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Re: COUNTDOWN
26 LUG 2013 18:02
FERMI TUTTI! C’E’ CHI, TRA GLI “ERMELLINI” DELLA CASSAZIONE, NON ESCLUDE LA POSSIBILITÀ DI UNO STRALCIO DELLA POSIZIONE DEL BANANA RISPETTO A QUELLA DEGLI ALTRI TRE COIMPUTATI
Un pezzetto molto bene informato del Messaggero spiega che la posizione di Berlusconi potrebbe anche essere stralciata (p. 8). Di sicuro Re Giorgio e il suo governino delle larghe intese non si straccerebbero i mutandoni….
Sil.Bar. per Il Messaggero
In vista dell'udienza Mediaset del 30 luglio, che deciderà le sorti giudiziarie (e politiche) di Silvio Berlusconi, la Corte di Cassazione si prepara ad accogliere centinaia di giornalisti, italiani e stranieri. E per gestire al meglio l'afflusso, oggi si terrà al "Palazzaccio" una riunione tecnica sulle modalità di accesso e per scegliere l'aula più spaziosa.
Nel frattempo, in ambienti della Cassazione si ragiona anche sui tempi della sentenza. E c'e' chi, tra gli "ermellini", non esclude la possibilità di uno stralcio della posizione dell'ex presidente del Consiglio rispetto a quella degli altri tre coimputati. Ciò potrebbe accadere nel caso in cui i legali di uno di questi ultimi (Frank Agrama, Gabriella Galetto e Daniele Lorenzano) chiedessero un rinvio in apertura d'udienza.
Berlusconi, invece, non sarebbe intenzionato ad sollecitare un rinvio ad altra data. Per due motivi: se la richiesta venisse accolta dal collegio presieduto da Antonio Esposito, la nuova udienza si terrebbe sempre durante il periodo feriale; in secondo luogo, restare sulla graticola fino a settembre, o al massimo metà ottobre, equivarrebbe a un logoramento politico. La sentenza della Corte, che dovrà confermare o meno la condanna in appello del Cavaliere a 4 anni di carcere e 5 di intenzione dai pubblici uffici, potrebbe arrivare la sera del 30 oppure il giorno successivo. Tutto dipenderà dalla lunghezza degli interventi.
FERMI TUTTI! C’E’ CHI, TRA GLI “ERMELLINI” DELLA CASSAZIONE, NON ESCLUDE LA POSSIBILITÀ DI UNO STRALCIO DELLA POSIZIONE DEL BANANA RISPETTO A QUELLA DEGLI ALTRI TRE COIMPUTATI
Un pezzetto molto bene informato del Messaggero spiega che la posizione di Berlusconi potrebbe anche essere stralciata (p. 8). Di sicuro Re Giorgio e il suo governino delle larghe intese non si straccerebbero i mutandoni….
Sil.Bar. per Il Messaggero
In vista dell'udienza Mediaset del 30 luglio, che deciderà le sorti giudiziarie (e politiche) di Silvio Berlusconi, la Corte di Cassazione si prepara ad accogliere centinaia di giornalisti, italiani e stranieri. E per gestire al meglio l'afflusso, oggi si terrà al "Palazzaccio" una riunione tecnica sulle modalità di accesso e per scegliere l'aula più spaziosa.
Nel frattempo, in ambienti della Cassazione si ragiona anche sui tempi della sentenza. E c'e' chi, tra gli "ermellini", non esclude la possibilità di uno stralcio della posizione dell'ex presidente del Consiglio rispetto a quella degli altri tre coimputati. Ciò potrebbe accadere nel caso in cui i legali di uno di questi ultimi (Frank Agrama, Gabriella Galetto e Daniele Lorenzano) chiedessero un rinvio in apertura d'udienza.
Berlusconi, invece, non sarebbe intenzionato ad sollecitare un rinvio ad altra data. Per due motivi: se la richiesta venisse accolta dal collegio presieduto da Antonio Esposito, la nuova udienza si terrebbe sempre durante il periodo feriale; in secondo luogo, restare sulla graticola fino a settembre, o al massimo metà ottobre, equivarrebbe a un logoramento politico. La sentenza della Corte, che dovrà confermare o meno la condanna in appello del Cavaliere a 4 anni di carcere e 5 di intenzione dai pubblici uffici, potrebbe arrivare la sera del 30 oppure il giorno successivo. Tutto dipenderà dalla lunghezza degli interventi.
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Re: COUNTDOWN
COUNTDOWN
SABATO, 27 luglio 2013
- (il mio conteggio differisce da quello ufficiale perché ritengo che la sentenza arrivi nella tarda serata del 30 luglio)
*****
Ecco il piano C di Berlusconi
Gestione dagli arresti domiciliari
Si avvicina la data della sentenza Mediaset. Incontri frenetici, tra il timore dello sfregio della galera per qualche ora, come Previti, e l’extrema ratio..
Di Federica Fantozzi
26 luglio 2013
Vertice notturno, mercoledì, a Palazzo Grazioli, al termine di un tourbillon di incontri, ripresi il giorno successivo. Con il Cavaliere, che ovviamente è in contatto costante con gli avvocati Coppi e Ghedini, c’erano Alfano, i capigruppo Schifani e Brunetta, Verdini, l’ormai onnipresente Daniela Santanché che anche ieri sera è stata a cena dal capo.
Sul piatto gli ultimi dettagli da definire nel ritorno a Forza Italia. Prevista tra la fine di agosto e la ripresa settembrina, salvo ulteriori accelerazioni nel percorso. La road map, al momento, prevede una convention (ri)fondativa) in autunno, e la concomitante inaugurazione della nuova sede che affaccia su piazza in Lucina, dopo il trasloco da via dell’Umiltà. I gruppi parlamentari, intanto, hanno già rispolverato la targa originale di Fi da sostituire a quella del Pdl. E il Cavaliere sta studiando i bozzetti grafici del nuovo-vecchio simbolo che potrebbe tornare utile molto presto. Alle Europee di giugno 2014, se il proposito di tenere in vita il governo Letta «per almeno due anni» troverà conferma nei fatti. Oppure molto prima, se è vera la tesi dei falchi che Berlusconi staccherà la spina subito dopo l’eventuale condanna da parte della Cassazione, dimettendosi e anticipando le procedure per la sua decadenza da parlamentare.
Difficile azzardare un pronostico. Tanto l’aria dei palazzi è ferma in attesa del 30 (o 31) luglio, altrettanto nei capannelli dei parlamentari non si parla d’altro. Il Cavaliere è inquieto, sospettoso, incline al pessimismo. Ma nel suo inner circle c’è anche chi diffonde un «cauto ottimismo» che potrebbe concretizzarsi, se non nell’assoluzione su cui per scaramanzia si tace, nel rinvio del processo Mediaset in Corte d’Appello riaprendo gli esiti della vicenda. Mentre Berlusconi ostenta disinteresse verso l’ipotesi che un ricalcolo dei tempi della prescrizione faccia slittare la sentenza a fine agosto o addirittura a metà settembre. La prospettiva di «cuocere a fuoco lento» gli piace persino meno, a questo stadio, del punto a capo finale.
E dunque, da uomo prudente, vaglia tutti gli scenari. Anche se i suoi legali gli hanno prospettato come «irrealistico» il precedente Previti di un decennio fa: cioè il timore, veicolato da una parte del Pdl, che l’ex premier possa andare in prigione, magari per poche ore, in attesa che il tribunale della Libertà decida l’affidamento ai servizi sociali. Uno «sfregio» per l’ala dura azzurra, oltre che per il diretto interessato, che però incontra soltanto smentite da parte dei responsabili giustizia del partito e degli stessi avvocati di Silvio.
Resta in campo, però, l’ipotesi degli arresti domiciliari. Con tutte le conseguenze pratiche che ne deriverebbero. Le limitazioni a incontri e comunicazioni, l’isolamento dalla vita sociale, l’impossibilità di comunicare in tempi rapidi decisioni magari vitali. Difficoltà a trecentosessanta gradi, dove la politica rappresenta una parte certamente minoritaria rispetto alle aziende, alla galassia Mediaset, alle partecipazioni societarie, alle proprietà immobiliari, agli interessi sportivi. Un conglomerato affaristico-imprenditoriale che non può rimanere «acefalo»: Berlusconi lo sa bene, come ha già assaggiato le tempeste del mercato in concomitanza con eventi per lui negativi. Probabile quindi che, come riferiscono alcuni, durante le riunioni di questa settimana che rischia di precedere la «tempesta perfetta», Berlusconi si stia preoccupando anche del «piano C». Vale a dire, se fallissero il piano A (l’influenza dela situazione politica sulle sue vicende giudiziarie) e quello B (il ricorso alle urne, in caso di maggioranze alternative), l’extrema ratio: gestire partito e aziende dagli arresti domiciliari.
Un leader extraparlamentare, ma non come Beppe Grillo bensì addirittura come Mandela: «Anche Nelson è stato in carcere». Eco il tarit d’union. Del resto l’esercito di Silvio non ha dubbi: «Silvio è perseguitato come Mandela, Gandhi, Aung San Su Ki. E come Erdogan».
SABATO, 27 luglio 2013
- (il mio conteggio differisce da quello ufficiale perché ritengo che la sentenza arrivi nella tarda serata del 30 luglio)
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Ecco il piano C di Berlusconi
Gestione dagli arresti domiciliari
Si avvicina la data della sentenza Mediaset. Incontri frenetici, tra il timore dello sfregio della galera per qualche ora, come Previti, e l’extrema ratio..
Di Federica Fantozzi
26 luglio 2013
Vertice notturno, mercoledì, a Palazzo Grazioli, al termine di un tourbillon di incontri, ripresi il giorno successivo. Con il Cavaliere, che ovviamente è in contatto costante con gli avvocati Coppi e Ghedini, c’erano Alfano, i capigruppo Schifani e Brunetta, Verdini, l’ormai onnipresente Daniela Santanché che anche ieri sera è stata a cena dal capo.
Sul piatto gli ultimi dettagli da definire nel ritorno a Forza Italia. Prevista tra la fine di agosto e la ripresa settembrina, salvo ulteriori accelerazioni nel percorso. La road map, al momento, prevede una convention (ri)fondativa) in autunno, e la concomitante inaugurazione della nuova sede che affaccia su piazza in Lucina, dopo il trasloco da via dell’Umiltà. I gruppi parlamentari, intanto, hanno già rispolverato la targa originale di Fi da sostituire a quella del Pdl. E il Cavaliere sta studiando i bozzetti grafici del nuovo-vecchio simbolo che potrebbe tornare utile molto presto. Alle Europee di giugno 2014, se il proposito di tenere in vita il governo Letta «per almeno due anni» troverà conferma nei fatti. Oppure molto prima, se è vera la tesi dei falchi che Berlusconi staccherà la spina subito dopo l’eventuale condanna da parte della Cassazione, dimettendosi e anticipando le procedure per la sua decadenza da parlamentare.
Difficile azzardare un pronostico. Tanto l’aria dei palazzi è ferma in attesa del 30 (o 31) luglio, altrettanto nei capannelli dei parlamentari non si parla d’altro. Il Cavaliere è inquieto, sospettoso, incline al pessimismo. Ma nel suo inner circle c’è anche chi diffonde un «cauto ottimismo» che potrebbe concretizzarsi, se non nell’assoluzione su cui per scaramanzia si tace, nel rinvio del processo Mediaset in Corte d’Appello riaprendo gli esiti della vicenda. Mentre Berlusconi ostenta disinteresse verso l’ipotesi che un ricalcolo dei tempi della prescrizione faccia slittare la sentenza a fine agosto o addirittura a metà settembre. La prospettiva di «cuocere a fuoco lento» gli piace persino meno, a questo stadio, del punto a capo finale.
E dunque, da uomo prudente, vaglia tutti gli scenari. Anche se i suoi legali gli hanno prospettato come «irrealistico» il precedente Previti di un decennio fa: cioè il timore, veicolato da una parte del Pdl, che l’ex premier possa andare in prigione, magari per poche ore, in attesa che il tribunale della Libertà decida l’affidamento ai servizi sociali. Uno «sfregio» per l’ala dura azzurra, oltre che per il diretto interessato, che però incontra soltanto smentite da parte dei responsabili giustizia del partito e degli stessi avvocati di Silvio.
Resta in campo, però, l’ipotesi degli arresti domiciliari. Con tutte le conseguenze pratiche che ne deriverebbero. Le limitazioni a incontri e comunicazioni, l’isolamento dalla vita sociale, l’impossibilità di comunicare in tempi rapidi decisioni magari vitali. Difficoltà a trecentosessanta gradi, dove la politica rappresenta una parte certamente minoritaria rispetto alle aziende, alla galassia Mediaset, alle partecipazioni societarie, alle proprietà immobiliari, agli interessi sportivi. Un conglomerato affaristico-imprenditoriale che non può rimanere «acefalo»: Berlusconi lo sa bene, come ha già assaggiato le tempeste del mercato in concomitanza con eventi per lui negativi. Probabile quindi che, come riferiscono alcuni, durante le riunioni di questa settimana che rischia di precedere la «tempesta perfetta», Berlusconi si stia preoccupando anche del «piano C». Vale a dire, se fallissero il piano A (l’influenza dela situazione politica sulle sue vicende giudiziarie) e quello B (il ricorso alle urne, in caso di maggioranze alternative), l’extrema ratio: gestire partito e aziende dagli arresti domiciliari.
Un leader extraparlamentare, ma non come Beppe Grillo bensì addirittura come Mandela: «Anche Nelson è stato in carcere». Eco il tarit d’union. Del resto l’esercito di Silvio non ha dubbi: «Silvio è perseguitato come Mandela, Gandhi, Aung San Su Ki. E come Erdogan».
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Re: COUNTDOWN
COUNTDOWN
Domenica sera , 28 luglio 2013
- 2 al giorno del Giudizio Universale
http://www.youtube.com/watch?v=qIQfY_qyLa0
http://www.youtube.com/watch?v=Y7EW1DqK0xE
Da Tg 3 delle 19,00.
“Se ritenuto colpevole andrò in carcere”
La notizia è ricavata dalla prima pagina di Libero di stamani.
Una mossa veramente astuta, a sole 48 ore da un eventuale sentenza definitiva.
Il boss in carcere proprio ora quando il Pdl sta al 27 % e il Pd al 23,5 %.
Un modo come un altro per tentare di scatenare la piazza.
Nessuno potrà mai osare affermare che sia stato il Caimano a scatenare la piazza.
Anzi, dopo 20 anni di lotta contro la magistratura dichiara “””””””””sereno”””””””” di accettare il verdetto, e prendere la via del carcere.
“Non è colpa mia se gli elettori” si scatenano a questa notizia.
I Fratelli mussulmani sono sempre molto furbi.
Domenica sera , 28 luglio 2013
- 2 al giorno del Giudizio Universale
http://www.youtube.com/watch?v=qIQfY_qyLa0
http://www.youtube.com/watch?v=Y7EW1DqK0xE
Da Tg 3 delle 19,00.
“Se ritenuto colpevole andrò in carcere”
La notizia è ricavata dalla prima pagina di Libero di stamani.
Una mossa veramente astuta, a sole 48 ore da un eventuale sentenza definitiva.
Il boss in carcere proprio ora quando il Pdl sta al 27 % e il Pd al 23,5 %.
Un modo come un altro per tentare di scatenare la piazza.
Nessuno potrà mai osare affermare che sia stato il Caimano a scatenare la piazza.
Anzi, dopo 20 anni di lotta contro la magistratura dichiara “””””””””sereno”””””””” di accettare il verdetto, e prendere la via del carcere.
“Non è colpa mia se gli elettori” si scatenano a questa notizia.
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Re: COUNTDOWN
-2 DALLA CASSAZIONE - BERLUSCONI VA ALL-IN: NIENTE RINVIO, VUOLE SUBITO LA SENTENZA (A MENO CHE...)
Ore frenetiche tra i Banana's: Silvio è deciso ad affrontare il “plotone d'esecuzione” senza benda - Dentro o fuori? In realtà qualche uscita di sicurezza c'è ancora - Una coimputata, l'ex manager del Biscione Gabriella Galetto, ha cambiato legale: un po' di tempo in più per tutti?...
Paolo Colonnello per La Stampa
Il ricorso era già pronto, gli umori sondati, i calcoli fatti. Ma alla fine si è deciso diversamente: davanti alla Corte di Cassazione gli avvocati di Silvio Berlusconi per il processo Mediaset in cui è stato condannato a 4 anni di reclusione per frode fiscale, non chiederanno alcun rinvio.
E anche se non è detta l'ultima parola, a prevalere per ora è la linea politica indicata dallo stesso Cavaliere: basta logorarsi nell'attesa, meglio sapere subito quale sarà la decisione della Cassazione.
Dunque, al processo che si aprirà davanti alla sezione feriale martedì 30 luglio, si andrà al confronto diretto. Sebbene variabili e vie d'uscita non manchino. In questo sabato infuocato, gli studi legali dei 4 imputati hanno comunque lavorato alacremente per prevedere la possibilità di chiedere alla Corte, una volta incardinato il dibattimento, da una parte di ricalcolare i termini di prescrizione (non più dal primo agosto ma dal 24 settembre) dall'altra di concedere un rinvio per avere più tempo nello studio delle carte.
La sospensione dei termini di prescrizione andrebbe comunque da sé, una volta iniziato il processo, posto che comunque la rinuncia alla prescrizione, relativa a un solo capo d'imputazione, ventilata dalla difesa Coppi-Ghedini per il loro cliente, si potrebbe chiedere soltanto una volta che questa sia maturata. Tutte armi che, almeno fino a lunedì sera, rimarranno chiuse in arsenale.
Il collegio difensivo dispone poi di un'ulteriore variabile che porta il nome di Gabriella Galetto, ex manager del Biscione, uno dei tre imputati oltre a Berlusconi (gli altri sono l'ex manager Daniele Lorenzano e il produttore egizio americano Frank Agrama) che ha visto cambiare la composizione della difesa qualche giorno fa, con la sostituzione dell'avvocato Daria Pesce e l'ingresso del collega Ugo Dinacci, già associato anche in altre difese di Berlusconi e ora ultimo arrivato come legale della manager Mediaset.
Un cambio in corsa che potrebbe essere determinante nello spingere la Cassazione a concedere un altro mese per i termini a difesa.
La sezione feriale presieduta da Antonio Esposito (relatore Amedeo Franco) potrebbe decidere un rinvio anche «motu proprio» se, nella relazione della causa, il giudice relatore comunicasse che i calcoli sulla prescrizione fatti dalla Procura milanese fossero sbagliati (cioè non più dal primo agosto ma dal 15 settembre), cosa di cui sono intimamente convinte le difese Berlusconi.
Questo consentirebbe anche agli avvocati di chiedere un rinvio senza ulteriori problemi. Sempre che la decisione non cozzi con esigenze politiche, perché il rischio è che fino a metà settembre Berlusconi continuerebbe a rimanere sulla graticola e questo potrebbe logorarlo più di una sentenza immediata, anche se infausta.
Come tutti sanno il problema per lui non è tanto la condanna a 4 anni, di cui tre indultati, ma l'interdizione per cinque anni dai pubblici uffici, provvedimento che lo costringerebbe a lasciare lo scranno di senatore e la politica attiva.
La palla però, una volta divenuta definitiva la sentenza, passerebbe alla giunta per le autorizzazioni del Senato che potrebbe metterci anche molto tempo prima di decidere. Il precedente illustre è quello di Cesare Previti, che condannato definitivamente a 7 anni e mezzo di reclusione, ci mise nove mesi prima di rinunciare, volontariamente, al posto di senatore.
Tutto ciò, mediaticamente, potrebbe trasformarsi in uno strumento formidabile nelle mani del Cavaliere. Altra ipotesi più favorevole per l'imputato è che la Cassazione annulli in toto la sentenza impugnata e assolva l'ex premier, oppure che disponga un appello bis: in tal caso dovrebbe accogliere qualche rilievo tecnico sollevato dalla difesa del Cavaliere il cui ricorso si basa su ben 88 punti.
In questo caso sarebbe la Corte d'appello di Milano, cui verrebbe rinviato il caso, a prendere atto dell'avvenuta prescrizione per una parte del reato di frode fiscale contestato a Berlusconi e forse non rimarrebbe più tempo nemmeno per decidere sull'altro reato, che si prescriverà nel settembre 2014.
Ore frenetiche tra i Banana's: Silvio è deciso ad affrontare il “plotone d'esecuzione” senza benda - Dentro o fuori? In realtà qualche uscita di sicurezza c'è ancora - Una coimputata, l'ex manager del Biscione Gabriella Galetto, ha cambiato legale: un po' di tempo in più per tutti?...
Paolo Colonnello per La Stampa
Il ricorso era già pronto, gli umori sondati, i calcoli fatti. Ma alla fine si è deciso diversamente: davanti alla Corte di Cassazione gli avvocati di Silvio Berlusconi per il processo Mediaset in cui è stato condannato a 4 anni di reclusione per frode fiscale, non chiederanno alcun rinvio.
E anche se non è detta l'ultima parola, a prevalere per ora è la linea politica indicata dallo stesso Cavaliere: basta logorarsi nell'attesa, meglio sapere subito quale sarà la decisione della Cassazione.
Dunque, al processo che si aprirà davanti alla sezione feriale martedì 30 luglio, si andrà al confronto diretto. Sebbene variabili e vie d'uscita non manchino. In questo sabato infuocato, gli studi legali dei 4 imputati hanno comunque lavorato alacremente per prevedere la possibilità di chiedere alla Corte, una volta incardinato il dibattimento, da una parte di ricalcolare i termini di prescrizione (non più dal primo agosto ma dal 24 settembre) dall'altra di concedere un rinvio per avere più tempo nello studio delle carte.
La sospensione dei termini di prescrizione andrebbe comunque da sé, una volta iniziato il processo, posto che comunque la rinuncia alla prescrizione, relativa a un solo capo d'imputazione, ventilata dalla difesa Coppi-Ghedini per il loro cliente, si potrebbe chiedere soltanto una volta che questa sia maturata. Tutte armi che, almeno fino a lunedì sera, rimarranno chiuse in arsenale.
Il collegio difensivo dispone poi di un'ulteriore variabile che porta il nome di Gabriella Galetto, ex manager del Biscione, uno dei tre imputati oltre a Berlusconi (gli altri sono l'ex manager Daniele Lorenzano e il produttore egizio americano Frank Agrama) che ha visto cambiare la composizione della difesa qualche giorno fa, con la sostituzione dell'avvocato Daria Pesce e l'ingresso del collega Ugo Dinacci, già associato anche in altre difese di Berlusconi e ora ultimo arrivato come legale della manager Mediaset.
Un cambio in corsa che potrebbe essere determinante nello spingere la Cassazione a concedere un altro mese per i termini a difesa.
La sezione feriale presieduta da Antonio Esposito (relatore Amedeo Franco) potrebbe decidere un rinvio anche «motu proprio» se, nella relazione della causa, il giudice relatore comunicasse che i calcoli sulla prescrizione fatti dalla Procura milanese fossero sbagliati (cioè non più dal primo agosto ma dal 15 settembre), cosa di cui sono intimamente convinte le difese Berlusconi.
Questo consentirebbe anche agli avvocati di chiedere un rinvio senza ulteriori problemi. Sempre che la decisione non cozzi con esigenze politiche, perché il rischio è che fino a metà settembre Berlusconi continuerebbe a rimanere sulla graticola e questo potrebbe logorarlo più di una sentenza immediata, anche se infausta.
Come tutti sanno il problema per lui non è tanto la condanna a 4 anni, di cui tre indultati, ma l'interdizione per cinque anni dai pubblici uffici, provvedimento che lo costringerebbe a lasciare lo scranno di senatore e la politica attiva.
La palla però, una volta divenuta definitiva la sentenza, passerebbe alla giunta per le autorizzazioni del Senato che potrebbe metterci anche molto tempo prima di decidere. Il precedente illustre è quello di Cesare Previti, che condannato definitivamente a 7 anni e mezzo di reclusione, ci mise nove mesi prima di rinunciare, volontariamente, al posto di senatore.
Tutto ciò, mediaticamente, potrebbe trasformarsi in uno strumento formidabile nelle mani del Cavaliere. Altra ipotesi più favorevole per l'imputato è che la Cassazione annulli in toto la sentenza impugnata e assolva l'ex premier, oppure che disponga un appello bis: in tal caso dovrebbe accogliere qualche rilievo tecnico sollevato dalla difesa del Cavaliere il cui ricorso si basa su ben 88 punti.
In questo caso sarebbe la Corte d'appello di Milano, cui verrebbe rinviato il caso, a prendere atto dell'avvenuta prescrizione per una parte del reato di frode fiscale contestato a Berlusconi e forse non rimarrebbe più tempo nemmeno per decidere sull'altro reato, che si prescriverà nel settembre 2014.
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Re: COUNTDOWN
28 LUG 2013 10:51
1. IL SOGNO DI TRAVAGLIO DIVENTA REALTA’! “NON FARO' L'ESULE, COME FU COSTRETTO A FARE BETTINO CRAXI. NE' ACCETTERO' DI ESSERE AFFIDATO AI SERVIZI SOCIALI, COME UN CRIMINALE CHE DEVE ESSERE RIEDUCATO. HO QUASI 78 ANNI E AVREI DIRITTO AI DOMICILIARI, MA SE MI CONDANNANO, SE SI ASSUMONO QUESTA RESPONSABILITA', ANDRO' IN CARCERE” -
2. “LA CASSAZIONE GIA' IN ALTRE OCCASIONI HA RICONOSCIUTO CHE IO NON FIRMAVO I BILANCI, E NON AVEVO ALCUN RUOLO DIRETTO NELLA GESTIONE DI MEDIASET. FACEVO IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, COSA NE POTEVO SAPERE IO DEI CONTRATTI PER I DIRITTI TELEVISIVI?” -
3. E MANDA UN AVVISO A RE GIORGIO NAPOLITANO: ATTENTO, LA MIA CONDANNA E’ LA FINE DEL TUO GOVERNINO: “NON FARO' CADERE LETTA MA SARA' IL SUO PARTITO A FARLO. SE VENISSI CONDANNATO, IL PD NON ACCETTEREBBE DI CONTINUARE A GOVERNARE INSIEME CON UN PARTITO IL CUI LEADER E' AGLI ARRESTI E INTERDETTO DAI PUBBLICI UFFICI” -
(Colloquio con il quotidiano Libero)
Dalla pagina fb di Silvio Berlusconi
Non faro' l'esule, come fu costretto a fare Bettino Craxi. Ne' accettero' di essere affidato ai servizi sociali, come un criminale che deve essere rieducato. Ho quasi 78 anni e avrei diritto ai domiciliari, ma se mi condannano, se si assumono questa responsabilita', andro' in carcere.
Sono abbastanza ottimista: non possono condannarmi. Se non c'e' pregiudizio, se non ci sono pressioni, la Cassazione non puo' che riconoscere la mia innocenza. I miei avvocati hanno proposto 50 obiezioni alla decisione della Corte d'appello e la Cassazione gia' in altre occasioni ha riconosciuto che io non firmavo i bilanci, non partecipavo alle decisioni dell'azienda e non avevo alcun ruolo diretto nella gestione di Mediaset.
Facevo il presidente del Consiglio, cosa ne potevo sapere io dei contratti per i diritti televisivi? Non me ne occupavo quando stavo a Cologno, figurarsi se lo potevo fare nei primi anni Duemila quando ero a Palazzo Chigi. Inoltre non avrei rischiato tutto questo per 3 milioni dopo averne corrisposti piu' di 500 in un solo esercizio. E poi, se fossi stato cosi' fesso da evadere le imposte, a un certo punto avrei usato il condono tombale che il mio stesso governo aveva introdotto.
Non ho dormito per un mese. La notte mi svegliavo e guardavo il soffitto, ripensando a quello che mi hanno fatto. In pochi mesi otto pronunciamenti contro di me. I diritti Mediaset, Ruby, la telefonata Fassino-Consorte, gli alimenti alla mia ex moglie, le richieste dei pm di Napoli e Bari, la decisione della Consulta sul legittimo impedimento, il respingimento della richiesta di trasferire a Brescia il processo per le cene di Arcore, l'abnorme risarcimento a De Benedetti.
Non faro' cadere Letta ma sara' il suo partito a farlo. Se venissi condannato, il Pd non accetterebbe di continuare a governare insieme con un partito il cui leader e' agli arresti e interdetto dai pubblici uffici.
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Re: COUNTDOWN
Perché in Italia la vita di un certo mondo, quello della casta, è tutta una commedia?
2. “LA CASSAZIONE GIA' IN ALTRE OCCASIONI HA RICONOSCIUTO CHE IO NON FIRMAVO I BILANCI, E NON AVEVO ALCUN RUOLO DIRETTO NELLA GESTIONE DI MEDIASET. FACEVO IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, COSA NE POTEVO SAPERE IO DEI CONTRATTI PER I DIRITTI TELEVISIVI?” -
SB.
Mai che ci sia uno straccio di politico o uno straccio di giornalista, anche il più agguerrito contro il Caimano, che riesca a fargli una semplice domanda:
<<Caro Mago della Finanza, ci può spiegare come ha fatto a ribaltare la situazione debitoria del 1992, tramutandola in un successo che lo vede al 163esimo posto tra gli uomini più ricchi del mondo?>>
Se condanna ci deve essere, Silvio Berlusconi deve essere condannato a vita a Ministro dell’Economia.
Solo un Mago di quella taglia può ridurre il nostro debito pubblico e far ripartire alla grande l’Economia italiana.
NB.
La situazione debitoria del Mago Meravigliao nel 1992.
Riguardo all'indebitamento, risulta, dal tradizionale rapporto con cui Mediobanca analizza ogni anno le dieci
maggiori aziende italiane, che le aziende del gruppo Berlusconi avevano nel 1992, 7.140 miliardi di lire di
debiti (4.475 finanziari e 2.665 commerciali), mentre il loro capitale netto ammontava a 1.053 miliardi.
Essendo questa una situazione ad alto rischio di bancarotta, peggiorata dal fatto che nel 1993 gli introiti
pubblicitari televisivi registrarono una crescita pari a zero (dopo molti anni di aumenti elevati e ininterrotti), le
banche creditrici cominciarono in quel periodo a richiedere il saldo dei conti.
2. “LA CASSAZIONE GIA' IN ALTRE OCCASIONI HA RICONOSCIUTO CHE IO NON FIRMAVO I BILANCI, E NON AVEVO ALCUN RUOLO DIRETTO NELLA GESTIONE DI MEDIASET. FACEVO IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, COSA NE POTEVO SAPERE IO DEI CONTRATTI PER I DIRITTI TELEVISIVI?” -
SB.
Mai che ci sia uno straccio di politico o uno straccio di giornalista, anche il più agguerrito contro il Caimano, che riesca a fargli una semplice domanda:
<<Caro Mago della Finanza, ci può spiegare come ha fatto a ribaltare la situazione debitoria del 1992, tramutandola in un successo che lo vede al 163esimo posto tra gli uomini più ricchi del mondo?>>
Se condanna ci deve essere, Silvio Berlusconi deve essere condannato a vita a Ministro dell’Economia.
Solo un Mago di quella taglia può ridurre il nostro debito pubblico e far ripartire alla grande l’Economia italiana.
NB.
La situazione debitoria del Mago Meravigliao nel 1992.
Riguardo all'indebitamento, risulta, dal tradizionale rapporto con cui Mediobanca analizza ogni anno le dieci
maggiori aziende italiane, che le aziende del gruppo Berlusconi avevano nel 1992, 7.140 miliardi di lire di
debiti (4.475 finanziari e 2.665 commerciali), mentre il loro capitale netto ammontava a 1.053 miliardi.
Essendo questa una situazione ad alto rischio di bancarotta, peggiorata dal fatto che nel 1993 gli introiti
pubblicitari televisivi registrarono una crescita pari a zero (dopo molti anni di aumenti elevati e ininterrotti), le
banche creditrici cominciarono in quel periodo a richiedere il saldo dei conti.
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Re: COUNTDOWN
COUNTDOWN
Domenica sera , 28 luglio 2013
- 2 al giorno del Giudizio Universale
30 luglio, il Pdl si prepara: “O il rinvio o la piazza”
(Fabrizio d’Esposito).
28/07/2013 di triskel182
AD ARCORE REGNA IL PESSIMISMO IN VISTA DELLA SENTENZA DELLA CASSAZIONE SUI DIRITTI MEDIASET. MA GASPARRI È SICURO: “L’UDIENZA SALTA”.
Meno due al Trenta Luglio? Il punto interrogativo è da mettere dopo aver ascoltato Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato: “Cosa faremo se martedì condannano Silvio Berlusconi? L’ipotesi che si tenga l’udienza è al secondo posto. Al primo c’è la notizia, ossia che ci sarà il rinvio”.
In ogni caso, ragioniamo sulla seconda ipotesi. Continua Gasparri: “Certo non staremo fermi. Immagino che la sinistra si prepari a dire che non può stare al governo con un leader espulso dalla politica. Noi ci riuniremo e sicuramente ci saranno delle conseguenze. Quali? Decideremo tutti insieme”.
Daniela Santanchè alias la Pitonessa che sovrasta falchi e colombe del Pdl conferma qualcosa succederà in caso di condanna definitiva per il Cavaliere nel processo diritti tv Mediaset.
Se non altro per un motivo: “So che il popolo viola, i giro-tondini già hanno organizzato manifestazioni per domani lunedì 29 davanti al tribunale di Milano, quindi escludo una sola cosa: che noi non faremo nulla qualora il presidente venisse condannato”.
A dir il vero, il clima tra i falchi berlusconiani non è dei migliori.
Primo: non sono affatto sicuri del rinvio. Secondo: la sentenza è già scritta dopo una guerra dura vent’anni. Condanna.
TORNATO ad Arcore, B. ha un umore altalenante. Nelle riunioni con i legali, è il professore Franco Coppi a battersi per il rinvio dell’udienza. Ma il pessimismo regnerebbe sovrano.
Come testimonia l’atmosfera definita “pesante” l’altra sera a Palazzo Grazioli, quando il Cavaliere e nove fedelissimi si sono riuniti per la visione in anteprima del docu-film preparato da Francesco Giro, parlamentare del Pdl, sulla parabola del Cavaliere. Davanti alle immagini di vent’anni di politica, B. si è commosso due volte. E con lui parecchi degli invitati. Che erano: Gianni Letta, la fidanzata Francesca Pascale, l’assistente Mariarosaria Rossi, Daniela Santanché e Alessandro Sallusti, Angelino Alfano, Michaela Biancofiore, Denis Verdini, lo stesso Giro. Una sorta di ultima cena prima del verdetto del Trenta Luglio.
Gli occhi sono diventati lucidi per la prima volta con la strage di militari italiani a Nassiriya in Iraq. La seconda, con lacrime vere e proprie, quando una vecchietta sopravvissuta al terremoto dell’Aquila ha abbracciato B. e gli ha detto: “Silvio aiutami, non ho più nulla”.
Dice la Biancofiore: “Sono pessimista sul rinvio e angosciata per quello che potrà accadere martedì. Premesso che sono convinta che sarà assolto perché il fatto non sussiste e anche voi del Fatto dovreste capirlo e scriverlo, se dovesse essere condannato io inviterò il popolo italiano a scendere in piazza come un fiume, senza simboli di partito. Può sembrare un paradosso, ma una condanna potrebbe far aumentare i voti. È una sentenza che cambierà il corso della Storia”.
RINVIO O MENO, a tenere banco tra i berlusconiani è quello che succederà nei minuti successivi a un’eventuale condanna, martedì prossimo. Cosa faranno i magistrati per far eseguire la sentenza?
Arresti domiciliari o richiesta al condannato di scegliere il posto dove essere assegnato ai servizi sociali? Un comune del Napoletano, Torre Annunziata, ha già chiesto alla Cassazione di far lavorare all’assessorato per le politiche sociali. Dice il vicesindaco: “La richiesta nasce dalla valutazione sulla personalità e sulla forma mentis di imprenditore del senatore, che in un tessuto sociale come quello della nostra città, potrebbe espiare, sia pure nelle dimensioni della condotta del singolo, con stimoli e contributi originali”.
Tra i berlusconiani, spicca per ottimismo Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera: “Sono ottimista, esiste un giudice a Berlino”. E se non esiste? Risposta, in un articolo sulla Discussione di Emilio Fede: “Gli resto al fianco. Non per generosità nemmeno per riconoscenza. Non sarebbe un gesto eroico o sacrificale. Il fatto è che non concepisco altra mia posizione nel mondo, che sia onesta e decente, se non stare vicino a Silvio Berlusconi”.
Meno due al Trenta Luglio.
Salvo rinvio, Berlusconi conoscerà il suo destino tra due giorni. Impossibile pensare che non accadrà nulla in caso di condanna. Berlusconi ha promesso a Enrico Letta che non ci saranno conseguenze, ma i suoi sono già pronti a tutto.
Da Il Fatto Quotidiano del 28/07/2013.
Domenica sera , 28 luglio 2013
- 2 al giorno del Giudizio Universale
30 luglio, il Pdl si prepara: “O il rinvio o la piazza”
(Fabrizio d’Esposito).
28/07/2013 di triskel182
AD ARCORE REGNA IL PESSIMISMO IN VISTA DELLA SENTENZA DELLA CASSAZIONE SUI DIRITTI MEDIASET. MA GASPARRI È SICURO: “L’UDIENZA SALTA”.
Meno due al Trenta Luglio? Il punto interrogativo è da mettere dopo aver ascoltato Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato: “Cosa faremo se martedì condannano Silvio Berlusconi? L’ipotesi che si tenga l’udienza è al secondo posto. Al primo c’è la notizia, ossia che ci sarà il rinvio”.
In ogni caso, ragioniamo sulla seconda ipotesi. Continua Gasparri: “Certo non staremo fermi. Immagino che la sinistra si prepari a dire che non può stare al governo con un leader espulso dalla politica. Noi ci riuniremo e sicuramente ci saranno delle conseguenze. Quali? Decideremo tutti insieme”.
Daniela Santanchè alias la Pitonessa che sovrasta falchi e colombe del Pdl conferma qualcosa succederà in caso di condanna definitiva per il Cavaliere nel processo diritti tv Mediaset.
Se non altro per un motivo: “So che il popolo viola, i giro-tondini già hanno organizzato manifestazioni per domani lunedì 29 davanti al tribunale di Milano, quindi escludo una sola cosa: che noi non faremo nulla qualora il presidente venisse condannato”.
A dir il vero, il clima tra i falchi berlusconiani non è dei migliori.
Primo: non sono affatto sicuri del rinvio. Secondo: la sentenza è già scritta dopo una guerra dura vent’anni. Condanna.
TORNATO ad Arcore, B. ha un umore altalenante. Nelle riunioni con i legali, è il professore Franco Coppi a battersi per il rinvio dell’udienza. Ma il pessimismo regnerebbe sovrano.
Come testimonia l’atmosfera definita “pesante” l’altra sera a Palazzo Grazioli, quando il Cavaliere e nove fedelissimi si sono riuniti per la visione in anteprima del docu-film preparato da Francesco Giro, parlamentare del Pdl, sulla parabola del Cavaliere. Davanti alle immagini di vent’anni di politica, B. si è commosso due volte. E con lui parecchi degli invitati. Che erano: Gianni Letta, la fidanzata Francesca Pascale, l’assistente Mariarosaria Rossi, Daniela Santanché e Alessandro Sallusti, Angelino Alfano, Michaela Biancofiore, Denis Verdini, lo stesso Giro. Una sorta di ultima cena prima del verdetto del Trenta Luglio.
Gli occhi sono diventati lucidi per la prima volta con la strage di militari italiani a Nassiriya in Iraq. La seconda, con lacrime vere e proprie, quando una vecchietta sopravvissuta al terremoto dell’Aquila ha abbracciato B. e gli ha detto: “Silvio aiutami, non ho più nulla”.
Dice la Biancofiore: “Sono pessimista sul rinvio e angosciata per quello che potrà accadere martedì. Premesso che sono convinta che sarà assolto perché il fatto non sussiste e anche voi del Fatto dovreste capirlo e scriverlo, se dovesse essere condannato io inviterò il popolo italiano a scendere in piazza come un fiume, senza simboli di partito. Può sembrare un paradosso, ma una condanna potrebbe far aumentare i voti. È una sentenza che cambierà il corso della Storia”.
RINVIO O MENO, a tenere banco tra i berlusconiani è quello che succederà nei minuti successivi a un’eventuale condanna, martedì prossimo. Cosa faranno i magistrati per far eseguire la sentenza?
Arresti domiciliari o richiesta al condannato di scegliere il posto dove essere assegnato ai servizi sociali? Un comune del Napoletano, Torre Annunziata, ha già chiesto alla Cassazione di far lavorare all’assessorato per le politiche sociali. Dice il vicesindaco: “La richiesta nasce dalla valutazione sulla personalità e sulla forma mentis di imprenditore del senatore, che in un tessuto sociale come quello della nostra città, potrebbe espiare, sia pure nelle dimensioni della condotta del singolo, con stimoli e contributi originali”.
Tra i berlusconiani, spicca per ottimismo Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera: “Sono ottimista, esiste un giudice a Berlino”. E se non esiste? Risposta, in un articolo sulla Discussione di Emilio Fede: “Gli resto al fianco. Non per generosità nemmeno per riconoscenza. Non sarebbe un gesto eroico o sacrificale. Il fatto è che non concepisco altra mia posizione nel mondo, che sia onesta e decente, se non stare vicino a Silvio Berlusconi”.
Meno due al Trenta Luglio.
Salvo rinvio, Berlusconi conoscerà il suo destino tra due giorni. Impossibile pensare che non accadrà nulla in caso di condanna. Berlusconi ha promesso a Enrico Letta che non ci saranno conseguenze, ma i suoi sono già pronti a tutto.
Da Il Fatto Quotidiano del 28/07/2013.
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Re: COUNTDOWN
Aspettare la Cassazione è il nostro Royal Baby
(Furio Colombo).
28/07/2013 di triskel182
UN PAESE BLOCCATO.
Due Paesi europei si sono fermati in attesa, come in una fiaba.
In Inghilterra si attendeva l’erede al trono. È arrivato, it’s a boy, si chiama George Alexander.
In Italia si chiama Silvio Berlusconi, it’s a boy, ma non è arrivato.
Ovvero non è ancora arrivata la sentenza che deciderà il prossimo capitolo della sua vita avventurosa, che siamo obbligati a condividere.
Perciò, a differenza del Regno Unito, l’Italia resta ferma, inchiodata alle previsioni, alle scommesse, all’attesa.
Un intero Paese, tra i primi nell’economia mondiale, co-fondatore dell’Unione europea, protagonista nel Mediterraneo, pezzo importante del mondo globalizzato, resta immobile, guardando verso la Corte di Cassazione, che in poche righe deciderà sui prossimi anni della vita pubblica italiana e sentenzierà sul senso e sull’esito dei precedenti vent’anni “sotto Berlusconi”.
Gli esperti in previsioni berlusconiane (attivi e infaticabili quanto i bookmaker del piccolo George Alexander, ma intenti a discutere scenari meno lieti) si scontrano con tre previsioni:
va in prigione;
resta al Senato (forse a vita);
oppure varie forme di rinvio in modo che, come accade spesso in questo Paese, nulla cambi e tutto resti immobile in attesa del prossimo evento di Berlusconi da cui dipenderà di nuovo il nostro futuro.
Personalmente, senza avere il minimo spunto di conoscenza processuale di questi fatti, mi permetto di prevedere una qualche forma di rinvio o posticipo, perché troppi destini si incrociano nello spazio e nel tempo di quella sentenza.
Grava prima di tutto su di essa lo scambio di lettere (chiarificante ma drammatico ) tra Fausto Bertinotti e Giorgio Napolitano. Bertinotti vede il fermo di democrazia, come il “freeze” di una sequenza di cinema , in cui ogni gesto appare sospeso, per timore di danneggiare il governo.
IL PRESIDENTE della Repubblica ha due cose chiare da opporre.
Una. Ovvio che ogni divieto sarebbe una interruzione inaccettabile della democrazia.
Due: se qualcosa o qualcuno interrompe il buon funzionamento delle “larghe intese” , si rompe tutto e sarà necessaria un’elezione anticipata. Equivale all’affondamento senza rimedio della nostra economia.
In questo modo la vita politica, anzi tutta la vita pubblica italiana, diventa una giostra.
Si muove, ma intorno allo stesso punto, girando sullo stesso perno.
Viaggiare sulla giostra dà ebrezza, ma non porta lontano, salvo la breve illusione che il paesaggio cambi. Anzi, che cambi sempre perché, girando , le idee un po’ si confondono.
Interferire con una giostra in movimento è molto pericoloso.
Purtroppo, con il gioco della giostra, la prima vittima è la percezione del Paese nel mondo, dunque le relazioni internazionali .
Stiamo accumulando casi di violazione o di irrilevanza a nostro danno che non hanno niente a che fare con la responsabilità del ministro degli Esteri isolato e accantonato.
Tre casi in sequenza ci collocano nel rango di “potenza irrilevante”: i fucilieri di marina italiani abbandonati in India e affidati al buon cuore di quel Paese;
l’agente ex Cia Seldon Lady (uno dei protagonisti della “rendition” di Abu Omar) arrestato a Panama su mandato di cattura italiano e subito restituito da Panama agli Usa, senza neppure interpellare l’Italia;
l’arresto di Alma Shalabayeva e bambina, ordinato dall’ambasciatore kazako alla polizia italiana, scrupolosamente eseguito da 50 violenti uomini armati (cito dalla descrizione della signora Shalabayeva al Financial Times) e trasporto immediato delle vittime da Roma al Kazakistan, una vicenda di cui, con la finzione di sapere tutto, non sappiamo niente.
Se cerchiamo di comporre l’insieme confuso di queste vicende in un unico quadro, il risultato è allarmante.
Primo, la maggioranza, che sostiene e garantisce il governo, non ha alcun segno di identificazione, come una vasta truppa anonima. È un essere collettivo senza lineamenti precisi, che afferra tutto, accetta tutto, comprende tutto, decide tutto e permette tutto, per mancanza di definizione, anche solo approssimativa, dei partecipanti all’immenso gruppo misto.
Potrebbe esserci una opposizione ma purtroppo Cinque Stelle non ha capito o deciso o saputo dove andare e come andarci e Sel ha poca voce.
Secondo, il governo è senza scopo.
Infatti la vera domanda al governo non è di competenza ma di esistenza.
Questa domanda viene autorevolmente ripetuta senza sotterfugi, e ogni obiezione al governo viene subito bollata come messa in pericolo dell’intera società italiana, vita e valori.
TERZO, il potere è senza volto.
Per esempio (mi riferisco di nuovo al caso Shalabayeva) avviene in Italia, sotto gli occhi del governo e per mano dello Stato, un delitto contro i diritti umani di qualcuno.
Il primo ministro Letta si chiama fuori.
Ci garantisce che il ministro dell’Interno non c’entra.
Il ministro degli Esteri credibilmente dimostra di essere stata tenuta all’oscuro.
Il ministro della Giustizia non vuole sapere né rivedere il caso.
Il Capo dello Stato deplora.
Ma gli ordini chi li ha dati?
A chi far credere che la polizia si è mossa da sola, guidata da un kazako, nel compiere, dentro l’Italia e dentro Roma, un’azione dichiarata “odiosa” da tutti e sicuramente illegale, violando persino la Carta dell’Onu per l’infanzia?
========================================================
Raccontata così, la vicenda italiana dà l’impressione che qualcuno che conta muove il potere dietro il potere.
========================================================
Servirà la sentenza della Cassazione a portare un briciolo di luce almeno su questo punto: chi dà gli ordini a chi, e perché, in questo Paese, in questi terribili anni?
Da Il Fatto Quotidiano del 28/07/2013.
(Furio Colombo).
28/07/2013 di triskel182
UN PAESE BLOCCATO.
Due Paesi europei si sono fermati in attesa, come in una fiaba.
In Inghilterra si attendeva l’erede al trono. È arrivato, it’s a boy, si chiama George Alexander.
In Italia si chiama Silvio Berlusconi, it’s a boy, ma non è arrivato.
Ovvero non è ancora arrivata la sentenza che deciderà il prossimo capitolo della sua vita avventurosa, che siamo obbligati a condividere.
Perciò, a differenza del Regno Unito, l’Italia resta ferma, inchiodata alle previsioni, alle scommesse, all’attesa.
Un intero Paese, tra i primi nell’economia mondiale, co-fondatore dell’Unione europea, protagonista nel Mediterraneo, pezzo importante del mondo globalizzato, resta immobile, guardando verso la Corte di Cassazione, che in poche righe deciderà sui prossimi anni della vita pubblica italiana e sentenzierà sul senso e sull’esito dei precedenti vent’anni “sotto Berlusconi”.
Gli esperti in previsioni berlusconiane (attivi e infaticabili quanto i bookmaker del piccolo George Alexander, ma intenti a discutere scenari meno lieti) si scontrano con tre previsioni:
va in prigione;
resta al Senato (forse a vita);
oppure varie forme di rinvio in modo che, come accade spesso in questo Paese, nulla cambi e tutto resti immobile in attesa del prossimo evento di Berlusconi da cui dipenderà di nuovo il nostro futuro.
Personalmente, senza avere il minimo spunto di conoscenza processuale di questi fatti, mi permetto di prevedere una qualche forma di rinvio o posticipo, perché troppi destini si incrociano nello spazio e nel tempo di quella sentenza.
Grava prima di tutto su di essa lo scambio di lettere (chiarificante ma drammatico ) tra Fausto Bertinotti e Giorgio Napolitano. Bertinotti vede il fermo di democrazia, come il “freeze” di una sequenza di cinema , in cui ogni gesto appare sospeso, per timore di danneggiare il governo.
IL PRESIDENTE della Repubblica ha due cose chiare da opporre.
Una. Ovvio che ogni divieto sarebbe una interruzione inaccettabile della democrazia.
Due: se qualcosa o qualcuno interrompe il buon funzionamento delle “larghe intese” , si rompe tutto e sarà necessaria un’elezione anticipata. Equivale all’affondamento senza rimedio della nostra economia.
In questo modo la vita politica, anzi tutta la vita pubblica italiana, diventa una giostra.
Si muove, ma intorno allo stesso punto, girando sullo stesso perno.
Viaggiare sulla giostra dà ebrezza, ma non porta lontano, salvo la breve illusione che il paesaggio cambi. Anzi, che cambi sempre perché, girando , le idee un po’ si confondono.
Interferire con una giostra in movimento è molto pericoloso.
Purtroppo, con il gioco della giostra, la prima vittima è la percezione del Paese nel mondo, dunque le relazioni internazionali .
Stiamo accumulando casi di violazione o di irrilevanza a nostro danno che non hanno niente a che fare con la responsabilità del ministro degli Esteri isolato e accantonato.
Tre casi in sequenza ci collocano nel rango di “potenza irrilevante”: i fucilieri di marina italiani abbandonati in India e affidati al buon cuore di quel Paese;
l’agente ex Cia Seldon Lady (uno dei protagonisti della “rendition” di Abu Omar) arrestato a Panama su mandato di cattura italiano e subito restituito da Panama agli Usa, senza neppure interpellare l’Italia;
l’arresto di Alma Shalabayeva e bambina, ordinato dall’ambasciatore kazako alla polizia italiana, scrupolosamente eseguito da 50 violenti uomini armati (cito dalla descrizione della signora Shalabayeva al Financial Times) e trasporto immediato delle vittime da Roma al Kazakistan, una vicenda di cui, con la finzione di sapere tutto, non sappiamo niente.
Se cerchiamo di comporre l’insieme confuso di queste vicende in un unico quadro, il risultato è allarmante.
Primo, la maggioranza, che sostiene e garantisce il governo, non ha alcun segno di identificazione, come una vasta truppa anonima. È un essere collettivo senza lineamenti precisi, che afferra tutto, accetta tutto, comprende tutto, decide tutto e permette tutto, per mancanza di definizione, anche solo approssimativa, dei partecipanti all’immenso gruppo misto.
Potrebbe esserci una opposizione ma purtroppo Cinque Stelle non ha capito o deciso o saputo dove andare e come andarci e Sel ha poca voce.
Secondo, il governo è senza scopo.
Infatti la vera domanda al governo non è di competenza ma di esistenza.
Questa domanda viene autorevolmente ripetuta senza sotterfugi, e ogni obiezione al governo viene subito bollata come messa in pericolo dell’intera società italiana, vita e valori.
TERZO, il potere è senza volto.
Per esempio (mi riferisco di nuovo al caso Shalabayeva) avviene in Italia, sotto gli occhi del governo e per mano dello Stato, un delitto contro i diritti umani di qualcuno.
Il primo ministro Letta si chiama fuori.
Ci garantisce che il ministro dell’Interno non c’entra.
Il ministro degli Esteri credibilmente dimostra di essere stata tenuta all’oscuro.
Il ministro della Giustizia non vuole sapere né rivedere il caso.
Il Capo dello Stato deplora.
Ma gli ordini chi li ha dati?
A chi far credere che la polizia si è mossa da sola, guidata da un kazako, nel compiere, dentro l’Italia e dentro Roma, un’azione dichiarata “odiosa” da tutti e sicuramente illegale, violando persino la Carta dell’Onu per l’infanzia?
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Raccontata così, la vicenda italiana dà l’impressione che qualcuno che conta muove il potere dietro il potere.
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Servirà la sentenza della Cassazione a portare un briciolo di luce almeno su questo punto: chi dà gli ordini a chi, e perché, in questo Paese, in questi terribili anni?
Da Il Fatto Quotidiano del 28/07/2013.
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Re: COUNTDOWN
28 LUG 2013 21:33
1. IL REQUIEM DI UGO SPOSETTI: “SE LA CASSAZIONE CONFERMA LA CONDANNA DI BERLUSCONI, IL PD NON REGGERÀ L’URTO E SALTERÀ IN ARIA COME UN BIRILLO” -
2. ‘’IL PD NON È PIÙ UN PARTITO, È UN INSIEME DI PERSONE CHE PENSA AI PROPRI INTERESSI PERSONALI E CERCA COME PUÒ DI SALVARSI IL... DICIAMO IL FUTURO’’ -
4. CHE ACCADRA’? “IL PDL SI ARROCCHERÀ IN DIFESA DEL CAPO E LUI DA ARCORE SI DICHIARERÀ PRIGIONIERO POLITICO DEI MAGISTRATI COMUNISTI. BERLUSCONI DIRÀ CHE ENRICO LETTA RESTA IN PIEDI FINO A MORTE NATURALE, E NOI, PUR VOLENDOLO MANDARE A CASA, DOVREMO SOSTENERLO. COMINCERÀ ALLORA UNA FASE ANCORA PIÙ FESSA DI QUELLA ATTUALE. VIVREMO ALLA GIORNATA PER UN PO’, POI ARRIVERÀ NAPOLITANO CHE CI DIRÀ COSA DOBBIAMO FARE…” -
Andrea Cangini per http://qn.quotidiano.net/primo_piano/20 ... uiem.shtml
Senatore Sposetti, quali conseguenze prevede nel caso la Cassazione confermi la condanna di Berlusconi?
«Sarà la fine di tutto, il partito non reggerà l'urto e salterà in aria come un birillo».
Il Pdl pare piuttosto compatto...
«Infatti non sto parlando del Pdl, ma del Pd. Siamo politicamente annientati, nessuno ha ragionato di questa vicenda sul piano politico, non la reggeremo: per noi sarà una botta tremenda e il partito imploderà».
Con quali conseguenze?
«Le conseguenze riguarderanno tutti, l'intero sistema politico».
Il suo partito, però...
«No, guardi, la fermo: ‘partito' è un termine improprio».
Perché?
«Lei vede un partito? Ha l'impressione che ci sia un gruppo coeso, o una leadership, o una strategia? Il Pd non è più un partito, è un insieme di persone che pensa ai propri interessi personali e cerca come può di salvarsi il... il futuro, ecco, diciamo il futuro».
Sposetti, lei è uomo d'esperienza, ci spiega perché il Pd dovrebbe pagare più del Pdl la condanna di Berlusconi?
«Che vuole spiegare, le basti notare che abbiamo avuto la splendida idea di fissare una Direzione che non poteva non finire male nel giorno in cui il parlamento ha approvato un decreto del governo, il nostro governo, pieno di belle cose per il Paese...».
Dunque?
«Dunque sui giornali si parla solo della spaccatura del Pd. Una cosa imbarazzante, il partito è ormai animato da persone che tra un orecchio e l'altro non hanno nulla: un grande ed inesauribile vuoto cerebrale».
Come pensa che reagirà Berlusconi ad un'eventuale condanna?
«Il Pdl si arroccherà in difesa del Capo e lui da Arcore si dichiarerà prigioniero politico dei magistrati comunisti».
E il governo?
«Berlusconi dirà che Enrico Letta resta in piedi fino a morte naturale, e noi, pur volendolo mandare a casa, dovremo sostenerlo. Comincerà allora una fase ancora più fessa di quella attuale».
Con quale esito?
«Vivremo alla giornata per un po', poi arriverà Napolitano che ci dirà cosa dobbiamo fare. Il governo continuerà a vivacchiare con tutta la sua evidente inadeguatezza ed io avrò tempo fare l'unica cosa sensata che mi è rimasta da quando ho capito che la politica è morta: occuparmi delle piante sul balcone di casa».
1. IL REQUIEM DI UGO SPOSETTI: “SE LA CASSAZIONE CONFERMA LA CONDANNA DI BERLUSCONI, IL PD NON REGGERÀ L’URTO E SALTERÀ IN ARIA COME UN BIRILLO” -
2. ‘’IL PD NON È PIÙ UN PARTITO, È UN INSIEME DI PERSONE CHE PENSA AI PROPRI INTERESSI PERSONALI E CERCA COME PUÒ DI SALVARSI IL... DICIAMO IL FUTURO’’ -
4. CHE ACCADRA’? “IL PDL SI ARROCCHERÀ IN DIFESA DEL CAPO E LUI DA ARCORE SI DICHIARERÀ PRIGIONIERO POLITICO DEI MAGISTRATI COMUNISTI. BERLUSCONI DIRÀ CHE ENRICO LETTA RESTA IN PIEDI FINO A MORTE NATURALE, E NOI, PUR VOLENDOLO MANDARE A CASA, DOVREMO SOSTENERLO. COMINCERÀ ALLORA UNA FASE ANCORA PIÙ FESSA DI QUELLA ATTUALE. VIVREMO ALLA GIORNATA PER UN PO’, POI ARRIVERÀ NAPOLITANO CHE CI DIRÀ COSA DOBBIAMO FARE…” -
Andrea Cangini per http://qn.quotidiano.net/primo_piano/20 ... uiem.shtml
Senatore Sposetti, quali conseguenze prevede nel caso la Cassazione confermi la condanna di Berlusconi?
«Sarà la fine di tutto, il partito non reggerà l'urto e salterà in aria come un birillo».
Il Pdl pare piuttosto compatto...
«Infatti non sto parlando del Pdl, ma del Pd. Siamo politicamente annientati, nessuno ha ragionato di questa vicenda sul piano politico, non la reggeremo: per noi sarà una botta tremenda e il partito imploderà».
Con quali conseguenze?
«Le conseguenze riguarderanno tutti, l'intero sistema politico».
Il suo partito, però...
«No, guardi, la fermo: ‘partito' è un termine improprio».
Perché?
«Lei vede un partito? Ha l'impressione che ci sia un gruppo coeso, o una leadership, o una strategia? Il Pd non è più un partito, è un insieme di persone che pensa ai propri interessi personali e cerca come può di salvarsi il... il futuro, ecco, diciamo il futuro».
Sposetti, lei è uomo d'esperienza, ci spiega perché il Pd dovrebbe pagare più del Pdl la condanna di Berlusconi?
«Che vuole spiegare, le basti notare che abbiamo avuto la splendida idea di fissare una Direzione che non poteva non finire male nel giorno in cui il parlamento ha approvato un decreto del governo, il nostro governo, pieno di belle cose per il Paese...».
Dunque?
«Dunque sui giornali si parla solo della spaccatura del Pd. Una cosa imbarazzante, il partito è ormai animato da persone che tra un orecchio e l'altro non hanno nulla: un grande ed inesauribile vuoto cerebrale».
Come pensa che reagirà Berlusconi ad un'eventuale condanna?
«Il Pdl si arroccherà in difesa del Capo e lui da Arcore si dichiarerà prigioniero politico dei magistrati comunisti».
E il governo?
«Berlusconi dirà che Enrico Letta resta in piedi fino a morte naturale, e noi, pur volendolo mandare a casa, dovremo sostenerlo. Comincerà allora una fase ancora più fessa di quella attuale».
Con quale esito?
«Vivremo alla giornata per un po', poi arriverà Napolitano che ci dirà cosa dobbiamo fare. Il governo continuerà a vivacchiare con tutta la sua evidente inadeguatezza ed io avrò tempo fare l'unica cosa sensata che mi è rimasta da quando ho capito che la politica è morta: occuparmi delle piante sul balcone di casa».
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