quo vadis PD ????
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Re: quo vadis PD ????
Riflessioni sull’articolo di Wanda Marra:
Dopo la denuncia della Madia
Comitati d’affari nel Pd? “Guerra per bande sicuramente”
1) “Le correnti sono fondamentalmente gruppi di potere organizzati - conferma Paolo Gentiloni - e negli ultimi anni soprattutto a Roma il partito è stato un’accozzaglia di tensioni.”
Se lo dice Gentilò che di queste cose se ne intende provenendo dalla Margherita, c’è da crederci.
Ma che le cose funzionassero in questo modo, non occorreva essere dei geni per capirlo.
Ho più volte cercato di spiegare che questo schema strutturale deriva dalla vecchia Democrazia cristiana.
Schema a cui si è adattata interamente la sinistra di provenienza Pci.
La vecchia Democrazia cristiana non ha mai amato uomini autorevoli come lo è stato Alcide De Gasperi.
Ha sempre preferito figure intermedie, magari con un certo prestigio personale, come Fanfani, Andreotti, Rumor, Colombo, Moro. Ma mai nessuno del livello dello statista trentino, la cui autorevolezza non poteva essere messa in discussione da nessuno. Di conseguenza pesava. Eccome se pesava.
Questo perché le correnti hanno sempre preferito imporre la propria volontà sul segretario.
Meglio quindi un segretario debole dove i capibastone possono continuamente imporre la propria volontà, che un segretario forte che impone la propria volontà sulle correnti e sui capobastone.
In sostanza è quanto affermato in questo passaggio dell’articolo di Wanda Marra:
Anche Lorenza Bonaccorsi, renziana, che ha appena rifiutato un posto in Giunta affonda: “Nel Pd quel che prevale sono gli accordi tra correnti”.
“La parola delinquente presuppone una forma di reato. E per questo non la userei - dice Roberto Morassut, veltroniano, che del Lazio è stato anche segretario - ma io dico da tempo, è che la vita del Pd è fortemente condizionata non tanto da correnti, il che sarebbe anche normale, ma da cordate di potere”.
Spiega anche come succede: “Il tesseramento avviene con alcuni potenti che comprano pacchetti di tessere e in quel modo influenzano la vita del partito”.
Sulla stessa linea, pure Angelo Rughetti , romano e renziano, che la mette su un piano “alto”: “Non c’è più la politica”.
La prima osservazione corre quindi immediatamente a Bersani.
Il mio giudizio su Bersani non muta.
Non era la persona adatta per fare il presidente del Consiglio in questo momento di grande difficoltà, in cui è d'obbligo saper imporre una linea.
Motivazione :
Se dal 2009 al 2013, non è stato in grado di raddrizzare le 22 tribù di comitati d’affari o gruppi di potere organizzati, come chiarisce Paolo Gentiloni, non poteva essere in grado di guidare il Paese in questo difficilissimo passaggio storico.
Primo perché alla guida del governo sarebbe stato preda e vittima dei 22 gruppi di potere organizzati del Pd che lo avrebbero tirato per la giacchetta in continuazione.
Secondo perché si sarebbero aggiunte le problematiche di quel “gras de rost” del Caimano e della sua banda di bucaneros.
Nota.
“gras de rost” è un vecchissimo detto meneghino, che viene appioppato a persona decisamente insopportabile, rompipalle, pesante. Infatti, letteralmente “gras de rost” significa : Grasso d’arrosto, …notoriamente pesante da digerire.
Ma non ci sarebbe stato quindi solo il “gras de rost” di Hardcore da tenere a bada, ma ci sarebbero stati anche i “gras de rost” della Banda Casini e della Banda Monti.
Alla fine, nel giro di pochi mesi Pier Luigi Bersani ne sarebbe uscito stritolato.
Immagino sia stata dura per Bersani non usare le scarpe all’inglese comprate ad una svendita, tenute in serbo da usare la prima volta per schiacciare l’erba della Casa Bianca.
Ma lui non lo sa, uscire di scena da quella gabbia di matti in questa fase è stata la sua fortuna personale.
Ha guadagnato molto in salute.
Detto questo, ritengo completamente ingiusto addossare a Bersani la causa della sconfitta elettorale e tant’altro.
Lui era un uomo debole, una canna al vento piegata alla volontà dei comitati d’affari e dei gruppi di potere che lo hanno dominato in continuazione imponendogli le loro direttive.
Bersani ha passato tutto il suo tempo da segretario a tenere unito il Pd composto da questi banditi.
Un’impresa non facile per nessuno.
Qualche anno fa, più volte ho segnalato che il segretario ideale per il Pd era Darix Togni, in quanto detentore di un master per domatore di leoni e di tigri.
Oggi, a distanza di qualche anno, avuto conferma dello stato dell’arte del Pd dalle dichiarazioni di Fabrizio Barca e Marianna Madia, penso che per governare questo Pd, senza la minima ironia, ci vuole un gemello di
Iosif Vissarionovič Džugašvili.
Meglio conosciuto come : Iosif, baffone, Stalin
Dopo la denuncia della Madia
Comitati d’affari nel Pd? “Guerra per bande sicuramente”
1) “Le correnti sono fondamentalmente gruppi di potere organizzati - conferma Paolo Gentiloni - e negli ultimi anni soprattutto a Roma il partito è stato un’accozzaglia di tensioni.”
Se lo dice Gentilò che di queste cose se ne intende provenendo dalla Margherita, c’è da crederci.
Ma che le cose funzionassero in questo modo, non occorreva essere dei geni per capirlo.
Ho più volte cercato di spiegare che questo schema strutturale deriva dalla vecchia Democrazia cristiana.
Schema a cui si è adattata interamente la sinistra di provenienza Pci.
La vecchia Democrazia cristiana non ha mai amato uomini autorevoli come lo è stato Alcide De Gasperi.
Ha sempre preferito figure intermedie, magari con un certo prestigio personale, come Fanfani, Andreotti, Rumor, Colombo, Moro. Ma mai nessuno del livello dello statista trentino, la cui autorevolezza non poteva essere messa in discussione da nessuno. Di conseguenza pesava. Eccome se pesava.
Questo perché le correnti hanno sempre preferito imporre la propria volontà sul segretario.
Meglio quindi un segretario debole dove i capibastone possono continuamente imporre la propria volontà, che un segretario forte che impone la propria volontà sulle correnti e sui capobastone.
In sostanza è quanto affermato in questo passaggio dell’articolo di Wanda Marra:
Anche Lorenza Bonaccorsi, renziana, che ha appena rifiutato un posto in Giunta affonda: “Nel Pd quel che prevale sono gli accordi tra correnti”.
“La parola delinquente presuppone una forma di reato. E per questo non la userei - dice Roberto Morassut, veltroniano, che del Lazio è stato anche segretario - ma io dico da tempo, è che la vita del Pd è fortemente condizionata non tanto da correnti, il che sarebbe anche normale, ma da cordate di potere”.
Spiega anche come succede: “Il tesseramento avviene con alcuni potenti che comprano pacchetti di tessere e in quel modo influenzano la vita del partito”.
Sulla stessa linea, pure Angelo Rughetti , romano e renziano, che la mette su un piano “alto”: “Non c’è più la politica”.
La prima osservazione corre quindi immediatamente a Bersani.
Il mio giudizio su Bersani non muta.
Non era la persona adatta per fare il presidente del Consiglio in questo momento di grande difficoltà, in cui è d'obbligo saper imporre una linea.
Motivazione :
Se dal 2009 al 2013, non è stato in grado di raddrizzare le 22 tribù di comitati d’affari o gruppi di potere organizzati, come chiarisce Paolo Gentiloni, non poteva essere in grado di guidare il Paese in questo difficilissimo passaggio storico.
Primo perché alla guida del governo sarebbe stato preda e vittima dei 22 gruppi di potere organizzati del Pd che lo avrebbero tirato per la giacchetta in continuazione.
Secondo perché si sarebbero aggiunte le problematiche di quel “gras de rost” del Caimano e della sua banda di bucaneros.
Nota.
“gras de rost” è un vecchissimo detto meneghino, che viene appioppato a persona decisamente insopportabile, rompipalle, pesante. Infatti, letteralmente “gras de rost” significa : Grasso d’arrosto, …notoriamente pesante da digerire.
Ma non ci sarebbe stato quindi solo il “gras de rost” di Hardcore da tenere a bada, ma ci sarebbero stati anche i “gras de rost” della Banda Casini e della Banda Monti.
Alla fine, nel giro di pochi mesi Pier Luigi Bersani ne sarebbe uscito stritolato.
Immagino sia stata dura per Bersani non usare le scarpe all’inglese comprate ad una svendita, tenute in serbo da usare la prima volta per schiacciare l’erba della Casa Bianca.
Ma lui non lo sa, uscire di scena da quella gabbia di matti in questa fase è stata la sua fortuna personale.
Ha guadagnato molto in salute.
Detto questo, ritengo completamente ingiusto addossare a Bersani la causa della sconfitta elettorale e tant’altro.
Lui era un uomo debole, una canna al vento piegata alla volontà dei comitati d’affari e dei gruppi di potere che lo hanno dominato in continuazione imponendogli le loro direttive.
Bersani ha passato tutto il suo tempo da segretario a tenere unito il Pd composto da questi banditi.
Un’impresa non facile per nessuno.
Qualche anno fa, più volte ho segnalato che il segretario ideale per il Pd era Darix Togni, in quanto detentore di un master per domatore di leoni e di tigri.
Oggi, a distanza di qualche anno, avuto conferma dello stato dell’arte del Pd dalle dichiarazioni di Fabrizio Barca e Marianna Madia, penso che per governare questo Pd, senza la minima ironia, ci vuole un gemello di
Iosif Vissarionovič Džugašvili.
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Re: quo vadis PD ????
Barca: “Siamo come un condominio, si odiano tutti”
Il Pd non è innovatore, perché lì non c'è conflitto ma zizzania, e come fosse un condominio dove ci si odia”.
L’amministratore lo faccia qualcun altro.
Cose di casa Diccì -20
...................In hoc signo vinces
-
Dal sito della rassegna stampa del Pd.
RASSEGNA STAMPA
Verini: "In tutta Italia guerre solo per le poltrone"
Intervista a Walter Verini di Wanda Marra - Il Fatto Quotidiano
di Walter Verini, pubblicato il 28 giugno 2013 , 27 letture
l sindaco di Terni è in bilico per le tensioni tra correnti A Gubbio è dovuto arrivare un commissario, perché la giunta era paralizzata dalle loro lotte Spesso nella vita quotidiana del Pd in giro per l`Italia prevalgono logiche che somigliano più a una guerra tra bande che a un dibattito politico ideale". Dopo la durissima critica di Marianna Madia al Fatto Quotidiano (un partito di "piccole e mediocri filiere di potere") e poi di altri come Roberto Morassut e Paolo Gentiloni, la denuncia arriva da Walter Verini. Ex capo della segreteria di Veltroni, deputato di lungo corso e uomo dai giudizi cauti e ponderati.
Onorevole Verini, è come dice D`Alema: nel Pd non ci sono correnti, ma solo caos?
«D`Alema ha ragione. Le aree politico culturale sono un fatto importante se sono tali. Nel codice etico del Pd, oltre a una serie di precetti morali, c`è anche una norma che dice che sono vietate forme di cristallizzazioni in cui non si dà spazio alle tante energie positive esistenti. Ma nel Pd oggi conta più la fedeltà che il merito».
Ora c`è un congresso: il Pd non fa altro che contarsi.
«Il congresso deve discutere cosa significa essere un partito oggi. Serve un bombardamento, una destrutturazione di queste forme che gestiscono il potere. Lo stesso Epifani ha parlato di opacità nel tesseramento».
Cosa significa secondo la sua esperienza?
«Spesso accade che le tessere crescano tantissimo in pochissimo tempo: e allora non è partecipazione, spontaneità, ma vengono usate per pesare di più».
Quando parla di guerra tra bande a cosa si riferisce?
«Il Pd è l`unico partito che c`è nel paese, e questo è importante. Ma se prendi 1.000 titoli di giornali locali, dalla Val d`Aosta alla Sicilia, 800 parlano di risse, divisioni, lacerazioni, scontri, che non avvengono sulla linea del Pd, ma su chi fa l`assessore o il presidente di una municipalizzata. È una concezione del potere come fine non mezzo».
C`è una vera questione morale?
«La questione morale, nell`accezione di Berlinguer, che molti esibiscono come un santino, non era solo non rubare, ma mantenere una netta separazione tra la politica e certe ingerenze nella vita delle istituzioni. La politica fissa degli obiettivi, la gestione non può essere fatta dai partiti».
Nella sua regione, l`Umbria, quali sono gli effetti tangibili delle guerre tra bande?
«In 2 anni il sindaco di Terni è stato costretto a una pre-crisi perché le tensioni tra correnti si ripercuotono sulla vita dell`amministrazione. A Gubbio recentemente è dovuto arrivare un commissario, perché il sindaco era paralizzato dalle lotte tra correnti. A Città di Castello ci sono voluti nove mesi perché il Pd scegliesse il sostituto di un assessore prematuramente deceduto, per giochi di correnti. Queste Dinamiche rischiano di fagocitare i tanti elementi positivi».
E nel caso delle primarie? Il segretario dell`Umbria Bottini arrivò a dimettersi.
«Si era candidato e ha perso. Ma queste logiche hanno pesato anche sulle primarie dei parlamentari. In tre giorni in alcuni casi sono state le correnti a organizzare militarmente pacchetti di preferenze. Viceversa ci sono molti che hanno lavorato bene».
Anche lei fa parte di una corrente, i veltroniani.
«Siamo gli unici che non hanno una corrente organizzata. MoDem nacque per evitare la deriva verso un partito chiuso, ma durò pochi mesi. I veltroniani possono essere persone che si ritrovano nello spirito originario del Pd».
Non crede che ogni appartenente a qualsiasi corrente la definirebbe così, come un progetto?
«Noi non abbiamo mai fatto pressioni di sorta. Le battaglie di idee invece sono giuste».
Alla luce di questo ragionamento, Bersani ha fatto bene a dimettersi?
«Le vicende quirinalizie sono state l`effetto di un clima di anni, non di lealtà ma di lotte correntizie. Bersani ha preso atto non solo di quello, ma di una grave sconfitta elettorale».
Lei con chi sta al congresso?
Vorrei si parlasse di idee. Sono per il ritorno alla "vocazione maggioritaria". Per un partito che sta con l`imprenditore e il lavoratore, il giovane e l`anziano, il Nord e il Sud. Insomma, voglio rivalutare il 'ma anche'».
Fonte: Il Fatto Quotidiano
http://www.partitodemocratico.it/doc/25 ... ltrone.htm
Il Pd non è innovatore, perché lì non c'è conflitto ma zizzania, e come fosse un condominio dove ci si odia”.
L’amministratore lo faccia qualcun altro.
Cose di casa Diccì -20
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Dal sito della rassegna stampa del Pd.
RASSEGNA STAMPA
Verini: "In tutta Italia guerre solo per le poltrone"
Intervista a Walter Verini di Wanda Marra - Il Fatto Quotidiano
di Walter Verini, pubblicato il 28 giugno 2013 , 27 letture
l sindaco di Terni è in bilico per le tensioni tra correnti A Gubbio è dovuto arrivare un commissario, perché la giunta era paralizzata dalle loro lotte Spesso nella vita quotidiana del Pd in giro per l`Italia prevalgono logiche che somigliano più a una guerra tra bande che a un dibattito politico ideale". Dopo la durissima critica di Marianna Madia al Fatto Quotidiano (un partito di "piccole e mediocri filiere di potere") e poi di altri come Roberto Morassut e Paolo Gentiloni, la denuncia arriva da Walter Verini. Ex capo della segreteria di Veltroni, deputato di lungo corso e uomo dai giudizi cauti e ponderati.
Onorevole Verini, è come dice D`Alema: nel Pd non ci sono correnti, ma solo caos?
«D`Alema ha ragione. Le aree politico culturale sono un fatto importante se sono tali. Nel codice etico del Pd, oltre a una serie di precetti morali, c`è anche una norma che dice che sono vietate forme di cristallizzazioni in cui non si dà spazio alle tante energie positive esistenti. Ma nel Pd oggi conta più la fedeltà che il merito».
Ora c`è un congresso: il Pd non fa altro che contarsi.
«Il congresso deve discutere cosa significa essere un partito oggi. Serve un bombardamento, una destrutturazione di queste forme che gestiscono il potere. Lo stesso Epifani ha parlato di opacità nel tesseramento».
Cosa significa secondo la sua esperienza?
«Spesso accade che le tessere crescano tantissimo in pochissimo tempo: e allora non è partecipazione, spontaneità, ma vengono usate per pesare di più».
Quando parla di guerra tra bande a cosa si riferisce?
«Il Pd è l`unico partito che c`è nel paese, e questo è importante. Ma se prendi 1.000 titoli di giornali locali, dalla Val d`Aosta alla Sicilia, 800 parlano di risse, divisioni, lacerazioni, scontri, che non avvengono sulla linea del Pd, ma su chi fa l`assessore o il presidente di una municipalizzata. È una concezione del potere come fine non mezzo».
C`è una vera questione morale?
«La questione morale, nell`accezione di Berlinguer, che molti esibiscono come un santino, non era solo non rubare, ma mantenere una netta separazione tra la politica e certe ingerenze nella vita delle istituzioni. La politica fissa degli obiettivi, la gestione non può essere fatta dai partiti».
Nella sua regione, l`Umbria, quali sono gli effetti tangibili delle guerre tra bande?
«In 2 anni il sindaco di Terni è stato costretto a una pre-crisi perché le tensioni tra correnti si ripercuotono sulla vita dell`amministrazione. A Gubbio recentemente è dovuto arrivare un commissario, perché il sindaco era paralizzato dalle lotte tra correnti. A Città di Castello ci sono voluti nove mesi perché il Pd scegliesse il sostituto di un assessore prematuramente deceduto, per giochi di correnti. Queste Dinamiche rischiano di fagocitare i tanti elementi positivi».
E nel caso delle primarie? Il segretario dell`Umbria Bottini arrivò a dimettersi.
«Si era candidato e ha perso. Ma queste logiche hanno pesato anche sulle primarie dei parlamentari. In tre giorni in alcuni casi sono state le correnti a organizzare militarmente pacchetti di preferenze. Viceversa ci sono molti che hanno lavorato bene».
Anche lei fa parte di una corrente, i veltroniani.
«Siamo gli unici che non hanno una corrente organizzata. MoDem nacque per evitare la deriva verso un partito chiuso, ma durò pochi mesi. I veltroniani possono essere persone che si ritrovano nello spirito originario del Pd».
Non crede che ogni appartenente a qualsiasi corrente la definirebbe così, come un progetto?
«Noi non abbiamo mai fatto pressioni di sorta. Le battaglie di idee invece sono giuste».
Alla luce di questo ragionamento, Bersani ha fatto bene a dimettersi?
«Le vicende quirinalizie sono state l`effetto di un clima di anni, non di lealtà ma di lotte correntizie. Bersani ha preso atto non solo di quello, ma di una grave sconfitta elettorale».
Lei con chi sta al congresso?
Vorrei si parlasse di idee. Sono per il ritorno alla "vocazione maggioritaria". Per un partito che sta con l`imprenditore e il lavoratore, il giovane e l`anziano, il Nord e il Sud. Insomma, voglio rivalutare il 'ma anche'».
Fonte: Il Fatto Quotidiano
http://www.partitodemocratico.it/doc/25 ... ltrone.htm
Ultima modifica di camillobenso il 28/06/2013, 20:01, modificato 2 volte in totale.
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Re: quo vadis PD ????
Barca: “Siamo come un condominio, si odiano tutti”
Il Pd non è innovatore, perché lì non c'è conflitto ma zizzania, e come fosse un condominio dove ci si odia”.
L’amministratore lo faccia qualcun altro.
Cose di casa Diccì -21
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«Spesso accade che le tessere crescano tantissimo in pochissimo tempo: e allora non è partecipazione, spontaneità, ma vengono usate per pesare di più».
Walter Verini
Nel 2005 il Pd non esisteva ancora,…..ma i filibustieri SI.
E i filibustieri erano reduci dalla sconfitta elettorale del 2001 in quanto avevano mandato contro il Caimano quella scamorza der sor Cicoria, solo perché era bello dal punto di vista femminile.
Ovviamente non avevano fatto nulla per migliorare la situazione dell’Ulivo. L’anno successivo, nel 2006, ci sarebbe stata la nuova tornata elettorale.
In casa Ds e Margherita c’era la consapevolezza di una nuova sconfitta.
Pertanto, per evitarla, si armarono di una grande faccia di bronzo e inviarono una delegazione a Bruxelles da Romano Prodi.
<<Romano,…perdonaci. Lo sappiamo che ci siamo comportati male con te. Ma adesso siamo messi male, non abbiamo nessuno in grado di battere Berlusconi.
Puoi riuscirci solo tu.
Perdonaci Romano, mettiti una mano sul cuore. Fallo per l’Ulivo che è figlio tuo.
Aiutaci Romano, non ci abbandonare>>
E Romano, dal cuore troppo tenero con i filibustieri cedette alla lusinghe.
Facendo la solita figura di emme all’italiana, abbandonò il suo incarico di presidente della Commissione Europea 6 mesi prima della scadenza del mandato e rientrò in Italia.
Non fece a tempo mettere i piedi sul suolo patrio, che i due segretari filibustieri di Ds e Margherita, si presentarono da Romano.
<<Romano quante tessere hai?>> - chiesero gli spudorati filibustieri.
- “Non ho tessere, e come potrei averle dopo tutti questi anni a Bruxelles!!!”
<<Allora sappi, Romano, che le tessere le abbiamo noi. Tu farai il premier, ma sappi che comandiamo noi!!!>>
Lo avevano fregato un’altra volta.
Una persona normale li avrebbe mandati subito tutti quanti a quel Paese, ma per Romano c’era troppo in ballo e non era un barlafuso fetentone come loro.
E’ da questa prima defaiance, che Prodi cerca di metterci rimedio.
S’inventerà le primarie.
I soliti notabili capibastone, fino a poche ore dalla chiusura delle urne erano convinti che Romano avesse rimediato un sonoro flop.
Se ne resero conto solo in tarda serata, quando giunse la notizia che si erano presentati quasi il doppio degli italiani pronosticati dai capobastone.
Quasi 4 milioni.
Prodi li aveva giocati, era riuscito ad ottenere l’investitura popolare alla facciaccia delle tessere.
Le tessere, o meglio, il peso della corrente con maggior numero di tessere è stata un’invenzione democristiana della prima Repubblica.
Una vecchia usanza in cui spesso e volentieri tesseravano anche i morti.
Già allora erano il partito dei morti viventi.
Il Pd non è innovatore, perché lì non c'è conflitto ma zizzania, e come fosse un condominio dove ci si odia”.
L’amministratore lo faccia qualcun altro.
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Walter Verini
Nel 2005 il Pd non esisteva ancora,…..ma i filibustieri SI.
E i filibustieri erano reduci dalla sconfitta elettorale del 2001 in quanto avevano mandato contro il Caimano quella scamorza der sor Cicoria, solo perché era bello dal punto di vista femminile.
Ovviamente non avevano fatto nulla per migliorare la situazione dell’Ulivo. L’anno successivo, nel 2006, ci sarebbe stata la nuova tornata elettorale.
In casa Ds e Margherita c’era la consapevolezza di una nuova sconfitta.
Pertanto, per evitarla, si armarono di una grande faccia di bronzo e inviarono una delegazione a Bruxelles da Romano Prodi.
<<Romano,…perdonaci. Lo sappiamo che ci siamo comportati male con te. Ma adesso siamo messi male, non abbiamo nessuno in grado di battere Berlusconi.
Puoi riuscirci solo tu.
Perdonaci Romano, mettiti una mano sul cuore. Fallo per l’Ulivo che è figlio tuo.
Aiutaci Romano, non ci abbandonare>>
E Romano, dal cuore troppo tenero con i filibustieri cedette alla lusinghe.
Facendo la solita figura di emme all’italiana, abbandonò il suo incarico di presidente della Commissione Europea 6 mesi prima della scadenza del mandato e rientrò in Italia.
Non fece a tempo mettere i piedi sul suolo patrio, che i due segretari filibustieri di Ds e Margherita, si presentarono da Romano.
<<Romano quante tessere hai?>> - chiesero gli spudorati filibustieri.
- “Non ho tessere, e come potrei averle dopo tutti questi anni a Bruxelles!!!”
<<Allora sappi, Romano, che le tessere le abbiamo noi. Tu farai il premier, ma sappi che comandiamo noi!!!>>
Lo avevano fregato un’altra volta.
Una persona normale li avrebbe mandati subito tutti quanti a quel Paese, ma per Romano c’era troppo in ballo e non era un barlafuso fetentone come loro.
E’ da questa prima defaiance, che Prodi cerca di metterci rimedio.
S’inventerà le primarie.
I soliti notabili capibastone, fino a poche ore dalla chiusura delle urne erano convinti che Romano avesse rimediato un sonoro flop.
Se ne resero conto solo in tarda serata, quando giunse la notizia che si erano presentati quasi il doppio degli italiani pronosticati dai capobastone.
Quasi 4 milioni.
Prodi li aveva giocati, era riuscito ad ottenere l’investitura popolare alla facciaccia delle tessere.
Le tessere, o meglio, il peso della corrente con maggior numero di tessere è stata un’invenzione democristiana della prima Repubblica.
Una vecchia usanza in cui spesso e volentieri tesseravano anche i morti.
Già allora erano il partito dei morti viventi.
Ultima modifica di camillobenso il 28/06/2013, 20:00, modificato 1 volta in totale.
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Re: quo vadis PD ????
Barca: “Siamo come un condominio, si odiano tutti”
Il Pd non è innovatore, perché lì non c'è conflitto ma zizzania, e come fosse un condominio dove ci si odia”.
L’amministratore lo faccia qualcun altro.
Cose di casa Diccì -22
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King George è stato eletto il 10 maggio 2006. Conosce molto ben quindi le vicende italiane a partire da quella data.
I passaggi fondamentali possiamo così riassumerli:
1) Da Wikipedia:
24 gennaio 2008 ore 20.43: Dopo il dibattito del Senato sulla fiducia il governo è battuto per 161 voti a 156[17]. Hanno negato la fiducia al Governo i seguenti senatori eletti in liste dell'Unione: Tommaso Barbato (UDEUR), Clemente Mastella(UDEUR), Lamberto Dini (Liberaldemocratici, eletto nella Margherita), Domenico Fisichella (indipendente, eletto nella Margherita), Franco Turigliatto (Sinistra Critica, eletto in Rifondazione Comunista), Sergio De Gregorio (Italiani nel Mondo, eletto nell'Italia dei Valori), che era già passato nella Casa delle Libertà nel settembre 2007. Si è astenuto (ma l'astensione ha effetto di voto contrario) il senatore Giuseppe Scalera (Liberaldemocratici, eletto nella Margherita). A seguito del voto negativo Prodi si reca al Quirinale per rassegnare le dimissioni. Il Presidente Napolitano invita il Governo a restare in carica per il disbrigo degli affari correnti.
2) 7 maggio 2008
Insediamento dell’ultimo governo Berlusconi
3) Il lodo Alfano
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il lodo Alfano è stata una legge dello Stato italiano (legge 124/2008)[1], in vigore dall'agosto 2008 al 7 ottobre 2009, intitolata "Disposizioni in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato" (legge 124/2008).[2]La legge è stata dichiarata incostituzionale con pronuncia della Corte costituzionale del 7 ottobre 2009 per violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione (sentenza 262\2009).
Reazioni:
Nel luglio del 2008 un documento intitolato "In difesa della Costituzione" è stato sottoscritto da più di cento studiosi di Diritto costituzionale: tra essi gli ex presidenti della Corte costituzionale Valerio Onida, Gustavo Zagrebelsky e Leopoldo Elia. A coordinare la raccolta di firme è stato Alessandro Pace, presidente dell'Associazione Italiana dei Costituzionalisti.[9]
Il 7 gennaio 2009 sono state depositate presso la Corte di Cassazione a detta degli organizzatori un milione di firme di cui 850.000 certificate per l’indizione di un referendum abrogativo della legge. La raccolta delle firme, che era iniziata il 30 luglio2008 ad una settimana dall’approvazione della Legge era stata promossa dall’Italia dei Valori con il sostegno di Rifondazione Comunista e Sinistra Democratica.[10]
*
Per dirla alla Di Pietro: “Il referendum promosso da Italia dei Valori, Rifondazione Comunista e Sinistra Democratica,…..che c’azzecca???
Non avevano capito i giochi.
La Corte di Milano che condanna l’avvocato inglese Mills, cita che Silvio Berlusconi ha corrotto il predetto avvocato.
Alla luce della conoscenza degli atti di Napoli, di queste ore, in cui si chiede il rinvio a giudizio di Silvio Berlusconi per corruzione dell’ex senatore De Gregorio, oggi diventa chiaro
Allora era difficile farsi comprendere, oggi un po’ meno, ma ci sarà chi, soprattutto nel campo berluscones che negherà, negherà, negherà tutto.
Il governo Prodi doveva cadere a tutti i costi perché per salvare Berlusconi dal processo Mills, occorreva il lodo Alfano.
Infatti, Berlusconi verrà tirato fuori dal processo per soli 4 giorni.
King George, testardamente si giocherà la faccia sostenendo che il lodo Alfano era costituzionale.
La Corte costituzionale il 7 ottobre 2009, dichiarerà il lodo Alfano incostituzionale.
Ma ormai Silvio Berlusconi è salvo.
Se Napolitano avesse seguito la prassi costituzionale di rinviare il lodo Alfano alla Camere, per una questione temporale Berlusconi sarebbe stato giudicato colpevole.
1. Sentenza Mills, prescrizione per Berlusconi - Tgcom
http://www.tgcom24.mediaset.it/.../sent ... conile...
o
25/feb/2012 – Silvio Berlusconi, imputato a Milano per corruzione in atti giudiziari, è stato prosciolto per prescrizione dai giudici della decima sezione penale ...
4) Ottobre 2008
La crisi dei subprime investe l’Europa
5) 12 novembre caduta del governo Berlusconi
Quando King George procede alle consultazioni, chiede al Pd un mandato esplorativo per continuare la legislatura.
Il Pd rifiuta il mandato perché le 22 tribù o gruppi di potere non hanno raggiunto l’accordo per la spartizione delle poltrone e del potere con Bersani premier.
Questo accordo verrà faticosamente raggiunto nella tarda primavera del 2012.
In alternativa le tribù hanno spinto per l’accordo pappa e ciccia del grande inciucione, che dura ininterrottamente tra alti e bassi dal novembre del 2011.
Domanda :
Ma veramente si crede che un partito, e di conseguenza una nazione, possa andare avanti in questo modo, dove la polverizzazione dovuta alla guerra per bande domina lo scenario della politica italiana?
La politica non esiste più all’interno del Pd.
(Sulla stessa linea, pure Angelo Rughetti , romano e renziano, che la mette su un piano “alto”: “Non c’è più la politica”).
Non ci voleva Rughetti per capirlo, è così da anni all’interno del partito dei defunti.
Il Pd non è innovatore, perché lì non c'è conflitto ma zizzania, e come fosse un condominio dove ci si odia”.
L’amministratore lo faccia qualcun altro.
Cose di casa Diccì -22
...................In hoc signo vinces
-
King George è stato eletto il 10 maggio 2006. Conosce molto ben quindi le vicende italiane a partire da quella data.
I passaggi fondamentali possiamo così riassumerli:
1) Da Wikipedia:
24 gennaio 2008 ore 20.43: Dopo il dibattito del Senato sulla fiducia il governo è battuto per 161 voti a 156[17]. Hanno negato la fiducia al Governo i seguenti senatori eletti in liste dell'Unione: Tommaso Barbato (UDEUR), Clemente Mastella(UDEUR), Lamberto Dini (Liberaldemocratici, eletto nella Margherita), Domenico Fisichella (indipendente, eletto nella Margherita), Franco Turigliatto (Sinistra Critica, eletto in Rifondazione Comunista), Sergio De Gregorio (Italiani nel Mondo, eletto nell'Italia dei Valori), che era già passato nella Casa delle Libertà nel settembre 2007. Si è astenuto (ma l'astensione ha effetto di voto contrario) il senatore Giuseppe Scalera (Liberaldemocratici, eletto nella Margherita). A seguito del voto negativo Prodi si reca al Quirinale per rassegnare le dimissioni. Il Presidente Napolitano invita il Governo a restare in carica per il disbrigo degli affari correnti.
2) 7 maggio 2008
Insediamento dell’ultimo governo Berlusconi
3) Il lodo Alfano
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il lodo Alfano è stata una legge dello Stato italiano (legge 124/2008)[1], in vigore dall'agosto 2008 al 7 ottobre 2009, intitolata "Disposizioni in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato" (legge 124/2008).[2]La legge è stata dichiarata incostituzionale con pronuncia della Corte costituzionale del 7 ottobre 2009 per violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione (sentenza 262\2009).
Reazioni:
Nel luglio del 2008 un documento intitolato "In difesa della Costituzione" è stato sottoscritto da più di cento studiosi di Diritto costituzionale: tra essi gli ex presidenti della Corte costituzionale Valerio Onida, Gustavo Zagrebelsky e Leopoldo Elia. A coordinare la raccolta di firme è stato Alessandro Pace, presidente dell'Associazione Italiana dei Costituzionalisti.[9]
Il 7 gennaio 2009 sono state depositate presso la Corte di Cassazione a detta degli organizzatori un milione di firme di cui 850.000 certificate per l’indizione di un referendum abrogativo della legge. La raccolta delle firme, che era iniziata il 30 luglio2008 ad una settimana dall’approvazione della Legge era stata promossa dall’Italia dei Valori con il sostegno di Rifondazione Comunista e Sinistra Democratica.[10]
*
Per dirla alla Di Pietro: “Il referendum promosso da Italia dei Valori, Rifondazione Comunista e Sinistra Democratica,…..che c’azzecca???
Non avevano capito i giochi.
La Corte di Milano che condanna l’avvocato inglese Mills, cita che Silvio Berlusconi ha corrotto il predetto avvocato.
Alla luce della conoscenza degli atti di Napoli, di queste ore, in cui si chiede il rinvio a giudizio di Silvio Berlusconi per corruzione dell’ex senatore De Gregorio, oggi diventa chiaro
Allora era difficile farsi comprendere, oggi un po’ meno, ma ci sarà chi, soprattutto nel campo berluscones che negherà, negherà, negherà tutto.
Il governo Prodi doveva cadere a tutti i costi perché per salvare Berlusconi dal processo Mills, occorreva il lodo Alfano.
Infatti, Berlusconi verrà tirato fuori dal processo per soli 4 giorni.
King George, testardamente si giocherà la faccia sostenendo che il lodo Alfano era costituzionale.
La Corte costituzionale il 7 ottobre 2009, dichiarerà il lodo Alfano incostituzionale.
Ma ormai Silvio Berlusconi è salvo.
Se Napolitano avesse seguito la prassi costituzionale di rinviare il lodo Alfano alla Camere, per una questione temporale Berlusconi sarebbe stato giudicato colpevole.
1. Sentenza Mills, prescrizione per Berlusconi - Tgcom
http://www.tgcom24.mediaset.it/.../sent ... conile...
o
25/feb/2012 – Silvio Berlusconi, imputato a Milano per corruzione in atti giudiziari, è stato prosciolto per prescrizione dai giudici della decima sezione penale ...
4) Ottobre 2008
La crisi dei subprime investe l’Europa
5) 12 novembre caduta del governo Berlusconi
Quando King George procede alle consultazioni, chiede al Pd un mandato esplorativo per continuare la legislatura.
Il Pd rifiuta il mandato perché le 22 tribù o gruppi di potere non hanno raggiunto l’accordo per la spartizione delle poltrone e del potere con Bersani premier.
Questo accordo verrà faticosamente raggiunto nella tarda primavera del 2012.
In alternativa le tribù hanno spinto per l’accordo pappa e ciccia del grande inciucione, che dura ininterrottamente tra alti e bassi dal novembre del 2011.
Domanda :
Ma veramente si crede che un partito, e di conseguenza una nazione, possa andare avanti in questo modo, dove la polverizzazione dovuta alla guerra per bande domina lo scenario della politica italiana?
La politica non esiste più all’interno del Pd.
(Sulla stessa linea, pure Angelo Rughetti , romano e renziano, che la mette su un piano “alto”: “Non c’è più la politica”).
Non ci voleva Rughetti per capirlo, è così da anni all’interno del partito dei defunti.
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Re: quo vadis PD ????
Barca: “Siamo come un condominio, si odiano tutti”
Il Pd non è innovatore, perché lì non c'è conflitto ma zizzania, e come fosse un condominio dove ci si odia”.
L’amministratore lo faccia qualcun altro.
Cose di casa Diccì -23
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Matteo Orfini (Pd): “Il centrodestra deve dimostrare di avere a cuore gli interessi degli italiani e non dell’ex premier”
Alcuni bambini nascono sotto i cavoli.
Altri li porta la cicogna.
Gli asini volano.
Babbo Natale tutti gli anni porta i regali a tutti i bambini del mondo. (Superman è un signor nessuno)
Anche la Befana il 6 gennaio porta i regali a tutti i bambini del mondo. Ma solo ai buoni, perché ai cattivi porta il carbone. (Superwoman è una signora nessuno)
Si consiglia di passare week end rilassanti nel Paese delle meraviglie di Alice.
I golosi possono invece visitare la casa di pan di zucchero di Hans e Gretel.
Eugenio: “Gennà,…tu si scemo” – (Massimo Troisi, da “Indietro tutta”)
E’ così che i politici considerano i cittadini italiani. Soprattutto di questi tempi.
****
Repubblica 28.6.13
Il Pdl tenta il blitz “Cambiamo anche la giustizia”
Matteo Orfini (Pd): “Il centrodestra deve dimostrare di avere a cuore gli interessi degli italiani e non dell’ex premier”
“Se ci provano, allora cade il governo”
intervista di Goffredo De Marchis
ROMA — «Le visioni antitetiche di Pd e Pdl e i problemi di Berlusconi. Per queste ragioni, sulla giustizia, non si può intervenire. Se qualcuno ci prova, il governo cade ». Il leader dei Giovani Turchi Matteo Orfini considera l’emendamento presentato dal centrodestra alle riforme istituzionali «un forzatura grave e irricevibile, una provocazione. Il governo deve concentrarsi sulle materie su cui si può trovare un compromesso. Non possiamo permetterci non dico interventi sulla giustizia ma nemmeno la sensazione di dare una risposta politica a questioni giudiziarie. Sarebbe la fine delle larghe intese».
Eppure il Pdl ci prova. Nonostantegli impegni presi con Lettae Napolitano.
«È un problema che riguarda Berlusconi. Noi abbiamo reagito in modo molto corretto alla sentenza di Milano su Ruby. Tenendo separate le due questioni: la maggioranza di governo e le vicende giudiziarie del Cavaliere. Adesso il Pdl deve dare prova di tenuta istituzionale e politica. Vediamo se dimostrerà di essere davvero un partito che ha a cuore gli interessi degli italiani evitando di strumentalizzare politicamente una questione giudiziaria. Se invececercheranno di infilare nell’agenda del governo misure che hanno solo l’obiettivo di salvare il loro capo, dimostreranno che non ci sono più le condizioni per andare avanti. Noi stiamo al governo per risolvere i problemi degli italiani,non quelli di Berlusconi».
Dal Pd non sono venute reazioni alla sentenza di Milano. Rischiate anche voi di essere prigionieri delle larghe intese?
«La distinzione dei piani, secondo me, è il modo più forte perdimostrare rispetto per la magistratura. Resta, è vero, il problema di fondo: per il Pd è molto complicato vivere una fase di collaborazione con il centrodestra. Per questo c’è bisogno di un salto di qualità da parte di Letta. Devedimostrare agli elettori la capacità di risolvere i loro problemi. E non basta Letta».
Cos’altro serve?
«Che il Partito democratico si svegli un po’. Siamo ancora sotto choc per quello che è successo dalle elezioni in poi. Ma dobbiamo assumere con più decisione l’iniziativa, insistere con maggiore forza su alcuni punti dell’azione di governo. A cominciare, dall’inciampo del provvedimento sul lavoro. Quel testo presenta molti problemi. Nei prossimi giorni bisognerà intervenire».
Vi accuseranno di non volere il funzionamento della giustizia.
«Quale giustizia? Quella che crea problemi ai cittadini comuni? O quella che indaga sui reati di Berlusconi? Quando mai il Pdl si è occupato del malfunzionamento della giustizia per i cittadini normali. Non è questo l’interesse del centrodestra. Pensano solo al Cavaliere. Nel momento in cui sono nate le larghe intese si sapeva che Pd e Pdl hanno visioni antitetiche su questo tema. L’atteggiamento del Pdl quindi è solo strumentale. Poi, si può criticare la richiesta di un pm, ma una sentenza non si contesta».
Il Pd non è innovatore, perché lì non c'è conflitto ma zizzania, e come fosse un condominio dove ci si odia”.
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Matteo Orfini (Pd): “Il centrodestra deve dimostrare di avere a cuore gli interessi degli italiani e non dell’ex premier”
Alcuni bambini nascono sotto i cavoli.
Altri li porta la cicogna.
Gli asini volano.
Babbo Natale tutti gli anni porta i regali a tutti i bambini del mondo. (Superman è un signor nessuno)
Anche la Befana il 6 gennaio porta i regali a tutti i bambini del mondo. Ma solo ai buoni, perché ai cattivi porta il carbone. (Superwoman è una signora nessuno)
Si consiglia di passare week end rilassanti nel Paese delle meraviglie di Alice.
I golosi possono invece visitare la casa di pan di zucchero di Hans e Gretel.
Eugenio: “Gennà,…tu si scemo” – (Massimo Troisi, da “Indietro tutta”)
E’ così che i politici considerano i cittadini italiani. Soprattutto di questi tempi.
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Repubblica 28.6.13
Il Pdl tenta il blitz “Cambiamo anche la giustizia”
Matteo Orfini (Pd): “Il centrodestra deve dimostrare di avere a cuore gli interessi degli italiani e non dell’ex premier”
“Se ci provano, allora cade il governo”
intervista di Goffredo De Marchis
ROMA — «Le visioni antitetiche di Pd e Pdl e i problemi di Berlusconi. Per queste ragioni, sulla giustizia, non si può intervenire. Se qualcuno ci prova, il governo cade ». Il leader dei Giovani Turchi Matteo Orfini considera l’emendamento presentato dal centrodestra alle riforme istituzionali «un forzatura grave e irricevibile, una provocazione. Il governo deve concentrarsi sulle materie su cui si può trovare un compromesso. Non possiamo permetterci non dico interventi sulla giustizia ma nemmeno la sensazione di dare una risposta politica a questioni giudiziarie. Sarebbe la fine delle larghe intese».
Eppure il Pdl ci prova. Nonostantegli impegni presi con Lettae Napolitano.
«È un problema che riguarda Berlusconi. Noi abbiamo reagito in modo molto corretto alla sentenza di Milano su Ruby. Tenendo separate le due questioni: la maggioranza di governo e le vicende giudiziarie del Cavaliere. Adesso il Pdl deve dare prova di tenuta istituzionale e politica. Vediamo se dimostrerà di essere davvero un partito che ha a cuore gli interessi degli italiani evitando di strumentalizzare politicamente una questione giudiziaria. Se invececercheranno di infilare nell’agenda del governo misure che hanno solo l’obiettivo di salvare il loro capo, dimostreranno che non ci sono più le condizioni per andare avanti. Noi stiamo al governo per risolvere i problemi degli italiani,non quelli di Berlusconi».
Dal Pd non sono venute reazioni alla sentenza di Milano. Rischiate anche voi di essere prigionieri delle larghe intese?
«La distinzione dei piani, secondo me, è il modo più forte perdimostrare rispetto per la magistratura. Resta, è vero, il problema di fondo: per il Pd è molto complicato vivere una fase di collaborazione con il centrodestra. Per questo c’è bisogno di un salto di qualità da parte di Letta. Devedimostrare agli elettori la capacità di risolvere i loro problemi. E non basta Letta».
Cos’altro serve?
«Che il Partito democratico si svegli un po’. Siamo ancora sotto choc per quello che è successo dalle elezioni in poi. Ma dobbiamo assumere con più decisione l’iniziativa, insistere con maggiore forza su alcuni punti dell’azione di governo. A cominciare, dall’inciampo del provvedimento sul lavoro. Quel testo presenta molti problemi. Nei prossimi giorni bisognerà intervenire».
Vi accuseranno di non volere il funzionamento della giustizia.
«Quale giustizia? Quella che crea problemi ai cittadini comuni? O quella che indaga sui reati di Berlusconi? Quando mai il Pdl si è occupato del malfunzionamento della giustizia per i cittadini normali. Non è questo l’interesse del centrodestra. Pensano solo al Cavaliere. Nel momento in cui sono nate le larghe intese si sapeva che Pd e Pdl hanno visioni antitetiche su questo tema. L’atteggiamento del Pdl quindi è solo strumentale. Poi, si può criticare la richiesta di un pm, ma una sentenza non si contesta».
Re: quo vadis PD ????
Pd verso congresso, Renzi diffida Epifani: ‘Chi vince primarie sia candidato premier’
Il sindaco di Firenze avvisa il segretario del Partito democratico e dice no all'ipotesi di premiership decisa dall'establishment indipendentemente dalle consultazioni popolari. Si apre il fronte interno. Cuperlo: "Non si usi il partito come trampolino per altri incarichi". Ma i possibili "avversari" di Renzi alle primarie sono divisi. E D'Alema è pronto a chiamarsi fuori, contando su un futuro nulla osta del rottamatore per il Quirinale
di Cosimo Rossi | 29 giugno 2013
“Non vorrei diventare capo del Pd per cambiare il partito, ma per cambiare l’Italia”. Perciò Matteo Renzi dice alla Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz) che “chi vince le primarie aperte dovrebbe essere il candidato a guidare il governo”. Sempre per questo il sindaco di Firenze gioca d’anticipo l’intervista al quotidiano tedesco proprio sul tavolo delle regole per il congresso d’autunno, diffidando espressamente la segreteria di Guglielmo Epifani da qualunque proposito di separare la figura del segretario e quella del candidato premier. Ovvero, più segnatamente, dall’idea che a indicare il prossimo candidato premier del Pd non siano primarie di popolo. E, viceversa, che dal voto di popolo delle primarie esca una figura che non sia perciò anche candidato premier.
Una mossa, la diffida sulla regole, che in realtà sancisce la discesa in campo di Renzi per la leadership del Pd. E’ vero infatti che Renzi ripete di non essere intenzionato a “sciogliere la riserva” sulla propria candidatura “finché non legge regole scritte” per il congresso. Ma è vero altresì che, nel momento stesso in cui diffida rispetto a qualunque revisione della procedura che prevede primarie “di popolo” per la scelta del segretario e del candidato premier, il sindaco detta le regole stesse. Renzi si pone infatti nella posizione di “vittima” perseguitata attraverso i tentativi di cambiare le regole, facendosene forte per sancire lo status quo. E la riprova del fatto che il rottamatore sia già in corsa per la leadeship del Pd si può desumere dal fatto che a Palazzo Vecchio si sia ormai aperto il casting per la successione sulla poltrona di sindaco, per cui è in pole position il fedelissimo neodeputato Dario Nardella. Per di più la via verso la segreteria è ulteriormente spianata dalla frammentazione del fronte opposto, dove la componente che fa riferimento al mancato premier Pierluigi Bersani preferisce il giovane turco Stefano Fassina all’ex fondatore della Sinistra giovanile Gianni Cuperlo, di fatto sancendo la disarticolazione del corpaccione ex Pci-Pds-Ds. Tanto è vero che lo stesso Cuperlo mette in guardia: “Discutiamo di tutto ma non facciamo un congresso sulle regole – dice – Le regole alla fine ci saranno e andranno bene. Sono un uomo di partito, dirò che sono le migliori del mondo”.
La diffida preventiva di Renzi sulle primarie è dovuta proprio alla rilevanza precongressuale del tema delle regole. Giovedì scorso, durante l’ultima riunione della Commissione incaricata di decidere le regole del congresso, la componente ex Ds che fa capo a Bersani ha sostenuto la proposta di svincolare i congressi provinciali e regionali dalle mozioni dei candidati alle primarie, in modo così da consolidare il controllo sui livelli territoriali. Il sindaco, che avrebbe voluto per Luca Lotti l’organizzazione del Pd al posto del bersaniano David Zoggia, teme moltissimo il controllo sul partito da parte dell’apparato. Teme sopratutto che gli possa essere preclusa la via di palazzo Chigi, dopo aver subito la sconfitta alle primarie da parte di Bersani. Perciò Renzi gioca d’anticipo, pronto a farsi carico anche della segreteria pur di coronare il proprio sogno di governo. “Se è utile è pronto a fare anche il segretario ma solo a condizione che quello congressuale sia un confronto aperto ed esplicito sul Pd e sul paese che vogliamo – spiega al riguardo il fedelissimo Dario Nardella – Se invece pensano di inventare regole ‘contra personam’; Matteo continuerà serenamente la sua esperienza di sindaco”.
Le regole “saranno condivise e fatte nella massima trasparenza” risponde il segretario Guglielmo Epifani confermando che il congresso non slitterà al 2014. Critico sulla unificazione dei ruoli di segretario e premier è invece Cuperlo: “Serve investire sul Pd, non usarlo come il trampolino per altri incarichi o la corvée da fare per diventare sindaco, parlamentare o premier – dichiara – Chiunque si candiderà a guidare questa fase, dovrà candidarsi a fare questo mestiere”. Dello stesso avviso Fassina, che ha dato la propria “disponibilità” a scendere in campo. Ma la presenza contemporanea del viceministro dell’economia e dell’ex braccio destro dalemiano segna di fatto una disarticolazione della componente più segnatamente post pidiessina. Disarticolazione in seguito alla quale è anche possibile che proprio D’Alema prenda spunto per chiamarsi fuori dai giochi in un ruolo super partes, Da cui potrebbe sempre avere in cambio il nulla osta per il Quirinale.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06 ... er/641809/
Il sindaco di Firenze avvisa il segretario del Partito democratico e dice no all'ipotesi di premiership decisa dall'establishment indipendentemente dalle consultazioni popolari. Si apre il fronte interno. Cuperlo: "Non si usi il partito come trampolino per altri incarichi". Ma i possibili "avversari" di Renzi alle primarie sono divisi. E D'Alema è pronto a chiamarsi fuori, contando su un futuro nulla osta del rottamatore per il Quirinale
di Cosimo Rossi | 29 giugno 2013
“Non vorrei diventare capo del Pd per cambiare il partito, ma per cambiare l’Italia”. Perciò Matteo Renzi dice alla Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz) che “chi vince le primarie aperte dovrebbe essere il candidato a guidare il governo”. Sempre per questo il sindaco di Firenze gioca d’anticipo l’intervista al quotidiano tedesco proprio sul tavolo delle regole per il congresso d’autunno, diffidando espressamente la segreteria di Guglielmo Epifani da qualunque proposito di separare la figura del segretario e quella del candidato premier. Ovvero, più segnatamente, dall’idea che a indicare il prossimo candidato premier del Pd non siano primarie di popolo. E, viceversa, che dal voto di popolo delle primarie esca una figura che non sia perciò anche candidato premier.
Una mossa, la diffida sulla regole, che in realtà sancisce la discesa in campo di Renzi per la leadership del Pd. E’ vero infatti che Renzi ripete di non essere intenzionato a “sciogliere la riserva” sulla propria candidatura “finché non legge regole scritte” per il congresso. Ma è vero altresì che, nel momento stesso in cui diffida rispetto a qualunque revisione della procedura che prevede primarie “di popolo” per la scelta del segretario e del candidato premier, il sindaco detta le regole stesse. Renzi si pone infatti nella posizione di “vittima” perseguitata attraverso i tentativi di cambiare le regole, facendosene forte per sancire lo status quo. E la riprova del fatto che il rottamatore sia già in corsa per la leadeship del Pd si può desumere dal fatto che a Palazzo Vecchio si sia ormai aperto il casting per la successione sulla poltrona di sindaco, per cui è in pole position il fedelissimo neodeputato Dario Nardella. Per di più la via verso la segreteria è ulteriormente spianata dalla frammentazione del fronte opposto, dove la componente che fa riferimento al mancato premier Pierluigi Bersani preferisce il giovane turco Stefano Fassina all’ex fondatore della Sinistra giovanile Gianni Cuperlo, di fatto sancendo la disarticolazione del corpaccione ex Pci-Pds-Ds. Tanto è vero che lo stesso Cuperlo mette in guardia: “Discutiamo di tutto ma non facciamo un congresso sulle regole – dice – Le regole alla fine ci saranno e andranno bene. Sono un uomo di partito, dirò che sono le migliori del mondo”.
La diffida preventiva di Renzi sulle primarie è dovuta proprio alla rilevanza precongressuale del tema delle regole. Giovedì scorso, durante l’ultima riunione della Commissione incaricata di decidere le regole del congresso, la componente ex Ds che fa capo a Bersani ha sostenuto la proposta di svincolare i congressi provinciali e regionali dalle mozioni dei candidati alle primarie, in modo così da consolidare il controllo sui livelli territoriali. Il sindaco, che avrebbe voluto per Luca Lotti l’organizzazione del Pd al posto del bersaniano David Zoggia, teme moltissimo il controllo sul partito da parte dell’apparato. Teme sopratutto che gli possa essere preclusa la via di palazzo Chigi, dopo aver subito la sconfitta alle primarie da parte di Bersani. Perciò Renzi gioca d’anticipo, pronto a farsi carico anche della segreteria pur di coronare il proprio sogno di governo. “Se è utile è pronto a fare anche il segretario ma solo a condizione che quello congressuale sia un confronto aperto ed esplicito sul Pd e sul paese che vogliamo – spiega al riguardo il fedelissimo Dario Nardella – Se invece pensano di inventare regole ‘contra personam’; Matteo continuerà serenamente la sua esperienza di sindaco”.
Le regole “saranno condivise e fatte nella massima trasparenza” risponde il segretario Guglielmo Epifani confermando che il congresso non slitterà al 2014. Critico sulla unificazione dei ruoli di segretario e premier è invece Cuperlo: “Serve investire sul Pd, non usarlo come il trampolino per altri incarichi o la corvée da fare per diventare sindaco, parlamentare o premier – dichiara – Chiunque si candiderà a guidare questa fase, dovrà candidarsi a fare questo mestiere”. Dello stesso avviso Fassina, che ha dato la propria “disponibilità” a scendere in campo. Ma la presenza contemporanea del viceministro dell’economia e dell’ex braccio destro dalemiano segna di fatto una disarticolazione della componente più segnatamente post pidiessina. Disarticolazione in seguito alla quale è anche possibile che proprio D’Alema prenda spunto per chiamarsi fuori dai giochi in un ruolo super partes, Da cui potrebbe sempre avere in cambio il nulla osta per il Quirinale.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06 ... er/641809/
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Re: quo vadis PD ????
Sembra che vogliano correre per la segreteria del PD :
Fassina, Cuperlo, Civati, Pittella, Renzi, Serrachiani, qualcuno degli Ecodem
Chi ha più probabilità di farcela ?
Personalmente preferisco separate le cariche del segretario e quella del leader , comunque si aprano le porte e si incominci a definire le regole, che per me dovrebbero restare quelle che c'erano.
Fassina, Cuperlo, Civati, Pittella, Renzi, Serrachiani, qualcuno degli Ecodem
Chi ha più probabilità di farcela ?
Personalmente preferisco separate le cariche del segretario e quella del leader , comunque si aprano le porte e si incominci a definire le regole, che per me dovrebbero restare quelle che c'erano.
Re: quo vadis PD ????
Il mio impegno
Posted by Debora on 30 giu, 2013
Come ho già detto in passato, anche con i piedi nel Friuli Venezia posso e voglio contribuire a creare un’autentica alternativa per il Governo nazionale.
Io credo che per questa sfida il Partito democratico debba mettere in campo i suoi migliori esponenti, primo fra tutti Matteo Renzi. E il mio impegno sarà quello di dare una mano per ottenere questo risultato, non certo per farlo saltare.
Ed è anche ovvio che non sono disponibile a far mettere il mio nome in partite di corrente o in manovre interne di cui a me e soprattutto ai cittadini non interessa nulla. Perciò dico: proviamo a fermare le girandole dei nomi, che ora non servono alla serenità del percorso congressuale del Pd, e tantomeno aiutano il lavoro del Governo.
Infatti saremo misurati dalla saldezza con cui sapremo dare la nostra impronta a questo Governo e contemporaneamente dalla serietà che dimostreremo nell’essere partito che sa fare sintesi, dalle regole congressuali ai grandi temi nazionali. Noi non abbiamo bisogno di tornare indietro di vent’anni come Berlusconi per ritrovare noi stessi, ma abbiamo senz’altro bisogno di tirar fuori slancio e coraggio.
Posted by Debora on 30 giu, 2013
Come ho già detto in passato, anche con i piedi nel Friuli Venezia posso e voglio contribuire a creare un’autentica alternativa per il Governo nazionale.
Io credo che per questa sfida il Partito democratico debba mettere in campo i suoi migliori esponenti, primo fra tutti Matteo Renzi. E il mio impegno sarà quello di dare una mano per ottenere questo risultato, non certo per farlo saltare.
Ed è anche ovvio che non sono disponibile a far mettere il mio nome in partite di corrente o in manovre interne di cui a me e soprattutto ai cittadini non interessa nulla. Perciò dico: proviamo a fermare le girandole dei nomi, che ora non servono alla serenità del percorso congressuale del Pd, e tantomeno aiutano il lavoro del Governo.
Infatti saremo misurati dalla saldezza con cui sapremo dare la nostra impronta a questo Governo e contemporaneamente dalla serietà che dimostreremo nell’essere partito che sa fare sintesi, dalle regole congressuali ai grandi temi nazionali. Noi non abbiamo bisogno di tornare indietro di vent’anni come Berlusconi per ritrovare noi stessi, ma abbiamo senz’altro bisogno di tirar fuori slancio e coraggio.
Re: quo vadis PD ????
Letta Premier bis, con deroga
di Giulia Innocenzi | 1 luglio 2013
Reo di aver chiesto che la figura di segretario del Pd coincida con quella del candidato Premier, Matteo Renzi viene oggi ammonito da Beppe Fioroni su La Repubblica: “deve convenire con me [...] che è un nodo politico importante“. Nodo politico? Semmai questione di rispetto delle regole. Lo Statuto del Pd, infatti, all’art. 3 recita così: “Il Segretario nazionale [...] è proposto dal Partito come candidato all’incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri“. Chiaro, no? Non per Fioroni. O meglio, non per Fioroni quando c’è di mezzo il destino politico di Enrico Letta: “decidere entro dicembre il futuro premier significa di fatto escludere Letta, il presidente del consiglio in carica, a prescindere dalla qualità del suo lavoro e dai risultati ottenuti. [...] Dobbiamo trovare una soluzione diversa“.
Tradotto: se Letta decidesse di proseguire il suo mandato, magari sulla scia delle larghe intese, il Segretario del Pd – probabilmente Renzi – non sia così formale da chiedere il rispetto dello Statuto. E con lui quelli che lo hanno votato.
Non è la prima volta che esponenti di spicco del Pd chiedono di non rispettare le regole che loro stessi si sono dati. Tutti i giorni assistiamo alle dichiarazioni dei parlamentari Bindi, lo stesso Fioroni, Finocchiaro… Tutti beneficiari di deroghe che hanno permesso loro di ricandidarsi per l’ennesima volta. Lo Statuto, infatti, pone il limite dei 3 mandati (art. 21). Vabbè, si dirà che cambiare lo Statuto richiede tempo: occorre convocare l’Assemblea nazionale e ottenere la maggioranza assoluta dei suoi componenti (art. 42). E magari si convoca l’Assemblea e si scopre che questa è contraria. Sarebbe increscioso.
Allora fa ancora più specie quando sono i big a prendere le decisioni, per poi smentirle il giorno seguente. “Italia Bene Comune“, la carta d’intenti su cui poggiava l’alleanza Pd-Sel, aveva toni trionfanti: “Abbiamo alle spalle il decennio di una destra impregnata di promesse e parole che hanno reso più confuse e opache la politica e l’azione di governo. Mentre davanti a noi l’ansia del cambiamento si sente con più forza. Noi – i democratici e i progressisti – questa volta non inviteremo a sognare“. Non ci hanno invitato a sognare, no. Hanno direttamente trasformato la realtà in un incubo: un’altra volta Berlusconi al governo, e questa volta con quella che – un tempo – era l’opposizione.
Proposta: perché sbattersi così tanto per redigere Statuto, Carta d’intenti, e altre fesserie del genere, se ogni giorno è possibile cambiare idea a seconda di come tira il vento? Se volete Enrico Letta premier anche per il prossimo governo, magari sempre di larghe intese, fate un bel falò dello Statuto, un po’ come Calderoli con le leggi, e smettete di prendere in giro i vostri militanti ed elettori. Perché, nonostante il vostro impegno, ve ne è rimasto ancora qualcuno.
di Giulia Innocenzi | 1 luglio 2013
Reo di aver chiesto che la figura di segretario del Pd coincida con quella del candidato Premier, Matteo Renzi viene oggi ammonito da Beppe Fioroni su La Repubblica: “deve convenire con me [...] che è un nodo politico importante“. Nodo politico? Semmai questione di rispetto delle regole. Lo Statuto del Pd, infatti, all’art. 3 recita così: “Il Segretario nazionale [...] è proposto dal Partito come candidato all’incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri“. Chiaro, no? Non per Fioroni. O meglio, non per Fioroni quando c’è di mezzo il destino politico di Enrico Letta: “decidere entro dicembre il futuro premier significa di fatto escludere Letta, il presidente del consiglio in carica, a prescindere dalla qualità del suo lavoro e dai risultati ottenuti. [...] Dobbiamo trovare una soluzione diversa“.
Tradotto: se Letta decidesse di proseguire il suo mandato, magari sulla scia delle larghe intese, il Segretario del Pd – probabilmente Renzi – non sia così formale da chiedere il rispetto dello Statuto. E con lui quelli che lo hanno votato.
Non è la prima volta che esponenti di spicco del Pd chiedono di non rispettare le regole che loro stessi si sono dati. Tutti i giorni assistiamo alle dichiarazioni dei parlamentari Bindi, lo stesso Fioroni, Finocchiaro… Tutti beneficiari di deroghe che hanno permesso loro di ricandidarsi per l’ennesima volta. Lo Statuto, infatti, pone il limite dei 3 mandati (art. 21). Vabbè, si dirà che cambiare lo Statuto richiede tempo: occorre convocare l’Assemblea nazionale e ottenere la maggioranza assoluta dei suoi componenti (art. 42). E magari si convoca l’Assemblea e si scopre che questa è contraria. Sarebbe increscioso.
Allora fa ancora più specie quando sono i big a prendere le decisioni, per poi smentirle il giorno seguente. “Italia Bene Comune“, la carta d’intenti su cui poggiava l’alleanza Pd-Sel, aveva toni trionfanti: “Abbiamo alle spalle il decennio di una destra impregnata di promesse e parole che hanno reso più confuse e opache la politica e l’azione di governo. Mentre davanti a noi l’ansia del cambiamento si sente con più forza. Noi – i democratici e i progressisti – questa volta non inviteremo a sognare“. Non ci hanno invitato a sognare, no. Hanno direttamente trasformato la realtà in un incubo: un’altra volta Berlusconi al governo, e questa volta con quella che – un tempo – era l’opposizione.
Proposta: perché sbattersi così tanto per redigere Statuto, Carta d’intenti, e altre fesserie del genere, se ogni giorno è possibile cambiare idea a seconda di come tira il vento? Se volete Enrico Letta premier anche per il prossimo governo, magari sempre di larghe intese, fate un bel falò dello Statuto, un po’ come Calderoli con le leggi, e smettete di prendere in giro i vostri militanti ed elettori. Perché, nonostante il vostro impegno, ve ne è rimasto ancora qualcuno.
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Re: quo vadis PD ????
Lo Statuto esiste già, non si deve cambiarlo a seconda del vento che tira, non sarebbe serio.
La Serrachiani potrebbe sostenere Civati per la segreteria e Civati sostenere Renzi come leader per il governo , perchè ritengo poco opportuno eleggere Renzi per la segreteria quando poi punta alla presidenza del consiglio.
Ho sentito adesso D'Alema che afferma essere inutile eleggere un leader quando c'è già.
Mi sembra assurdo . Abbiamo un governo delle larghe intese che nessuno ha mai deliberato nel PD , sarà il programma del candidato segretario vincente che dovrebbe definire la linea poloitica, quindi , se non si accettano le larghe intese, o si tenta un nuovo governo con questo parlamento o si va a nuove elezioni, tanto più che i sondaggi danno il centrosinistra avanti di 2 punti.
La Serrachiani potrebbe sostenere Civati per la segreteria e Civati sostenere Renzi come leader per il governo , perchè ritengo poco opportuno eleggere Renzi per la segreteria quando poi punta alla presidenza del consiglio.
Ho sentito adesso D'Alema che afferma essere inutile eleggere un leader quando c'è già.
Mi sembra assurdo . Abbiamo un governo delle larghe intese che nessuno ha mai deliberato nel PD , sarà il programma del candidato segretario vincente che dovrebbe definire la linea poloitica, quindi , se non si accettano le larghe intese, o si tenta un nuovo governo con questo parlamento o si va a nuove elezioni, tanto più che i sondaggi danno il centrosinistra avanti di 2 punti.
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