Francesco un papa ...Cristiano!
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Quando un papa è nuovo, di Giancarla Codrignani (*)
da Adista (Note) Lunedì 1 luglio 2013 alle ore 12.53
Nessuno si aspettava che, «dalla fine del mondo», uno, per giunta gesuita, si sarebbe chiamato Francesco. I più cinici pensavano che il coup de théâtre si sarebbe limitato al nome (di fatto suggerito dal card. Hummes), ma a Bergoglio non bastava: fin da principio si dichiara vescovo di Roma, ignora il Vaticano, abita all'hotel Santa Marta (quello dei cinque piani contestati da Italia nostra). La prima dichiarazione "ex fenestra" sconcerta il mondo: «Buona sera».
Niente più logos, niente apparati: travolgente successo popolare, atei compresi e sintonia totale con il bisogno di fiducia di un'umanità in crisi. Lo spirito soffia con il tempo che trova e addirittura "twitta". I media banalizzano: «Giovani, non abbiate paura di sognare», «Un cristiano se non è rivoluzionario non è cristiano» e perfino «Essere pastori, non pettinatori di pecore», sicuramente copiato da Bersani.
Registrata la popolarità, di fatto nessuno conosce ancora il carattere autentico del nuovo pontificato: il banco di prova è, infatti, il "fare". La Curia – sarà che vivono da separati in casa – sembra ammutolita, ma certo è sulla difensiva: chi mai avrà fatto uscire la notizia della "lobby gay" in Vaticano? O delle scandalose calunnie di pedofilia? Papa Bergoglio si tiene le mani libere, ma prepara la difensiva nominando organismi pluralisti di controllo. La più volte affermata collegialità arriverà dopo aver esaurito l'avvio tattico di una vera strategia. In ottobre si espliciteranno nomine a cui non arriverà per improvvisazione: la squadra fornirà la base di consolidamento al progetto "in pectore". La Commissione d'inchiesta sullo Ior, appena istituita e con un documento scritto a mano, dimostra che il papa si assume interamente la responsabilità strategica non solo di una risposta dignitosa alle pressioni europee, ma della trasparenza nella necessaria – e necessariamente corretta – finanza vaticana.
Francesco non voleva fare il papa («Dio non benedice chi lo vuole fare»), ma "è" il papa e ne assumerà le funzioni, privilegiando, come dice sempre, la pastoralità e, finalmente, la mondialità delle rappresentanze non più solo romane. Dovrà anche intervenire nelle responsabilità del magistero, speriamo condiviso e senza rigidità, come fa sperare l'ancora mancata menzione delle questioni "non negoziabili". Anche se aborto, eutanasia, matrimoni gay, giudizi sulla scienza, ma anche relazioni diplomatiche dello Stato Città del Vaticano o nuovi passi sull'unità dei cristiani sono temi ineludibili.
Ovvio anche l'indirizzo nella problematica religiosa: i conservatori hanno già contestato l'espressione «Gesù ha redento anche gli atei» e, anche se qualcuno in Vaticano ha precisato che «Gesù è morto per tutti, ma per entrare in Paradiso ci vuole la fede», bisognerà pur chiarire che Benedetto XVI (pro multis) aveva sostenuto l'esatto contrario. Bergoglio ha detto che «i sacramenti sono gesti del Signore, non prestazioni o territori di conquista di preti e vescovi»: significa che finalmente usciremo da Trento? Sostenere che «non c'è peccato che Dio non perdoni» significa che non esiste l'inferno? Finora non una parola sulla sessualità, sulla differenza di genere e sulla famiglia, nonostante l'imperversare dei femminicidi: restiamo nella tradizione, nonostante il malumore delle suore desiderose di non essere giudicate solo madri o "zitelle"? Non dimentichiamo i 200 anni di ritardi denunciati da Carlo Maria Martini...
Bisognerà dunque che Francesco espliciti la sua visione di Chiesa, in una fase decisiva per la continuità del cristianesimo. Il futuro infatti può essere percepito come baratro oppure come orizzonte. Ma un papa ottimista avrà bisogno di aiuto e non gli verrà certo dal mondo dei clericalizzati. Se ne sarà capace, toccherà al "popolo di Dio" aiutarlo a reggere la sfida. Non sia timido, si sbrighi a tendergli la mano.
* Saggista, già parlamentare della Sinistra indipendente
Fonte: Adista
da Adista (Note) Lunedì 1 luglio 2013 alle ore 12.53
Nessuno si aspettava che, «dalla fine del mondo», uno, per giunta gesuita, si sarebbe chiamato Francesco. I più cinici pensavano che il coup de théâtre si sarebbe limitato al nome (di fatto suggerito dal card. Hummes), ma a Bergoglio non bastava: fin da principio si dichiara vescovo di Roma, ignora il Vaticano, abita all'hotel Santa Marta (quello dei cinque piani contestati da Italia nostra). La prima dichiarazione "ex fenestra" sconcerta il mondo: «Buona sera».
Niente più logos, niente apparati: travolgente successo popolare, atei compresi e sintonia totale con il bisogno di fiducia di un'umanità in crisi. Lo spirito soffia con il tempo che trova e addirittura "twitta". I media banalizzano: «Giovani, non abbiate paura di sognare», «Un cristiano se non è rivoluzionario non è cristiano» e perfino «Essere pastori, non pettinatori di pecore», sicuramente copiato da Bersani.
Registrata la popolarità, di fatto nessuno conosce ancora il carattere autentico del nuovo pontificato: il banco di prova è, infatti, il "fare". La Curia – sarà che vivono da separati in casa – sembra ammutolita, ma certo è sulla difensiva: chi mai avrà fatto uscire la notizia della "lobby gay" in Vaticano? O delle scandalose calunnie di pedofilia? Papa Bergoglio si tiene le mani libere, ma prepara la difensiva nominando organismi pluralisti di controllo. La più volte affermata collegialità arriverà dopo aver esaurito l'avvio tattico di una vera strategia. In ottobre si espliciteranno nomine a cui non arriverà per improvvisazione: la squadra fornirà la base di consolidamento al progetto "in pectore". La Commissione d'inchiesta sullo Ior, appena istituita e con un documento scritto a mano, dimostra che il papa si assume interamente la responsabilità strategica non solo di una risposta dignitosa alle pressioni europee, ma della trasparenza nella necessaria – e necessariamente corretta – finanza vaticana.
Francesco non voleva fare il papa («Dio non benedice chi lo vuole fare»), ma "è" il papa e ne assumerà le funzioni, privilegiando, come dice sempre, la pastoralità e, finalmente, la mondialità delle rappresentanze non più solo romane. Dovrà anche intervenire nelle responsabilità del magistero, speriamo condiviso e senza rigidità, come fa sperare l'ancora mancata menzione delle questioni "non negoziabili". Anche se aborto, eutanasia, matrimoni gay, giudizi sulla scienza, ma anche relazioni diplomatiche dello Stato Città del Vaticano o nuovi passi sull'unità dei cristiani sono temi ineludibili.
Ovvio anche l'indirizzo nella problematica religiosa: i conservatori hanno già contestato l'espressione «Gesù ha redento anche gli atei» e, anche se qualcuno in Vaticano ha precisato che «Gesù è morto per tutti, ma per entrare in Paradiso ci vuole la fede», bisognerà pur chiarire che Benedetto XVI (pro multis) aveva sostenuto l'esatto contrario. Bergoglio ha detto che «i sacramenti sono gesti del Signore, non prestazioni o territori di conquista di preti e vescovi»: significa che finalmente usciremo da Trento? Sostenere che «non c'è peccato che Dio non perdoni» significa che non esiste l'inferno? Finora non una parola sulla sessualità, sulla differenza di genere e sulla famiglia, nonostante l'imperversare dei femminicidi: restiamo nella tradizione, nonostante il malumore delle suore desiderose di non essere giudicate solo madri o "zitelle"? Non dimentichiamo i 200 anni di ritardi denunciati da Carlo Maria Martini...
Bisognerà dunque che Francesco espliciti la sua visione di Chiesa, in una fase decisiva per la continuità del cristianesimo. Il futuro infatti può essere percepito come baratro oppure come orizzonte. Ma un papa ottimista avrà bisogno di aiuto e non gli verrà certo dal mondo dei clericalizzati. Se ne sarà capace, toccherà al "popolo di Dio" aiutarlo a reggere la sfida. Non sia timido, si sbrighi a tendergli la mano.
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Fonte: Adista
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Io su videla non ho ancora sentito una parola
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
peanuts ha scritto:Io su videla non ho ancora sentito una parola
C’è un tizio da queste parti che la pensa come te. Anzi direi che è ancora più accanito perché cerca di documentarsi.
Era inevitabile che questo tema divenisse oggetto di confronto.
Lui si è documentato tramite una pubblicazione della Feltrinelli, in cui un suo accusatore sostiene che ai tempi dei desaparecidos, Bergoglio giocava a tennis con gli uomini del regime.
A lui ho posto una domanda evidente:
“E’ possibile che un uomo che sfida la chiesa romana (che non è poco), possa giocare questo ruolo con tanta leggerezza con un passato ipotetico come quello?”.
La sua risposta è stata : SI.
Ora, essendo la materia delicata, necessiterebbe che qualche coraggioso giornalista rivolgesse la domanda direttamente a Francesco.
La chiesa cristiana, (quella cattolica non credo che sia cristiana) annovera un precedente illustre.
Paolo (o Saulo) di Tarso, noto come san Paolo per il culto tributatogli (Tarso, 5-10[2] – Roma, 64-67[3]), è stato l'«apostolo dei Gentili»,[4] ovvero il principale (secondo gli Atti degli Apostoli non il primo[5]) missionario delVangelo di Gesù tra i pagani greci e romani. Secondo i testi biblici, Paolo era un ebreo ellenizzato che godeva della cittadinanza romana. Sebbene a lui coevo, non conobbe direttamente Gesù e, come tanti connazionali, avversava la neo-istituita Chiesa cristiana, arrivando a perseguitarla direttamente. Sempre secondo la narrazione biblica Paolo si convertì al cristianesimo mentre, recandosi da Gerusalemme a Damasco per organizzare la repressione dei cristiani della città, fu improvvisamente avvolto da una luce fortissima e udì la voce del Signore che gli diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?".[6] Reso cieco da quella luce divina, Paolo vagò per tre giorni a Damasco, dove fu poi guarito dal capo della piccola comunità cristiana di quella città, Anania. L'episodio, noto come "Conversione di Paolo", diede l'inizio all'opera di evangelizzazione di Paolo.
***
Anche se spesso alcuni racconti vanno presi con le molle in cui i dogmi presuppongono la fede.
***
Spesso i cattolici impongono credenze poco sostenibili.
Noi ragazzini degli anni ’50 e ragazzi degli anni ’60, con gli adulti dell’epoca siamo stati “”torturati”” dalla richiesta sistemica nei confessionali sull’aver mangiato carne il venerdì.
Uno studio presente in rete una decina di anni fa, sosteneva che il non mangiar carne il venerdì è stata un’esigenza del Vaticano intorno al 1.400, quando controllava il mercato del pesce a Roma.
Entrato in crisi il mercato del pesce il Vaticano obbligò i credenti a consumare pesce almeno una volta alla settimana.
Un amico, devoto e credente, qualche anno fa andò a pranzo con un vescovo di venerdì.
Però rimase meravigliato del trattamento dell’alto prelato, e non esitò a chiedere spiegazioni.
<< Monsignore, ma non le sembra troppo pranzare ad ostriche anche se di venerdì?>>
Il monsignore rispose: <<Embè dove sta il problema,…..le ostriche non sono pesce???>>
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Sono d'accordo, dovrebbero fargli fare questa domanda.
Ma gliela faranno mai fare?
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Va bene andare a Lampedusa, bel gesto, significativo
(anche se molti cattolici che oggi osannano il papa per Lampedusa poi dicono di mitragliare i barconi, eh)
Però insisto
Emanuela Orlandi, la guardia svizzera suicida (come no), Albino Luciani, de pedis sepolto nelkla basilica...
Risposte, Bergoglio, se vuoi fare piazza pulita o la fai sul serio o è inutile
Vogliamo sapere TUTTO
(anche se molti cattolici che oggi osannano il papa per Lampedusa poi dicono di mitragliare i barconi, eh)
Però insisto
Emanuela Orlandi, la guardia svizzera suicida (come no), Albino Luciani, de pedis sepolto nelkla basilica...
Risposte, Bergoglio, se vuoi fare piazza pulita o la fai sul serio o è inutile
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Papa Francesco in aereo con il bagaglio a mano, lo stile che rompre gli schemi
CITTÀ DEL VATICANO - Salendo a bordo dell'A330 dell'Alitalia che lo avrebbe portato in Brasile, papa Francesco ha compiuto un altro dei suoi gesti che, con assoluta spontaneità e semplicità ma in piena «rottura» rispetto agli schemi del passato, stanno rivoluzionando lo stile pontificio: mai si era visto, infatti, un Papa partire per un viaggio apostolico portandosi da solo in aereo il bagaglio a mano, una borsa nera che Bergoglio ha tenuto con sè sia durante il colloquio col primo ministro Enrico Letta, sia mentre saliva sulla scaletta dell'Airbus. Questi alcuni degli altri gesti più significativi con cui Francesco ha accantonato orpelli e ridondanze dello stile papale.
RIFIUTO DELLA CROCE D'ORO E DELL'ERMELLINO - La sera dell'elezione, mercoledì 13 marzo, al momento della vestizione ha respinto la croce pettorale d'oro che gli porgeva il cerimoniere mons. Guido Marini, preferendo tenere quella di ferro che aveva da vescovo. Il neo-eletto Papa si è presentato sulla Loggia delle Benedizioni con la sola talare bianca, rifiutando anche di indossare la «mozzetta» di velluto rosso bordata di ermellino, uno dei simboli della sovranità papale.
NIENTE TRONO - Già salutando nella basilica di San Pietro i capi di Stato e di governo dopo la messa di insediamento del 19 marzo, Bergoglio, anche in questo caso con la sola talare bianca e senza la mozzetta, non si è assiso sul trono, rimanendo in piedi davanti all'altare centrale. Il Papa ha fatto anche sostituire con un semplice seggio il trono che veniva usato nelle udienze nella Sala Clementina.
LE SCARPE NERE, L'OROLOGIO DI PLASTICA - Ai piedi Bergoglio non ha mai indossato le scarpe di alta manifattura che erano proprio dei suoi predecessori: continua a usare le scarpe nere, un pò sformate perchè per lui più comode nel camminare, che gli forniva un artigiano di Buenos Aires. Al polso tiene un modesto orologio di plastica nera.
NIENTE APPARTAMENTO PAPALE, RIMANE A SANTA MARTA - Francesco ha rifiutato di andare ad abitare nell'Appartamento papale al Palazzo apostolico preferendo rimanere nel «convitto» vaticano di Santa Marta, passando solo dalla stanza 207 che occupava durante il Conclave alla suite 201. È a Santa Marta che svolge il suo lavoro, affiancato dai due segretari, e che consuma i pasti, sempre in compagnia di altri prelati.
NIENTE VACANZE, NON VA NEANCHE A CASTEL GANDOLFO - In tutto il periodo estivo il Papa non farà vacanze e non si trasferirà nemmeno nelle residenza di Castel Gandolfo. Rimarrà in Vaticano, continuando a lavorare.
BASTA AUTO AMMIRAGLIA, SI VIAGGIA IN UTILITARIA - Fin dal momento dell'elezione, Bergoglio non ha mai usato la berlina con targa SCV1 propria del Pontefice. Da qualche tempo, fuori e dentro il Vaticano, si sposta a bordo di un'utilitaria, una Ford Focus azzurro metallizzato.
http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/V ... 7144.shtml
CITTÀ DEL VATICANO - Salendo a bordo dell'A330 dell'Alitalia che lo avrebbe portato in Brasile, papa Francesco ha compiuto un altro dei suoi gesti che, con assoluta spontaneità e semplicità ma in piena «rottura» rispetto agli schemi del passato, stanno rivoluzionando lo stile pontificio: mai si era visto, infatti, un Papa partire per un viaggio apostolico portandosi da solo in aereo il bagaglio a mano, una borsa nera che Bergoglio ha tenuto con sè sia durante il colloquio col primo ministro Enrico Letta, sia mentre saliva sulla scaletta dell'Airbus. Questi alcuni degli altri gesti più significativi con cui Francesco ha accantonato orpelli e ridondanze dello stile papale.
RIFIUTO DELLA CROCE D'ORO E DELL'ERMELLINO - La sera dell'elezione, mercoledì 13 marzo, al momento della vestizione ha respinto la croce pettorale d'oro che gli porgeva il cerimoniere mons. Guido Marini, preferendo tenere quella di ferro che aveva da vescovo. Il neo-eletto Papa si è presentato sulla Loggia delle Benedizioni con la sola talare bianca, rifiutando anche di indossare la «mozzetta» di velluto rosso bordata di ermellino, uno dei simboli della sovranità papale.
NIENTE TRONO - Già salutando nella basilica di San Pietro i capi di Stato e di governo dopo la messa di insediamento del 19 marzo, Bergoglio, anche in questo caso con la sola talare bianca e senza la mozzetta, non si è assiso sul trono, rimanendo in piedi davanti all'altare centrale. Il Papa ha fatto anche sostituire con un semplice seggio il trono che veniva usato nelle udienze nella Sala Clementina.
LE SCARPE NERE, L'OROLOGIO DI PLASTICA - Ai piedi Bergoglio non ha mai indossato le scarpe di alta manifattura che erano proprio dei suoi predecessori: continua a usare le scarpe nere, un pò sformate perchè per lui più comode nel camminare, che gli forniva un artigiano di Buenos Aires. Al polso tiene un modesto orologio di plastica nera.
NIENTE APPARTAMENTO PAPALE, RIMANE A SANTA MARTA - Francesco ha rifiutato di andare ad abitare nell'Appartamento papale al Palazzo apostolico preferendo rimanere nel «convitto» vaticano di Santa Marta, passando solo dalla stanza 207 che occupava durante il Conclave alla suite 201. È a Santa Marta che svolge il suo lavoro, affiancato dai due segretari, e che consuma i pasti, sempre in compagnia di altri prelati.
NIENTE VACANZE, NON VA NEANCHE A CASTEL GANDOLFO - In tutto il periodo estivo il Papa non farà vacanze e non si trasferirà nemmeno nelle residenza di Castel Gandolfo. Rimarrà in Vaticano, continuando a lavorare.
BASTA AUTO AMMIRAGLIA, SI VIAGGIA IN UTILITARIA - Fin dal momento dell'elezione, Bergoglio non ha mai usato la berlina con targa SCV1 propria del Pontefice. Da qualche tempo, fuori e dentro il Vaticano, si sposta a bordo di un'utilitaria, una Ford Focus azzurro metallizzato.
http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/V ... 7144.shtml
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Il viaggio su Alitalia chi l'ha pagato?
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
24 LUG 2013 18:24
MODESTA PROPOSTA: VISTO QUELLO CHE BERGOGLIO FA SU IOR E TRASPARENZA, ARIDATECE LO STATO PONTIFICIO!
Beha: Ritorniamo ai vecchi confini, così il Papa potrà mettere il naso anche nelle banche marchigiane che, in trasparenza, non invidiano nulla a Mps - E poi, a differenza dei politici, niente portaborse: se la porta da solo, polverizzando la simbologia di una politica d’accatto..
Oliviero Beha per il "Fatto quotidiano"
La politica vive di parole, comportamenti, fatti, segni, simboli: manca poco dunque, mettendo insieme questo Papa e l'inconsistenza della nostra politica, che ci si risvegli nel passato chiedendo con forza un ritorno alla stagione più felice della storia italiana, quella delle "piccole patrie", magari con tanto di Stato Pontificio fino alle Marche.
A giudicare da ciò che sta facendo Francesco con lo Ior, infatti, sarebbe adattissimo a mettere il naso anche nelle banche marchigiane, a quanto pare in scia a Mps in fatto di trasparenza... Ma anche senza tornare così indietro, e ammesso ovviamente che non sarebbe invece "laicamente" un "tornare avanti", vale la pena di tenere insieme una serie di suggerimenti della realtà traducibili appunto in politica.
A cominciare dalla "borsa del Papa ": in un Paese in cui la figura del portaborse, di qualunque spessore, fa da troppo tempo (da sempre?) da perno all'idea di politica, il Pontefice "si porta la borsa" da solo. Avveduto e immediato come ha dimostrato di essere fin qui, da perfetto gesuita sceso in strada, Francesco ha letteralmente polverizzato la simbologia di una politica troppo spesso d'accatto.
Né qui entra la differenza/distanza tra laicismo e confessionalità, specie per un Vaticano accusato fino al midollo di aver incorporato tutte le malattie del potere temporale. Francesco riporta all'individuo un'idea di responsabilità che dovrebbe servire a tutti e che invece fa fatica a salire al proscenio della nostra politica anche oggi, in un'Italia sfasciata.
Pensate: poco più di vent'anni fa, alla vigilia di Tangentopoli, un medico ospedaliero di mia conoscenza doveva incontrare un meraviglioso sottosegretario alla Sanità del ministro De Lorenzo. Venne fissato l'appuntamento al ministero, il sottosegretario precisò con cortesia "che ci sarebbe stato forse da aspettare", il medico consentì con un "non si preoccupi, mi porterò un libro", e il sottosegretario concluse degnamente con un "ma no, non si deve disturbare".
C'era tutta Tangentopoli in una mentalità castale che separava il potere dalla strada, in tempi in cui il paese reale veniva ancora distinto sia pure non senza fatica dal cosiddetto paese legale. In questi vent'anni l'aggettivo , come sappiamo, si è dissolto, ed è rimasta una casta "paesana" che sembra davvero non sapersi rigenerare, oltre ovviamente a non volerlo. Davvero forse questi organismi geneticamente modificati dal sistema delle poltrone non ne sono capaci.
Ogni tanto sfuggono loro voci dal seno, come per il ministro degli Affari Regionali ex presidente Anci (anamnesi utile per dare l'idea che non può essere solo uomo di Palazzo per le sue attribuzioni e competenze locali e complessive), Graziano Delrio: ha detto che Casaleggio ha ragione a proposito del rischio disordini in una società sfarinata. In passato citavo qui parole che potevano essere riferite sia a Saccomanni che a Grillo (e che erano del primo solo perché la chiusa del paragrafo non era "avete capito, brutti stronzi?", o similia).
Ma presi come sono un po' tutti dalla politologia, una specie di Monopoli a dadi sulla realtà sfigata che abbiamo di fronte, delle molte cose che dice Casaleggio (discutibilissime, certo, ma appunto, discutiamone...) c'è solo la traduzione "politologica" della chiusura al Pd. Deus amentat, temo... Quanto ai fatti, nel quadro del 58° Congresso Nazionale degli ingegneri in corso in questi giorni, il presidente del loro Consiglio lamenta che "nel decreto del fare c'è poco o niente di concreto", e che la burocrazia "ruba" 60 miliardi l'anno: quindi snellire, semplificare, responsabilizzare "malgrado la politica". Ma sul decreto si litiga. E poi dice che uno rimpiange lo Stato Pontificio...
MODESTA PROPOSTA: VISTO QUELLO CHE BERGOGLIO FA SU IOR E TRASPARENZA, ARIDATECE LO STATO PONTIFICIO!
Beha: Ritorniamo ai vecchi confini, così il Papa potrà mettere il naso anche nelle banche marchigiane che, in trasparenza, non invidiano nulla a Mps - E poi, a differenza dei politici, niente portaborse: se la porta da solo, polverizzando la simbologia di una politica d’accatto..
Oliviero Beha per il "Fatto quotidiano"
La politica vive di parole, comportamenti, fatti, segni, simboli: manca poco dunque, mettendo insieme questo Papa e l'inconsistenza della nostra politica, che ci si risvegli nel passato chiedendo con forza un ritorno alla stagione più felice della storia italiana, quella delle "piccole patrie", magari con tanto di Stato Pontificio fino alle Marche.
A giudicare da ciò che sta facendo Francesco con lo Ior, infatti, sarebbe adattissimo a mettere il naso anche nelle banche marchigiane, a quanto pare in scia a Mps in fatto di trasparenza... Ma anche senza tornare così indietro, e ammesso ovviamente che non sarebbe invece "laicamente" un "tornare avanti", vale la pena di tenere insieme una serie di suggerimenti della realtà traducibili appunto in politica.
A cominciare dalla "borsa del Papa ": in un Paese in cui la figura del portaborse, di qualunque spessore, fa da troppo tempo (da sempre?) da perno all'idea di politica, il Pontefice "si porta la borsa" da solo. Avveduto e immediato come ha dimostrato di essere fin qui, da perfetto gesuita sceso in strada, Francesco ha letteralmente polverizzato la simbologia di una politica troppo spesso d'accatto.
Né qui entra la differenza/distanza tra laicismo e confessionalità, specie per un Vaticano accusato fino al midollo di aver incorporato tutte le malattie del potere temporale. Francesco riporta all'individuo un'idea di responsabilità che dovrebbe servire a tutti e che invece fa fatica a salire al proscenio della nostra politica anche oggi, in un'Italia sfasciata.
Pensate: poco più di vent'anni fa, alla vigilia di Tangentopoli, un medico ospedaliero di mia conoscenza doveva incontrare un meraviglioso sottosegretario alla Sanità del ministro De Lorenzo. Venne fissato l'appuntamento al ministero, il sottosegretario precisò con cortesia "che ci sarebbe stato forse da aspettare", il medico consentì con un "non si preoccupi, mi porterò un libro", e il sottosegretario concluse degnamente con un "ma no, non si deve disturbare".
C'era tutta Tangentopoli in una mentalità castale che separava il potere dalla strada, in tempi in cui il paese reale veniva ancora distinto sia pure non senza fatica dal cosiddetto paese legale. In questi vent'anni l'aggettivo , come sappiamo, si è dissolto, ed è rimasta una casta "paesana" che sembra davvero non sapersi rigenerare, oltre ovviamente a non volerlo. Davvero forse questi organismi geneticamente modificati dal sistema delle poltrone non ne sono capaci.
Ogni tanto sfuggono loro voci dal seno, come per il ministro degli Affari Regionali ex presidente Anci (anamnesi utile per dare l'idea che non può essere solo uomo di Palazzo per le sue attribuzioni e competenze locali e complessive), Graziano Delrio: ha detto che Casaleggio ha ragione a proposito del rischio disordini in una società sfarinata. In passato citavo qui parole che potevano essere riferite sia a Saccomanni che a Grillo (e che erano del primo solo perché la chiusa del paragrafo non era "avete capito, brutti stronzi?", o similia).
Ma presi come sono un po' tutti dalla politologia, una specie di Monopoli a dadi sulla realtà sfigata che abbiamo di fronte, delle molte cose che dice Casaleggio (discutibilissime, certo, ma appunto, discutiamone...) c'è solo la traduzione "politologica" della chiusura al Pd. Deus amentat, temo... Quanto ai fatti, nel quadro del 58° Congresso Nazionale degli ingegneri in corso in questi giorni, il presidente del loro Consiglio lamenta che "nel decreto del fare c'è poco o niente di concreto", e che la burocrazia "ruba" 60 miliardi l'anno: quindi snellire, semplificare, responsabilizzare "malgrado la politica". Ma sul decreto si litiga. E poi dice che uno rimpiange lo Stato Pontificio...
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Bergoglio a Rio: “La laicità dello Stato favorisce la convivenza tra religioni”
Il Papa incontra la classe dirigente del Brasile a Rio e dice: "Senza assumere come propria nessuna posizione confessionale la laicità dello Stato rispetta e valorizza la presenza del fattore religioso nella società, favorendone le sue espressioni concrete"
di Francesco Antonio Grana | 27 luglio 2013
“La laicità dello Stato favorisce la pacifica convivenza tra religioni diverse”. Questa l’affermazione pronunciata da Papa Francesco durante l’incontro con la classe dirigente del Brasile a Rio de Janeiro. “Senza assumere come propria nessuna posizione confessionale – ha spiegato Bergoglio – la laicità dello Stato rispetta e valorizza la presenza del fattore religioso nella società, favorendone le sue espressioni concrete”. Un’affermazione che segna un punto di non ritorno nel rapporto tra Stato e Chiesa, rispondendo anche alle intramontabili accuse di ingerenza dei vertici ecclesiastici nelle questioni politiche dei diversi Paesi.
“Chi ha un ruolo di guida – ha sottolineato Francesco – deve avere obiettivi molto concreti e ricercare i mezzi specifici per raggiungerli, ma ci può essere il pericolo della disillusione, dell’amarezza, dell’indifferenza, quando le aspirazioni non si avverano”. “La leadership – ha aggiunto il Papa – sa scegliere la più giusta delle opzioni dopo averle considerate partendo dalla propria responsabilità e dall’interesse per il bene comune; questa è la forma per andare al centro dei mali di una società e vincerli anche con l’audacia di azioni coraggiose e libere”. “Chi agisce responsabilmente – ha affermato ancora Bergoglio – colloca la propria azione davanti ai diritti degli altri e di fronte al giudizio di Dio. Questo senso etico appare oggi come una sfida storica senza precedenti. Oltre alla razionalità scientifica e tecnica, nella situazione attuale si impone il vincolo morale, con una responsabilità sociale e profondamente solidale”.
Per il Papa, tra l’indifferenza egoista e la protesta violenta c’è un’opzione sempre possibile che è quella del dialogo. “Un Paese cresce quando dialogano in modo costruttivo le sue diverse ricchezze culturali: cultura popolare, cultura universitaria, cultura giovanile, cultura artistica e tecnologica, cultura economica e cultura familiare, e cultura dei media”. “Quando i leader dei diversi settori mi chiedono un consiglio, la mia risposta è sempre la stessa: dialogo, dialogo, dialogo”. Secondo Francesco, la sfida oggi è “scommettere sulla cultura dell’incontro”. Altrimenti, sostiene il Papa, “tutti perderanno”.
Ai vescovi presenti a Rio de Janeiro per partecipare alla Giornata mondiale della gioventù il Papa ha spiegato che “non è la creatività pastorale, non sono gli incontri o le pianificazioni che assicurano i frutti, ma l’essere fedeli a Gesù”. E, citando la beata madre Teresa di Calcutta, il Papa ha detto ai presuli che “è nelle ‘favelas’, nei ‘cantegriles’, nelle ‘villas miseria’, che si deve andare a cercare e servire Cristo”. Un invito che era stato preceduto dalla visita di Francesco a una favela nella stessa Rio. Ed è proprio con questo spirito che il Papa ha chiesto ai vescovi del mondo di pensare la pastorale partendo dalle periferie esistenziali, “da coloro che sono più lontani, da coloro che di solito non frequentano la parrocchia”.
A Rio ci sarà “chiasso”, aveva detto Francesco ai suoi giovani connazionali, ma il suo desiderio è che ci sia “chiasso nelle diocesi, voglio che si esca fuori, voglio che la Chiesa esca per le strade, voglio che ci difendiamo da tutto ciò che è mondanità, immobilismo, da ciò che è comodità, da ciò che è clericalismo, da tutto quello che è l’essere chiusi in noi stessi. Le parrocchie, le scuole, le istituzioni sono fatte per uscire fuori, se non lo fanno diventano una ong e la Chiesa non può essere una ong”. Perché, per Francesco, “c’è il frullato di arancia, c’è il frullato di mela, c’è il frullato di banana, ma per favore non bevete ‘frullato’ di fede. La fede è intera, non si frulla”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07 ... ni/669205/
Il Papa incontra la classe dirigente del Brasile a Rio e dice: "Senza assumere come propria nessuna posizione confessionale la laicità dello Stato rispetta e valorizza la presenza del fattore religioso nella società, favorendone le sue espressioni concrete"
di Francesco Antonio Grana | 27 luglio 2013
“La laicità dello Stato favorisce la pacifica convivenza tra religioni diverse”. Questa l’affermazione pronunciata da Papa Francesco durante l’incontro con la classe dirigente del Brasile a Rio de Janeiro. “Senza assumere come propria nessuna posizione confessionale – ha spiegato Bergoglio – la laicità dello Stato rispetta e valorizza la presenza del fattore religioso nella società, favorendone le sue espressioni concrete”. Un’affermazione che segna un punto di non ritorno nel rapporto tra Stato e Chiesa, rispondendo anche alle intramontabili accuse di ingerenza dei vertici ecclesiastici nelle questioni politiche dei diversi Paesi.
“Chi ha un ruolo di guida – ha sottolineato Francesco – deve avere obiettivi molto concreti e ricercare i mezzi specifici per raggiungerli, ma ci può essere il pericolo della disillusione, dell’amarezza, dell’indifferenza, quando le aspirazioni non si avverano”. “La leadership – ha aggiunto il Papa – sa scegliere la più giusta delle opzioni dopo averle considerate partendo dalla propria responsabilità e dall’interesse per il bene comune; questa è la forma per andare al centro dei mali di una società e vincerli anche con l’audacia di azioni coraggiose e libere”. “Chi agisce responsabilmente – ha affermato ancora Bergoglio – colloca la propria azione davanti ai diritti degli altri e di fronte al giudizio di Dio. Questo senso etico appare oggi come una sfida storica senza precedenti. Oltre alla razionalità scientifica e tecnica, nella situazione attuale si impone il vincolo morale, con una responsabilità sociale e profondamente solidale”.
Per il Papa, tra l’indifferenza egoista e la protesta violenta c’è un’opzione sempre possibile che è quella del dialogo. “Un Paese cresce quando dialogano in modo costruttivo le sue diverse ricchezze culturali: cultura popolare, cultura universitaria, cultura giovanile, cultura artistica e tecnologica, cultura economica e cultura familiare, e cultura dei media”. “Quando i leader dei diversi settori mi chiedono un consiglio, la mia risposta è sempre la stessa: dialogo, dialogo, dialogo”. Secondo Francesco, la sfida oggi è “scommettere sulla cultura dell’incontro”. Altrimenti, sostiene il Papa, “tutti perderanno”.
Ai vescovi presenti a Rio de Janeiro per partecipare alla Giornata mondiale della gioventù il Papa ha spiegato che “non è la creatività pastorale, non sono gli incontri o le pianificazioni che assicurano i frutti, ma l’essere fedeli a Gesù”. E, citando la beata madre Teresa di Calcutta, il Papa ha detto ai presuli che “è nelle ‘favelas’, nei ‘cantegriles’, nelle ‘villas miseria’, che si deve andare a cercare e servire Cristo”. Un invito che era stato preceduto dalla visita di Francesco a una favela nella stessa Rio. Ed è proprio con questo spirito che il Papa ha chiesto ai vescovi del mondo di pensare la pastorale partendo dalle periferie esistenziali, “da coloro che sono più lontani, da coloro che di solito non frequentano la parrocchia”.
A Rio ci sarà “chiasso”, aveva detto Francesco ai suoi giovani connazionali, ma il suo desiderio è che ci sia “chiasso nelle diocesi, voglio che si esca fuori, voglio che la Chiesa esca per le strade, voglio che ci difendiamo da tutto ciò che è mondanità, immobilismo, da ciò che è comodità, da ciò che è clericalismo, da tutto quello che è l’essere chiusi in noi stessi. Le parrocchie, le scuole, le istituzioni sono fatte per uscire fuori, se non lo fanno diventano una ong e la Chiesa non può essere una ong”. Perché, per Francesco, “c’è il frullato di arancia, c’è il frullato di mela, c’è il frullato di banana, ma per favore non bevete ‘frullato’ di fede. La fede è intera, non si frulla”.
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
So che Papa Bergoglio non la pensa a questo modo, perché è un Papa che cerca di unire e non dividere.
Ma la realtà italiana è ben diversa e prima o poi deve affrontare questo tema.
I cattolici si dividono in cattolici di destra e cattolici di sinistra.
Questo è un dato di fatto.
Tanto che un mese fa, un vecchio conoscente, berlusconiano di destra che odia “i comunisti” secondo la definizione berlusconiana della sinistra (che non c’è più), parlando della situazione italiana in generale è scivolato su questo Papa, affermando con assoluta convinzione:
“QUESTO PAPA PIACE SOLO AI COMUNISTI”
Non credo affatto che sia una caso isolato, credo che la destra la pensi allo stesso modo.
Alla destra piacciono solo papi di destra che combattono la sinistra.
Questa è l’ennesima dimostrazione che i cattolici non possono essere assolutamente cristiani.
Sono totalmente divisivi e classisti.
L’esatto contrario del dettato cristiano.
Ripeto, prima o poi Bergoglio dovrà affrontare questo tema.
Ma la realtà italiana è ben diversa e prima o poi deve affrontare questo tema.
I cattolici si dividono in cattolici di destra e cattolici di sinistra.
Questo è un dato di fatto.
Tanto che un mese fa, un vecchio conoscente, berlusconiano di destra che odia “i comunisti” secondo la definizione berlusconiana della sinistra (che non c’è più), parlando della situazione italiana in generale è scivolato su questo Papa, affermando con assoluta convinzione:
“QUESTO PAPA PIACE SOLO AI COMUNISTI”
Non credo affatto che sia una caso isolato, credo che la destra la pensi allo stesso modo.
Alla destra piacciono solo papi di destra che combattono la sinistra.
Questa è l’ennesima dimostrazione che i cattolici non possono essere assolutamente cristiani.
Sono totalmente divisivi e classisti.
L’esatto contrario del dettato cristiano.
Ripeto, prima o poi Bergoglio dovrà affrontare questo tema.
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