Ciao Margherita
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Ciao Margherita
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Ciao Margherita
Margherita Hack, morta a 91 anni: l’astrofisica tra ricerca e diritti civili
La studiosa si è spenta a Trieste: era stata la prima donna a guidare un osservatorio astronomico. Oltre al suo lavoro e alla notorietà per l'abilità divulgativa, era conosciuta per le sue battaglie su temi sociali e politici. Era stata eletta più volte, ma aveva sempre rinunciato al seggio
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 29 giugno 2013
L’astrofisica Margherita Hack è morta la notte scorsa all’ospedale di Cattinara, a Trieste, dove era ricoverata da una settimana. Aveva compiuto 91 anni il 12 giugno scorso. La Hack è morta la notte scorsa alle 4,30. Era stata ricoverata sabato scorso in seguito al riacutizzarsi dei problemi cardiaci che la affliggevano. Con lei c’erano il marito, Aldo, con il quale era sposata da 70 anni, Tatiana, che la assisteva da tempo, la giornalista Marinella Chirico, sua amica personale, e il responsabile del polo cardiologico, Gianfranco Sinagra. Astrofisica di fama mondiale, atea, vegetariana da sempre, divulgatrice, dichiaratamente di sinistra, sostenitrice da sempre dei diritti civili e di aperture in tema di bioetica. Come riconoscimento per il suo contributo all’astrofisica le è stato intitolato l’asteroide 8558 Hack. La scienza italiana perde così un altro simbolo, dopo la scomparsa della senatrice a vita Rita Levi Montalcini.
Gli ultimi giorni accanto al marito conosciuto 80 anni fa
Sono stati sereni e “vissuti con leggerezza”, come aveva sempre fatto nella sua vita, i suoi ultimi giorni. I problemi cardiaci dei quali soffriva da tempo “erano molto pesanti, ma li viveva con una leggerezza assoluta”, racconta Marinella Chirico, molto vicina alla ricercatrice e alla sua famiglia. La malattia si era riacutizzata una settimana fa, tanto da rendere necessario il ricovero. Hack lascia il marito Aldo, 93 anni, che aveva conosciuto a Firenze, dove erano nati entrambi e dove si erano incontrati ai giardini quando Margherita aveva 11 anni e lui 13. Si erano sposati 70 anni fa, “la prima e l’ultima volta che era entrata in una chiesa”, racconta l’amica di famiglia. Della morte non ha mai avuto paura, nemmeno negli ultimi giorni: “Quando ci sono io non c’è la morte – le piaceva ripetere – e quando c’è la morte non ci sarò io”.
L’ultima lezione ai giovani: “L’universo? Studiare fatti, tante cose non si sanno”
Le sue ultime parole rivolte ai giovani – si potrebbe dire la sua ultima lezione – alcuni giorni fa durante un incontro privato nella sua abitazione di Trieste con alcuni bambini. Come è nato l’universo?, avevano chiesto loro. “Ci sono delle teorie – aveva risposto l’astrofisica – ma tante cose non le so. Abbiamo dei fatti, e su quelli dobbiamo studiare”. La scienziata, racconta chi le stava vicino, aveva il passo stanco ma la lucidità era quella di sempre, così come la disponibilità: alle numerose e insistenti domande dei piccoli, aveva risposto con pazienza e sempre con il sorriso.
Sarà sepolta con cerimonia semplice e privata
La Hack era nata a Firenze nel 1922 e si era trasferita a Trieste nel 1963, dove viveva in una casa nel quartiere di Roiano. Senza figli, donna impegnata socialmente, era anche una appassionata animalista: aveva otto gatti e un cane. Il suo ricovero era stato tenuto segreto per sua volontà, così come ha lasciato indicazioni di essere sepolta nel cimitero di Trieste senza alcuna funzione né rito, ma con una cerimonia esclusivamente privata. Le persone che gli sono state vicine fino alla fine hanno riferito che per rispettare le sue volontà non saranno resi noti né giorno né orario della sepoltura. “Il mondo della scienza – commenta il rettore dell’università di Udine, Cristiana Compagno – perde una grande personalità, una grande donna, che si è prodigata una vita intera per affermare i diritti di libertà, di legalità e di uguaglianza”.
La prima donna a dirigere un osservatorio
Negli ultimi giorni il nome della scienziata fiorentina era finito tra quelli di possibili senatori a vita che, dopo la morte di Emilio Colombo, sono rimasti solo Carlo Azeglio Ciampi e Mario Monti. Nata a Firenze il 12 giugno 1922, la Hack è stata una delle menti più brillanti della comunità scientifica italiana. Prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia, Hack ha svolto un’importante attività di divulgazione e ha dato un considerevole contributo alla ricerca per lo studio e la classificazione spettrale di molte categorie di stelle. La scienziata è membro dell’Accademia dei Lincei, dell’Unione Internazionale Astronomi e della Royal Astronomical Society. Nel 2012 aveva ricevuto l’onorificenza dalla presidenza della Repubblica di dama di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana “per il costante e instancabile impegno profuso nella ricerca scientifica e al servizio della società, che la rende esempio di straordinaria dedizione e coerenza per le giovani generazioni”.
Il lavoro per “raccontare le stelle”
Nata da padre protestante e madre cattolica Hack si laurea nel 1945, con una tesi di astrofisica relativa a una ricerca sulle cefeidi, una classe di stelle variabili. Il lavoro viene condotto presso l’Osservatorio astronomico di Arcetri, dove inizia a occuparsi di spettroscopia stellare, che diventerà il suo principale campo di ricerca. Enorme lo sviluppo delle attività didattiche e di ricerca che Margherita Hack ha promosso all’università di Trieste, dove ha dato vita nel 1980 a un “Istituto di Astronomia” che è stato poi sostituito nel 1985 da un “Dipartimento di Astronomia”, che la scienziata ha diretto fino al 1990. Dal 1982 Margherita Hack ha inoltre curato una stretta collaborazione con la sezione astrofisica della Scuola internazionale superiore di studi avanzati. La scienziata, inoltre, ha alternato la stesura di testi scientifici universitari, alla scrittura di testi a carattere divulgativo. Il trattato “Stellar Spettroscopy”, scritto a Berkeley nel 1959 assieme a Otto Struve (1897-1963) è considerato ancora oggi un testo fondamentale. Nel tempo Margherita Hack ha collaborato con numerosi giornali e periodici specializzati, fondando nel 1978 la rivista “L’Astronomia” di cui è stata a lungo direttore. Nel 1980 ha ricevuto il premio “Accademia dei Lincei” e nel 1987 il premio “Cultura della Presidenza del Consiglio”.
Ha lavorato in numerosi osservatori americani ed europei ed è stata per lungo tempo membro dei gruppi di lavoro dell’Esa e della Nasa. In Italia, dove ha fatto anche parte dell’Accademia Nazionale dei Lincei, con un’intensa opera di promozione ha ottenuto che la comunità astronomica italiana espandesse la sua attività nell’utilizzo di vari satelliti giungendo ad un livello di rinomanza internazionale.
Bioetica e diritti civili
Ma la Hack era conosciuta anche per il grande e costante impegno sui temi sociali e politici, in particolare nella difesa e nella promozione dei diritti. Non credeva in alcuna religione perché credeva che ci potesse essere un’etica laica e atea che derivasse da principi di coscienza. “L’etica laica e in particolare l’etica degli atei – aveva scritto – che non credono in nessuna entità superiore non meglio definita, ma solo nel dato di fatto dell’esistenza della materia che origina le strutture presenti nell’Universo, da cui si originano anche gli esseri viventi dai più semplici ai più complessi, si basa sul rispetto del prossimo, uomo o animale che sia e può essere riassunta dai comandamenti di Cristo, che certo non era figlio di dio, ma una delle più grandi figure dell’umanità, che ha preceduto i suoi tempi di molti secoli ‘Ama il prossimo tuo come te stesso’ e ‘Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te’. Per attenersi a questi comandamenti non c’è bisogno di credere in dio, non lo si fa per la speranza in un al di là in cui non si crede, ma solo per un sentimento di fratellanza universale che deriva dalla nostra comune origine da quella materia che costituisce l’Universo”.
Dal 1989 era garante scientifico del Cicap e, dal 2002, presidente onorario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti. Dal 2005 era iscritta all’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica. Ma in tema di bioetica erano note anche le sue aperture: era favorevole all’eutanasia, aveva sottoscritto un testamento biologico, sosteneva il riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali (nel 2010 era stata premiata a Torre del Lago Puccini come “Personaggio gay dell’anno”). “Da parte di altri paesi è certamente un segno di civiltà – aveva dichiarato – Noi invece siamo un paese arretrato, che non sa cos’è il rispetto della libertà. Il Vaticano è certamente un deterrente che influenza la classe politica, ma la politica non è libera e non ha il coraggio di reagire. E se non reagisce questo significa che è più bacchettona della Chiesa e non sa cos’è il rispetto della libertà altrui”.
Antifascista e comunista
Antifascista e da sempre oppositrice di Berlusconi e della sua parte politica si era più volta candidata alle elezioni, ottenendo in alcune occasioni anche il seggio al quale però aveva sempre rinunciato. La prima volta nel 2005, alle Regionali in Lombardia, con il Partito dei Comunisti Italiani: in quel caso aveva ceduto il seggio a Bebo Storti. Di nuovo l’anno successivo alle politiche (vinte dal centrosinistra), ancora con il partito di Oliviero Diliberto, ma una volta eletta rinunciò a diventare deputata. Nel 2009 si candidò per Lista anticapitalista (che riuniva i partiti a sinistra del Pd). Di nuovo fu eletta, tra le file della Federazione della Sinistra, alle regionali del Lazio nel 2010: anche in questo caso si dimise. Alle primarie del centrosinistra del 2012 e alle politiche del 2013 aveva sostenuto Nichi Vendola, mentre aveva firmato l’appello in sostegno di Emma Bonino per la candidatura alla presidenza della Repubblica.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06 ... ni/641222/
La studiosa si è spenta a Trieste: era stata la prima donna a guidare un osservatorio astronomico. Oltre al suo lavoro e alla notorietà per l'abilità divulgativa, era conosciuta per le sue battaglie su temi sociali e politici. Era stata eletta più volte, ma aveva sempre rinunciato al seggio
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 29 giugno 2013
L’astrofisica Margherita Hack è morta la notte scorsa all’ospedale di Cattinara, a Trieste, dove era ricoverata da una settimana. Aveva compiuto 91 anni il 12 giugno scorso. La Hack è morta la notte scorsa alle 4,30. Era stata ricoverata sabato scorso in seguito al riacutizzarsi dei problemi cardiaci che la affliggevano. Con lei c’erano il marito, Aldo, con il quale era sposata da 70 anni, Tatiana, che la assisteva da tempo, la giornalista Marinella Chirico, sua amica personale, e il responsabile del polo cardiologico, Gianfranco Sinagra. Astrofisica di fama mondiale, atea, vegetariana da sempre, divulgatrice, dichiaratamente di sinistra, sostenitrice da sempre dei diritti civili e di aperture in tema di bioetica. Come riconoscimento per il suo contributo all’astrofisica le è stato intitolato l’asteroide 8558 Hack. La scienza italiana perde così un altro simbolo, dopo la scomparsa della senatrice a vita Rita Levi Montalcini.
Gli ultimi giorni accanto al marito conosciuto 80 anni fa
Sono stati sereni e “vissuti con leggerezza”, come aveva sempre fatto nella sua vita, i suoi ultimi giorni. I problemi cardiaci dei quali soffriva da tempo “erano molto pesanti, ma li viveva con una leggerezza assoluta”, racconta Marinella Chirico, molto vicina alla ricercatrice e alla sua famiglia. La malattia si era riacutizzata una settimana fa, tanto da rendere necessario il ricovero. Hack lascia il marito Aldo, 93 anni, che aveva conosciuto a Firenze, dove erano nati entrambi e dove si erano incontrati ai giardini quando Margherita aveva 11 anni e lui 13. Si erano sposati 70 anni fa, “la prima e l’ultima volta che era entrata in una chiesa”, racconta l’amica di famiglia. Della morte non ha mai avuto paura, nemmeno negli ultimi giorni: “Quando ci sono io non c’è la morte – le piaceva ripetere – e quando c’è la morte non ci sarò io”.
L’ultima lezione ai giovani: “L’universo? Studiare fatti, tante cose non si sanno”
Le sue ultime parole rivolte ai giovani – si potrebbe dire la sua ultima lezione – alcuni giorni fa durante un incontro privato nella sua abitazione di Trieste con alcuni bambini. Come è nato l’universo?, avevano chiesto loro. “Ci sono delle teorie – aveva risposto l’astrofisica – ma tante cose non le so. Abbiamo dei fatti, e su quelli dobbiamo studiare”. La scienziata, racconta chi le stava vicino, aveva il passo stanco ma la lucidità era quella di sempre, così come la disponibilità: alle numerose e insistenti domande dei piccoli, aveva risposto con pazienza e sempre con il sorriso.
Sarà sepolta con cerimonia semplice e privata
La Hack era nata a Firenze nel 1922 e si era trasferita a Trieste nel 1963, dove viveva in una casa nel quartiere di Roiano. Senza figli, donna impegnata socialmente, era anche una appassionata animalista: aveva otto gatti e un cane. Il suo ricovero era stato tenuto segreto per sua volontà, così come ha lasciato indicazioni di essere sepolta nel cimitero di Trieste senza alcuna funzione né rito, ma con una cerimonia esclusivamente privata. Le persone che gli sono state vicine fino alla fine hanno riferito che per rispettare le sue volontà non saranno resi noti né giorno né orario della sepoltura. “Il mondo della scienza – commenta il rettore dell’università di Udine, Cristiana Compagno – perde una grande personalità, una grande donna, che si è prodigata una vita intera per affermare i diritti di libertà, di legalità e di uguaglianza”.
La prima donna a dirigere un osservatorio
Negli ultimi giorni il nome della scienziata fiorentina era finito tra quelli di possibili senatori a vita che, dopo la morte di Emilio Colombo, sono rimasti solo Carlo Azeglio Ciampi e Mario Monti. Nata a Firenze il 12 giugno 1922, la Hack è stata una delle menti più brillanti della comunità scientifica italiana. Prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia, Hack ha svolto un’importante attività di divulgazione e ha dato un considerevole contributo alla ricerca per lo studio e la classificazione spettrale di molte categorie di stelle. La scienziata è membro dell’Accademia dei Lincei, dell’Unione Internazionale Astronomi e della Royal Astronomical Society. Nel 2012 aveva ricevuto l’onorificenza dalla presidenza della Repubblica di dama di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana “per il costante e instancabile impegno profuso nella ricerca scientifica e al servizio della società, che la rende esempio di straordinaria dedizione e coerenza per le giovani generazioni”.
Il lavoro per “raccontare le stelle”
Nata da padre protestante e madre cattolica Hack si laurea nel 1945, con una tesi di astrofisica relativa a una ricerca sulle cefeidi, una classe di stelle variabili. Il lavoro viene condotto presso l’Osservatorio astronomico di Arcetri, dove inizia a occuparsi di spettroscopia stellare, che diventerà il suo principale campo di ricerca. Enorme lo sviluppo delle attività didattiche e di ricerca che Margherita Hack ha promosso all’università di Trieste, dove ha dato vita nel 1980 a un “Istituto di Astronomia” che è stato poi sostituito nel 1985 da un “Dipartimento di Astronomia”, che la scienziata ha diretto fino al 1990. Dal 1982 Margherita Hack ha inoltre curato una stretta collaborazione con la sezione astrofisica della Scuola internazionale superiore di studi avanzati. La scienziata, inoltre, ha alternato la stesura di testi scientifici universitari, alla scrittura di testi a carattere divulgativo. Il trattato “Stellar Spettroscopy”, scritto a Berkeley nel 1959 assieme a Otto Struve (1897-1963) è considerato ancora oggi un testo fondamentale. Nel tempo Margherita Hack ha collaborato con numerosi giornali e periodici specializzati, fondando nel 1978 la rivista “L’Astronomia” di cui è stata a lungo direttore. Nel 1980 ha ricevuto il premio “Accademia dei Lincei” e nel 1987 il premio “Cultura della Presidenza del Consiglio”.
Ha lavorato in numerosi osservatori americani ed europei ed è stata per lungo tempo membro dei gruppi di lavoro dell’Esa e della Nasa. In Italia, dove ha fatto anche parte dell’Accademia Nazionale dei Lincei, con un’intensa opera di promozione ha ottenuto che la comunità astronomica italiana espandesse la sua attività nell’utilizzo di vari satelliti giungendo ad un livello di rinomanza internazionale.
Bioetica e diritti civili
Ma la Hack era conosciuta anche per il grande e costante impegno sui temi sociali e politici, in particolare nella difesa e nella promozione dei diritti. Non credeva in alcuna religione perché credeva che ci potesse essere un’etica laica e atea che derivasse da principi di coscienza. “L’etica laica e in particolare l’etica degli atei – aveva scritto – che non credono in nessuna entità superiore non meglio definita, ma solo nel dato di fatto dell’esistenza della materia che origina le strutture presenti nell’Universo, da cui si originano anche gli esseri viventi dai più semplici ai più complessi, si basa sul rispetto del prossimo, uomo o animale che sia e può essere riassunta dai comandamenti di Cristo, che certo non era figlio di dio, ma una delle più grandi figure dell’umanità, che ha preceduto i suoi tempi di molti secoli ‘Ama il prossimo tuo come te stesso’ e ‘Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te’. Per attenersi a questi comandamenti non c’è bisogno di credere in dio, non lo si fa per la speranza in un al di là in cui non si crede, ma solo per un sentimento di fratellanza universale che deriva dalla nostra comune origine da quella materia che costituisce l’Universo”.
Dal 1989 era garante scientifico del Cicap e, dal 2002, presidente onorario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti. Dal 2005 era iscritta all’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica. Ma in tema di bioetica erano note anche le sue aperture: era favorevole all’eutanasia, aveva sottoscritto un testamento biologico, sosteneva il riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali (nel 2010 era stata premiata a Torre del Lago Puccini come “Personaggio gay dell’anno”). “Da parte di altri paesi è certamente un segno di civiltà – aveva dichiarato – Noi invece siamo un paese arretrato, che non sa cos’è il rispetto della libertà. Il Vaticano è certamente un deterrente che influenza la classe politica, ma la politica non è libera e non ha il coraggio di reagire. E se non reagisce questo significa che è più bacchettona della Chiesa e non sa cos’è il rispetto della libertà altrui”.
Antifascista e comunista
Antifascista e da sempre oppositrice di Berlusconi e della sua parte politica si era più volta candidata alle elezioni, ottenendo in alcune occasioni anche il seggio al quale però aveva sempre rinunciato. La prima volta nel 2005, alle Regionali in Lombardia, con il Partito dei Comunisti Italiani: in quel caso aveva ceduto il seggio a Bebo Storti. Di nuovo l’anno successivo alle politiche (vinte dal centrosinistra), ancora con il partito di Oliviero Diliberto, ma una volta eletta rinunciò a diventare deputata. Nel 2009 si candidò per Lista anticapitalista (che riuniva i partiti a sinistra del Pd). Di nuovo fu eletta, tra le file della Federazione della Sinistra, alle regionali del Lazio nel 2010: anche in questo caso si dimise. Alle primarie del centrosinistra del 2012 e alle politiche del 2013 aveva sostenuto Nichi Vendola, mentre aveva firmato l’appello in sostegno di Emma Bonino per la candidatura alla presidenza della Repubblica.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06 ... ni/641222/
Re: Ciao Margherita
L'ULTIMA INTERVISTA DI MARGHERITA HACK
Pochi giorni prima di morire l'astrofisica ha parlato alla rivista Extratorino
"Grillo fa il grullo" e il premier Letta "per ora se la cava", ma la vera speranza sono le donne. Perché "le capacità ci sono", devono solo crescere "senza complessi di inferiorità". E' il 'testamento' di Margherita Hack, che l'astrofisica scomparsa oggi ha lasciato alla rivista ExtraTorino, edita da Edt e diretta da Luca Iaccarino. L'intervista raccolta pochi giorni fa, che uscirà nel numero di luglio, è l'ultima rilasciata dalla scienziata. Hack parla di politica, di etica e di economia verde, ma racconta anche le aspirazioni alla libertà e le proprie passioni.
Come scrivere "di astrofisica, ma non solo" e andare in bicicletta, che per lei era "il senso stesso della libertà". Poi una bacchettata all'uomo, che è il migliore degli altri animali della Terra grazie al cervello, di cui però "in gran parte se n'é servito per perpetrare violenza e arrivare ad essere dominante". E un appello finale: "Bisogna fare una legge sul testamento biologico. Un essere umano nelle condizioni di ragionare, intendere e volere deve poter scegliere di non essere sottoposto ad accanimento terapeutico. Soprattutto, se questo viene fatto in nome del fatto che la vita viene vista come un dono di Dio. Lo sarà per chi ci crede. La vita è nostra".
Pochi giorni prima di morire l'astrofisica ha parlato alla rivista Extratorino
"Grillo fa il grullo" e il premier Letta "per ora se la cava", ma la vera speranza sono le donne. Perché "le capacità ci sono", devono solo crescere "senza complessi di inferiorità". E' il 'testamento' di Margherita Hack, che l'astrofisica scomparsa oggi ha lasciato alla rivista ExtraTorino, edita da Edt e diretta da Luca Iaccarino. L'intervista raccolta pochi giorni fa, che uscirà nel numero di luglio, è l'ultima rilasciata dalla scienziata. Hack parla di politica, di etica e di economia verde, ma racconta anche le aspirazioni alla libertà e le proprie passioni.
Come scrivere "di astrofisica, ma non solo" e andare in bicicletta, che per lei era "il senso stesso della libertà". Poi una bacchettata all'uomo, che è il migliore degli altri animali della Terra grazie al cervello, di cui però "in gran parte se n'é servito per perpetrare violenza e arrivare ad essere dominante". E un appello finale: "Bisogna fare una legge sul testamento biologico. Un essere umano nelle condizioni di ragionare, intendere e volere deve poter scegliere di non essere sottoposto ad accanimento terapeutico. Soprattutto, se questo viene fatto in nome del fatto che la vita viene vista come un dono di Dio. Lo sarà per chi ci crede. La vita è nostra".
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Re: Ciao Margherita
Per fortuna ci rimangono grandi cervelli per il futuro di questo paese
lele mora, nicole minetti, ruby...
Vabè
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"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Ciao Margherita
E le stelle stanno a guardare
Archibald Joseph Cronin
Le stelle e l’impegno, addio a Margherita Hack
(Piergiorgio Odifreddi).
30/06/2013 di triskel182
Addio Margherita Hack, signora delle stelle una vita controcorrente tra scienza e impegno Trieste, è morta a 91 anni: da tempo gravemente malata, aveva deciso di non curarsi più.
MARGHERITA Hack, la Signora delle Stelle, se n’è andata a 91 anni.
Era da tempo gravemente malata, ma aveva deciso di non curarsi più, lasciando alla Natura la decisione di quando richiamarla a sé.
Fino all’ultimo, dunque, è rimasta coerente con la sua figura di intellettuale impegnata. Da un lato, concentrata nello studio e nell’apprezzamento delle bellezze
del cosmo. L’astrofisica Margherita Hack.
DALL’ALTRO lato, incurante delle convenzioni stabilite e insofferente delle superstizioni condivise.
Fin dalla giovinezza, aveva imparato a vivere sana.
Era nata in una famiglia vegetariana e non aveva mai mangiato carne, facendo sua la motivazione esposta dal filosofo Peter Singer nell’ormai classico libro Liberazione animale (Mondadori, 1991): il fatto, cioè, che mangiare gli animali richiede di causare loro enormi sofferenze, dalla nascita alla morte, e rende complici di quella che la Hack chiamava una «ecatombe giornaliera».
A chi prova a sostenere con lei che un bambino necessita di carne per crescere, la Hack rispondeva che non solo lei era cresciuta benissimo, senza mai aver avuto malattie serie, ma aveva potuto praticare sport agonistici, diventando in gioventù campionessa di salto in alto e in lungo.
E ancora a ottant’anni faceva giri in bicicletta di 100 chilometri e giocava a pallavolo.
L’altra faccia del vegetarianesimo della Hack era il suo famoso amore per i gatti, dei quali viveva circondata in casa, e che spesso si vedevano gironzolare attorno a lei, o sederle vicino, durante le interviste registrate o gli interventi in video-conferenza.
Come quello nel quale l’abbiamo vista l’ultima volta, il 9 maggio scorso a Pisa, nei Dialoghi dell’Espresso dedicati al tema “Perché la ricerca è indispensabile”.
Questo intervento non fu che l’ultima testimonianza pubblica di una grande affabulatrice, che col passare del tempo aveva dedicato sempre più energie a raccontare, a voce e per iscritto, le meraviglie delle stelle e dell’universo.
E poiché lo faceva con grande passione e altrettanta chiarezza, era ormai diventata la più famosa divulgatrice scientifica italiana, contendendo alla Levi Montalcini il primato per la popolarità.
Le sue conferenze erano affollate come concerti, e sentirla raccontare
le ultime scoperte astronomiche era un vero piacere per le orecchie e per la mente.
D’altronde, era quello il suo vero lavoro, forse più nascosto e meno noto al pubblico.
Aveva cominciato a interessarsene fin dalla sua tesi di laurea, nell’ormai lontano 1945, sulle Cefeidi.
Aveva poi insegnato astronomia a Trieste, dove tuttora viveva, dirigendone per quasi venticinque anni l’Osservatorio Astronomico.
Il suo valore scientifico era testimoniato dalla sua appartenenza all’Accademia Nazionale dei Lincei, di Galileiana memoria, e dalle sue collaborazioni con l’Ente Spaziale Europeo e la Nasa statunitense.
Ma fin dagli anni Settanta aveva iniziato il suo impegno per la disseminazione del sapere scientifico in una società come quella italiana, che rimane ancor oggi preda di un atteggiamento antiscientista e superstizioso.
Fin dagli inizi aveva dunque collaborato con il Cicap, il Comitato per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale, fondato nel 1989 da Piero Angela.
E la sua verve toscana le era servita spesso, per mettere alla berlina le credenze più retrograde e sciocche, spesso propagandate dai media.
E non solo, visto che solo qualche settimana fa l’intero Parlamento italiano ha votato all’unanimità a favore della sperimentazione della cura medica Stamina proposta da uno psicologo di professione (sic), rendendoci ancora una volta gli zimbelli del mondo scientifico internazionale, e facendoci sbeffeggiare per ben due volte dalla rivista Nature.
Oltre che contro le superstizioni anti-scientifiche, la Hack combatté coraggiosamente anche contro quelle religiose e organizzate.
Era presidente onoraria dell’Uaar, l’Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti, che si propone di dar voce a quel 15 per cento della popolazione italiana che non crede, ma che certo non riceve il 15 per cento della visibilità sui media, e non ottiene l’8 per mille di finanziamento statale.
A questo proposito, a Natale ho avuto il dubbio onore di condividere con lei uno dei tanti episodi di intolleranza religiosa nei confronti dei non credenti.
Un prete fondamentalista di Firenze mise infatti le nostre foto, insieme a quelle di Corrado Augias e Vito Mancuso, in una specie di «presepio degli orrori», che comprendeva Hitler, Stalin e Pol Pot.
L’idea era di accomunare i non credenti ai nazisti e ai comunisti, per mostrare che senza fede si finisce dritti ai campi di concentramento e ai gulag.
La Hack reagì nella miglior maniera, a questa stupida provocazione: si fece una bella risata, e diede del «bischero» a quel prete.
Ma comunista lei lo era per davvero, e lo rimase anche dopo la caduta del Muro di Berlino. Militò in vari partiti dell’estrema, e alle regionali del 2010 fu eletta nel Lazio con la Federazione della Sinistra, anche se alla prima seduta del consiglio si dimise per lasciare il posto al primo non eletto.
Era dunque uno degli ultimi rappresentanti di quella specie ormai in via di estinzione che è l’intellettuale engagée, che pensa con la propria testa invece che con quella degli altri.
Di Margherita Hack, come di Rita Levi Montalcini o di Franca Rame, ci sarebbe un gran bisogno.
E ora che anche l’ultima di loro se n’è andata, toccherà a qualcun altro indicarci la via, e ricordarci che la ragione e l’onestà sono caratteristiche indispensabili per vivere degnamente in una società civile.
Da La Repubblica del 30/06/2013.
Archibald Joseph Cronin
Le stelle e l’impegno, addio a Margherita Hack
(Piergiorgio Odifreddi).
30/06/2013 di triskel182
Addio Margherita Hack, signora delle stelle una vita controcorrente tra scienza e impegno Trieste, è morta a 91 anni: da tempo gravemente malata, aveva deciso di non curarsi più.
MARGHERITA Hack, la Signora delle Stelle, se n’è andata a 91 anni.
Era da tempo gravemente malata, ma aveva deciso di non curarsi più, lasciando alla Natura la decisione di quando richiamarla a sé.
Fino all’ultimo, dunque, è rimasta coerente con la sua figura di intellettuale impegnata. Da un lato, concentrata nello studio e nell’apprezzamento delle bellezze
del cosmo. L’astrofisica Margherita Hack.
DALL’ALTRO lato, incurante delle convenzioni stabilite e insofferente delle superstizioni condivise.
Fin dalla giovinezza, aveva imparato a vivere sana.
Era nata in una famiglia vegetariana e non aveva mai mangiato carne, facendo sua la motivazione esposta dal filosofo Peter Singer nell’ormai classico libro Liberazione animale (Mondadori, 1991): il fatto, cioè, che mangiare gli animali richiede di causare loro enormi sofferenze, dalla nascita alla morte, e rende complici di quella che la Hack chiamava una «ecatombe giornaliera».
A chi prova a sostenere con lei che un bambino necessita di carne per crescere, la Hack rispondeva che non solo lei era cresciuta benissimo, senza mai aver avuto malattie serie, ma aveva potuto praticare sport agonistici, diventando in gioventù campionessa di salto in alto e in lungo.
E ancora a ottant’anni faceva giri in bicicletta di 100 chilometri e giocava a pallavolo.
L’altra faccia del vegetarianesimo della Hack era il suo famoso amore per i gatti, dei quali viveva circondata in casa, e che spesso si vedevano gironzolare attorno a lei, o sederle vicino, durante le interviste registrate o gli interventi in video-conferenza.
Come quello nel quale l’abbiamo vista l’ultima volta, il 9 maggio scorso a Pisa, nei Dialoghi dell’Espresso dedicati al tema “Perché la ricerca è indispensabile”.
Questo intervento non fu che l’ultima testimonianza pubblica di una grande affabulatrice, che col passare del tempo aveva dedicato sempre più energie a raccontare, a voce e per iscritto, le meraviglie delle stelle e dell’universo.
E poiché lo faceva con grande passione e altrettanta chiarezza, era ormai diventata la più famosa divulgatrice scientifica italiana, contendendo alla Levi Montalcini il primato per la popolarità.
Le sue conferenze erano affollate come concerti, e sentirla raccontare
le ultime scoperte astronomiche era un vero piacere per le orecchie e per la mente.
D’altronde, era quello il suo vero lavoro, forse più nascosto e meno noto al pubblico.
Aveva cominciato a interessarsene fin dalla sua tesi di laurea, nell’ormai lontano 1945, sulle Cefeidi.
Aveva poi insegnato astronomia a Trieste, dove tuttora viveva, dirigendone per quasi venticinque anni l’Osservatorio Astronomico.
Il suo valore scientifico era testimoniato dalla sua appartenenza all’Accademia Nazionale dei Lincei, di Galileiana memoria, e dalle sue collaborazioni con l’Ente Spaziale Europeo e la Nasa statunitense.
Ma fin dagli anni Settanta aveva iniziato il suo impegno per la disseminazione del sapere scientifico in una società come quella italiana, che rimane ancor oggi preda di un atteggiamento antiscientista e superstizioso.
Fin dagli inizi aveva dunque collaborato con il Cicap, il Comitato per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale, fondato nel 1989 da Piero Angela.
E la sua verve toscana le era servita spesso, per mettere alla berlina le credenze più retrograde e sciocche, spesso propagandate dai media.
E non solo, visto che solo qualche settimana fa l’intero Parlamento italiano ha votato all’unanimità a favore della sperimentazione della cura medica Stamina proposta da uno psicologo di professione (sic), rendendoci ancora una volta gli zimbelli del mondo scientifico internazionale, e facendoci sbeffeggiare per ben due volte dalla rivista Nature.
Oltre che contro le superstizioni anti-scientifiche, la Hack combatté coraggiosamente anche contro quelle religiose e organizzate.
Era presidente onoraria dell’Uaar, l’Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti, che si propone di dar voce a quel 15 per cento della popolazione italiana che non crede, ma che certo non riceve il 15 per cento della visibilità sui media, e non ottiene l’8 per mille di finanziamento statale.
A questo proposito, a Natale ho avuto il dubbio onore di condividere con lei uno dei tanti episodi di intolleranza religiosa nei confronti dei non credenti.
Un prete fondamentalista di Firenze mise infatti le nostre foto, insieme a quelle di Corrado Augias e Vito Mancuso, in una specie di «presepio degli orrori», che comprendeva Hitler, Stalin e Pol Pot.
L’idea era di accomunare i non credenti ai nazisti e ai comunisti, per mostrare che senza fede si finisce dritti ai campi di concentramento e ai gulag.
La Hack reagì nella miglior maniera, a questa stupida provocazione: si fece una bella risata, e diede del «bischero» a quel prete.
Ma comunista lei lo era per davvero, e lo rimase anche dopo la caduta del Muro di Berlino. Militò in vari partiti dell’estrema, e alle regionali del 2010 fu eletta nel Lazio con la Federazione della Sinistra, anche se alla prima seduta del consiglio si dimise per lasciare il posto al primo non eletto.
Era dunque uno degli ultimi rappresentanti di quella specie ormai in via di estinzione che è l’intellettuale engagée, che pensa con la propria testa invece che con quella degli altri.
Di Margherita Hack, come di Rita Levi Montalcini o di Franca Rame, ci sarebbe un gran bisogno.
E ora che anche l’ultima di loro se n’è andata, toccherà a qualcun altro indicarci la via, e ricordarci che la ragione e l’onestà sono caratteristiche indispensabili per vivere degnamente in una società civile.
Da La Repubblica del 30/06/2013.
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Re: Ciao Margherita
un caro pensiero anche da me.
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