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camillobenso
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Gli ultimi giorni di Salò - 4



Giorgio Napolitano il messaggio sull'agibilità politica di Silvio Berlusconi: "Prenda atto della sentenza"
L'Huffington Post | Pubblicato: 13/08/2013 19:35 CEST | Aggiornato: 13/08/2013 19:56 CEST


"Di qualsiasi sentenza definitiva, e del conseguente obbligo di applicarla, non può che prendersi atto. Ciò vale dunque nel caso oggi al centro dell'attenzione pubblica come in ogni altro". Il presidente della Repubblica, in una lunga dichiarazione diffusa in serata, interviene sul caso di Silvio Berlusconi dopo la condanna definitiva per frode fiscale nel processo diritti tv-Mediaset. "Non mi nascondo -continua nella nota il Colle . naturalmente, i rischi che possono nascere dalle tensioni politiche insorte a seguito della sentenza definitiva di condanna pronunciata dalla corte di cassazione nei confronti di Silvio berlusconi", scrive il capo dello stato. "Mi riferisco, in particolare, alla tendenza ad agitare, in contrapposizione a quella sentenza, ipotesi arbitrarie e impraticabili di scioglimento delle camere".

Nessuno mi ha chiesto la grazia "In quanto ad attese alimentate nei miei confronti - aggiunge Napolitano - va chiarito che nessuna domanda mi è stata indirizzata cui dovessi dare risposta", così napolitano in relazione a ipotesi di grazia.

No alla crisi di governo: "Fatale sarebbe una crisi del governo faticosamente formatosi da poco più di 100 giorni; il ricadere del paese nell'instabilità e nell'incertezza ci impedirebbe di cogliere e consolidare le possibilità di ripresa economica finalmente delineatesi, peraltro in un contesto nazionale ed europeo tuttora critico e complesso", ha anche scritto il presidente.

Il governo vada avanti: "La preoccupazione fondamentale, comune alla stragrande maggioranza degli italiani - avverte Napolitano - è lo sviluppo di un'azione di governo che, con l'attivo e qualificato sostegno del parlamento, guidi il paese sulla via di un deciso rilancio dell'economia e dell'occupazione. In questo senso hanno operato le camere fino ai giorni scorsi, definendo importanti provvedimenti; ed essenziale è procedere con decisione lungo la strada intrapresa, anche sul terreno delle riforme istituzionali e della rapida ( nei suoi aspetti più urgenti ) revisione della legge elettorale. Solo così si può accrescere la fiducia nell'italia e nella sua capacità di progresso".

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"La preoccupazione fondamentale, comune alla stragrande maggioranza degli italiani, è lo sviluppo di un'azione di governo che, con l'attivo e qualificato sostegno del Parlamento, guidi il paese sulla via di un deciso rilancio dell'economia e dell'occupazione. In questo senso hanno operato le Camere fino ai giorni scorsi, definendo importanti provvedimenti; ed essenziale è procedere con decisione lungo la strada intrapresa, anche sul terreno delle riforme istituzionali e della rapida ( nei suoi aspetti più urgenti ) revisione della legge elettorale. Solo così si può accrescere la fiducia nell'Italia e nella sua capacità di progresso. Fatale sarebbe invece una crisi del governo faticosamente formatosi da poco più di 100 giorni; il ricadere del paese nell'instabilità e nell'incertezza ci impedirebbe di cogliere e consolidare le possibilità di ripresa economica finalmente delineatesi, peraltro in un contesto nazionale ed europeo tuttora critico e complesso.
Ho perciò apprezzato vivamente la riaffermazione - da parte di tutte le forze di maggioranza - del sostegno al governo Letta e al suo programma, al di là di polemiche politiche a volte sterili e dannose, e di divergenze specifiche peraltro superabili.
Non mi nascondo, naturalmente, i rischi che possono nascere dalle tensioni politiche insorte a seguito della sentenza definitiva di condanna pronunciata dalla Corte di Cassazione nei confronti di Silvio Berlusconi. Mi riferisco, in particolare, alla tendenza ad agitare, in contrapposizione a quella sentenza, ipotesi arbitrarie e impraticabili di scioglimento delle Camere.
Di qualsiasi sentenza definitiva, e del conseguente obbligo di applicarla, non può che prendersi atto. Ciò vale dunque nel caso oggi al centro dell'attenzione pubblica come in ogni altro.

In questo momento è legittimo che si manifestino riserve e dissensi rispetto alle conclusioni cui è giunta la Corte di Cassazione nella scia delle valutazioni già prevalse nei due precedenti gradi di giudizio; ed è comprensibile che emergano - soprattutto nell'area del PdL - turbamento e preoccupazione per la condanna a una pena detentiva di personalità che ha guidato il governo ( fatto peraltro già accaduto in un non lontano passato ) e che è per di più rimasto leader incontrastato di una formazione politica di innegabile importanza. Ma nell'esercizio della libertà di opinione e del diritto di critica, non deve mai violarsi il limite del riconoscimento del principio della divisione dei poteri e della funzione essenziale di controllo della legalità che spetta alla magistratura nella sua indipendenza. Né è accettabile che vengano ventilate forme di ritorsione ai danni del funzionamento delle istituzioni democratiche.

Intervengo oggi --- benché ancora manchino alcuni adempimenti conseguenti alla decisione della Cassazione --- in quanto sono stato, da parecchi giorni, chiamato in causa, come Presidente della Repubblica, e in modo spesso pressante e animoso, per risposte o "soluzioni" che dovrei e potrei dare a garanzia di un normale svolgimento, nel prossimo futuro, della dialettica democratica e della competizione politica.

A proposito della sentenza passata in giudicato, va innanzi tutto ribadito che la normativa vigente esclude che Silvio Berlusconi debba espiare in carcere la pena detentiva irrogatagli e sancisce precise alternative, che possono essere modulate tenendo conto delle esigenze del caso concreto.
In quanto ad attese alimentate nei miei confronti, va chiarito che nessuna domanda mi è stata indirizzata cui dovessi dare risposta.

L'articolo 681 del Codice di Procedura Penale, volto a regolare i provvedimenti di clemenza che ai sensi della Costituzione il Presidente della Repubblica può concedere, indica le modalità di presentazione della relativa domanda. La grazia o la commutazione della pena può essere concessa dal Presidente della Repubblica anche in assenza di domanda.

Ma nell'esercizio di quel potere, di cui la Corte costituzionale con sentenza del 2006 gli ha confermato l'esclusiva titolarità, il Capo dello Stato non può prescindere da specifiche norme di legge, né dalla giurisprudenza e dalle consuetudini costituzionali nonché dalla prassi seguita in precedenza.

E negli ultimi anni, nel considerare, accogliere o lasciar cadere sollecitazioni per provvedimenti di grazia, si è sempre ritenuta essenziale la presentazione di una domanda quale prevista dal già citato articolo del C.p.p. Ad ogni domanda in tal senso, tocca al Presidente della Repubblica far corrispondere un esame obbiettivo e rigoroso --- sulla base dell'istruttoria condotta dal Ministro della Giustizia --- per verificare se emergano valutazioni e sussistano condizioni che senza toccare la sostanza e la legittimità della sentenza passata in giudicato, possono motivare un eventuale atto di clemenza individuale che incida sull'esecuzione della pena principale.

Essenziale è che si possa procedere in un clima di comune consapevolezza degli imperativi della giustizia e delle esigenze complessive del Paese. E mentre toccherà a Silvio Berlusconi e al suo partito decidere circa l'ulteriore svolgimento - nei modi che risulteranno legittimamente possibili - della funzione di guida finora a lui attribuita, preminente per tutti dovrà essere la considerazione della prospettiva di cui l'Italia ha bisogno. Una prospettiva di serenità e di coesione, per poter affrontare problemi di fondo dello Stato e della società, compresi quelli di riforma della giustizia da tempo all'ordine del giorno. Tutte le forze politiche dovrebbero concorrere allo sviluppo di una competizione per l'alternanza nella guida del paese che superi le distorsioni da tempo riconosciute di uno scontro distruttivo, e faciliti quell'ascolto reciproco e quelle possibilità di convergenza che l'interesse generale del paese richiede.

Ogni gesto di rispetto dei doveri da osservare in uno Stato di diritto, ogni realistica presa d'atto di esigenze più che mature di distensione e di rinnovamento nei rapporti politici, sarà importante per superare l'attuale difficile momento".
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Gli ultimi giorni di Salò - 5



Il Pdl fa la colomba:
"Bene il presidente,
ha aperto una porta"
Cicchitto: "Dal presidente riflessione importante su una questione drammatica". Gelmini: "Ha messo in chiaro che problema è politico, non personale"

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LE REAZIONI
Il Pdl prepara le prossime mosse: "Napolitano ha aperto una porta"
Cicchitto: "Dal presidente riflessione importante su una questione drammatica". Gelmini: "Ha messo in chiaro che problema è politico, non personale"


Il Pdl ha incassato la nota del Colle e prepara le prossime mosse. Fabrizio Cicchitto pensa che la partita sia ancora aperta: ''Quella del Presidente Napolitano e' una prima riflessione sul tema drammatico costituito dalla condanna di Silvio Berlusconi e tenendo conto di cio' essa lascia aperti spazi significativi per quello che riguarda il futuro''. E' il commento del deputato del Pdl Fabrizio Cicchitto alla nota del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, sulla opportunita' della concessione della grazia a Silvio Berlusconi. ''C'e' un esplicito riconoscimento del ruolo politico di Berlusconi evidentemente dipendente dalle scelte della sua forza politica - aggiunge Cicchitto - scelte che peraltro sono gia' a me ben chiare. Di conseguenza reputo che bisogna misurarsi con questa prima presa di posizione del Presidente della Repubblica con senso di responsabilita' e spirito costruttivo''.

"Napolitano ha capito" - Sulla stessa linea di Cicchitto si schiera Maria Stella Gelmini: "Ci riconosciamo nella nota del Presidente della Repubblica che dimostra come il problema da noi posto dell'agibilita' politica di Berlusconi non sia un fatto personale di Silvio Berlusconi ma una questione schiettamente politica. E ci conforta che il presidente Napolitano l'abbia ben presente in tutti i suoi aspetti e nelle sue possibili conseguenze. E che sia alla sua attenzione con serieta' e impegno. Valuteranno poi il presidente Berlusconi e il Pdl le iniziative da intraprendere in sede politica". Anche Paolo Romani sottoscrive le parole di Napolitano: "Il messaggio del presidente Napolitano e' chiarissimo, pur nella sua cautela, e scandito in tre passaggi fondamentali: la necessita' di una riforma elettorale di salvaguardia, la legittimita' delle critiche degli esponenti di centrodestra alla discutibile sentenza di condanna, la riserva di una successiva decisione proprio da parte del Capo dello Stato ovviamente non prima di un esame rigoroso. Una nota equilibrata che sembra non lasciare dubbi sulla eccezionalita' del caso giudiziario che ha coinvolto il presidente Berlusconi".

Decide il Cav - Michaela Binacofiore invece aspetta che il Cav decida se chiedere o meno la grazia: "Sulla eventuale richiesta di grazia riflettera' il presidente Berlusconi visto che ne va' della sua vita e della sua dignita', ma sembra di cogliere con evidenza che vi sia da parte del Quirinale una disponibilita' di massima. Quel che e' certo, dopo la nota del Quirinale - aggiunge - e' che il Presidente della Repubblica non si e' fatto strumentalizzare dai sogni onirici del Pd di vedere la scomparsa politica per via giudiziaria del leader di centro destra, Silvio Berlusconi". Deborah Bergamini vede nelle parole di Napolitano la legittimazione della leadership del Cav nel Pdl: "Dal Presidente Napolitano arriva chiarezza per chi da sempre sostiene la necessita' di riconoscere una volta per tutte la piena rappresentativita' politica del Presidente Berlusconi, la cui leadership non e' mai stata messa in discussione dal PdL mentre e' stata troppo spesso disconosciuta, e con ogni mezzo, per timore oltre che per invidia, dagli avversari politici".

"Strada aperta" - Maurizo Gasparri segue la linea di Cicchitto e crede che con Il Colle ci siano margini di trattativa: "Da parte nostra ci sono stati apprezzamenti positivi, in particolare per il riconoscimento che viene fatto del ruolo di Berlusconi come leader incontrastato del centrodestra. E anche perchè non si escludono soluzioni, facendo un richiamo a procedure note e ad un eventuale esercizio del potere di grazia e commutazione della pena. Nella dichiarazione di Napolitano poi - aggiunge Gasparri - si riconosce il diritto di critica". "Il Capo dello Stato dimostra, insomma, una grande sapienza politico giuridica. Non a caso è un presidente della Repubblica che è stato eletto due volte", sottolinea il vicepresidente del Senato. Dal suo comunicato, prosegue, emergono "spiragli per un prosieguo positivo della vicenda. Non è una nota di chiusura", conclude. Insomma il Pdl prepara la prossima mossa.
Il Quirinale ha aperto uno spiraglio. (I.S.)

http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... orta-.html
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Gli ultimi giorni di Salò - 6



ACCERCHIAMENTO GIURIDICO
Via di fuga per Berlusconi
Così potrà restare in politica
APPROFONDIMENTO. Berlusconi non si dimette e pensa di ricandidarsi

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ACCERCHIAMENTO GIURIDICO
C'è una via di fuga per il Cav Così può restare in politica


Il Cavaliere e i suoi uomini attendono febbrilmente la pronuncia del Quirinale sulla cosiddetta "agibilità politica" del fondatore del Pdl. Ma, come scrive oggi Il Sole 24 Ore, esiste una strada tortuosa ma giuridicamente ineccepibile che Silvio Berlusconi potrebbe seguire per non essere estromesso dalla politica per lungo tempo. Ed è l'affidamento in prova ai servizi sociali. Che, in caso di esito positivo, "estingue la pena detentiva e ogni altro effetto penale". Cioè se l'ex premier entro il 15 ottobre accettasse di essere "rieducato" attraverso l'assegnazione a una associazione di volontariato o a un lavoro socialmente utile che ne favorisca la "revisione critica" e se al termine del periodo di affidamento (che è di un anno ma con lo sconto di 45 giorni per semestre scenderebbe a 10 mesi e 15 giorni) il Tribunale di sorveglianza ritenesse positivo l'esito della prova, cadrebbe l'effetto penale della decadenza da senatore nonchè quello della successiva incandidabilità per sei anni.

Tutto ciò dovrebbe passare, ovviamente, dal riconoscimento da parte del Pdl e delle forze vicine a Berlusconi della non-competenza delle Camere a decidere sulla decadenza del Cav da Senatore (e quindi che ineleggibilità e decadenza sono effetti "automatici" della condanna a quattro anni per la frode fiscale Mediaset) e per la "revisione critica" ad opera dello stesso Berlusconi in merito al reato per il quale è stato giudicato colpevole. Certo, Berlusconi resterebbe fuori dal Parlamento per dieci mesi, trascorsi i quali sarebbe però in grado di ricandidarsi e fare campagna elettorale in caso di nuove elezioni, pur con l'incognita dell'interdizione dai pubblici uffici, la cui quantificazione è stata rimessa dalla Cassazione alla Corte d'appello (che dovrebbe decidere entro fine anno) e in seguito alla quale si riaprirebbe un altra partita in Parlamento sulla sua decadenza/ineleggibilità.


http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... itica.html
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Gli ultimi giorni di Salò - 7



Nota di Napolitano su Berlusconi: il Cavaliere si sente in trappola, ma prende tempo. E valuta la richiesta di grazia



L’ordine di scuderia che passa tra i colonnelli del Pdl sulle parole di Giorgio Napolitano è chiaro: non attaccare il Quirinale, essere concilianti, prendere tempo. La cifra la dà Paolo Romani, falco per eccellenza, in costante filo diretto con Arcore: “Nella nota del Colle ci sono alcune aperture significative – spiega il ministro – Dalla possibilità di approfondire il tema della grazia al riconoscimento che le critiche del nostro partito sono legittime. Certo, poi ci sono anche ombre, ma il giudizio è complessivamente positivo”.

“Una riflessione che lascia aperti spazi significativi per quello che riguarda il futuro”, concorda Fabrizio Cicchitto. Che fa professione di accortezza: “Bisogna misurarsi con questa prima presa di posizione del presidente della Repubblica con senso di responsabilità e spirito costruttivo”. C’è poi Maurizio Gasparri, che legge nelle parole del Quirinale “spiragli per un prosieguo positivo della vicenda”. E chiosa: “Non è una nota di chiusura”.

Ciliegina sulla torta, arrivano le parole della pasionaria Michaela Biancofiore: “C’è la conferma della leadership politica di Berlusconi”.

Questione chiusa? Dalle parti di Arcore il giudizio sul testo del Colle non è idilliaco. Anzi. Il Cavaliere ha atteso per tutto il giorno chiuso nel suo fortino quello che è stato percepito come un vero e proprio “quarto grado della sentenza Mediaset”. Con lui, nella war room, i fedelissimi Gianni Letta, Denis Verdini e Daniela Santanchè, insieme al pool di avvocati che lo assistono. Quel che filtra dal buen retiro del leader azzurro non è così conciliante come quanto dichiarato dai colonnelli.


Berlusconi si sente in trappola, non vede vie d’uscita in una situazione che si sta facendo sempre più ingarbugliata. Ha ben compreso la sostanziosa apertura di Napolitano, che con una risposta personale nel giro di un paio di settimane ne ha legittimato il suo status di unicum nel panorama politico italiano. E sa di essere nelle sue mani. Per questo è partito l’ordine di scuderia di cavalcare positivamente quanto di buono è contenuto nella nota, di mostrare apprezzamento nei confronti della mano tesa del Colle e poter avere i margini di manovra per riflettere sui prossimi passi.

Che, su questo solco, potrebbero prevedere anche la richiesta di un provvedimento di grazia. Il Cav ne ha discusso con i propri avvocati, anche se i tempi per una decisione di questo genere non sono ancora maturi. Se si propenderà per questa ipotesi, tuttavia, sarà accreditata come il frutto di una valutazione professionale del pool difensivo, e dagli avvocati stessi sarà avanzata. Il Cavaliere non ha alcuna intenzione, sic stantibus rebus, di andare a Canossa.

Perché la sua sensazione è quella di essere stato messo in trappola. “Napolitano l’ha in qualche modo costretto ad attendere gli eventuali sviluppi che potranno avvenire tra settembre e ottobre – racconta chi ha avuto un contatto diretto con la war room – Quando ormai la finestra elettorale sarà chiusa”. Il Cavaliere non si fida del Colle, sa che la situazione per lui si potrebbe avvitare. Che succede – è il ragionamento che ha ripetuto ai suoi – se esco dal Parlamento e vengo travolto da una valanga, con le sentenze sulla compravendita dei senatori e su Ruby in arrivo? Lì cosa potrebbe fare il Quirinale?

Assai poco, è la risposta. Da qui la perplessità di Berlusconi nel leggere come positive tout-court le parole del presidente. Al contrario. Da par suo Napolitano è stato chiaro: “Le sentenze vanno rispettate”. Quelle stesse sentenze che hanno ritenuto colpevole il Cav fino in ultimo grado, a fronte di una sua totale e cristallina professione di innocenza.

Le colombe, Gianni Letta in testa, gli consigliano di non lasciare nulla di intentato: “È un mezzo segnale – gli dicono - proviamo a vedere quali sono i margini per agganciare uno spin positivo che potrebbe avere un effetto a cascata, anche sul clima degli altri processi”. Da qui la richiesta di abbassare i toni, da qui la ponderazione in merito alla richiesta della grazia.

Ma che dal Colle non sia arrivato un segnale chiaro sull’agibilità politica del Cavaliere viene ritenuta una mancanza “inaccettabile” da parte dell’inner circle del leader azzurro. E, pur evitando uno scontro frontale, la riflessione sul futuro che si sta facendo in queste ore è molto più articolata di quanto non trapeli dalle nelle dichiarazioni in chiaro. Tra le quali è indicativa quella di Nitto Palma, che, non potendo dire quel che vorrebbe dire, si limita ad un laconico “prendo atto della parole di Napolitano, sul piano strettamente giuridico è un discorso lineare”.

Off the records il discorso è tutt’altro. “È inaccettabile che l’unico interesse di Napolitano sia preservare questo governicchio – spiega una fonte molto vicina al Cavaliere – Così Berlusconi è in trappola, se non proprio finito”. Poi delinea la possibile strategia per l’immediato futuro: “Adesso bisogna forzare sui temi economici, passare all’incasso lì. Se non fanno passare la nostra linea tanto meglio, abbiamo un buon motivo per staccare la spina”.

L’incastro si scioglierà a settembre, non prima. Spiega Lucio Malan: “Certo che se il Pd votasse a favore dell’incandidabilità non si potrebbero non fare valutazioni di natura politica”. Nel frattempo, nel bunker di Arcore, maturerà la strategia. Che, per il momento, prevede un unico punto fermo, come spiega Mariastella Gelmini: “La non disponibilità di Marina a scendere in campo non mi sorprende. E conferma che il Pdl un leader ce l’ha. E che l’unico successore possibile di Silvio Berlusconi è Silvio Berlusconi”. Più chiaro di così.
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Gli ultimi giorni di Salò - 8



Nota di Napolitano su Berlusconi. Epifani plaude il Colle, i malpancisti critici Civati: "Salva il governo nessuna novità"
L'Huffington Post | Di Andrea Punzo
Pubblicato: 13/08/2013 22:09 CEST | Aggiornato: 13/08/2013 22:15 CEST


Poco meno di mezz'ora. Basta poco a Guglielmo Epifani per consegnare alle agenzie il commento sulla nota firmata Giorgio Napolitano. Il segretario del Pd è tra i primi a dire la sua: "Una dichiarazione - scrive l'ex segretario della Cgil -opportuna viste le pressioni che si sono create anche indebitamente. Chiara nei suoi termini sia per le preoccupazioni di una eventuale crisi di governo; sia per il profilo istituzionale con cui affronta temi delicati come quelli che sono in discussione in queste settimane".

Alle agenzie il segretario consegna così la linea che da qui in avanti dovrà seguire il partito, sintetizzabile in un "tutti dietro Napolitano, compatti e, se riusciamo, senza strappi". È contento Epifani perché quel le "sentenze si applicano e si rispettano" scritto dal Quirinale è esattamente ciò che lui va dicendo dal momento in cui la Cassazione ha confermato il verdetto di condanna nei confronti di Berlusconi. Concetto ribadito da Nico Stumpo che ad Huffpost dice: "Piena sintonia con le parole di Napolitano sul rispetto e l'esecuzione delle sentenze". "Nessuna forzatura istituzionale e nessun conflitto di poteri con la magistratura" su questo Epifani non accetta compromessi, consapevole di quanto il tema sia sensibile all'interno del partito che sta guidando.

E così la nota, seppur breve si conclude con il passaggio sulla questione del rispetto dei ruoli "da quello della divisione - conclude il segretario democrats - dei poteri, alla presa d'atto delle sentenze definitive a quelle che sono prerogative del Capo dello Stato". Nessun accenno al passaggio del Colle su tema grazia, lì il Pd va avanti sulla via parlamentare dell'applicazione della legge Severino.

Una linea che Epifani si è affrettato a esprimere ben sapendo di non trovare tutto il partito compatto, il segretario sa che i malpancisti digeriscono difficilmente il governo delle larghe intese e la sua difesa a tutti costi. Loro vorrebbero il voto, lo hanno scritto la scorsa settimana in un documento e non lo nascondono. Su questo proprio Napolitano non sembra sentire alcuna ragione: "fatale sarebbe una crisi di governo" scrive il colle.

Per capire gli umori di chi le larghe intese non le ha mai amate basta sentire Pippo Civati che riassume tutto in un sms:"Tutto normale, Napolitano ha salvato il governo. Per il resto non mi pare che ci siano novità".
camillobenso
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Gli ultimi giorni di Salò - 9


Berlusconi, Napolitano: “Di sentenza definitiva non si può che prendere atto”
Il Presidente della Repubblica, in una nota ufficiale del Quirinale, non chiude la porta alla concessione di grazia per il Cavaliere e ricorda la necessità di presentare domanda formale per ottenere risposta. Tra le preoccupazioni principali: la stabilità del Paese e le riforme istituzionali

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 13 agosto 2013Commenti (879)

Napolitano non chiude la porta alla richiesta di grazia per Silvio Berlusconi, ma lo invita a prendere atto della sentenza. Il Presidente della Repubblica si esprime in una nota ufficiale a pochi giorni da Ferragosto per commentare la situazione che sta vivendo il Paese e si rivolge alle forze politiche che avevano chiesto il suo contributo.

La risposta più attesa riguarda la reazione alla sentenza della Cassazione che ha condannato a quattro anni per reati fiscali Silvio Berlusconi: “Di qualsiasi sentenza definitiva, e del conseguente obbligo di applicarla, non può che prendersi atto. Ciò vale dunque nel caso oggi al centro dell’attenzione pubblica come in ogni altro. In quanto ad attese alimentate nei miei confronti, va chiarito che nessuna domanda mi è stata indirizzata cui dovessi dare risposta. Negli ultimi anni, nel considerare “sollecitazioni alla grazia” si è sempre ritenuta essenziale la presentazione di una domanda”.

Un’apertura che ha raccolto da subito i commenti positivi del Popolo della libertà. Vero è che, non solo non si conoscono le motivazioni della sentenza che arriveranno solo a settembre, ma anche che l’ex premier non ha mai dimostrato accenni di pentimento rispetto al reato per cui è stato condannato.

Fatale, così la definisce Napolitano, sarebbe una crisi di governo in questo momento storico per l’Italia. “La preoccupazione fondamentale”, si legge nella nota, “è lo sviluppo di un’azione di governo che, con l’attivo e qualificato sostegno del Parlamento, guidi il paese sulla via di un deciso rilancio dell’economia e dell’occupazione. Essenziale è procedere con decisione lungo la strada intrapresa, anche sul terreno delle riforme istituzionali e della rapida ( nei suoi aspetti più urgenti ) revisione della legge elettorale. Solo così si può accrescere la fiducia nell’Italia e nella sua capacità di progresso. Fatale sarebbe invece una crisi del governo faticosamente formatosi da poco più di 100 giorni; il ricadere del paese nell’instabilità e nell’incertezza ci impedirebbe di cogliere e consolidare le possibilità di ripresa economica finalmente delineatesi, peraltro in un contesto nazionale ed europeo tuttora critico e complesso”.

Quello che bisogna evitare, secondo il Colle, è una crisi politica che farebbe ripiombare il Paese nell’incertezza. Arbitrarie e impraticabili sono le ipotesi di scioglimento delle Camere nonostante il clima difficile degli ultimi giorni: “Non mi nascondo i rischi che possono nascere dalle tensioni politiche insorte a seguito della sentenza definitiva di condanna pronunciata dalla Corte di Cassazione nei confronti di Silvio Berlusconi. Mi riferisco, in particolare, alla tendenza ad agitare, in contrapposizione a quella sentenza, ipotesi arbitrarie e impraticabili di scioglimento delle Camere”.

L’ex premier Berlusconi, ribadisce il Presidente, non rischia il carcere: “Va innanzi tutto ribadito che la normativa vigente esclude che Silvio Berlusconi debba espiare in carcere la pena detentiva irrogatagli e sancisce precise alternative, che possono essere modulate tenendo conto delle esigenze del caso concreto”.

Solo il Cavaliere, continua, può stabilire se esistono le condizioni per mantenere la leadership del suo partito: “Essenziale è che si possa procedere in un clima di comune consapevolezza degli imperativi della giustizia e delle esigenze complessive del Paese. E mentre toccherà a Silvio Berlusconi e al suo partito decidere circa l’ulteriore svolgimento della funzione di guida finora a lui attribuita, preminente per tutti dovrà essere la considerazione della prospettiva di cui l’Italia ha bisogno. Una prospettiva di serenità e di coesione, per poter affrontare problemi di fondo dello Stato e della società, compresi quelli di riforma della giustizia da tempo all’ordine del giorno”.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/08 ... to/684075/
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Vox populi


charlok • 3 ore fa −
Ultim'ora.
Berlusconi: "Chiederò la Grazia solo nel caso sia minorenne, porti almeno la quarta e sappia ballare la lap-dance."
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ObiOne54 • 5 ore fa
Insomma, è partito un pizzino!
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uncittadino • 5 ore fa
Gasparri: «Napolitano ha dato ragione a noi del Pdl»
http://www.linkiesta.it/gaspar...
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uncittadino uncittadino • 5 ore fa
Ecco i primi risultati della supercazzola presidenziale!
Fusse che fusse che gasparri abbia davvero capito...
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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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screamingmonkey • 5 ore fa −
Fremevano tutti per sentire le dichiarazioni di Napolitano, erano
convinti che avrebbe dichiarato se sarebbe stato disposto o meno a
concedere la grazia al Berlusca. E invece ha semplicemente risposto "Se
vuoi la grazia chiedila e poi si vedrà" (certo, come dire che Ghedini,
Longo e Coppi di richieste non ne hanno già pronte una decina da almeno un mese in
attesa solo di essere presentate).
Sembra di stare all'asilo. Da quando hanno condannnato il Berlusca in 2° Grado (credo fosse giugno) vanno avanti solo così. E il bello è che iniziano sempre ogni dichiarazione dicendo "Bisogna pensare al bene del paese". Però è da Giugno che è tutto fermo e nel Governo non succede praticamente niente perchè si deve trovare la soluizone ai fatti del Berlusca.
Comunque tra pochi giorni si ripeterà la giostra, perchè i legali del Berlusca la domanda di grazia la presenteranno di corsa.
Nel frattempo il PD continua a ripetere il mantra delle "Sentenze che vanno
applicate e rispettate". Che tradotto vuol dire: "Noi non abbiamo gli
attributi per farti fuori (nemmeno con una sentenza della Cassazione),
devi farti da parte da solo".

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rose-marie bovani • 5 ore fa
pur di tenere in vita questo governo napolitano è pronto a dare la grazia ad un de lin quente se egli glielo chiede
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Mathias77 • 5 ore fa
PDL = Puoi - Delinquere - Liberamente. ;-)
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ANTONIO A. • 5 ore fa
Proprio ignoranticome capre (cit. Sgarbi) quelli del Pdl, non hanno capito che anche qualora Napolitano gli concedesse la grazia riguarderebbe solo la pena principale e non quelle accessorie, sono andato a verificare e le cose stanno sicuramente così. Per cui al massimo l'unico vantaggio che ne avrebbe sarebbe che non finirà in carcere, quando per inciso difficilmente ci finirà, come scrive lo stesso Napolitano, mentre riguardo alla sua tanto sospirata "agibilità politica", nisba, e quindi non gli resta che sperare che si torni al voto dopo aver fatto cadere il governo ecc... sperem. .
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Giorgio Sconamila • 5 ore fa
... tanta attesa per sentire ovvietà, senza nessun paletto invalicabile!
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Alfiere2000 Giorgio Sconamila • 5 ore fa
.. avrei un'idea di dov'è finito quel paletto.
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claca3 • 5 ore fa
Mi sembra che sull'onda delle emozioni, si continui una polemica inutile. Napo ha detto che non concederà la grazia perché nessuno l'avrebbe chiesta. Nel caso improbabile che ciò avvenisse, la valuterà.
Non mi sembrano parole scandalose. dovendo stare nel mezzo, cerca di utilizzare parole per non urtare nessuno. Da qui a interpretare un sua ipotetica concessione, occorre un immaginazione fantascientifica.
Per una volta tutti contenti.
E' contento pure Sallustri.
Contento lui, contento anch'io. L'orologio comunque corre e prima o dopo si arriverà alla resa dei conti nell'aula del Senato.
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charlok claca3 • 3 ore fa
Credo che, tecnicamente, essendoci altri processi in corso a suo carico, neppure lui stesso potrebbe fare domanda di grazia...
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Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

8-)

aspettiamo con ansia le novità di Civati , che però a parte lamentarsi non produce niente di più che i soliti MIAO .

Quelli del PDL sono in corto circuito e il mal di testa ce lo facciamo venire noi.... va che roba.

costoro hanno sempre mistificato le parole e le dichiarazioni di chicchessia , vuoi che proprio oggi la smettano, oggi proprio oggi che non stanno capendo più dove andare a sbattere ???

però è più bello dire che il PD è pronto a salvarlo, che Napolitano offre sponde

hanno mandato via la Idem per 3000 euro di contenzioso col fisco, non possono tenersi un ectoplasma che vuole la ricostruzione dell'imene.

una lettura di ciò che ha detto Napolitano può essere anche : "che scrivano la richiesta di grazia , così posso rispondere : non se ne parla proprio "

per dirla alla Moretti : la messa è finita.
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

Flavio Tosi: “Mi cadindo alla guida del centrodestra, subito le primarie”
Pubblicato il 14 agosto 2013 10.59 | Ultimo aggiornamento: 14 agosto 2013 10.59

di Redazione Blitz

ROMA – ”Berlusconi deve distinguere le sue sorti personali da quelle del Paese e prendere atto della legge per cui ora è incandidabile. Il centrodestra deve guardare avanti e scegliere il suo leader con le primarie: io sono pronto a candidarmi per la premiership”. Così il sindaco di Verona Flavio Tosi, uno dei principali dirigenti della Lega, lancia la sua candidatura, intervistato dalla Stampa e da Libero.
Nei primissimi giorni di settembre, annuncia Tosi al quotidiano milanese, lancerà la sua Fondazione con una convention e proverà ad esportare il “modello Verona” a livello nazionale. Tosi non vuole che l’esecutivo Letta cada: ”Se il governo fa quello che serve al Paese – spiega poi alla Stampa – è sbagliato andare al voto. Ora è impantanato tra i veti incrociati, ma mi auguro che a settembre riparta con il giusto sprint. In ogni caso non potremmo votare con questa legge elettorale”.
Se invece cadesse per le vicende giudiziarie di Berlusconi è convinto che ”gli italiani non apprezzerebbero”. ”C’è una normativa sull’incandidabilità che va applicata, ne deve prendere atto”, dice riferendosi al Cavaliere. ”Il leader della coalizione dovrà essere scelto dalle primarie. Magari se partecipa le vince lui, ma se è incandidabile… Comunque le primarie sono indispensabili: al centrosinistra hanno portato un consenso stratosferico. Facciamole anche noi, però facciamole all’americana, aperte”.
”Non vedo perché la Lega debba essere esclusa dalla competizione”, sottolinea a Libero, ”Non è più un fatto partitico, ma di persone”, ”se la scelta è sulle persone, immodestamente posso dire di rappresentare una buona amministrazione e buon governo. Punto su questo”. .
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