SENATO
Gasparri: «Se Berlusconi interdetto
ci dimettiamo tutti in blocco» - Video
http://www.corriere.it/politica/13_giug ... e19c1.shtm
*****
POLITICA E GIUSTIZIA
Processo Mediaset, la Consulta decide
Berlusconi: «Non mi aspetto nulla di buono»
Il verdetto della Corte Costituzionale sul legittimo impedimentol
http://www.corriere.it/politica/13_giug ... 19c1.shtml
Romano Prodi
Come inizia una guerra civile – 296
La cruna dell’ago – 261
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 261
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 241
Cronaca di un affondamento annunciato - 241
In mezzo alla tempesta - 179
Il punto – 3
Quinta parte - Un mese difficile
I DIECI GIORNI DEL CAIMANO: BERLUSCONI RISCHIA TUTTO (Gianni Barbacetto).
18/06/2013 di triskel182
Oggi cominciano i dieci giorni che potrebbero sconvolgere il mondo, almeno quello di Silvio Berlusconi.
La Corte costituzionale decide la sorte del processo Mediaset, in cui l’ex presidente del Consiglio è già stato condannato in appello a 4 anni.
Per rendere definitiva la pena (o per azzerarla) mancherebbe soltanto il responso della Cassazione, che in caso di conferma farebbe scattare anche la pena accessoria: 5 anni d’interdizione dai pubblici uffici, ovvero la perdita per Silvio del suo seggio in Senato.
Invece c’è un passaggio in più, quello odierno della Consulta.
È LA RISPOSTA a una vecchia questione rimasta per anni a covare sotto le ceneri.
Era il 1° marzo 2010 e il Tribunale di Milano era impegnato a giudicare in primo grado Berlusconi per la colossale frode fiscale del cosiddetto caso Mediaset: 40 milioni di euro sottratti al fisco con giochi di prestigio tra società estere e società italiane impegnate a trattare diritti televisivi.
Quel giorno Berlusconi non si presenta in aula: chiede il legittimo impedimento, perché è impegnato, come capo del governo, in una riunione del Consiglio dei ministri.
Il tribunale non gliela concede.
I difensori Niccolò Ghedini e Piero Longo protestano e poi sollevano davanti alla Consulta un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato (quello giudiziario e quello esecutivo).
La Corte riceve il ricorso e lo tiene in un cassetto.
Arriva la sentenza diprimo grado, che condanna a 4 anni.
Arriva l’appello, che conferma.
Ora, dopo tre anni, finalmente il cassetto si apre e la questione viene affrontata.
Se la Corte darà ragione al tribunale, avanti come prima.
Se invece vinceranno le ragioni dell’imputato-politico, su quell’udienza del 1° marzo 2010 dovrà pronunciarsi la Cassazione, che potrebbe azzerare tutto, cancellare le sentenze di condanna e ordinare la celebrazione di un nuovo processo d’appello: in questo caso, la prescrizione arriverà ancora una volta a salvare Berlusconi.
Più probabile, però, che la Cassazione annulli l’ordinanza del tribunale emessa quel 1° marzo 2010, ma senza conseguenze sul resto del processo.
Così, la conferma definitiva della condanna farebbe diventare operativa anche la pena accessoria e farebbe uscire Berlusconi dal Parlamento.
Cinque giorni dopo, secondo giorno del giudizio: lunedì 24 giugno è prevista la sentenza per il caso Ruby, in cui l’ex presidente è imputato di concussione e prostituzione minorile.
Per lui l’accusa ha chiesto una condanna a 6 anni. Anche in questo caso c’è una pena accessoria, prevista per legge per chi è ritenuto colpevole di reati contro i minori: l’interdizione dai pubblici uffici e, in questo caso, a vita.
Naturalmente scatterà soltanto dopo l’eventuale conferma in appello e in Cassazione.
MERCOLEDÌ 26 giugno, discussione in Senato sull’ineleggibilità di Berlusconi, sulla base della legge del 1957 che dichiara incandidabili i titolari di concessioni statali.
Il giorno dopo, giovedì 27 giugno, nuova casella di questo gioco dell’oca giudiziario: entra in scena la Corte di cassazione, che deciderà in maniera definitiva se Berlusconi deve pagare a Carlo De Benedetti i 560 milioni che gli sono stati imposti come risarcimento per avergli strappato la Mondadori grazie a una sentenza comprata.
Nel frattempo, prosegue e si avvia verso la conclusione anche il processo Ruby 2, con imputati Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti, accusati di induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile, per aver organizzato per Berlusconi “il sistema prostitutivo” (così i pm) del bunga-bunga.
In dieci giorni, se tutto gli andrà male, porterà a casa due sentenze penali, una botta economica e la perdita del seggio al Senato.
Difficile pensare che la politica non ne risulti scossa e il governo di larghe intese non ne esca devastato.
Finora quella stessa politica è andata avanti facendo finta di niente, come fosse un mondo a parte, un universo parallelo in cui lo statista Silvio Berlusconi, casualmente omonimo dell’imputato Silvio Berlusconi, procede tranquillo sulla strada del sostegno determinante a un governo benedetto dal capo dello Stato e impegnato a salvare l’Italia e a produrre grandi riforme.
Da Il Fatto Quotidiano del 19/06/2013.
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