Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
E' molto grande la distanza tra il mio progetto di un centrosinistra di governo capace di convincere gli italiani che vincere si può e l’attuale disastro.
Romano Prodi
Come inizia una guerra civile – 297
La cruna dell’ago – 262
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 262
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 242
Cronaca di un affondamento annunciato - 242
In mezzo alla tempesta - 180
Il punto 4
Prima parte – Un mese difficile
A modo suo questa può essere considerata una giornata storica.
Una cosa certa è che questa giornata segna un giro di boa nella politica italiana. Non di certo in meglio, ma in peggio.
Stiamo sprofondando inesorabilmente giorno dopo giorno e solo la propaganda di regime attraverso i soliti giornaloni e media di regime tenta di dare una rappresentazione profondamente diversa della realtà.
Mentre negli Usa la stragrande maggioranza dei media, lotta strenuamente per garantirsi il ruolo di “Quarto potere”, necessario per evitare lo strabordare naturale del potere, da noi accade l’esatto contrario.
I media sono nella quasi totalità al servizio del potere.
Infatti non potrebbe essere diversamente. Questo è il Paese dei figli di mammà e del “Tengo famiglia”, per cui si è sempre disposti a tutto.
Il fatto del giorno che si mangia tutte le altre notizie, viene battuto dalle agenzie intorno alle 18,45.
Pochi minuti dopo i principali media ampliano sulle hp dei loro siti in rete la notizia tanto attesa.
La Consulta dice no alla richiesta di legittimo impedimento avanzata a suo tempo dai legali di Al Tappone.
Sul web si scatenano in modo liberatorio gli antiberlusconiani, mentre alcuni invitano alla prudenza sulla prossima sentenza della Cassazione.
Le truppe cammellate dei bucaneros si riuniscono dal capo per studiare le strategie di guerra.
Nessun berluscones l’ha presa bene. Più che per la sorte del capo sono preoccupati della propria sorte.
Se ci portano via il centravanti che è in grado di portarci in cima al campionato partendo da metà campionato, noi che siamo delle autentiche sverze in materia, che fine faremo???
Ovviamente non tutti hanno questo problema, ma gli afficionados più stretti, sì.
Infatti, scriveva stamani dagospia, tra l’altro analizzando il partito di Monti:
2. RIGOR MONTIS “SCARICA” PIERFURBY(O VICEVERSA?) E IL CENTRINO SI RESTRINGE ANCORA –
3. CESA & CASINI VELEGGIANO VERSO LA “COSA BIANCA” DI ENRICHETTO LETTA ED ALFANO -
In questa fase si stanno incrociando più giochi contemporaneamente.
Letta & Alfano, con i poteri forti, oggi segnano un punto a loro favore. Il Caimano deve essere gradatamente messo fuori gioco.
In questo caso, “La Cosa Bianca”, cioè la nuova Balena Bianca è più vicina.
Vedremo nelle prossime ore gli sviluppi di questa sentenza.
A Otto e mezzo Marco Travaglio ha sostenuto che il Caimano è troppo tranquillo di fronte a questa sentenza. Ha forse avuto rassicurazioni in merito??
I comunisti che avrebbero dovuto essere mandati al rogo, secondo l’ultima campagna elettorale nazionale, oggi sono diventati la sua miglior garanzia.
Tutto a posto???
La prima notizia d’agenzia sul dopo sentenza riporta la volontà berlusconiana di non voler far pesare le sue vicende personali sul governo. Che gran statista, meriterebbe di diventare senatore a vita.
Sà qualcosa che noi non sappiamo o è solo un calcolo di mera convenienza??
La Marescialla dell’Aria, Daniela Santadeché aveva minacciato che i berluscones non sarebbero stati con le mani in mano a vedere il loro capo messo al muro per essere fucilato.
Minacce al vento o stanotte alle 04,00 occuperà Piazza Colonna alla testa di una divisione corazzata???
E l’esercito di Silvio appena reclutato che si trova di fronte al primo vero attacco come reagirà??
Fanfaronate di 18 mila esaltati, oppure darà qualche dimostrazione pratica come battesimo del fuoco?
Lo sapremo prossimamente qui su questo schermo.
Il punto 4
Seconda parte – Un mese difficile
Romano Prodi
Come inizia una guerra civile – 297
La cruna dell’ago – 262
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 262
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 242
Cronaca di un affondamento annunciato - 242
In mezzo alla tempesta - 180
Il punto 4
Prima parte – Un mese difficile
A modo suo questa può essere considerata una giornata storica.
Una cosa certa è che questa giornata segna un giro di boa nella politica italiana. Non di certo in meglio, ma in peggio.
Stiamo sprofondando inesorabilmente giorno dopo giorno e solo la propaganda di regime attraverso i soliti giornaloni e media di regime tenta di dare una rappresentazione profondamente diversa della realtà.
Mentre negli Usa la stragrande maggioranza dei media, lotta strenuamente per garantirsi il ruolo di “Quarto potere”, necessario per evitare lo strabordare naturale del potere, da noi accade l’esatto contrario.
I media sono nella quasi totalità al servizio del potere.
Infatti non potrebbe essere diversamente. Questo è il Paese dei figli di mammà e del “Tengo famiglia”, per cui si è sempre disposti a tutto.
Il fatto del giorno che si mangia tutte le altre notizie, viene battuto dalle agenzie intorno alle 18,45.
Pochi minuti dopo i principali media ampliano sulle hp dei loro siti in rete la notizia tanto attesa.
La Consulta dice no alla richiesta di legittimo impedimento avanzata a suo tempo dai legali di Al Tappone.
Sul web si scatenano in modo liberatorio gli antiberlusconiani, mentre alcuni invitano alla prudenza sulla prossima sentenza della Cassazione.
Le truppe cammellate dei bucaneros si riuniscono dal capo per studiare le strategie di guerra.
Nessun berluscones l’ha presa bene. Più che per la sorte del capo sono preoccupati della propria sorte.
Se ci portano via il centravanti che è in grado di portarci in cima al campionato partendo da metà campionato, noi che siamo delle autentiche sverze in materia, che fine faremo???
Ovviamente non tutti hanno questo problema, ma gli afficionados più stretti, sì.
Infatti, scriveva stamani dagospia, tra l’altro analizzando il partito di Monti:
2. RIGOR MONTIS “SCARICA” PIERFURBY(O VICEVERSA?) E IL CENTRINO SI RESTRINGE ANCORA –
3. CESA & CASINI VELEGGIANO VERSO LA “COSA BIANCA” DI ENRICHETTO LETTA ED ALFANO -
In questa fase si stanno incrociando più giochi contemporaneamente.
Letta & Alfano, con i poteri forti, oggi segnano un punto a loro favore. Il Caimano deve essere gradatamente messo fuori gioco.
In questo caso, “La Cosa Bianca”, cioè la nuova Balena Bianca è più vicina.
Vedremo nelle prossime ore gli sviluppi di questa sentenza.
A Otto e mezzo Marco Travaglio ha sostenuto che il Caimano è troppo tranquillo di fronte a questa sentenza. Ha forse avuto rassicurazioni in merito??
I comunisti che avrebbero dovuto essere mandati al rogo, secondo l’ultima campagna elettorale nazionale, oggi sono diventati la sua miglior garanzia.
Tutto a posto???
La prima notizia d’agenzia sul dopo sentenza riporta la volontà berlusconiana di non voler far pesare le sue vicende personali sul governo. Che gran statista, meriterebbe di diventare senatore a vita.
Sà qualcosa che noi non sappiamo o è solo un calcolo di mera convenienza??
La Marescialla dell’Aria, Daniela Santadeché aveva minacciato che i berluscones non sarebbero stati con le mani in mano a vedere il loro capo messo al muro per essere fucilato.
Minacce al vento o stanotte alle 04,00 occuperà Piazza Colonna alla testa di una divisione corazzata???
E l’esercito di Silvio appena reclutato che si trova di fronte al primo vero attacco come reagirà??
Fanfaronate di 18 mila esaltati, oppure darà qualche dimostrazione pratica come battesimo del fuoco?
Lo sapremo prossimamente qui su questo schermo.
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Seconda parte – Un mese difficile
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Re: Come se ne viene fuori ?
E' molto grande la distanza tra il mio progetto di un centrosinistra di governo capace di convincere gli italiani che vincere si può e l’attuale disastro.
Romano Prodi
Come inizia una guerra civile – 298
La cruna dell’ago – 263
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 263
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 243
Cronaca di un affondamento annunciato - 243
In mezzo alla tempesta - 181
Il punto 4
Seconda parte – Un mese difficile
Sulla stampa quotidiana IFQ interviene sommessamente con Fabrizio d’Esposito, che chiude così il suo articolo “Il Pdl punta dritto al Colle”
“Potrà sembrare paradossale, ma la direttiva seguita dai berlusconiani è all’insegna dei “toni bassi”. Altrimenti nelle polemiche avrebbero tirato dentro Napolitano, come accadde quando la Consulta bocciò il lodo Alfano. Stavolta no. Il Colle deve garantire, secondo B., una fuoriuscita bipartisan dalla guerra di questi vent’anni. I contatti con il Quirinale ci sarebbero già stati. Ambasciatore il solito Gianni Letta. Spetta a Napolitano dire sì alla richiesta di colloquio avanzata già dal Cavaliere.”
Il Giornale di famiglia invece è un po’ più esplicito:
L'imbarazzo di Re Giorgio
spiazzato dalla Consulta
Il capo dello Stato irritato dalla decisione della Consulta. Adesso gli occhi sono tutti puntati sulla Cassazione
Napolitano non parla, ma il verdetto contraddice i suoi appelli all'equilibrio. La Consulta ha di fatto dato torto al capo dello Stato che da tempo si batte contro le "invasioni di campo". Ora dovrà allontanare l'attività di Palazzo Chigi dalle vicende processuali del Cav
Massimiliano Scafi - Gio, 20/06/2013 - 10:31
Roma - Commenti? «Zero». C'è davvero poca voglia sul Colle di dire qualcosa sulla sentenza della Consulta, «che comunque è irreversibile», e ancora di meno ce n'è di mettere piede nella tempesta politica che si è scatenata.
Giorgio Napolitano, ovviamente, è preoccupato per le eventuali ricadute sul governo Letta e sulla stabilità italiana, proprio nel mezzo della devastante crisi economica che l'attraversa.
E infatti la cosa principale che filtra dal Quirinale è «il vivo apprezzamento» del presidente per la composta reazione di Silvio Berlusconi. (Sì famolo senatore a vita – ndt)
«Nonostante l'accanimento giudiziario - dice il Cavaliere - la decisione della Corte non avrà influenza nel sostegno leale al governo. Ho sempre messo al primo posto il bene del Paese». ( Sempre in primo posto tanto che l’ha fatto affondare. Già abbiamo passato 19 anni con i compari che non hanno mai osato più di tanto in base agli accordi del 1994. Nessuno che osasse metterlo con le spalle al muro per il monte cazzate prodotto –ndt).
Ed è proprio quello che il capo dello Stato voleva sentire.
Rumors, boatos, voci.
Nei palazzi romani il verdetto contro il Cav era da giorni dato per scontato e anche sul Colle avevano fiutato l'aria, chiedendo a tutti di non caricare la sentenza di «improprie aspettative».
Una cosa è il giudizio «tecnico» dall'Alta Corte, un'altra l'esito processuale. ( Un par di palle, se sciaguratamente l’esito fosse stato l’opposto, tutto il processo ripartiva da zero. Non è un giudizio <<tecnico>> ma di sostanza – ndt)
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Ma, a bocce ferme, tutto ciò non attenua «l'irritazione» di Napolitano per la decisione della Consulta.
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E se Re Giorgio ufficialmente non può dire nulla, coma la pensi sull'argomento è abbastanza noto a tutti. (Ma và??? – ndt)
Basta rileggersi l'intervento pronunciato solo qualche giorno fa, quando ha ricevuto al Quirinale i giovani magistrati tirocinanti e li aveva invitati a perseguire non solo «l'indipendenza e l'imparzialità», ma anche «l'equilibrio».
Guai quindi a sconfinare, a fare i protagonisti, a non considerare «il contesto di tensioni e difficoltà sul piano politico e istituzionale», dell'Italia di oggi.
Tanto per essere più chiari: «Occorre che ogni singolo magistrato sia pienamente consapevole della portata degli effetti, talora assai rilevanti, che un suo atto può produrre anche al di là delle parti processuali». (Da noi il “diritto” è ormai diventato “rovescio”. Questo alto principio presidenziale vale erga omnes? Anche per Gennarino Esposito, accusato di furto di valiggie alla Stazione Centrale di Napoli, oppure solo per i potenti????. Come siamo caduti in basso!!!! – ndt)
E questo vale in particolare «dinanzi alle criticità che oggi presentano le istituzioni rappresentative nei confronti dei cittadini e gli elettori».
==========================================
Insomma, la Consulta era (mafiosamente – ndt) stata ben avvisata.
==========================================
Da qui la contrarietà del capo dello Stato per quell'undici a quattro in camera di consiglio.
Dal suo punto di vista, i motivi di insoddisfazione sono principalmente tre.
Primo: alla sentenza era stata legata l'impalcatura che regge le larghe intese e quindi, nonostante la linea soft di Berlusconi, il rischio a medio termine per il governo rimane.
Secondo: il garantista Napolitano da tempo si batte contro le «invasioni di campo» e per, come ha detto più volte, «un corretto e rispettoso rapporto tra politica e magistratura».
Terzo: la Corte Costituzionale ha di fatto dato torto al presidente, eppure tutti nel Pdl pensano che la Consulta sia un'emanazione del Quirinale. (Già, gli ermellini dovevano passare per delinquenti collusi solo per dare peso alla volontà presidenziale? – ndt)
Ora occhio alla Cassazione.
Nel frattempo Napolitano farà la sua parte per allontanare l'attività di Palazzo Chigi dalle vicende processuali del Cav, azionista di riferimento del governo.
http://www.ilgiornale.it/news/interni/n ... 28767.html
Continua in:
Il punto 4
Terza parte – Un mese difficile
Romano Prodi
Come inizia una guerra civile – 298
La cruna dell’ago – 263
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 263
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 243
Cronaca di un affondamento annunciato - 243
In mezzo alla tempesta - 181
Il punto 4
Seconda parte – Un mese difficile
Sulla stampa quotidiana IFQ interviene sommessamente con Fabrizio d’Esposito, che chiude così il suo articolo “Il Pdl punta dritto al Colle”
“Potrà sembrare paradossale, ma la direttiva seguita dai berlusconiani è all’insegna dei “toni bassi”. Altrimenti nelle polemiche avrebbero tirato dentro Napolitano, come accadde quando la Consulta bocciò il lodo Alfano. Stavolta no. Il Colle deve garantire, secondo B., una fuoriuscita bipartisan dalla guerra di questi vent’anni. I contatti con il Quirinale ci sarebbero già stati. Ambasciatore il solito Gianni Letta. Spetta a Napolitano dire sì alla richiesta di colloquio avanzata già dal Cavaliere.”
Il Giornale di famiglia invece è un po’ più esplicito:
L'imbarazzo di Re Giorgio
spiazzato dalla Consulta
Il capo dello Stato irritato dalla decisione della Consulta. Adesso gli occhi sono tutti puntati sulla Cassazione
Napolitano non parla, ma il verdetto contraddice i suoi appelli all'equilibrio. La Consulta ha di fatto dato torto al capo dello Stato che da tempo si batte contro le "invasioni di campo". Ora dovrà allontanare l'attività di Palazzo Chigi dalle vicende processuali del Cav
Massimiliano Scafi - Gio, 20/06/2013 - 10:31
Roma - Commenti? «Zero». C'è davvero poca voglia sul Colle di dire qualcosa sulla sentenza della Consulta, «che comunque è irreversibile», e ancora di meno ce n'è di mettere piede nella tempesta politica che si è scatenata.
Giorgio Napolitano, ovviamente, è preoccupato per le eventuali ricadute sul governo Letta e sulla stabilità italiana, proprio nel mezzo della devastante crisi economica che l'attraversa.
E infatti la cosa principale che filtra dal Quirinale è «il vivo apprezzamento» del presidente per la composta reazione di Silvio Berlusconi. (Sì famolo senatore a vita – ndt)
«Nonostante l'accanimento giudiziario - dice il Cavaliere - la decisione della Corte non avrà influenza nel sostegno leale al governo. Ho sempre messo al primo posto il bene del Paese». ( Sempre in primo posto tanto che l’ha fatto affondare. Già abbiamo passato 19 anni con i compari che non hanno mai osato più di tanto in base agli accordi del 1994. Nessuno che osasse metterlo con le spalle al muro per il monte cazzate prodotto –ndt).
Ed è proprio quello che il capo dello Stato voleva sentire.
Rumors, boatos, voci.
Nei palazzi romani il verdetto contro il Cav era da giorni dato per scontato e anche sul Colle avevano fiutato l'aria, chiedendo a tutti di non caricare la sentenza di «improprie aspettative».
Una cosa è il giudizio «tecnico» dall'Alta Corte, un'altra l'esito processuale. ( Un par di palle, se sciaguratamente l’esito fosse stato l’opposto, tutto il processo ripartiva da zero. Non è un giudizio <<tecnico>> ma di sostanza – ndt)
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Ma, a bocce ferme, tutto ciò non attenua «l'irritazione» di Napolitano per la decisione della Consulta.
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E se Re Giorgio ufficialmente non può dire nulla, coma la pensi sull'argomento è abbastanza noto a tutti. (Ma và??? – ndt)
Basta rileggersi l'intervento pronunciato solo qualche giorno fa, quando ha ricevuto al Quirinale i giovani magistrati tirocinanti e li aveva invitati a perseguire non solo «l'indipendenza e l'imparzialità», ma anche «l'equilibrio».
Guai quindi a sconfinare, a fare i protagonisti, a non considerare «il contesto di tensioni e difficoltà sul piano politico e istituzionale», dell'Italia di oggi.
Tanto per essere più chiari: «Occorre che ogni singolo magistrato sia pienamente consapevole della portata degli effetti, talora assai rilevanti, che un suo atto può produrre anche al di là delle parti processuali». (Da noi il “diritto” è ormai diventato “rovescio”. Questo alto principio presidenziale vale erga omnes? Anche per Gennarino Esposito, accusato di furto di valiggie alla Stazione Centrale di Napoli, oppure solo per i potenti????. Come siamo caduti in basso!!!! – ndt)
E questo vale in particolare «dinanzi alle criticità che oggi presentano le istituzioni rappresentative nei confronti dei cittadini e gli elettori».
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Insomma, la Consulta era (mafiosamente – ndt) stata ben avvisata.
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Da qui la contrarietà del capo dello Stato per quell'undici a quattro in camera di consiglio.
Dal suo punto di vista, i motivi di insoddisfazione sono principalmente tre.
Primo: alla sentenza era stata legata l'impalcatura che regge le larghe intese e quindi, nonostante la linea soft di Berlusconi, il rischio a medio termine per il governo rimane.
Secondo: il garantista Napolitano da tempo si batte contro le «invasioni di campo» e per, come ha detto più volte, «un corretto e rispettoso rapporto tra politica e magistratura».
Terzo: la Corte Costituzionale ha di fatto dato torto al presidente, eppure tutti nel Pdl pensano che la Consulta sia un'emanazione del Quirinale. (Già, gli ermellini dovevano passare per delinquenti collusi solo per dare peso alla volontà presidenziale? – ndt)
Ora occhio alla Cassazione.
Nel frattempo Napolitano farà la sua parte per allontanare l'attività di Palazzo Chigi dalle vicende processuali del Cav, azionista di riferimento del governo.
http://www.ilgiornale.it/news/interni/n ... 28767.html
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Terza parte – Un mese difficile
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Re: Come se ne viene fuori ?
Fisco, Commissione chiede a Italia attuazione norme antievasione 20/06/2013 13:22 -
Vediamo un po' cosa farà Letta ,vistoche PDL ha sempre frenato su questo tema .
Vediamo un po' cosa farà Letta ,vistoche PDL ha sempre frenato su questo tema .
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Re: Come se ne viene fuori ?
E' molto grande la distanza tra il mio progetto di un centrosinistra di governo capace di convincere gli italiani che vincere si può e l’attuale disastro.
Romano Prodi
Come inizia una guerra civile – 299
La cruna dell’ago – 264
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 264
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 244
Cronaca di un affondamento annunciato - 244
In mezzo alla tempesta - 182
Quando “l’informazione” diventa confusione.
Sul’Unità.it, da stamani possiamo trovare questo parere di Letta:
Letta: «Da casi giudiziari esterni
no rischi per il governo» | VIDEO
Letta se la ride.
20 giugno 2013
Letta: «Le cose vanno bene e torneremo a sorridere» -
«Ci sono le condizioni per fare cose positive e approvare il programma sul quale il Parlamento mi ha dato la fiducia». Un Enrico Letta ottimista e piuttosto tranquillo e sicuro spende parole di fiducia e nel suo incontro a tutto campo con i giornalisti della Stampa estera guarda avanti senza vedere troppe nuvole all'orizzonte. «Le cose stanno andando bene» e ci sono «tutte le condizioni per approvare il programma che ha avuto la fiducia del Parlamento», garantisce il presidente del Consiglio. Certo, c'è anche quello che accade intorno a Palazzo Chigi a influire sulla sua navigazione ma «vedo il governo stabile e concentrato sui suoi obiettivi. Non credo ci saranno conseguenze da vicende esterne, anche di natura giudiziaria», spiega a proposito di ripercussioni della sentenza della Consulta sul caso Mediaset e Berlusconi.
Vendere il made in Italy non è facile. Soprattutto quando si siede sul gradino più alto del governo e i potenzali clienti sono i corrispondenti della stampa estera in Italia. Ma l'impresa è una sorta di rito iniziatico. Non c'è presidente del consiglio che si sia sottratto. Il turno di Enrico Letta è scattato oggi. L'allievo di Andreatta ha varcato il portone di Via dell'Umiltà, a pochi passi dalla sede del Pdl, col piglio di chi voleva mettercela tutta
Nelle oltre due ore di colloquio, l'ex inquilino di Palazzo Chigi ha aleggiato sulla testa dei cronisti stranieri dribblando i paletti senza penare troppo: «Berlusconi? Non darei troppa importanza. Non vedo le urne vicine», ha detto scomponendosi il giusto. In fondo «i dolori del giovane Werther italiano» non ci sono. «Cinquanta giorni e non provo nessuna sofferenza. Le cose stanno andando come prevedevo», ha spiegato.
Da uomo che preferisce «i fatti ai fuochi d'artificio», Enrico Letta ha prosaicamente provato a vendere ai cronisti l'eco-bonus appena varato dal governo. «Per voi che vivete in Italia, vi segnalo il nostro decreto»: detrazione al 50% sulle ristrutturazioni edilizie e addirittura al 65% per le opere legate all'efficientamento energetico. «Fatele ora, c'è un incentivo molto forte». Più fiscalista che presidente operaio, insomma.
«Ci sono le condizioni per fare cose positive e approvare il programma sul quale il Parlamento mi ha dato la fiducia» ha detto Letta durante l'incontro. «Non sento sofferenza in quello che sto facendo, sento molta attesa e impegno - ha aggiunto - Vivo questa esperienza, giorno per giorno, con grande determinazione. Se ogni tanto non sorrido è perchè caratterialmente sono così ma in privato sorrido molto. Ci saranno occasioni - assicura - per sorridere».
«La sensazione e il sentimento di partenza è che a 50 giorni dall'inizio di questo impegno, anche se a me sembra una vita - ha aggiunto Letta - le cose stanno andando bene, come mi aspettavo e come speravo». Insomma, «sento che c'è energia positiva che si sta liberando», afferma il presidente del Consiglio.
http://www.unita.it/italia/letta-bene-o ... 853?page=2
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Mentre l’Huffington Post presenta uno scenario da venti di guerra:
Silvio Berlusconi, vertice notturno dopo la sentenza Mediaset: "Ci sentiamo in trappola, salta il governo" (FOTO)
Pubblicato: 20/06/2013 13:25 CEST | Aggiornato: 20/06/2013 13:30 CEST
Alzare sempre di più il tiro, su ogni provvedimento.
A costo di far saltare il banco.
O meglio: fino a far saltare il banco.
Perché a questo punto è chiaro che la tregua non serve, anzi rischia di essere controproducente.
Di diventare una trappola.
La notte porta la guerra.
Nel vertice con in fedelissimi Silvio Berlusconi è nero:
“Mi hanno indotto a collaborare solo per dare tempo alle varie Corti di massacrarmi meglio.
E per dare tempo al Pd di riorganizzarsi.
Ma a questo punto basta.
Al governo non si concede più nulla.
A costo che salti tutto”.
È finita la fase responsabile.
Perché la scossa della Corte significa un cosa sola. E su questo sono d’accordo tutti.
E cioè che l’operazione politica che ha portato al governo Letta non ha garantito un ammorbidimento delle procure.
Anzi, ora rischia di arrivare la valanga: Ruby, lodo Mondadori, compravendita dei parlamentari.
E gran finale con la Cassazione che potrebbe cacciare Berlusconi dal Parlamento.
In questo quadro, dice Verdini mentre il Capo annuisce, aspettare significa consegnare Berlusconi al patibolo e dare modo alla sinistra di riorganizzarsi.
Per di più favorendo l’emorragia dei voti del Pdl con la partecipazione a questo governo.
Nel mirino, prima ancora dei giudici, c’è Giorgio Napolitano.
Nel vertice risuonano parole durissime verso il “comunista che non è stato ai patti”.
Perché, spiega più di uno dei presenti, non è vero che col Colle non ci sia stata trattativa: “Certo – è il ragionamento – non abbiamo chiesto a uno come Napolitano un decreto “salva Berlusconi” ma certo c’era uno schema condiviso.
Che è stato sviluppato e preparato nel tempo.
Per il Cavaliere è questo schema che Napolitano ha tradito.
È una operazione che parte da lontano.
Sin da quando, il giorno dopo la manifestazione dei parlamentari di fronte al tribunale di Milano, salirono al Colle Alfano e i capigruppo.
Lì, venne formalizzata la prima offerta di un bis.
Secondo i berlusconiani, Napolitano allora disse: “E’ prematuro”.
Ma non disse no.
La sua preoccupazione era, proseguono fonti autorevoli, era di non apparire come il candidato del Pdl, mentre il Pd puntava su altri cavalli.
Ma sulla giustizia diede il segnale.
Richiamando la magistratura in un comunicato che gelò sinistra e procura di Milano.
E la giustizia è sempre stata al centro di ogni mossa del Cavaliere nella partita del Quirinale.
Quando Bersani recapitò la rosa, Berlusconi chiamò tutti e tre i candidati,Marini, Amato e D’Alema.
E recapitò le sue condizioni: la nomina di senatore a vita e Gianni Letta come sottosegretario alla presidenza.
Solo Marini disse sì ad entrambe le condizioni.
Ma fu impallinato dal Pd.
Ed è su queste basi – larghe intese e tregua giudiziaria - che si è intavolata la seconda trattativa con Napolitano.
A palazzo Chigi è andato il nipote di Gianni, ma sulla giustizia, per Berlusconi, è stato tradito il patto.
Perché Napolitano poteva agire, eccome: “In Cassazione doveva finire 8 a 7, con i membri nominati dal Colle che votavano l’accoglimento del legittimo impedimento”.
I legali del Cav avevano anche trovato un precedente Previti, con la Corte che rimanda tutto alla Cassazione lavandosene le mani.
E invece è arrivata la scossa: “Io – è sbottato l’ex premier – sono stato responsabile, e lui non ha mosso un dito”
Ecco i ragionamenti che portano alla fine della tregua. Col Cavaliere che dà ragione a Daniela Santanchè che apre le danze senza girarci attorno: “La verità è la colpa è di Napolitano”.
E non a Fabrizio Cicchitto, protagonista di un duello verbale con Daniela: “Sbagli, il Colle non c’entra. La colpa è di De Benedetti, che condiziona pure la Corte”. Replica di Daniela: “Sei tu che non hai capito. L’intero quadro è una trappola. E’ il Quirinale e l’intero governo che vuole far fuori Berlusconi. È una situazione buona a far fuori Belrusconi. I tribunali lo massacrano, noi non possiamo fare niente, e quando siamo morti arriva Renzi”.
Il Cavaliere ascolta per ore, e per più di un giro di tavolo: Brunetta, Gasparri, Schifani, Gelmini, Verdini, Santanchè, Alfano, Quagliariello e tutti i ministri.
Alla fine pronuncia le parole della fine della tregua: “Ora basta, non mi faccio massacrare.
Alziamo il tiro su tutto: Imu, Iva. Su tutto, a costo di rompere”.
E a costo di sfidare Napolitano: “Se scioglie – è il ragionamento - andiamo al voto.
Se non scioglie e si fa un’altra maggioranza con i grillini significa che ci scateniamo nel paese contro il governo delle tasse e della recessione.
E vediamo se in questo clima cacciano Berlusconi dal Parlamento”.
E per la prima volta, tutti d’accordo, compresa la delegazione governativa.
http://www.huffingtonpost.it/2013/06/20 ... _ref=italy
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E’ evidente che qualcuno bara. Chi???
Romano Prodi
Come inizia una guerra civile – 299
La cruna dell’ago – 264
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 264
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 244
Cronaca di un affondamento annunciato - 244
In mezzo alla tempesta - 182
Quando “l’informazione” diventa confusione.
Sul’Unità.it, da stamani possiamo trovare questo parere di Letta:
Letta: «Da casi giudiziari esterni
no rischi per il governo» | VIDEO
Letta se la ride.
20 giugno 2013
Letta: «Le cose vanno bene e torneremo a sorridere» -
«Ci sono le condizioni per fare cose positive e approvare il programma sul quale il Parlamento mi ha dato la fiducia». Un Enrico Letta ottimista e piuttosto tranquillo e sicuro spende parole di fiducia e nel suo incontro a tutto campo con i giornalisti della Stampa estera guarda avanti senza vedere troppe nuvole all'orizzonte. «Le cose stanno andando bene» e ci sono «tutte le condizioni per approvare il programma che ha avuto la fiducia del Parlamento», garantisce il presidente del Consiglio. Certo, c'è anche quello che accade intorno a Palazzo Chigi a influire sulla sua navigazione ma «vedo il governo stabile e concentrato sui suoi obiettivi. Non credo ci saranno conseguenze da vicende esterne, anche di natura giudiziaria», spiega a proposito di ripercussioni della sentenza della Consulta sul caso Mediaset e Berlusconi.
Vendere il made in Italy non è facile. Soprattutto quando si siede sul gradino più alto del governo e i potenzali clienti sono i corrispondenti della stampa estera in Italia. Ma l'impresa è una sorta di rito iniziatico. Non c'è presidente del consiglio che si sia sottratto. Il turno di Enrico Letta è scattato oggi. L'allievo di Andreatta ha varcato il portone di Via dell'Umiltà, a pochi passi dalla sede del Pdl, col piglio di chi voleva mettercela tutta
Nelle oltre due ore di colloquio, l'ex inquilino di Palazzo Chigi ha aleggiato sulla testa dei cronisti stranieri dribblando i paletti senza penare troppo: «Berlusconi? Non darei troppa importanza. Non vedo le urne vicine», ha detto scomponendosi il giusto. In fondo «i dolori del giovane Werther italiano» non ci sono. «Cinquanta giorni e non provo nessuna sofferenza. Le cose stanno andando come prevedevo», ha spiegato.
Da uomo che preferisce «i fatti ai fuochi d'artificio», Enrico Letta ha prosaicamente provato a vendere ai cronisti l'eco-bonus appena varato dal governo. «Per voi che vivete in Italia, vi segnalo il nostro decreto»: detrazione al 50% sulle ristrutturazioni edilizie e addirittura al 65% per le opere legate all'efficientamento energetico. «Fatele ora, c'è un incentivo molto forte». Più fiscalista che presidente operaio, insomma.
«Ci sono le condizioni per fare cose positive e approvare il programma sul quale il Parlamento mi ha dato la fiducia» ha detto Letta durante l'incontro. «Non sento sofferenza in quello che sto facendo, sento molta attesa e impegno - ha aggiunto - Vivo questa esperienza, giorno per giorno, con grande determinazione. Se ogni tanto non sorrido è perchè caratterialmente sono così ma in privato sorrido molto. Ci saranno occasioni - assicura - per sorridere».
«La sensazione e il sentimento di partenza è che a 50 giorni dall'inizio di questo impegno, anche se a me sembra una vita - ha aggiunto Letta - le cose stanno andando bene, come mi aspettavo e come speravo». Insomma, «sento che c'è energia positiva che si sta liberando», afferma il presidente del Consiglio.
http://www.unita.it/italia/letta-bene-o ... 853?page=2
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Mentre l’Huffington Post presenta uno scenario da venti di guerra:
Silvio Berlusconi, vertice notturno dopo la sentenza Mediaset: "Ci sentiamo in trappola, salta il governo" (FOTO)
Pubblicato: 20/06/2013 13:25 CEST | Aggiornato: 20/06/2013 13:30 CEST
Alzare sempre di più il tiro, su ogni provvedimento.
A costo di far saltare il banco.
O meglio: fino a far saltare il banco.
Perché a questo punto è chiaro che la tregua non serve, anzi rischia di essere controproducente.
Di diventare una trappola.
La notte porta la guerra.
Nel vertice con in fedelissimi Silvio Berlusconi è nero:
“Mi hanno indotto a collaborare solo per dare tempo alle varie Corti di massacrarmi meglio.
E per dare tempo al Pd di riorganizzarsi.
Ma a questo punto basta.
Al governo non si concede più nulla.
A costo che salti tutto”.
È finita la fase responsabile.
Perché la scossa della Corte significa un cosa sola. E su questo sono d’accordo tutti.
E cioè che l’operazione politica che ha portato al governo Letta non ha garantito un ammorbidimento delle procure.
Anzi, ora rischia di arrivare la valanga: Ruby, lodo Mondadori, compravendita dei parlamentari.
E gran finale con la Cassazione che potrebbe cacciare Berlusconi dal Parlamento.
In questo quadro, dice Verdini mentre il Capo annuisce, aspettare significa consegnare Berlusconi al patibolo e dare modo alla sinistra di riorganizzarsi.
Per di più favorendo l’emorragia dei voti del Pdl con la partecipazione a questo governo.
Nel mirino, prima ancora dei giudici, c’è Giorgio Napolitano.
Nel vertice risuonano parole durissime verso il “comunista che non è stato ai patti”.
Perché, spiega più di uno dei presenti, non è vero che col Colle non ci sia stata trattativa: “Certo – è il ragionamento – non abbiamo chiesto a uno come Napolitano un decreto “salva Berlusconi” ma certo c’era uno schema condiviso.
Che è stato sviluppato e preparato nel tempo.
Per il Cavaliere è questo schema che Napolitano ha tradito.
È una operazione che parte da lontano.
Sin da quando, il giorno dopo la manifestazione dei parlamentari di fronte al tribunale di Milano, salirono al Colle Alfano e i capigruppo.
Lì, venne formalizzata la prima offerta di un bis.
Secondo i berlusconiani, Napolitano allora disse: “E’ prematuro”.
Ma non disse no.
La sua preoccupazione era, proseguono fonti autorevoli, era di non apparire come il candidato del Pdl, mentre il Pd puntava su altri cavalli.
Ma sulla giustizia diede il segnale.
Richiamando la magistratura in un comunicato che gelò sinistra e procura di Milano.
E la giustizia è sempre stata al centro di ogni mossa del Cavaliere nella partita del Quirinale.
Quando Bersani recapitò la rosa, Berlusconi chiamò tutti e tre i candidati,Marini, Amato e D’Alema.
E recapitò le sue condizioni: la nomina di senatore a vita e Gianni Letta come sottosegretario alla presidenza.
Solo Marini disse sì ad entrambe le condizioni.
Ma fu impallinato dal Pd.
Ed è su queste basi – larghe intese e tregua giudiziaria - che si è intavolata la seconda trattativa con Napolitano.
A palazzo Chigi è andato il nipote di Gianni, ma sulla giustizia, per Berlusconi, è stato tradito il patto.
Perché Napolitano poteva agire, eccome: “In Cassazione doveva finire 8 a 7, con i membri nominati dal Colle che votavano l’accoglimento del legittimo impedimento”.
I legali del Cav avevano anche trovato un precedente Previti, con la Corte che rimanda tutto alla Cassazione lavandosene le mani.
E invece è arrivata la scossa: “Io – è sbottato l’ex premier – sono stato responsabile, e lui non ha mosso un dito”
Ecco i ragionamenti che portano alla fine della tregua. Col Cavaliere che dà ragione a Daniela Santanchè che apre le danze senza girarci attorno: “La verità è la colpa è di Napolitano”.
E non a Fabrizio Cicchitto, protagonista di un duello verbale con Daniela: “Sbagli, il Colle non c’entra. La colpa è di De Benedetti, che condiziona pure la Corte”. Replica di Daniela: “Sei tu che non hai capito. L’intero quadro è una trappola. E’ il Quirinale e l’intero governo che vuole far fuori Berlusconi. È una situazione buona a far fuori Belrusconi. I tribunali lo massacrano, noi non possiamo fare niente, e quando siamo morti arriva Renzi”.
Il Cavaliere ascolta per ore, e per più di un giro di tavolo: Brunetta, Gasparri, Schifani, Gelmini, Verdini, Santanchè, Alfano, Quagliariello e tutti i ministri.
Alla fine pronuncia le parole della fine della tregua: “Ora basta, non mi faccio massacrare.
Alziamo il tiro su tutto: Imu, Iva. Su tutto, a costo di rompere”.
E a costo di sfidare Napolitano: “Se scioglie – è il ragionamento - andiamo al voto.
Se non scioglie e si fa un’altra maggioranza con i grillini significa che ci scateniamo nel paese contro il governo delle tasse e della recessione.
E vediamo se in questo clima cacciano Berlusconi dal Parlamento”.
E per la prima volta, tutti d’accordo, compresa la delegazione governativa.
http://www.huffingtonpost.it/2013/06/20 ... _ref=italy
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E’ evidente che qualcuno bara. Chi???
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Re: Come se ne viene fuori ?
Se non scioglie e si fa un’altra maggioranza con i grillini significa che ci scateniamo nel paese contro il governo delle tasse e della recessione.
Credo che questa opzione faccia più paura delle patrie galere alla Mummia-Cinese
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Re: Come se ne viene fuori ?
Rifiuti e quote latte nel mirino della Ue
Cristina Casadei21 giugno 2013
MILANO
Doppia bocciatura Ue nei confronti dell'Italia con il rischio di trovarsi alla fine un conto miliardario. Da un lato, la gestione dei rifiuti in Campania, per la quale Bruxelles trascina Roma davanti alla Corte Ue con una richiesta di sanzione pari a oltre 25 milioni di euro. Dall'altro, con una lettera di messa in mora inviata all'Italia, l'euroesecutivo esorta a recuperare presso i produttori di latte, che tra il 1995 e il 2009 hanno superato le quote loro assegnate, multe per un totale stimato in almeno 1,42 miliardi di euro.
La questione rifiuti
Il deferimento dell'Italia alla Corte di Giustizia Ue, per la seconda volta per il mancato adeguamento alle norme Ue nella gestione dei rifiuti in Campania, chiede di trovare una soluzione velocemente. Come ha spiegato ieri il ministro dell'Ambiente Andrea Orlando «abbiamo ricevuto una condanna al pagamento di 25 milioni di euro e la risposta va data in tempi rapidi». La questione più importante è quindi trovare «la metodologia più rapida - aggiunge il ministro -. Credo che in un paio di mesi si possa dare una risposta organica sull'impiantistica e sui siti del compost». Perché, come avverte Orlando, se non indichiamo a Bruxelles come smaltiamo, c'è il rischio di «una multa di 200mila euro al giorno. Quindi dobbiamo dire se riteniamo chiudere il ciclo dei rifiuti e come si può fare in alternativa». Come spiegano i tecnici del ministero sul caso Campania le sanzioni sono basate sul numero di giorni fra la prima condanna (a marzo 2010) e la seconda. La richiesta per la vicenda campana è per una sanzione forfettaria giornaliera massima (21.067 euro al giorno) pari a 25 milioni, esclusa la mora. Per la sanzione di mora, la richiesta è di 256.819,20 euro al giorno, ma è previsto uno "sconto" sui progressi condotti dalla Campania. La sanzione «sarà proporzionata al ritardo della chiusura del ciclo – dice il ministro –. Sarà minore, se ci sono possibilità concrete di aprire impianti di compost e di differenziata. Se invece non abbiamo un ciclo complessivo, la sanzione sarà più alta». Quel che è certo è che «non ci sono risorse aggiuntive per bonificare le discariche o i siti legali gestiti senza il rispetto della normativa ambientale – sottolinea Orlando –. Ora le risorse ci sono solo per i numerosi siti illegali dislocati tra Caserta e Napoli». Ma il faro della Ue è a lungo termine: «Nel 2020 la Ue ci dice che vanno eliminate tutte le discariche e in termovalorizzatore vanno solo parti di rifiuti che non sono riciclabili».
Le quote latte
Con la lettera di messa in mora (che è il primo atto di una procedura d'infrazione) la Commissione Ue, in pratica, esorta l'Italia a porre rimedio alle carenze nelle azioni di recupero delle multe dovute dai produttori lattiero-caseari che hanno superato le quote latte negli anni in cui il paese ha sforato i limiti previsti, cioè tra il 1995 e il 2009 («non negli ultimi tre anni – fa notare Coldiretti – in cui l'Italia si è attenuta ai tetti previsti»). Nonostante le ripetute richieste – rileva Bruxelles – «le autorità italiane non hanno ancora adottato le opportune misure per recuperare le somme dovute, che si stima corrispondano a un importo complessivo di almeno 1,42 miliardi di euro, in gran parte ancora non riscosse».
Il governo italiano, ha spiegato un portavoce della Commisione Ue, sostituendosi ai produttori nel pagamento delle multe per i surplus di latte prodotti, ha «mal utilizzato i fondi pubblici. Quelli da recuperare non sono soldi per la Ue, sono soldi degli italiani, per gli italiani». «La contestazione della Commissione Ue – ha spiegato il ministro per le Politiche agricole, Nunzia De Girolamo – è riconducibile a una procedura di recupero delle somme contestate non particolarmente efficace superata da una recente modifica normativa del 2012 che prevede il superamento di queste difficoltà, con il coinvolgimento, oltre che di Agea, anche di Equitalia e della Guardia di Finanza. In ogni caso, risponderemo nei termini e tramite i canali previsti dalla Commissione».
Al 30 maggio, si registrano 103 procedure d'infrazione a carico dell'Italia: 85 per violazione del diritto Ue e 18 per mancato recepimento di direttive. Nel solo mese di giugno sono 5 le procedure aperte da Bruxelles nei confronti dell'Italia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le sanzioni più recenti
IL CASO CAMPANIA
Per il caso Campania, Bruxelles chiede una multa forfettaria di 25 milioni di euro per le passate violazioni delle regole Ue e un'ulteriore sanzione di oltre 250 mila euro al giorno fino a che l'Italia non si adeguerà
.....................................................
Cosa dobbiamo dire:e io pago!
Oltre ad essere messi male con le casse dello stato anche queste tegole.Immondizie e latte.Facciamo pagare alla lega che diceva non pagarle?.
Certo che l'unione europea a fatto delle regole firmate anche da noi , per colpire i paesi che sono0 messi peggio.
Tanto per restare nel tema ieri sera puntata servizio pubblico la Bufala.MI domando che cosa mangiamo di sano in questo paese.
Ciao
Paolo11
Cristina Casadei21 giugno 2013
MILANO
Doppia bocciatura Ue nei confronti dell'Italia con il rischio di trovarsi alla fine un conto miliardario. Da un lato, la gestione dei rifiuti in Campania, per la quale Bruxelles trascina Roma davanti alla Corte Ue con una richiesta di sanzione pari a oltre 25 milioni di euro. Dall'altro, con una lettera di messa in mora inviata all'Italia, l'euroesecutivo esorta a recuperare presso i produttori di latte, che tra il 1995 e il 2009 hanno superato le quote loro assegnate, multe per un totale stimato in almeno 1,42 miliardi di euro.
La questione rifiuti
Il deferimento dell'Italia alla Corte di Giustizia Ue, per la seconda volta per il mancato adeguamento alle norme Ue nella gestione dei rifiuti in Campania, chiede di trovare una soluzione velocemente. Come ha spiegato ieri il ministro dell'Ambiente Andrea Orlando «abbiamo ricevuto una condanna al pagamento di 25 milioni di euro e la risposta va data in tempi rapidi». La questione più importante è quindi trovare «la metodologia più rapida - aggiunge il ministro -. Credo che in un paio di mesi si possa dare una risposta organica sull'impiantistica e sui siti del compost». Perché, come avverte Orlando, se non indichiamo a Bruxelles come smaltiamo, c'è il rischio di «una multa di 200mila euro al giorno. Quindi dobbiamo dire se riteniamo chiudere il ciclo dei rifiuti e come si può fare in alternativa». Come spiegano i tecnici del ministero sul caso Campania le sanzioni sono basate sul numero di giorni fra la prima condanna (a marzo 2010) e la seconda. La richiesta per la vicenda campana è per una sanzione forfettaria giornaliera massima (21.067 euro al giorno) pari a 25 milioni, esclusa la mora. Per la sanzione di mora, la richiesta è di 256.819,20 euro al giorno, ma è previsto uno "sconto" sui progressi condotti dalla Campania. La sanzione «sarà proporzionata al ritardo della chiusura del ciclo – dice il ministro –. Sarà minore, se ci sono possibilità concrete di aprire impianti di compost e di differenziata. Se invece non abbiamo un ciclo complessivo, la sanzione sarà più alta». Quel che è certo è che «non ci sono risorse aggiuntive per bonificare le discariche o i siti legali gestiti senza il rispetto della normativa ambientale – sottolinea Orlando –. Ora le risorse ci sono solo per i numerosi siti illegali dislocati tra Caserta e Napoli». Ma il faro della Ue è a lungo termine: «Nel 2020 la Ue ci dice che vanno eliminate tutte le discariche e in termovalorizzatore vanno solo parti di rifiuti che non sono riciclabili».
Le quote latte
Con la lettera di messa in mora (che è il primo atto di una procedura d'infrazione) la Commissione Ue, in pratica, esorta l'Italia a porre rimedio alle carenze nelle azioni di recupero delle multe dovute dai produttori lattiero-caseari che hanno superato le quote latte negli anni in cui il paese ha sforato i limiti previsti, cioè tra il 1995 e il 2009 («non negli ultimi tre anni – fa notare Coldiretti – in cui l'Italia si è attenuta ai tetti previsti»). Nonostante le ripetute richieste – rileva Bruxelles – «le autorità italiane non hanno ancora adottato le opportune misure per recuperare le somme dovute, che si stima corrispondano a un importo complessivo di almeno 1,42 miliardi di euro, in gran parte ancora non riscosse».
Il governo italiano, ha spiegato un portavoce della Commisione Ue, sostituendosi ai produttori nel pagamento delle multe per i surplus di latte prodotti, ha «mal utilizzato i fondi pubblici. Quelli da recuperare non sono soldi per la Ue, sono soldi degli italiani, per gli italiani». «La contestazione della Commissione Ue – ha spiegato il ministro per le Politiche agricole, Nunzia De Girolamo – è riconducibile a una procedura di recupero delle somme contestate non particolarmente efficace superata da una recente modifica normativa del 2012 che prevede il superamento di queste difficoltà, con il coinvolgimento, oltre che di Agea, anche di Equitalia e della Guardia di Finanza. In ogni caso, risponderemo nei termini e tramite i canali previsti dalla Commissione».
Al 30 maggio, si registrano 103 procedure d'infrazione a carico dell'Italia: 85 per violazione del diritto Ue e 18 per mancato recepimento di direttive. Nel solo mese di giugno sono 5 le procedure aperte da Bruxelles nei confronti dell'Italia.
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Le sanzioni più recenti
IL CASO CAMPANIA
Per il caso Campania, Bruxelles chiede una multa forfettaria di 25 milioni di euro per le passate violazioni delle regole Ue e un'ulteriore sanzione di oltre 250 mila euro al giorno fino a che l'Italia non si adeguerà
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Cosa dobbiamo dire:e io pago!
Oltre ad essere messi male con le casse dello stato anche queste tegole.Immondizie e latte.Facciamo pagare alla lega che diceva non pagarle?.
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Ciao
Paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il miglior analista politico in questa fase rimane lui.
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/me ... 6.html#p=0
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Re: Come se ne viene fuori ?
E' molto grande la distanza tra il mio progetto di un centrosinistra di governo capace di convincere gli italiani che vincere si può e l’attuale disastro.
Romano Prodi
Come inizia una guerra civile – 300
La cruna dell’ago – 265
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 265
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 245
Cronaca di un affondamento annunciato - 245
In mezzo alla tempesta - 183
Romanzo criminale - 10
La società italiana è una Società a irresponsabilità illimitata.
Il pranzo è servito.
“POLITICI SVEGLIA, L’ITALIA RISCHIA UN DEFAULT NEI PROSSIMI SEI MESI”
(Stefano Feltri).
22/06/2013 di triskel182
IL RAPPORTO RISERVATO DI MEDIOBANCA SECURITIES: È PEGGIO CHE NEL 1992 SERVONO SUBITO 75 MILIARDI PER ABBATTERE IL DEBITO: “I RICCHI NE PAGHINO 43”.
(Francamente, come è possibile pensare che possono trovare 75 miliardi se non sono capaci di trovarne 2 per bloccare l'aumento dell'Iva - Mi sembra di essere sulla nave dei folli.
Se poi si tiene conto del pericolo annunciato che si percepisce nel mondo finanziario, circa un nuovo crollo a settembre, raccontato da Loretta Napoleoni e rafforzato ieri dalle decisioni del presidente della Fed, Bernanke, sembra di stare seduti su un deposito contenente un migliaio di testate atomiche pronte a deflagrare. Mi torna in mente Monti che ci aveva ammansito che lui vedeva una luce in fondo al tunnel. E per fortuna è un'economista presidente della Bocconi.
Se lo avesse affermato Gennarino Esposito, faticatore al porto di Napoli, gli avremmo appiccicato l'etichetta del folle- ndt)
Entro sei mesi tutto sarà chiaro: o l’Italia ritrova un po’ di crescita sfruttando le riforme iniziate dal governo Monti, oppure il peggioramento della crisi, nell’economia reale e sui mercati finanziari, “potrebbe costringere il Paese alla richiesta di salvataggio”. Lo scrive l’analista Antonio Guglielmi in un report di Medio-banca Securities, la controllata di Londra di Mediobanca specializzata in intermediazione finanziaria, che è stato consegnato soltanto ai clienti. Le banche sono restie a divulgare analisi pessimistiche sullo stato della situazione italiana per non creare allarme. Ma il Fatto Quotidiano ha avuto modo di leggere il report di Guglielmi, le cui analisi nei mesi scorsi hanno suscitato vivaci polemiche.
ENRICO LETTA e i suoi ministri continuano a rimandare i problemi, dall’Iva all’Imu, ma secondo il report di Guglielmi non c’è più tempo: la situazione “è peggiore” che nel 1992, il contesto macroeconomico “sta colpendo l’economia italiana più pesantemente” e l’Italia “non può più contare sulla leva della svalutazione”. E quindi? Il rapporto di Guglielmi sottolinea un fenomeno inquietante: di recente sul mercato in vari momenti (anche ieri) il rendimento dei Btp ha superato quello dei Bot di pari durata. Perché i mercati chiedono un interesse più basso per un Bot che dovrà essere rimborsato tra sei mesi rispetto a un Btp ventennale emesso 19 anni e sei mesi fa? “Questa differenza di rendimento non ha alcuna ragione di esistere a meno che i mercati non stiano facendo differenza tra i bond a rischio ristrutturazione (Btp) e quelli che non sono soggetti a ristrutturazione (Bot e strumenti di mercato monetario )”. Traduzione: gli investitori si aspettano che nei prossimi sei mesi l’Italia possa dichiarare una parziale bancarotta sul suo debito. Come ha fatto la Grecia. La fuga dei grandi fondi dai Paesi mediterranei è ricominciata.
I detonatori possibili sono tanti: la Federal Reserve che comincia ad asciugare liquidità, la Lituania che chiede aiuto per le sue banche, l’Argentina che è a un passo da una nuova bancarotta. Lo spread, e questo è uno degli aspetti meno rassicuranti dell’analisi di Guglielmi, dipende quasi esclusivamente da variabili che non controlliamo. Se torna a salire, come sta succedendo, l’Italia potrà fare molto poco.
A parte la bassa crescita, che deriva dalle riforme, la grande minaccia per il Paese è il debito pubblico, arrivato a 2.041 miliardi di euro. Guglielmi scarta l’idea della maxi-patrimoniale che ogni tanto riaffiora nel dibattito: il governo Monti non ha realizzato la mappatura della ricchezza degli italiani che è la premessa per rendere equo un simile intervento. Introdurre una tassa straordinaria sulla casa sembra politicamente poco fattibile. E con l’Imu, l’imposizione sugli immobili ha già superato la media europea (1,6 per cento del reddito disponibile totale contro l’1 per cento di media). Però, e questa è la parte interessante, si possono recuperare 75 miliardi “senza danneggiare i consumi”: 3-7 miliardi alzando le aliquote sulle rendite finanziarie (esclusi i titoli di Stato), applicando alla finanza lo stesso carico fiscale che oggi grava sugli immobili. Altri 43 miliardi applicando un prelievo una tantum al 10 per cento più ricco della popolazione, sopra 1,3 milioni di euro di patrimonio, sul modello di quella francese. Dai capitali nascosti in Svizzera (solo qui il report indulge a un po’ di ottimismo) possono arrivare 20 miliardi di euro, altri 2, se proprio necessario, da un condono edilizio.
Una cura che darebbe un segnale al mercato, rendendo più credibile la nostra posizione. Ma non basterebbe. Perché Medio-banca Securities identifica un’altra emergenza che la politica italiana finge di non vedere: le banche. Nota Antonio Guglielmi che il tasso di copertura cash dei crediti problematici nelle banche italiane si è ridotto dal 51 per cento del 2007 al 40 del 2013. Significa che se un prestito non viene rimborsato, in tutto o in parte, le banche sono molto più dipendenti dalle garanzie reali. Che di solito sono immobili. Problema: i prezzi delle case stanno crollando, “dal picco del 2008 si sono ridotti del 12 per cento contro il 25 per cento della Spagna”. Nella simulazione di Mediobanca Securities le banche italiane potrebbero correggere al ribasso del 45 per cento il valore degli immobili che hanno in bilancio e comunque la copertura dei crediti (contanti più garanzia) resterebbe al 100 per cento. Ma se invece volessero mantenere il tasso di copertura attuale, 125 per cento, il 17 per cento del capitale calcolato secondo i parametri di Basilea 2 sarebbe spazzato via.
LE BANCHE, insomma, sono fragili. E abbiamo perso l’occasione di farle salvare all’Europa: ora si è affermato il “modello Cipro”. L’Eurogruppo ha deciso che se una banca ha bisogno di aiuto, l’Esm (il fondo Salva Stati) ci metterà parte dei fondi, massimo 60 miliardi. Gli altri li dovrà recuperare lo Stato nazionale. Convertendo obbligazioni in azioni, prelevando dai depositi, tassando i cittadini. Tre mesi fa Guglielmi suggeriva di fare una bad bank, e l’Abi si è molto risentita. Oggi la situazione è peggiorata . Possiamo solo sperare che l’Italia non debba mai porsi il problema, ma dal rapporto di Guglielmi l’approccio “wait and see”, aspetta e spera, pare il più pericoloso di tutti.
Da Il Fatto Quotidiano del 22/06/2013.
AUGURI VIVISSIMI A TUTTI NOI.
Romano Prodi
Come inizia una guerra civile – 300
La cruna dell’ago – 265
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 265
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 245
Cronaca di un affondamento annunciato - 245
In mezzo alla tempesta - 183
Romanzo criminale - 10
La società italiana è una Società a irresponsabilità illimitata.
Il pranzo è servito.
“POLITICI SVEGLIA, L’ITALIA RISCHIA UN DEFAULT NEI PROSSIMI SEI MESI”
(Stefano Feltri).
22/06/2013 di triskel182
IL RAPPORTO RISERVATO DI MEDIOBANCA SECURITIES: È PEGGIO CHE NEL 1992 SERVONO SUBITO 75 MILIARDI PER ABBATTERE IL DEBITO: “I RICCHI NE PAGHINO 43”.
(Francamente, come è possibile pensare che possono trovare 75 miliardi se non sono capaci di trovarne 2 per bloccare l'aumento dell'Iva - Mi sembra di essere sulla nave dei folli.
Se poi si tiene conto del pericolo annunciato che si percepisce nel mondo finanziario, circa un nuovo crollo a settembre, raccontato da Loretta Napoleoni e rafforzato ieri dalle decisioni del presidente della Fed, Bernanke, sembra di stare seduti su un deposito contenente un migliaio di testate atomiche pronte a deflagrare. Mi torna in mente Monti che ci aveva ammansito che lui vedeva una luce in fondo al tunnel. E per fortuna è un'economista presidente della Bocconi.
Se lo avesse affermato Gennarino Esposito, faticatore al porto di Napoli, gli avremmo appiccicato l'etichetta del folle- ndt)
Entro sei mesi tutto sarà chiaro: o l’Italia ritrova un po’ di crescita sfruttando le riforme iniziate dal governo Monti, oppure il peggioramento della crisi, nell’economia reale e sui mercati finanziari, “potrebbe costringere il Paese alla richiesta di salvataggio”. Lo scrive l’analista Antonio Guglielmi in un report di Medio-banca Securities, la controllata di Londra di Mediobanca specializzata in intermediazione finanziaria, che è stato consegnato soltanto ai clienti. Le banche sono restie a divulgare analisi pessimistiche sullo stato della situazione italiana per non creare allarme. Ma il Fatto Quotidiano ha avuto modo di leggere il report di Guglielmi, le cui analisi nei mesi scorsi hanno suscitato vivaci polemiche.
ENRICO LETTA e i suoi ministri continuano a rimandare i problemi, dall’Iva all’Imu, ma secondo il report di Guglielmi non c’è più tempo: la situazione “è peggiore” che nel 1992, il contesto macroeconomico “sta colpendo l’economia italiana più pesantemente” e l’Italia “non può più contare sulla leva della svalutazione”. E quindi? Il rapporto di Guglielmi sottolinea un fenomeno inquietante: di recente sul mercato in vari momenti (anche ieri) il rendimento dei Btp ha superato quello dei Bot di pari durata. Perché i mercati chiedono un interesse più basso per un Bot che dovrà essere rimborsato tra sei mesi rispetto a un Btp ventennale emesso 19 anni e sei mesi fa? “Questa differenza di rendimento non ha alcuna ragione di esistere a meno che i mercati non stiano facendo differenza tra i bond a rischio ristrutturazione (Btp) e quelli che non sono soggetti a ristrutturazione (Bot e strumenti di mercato monetario )”. Traduzione: gli investitori si aspettano che nei prossimi sei mesi l’Italia possa dichiarare una parziale bancarotta sul suo debito. Come ha fatto la Grecia. La fuga dei grandi fondi dai Paesi mediterranei è ricominciata.
I detonatori possibili sono tanti: la Federal Reserve che comincia ad asciugare liquidità, la Lituania che chiede aiuto per le sue banche, l’Argentina che è a un passo da una nuova bancarotta. Lo spread, e questo è uno degli aspetti meno rassicuranti dell’analisi di Guglielmi, dipende quasi esclusivamente da variabili che non controlliamo. Se torna a salire, come sta succedendo, l’Italia potrà fare molto poco.
A parte la bassa crescita, che deriva dalle riforme, la grande minaccia per il Paese è il debito pubblico, arrivato a 2.041 miliardi di euro. Guglielmi scarta l’idea della maxi-patrimoniale che ogni tanto riaffiora nel dibattito: il governo Monti non ha realizzato la mappatura della ricchezza degli italiani che è la premessa per rendere equo un simile intervento. Introdurre una tassa straordinaria sulla casa sembra politicamente poco fattibile. E con l’Imu, l’imposizione sugli immobili ha già superato la media europea (1,6 per cento del reddito disponibile totale contro l’1 per cento di media). Però, e questa è la parte interessante, si possono recuperare 75 miliardi “senza danneggiare i consumi”: 3-7 miliardi alzando le aliquote sulle rendite finanziarie (esclusi i titoli di Stato), applicando alla finanza lo stesso carico fiscale che oggi grava sugli immobili. Altri 43 miliardi applicando un prelievo una tantum al 10 per cento più ricco della popolazione, sopra 1,3 milioni di euro di patrimonio, sul modello di quella francese. Dai capitali nascosti in Svizzera (solo qui il report indulge a un po’ di ottimismo) possono arrivare 20 miliardi di euro, altri 2, se proprio necessario, da un condono edilizio.
Una cura che darebbe un segnale al mercato, rendendo più credibile la nostra posizione. Ma non basterebbe. Perché Medio-banca Securities identifica un’altra emergenza che la politica italiana finge di non vedere: le banche. Nota Antonio Guglielmi che il tasso di copertura cash dei crediti problematici nelle banche italiane si è ridotto dal 51 per cento del 2007 al 40 del 2013. Significa che se un prestito non viene rimborsato, in tutto o in parte, le banche sono molto più dipendenti dalle garanzie reali. Che di solito sono immobili. Problema: i prezzi delle case stanno crollando, “dal picco del 2008 si sono ridotti del 12 per cento contro il 25 per cento della Spagna”. Nella simulazione di Mediobanca Securities le banche italiane potrebbero correggere al ribasso del 45 per cento il valore degli immobili che hanno in bilancio e comunque la copertura dei crediti (contanti più garanzia) resterebbe al 100 per cento. Ma se invece volessero mantenere il tasso di copertura attuale, 125 per cento, il 17 per cento del capitale calcolato secondo i parametri di Basilea 2 sarebbe spazzato via.
LE BANCHE, insomma, sono fragili. E abbiamo perso l’occasione di farle salvare all’Europa: ora si è affermato il “modello Cipro”. L’Eurogruppo ha deciso che se una banca ha bisogno di aiuto, l’Esm (il fondo Salva Stati) ci metterà parte dei fondi, massimo 60 miliardi. Gli altri li dovrà recuperare lo Stato nazionale. Convertendo obbligazioni in azioni, prelevando dai depositi, tassando i cittadini. Tre mesi fa Guglielmi suggeriva di fare una bad bank, e l’Abi si è molto risentita. Oggi la situazione è peggiorata . Possiamo solo sperare che l’Italia non debba mai porsi il problema, ma dal rapporto di Guglielmi l’approccio “wait and see”, aspetta e spera, pare il più pericoloso di tutti.
Da Il Fatto Quotidiano del 22/06/2013.
AUGURI VIVISSIMI A TUTTI NOI.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Almeno si vedesse un pò di buon senso da parte del governo ma niente.
Almeno riducessero le spese militari, gli F35, le nostre truppe in Afganistan, ed il altri paesi.
I generali ne abbiamo di più delle nazioni con più abitanti.
Basta liquidazioni ai non più eletti in parlamento.
Paghiamo affitti per tenere in magazzini privati tutte le scartofie che riguardano anni.Invece di adoperare immobili dello stato per questo.
Paghiamo certe sedi ai privati per uffici ecc.....Avendo immobili vuoti da adoperare.
Parlavano di abolire le provincie.Invece parlano di Grillo.
Abolire i privilegi delle regioni a statuto speciale.
E poi, come si poteva sperare un accordo con il M5S con questi personaggi PD e PDL non più credibili.
Arriveremo a far concorrenza alla Grecia: Essendo in bancarotta continuavano a comperare gli armamenti dalla Germania.
Ciao
Paolo11
Almeno riducessero le spese militari, gli F35, le nostre truppe in Afganistan, ed il altri paesi.
I generali ne abbiamo di più delle nazioni con più abitanti.
Basta liquidazioni ai non più eletti in parlamento.
Paghiamo affitti per tenere in magazzini privati tutte le scartofie che riguardano anni.Invece di adoperare immobili dello stato per questo.
Paghiamo certe sedi ai privati per uffici ecc.....Avendo immobili vuoti da adoperare.
Parlavano di abolire le provincie.Invece parlano di Grillo.
Abolire i privilegi delle regioni a statuto speciale.
E poi, come si poteva sperare un accordo con il M5S con questi personaggi PD e PDL non più credibili.
Arriveremo a far concorrenza alla Grecia: Essendo in bancarotta continuavano a comperare gli armamenti dalla Germania.
Ciao
Paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?
Nessuno ha più parlato di far pagare i gestori delle case di gioco che hanno evaso il fisco.
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