Quale governo ?
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Re: Quale governo ?
Annunciaziò, annunciaziò,……Marì, Marì….
http://www.youtube.com/watch?v=0_kBxlmb ... 5yy3dJlaGk
POLITICA
21/06/2013
Camusso: “Dal governo solo annunci”
ANSA
«La sensazione è che i dossier si moltiplichino, ma che non si decida sui singoli capitoli». Motivo: «Le incertezze di non aver deciso qual è il punto vero su cui concentrarsi»
Dal governo arrivano «molti annunci e la sensazione è che i dossier si moltiplichino, che non si decida sui singoli capitoli». Lo ha affermato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, intervenendo a `Nove in punto ´ su Radio24. «Credo che in parte la ragione sia - ha aggiunto - che il governo precedente ha lasciato dietro di sé un infinito numero di compiti di traduzione dei tanti decreti fatti da un lato, ma dall’altro le incertezze di non aver deciso qual è il punto vero su cui concentrarsi».
Quanto al dibattito su Imu e Iva, ha aggiunto Camusso, «mi pare la dimostrazione che si continua restare dentro gli echi della campagna elettorale». L’aumento dell’Iva «diventa, anche dal punto di vista dell’impatto psicologico, una cosa importante. Ciò che non va bene è l’idea che siccome bisogna intervenire su quello bisogna abolire anche la tassa sulla proprietà della casa».
Parlando di lavoro ha aggiunto che «Il tema non è quali forme di flessibilità, ma quali investimenti». Lo ha detto sottolineando che sugli incentivi «c’è un rischio di difetto di efficacia se si fa solo quello». «Non abbiamo nessuna illusione che sia questo da solo il provvedimento che può determinare un’effettiva ripresa», ha aggiunto Camusso, precisando che «il Governo deve investire e guardare molto al territorio».
«Si parla molto di lavoro perché se n’è parlato troppo poco negli anni scorsi», ha detto Camusso, sostenendo che «negli anni passati ci si era rassegnati alla disoccupazione». «Se non si riparte dal lavoro non c’è una nuova stagione di sviluppo e crescita per il Paese - ha aggiunto - e bisogna lavorare sul terreno della domanda».
http://www.lastampa.it/2013/06/21/itali ... agina.html
http://www.youtube.com/watch?v=0_kBxlmb ... 5yy3dJlaGk
POLITICA
21/06/2013
Camusso: “Dal governo solo annunci”
ANSA
«La sensazione è che i dossier si moltiplichino, ma che non si decida sui singoli capitoli». Motivo: «Le incertezze di non aver deciso qual è il punto vero su cui concentrarsi»
Dal governo arrivano «molti annunci e la sensazione è che i dossier si moltiplichino, che non si decida sui singoli capitoli». Lo ha affermato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, intervenendo a `Nove in punto ´ su Radio24. «Credo che in parte la ragione sia - ha aggiunto - che il governo precedente ha lasciato dietro di sé un infinito numero di compiti di traduzione dei tanti decreti fatti da un lato, ma dall’altro le incertezze di non aver deciso qual è il punto vero su cui concentrarsi».
Quanto al dibattito su Imu e Iva, ha aggiunto Camusso, «mi pare la dimostrazione che si continua restare dentro gli echi della campagna elettorale». L’aumento dell’Iva «diventa, anche dal punto di vista dell’impatto psicologico, una cosa importante. Ciò che non va bene è l’idea che siccome bisogna intervenire su quello bisogna abolire anche la tassa sulla proprietà della casa».
Parlando di lavoro ha aggiunto che «Il tema non è quali forme di flessibilità, ma quali investimenti». Lo ha detto sottolineando che sugli incentivi «c’è un rischio di difetto di efficacia se si fa solo quello». «Non abbiamo nessuna illusione che sia questo da solo il provvedimento che può determinare un’effettiva ripresa», ha aggiunto Camusso, precisando che «il Governo deve investire e guardare molto al territorio».
«Si parla molto di lavoro perché se n’è parlato troppo poco negli anni scorsi», ha detto Camusso, sostenendo che «negli anni passati ci si era rassegnati alla disoccupazione». «Se non si riparte dal lavoro non c’è una nuova stagione di sviluppo e crescita per il Paese - ha aggiunto - e bisogna lavorare sul terreno della domanda».
http://www.lastampa.it/2013/06/21/itali ... agina.html
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Re: Quale governo ?
’Unità 21.6.13
«Sviste»
Il tesoretto dimenticato
Ogni anno l’Italia non utilizza i fondi europei per la cultura
Dei 28 miliardi di euro a disposizione ne sono stati spesi circa la metà. La denuncia dell’economista Flavia Barca e i possibili scenari strategici per il futuro
Occorre coinvolgere esperti di internet e nuovi media avere obiettivi chiari e controlli trasparenti
di Luca Del Fra
ROMA DA DOVE PUÒ ARRIVARE QUALCHE BUONA NOTIZIA PER LA CULTURA? DAI FINANZIAMENTI MESSI A DISPOSIZIONE DALL’UNIONE EUROPEA PER IL PERIODO 2014 2020, SECONDO L’INTERVENTO DI FLAVIA BARCA AL CONVEGNO «CULTURA E CREATIVITÀ PER LO SVILUPPO» che si è tenuto nella sede capitolina del Parlamento Europeo.
In un panorama come quello italiano dove, per intese quanto mai larghe, di nuovi investimenti pubblici alla cultura oramai nessuno si azzarda neppure a parlare, una pioggia di miliardi proveniente da oltralpe appare come ossigeno purissimo. Tuttavia accanto alle luci anche in questo caso non mancano le ombre, che la relazione non nasconde, proponendo però alcune linee strategiche per il futuro.
Flavia Barca infatti affronta il tema da economista della cultura ricordando come i fondi strutturali europei destinati all’Italia nel periodo 2007 2013, siano rimasti in larga parte inutilizzati: di 28 miliardi di euro a disposizione, ne sono stati spesi per ora circa la metà (14,4) e per i progetti culturali circa 475 milioni, sugli 800 milioni di euro a disposizione.
MIOPIA
Che tutto ciò fosse prevedibile e previsto, dispiace ma non sorprende: la Fondazione Rosselli allora Barca era direttore del settore economia dei media -, aveva dato l’allarme già a inizio 2012. Più intrigante è come i finanziamenti europei siano investiti: secondo «opencoesione», il portale che monitora i flussi di danaro Ue, oltre l’80% delle risorse sarebbero finite nella conservazione del patrimonio la programmazione prevedeva per questo settore il 47% -, mentre per le infrastrutture culturali la spesa è stata solo del 12,5% (su una programmazione del 20,1%), che scende ulteriormente per i servizi culturali al 5,5% a fronte di una programmazione del 32,5%.
Una singolare situazione che Flavia Barca spiega come «dovuta anche alla mancanza di una “vision” innovativa sul ruolo e le potenzialità della cultura, nonché al fatto che il patrimonio stesso è per lo più di proprietà pubblica ed il trasferimento di risorse tra amministrazioni pubbliche risulta assai più agevole che destinare risorse a soggetti privati».
Si potrebbe aggiungere che tra i paesi europei l’Italia detiene di gran lunga il maggior patrimonio (siti archeologici, monumenti, edifici storici, musei e così via) e dunque è naturale che i fondi Ue finissero nella sua conservazione, soprattutto in un decennio dove i finanziamenti dello Stato a questo scopo sono stati ridotti a lumicino.
Il che porta ad alcune considerazioni più generali, che esorbitano la relazione di Barca ma possono chiarire il contesto di come e perché molto danaro della Ue non sia stata utilizzato nel settore cultura. Da una parte è evidente come al momento di decidere le linee programmatiche dell’Unione Europea per gli investimenti la voce italiana sia stata debole rispetto a quella di altri paesi (Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna) e delle lobby, dunque le nostre esigenze sono passate in secondo piano rispetto ad altre.
A fronte delle precise regole e tempi dettati dai regolamenti europei, si aggiunga la italica incapacità alla programmazione, in parte derivante da una crisi politica endemica, che nel settore cultura ha preso spesso l’aspetto di una cronica guerriglia tra bande.
Dall’altra parte sarebbe controproducente negare come nel nostro paese il cosiddetto apporto dei privati nella cultura è orientato per lo più verso logiche intrattenitive e di modesto peso culturale, il che lo esclude dal flusso madre dei finanziamenti alla cultura della Ue. Infatti, la stessa relazione di Flavia Barca evidenzia come i progetti culturali abbiano ottenuto maggiori investimenti dai fondi Ue per il turismo: dunque nella logica della cultura quale attrazione, cioè specchietto per villeggianti-allodole.
Per uscire da questa impasse e utilizzare al meglio gli investimenti Ue per il 2014-2020, Barca suggerisce alcune contromisure di pronta attuazione: occorre in primo luogo avere una maggiore attenzione alle linee guida dettate dalla Ue, che nel futuro privilegeranno la cultura come strumento di innovazione, puntando alla digitalizzazione, all’apporto di internet, alla promozione e salvaguardia dell’ambiente. La relazione aggiunge acutamente di tenere presente l’investimento in formazione, il sostegno all’occupazione e alla sua mobilità, quest’ultima caratteristica del lavoro creativo.
AL CENTRO DELLA STRATEGIA
Ed è proprio in direzione dell’unione di cultura e creatività che bisognerà muoversi, asse dove è facile avvertire le pressioni delle lobby economiche molto vitali a Strasburgo e Bruxelles, ma, suggerisce Barca, ponendo al centro della strategia pubblica italiana la cultura a partire dal Documento di programmazione economica del Governo -, in modo che Stato, Regioni e Comuni possano indicare le strade di un maggior intervento dei capitali privati, in Italia a essere ottimisti esigui.
E qui c’è molto da fare, a iniziare dalla selezione dei progetti e di una valutazione della loro riuscita in corso e a fine opera. Questo è un tema ancora in alto mare soprattutto nella cultura, dove sfuggire a una valutazione di merito appare impossibile, ma apre le porte a pericolose intromissioni di gusto e soggettivismi. Dunque occorre formare dei «decisori», cui sia dato peso, creare «un
a nuova coesione sociale tra esperti di cultura ed economisti», coinvolgere esperti di internet e nuovi media, avere chiari obiettivi e controlli trasparenti. Il tutto naturalmente potrà avvenire all’ombra di politiche dove, per citare l’intervento di Barca, sia definita «una chiara, condivisa e unitaria visione nazionale sul ruolo della cultura», che nel nostro paese non sembra affatto scontata o facile da raggiungere.
«Sviste»
Il tesoretto dimenticato
Ogni anno l’Italia non utilizza i fondi europei per la cultura
Dei 28 miliardi di euro a disposizione ne sono stati spesi circa la metà. La denuncia dell’economista Flavia Barca e i possibili scenari strategici per il futuro
Occorre coinvolgere esperti di internet e nuovi media avere obiettivi chiari e controlli trasparenti
di Luca Del Fra
ROMA DA DOVE PUÒ ARRIVARE QUALCHE BUONA NOTIZIA PER LA CULTURA? DAI FINANZIAMENTI MESSI A DISPOSIZIONE DALL’UNIONE EUROPEA PER IL PERIODO 2014 2020, SECONDO L’INTERVENTO DI FLAVIA BARCA AL CONVEGNO «CULTURA E CREATIVITÀ PER LO SVILUPPO» che si è tenuto nella sede capitolina del Parlamento Europeo.
In un panorama come quello italiano dove, per intese quanto mai larghe, di nuovi investimenti pubblici alla cultura oramai nessuno si azzarda neppure a parlare, una pioggia di miliardi proveniente da oltralpe appare come ossigeno purissimo. Tuttavia accanto alle luci anche in questo caso non mancano le ombre, che la relazione non nasconde, proponendo però alcune linee strategiche per il futuro.
Flavia Barca infatti affronta il tema da economista della cultura ricordando come i fondi strutturali europei destinati all’Italia nel periodo 2007 2013, siano rimasti in larga parte inutilizzati: di 28 miliardi di euro a disposizione, ne sono stati spesi per ora circa la metà (14,4) e per i progetti culturali circa 475 milioni, sugli 800 milioni di euro a disposizione.
MIOPIA
Che tutto ciò fosse prevedibile e previsto, dispiace ma non sorprende: la Fondazione Rosselli allora Barca era direttore del settore economia dei media -, aveva dato l’allarme già a inizio 2012. Più intrigante è come i finanziamenti europei siano investiti: secondo «opencoesione», il portale che monitora i flussi di danaro Ue, oltre l’80% delle risorse sarebbero finite nella conservazione del patrimonio la programmazione prevedeva per questo settore il 47% -, mentre per le infrastrutture culturali la spesa è stata solo del 12,5% (su una programmazione del 20,1%), che scende ulteriormente per i servizi culturali al 5,5% a fronte di una programmazione del 32,5%.
Una singolare situazione che Flavia Barca spiega come «dovuta anche alla mancanza di una “vision” innovativa sul ruolo e le potenzialità della cultura, nonché al fatto che il patrimonio stesso è per lo più di proprietà pubblica ed il trasferimento di risorse tra amministrazioni pubbliche risulta assai più agevole che destinare risorse a soggetti privati».
Si potrebbe aggiungere che tra i paesi europei l’Italia detiene di gran lunga il maggior patrimonio (siti archeologici, monumenti, edifici storici, musei e così via) e dunque è naturale che i fondi Ue finissero nella sua conservazione, soprattutto in un decennio dove i finanziamenti dello Stato a questo scopo sono stati ridotti a lumicino.
Il che porta ad alcune considerazioni più generali, che esorbitano la relazione di Barca ma possono chiarire il contesto di come e perché molto danaro della Ue non sia stata utilizzato nel settore cultura. Da una parte è evidente come al momento di decidere le linee programmatiche dell’Unione Europea per gli investimenti la voce italiana sia stata debole rispetto a quella di altri paesi (Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna) e delle lobby, dunque le nostre esigenze sono passate in secondo piano rispetto ad altre.
A fronte delle precise regole e tempi dettati dai regolamenti europei, si aggiunga la italica incapacità alla programmazione, in parte derivante da una crisi politica endemica, che nel settore cultura ha preso spesso l’aspetto di una cronica guerriglia tra bande.
Dall’altra parte sarebbe controproducente negare come nel nostro paese il cosiddetto apporto dei privati nella cultura è orientato per lo più verso logiche intrattenitive e di modesto peso culturale, il che lo esclude dal flusso madre dei finanziamenti alla cultura della Ue. Infatti, la stessa relazione di Flavia Barca evidenzia come i progetti culturali abbiano ottenuto maggiori investimenti dai fondi Ue per il turismo: dunque nella logica della cultura quale attrazione, cioè specchietto per villeggianti-allodole.
Per uscire da questa impasse e utilizzare al meglio gli investimenti Ue per il 2014-2020, Barca suggerisce alcune contromisure di pronta attuazione: occorre in primo luogo avere una maggiore attenzione alle linee guida dettate dalla Ue, che nel futuro privilegeranno la cultura come strumento di innovazione, puntando alla digitalizzazione, all’apporto di internet, alla promozione e salvaguardia dell’ambiente. La relazione aggiunge acutamente di tenere presente l’investimento in formazione, il sostegno all’occupazione e alla sua mobilità, quest’ultima caratteristica del lavoro creativo.
AL CENTRO DELLA STRATEGIA
Ed è proprio in direzione dell’unione di cultura e creatività che bisognerà muoversi, asse dove è facile avvertire le pressioni delle lobby economiche molto vitali a Strasburgo e Bruxelles, ma, suggerisce Barca, ponendo al centro della strategia pubblica italiana la cultura a partire dal Documento di programmazione economica del Governo -, in modo che Stato, Regioni e Comuni possano indicare le strade di un maggior intervento dei capitali privati, in Italia a essere ottimisti esigui.
E qui c’è molto da fare, a iniziare dalla selezione dei progetti e di una valutazione della loro riuscita in corso e a fine opera. Questo è un tema ancora in alto mare soprattutto nella cultura, dove sfuggire a una valutazione di merito appare impossibile, ma apre le porte a pericolose intromissioni di gusto e soggettivismi. Dunque occorre formare dei «decisori», cui sia dato peso, creare «un
a nuova coesione sociale tra esperti di cultura ed economisti», coinvolgere esperti di internet e nuovi media, avere chiari obiettivi e controlli trasparenti. Il tutto naturalmente potrà avvenire all’ombra di politiche dove, per citare l’intervento di Barca, sia definita «una chiara, condivisa e unitaria visione nazionale sul ruolo della cultura», che nel nostro paese non sembra affatto scontata o facile da raggiungere.
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Re: Quale governo ?
Casta
Auto blu, ma quando la smettono?
di Carmine Gazzanni
Il governo Monti ne aveva fatto un fiore all'occhiello: il taglio delle vetture di servizio. Ma la pubbblica amministrazione non vuole saperne e indice ben due bandi per la fornitura. Spesa totale 213 milioni di euro(20 giugno 2013)Un bando da 80 milioni di euro per un totale di 3.775 vetture da noleggiare. Un secondo bando da 133 milioni per un totale di 6.450 vetture da acquistare. Il tutto a distanza di soli cinque giorni. Le gare indette dalla Consip – la partecipata al cento per cento dal ministero dell'Economia – parlano chiaro: oltre 213,5 milioni di euro per 10.225 veicoli. Nonostante il parco auto delle PA conti già più di 59 mila macchine. Ma non si era detto di tagliarle?
Molti lo ricorderanno che uno dei punti cardine della spending review del governo Monti era la riduzione delle auto blu in dotazione alla pubblica amministrazione. E un taglio – anche se minimo – c'è stato. Secondo l'ultimo rapporto su "Le auto di servizio della PA" datato 13 febbraio 2013, alla fine del 2012 il parco auto degli enti pubblici ammontava a 59.202: una diminuzione del 3,1% (-1.823 vetture) rispetto allo stock di auto censito al 31 dicembre 2011. Una sforbiciatina, dunque, più che un taglio. Basti pensare che la spesa è rimasta altissima. Tra acquisti, noleggi, manutenzione e benzina l'anno scorso se n'è andato oltre un miliardo di euro: le auto blu sono costate 561 milioni di euro; quelle grigie (autovetture a disposizione degli uffici senza autisti e autovetture, con o senza autisti, di cilindrata inferiore a 1600 cc) 485.
Eppure la Consip, l'ente che si occupa, appunto, della fornitura di beni e servizi per la PA, il 17 maggio scorso decide di indire un corpulento bando "per la prestazione del servizio di noleggio a lungo termine di autoveicoli senza conducente per le pubbliche amministrazioni". Cinque lotti, un totale di 3.775 autovetture per un periodo di soli dodici mesi (rinnovabili di ulteriori dodici) e un costo di oltre 80 milioni di euro.
Insomma, la partecipata proprio che non vuole far mancare nulla alle pubbliche amministrazioni. Entrando nello specifico del bando, infatti, si trova di tutto. Primo lotto: 2.550 vetture operative ad alimentazione tradizionale ed elettrica per un valore di 46 milioni di euro. Secondo lotto: 580 vetture intermedie ad alimentazione tradizionale ed elettrica per un valore di 14 milioni circa. Terzo lotto: 520 vetture commerciali ad alimentazione tradizionale ed elettrica (poco più di un 11 milioni). Quarto lotto: 240 vetture a doppia alimentazione benzina/gpl (quasi 5 milioni). Quinto lotto: 185 vetture a doppia alimentazione benzina/metano (poco meno di 4 milioni).
Ma non finisce qui. Passano solo cinque giorni e, il 22 maggio, ecco un secondo bando per la fornitura questa volta "in acquisto" di autoveicoli e dei servizi connessi ed opzionali per le pubbliche amministrazioni. Undici lotti per un totale di oltre 133 milioni di euro. Anche in questo caso nella documentazione di gara si trova di tutto di più: 650 city car compatte, 2.200 city car "semplici", 550 berline piccole, 300 berline medie, 250 city car gpl, 250 city car metano, 450 autovetture 4x4 piccole, 450 autovetture 4x4 medie, 450 autovetture 4x4 grandi, 750 "furgoni medi, autocarri e minibus e veicoli multifunzione trasporto", 150 pick up 4x4.
Insomma, tra i due bandi – uno in scadenza il primo luglio, l'altro il diciotto – le PA verranno dotate, nonostante un parco auto piuttosto fornito, di altri 10.225 veicoli (3.775 in noleggio e 6.450 a titolo definitivo). Con una spesa per le casse pubbliche di 213,5 milioni di euro. Un bel gruzzoletto. Nonostante la crisi. Nonostante il Formez, il centro servizi, assistenza, studi e formazione per l'ammodernamento delle PA, avesse previsto per quest'anno un risparmio totale, rispetto al 2009, di 300 milioni di euro. Ma tant'è.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... no/2209576
Auto blu, ma quando la smettono?
di Carmine Gazzanni
Il governo Monti ne aveva fatto un fiore all'occhiello: il taglio delle vetture di servizio. Ma la pubbblica amministrazione non vuole saperne e indice ben due bandi per la fornitura. Spesa totale 213 milioni di euro(20 giugno 2013)Un bando da 80 milioni di euro per un totale di 3.775 vetture da noleggiare. Un secondo bando da 133 milioni per un totale di 6.450 vetture da acquistare. Il tutto a distanza di soli cinque giorni. Le gare indette dalla Consip – la partecipata al cento per cento dal ministero dell'Economia – parlano chiaro: oltre 213,5 milioni di euro per 10.225 veicoli. Nonostante il parco auto delle PA conti già più di 59 mila macchine. Ma non si era detto di tagliarle?
Molti lo ricorderanno che uno dei punti cardine della spending review del governo Monti era la riduzione delle auto blu in dotazione alla pubblica amministrazione. E un taglio – anche se minimo – c'è stato. Secondo l'ultimo rapporto su "Le auto di servizio della PA" datato 13 febbraio 2013, alla fine del 2012 il parco auto degli enti pubblici ammontava a 59.202: una diminuzione del 3,1% (-1.823 vetture) rispetto allo stock di auto censito al 31 dicembre 2011. Una sforbiciatina, dunque, più che un taglio. Basti pensare che la spesa è rimasta altissima. Tra acquisti, noleggi, manutenzione e benzina l'anno scorso se n'è andato oltre un miliardo di euro: le auto blu sono costate 561 milioni di euro; quelle grigie (autovetture a disposizione degli uffici senza autisti e autovetture, con o senza autisti, di cilindrata inferiore a 1600 cc) 485.
Eppure la Consip, l'ente che si occupa, appunto, della fornitura di beni e servizi per la PA, il 17 maggio scorso decide di indire un corpulento bando "per la prestazione del servizio di noleggio a lungo termine di autoveicoli senza conducente per le pubbliche amministrazioni". Cinque lotti, un totale di 3.775 autovetture per un periodo di soli dodici mesi (rinnovabili di ulteriori dodici) e un costo di oltre 80 milioni di euro.
Insomma, la partecipata proprio che non vuole far mancare nulla alle pubbliche amministrazioni. Entrando nello specifico del bando, infatti, si trova di tutto. Primo lotto: 2.550 vetture operative ad alimentazione tradizionale ed elettrica per un valore di 46 milioni di euro. Secondo lotto: 580 vetture intermedie ad alimentazione tradizionale ed elettrica per un valore di 14 milioni circa. Terzo lotto: 520 vetture commerciali ad alimentazione tradizionale ed elettrica (poco più di un 11 milioni). Quarto lotto: 240 vetture a doppia alimentazione benzina/gpl (quasi 5 milioni). Quinto lotto: 185 vetture a doppia alimentazione benzina/metano (poco meno di 4 milioni).
Ma non finisce qui. Passano solo cinque giorni e, il 22 maggio, ecco un secondo bando per la fornitura questa volta "in acquisto" di autoveicoli e dei servizi connessi ed opzionali per le pubbliche amministrazioni. Undici lotti per un totale di oltre 133 milioni di euro. Anche in questo caso nella documentazione di gara si trova di tutto di più: 650 city car compatte, 2.200 city car "semplici", 550 berline piccole, 300 berline medie, 250 city car gpl, 250 city car metano, 450 autovetture 4x4 piccole, 450 autovetture 4x4 medie, 450 autovetture 4x4 grandi, 750 "furgoni medi, autocarri e minibus e veicoli multifunzione trasporto", 150 pick up 4x4.
Insomma, tra i due bandi – uno in scadenza il primo luglio, l'altro il diciotto – le PA verranno dotate, nonostante un parco auto piuttosto fornito, di altri 10.225 veicoli (3.775 in noleggio e 6.450 a titolo definitivo). Con una spesa per le casse pubbliche di 213,5 milioni di euro. Un bel gruzzoletto. Nonostante la crisi. Nonostante il Formez, il centro servizi, assistenza, studi e formazione per l'ammodernamento delle PA, avesse previsto per quest'anno un risparmio totale, rispetto al 2009, di 300 milioni di euro. Ma tant'è.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... no/2209576
Re: Quale governo ?
Quando Renzi vincerà, il gran ballo comincerà
di EUGENIO SCALFARI
CI SAREBBERO oggi molti temi da passare al vaglio; riguardano i mercati, la liquidità, l'accoppiata Iva-Imu, il lavoro, la corruzione. Ma il numero uno dal quale partire riguarda una persona ed un nome. Strano a dirsi: non è Berlusconi, è Matteo Renzi, sindaco di Firenze e probabile candidato alla segreteria del Pd e alla leadership di quel partito. Scioglierà la riserva il primo luglio prossimo ma dall'aria che tira la sua decisione sembra affermativa. E se dirà sì, vincerà perché non ha veri avversari capaci di sbarrargli la strada.
Renzi propone un partito con "vocazione maggioritaria". Queste due parole significano un partito che combatta da solo per un riformismo radicale con forti venature di liberismo, ma attento anche a non perdere voti a sinistra; sensibile quindi ai temi del lavoro, ad un nuovo "welfare", a incentivi alle imprese, alla diminuzione del cuneo fiscale, ad un ribasso dell'Irpef, al taglio di ogni finanziamento pubblico ai partiti.
Cercherà di recuperare voti dal grillismo in decadenza e dagli elettori che hanno abbandonato Berlusconi rifugiandosi nell'astensione ma che non voterebbero mai un partito con connotati socialdemocratici. E infine un partito che non metta le dita negli occhi a Berlusconi (Renzi ha dichiarato che voterà contro la sua ineleggibilità perché vuole sconfiggerlo politicamente e non per via giudiziaria).
Una legge elettorale con premio a chi prenda consensi almeno del 40 per cento dei votanti. Questa è la "vocazione maggioritaria".
La definizione non l'ha inventata Renzi, la coniò e ne fece la sua bandiera nelle elezioni del 2008 Walter Veltroni. Incassò il 34 per cento dei voti e fu giudicata dall'allora nomenclatura di quel partito (nato pochi mesi prima) una sconfitta, mentre a guardar bene le cose era una vittoria avendo raggiunto la cifra massima che il Pci di Berlinguer aveva toccato a metà degli anni Settanta.
Veltroni, in pura teoria, dovrebbe dunque essere lui il candidato che incarni la vocazione maggioritaria ma - vedi caso - si è autorottamato sotto la spinta di Matteo e quindi è fuori concorso.
Dunque Renzi. Tutto bene? Tutti contenti? Parrebbe di sì, con qualche eccezione, ma non stiamo a cincischiare e ad asciugare gli scogli, Renzi vincerà e Berlusconi con i processi e le sentenze se la vedrà per conto proprio. Se decidesse di andarsene in pensione ad Antigua o in qualche altro sito ameno, Matteo gli farà certamente un regalino, un dolcetto, un ricamo, insomma una gentilezza.
Ma Letta e il suo governo? Questo è il punto. Non pensate male: Matteo ha stima di Letta. Lo lascerà lavorare fino a quando avrà realizzato lo scopo per il quale il governo è stato nominato ed è sostenuto dalla strana maggioranza che conosciamo.
Lo scopo, ecco il punto. Su questo Matteo ha idee chiarissime: deve fare quelle tre o quattro cose che la gente si aspetta in tempi di vacche magre: un po' più di lavoro ai giovani, un po' di soldi agli esodati, un po' di cantieri per opere pubbliche locali, l'abolizione del patto di stabilità per i Comuni virtuosi, Senato federale senza poteri di fiducia. E poi a casa. Quando? Mica subito. Diciamo che le elezioni si faranno a primavera del 2014. Letta può lavorare tranquillo fino a Natale prossimo, poi a marzo campagna elettorale e Renzi premier nel prossimo maggio. Questo è quanto.
C'è un punto però: dal prossimo primo luglio, cioè tra una settimana, quando Renzi scioglierà la riserva, tutti gli interessati in Italia e in Europa (e anche in America) sapranno quello che accadrà poi. E comincerà il ballo: sullo "spread", sui tassi di interesse, sulla speculazione contro il nostro debito sovrano, sull'evasione fiscale, sul rigorismo tedesco e via enumerando. Un ballo che durerà almeno un anno, per cui quelle "tre o quattro cose" che Letta dovrebbe fare entro il prossimo marzo finiranno nel pallone. Il fatto che il congresso riguardi soltanto la carica di segretario del partito non cambia le cose perché se Renzi lo diventerà avrà la guida di una gamba del tavolo parlamentare, e che gamba!
Dunque niente Renzi? A me era antipatico, poi a Firenze, nel corso della nostra "Repubblica delle Idee" l'ho conosciuto e mi è parso simpatico; ma le cose stanno esattamente come ho fin qui esposto. Se si presenta vince, se vince comincia il ballo (al quale anche Berlusconi parteciperà). Allora gli scogli bisognerà asciugarli e francamente non vedo nessuno che ci possa riuscire.
***
Ma i mercati - mi si obietterà - sono agitati anche adesso, da qualche giorno le Borse perdono colpi in Europa, ma anche a Tokyo e anche a New York; lo "spread" italiano (e quello spagnolo) hanno perso terreno, il nostro veleggiava verso i 240 punti e adesso è di poco sotto ai 300; il dollaro è debole rispetto all'euro, la Fed fa intravedere che tra sei mesi potrebbe cessare l'acquisto di titoli di Stato e aumentare il tasso di sconto. Draghi dal canto suo è alle prese con i falchi della Bundesbank, dietro ai quali, secondo i sondaggi, c'è il 48 per cento degli elettori che vorrebbe l'uscita della Germania dall'euro.
Ebbene sì, i mercati sono allarmati per tutti questi "rumors" ai quali bisogna aggiungere anche la crisi di governo in Grecia, ipotesi tutt'altro che incoraggiante. Ma sono cosucce, pinzellacchere come avrebbe detto Totò. Ci fanno misurare che cosa accadrebbe quando il gran ballo ripartisse avendo l'Italia come epicentro.
Intanto noi dobbiamo risolvere, entro la settimana che comincia domani, il problema del rinvio dell'Iva per almeno sei mesi, che porta con sé l'abolizione dell'Imu (il problema del rimborso è di fatto archiviato). Per fare queste operazioni ci vogliono, secondo una stima attendibile, otto miliardi che non ci sono. Letta e Alfano hanno deciso di attendere Saccomanni il quale venerdì aveva incassato l'uscita formale dell'Italia dalla procedura di infrazione per eccesso di deficit. Gli effetti concreti di quell'uscita - che valgono una disponibilità di risorse per mezzo punto di Pil, pari a una decina di miliardi - si produrranno a gennaio 2014, ma il tema dell'Iva è invece immediato ed è richiesto con forza dal Pdl, dal Pd, dai commercianti e dagli industriali. Scrivendone domenica scorsa dissi che Saccomanni avrebbe trovato la soluzione. La conosceremo domani o al massimo martedì, ma mi sento di confermare quanto scrissi la settimana scorsa: il ministro del Tesoro, d'intesa con Letta, proporrà il solo rinvio dell'Iva e delle rate Imu all'autunno (ottobre-novembre). Per l'Imu l'imposta sarà abolita e sostituita con un'imposta sugli immobili quale esiste in tutti i paesi dell'Occidente, nel quadro d'una riforma generale del fisco. Per l'Iva si manovreranno le aliquote per scelte merceologiche secondo criteri di equità. Nel frattempo, entro le prossime quarantott'ore, ci vogliono dai 3 ai 4 miliardi per rinviare l'Iva di sei mesi e indennizzare i Comuni per il rinvio dell'Imu. Non avendo "tesoretti" da mettere sul tavolo, ci vorranno nuove imposte o tagli equivalenti. Una soluzione sarebbe di colpire le rendite, un'altra di alienare o cartolarizzare beni pubblici di facile spendibilità: sarebbe un taglio "una tantum" ma anche il rinvio Iva è un "una tantum".
Credo che sarà questa la strada. Si tratta di una scelta di forza maggiore e anche Alfano - dopo aver schiarito l'ugola con qualche colpo di tosse - dovrà rassegnarsi e digerire il rospetto. È molto piccolo rispetto a quanto può arrivare.
***
Aggiungo, per chiuderla qui, che se le politiche economiche hanno un senso, all'eventualità di una politica meno espansiva della Federal di Bernanke (o del suo successore) la Bce dovrebbe agire in senso opposto. Se Bernanke chiude il rubinetto perché spera che l'America stia superando la crisi, Draghi deve mantenerlo aperto affinché i mercati non sentano la stretta. E se il cambio euro-dollaro vedesse un indebolimento controllato della moneta europea, per esempio attorno a 1.20 dollari per un euro, sarebbe un fenomeno positivo per le nostre esportazioni e una politica anticiclica come è compito della Banca centrale.
Ci vuole una ferma e prestigiosa pressione di Letta e di Hollande (con l'appoggio di Obama e di Cameron) nei confronti di Merkel e di Schäuble, e della Corte di Lussemburgo nei confronti di quella di Karlsruhe. Insomma un'azione politica di lungo raggio che è la condizione permanente per consentire a Letta di fare quelle "tre o quattro cosucce" delle quali c'è estremo bisogno.
Post scriptum. La notizia sulla quale richiamo l'attenzione dei lettori è la decisione di Mediobanca di metter fine alla politica dei patti di sindacato che, per oltre mezzo secolo, hanno ingessato il capitalismo italiano in una situazione di oligopolio finanziario e industriale.
Mediobanca uscirà gradualmente ma senza ripensamenti da quasi tutti i patti di sindacato o alleggerirà molto la sua presenza. I sindacati dei quali si tratta sono la Telecom (Telco), la Rizzoli, la Pirelli, l'Italmobiliare. Nelle Generali scenderà del 3 per cento restando azionista col 10.
Si tratta d'una novità assai importante che aumenterà la concorrenza e attirerà fondi di investimento e investitori istituzionali esteri. Dopo mezzo secolo Mediobanca toglie le bende a un sistema che era ormai mummificato, si tratta di un evento positivo che come tale va valutato.
(23 giugno 2013)
http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... ef=HREC1-2
di EUGENIO SCALFARI
CI SAREBBERO oggi molti temi da passare al vaglio; riguardano i mercati, la liquidità, l'accoppiata Iva-Imu, il lavoro, la corruzione. Ma il numero uno dal quale partire riguarda una persona ed un nome. Strano a dirsi: non è Berlusconi, è Matteo Renzi, sindaco di Firenze e probabile candidato alla segreteria del Pd e alla leadership di quel partito. Scioglierà la riserva il primo luglio prossimo ma dall'aria che tira la sua decisione sembra affermativa. E se dirà sì, vincerà perché non ha veri avversari capaci di sbarrargli la strada.
Renzi propone un partito con "vocazione maggioritaria". Queste due parole significano un partito che combatta da solo per un riformismo radicale con forti venature di liberismo, ma attento anche a non perdere voti a sinistra; sensibile quindi ai temi del lavoro, ad un nuovo "welfare", a incentivi alle imprese, alla diminuzione del cuneo fiscale, ad un ribasso dell'Irpef, al taglio di ogni finanziamento pubblico ai partiti.
Cercherà di recuperare voti dal grillismo in decadenza e dagli elettori che hanno abbandonato Berlusconi rifugiandosi nell'astensione ma che non voterebbero mai un partito con connotati socialdemocratici. E infine un partito che non metta le dita negli occhi a Berlusconi (Renzi ha dichiarato che voterà contro la sua ineleggibilità perché vuole sconfiggerlo politicamente e non per via giudiziaria).
Una legge elettorale con premio a chi prenda consensi almeno del 40 per cento dei votanti. Questa è la "vocazione maggioritaria".
La definizione non l'ha inventata Renzi, la coniò e ne fece la sua bandiera nelle elezioni del 2008 Walter Veltroni. Incassò il 34 per cento dei voti e fu giudicata dall'allora nomenclatura di quel partito (nato pochi mesi prima) una sconfitta, mentre a guardar bene le cose era una vittoria avendo raggiunto la cifra massima che il Pci di Berlinguer aveva toccato a metà degli anni Settanta.
Veltroni, in pura teoria, dovrebbe dunque essere lui il candidato che incarni la vocazione maggioritaria ma - vedi caso - si è autorottamato sotto la spinta di Matteo e quindi è fuori concorso.
Dunque Renzi. Tutto bene? Tutti contenti? Parrebbe di sì, con qualche eccezione, ma non stiamo a cincischiare e ad asciugare gli scogli, Renzi vincerà e Berlusconi con i processi e le sentenze se la vedrà per conto proprio. Se decidesse di andarsene in pensione ad Antigua o in qualche altro sito ameno, Matteo gli farà certamente un regalino, un dolcetto, un ricamo, insomma una gentilezza.
Ma Letta e il suo governo? Questo è il punto. Non pensate male: Matteo ha stima di Letta. Lo lascerà lavorare fino a quando avrà realizzato lo scopo per il quale il governo è stato nominato ed è sostenuto dalla strana maggioranza che conosciamo.
Lo scopo, ecco il punto. Su questo Matteo ha idee chiarissime: deve fare quelle tre o quattro cose che la gente si aspetta in tempi di vacche magre: un po' più di lavoro ai giovani, un po' di soldi agli esodati, un po' di cantieri per opere pubbliche locali, l'abolizione del patto di stabilità per i Comuni virtuosi, Senato federale senza poteri di fiducia. E poi a casa. Quando? Mica subito. Diciamo che le elezioni si faranno a primavera del 2014. Letta può lavorare tranquillo fino a Natale prossimo, poi a marzo campagna elettorale e Renzi premier nel prossimo maggio. Questo è quanto.
C'è un punto però: dal prossimo primo luglio, cioè tra una settimana, quando Renzi scioglierà la riserva, tutti gli interessati in Italia e in Europa (e anche in America) sapranno quello che accadrà poi. E comincerà il ballo: sullo "spread", sui tassi di interesse, sulla speculazione contro il nostro debito sovrano, sull'evasione fiscale, sul rigorismo tedesco e via enumerando. Un ballo che durerà almeno un anno, per cui quelle "tre o quattro cose" che Letta dovrebbe fare entro il prossimo marzo finiranno nel pallone. Il fatto che il congresso riguardi soltanto la carica di segretario del partito non cambia le cose perché se Renzi lo diventerà avrà la guida di una gamba del tavolo parlamentare, e che gamba!
Dunque niente Renzi? A me era antipatico, poi a Firenze, nel corso della nostra "Repubblica delle Idee" l'ho conosciuto e mi è parso simpatico; ma le cose stanno esattamente come ho fin qui esposto. Se si presenta vince, se vince comincia il ballo (al quale anche Berlusconi parteciperà). Allora gli scogli bisognerà asciugarli e francamente non vedo nessuno che ci possa riuscire.
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Ma i mercati - mi si obietterà - sono agitati anche adesso, da qualche giorno le Borse perdono colpi in Europa, ma anche a Tokyo e anche a New York; lo "spread" italiano (e quello spagnolo) hanno perso terreno, il nostro veleggiava verso i 240 punti e adesso è di poco sotto ai 300; il dollaro è debole rispetto all'euro, la Fed fa intravedere che tra sei mesi potrebbe cessare l'acquisto di titoli di Stato e aumentare il tasso di sconto. Draghi dal canto suo è alle prese con i falchi della Bundesbank, dietro ai quali, secondo i sondaggi, c'è il 48 per cento degli elettori che vorrebbe l'uscita della Germania dall'euro.
Ebbene sì, i mercati sono allarmati per tutti questi "rumors" ai quali bisogna aggiungere anche la crisi di governo in Grecia, ipotesi tutt'altro che incoraggiante. Ma sono cosucce, pinzellacchere come avrebbe detto Totò. Ci fanno misurare che cosa accadrebbe quando il gran ballo ripartisse avendo l'Italia come epicentro.
Intanto noi dobbiamo risolvere, entro la settimana che comincia domani, il problema del rinvio dell'Iva per almeno sei mesi, che porta con sé l'abolizione dell'Imu (il problema del rimborso è di fatto archiviato). Per fare queste operazioni ci vogliono, secondo una stima attendibile, otto miliardi che non ci sono. Letta e Alfano hanno deciso di attendere Saccomanni il quale venerdì aveva incassato l'uscita formale dell'Italia dalla procedura di infrazione per eccesso di deficit. Gli effetti concreti di quell'uscita - che valgono una disponibilità di risorse per mezzo punto di Pil, pari a una decina di miliardi - si produrranno a gennaio 2014, ma il tema dell'Iva è invece immediato ed è richiesto con forza dal Pdl, dal Pd, dai commercianti e dagli industriali. Scrivendone domenica scorsa dissi che Saccomanni avrebbe trovato la soluzione. La conosceremo domani o al massimo martedì, ma mi sento di confermare quanto scrissi la settimana scorsa: il ministro del Tesoro, d'intesa con Letta, proporrà il solo rinvio dell'Iva e delle rate Imu all'autunno (ottobre-novembre). Per l'Imu l'imposta sarà abolita e sostituita con un'imposta sugli immobili quale esiste in tutti i paesi dell'Occidente, nel quadro d'una riforma generale del fisco. Per l'Iva si manovreranno le aliquote per scelte merceologiche secondo criteri di equità. Nel frattempo, entro le prossime quarantott'ore, ci vogliono dai 3 ai 4 miliardi per rinviare l'Iva di sei mesi e indennizzare i Comuni per il rinvio dell'Imu. Non avendo "tesoretti" da mettere sul tavolo, ci vorranno nuove imposte o tagli equivalenti. Una soluzione sarebbe di colpire le rendite, un'altra di alienare o cartolarizzare beni pubblici di facile spendibilità: sarebbe un taglio "una tantum" ma anche il rinvio Iva è un "una tantum".
Credo che sarà questa la strada. Si tratta di una scelta di forza maggiore e anche Alfano - dopo aver schiarito l'ugola con qualche colpo di tosse - dovrà rassegnarsi e digerire il rospetto. È molto piccolo rispetto a quanto può arrivare.
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Aggiungo, per chiuderla qui, che se le politiche economiche hanno un senso, all'eventualità di una politica meno espansiva della Federal di Bernanke (o del suo successore) la Bce dovrebbe agire in senso opposto. Se Bernanke chiude il rubinetto perché spera che l'America stia superando la crisi, Draghi deve mantenerlo aperto affinché i mercati non sentano la stretta. E se il cambio euro-dollaro vedesse un indebolimento controllato della moneta europea, per esempio attorno a 1.20 dollari per un euro, sarebbe un fenomeno positivo per le nostre esportazioni e una politica anticiclica come è compito della Banca centrale.
Ci vuole una ferma e prestigiosa pressione di Letta e di Hollande (con l'appoggio di Obama e di Cameron) nei confronti di Merkel e di Schäuble, e della Corte di Lussemburgo nei confronti di quella di Karlsruhe. Insomma un'azione politica di lungo raggio che è la condizione permanente per consentire a Letta di fare quelle "tre o quattro cosucce" delle quali c'è estremo bisogno.
Post scriptum. La notizia sulla quale richiamo l'attenzione dei lettori è la decisione di Mediobanca di metter fine alla politica dei patti di sindacato che, per oltre mezzo secolo, hanno ingessato il capitalismo italiano in una situazione di oligopolio finanziario e industriale.
Mediobanca uscirà gradualmente ma senza ripensamenti da quasi tutti i patti di sindacato o alleggerirà molto la sua presenza. I sindacati dei quali si tratta sono la Telecom (Telco), la Rizzoli, la Pirelli, l'Italmobiliare. Nelle Generali scenderà del 3 per cento restando azionista col 10.
Si tratta d'una novità assai importante che aumenterà la concorrenza e attirerà fondi di investimento e investitori istituzionali esteri. Dopo mezzo secolo Mediobanca toglie le bende a un sistema che era ormai mummificato, si tratta di un evento positivo che come tale va valutato.
(23 giugno 2013)
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Re: Quale governo ?
Caro camillobenso.Non ho messo questo articolo per non calcare troppo nel forum.Ma vedo che ci hai pensato tu.camillobenso ha scritto:Casta
Auto blu, ma quando la smettono?
di Carmine Gazzanni
Il governo Monti ne aveva fatto un fiore all'occhiello: il taglio delle vetture di servizio. Ma la pubbblica amministrazione non vuole saperne e indice ben due bandi per la fornitura. Spesa totale 213 milioni di euro(20 giugno 2013)Un bando da 80 milioni di euro per un totale di 3.775 vetture da noleggiare. Un secondo bando da 133 milioni per un totale di 6.450 vetture da acquistare. Il tutto a distanza di soli cinque giorni. Le gare indette dalla Consip – la partecipata al cento per cento dal ministero dell'Economia – parlano chiaro: oltre 213,5 milioni di euro per 10.225 veicoli. Nonostante il parco auto delle PA conti già più di 59 mila macchine. Ma non si era detto di tagliarle?
Molti lo ricorderanno che uno dei punti cardine della spending review del governo Monti era la riduzione delle auto blu in dotazione alla pubblica amministrazione. E un taglio – anche se minimo – c'è stato. Secondo l'ultimo rapporto su "Le auto di servizio della PA" datato 13 febbraio 2013, alla fine del 2012 il parco auto degli enti pubblici ammontava a 59.202: una diminuzione del 3,1% (-1.823 vetture) rispetto allo stock di auto censito al 31 dicembre 2011. Una sforbiciatina, dunque, più che un taglio. Basti pensare che la spesa è rimasta altissima. Tra acquisti, noleggi, manutenzione e benzina l'anno scorso se n'è andato oltre un miliardo di euro: le auto blu sono costate 561 milioni di euro; quelle grigie (autovetture a disposizione degli uffici senza autisti e autovetture, con o senza autisti, di cilindrata inferiore a 1600 cc) 485.
Eppure la Consip, l'ente che si occupa, appunto, della fornitura di beni e servizi per la PA, il 17 maggio scorso decide di indire un corpulento bando "per la prestazione del servizio di noleggio a lungo termine di autoveicoli senza conducente per le pubbliche amministrazioni". Cinque lotti, un totale di 3.775 autovetture per un periodo di soli dodici mesi (rinnovabili di ulteriori dodici) e un costo di oltre 80 milioni di euro.
Insomma, la partecipata proprio che non vuole far mancare nulla alle pubbliche amministrazioni. Entrando nello specifico del bando, infatti, si trova di tutto. Primo lotto: 2.550 vetture operative ad alimentazione tradizionale ed elettrica per un valore di 46 milioni di euro. Secondo lotto: 580 vetture intermedie ad alimentazione tradizionale ed elettrica per un valore di 14 milioni circa. Terzo lotto: 520 vetture commerciali ad alimentazione tradizionale ed elettrica (poco più di un 11 milioni). Quarto lotto: 240 vetture a doppia alimentazione benzina/gpl (quasi 5 milioni). Quinto lotto: 185 vetture a doppia alimentazione benzina/metano (poco meno di 4 milioni).
Ma non finisce qui. Passano solo cinque giorni e, il 22 maggio, ecco un secondo bando per la fornitura questa volta "in acquisto" di autoveicoli e dei servizi connessi ed opzionali per le pubbliche amministrazioni. Undici lotti per un totale di oltre 133 milioni di euro. Anche in questo caso nella documentazione di gara si trova di tutto di più: 650 city car compatte, 2.200 city car "semplici", 550 berline piccole, 300 berline medie, 250 city car gpl, 250 city car metano, 450 autovetture 4x4 piccole, 450 autovetture 4x4 medie, 450 autovetture 4x4 grandi, 750 "furgoni medi, autocarri e minibus e veicoli multifunzione trasporto", 150 pick up 4x4.
Insomma, tra i due bandi – uno in scadenza il primo luglio, l'altro il diciotto – le PA verranno dotate, nonostante un parco auto piuttosto fornito, di altri 10.225 veicoli (3.775 in noleggio e 6.450 a titolo definitivo). Con una spesa per le casse pubbliche di 213,5 milioni di euro. Un bel gruzzoletto. Nonostante la crisi. Nonostante il Formez, il centro servizi, assistenza, studi e formazione per l'ammodernamento delle PA, avesse previsto per quest'anno un risparmio totale, rispetto al 2009, di 300 milioni di euro. Ma tant'è.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... no/2209576
Ciao
Paolo11
Re: Quale governo ?
più che governo del FARE mi pare governo del RIMANDARE ...
unica strategia aspettare che B sia fuori dai giochi ( e dai ricatti) tra tre mesi?
che tristezza
unica strategia aspettare che B sia fuori dai giochi ( e dai ricatti) tra tre mesi?
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Re: Quale governo ?
Lo Stato siamo noi,……..un par di palle.
http://www.youtube.com/watch?v=q1IYUvrn8gk
Stamani, qualcuno ha tenuto a ribadire un comportamento assai diffuso nel popolo tricolore. Una buona parte degli italiani, a fronte di una pacca sulle spalle da parte del datore di lavoro, è indotta alla cancellazione automatica di soprusi o “dimenticanze” nei loro confronti, dei loro diritti o di una parte di essi.
Questa riflessione però induce ad allargare ulteriormente l’angolo di analisi all’interno della società italiana.
L’affermazione che lo Stato siamo noi, è in punta di diritto una verità sacrosanta, se il diritto fosse un elemento dominante della società italiana.
Ma non lo è per niente.
La mancanza dell’esercizio del diritto, ha portato diritti sparati alla marcescenza diffusa della società italiana.
E questo, in modo purtroppo irrecuperabile per via ordinaria,
Il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, in proposito ha citato :
Un antico testo anonimo firmato "il vecchio oligarca" - "La costituzione degli ateniesi" - sosteneva che la democrazia degenera senza avere le energie per autoriformarsi.
Si tratta quindi della consapevolezza che già tremila anni fa, circa, l’esperienza della professione della democrazia, aveva indotto a questa riflessione.
Le democrazie anglosassoni di durata decisamente superiore alla nostra, resistono egregiamente, anche se un’attenta osservazione ci spinge a constatare che si tratta di democrazie incompiute e di carenze se ne possono rilevare a sufficienza.
Ad esempio, gli Usa solo di recente sono pervenuti all’acquisizione del diritto di assistenza medica generalizzata non basato sul censo economico.
Noi alla democrazia ci siamo pervenuti dopo travagliate fasi solo nel 1946. Quasi 70 anni dopo abbiamo distrutto tutto in due fasi successive, con la caduta della prima e poi della seconda Repubblica.
Molto probabilmente, la maggioranza degli italiani non è predisposta all’esercizio della democrazia.
Come sostiene Andrea Camilleri, noi privilegiamo ancora il fascismo che non riusciamo a scrollarci di dosso.
Una linea di pensiero, a cui ho aderito molto tempo fa, sosteneva che le sacche di fascismo presenti all’interno della società italiana non potevano essere cancellate tutte d’un colpo perché si arrivava da una cultura fascista che se anche è stata inibita nella prima fase all’esercizio del potere, sarebbe stata cancellata successivamente, ma mano che nuove generazioni democratiche si fossero presentate sulla scena della politica italiana.
Non è stato così, ci siamo sbagliati perché era solo una teoria di scuola che non teneva conto di come sono fatti gli italiani.
Tanto che in meno di 70 anni abbiamo cancellato tutte le strutture portanti della democrazia.
Questa degenerazione è imputabile in prevalenza ad una classe politica fondamentalmente disonesta, che si è preoccupata, soprattutto negli ultimi 30 anni, di salvaguardare i propri interessi, la propria sopravvivenza infinita nel tempo, i privilegi castali a scapito della comunità.
Ma la colpa è anche dei cittadini elettori, rei della “culpa in vigilando”.
La classe politica italiana se ne è approfittata “ad abundantiam”perché conosceva molto bene la scarsa attenzione dei tricolori all’operato della classe politica e la sua forte predisposizione ad accettare tutte le pirlate con la sola scrollata di spalle.
Nel rapporto di coppia, salvo rari casi di concezione di “coppia aperta”, non esiste l’accettazione di base di rapporti extraconiugali. La percezione della deviazione di questo tacito accordo, porta all’immediato approfondimento da parte del coniuge “offeso”, dove spesso si arriva allo scioglimento della coppia.
Questa tensione vigilante costante, non esiste nel rapporto tra cittadini e rappresentanti eletti.
Ragion per cui i politici sono indotti naturalmente a fare fessi i loro elettori.
Ancora una volta di più questo comportamento si evidenzia nelle decisioni governative intraprese della Banda Larga in questi giorni, a cui manca solo la partecipazione di don Totò Riina e Bernardo Provenzano e poi il quadretto è completo.
Una di queste decisioni, in cui la Banda Larga dimostra la volontà precisa di fare fessi gli italiani è quella presa oggi in merito agli F 35.
Che si può fare in merito???
Niente, perché se la maggioranza degli italiani è fessa non c’è niente da fare.
Aspetti solo il momento in cui tutto crolla definitivamente.
Lo Stato siamo noi,……..un par di palle.
Lo Stato sono loro, la casta, che ti ha fatto credere in tutti questi anni che lo Stato siamo noi.
Ci accontentiamo di questo come se ci avessero dato una pacca sulla spalla.
Segue articolo sugli F35.
http://www.youtube.com/watch?v=q1IYUvrn8gk
Stamani, qualcuno ha tenuto a ribadire un comportamento assai diffuso nel popolo tricolore. Una buona parte degli italiani, a fronte di una pacca sulle spalle da parte del datore di lavoro, è indotta alla cancellazione automatica di soprusi o “dimenticanze” nei loro confronti, dei loro diritti o di una parte di essi.
Questa riflessione però induce ad allargare ulteriormente l’angolo di analisi all’interno della società italiana.
L’affermazione che lo Stato siamo noi, è in punta di diritto una verità sacrosanta, se il diritto fosse un elemento dominante della società italiana.
Ma non lo è per niente.
La mancanza dell’esercizio del diritto, ha portato diritti sparati alla marcescenza diffusa della società italiana.
E questo, in modo purtroppo irrecuperabile per via ordinaria,
Il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, in proposito ha citato :
Un antico testo anonimo firmato "il vecchio oligarca" - "La costituzione degli ateniesi" - sosteneva che la democrazia degenera senza avere le energie per autoriformarsi.
Si tratta quindi della consapevolezza che già tremila anni fa, circa, l’esperienza della professione della democrazia, aveva indotto a questa riflessione.
Le democrazie anglosassoni di durata decisamente superiore alla nostra, resistono egregiamente, anche se un’attenta osservazione ci spinge a constatare che si tratta di democrazie incompiute e di carenze se ne possono rilevare a sufficienza.
Ad esempio, gli Usa solo di recente sono pervenuti all’acquisizione del diritto di assistenza medica generalizzata non basato sul censo economico.
Noi alla democrazia ci siamo pervenuti dopo travagliate fasi solo nel 1946. Quasi 70 anni dopo abbiamo distrutto tutto in due fasi successive, con la caduta della prima e poi della seconda Repubblica.
Molto probabilmente, la maggioranza degli italiani non è predisposta all’esercizio della democrazia.
Come sostiene Andrea Camilleri, noi privilegiamo ancora il fascismo che non riusciamo a scrollarci di dosso.
Una linea di pensiero, a cui ho aderito molto tempo fa, sosteneva che le sacche di fascismo presenti all’interno della società italiana non potevano essere cancellate tutte d’un colpo perché si arrivava da una cultura fascista che se anche è stata inibita nella prima fase all’esercizio del potere, sarebbe stata cancellata successivamente, ma mano che nuove generazioni democratiche si fossero presentate sulla scena della politica italiana.
Non è stato così, ci siamo sbagliati perché era solo una teoria di scuola che non teneva conto di come sono fatti gli italiani.
Tanto che in meno di 70 anni abbiamo cancellato tutte le strutture portanti della democrazia.
Questa degenerazione è imputabile in prevalenza ad una classe politica fondamentalmente disonesta, che si è preoccupata, soprattutto negli ultimi 30 anni, di salvaguardare i propri interessi, la propria sopravvivenza infinita nel tempo, i privilegi castali a scapito della comunità.
Ma la colpa è anche dei cittadini elettori, rei della “culpa in vigilando”.
La classe politica italiana se ne è approfittata “ad abundantiam”perché conosceva molto bene la scarsa attenzione dei tricolori all’operato della classe politica e la sua forte predisposizione ad accettare tutte le pirlate con la sola scrollata di spalle.
Nel rapporto di coppia, salvo rari casi di concezione di “coppia aperta”, non esiste l’accettazione di base di rapporti extraconiugali. La percezione della deviazione di questo tacito accordo, porta all’immediato approfondimento da parte del coniuge “offeso”, dove spesso si arriva allo scioglimento della coppia.
Questa tensione vigilante costante, non esiste nel rapporto tra cittadini e rappresentanti eletti.
Ragion per cui i politici sono indotti naturalmente a fare fessi i loro elettori.
Ancora una volta di più questo comportamento si evidenzia nelle decisioni governative intraprese della Banda Larga in questi giorni, a cui manca solo la partecipazione di don Totò Riina e Bernardo Provenzano e poi il quadretto è completo.
Una di queste decisioni, in cui la Banda Larga dimostra la volontà precisa di fare fessi gli italiani è quella presa oggi in merito agli F 35.
Che si può fare in merito???
Niente, perché se la maggioranza degli italiani è fessa non c’è niente da fare.
Aspetti solo il momento in cui tutto crolla definitivamente.
Lo Stato siamo noi,……..un par di palle.
Lo Stato sono loro, la casta, che ti ha fatto credere in tutti questi anni che lo Stato siamo noi.
Ci accontentiamo di questo come se ci avessero dato una pacca sulla spalla.
Segue articolo sugli F35.
Ultima modifica di camillobenso il 26/06/2013, 23:12, modificato 3 volte in totale.
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Re: Quale governo ?
F35, sì alla mozione di maggioranza. Mauro: “Per amare la pace, armare la pace”
Passa la mozione votata anche da Pdl e Scelta Civica: non si annullano commesse (già un miliardo per i primi 3 aerei), ma si discuterà in Parlamento di ulteriori acquisizioni. M5S e Sel votano no. Il ministro soddisfatto, Vendola lo attacca: "Per la pace servono diritti, non cacciabombardieri"
di Redazione Il Fatto Quotidiano
26 giugno 2013Commenti (984)
Il Pd si riallinea sulle posizioni della maggioranza. Rientrano i venti pacifisti di una parte del partito e la mozione proposta alle altre forze che sostengono il governo – Pdl e Scelta Civica – viene snaturata con la semplice aggiunta di una parola (“non procedere a ulteriore acquisizione” anziché “nessuna acquisizione”). La maggioranza vota dunque compatta. Il governo – o comunque la sua immagine – è integro. Gli F35 sui quali c’è già stato il sì all’acquisto si compreranno. Eventuali altre acquisizioni dovranno passare dal voto del Parlamento. Intanto l’acconto da pagare entro dicembre per i primi 3 aerei è di un miliardo di euro, secondo il sito specializzato Analisi Difesa.
La Camera ha approvato, con 381 sì la mozione dalla maggioranza. I no sono stati 149. In precedenza era stata bocciata la mozione di Sel e sostenuta dal Movimento Cinque Stelle con 378 voti contrari e 136 voti a favore. La riprova del fatto che il testo del Pd sia stato snaturato è nell’atteggiamento delle opposizioni (M5S e Sel) che avevano in un primo momento annunciato la possibile astensione, ma poi hanno espresso voto contrario. Il ministro della Difesa Mario Mauro è apparso soddisfatto: “Per amare la pace, armare la pace”. Al ministro risponde il presidente di Sinistra Ecologia e Libertà Nichi Vendola: “Ministro Mauro, per amare la pace bisogna dare speranza e diritti, e non cacciabombardieri”. I deputati di Sel sono arrivati a Montecitorio con fazzolletti della pace al collo, mentre quelli dei Cinque Stelle hanno esibito durante il dibattito foto di scenari di guerra con macerie, morte, distruzione.
Il testo del Pd annacquato per votare insieme al Pdl
Come temevano le opposizioni e le associazioni pacifiste, dunque, il testo appoggiato da Partito Democratico, Popolo delle Libertà e Scelta Civica è una versione annacquata di quella concordata in mattinata dai deputati democratici e che aveva portato Sel e Cinque Stelle a valutare un sostegno indiretto con l’astensione. Questo nonostante Gian Piero Scanu, primo firmatario dell’originaria mozione dei democratici, aveva escluso ogni modifica al testo: “Non verrà modificata neanche una virgola”. Invece è bastato aggiungere un aggettivo – “ulteriore” – per cambiare la sostanza del provvedimento, che non impegna più il governo a sospendere il programma in attesa dell’indagine conoscitiva parlamentare, ma solo a rinviare nuove acquisizioni dopo la conclusione di un’indagine, i cui termini rimangono estremamente vaghi e fumosi. Come spiega il coordinatore della Rete Disarmo, Francesco Vignarca, infatti “l’indagine conoscitiva è solo citata nel preambolo della mozione, senza indicarne né tempi, né modalità. Quindi tutto diventa molto scivoloso”. Appare quindi corretta l’interpretazione del capogruppo Pdl, Renato Brunetta: “La mozione non prevede nessuna sospensione, quello che si deve verificare è un ulteriore impegno che deve passare per il Parlamento, sulla base della normativa esistente. Il programma F-35 è confermato, ma per tutte le ulteriori fasi serve una verifica parlamentare. Le ulteriori fasi sono quelle che non sono state ancora decise”.
Mauro: “I nuovi caccia sostituiscono altri velivoli vecchi”
Gli F35, aveva spiegato il ministro Mauro in Aula, “devono andare a sostituire” altrettanti velivoli dell’Aeronautica, come i Tornado, arrivati alla fine del loro percorso, con questo obiettivo “in tempi non sospetti, fin dal 1998” sono stati individuati “questi strumenti”. Quindi “non c’è nessun velivolo che si aggiunge agli esistenti nell’ottica di una esibizione muscolare”. L’F35, ha aggiunto Mauro “non è un cattivo aereo”, ma è stato individuato per questo obiettivo che è quello che riguarda più profondamente il diritto-dovere alla difesa, costituzionalmente garantito, che è anche “diritto dell’Italia contenere i conflitti e dunque garantire la pace”.
Cosa dice la mozione: “No a altre acquisizioni”
La mozione impegna il governo “relativamente al programma F35, a non procedere a nessuna fase di ulteriore acquisizione senza che il Parlamento si sia espresso nel merito, ai sensi dell’articolo 4 della legge 31 dicembre 2012 n. 244″. Il testo chiede di “dare impulso, a partire dal Consiglio europeo di dicembre, a concrete iniziative per la crescita della dimensione di Difesa comune europea in una prospettiva di condivisa razionalizzazione della spesa” e invita al “al pieno rispetto di quanto previsto dall’articolo 4 della legge 31 dicembre 2012 n. 244 allo scopo di garantire al Parlamento di esercitare le proprie prerogative”. Tra le premesse, c’è quella che “la commissioni parlamentari competenti hanno manifestato l’intendimento di avviare audizioni ed indagini conoscitive in vista del Consiglio europeo di dicembre, in particolare sui sistema d’arma destinati alla difesa, per verificare la coerenza della pianificazione dell’investimento, ai sensi dell’articolo 4 della legge 31 dicembre 2012 n. 244 e anche alla luce delle parallele iniziative degli altri Paesi”.
Mozione di maggioranza diversa da quella del Pd per una parola: “Ulteriore”
Testi alla mano la mozione della maggioranza è stata diversa da quella del Pd per una sola parola: “Ulteriore”. Nella mozione del Pd votata in mattinata al gruppo veniva infatti previsto di “non procedere a nessuna fase di acquisizione senza che il Parlamento si sia espresso nel merito”. In quella di maggioranza si prevede di “non procedere a nessuna fase di ulteriore acquisizione senza che il Parlamento si sia espresso nel merito”. Unica altra divergenza è un passaggio nella premessa. In entrambi i casi si fa riferimento al fatto che le commissioni parlamentari competenti hanno annunciato di voler avviare audizioni e indagini conoscitive sul tema della difesa per verificare “la coerenza della pianificazione dell’investimento”, nel caso della mozione del Pd “anche alla luce delle condizioni generali di finanza pubblica, che nel momento attuale risultano caratterizzate da una complessa crisi economica che ha ripercussioni sul piano sociale”, frase che non c’è nella mozione del Pd. Per il resto le quattro pagine di mozioni sono identiche. In entrambi i casi il governo è impegnato oltre che a passare dal Parlamento per nuove fasi di acquisto anche a “dare impulso, a partire dal Consiglio europeo di dicembre, a concrete iniziative per la crescita della dimensione di Difesa comune europea in una prospettiva di razionalizzazione della spesa” e al “pieno rispetto” della legge 244 del 2012, “allo scopo di garantire al Parlamento di esercitare le proprie prerogative”.
Deputati Sel con fazzoletti della pace, i M5S protestano con foto di guerre
E quindi ha un bel dire il Partito Democratico a cantare vittoria per un successo politico. E’ qui che infatti si inserisce la polemica di Cinque Stelle e Sel: “Da vari siti – scrive su Twitter il capogruppo vendoliano Gennaro Migliore - sembra che il Pd voti per sospendere #F35 fino al termine di un’indagine conoscitiva. Non è vero”. I deputati di Sel sono arrivati alla Camera “indossando” tutti il fazzoletto della pace. C’è chi l’ha infilata nel taschino, altri al polso o al braccio, alcune deputate al collo. I parlamentari dei Cinque Stelle hanno alzato in Aula foto-manifesto che ritraevano scene di guerra per protestare “visivamente” contro la mozione della maggioranza sugli aerei F35 (il presidente di turno, Luigi Di Maio, anche lui di M5S, li ha richiamati immediatamente all’ordine assicurando che segnalerà alla presidenza quanto avvenuto).
Il voto compatto del Pd. Qualche “dissidente” non vota
Il Pd ha votato compatto. Tutti i presenti hanno votato sì. Undici non hanno partecipato al voto. Per la mozione di Sel da parte del Pd c’è stato il solo voto favorevole di Enrico Gasbarra. In 29 non hanno partecipato al voto anche se 5 di questi hanno poi verbalizzato la loro astensione che si è andata ad aggiungere ai due astenuti Amodio e Capone. Tra quanti nel Pd non hanno partecipato al voto risultano, tra gli altri, Pippo Civati, Gero Grassi, Sandra Zampa, Alessandra Moretti, Michela Marzano, Roberto Morassut e la Bossa.
E i pacifisti del Pd? Di certo i 14 deputati del Pd firmatari della mozione proposta da Giulio Marcon (Sel) rendono noto di aver condiviso di non ritirare la firma, ma di far confluire il loro voto sulla mozione proposta dal Partito Democratico quale, spiegano, “ricordando che l’Italia ripudia la guerra e che la difesa prevista dalla Costituzione non è solo quella in armi, impegna il Governo a ripensare le proprie scelte nell’ambito di una comune politica di difesa europea, ribadisce l’esclusiva competenza del Parlamento sull’acquisizione dei sistemi d’arma, avvia un’indagine conoscitiva sul programma F35 e ne sospende pertanto l’attuazione. Finalmente il Parlamento recupera dunque la sua centralità” scrivono i deputati democratici Antonella Incerti, Paolo Beni, Salvatore Capone, Laura Coccia, Antonio Decaro, Filippo Fossati, Maria Chiara Gadda, Michela Marzano, Davide Mattiello, Luca Pastorino, Fausto Raciti, Chiara Scuvera, Giorgio Zanin, Giuseppe Zappulla.
Analisi Difesa: “In totale l’Italia pagherà 2 miliardi per 3 aerei”
Secondo il sito specializzato Analisi Difesa, che cita fonti riservate, è di “quasi un miliardo di euro quanto complessivamente l’Italia sta pagando ed entro il prossimo 31 dicembre dovrebbe impegnarsi a versare per l’acquisto dei suoi primi tre” F-35 e “come acconto per i successivi 3 esemplari”. Secondo il giornale online i costi sono così divisi: 396,4 milioni è a tutto giugno la cifra in corso di pagamento, mentre per i rimanenti 516 milioni è prevista lo sottoscrizione dei relativi impegni contrattuali entro il 31 dicembre. Ulteriori contratti per 60,3 milioni di euro saranno firmati sempre entro quest’anno come anticipi per altri 7 F-35A e per il primo F-35B a decollo corto e atterraggio verticale destinato alla Marina Militare”. Dunque, dice ancora Analisi Difesa, “se si sommano gli impegni finanziari per i primi 14 aerei sottoscritti a tutto giugno e quelli attesi entro dicembre, si ottiene un totale di 973,2 milioni di euro, ai quali, per completare l’iter di acquisto, dovranno aggiungersene circa altrettanti”.
(ha collaborato Enrico Piovesana)
I video sono all'interno:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06 ... 5s/638308/
Passa la mozione votata anche da Pdl e Scelta Civica: non si annullano commesse (già un miliardo per i primi 3 aerei), ma si discuterà in Parlamento di ulteriori acquisizioni. M5S e Sel votano no. Il ministro soddisfatto, Vendola lo attacca: "Per la pace servono diritti, non cacciabombardieri"
di Redazione Il Fatto Quotidiano
26 giugno 2013Commenti (984)
Il Pd si riallinea sulle posizioni della maggioranza. Rientrano i venti pacifisti di una parte del partito e la mozione proposta alle altre forze che sostengono il governo – Pdl e Scelta Civica – viene snaturata con la semplice aggiunta di una parola (“non procedere a ulteriore acquisizione” anziché “nessuna acquisizione”). La maggioranza vota dunque compatta. Il governo – o comunque la sua immagine – è integro. Gli F35 sui quali c’è già stato il sì all’acquisto si compreranno. Eventuali altre acquisizioni dovranno passare dal voto del Parlamento. Intanto l’acconto da pagare entro dicembre per i primi 3 aerei è di un miliardo di euro, secondo il sito specializzato Analisi Difesa.
La Camera ha approvato, con 381 sì la mozione dalla maggioranza. I no sono stati 149. In precedenza era stata bocciata la mozione di Sel e sostenuta dal Movimento Cinque Stelle con 378 voti contrari e 136 voti a favore. La riprova del fatto che il testo del Pd sia stato snaturato è nell’atteggiamento delle opposizioni (M5S e Sel) che avevano in un primo momento annunciato la possibile astensione, ma poi hanno espresso voto contrario. Il ministro della Difesa Mario Mauro è apparso soddisfatto: “Per amare la pace, armare la pace”. Al ministro risponde il presidente di Sinistra Ecologia e Libertà Nichi Vendola: “Ministro Mauro, per amare la pace bisogna dare speranza e diritti, e non cacciabombardieri”. I deputati di Sel sono arrivati a Montecitorio con fazzolletti della pace al collo, mentre quelli dei Cinque Stelle hanno esibito durante il dibattito foto di scenari di guerra con macerie, morte, distruzione.
Il testo del Pd annacquato per votare insieme al Pdl
Come temevano le opposizioni e le associazioni pacifiste, dunque, il testo appoggiato da Partito Democratico, Popolo delle Libertà e Scelta Civica è una versione annacquata di quella concordata in mattinata dai deputati democratici e che aveva portato Sel e Cinque Stelle a valutare un sostegno indiretto con l’astensione. Questo nonostante Gian Piero Scanu, primo firmatario dell’originaria mozione dei democratici, aveva escluso ogni modifica al testo: “Non verrà modificata neanche una virgola”. Invece è bastato aggiungere un aggettivo – “ulteriore” – per cambiare la sostanza del provvedimento, che non impegna più il governo a sospendere il programma in attesa dell’indagine conoscitiva parlamentare, ma solo a rinviare nuove acquisizioni dopo la conclusione di un’indagine, i cui termini rimangono estremamente vaghi e fumosi. Come spiega il coordinatore della Rete Disarmo, Francesco Vignarca, infatti “l’indagine conoscitiva è solo citata nel preambolo della mozione, senza indicarne né tempi, né modalità. Quindi tutto diventa molto scivoloso”. Appare quindi corretta l’interpretazione del capogruppo Pdl, Renato Brunetta: “La mozione non prevede nessuna sospensione, quello che si deve verificare è un ulteriore impegno che deve passare per il Parlamento, sulla base della normativa esistente. Il programma F-35 è confermato, ma per tutte le ulteriori fasi serve una verifica parlamentare. Le ulteriori fasi sono quelle che non sono state ancora decise”.
Mauro: “I nuovi caccia sostituiscono altri velivoli vecchi”
Gli F35, aveva spiegato il ministro Mauro in Aula, “devono andare a sostituire” altrettanti velivoli dell’Aeronautica, come i Tornado, arrivati alla fine del loro percorso, con questo obiettivo “in tempi non sospetti, fin dal 1998” sono stati individuati “questi strumenti”. Quindi “non c’è nessun velivolo che si aggiunge agli esistenti nell’ottica di una esibizione muscolare”. L’F35, ha aggiunto Mauro “non è un cattivo aereo”, ma è stato individuato per questo obiettivo che è quello che riguarda più profondamente il diritto-dovere alla difesa, costituzionalmente garantito, che è anche “diritto dell’Italia contenere i conflitti e dunque garantire la pace”.
Cosa dice la mozione: “No a altre acquisizioni”
La mozione impegna il governo “relativamente al programma F35, a non procedere a nessuna fase di ulteriore acquisizione senza che il Parlamento si sia espresso nel merito, ai sensi dell’articolo 4 della legge 31 dicembre 2012 n. 244″. Il testo chiede di “dare impulso, a partire dal Consiglio europeo di dicembre, a concrete iniziative per la crescita della dimensione di Difesa comune europea in una prospettiva di condivisa razionalizzazione della spesa” e invita al “al pieno rispetto di quanto previsto dall’articolo 4 della legge 31 dicembre 2012 n. 244 allo scopo di garantire al Parlamento di esercitare le proprie prerogative”. Tra le premesse, c’è quella che “la commissioni parlamentari competenti hanno manifestato l’intendimento di avviare audizioni ed indagini conoscitive in vista del Consiglio europeo di dicembre, in particolare sui sistema d’arma destinati alla difesa, per verificare la coerenza della pianificazione dell’investimento, ai sensi dell’articolo 4 della legge 31 dicembre 2012 n. 244 e anche alla luce delle parallele iniziative degli altri Paesi”.
Mozione di maggioranza diversa da quella del Pd per una parola: “Ulteriore”
Testi alla mano la mozione della maggioranza è stata diversa da quella del Pd per una sola parola: “Ulteriore”. Nella mozione del Pd votata in mattinata al gruppo veniva infatti previsto di “non procedere a nessuna fase di acquisizione senza che il Parlamento si sia espresso nel merito”. In quella di maggioranza si prevede di “non procedere a nessuna fase di ulteriore acquisizione senza che il Parlamento si sia espresso nel merito”. Unica altra divergenza è un passaggio nella premessa. In entrambi i casi si fa riferimento al fatto che le commissioni parlamentari competenti hanno annunciato di voler avviare audizioni e indagini conoscitive sul tema della difesa per verificare “la coerenza della pianificazione dell’investimento”, nel caso della mozione del Pd “anche alla luce delle condizioni generali di finanza pubblica, che nel momento attuale risultano caratterizzate da una complessa crisi economica che ha ripercussioni sul piano sociale”, frase che non c’è nella mozione del Pd. Per il resto le quattro pagine di mozioni sono identiche. In entrambi i casi il governo è impegnato oltre che a passare dal Parlamento per nuove fasi di acquisto anche a “dare impulso, a partire dal Consiglio europeo di dicembre, a concrete iniziative per la crescita della dimensione di Difesa comune europea in una prospettiva di razionalizzazione della spesa” e al “pieno rispetto” della legge 244 del 2012, “allo scopo di garantire al Parlamento di esercitare le proprie prerogative”.
Deputati Sel con fazzoletti della pace, i M5S protestano con foto di guerre
E quindi ha un bel dire il Partito Democratico a cantare vittoria per un successo politico. E’ qui che infatti si inserisce la polemica di Cinque Stelle e Sel: “Da vari siti – scrive su Twitter il capogruppo vendoliano Gennaro Migliore - sembra che il Pd voti per sospendere #F35 fino al termine di un’indagine conoscitiva. Non è vero”. I deputati di Sel sono arrivati alla Camera “indossando” tutti il fazzoletto della pace. C’è chi l’ha infilata nel taschino, altri al polso o al braccio, alcune deputate al collo. I parlamentari dei Cinque Stelle hanno alzato in Aula foto-manifesto che ritraevano scene di guerra per protestare “visivamente” contro la mozione della maggioranza sugli aerei F35 (il presidente di turno, Luigi Di Maio, anche lui di M5S, li ha richiamati immediatamente all’ordine assicurando che segnalerà alla presidenza quanto avvenuto).
Il voto compatto del Pd. Qualche “dissidente” non vota
Il Pd ha votato compatto. Tutti i presenti hanno votato sì. Undici non hanno partecipato al voto. Per la mozione di Sel da parte del Pd c’è stato il solo voto favorevole di Enrico Gasbarra. In 29 non hanno partecipato al voto anche se 5 di questi hanno poi verbalizzato la loro astensione che si è andata ad aggiungere ai due astenuti Amodio e Capone. Tra quanti nel Pd non hanno partecipato al voto risultano, tra gli altri, Pippo Civati, Gero Grassi, Sandra Zampa, Alessandra Moretti, Michela Marzano, Roberto Morassut e la Bossa.
E i pacifisti del Pd? Di certo i 14 deputati del Pd firmatari della mozione proposta da Giulio Marcon (Sel) rendono noto di aver condiviso di non ritirare la firma, ma di far confluire il loro voto sulla mozione proposta dal Partito Democratico quale, spiegano, “ricordando che l’Italia ripudia la guerra e che la difesa prevista dalla Costituzione non è solo quella in armi, impegna il Governo a ripensare le proprie scelte nell’ambito di una comune politica di difesa europea, ribadisce l’esclusiva competenza del Parlamento sull’acquisizione dei sistemi d’arma, avvia un’indagine conoscitiva sul programma F35 e ne sospende pertanto l’attuazione. Finalmente il Parlamento recupera dunque la sua centralità” scrivono i deputati democratici Antonella Incerti, Paolo Beni, Salvatore Capone, Laura Coccia, Antonio Decaro, Filippo Fossati, Maria Chiara Gadda, Michela Marzano, Davide Mattiello, Luca Pastorino, Fausto Raciti, Chiara Scuvera, Giorgio Zanin, Giuseppe Zappulla.
Analisi Difesa: “In totale l’Italia pagherà 2 miliardi per 3 aerei”
Secondo il sito specializzato Analisi Difesa, che cita fonti riservate, è di “quasi un miliardo di euro quanto complessivamente l’Italia sta pagando ed entro il prossimo 31 dicembre dovrebbe impegnarsi a versare per l’acquisto dei suoi primi tre” F-35 e “come acconto per i successivi 3 esemplari”. Secondo il giornale online i costi sono così divisi: 396,4 milioni è a tutto giugno la cifra in corso di pagamento, mentre per i rimanenti 516 milioni è prevista lo sottoscrizione dei relativi impegni contrattuali entro il 31 dicembre. Ulteriori contratti per 60,3 milioni di euro saranno firmati sempre entro quest’anno come anticipi per altri 7 F-35A e per il primo F-35B a decollo corto e atterraggio verticale destinato alla Marina Militare”. Dunque, dice ancora Analisi Difesa, “se si sommano gli impegni finanziari per i primi 14 aerei sottoscritti a tutto giugno e quelli attesi entro dicembre, si ottiene un totale di 973,2 milioni di euro, ai quali, per completare l’iter di acquisto, dovranno aggiungersene circa altrettanti”.
(ha collaborato Enrico Piovesana)
I video sono all'interno:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06 ... 5s/638308/
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Re: Quale governo ?
Mauro: “Per amare la pace, armare la pace”
Boia d'un mondo,....a secco senza neppure i lubrificanti di conforto.
E dire che Mauro è un cattolico di Comunione e Fatturazione.
Che brutta razza questi cattolici falsi cristiani.
Cosa aspetta Francesco a scomunicarli??????????????
Boia d'un mondo,....a secco senza neppure i lubrificanti di conforto.
E dire che Mauro è un cattolico di Comunione e Fatturazione.
Che brutta razza questi cattolici falsi cristiani.
Cosa aspetta Francesco a scomunicarli??????????????
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Re: Quale governo ?
Vox populi
Maurizio S. 0 seconds ago
Una domanda sorge spontanea. Ma quanto ci guadagna sta gente a comprare degli aerei baracca?. risposta: segui dove vanno i soldi e trovi il bando della matassa.
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Libero Gramigna 32 seconds ago
Bene. Dopo tanti secoli sarebbe ora di finirla.
Mi piace Rispondi
F82 1 minute ago
Con quante € si scrive pace per il ministro? O sono $? ;-)
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mamoiadino 2 minutes ago
il pd si riallinea.........
in posizione prona rispetto al pdl
si riallinea alla costante perdita di voti
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salvador 2 minutes ago
ma con tutti i miliardi spesi,assumeranno tutti i disoccupati d'Italia?????
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rudy49 2 minutes ago
urlate di gioia popolo fra mauro vi da f35 e penitenza
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F82 3 minutes ago
Monti, Letta, Alano e Napolitano i quattro cavalieri dell'apocalisse!!!
Tutti sotto (a 90°) al Lucifero nano ovviamente!!!
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F82 3 minutes ago
Erano d'accordo i pid dini del sito della Puppato?
Ah è vero, è solo un sito consultivo.... praticamente fuffa per i loro capi di partito!
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Maurizio S. 4 minutes ago
Quando incontri uno del PD e ti parla tu mentalmente ripeti sempre con NON davanti ad ogni frase e ti si chiariranno meglio le cose.
Con questa formula hai sempre chiaro in testa quanto ti prendono per il C..O a loro insaputa.
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rudy49 4 minutes ago
cosa ne pensa papa francesco del ministro fra mauro il guerriero che vuol spezzare i reni al mondo
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Cornacchia 4 minutes ago
Per il PD-L questo è l'ultimo atto di un suicidio annunziato...non si riprenderanno mai più...c'è poco da ridere caro Baffino, il popolo di sinistra ma soprattutto quello comunista (già voi non siete stati mai comunisti) vi seppellirà!! Pure Renzi (il vecchio che avanza) tace....meglio tanto non avrebbe molto da dire!!
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leuciscus 5 minutes ago
Quanti soldi buttati in armi inutili. Oggi le guerre mondiali si combattono senza sparare un colpo. Guardate la Germania. Sta distruggendo l'europa, depredandola di ogni bene e colonizzandola senza muovere un panzer.
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brambilla03 5 minutes ago
cari amici del pd , non e' che potete passare con gli f35 sopra san ilario tutti i giorni a giocare , il guru si inc ....
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Donato Cappiello 6 minutes ago
Se Equitalia mi espropria la casa vado a vivere in uno di questo contenitori di latta tecnologica...
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brambilla03 4 minutes ago in risposta a Donato Cappiello
e se invece pagassi tutte le multe in sosta vietata te ne sarei grato .
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Maurizio S. 7 minutes ago
PD: " Non abbiamo detto No , ma neppure Si". Spieghiamo meglio: Abbiamo Non detto No e abbiamo Non Detto si.
Ma come non ricordare :" Abbiamo una bancaaaaaaaaaaaaaaaaaaa" !!.
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alessiomarchi 7 minutes ago
con distinti saluti agli esodati
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F82 8 minutes ago
Giornata storica, credo che oggi il Pd sia finalmente riuscito a superare il Pdl !
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brambilla03 3 minutes ago in risposta a F82
giornata storica , f35 sorpassato in caxx da f82 , stop , ripeto , stop.
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marjlu 8 minutes ago
Ma che sanno dicendo questi qua? possibile che ci dobbiamo bere tutto quello che dicono? Non capiscono che la pace si ottiene con la diplomazia, il colloquio, ecc mai con le armi sempre più sofisticate che servono solo a uccidere no a pacificare. Ma pio noi in u momento come questo ci possiamo permettere una spesa così grande? BO
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amadiro 6 minutes ago in risposta a marjlu
massì, invece degli aerei d guerra diamo all'esercito un cellulare con il tasto "chiama l'ambasciatore"
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zannaza 3 minutes ago in risposta a amadiro
È arrivato l'Ambasciatore
con la piuma sul cappello,
è arrivato l'Ambasciatore
a cavallo d'un cammello.
Ha portato una letterina
dove scritto sta così:
"Se ti piaccio, Ninì,
ti darò tutto il cuor";)
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socio lucio 3 minutes ago in risposta a amadiro
lei ha quello con il tasto "chiama la neuro", vero ? è da li' che ha preso lo spunto ?
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Guest 8 minutes ago
Commento rimosso.
brambilla03 2 minutes ago in risposta a Guest
tutto il mondo ha fame da molto piu' tempo , e non mi sembra che chi predica onesta' lo sia ...
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Guest 9 minutes ago
Commento rimosso.
pasquino2 3 minutes ago in risposta a Guest
Veramente io di PiDocchi piegati ne vedo moltissimi... Alcuni davanti a "zu silvio " a baciargli la mano altri girati, in posizione....more pecorina
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F82 6 minutes ago in risposta a Guest
Quindi è nato già a 90°?
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Anchìo-Santo 31 seconds ago in risposta a F82
...91°..ogni giorno si inclina di piu
...sarà il peso dei colpi..
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brambilla03 1 minute ago in risposta a F82
rispetto al la colonna con salto carpiato del guru ex pdl , una passeggiata .
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Fra dido 11 minutes ago
solo una frase
Si vis pacem, para bellumma i finti pacifiti capiranno?
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Cornacchia 12 minutes ago
Per il PD-L questo è l'ultimo atto di un suicidio annunziato...non si riprenderanno mai più...c'è poco da ridere caro Baffino, il popolo di sinistra ma soprattutto quello comunista (già voi non siete stati mai comunisti) vi seppellirà!! Pure Renzi (il vecchio che avanza tace)....meglio tanto non avrebbe molto da dire!!
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alessiomarchi 8 minutes ago in risposta a Cornacchia
è indagato per bunga bunga a palazzo
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brambilla03 8 seconds ago in risposta a alessiomarchi
per la verita' l'unico indagato e condannato e stato sopra san ilario .. guarda caso il numero e' identico .. 3 ...
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fili51 12 minutes ago
definire il Pd un partito di buffoni inconcludenti è solo un eufemismo...blaterano, blaterano, ma è il Pdl che detta la linea e loro si adeguano!!
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Wallace3 12 minutes ago
Adesso però dobbiamo comprare anche delle portaerei su cui imbarcarli così diamo anche un sacco di lavoro all'industria nautica.
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socio lucio 7 minutes ago in risposta a Wallace3
no, visto lo stato delle nostre finanze, si imbarcheranno sui barconi, quelli che gli emigranti lasciano a lampedusa.
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teresa gabriel 14 minutes ago
ma non era il pd ad avere la maggioranza? ma perché continuano a nascondersi dietro a un dito? ma a chi vogliono darla a bere? posso dire che continuano a comportarsi da buffoni irresponsabili?
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Riccardo Revilant 14 minutes ago
Mettetevi l'animo in pace...sapete benissimo con chi abbiamo a che fare, quindi ingoiamo tutti i ROSPI e cerchiamo di sopravvivere, ringraziando OGNI SANTO GIORNO tutti quei gran FURBONI che hanno votato PDL e PD...
GRAZIE...e spero che vi torni tutto indietro con gli interessi.
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nessuno 14 minutes ago
un mld per tre aerei ? una affare direi .
Flag
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Maurizio S. 0 seconds ago
Una domanda sorge spontanea. Ma quanto ci guadagna sta gente a comprare degli aerei baracca?. risposta: segui dove vanno i soldi e trovi il bando della matassa.
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Libero Gramigna 32 seconds ago
Bene. Dopo tanti secoli sarebbe ora di finirla.
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F82 1 minute ago
Con quante € si scrive pace per il ministro? O sono $? ;-)
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mamoiadino 2 minutes ago
il pd si riallinea.........
in posizione prona rispetto al pdl
si riallinea alla costante perdita di voti
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salvador 2 minutes ago
ma con tutti i miliardi spesi,assumeranno tutti i disoccupati d'Italia?????
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rudy49 2 minutes ago
urlate di gioia popolo fra mauro vi da f35 e penitenza
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F82 3 minutes ago
Monti, Letta, Alano e Napolitano i quattro cavalieri dell'apocalisse!!!
Tutti sotto (a 90°) al Lucifero nano ovviamente!!!
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F82 3 minutes ago
Erano d'accordo i pid dini del sito della Puppato?
Ah è vero, è solo un sito consultivo.... praticamente fuffa per i loro capi di partito!
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Maurizio S. 4 minutes ago
Quando incontri uno del PD e ti parla tu mentalmente ripeti sempre con NON davanti ad ogni frase e ti si chiariranno meglio le cose.
Con questa formula hai sempre chiaro in testa quanto ti prendono per il C..O a loro insaputa.
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rudy49 4 minutes ago
cosa ne pensa papa francesco del ministro fra mauro il guerriero che vuol spezzare i reni al mondo
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Cornacchia 4 minutes ago
Per il PD-L questo è l'ultimo atto di un suicidio annunziato...non si riprenderanno mai più...c'è poco da ridere caro Baffino, il popolo di sinistra ma soprattutto quello comunista (già voi non siete stati mai comunisti) vi seppellirà!! Pure Renzi (il vecchio che avanza) tace....meglio tanto non avrebbe molto da dire!!
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leuciscus 5 minutes ago
Quanti soldi buttati in armi inutili. Oggi le guerre mondiali si combattono senza sparare un colpo. Guardate la Germania. Sta distruggendo l'europa, depredandola di ogni bene e colonizzandola senza muovere un panzer.
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brambilla03 5 minutes ago
cari amici del pd , non e' che potete passare con gli f35 sopra san ilario tutti i giorni a giocare , il guru si inc ....
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Donato Cappiello 6 minutes ago
Se Equitalia mi espropria la casa vado a vivere in uno di questo contenitori di latta tecnologica...
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brambilla03 4 minutes ago in risposta a Donato Cappiello
e se invece pagassi tutte le multe in sosta vietata te ne sarei grato .
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Maurizio S. 7 minutes ago
PD: " Non abbiamo detto No , ma neppure Si". Spieghiamo meglio: Abbiamo Non detto No e abbiamo Non Detto si.
Ma come non ricordare :" Abbiamo una bancaaaaaaaaaaaaaaaaaaa" !!.
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alessiomarchi 7 minutes ago
con distinti saluti agli esodati
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F82 8 minutes ago
Giornata storica, credo che oggi il Pd sia finalmente riuscito a superare il Pdl !
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brambilla03 3 minutes ago in risposta a F82
giornata storica , f35 sorpassato in caxx da f82 , stop , ripeto , stop.
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marjlu 8 minutes ago
Ma che sanno dicendo questi qua? possibile che ci dobbiamo bere tutto quello che dicono? Non capiscono che la pace si ottiene con la diplomazia, il colloquio, ecc mai con le armi sempre più sofisticate che servono solo a uccidere no a pacificare. Ma pio noi in u momento come questo ci possiamo permettere una spesa così grande? BO
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amadiro 6 minutes ago in risposta a marjlu
massì, invece degli aerei d guerra diamo all'esercito un cellulare con il tasto "chiama l'ambasciatore"
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zannaza 3 minutes ago in risposta a amadiro
È arrivato l'Ambasciatore
con la piuma sul cappello,
è arrivato l'Ambasciatore
a cavallo d'un cammello.
Ha portato una letterina
dove scritto sta così:
"Se ti piaccio, Ninì,
ti darò tutto il cuor";)
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socio lucio 3 minutes ago in risposta a amadiro
lei ha quello con il tasto "chiama la neuro", vero ? è da li' che ha preso lo spunto ?
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Guest 8 minutes ago
Commento rimosso.
brambilla03 2 minutes ago in risposta a Guest
tutto il mondo ha fame da molto piu' tempo , e non mi sembra che chi predica onesta' lo sia ...
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Guest 9 minutes ago
Commento rimosso.
pasquino2 3 minutes ago in risposta a Guest
Veramente io di PiDocchi piegati ne vedo moltissimi... Alcuni davanti a "zu silvio " a baciargli la mano altri girati, in posizione....more pecorina
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F82 6 minutes ago in risposta a Guest
Quindi è nato già a 90°?
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Anchìo-Santo 31 seconds ago in risposta a F82
...91°..ogni giorno si inclina di piu
...sarà il peso dei colpi..
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brambilla03 1 minute ago in risposta a F82
rispetto al la colonna con salto carpiato del guru ex pdl , una passeggiata .
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Fra dido 11 minutes ago
solo una frase
Si vis pacem, para bellumma i finti pacifiti capiranno?
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Cornacchia 12 minutes ago
Per il PD-L questo è l'ultimo atto di un suicidio annunziato...non si riprenderanno mai più...c'è poco da ridere caro Baffino, il popolo di sinistra ma soprattutto quello comunista (già voi non siete stati mai comunisti) vi seppellirà!! Pure Renzi (il vecchio che avanza tace)....meglio tanto non avrebbe molto da dire!!
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alessiomarchi 8 minutes ago in risposta a Cornacchia
è indagato per bunga bunga a palazzo
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brambilla03 8 seconds ago in risposta a alessiomarchi
per la verita' l'unico indagato e condannato e stato sopra san ilario .. guarda caso il numero e' identico .. 3 ...
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fili51 12 minutes ago
definire il Pd un partito di buffoni inconcludenti è solo un eufemismo...blaterano, blaterano, ma è il Pdl che detta la linea e loro si adeguano!!
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Wallace3 12 minutes ago
Adesso però dobbiamo comprare anche delle portaerei su cui imbarcarli così diamo anche un sacco di lavoro all'industria nautica.
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socio lucio 7 minutes ago in risposta a Wallace3
no, visto lo stato delle nostre finanze, si imbarcheranno sui barconi, quelli che gli emigranti lasciano a lampedusa.
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teresa gabriel 14 minutes ago
ma non era il pd ad avere la maggioranza? ma perché continuano a nascondersi dietro a un dito? ma a chi vogliono darla a bere? posso dire che continuano a comportarsi da buffoni irresponsabili?
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Riccardo Revilant 14 minutes ago
Mettetevi l'animo in pace...sapete benissimo con chi abbiamo a che fare, quindi ingoiamo tutti i ROSPI e cerchiamo di sopravvivere, ringraziando OGNI SANTO GIORNO tutti quei gran FURBONI che hanno votato PDL e PD...
GRAZIE...e spero che vi torni tutto indietro con gli interessi.
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nessuno 14 minutes ago
un mld per tre aerei ? una affare direi .
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