Barca: “Siamo come un condominio, si odiano tutti”
Il Pd non è innovatore, perché lì non c'è conflitto ma zizzania, e come fosse un condominio dove ci si odia”.
L’amministratore lo faccia qualcun altro.
Cose di casa Diccì -17
Addavenì Baffone - 1
...................In hoc signo vinces
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Quando qualche mese fa Fabrizio Barca scelse di iscriversi al Pd, mi sorprese non poco. In qualche intervista precedente da ministro di Monti aveva dichiarato di aver votato a sinistra del Pd. Non mi era pertanto molto chiaro sul perché, iscrivendosi ad un partito aveva scelto la nuova Dc.
Poi da iscritto, produce un suo “Manifesto” che invia alla dirigenza del Pd – Dc, per far conoscere le sue intenzioni per rinnovare il Pd.
Mi era sembrato un Manifesto di sinistra che ben poco aveva a che fare anche con la sinistra della nuova Dc.
Le cronache sui quotidiani riportano insistentemente la possibilità di una sua partecipazione alla corsa per la guida della segreteria.
L’enigma Barca continuava.
Possibile che un quasi sessantenne come lui che si dichiara di sinistra, figlio di Luciano Barca, economista, ex partigiano, deputato e poi senatore della Repubblica Italiana, iscritto al Partito Comunista Italiano, nonché direttore de l'Unità, non si sia accorto che il Pd è stato trasformato nella nuova Dc???
Possibile che non conoscesse la conformazione del Pd?
Negli ultimi due mesi Fabrizio Barca intraprende un giro d’Italia per conoscere da vicino lo stato dell’arte del Pd, per conoscere direttamente da vicino come la pensano gli elettori del Pd.
E’ una cosa nuova, ma anche di altri tempi. E’ un fatto che gli fa onore perché spacca completamente gli schemi della casta piddina oramai composta da capibastone di un’oligarchia dominante che ha perso completamente l’idea di ascoltare i suoi iscritti e i suoi elettori.
Il tutto è completamente in linea con la storia italiana della seconda Repubblica dove hanno dominato interamente i partiti personali, uno su tutti quello del Caimano. Ma anche la Lega di Bossi, l’Idv di Di Pietro, l’Udc di Casini, l’Udeur di Mastella, il partitini minori della galassia comunista, La Destra di Storace, il Fli di Fini. O le meteore recenti di un sogno di una notte di mezza estate, come Scelta civica di Monti, Rivoluzione civica di Ingroia, Fermiamo il declino di Giannino.
Tutti spariti, o ancora in vita in modalità pre agonica, senza nessun futuro.
Il secondo ciclo Repubblicano fallito il 26 febbraio scorso, stenta a chiudersi per via della presenza pervicace del Caimano, che anche se piegato dalla magistratura non molla la presa, al punto che voci sempre più insistenti danno per certa la successione dinastica della figlia Marina.
La dirigenza del Pd inganna continuamente il suo elettorato facendogli credere di essere l’unico partito non padronale del panorama politico italiano.
Ed ovviamente i merli si bevono tutto quanto.
Il Pd non ha un padrone solo, ma un’elite ristretta di capobastone che lo controllano da quando è nato e che non sono affatto intenzionati a mollare la presa.
Gattopardesco da il miglior Tomasi di Lampedusa, l’attuale raggiro in cui “i rottamati” dal sindaco di Firenze, riappaiono sulla scena come i “padrini” di chi li ha rottamati in un gioco di potere infinito che non finisce mai.
D’Alema, Veltroni, Bettini, si presentano come i nuovi padrini di Renzi. A cui si aggiunge da domenica scorsa un’esilarante nuovo padrino dopo nove mesi di forzata astinenza, dopo “”la delusione”” Monti, il santo fondatore de La Repubblica, Eugenio Scalfari, che da anni, dai tempi di De Mita, si è ritagliato il ruolo di sacro vate con l’apporto del giornale – partito da lui fondato.
Cambiare tutto affinché non cambi nulla.
Stupefacente il fatto che il 56 % degli italiani abbocchi.
Alla fine del suo tour tricolore, Fabrizio Barca, se ne esce con un quadro desolante della base del Pd.
Barca: “Siamo come un condominio, si odiano tutti”
Il Pd non è innovatore, perché lì non c'è conflitto ma zizzania, e come fosse un condominio dove ci si odia”.
L’amministratore lo faccia qualcun altro.
E qui si vede cosa succede quando l’intelligenza si fonde con l’onestà intellettuale.
Nessuno che non sia un’avventuriero può pensare di governare questa cosa. Lasciano quindi a desiderare anche le due ultime candidature, quelle di Zingaretti e di Paoletta Concia.
Sanno quello che fanno o si propongono solo per sfizio personale???
Ma oggi la stampa quotidiana ci propone qualcosa che va ben oltre il giudizio di Fabrizio Barca.
La dichiarazione alquanto scioccante di Marianna Madia.
Ma il tutto può meravigliare???
Può meravigliare solo chi insiste a non voler guardare oltre la siepe, per paura o per comodità.
il Fatto 25.6.13
La fossa della Marianna: “Troppi delinquenti nel Pd”
Duro attacco della Madia alla gestione del partito: “Opacità
di David Perluigi e Nello Trocchia
Nel Pd a livello nazionale ho visto piccole e mediocri filiere di potere. A livello locale, e parlo di Roma, facendo le primarie dei parlamentari ho visto, non ho paura a dirlo, delle vere e proprie piccole associazioni a delinquere sul territorio”.
A pronunciare il pesante j’accuse ai quadri dirigenti del Pd e alle diramazioni territoriali del partito a Roma, non è una grillina, un’estremista di sinistra, ma Marianna Madia, giovane deputata Pd alla seconda legislatura. Veltroniana di ferro.
ANATEMI che Madia lancia in occasione del tour di Fabrizio Barca, ex ministro della Coesione Territoriale nel governo Monti, che gira il Paese in vista del congresso del partito.
Su un barcone lungo il Tevere Barca incontra i cittadini in un evento organizzato dai militanti di Sel e Pd per affrontare il nodo del futuro della sinistra italiana.
L’ex ministro, nel centro culturale ‘Tevere democratico’, conclude il suo intervento e annota riflessioni, critiche e domande della platea.
Prima di dare spazio ai militanti, la parola passa a due esponenti parlamentari, uno di Sel, Giorgio Airaudo, e una del Pd, proprio, Marianna Madia.
L’onorevole piddina, nel suo intervento, cita Antonio Gramsci per richiamare tre forme di ipocrisia che garantisce: “Non le ritrovo nel documento di Fabrizio Barca e questo è già un passo avanti”.
Poi lancia una granata nel terreno amico: “C’è una quarta forma di ipocrisia possibile che mi fa paura – prosegue Madia - e parlo per il Partito democratico, per casa mia".
I presenti al convegno fanno una smorfia di sorpresa.
"Spero che questa ipocrisia non ci sia nel futuro congresso. L’ipocrisia è pensare di parlare di linea politica senza capire che abbiamo un grossissimo problema di costituzione materiale del partito”.
La parlamentare si scusa per aver ‘osato’ integrare il pensiero di Gramsci, ma la speculazione filosofica lascia presto il campo alla versione ‘cecchina’.
La deputata che Walter Veltroni lanciò nell’agone politico alle elezioni nazionali del 2008 impallina gli attuali vertici nazionali.
“Cosa ho visto nel Pd che ha gestito il gruppo parlamentare dall’inizio di questa legislatura?". Si chiede la Madia: "Ho visto ipocrisia, ho visto opacità, ho visto un sistema che non chiamerei neanche di correnti, ma di piccole e mediocri filiere di potere che sono attaccate così al potere e non vogliono cedere di un millimetro.
Ho visto veti incrociati per mantenere tutto questo.
Tutto questo - precisa - l’ho visto da chi oggi ancora ci dirige.
E questo è il livello nazionale”.
Madia poi affonda anche il Pd nelle sue diramazioni locali romane con l’esplicito riferimento alle “associazioni a delinquere”.
Testuale.
Per la deputata è l’ora delle scelte e del rinnovamento.
Ha lanciato la proposta di legge, insieme con il senatore Walter Tocci e il deputato Pippo Civati, che prevede l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, i cosiddetti rimborsi elettorali, e la riforma del sostegno ai movimenti politici.
Questa è la priorità insieme alla “costituzione materiale del partito”.
PAROLE pesanti quelle della deputata, una vera “orazione funebre” sui vertici nazionali, ma anche sulle diramazioni territoriali del Pd.
Una reprimenda che ilfattoquotidiano.it pubblica oggi sul sito in versione integrale.
La platea ascolta, qualcuno strabuzza gli occhi, c’è chi si alza stizzito, ma molti apprezzano.
Subito dopo si torna agli interventi della platea, si torna a discutere intorno al documento dell’ex ministro.
Fabrizio Barca, chiudendo la serata, si mostra colpito dall’analisi spietata della Madia, riprende le sue parole e si sofferma sulla credibilità del partito, il bisogno di rappresentare una capacità di cambiamento.
“Essere un poco meglio per noi è un suicidio. Quello che racconta Marianna Madia – chiosa l’ex ministro - in Calabria, ad esempio, lo vedi benissimo, assume toni drammatici.
In quella terra il partito è diviso tra veri e propri capibastone che vengono dal passato e un 25% di partito straordinario.
Quello che ci hai detto in modo molto libero la gente lo vede.
Le persone a quel punto scelgono altri”.
Gli altri sono il Pdl con il quale oggi il Pd è al governo.
Il suicidio è servito.