Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
La lunga agonia italiana – 48
Un drammatico vuoto di potere - 38
I giorni della follia - 35
I sette giorni di follia prima del disastro
(Furio Colombo)
29/09/2013 di triskel182
La settimana finisce così: i ministri di Berlusconi si dimettono su ordine e per le ragioni di un condannato in via definitiva per grossa frode fiscale. Una condanna che non può essere cambiata trasforma il legame politico con il leader in favoreggiamento con chi ha commesso il reato. È incredibile che chi ha messo insieme questo infelice governo, comunque soggetto al giudice di sorveglianza, non abbia previsto un simile disastroso esito. Ma tutto cio è pieno di sintomi e di segnali nella settimana che si è appena conclusa. Ce lo dicono una serie di eventi insensati. Provo a elencarli.
Il Presidente del Consiglio va a New York, in apparenza per l’Assemblea generale dell’Onu, ma con il vero scopo di un “roadshow” per “vendere” l’Italia. Tradotto, significa incontrare analisti finanziari (non gli imprenditori, come dicono i sottomessi Tg) e non segue rinfresco, segue dibattito. Qui il progetto si fa nebbioso. Sicuro che era il momento giusto per farlo
Intanto il suo vice Alfano, “con cui Letta – dicono con linguaggio di regime i Tg – è in costante contatto”, va in Val di Susa e dice ai disperati valligiani, ai disperati lavoratori, ai disperati poliziotti del più costoso e inutile cantiere del mondo: “Nessuno ci fermerà”.
===============================================================
Nelle stesse ore la Commissione europea annuncia che la produttività in Italia è a picco, che sta avvenendo una rapida deindustrializzazione, che c’è una forte perdita di competitività in termini di costo del lavoro. La denuncia del costo del lavoro italiano appare un po’ azzardata, nella terra afflitta dai più bassi salari d’Europa. Ma in casa non c’è nessuno a rispondere. E poiché non c’è nessuno, c’è chi compra alla svelta Telecom e chi offre a prezzi d’affezione l’Alitalia.
===============================================================
Alla fine accade un fatto che sembra sconnesso e sembra folle ma non lo è, anzi è logico. Deputati e senatori del Pdl (gruppo di incerta identità politica, detto anche Forza Italia) si sono improvvisamente riuniti in una sera di cattivo umore, e hanno gridato insieme la loro decisione. Se va via Berlusconi (che deve andar via dal Senato, per legge, dopo la condanna definitiva per una grossa frode fiscale), si dimettono tutti dal Parlamento a causa della loro indignazione democratica. L’avevo detto, una settimana folle.
Ma cominciamo dalle vendite di Telecom e Alitalia. Sono vendite che, a quanto pare, non rispecchiano interessi delle imprese, che stanno per essere date via sottocosto. Ma vanno bene per gli azionisti che stanno vendendo: facile acquisto (a suo tempo), niente rischio, buon profitto e liberi tutti. Tutto avviene all’interno di un suk protetto, dove le trattative riguardano gente intenta a scambiarsi liberamente informazioni non disponibili per gli operatori normali. Il suk include governi, politici, autorità che dovrebbero vigilare, interi partiti e investitori che, a guardar bene, sono quasi solo dei prestanome. Inevitabile dire che questa vendita o svendita non riguarda in alcun modo ilPaese Italia. Mettetevi nei panni di questa gente: quale Paese?
Meglio non fingere un curioso neo – patriottismo esercitato sul vuoto. Infatti qui, nella patria espropriata e abbandonata, non c’è niente, tranne una bandiera al Quirinale, un inno nazionale che Radio Uno trasmette a mezzanotte ogni notte, e un governo guardiaporte che, fino ad ora, e prima della rivolta, è stato comprensivo e cortese nei limiti della sua funzione che è (lo dicono tutti) la stabilità.
E proprio mentre è stabile, e Letta è in giro per il mondo a vantare quest’unico pregio, tutti i Pdl e Forza Italia che compongono, con il Pd, la maggioranza alle Camere , tutti i deputati, senatori, ministri, vice e sottosegretari, prendono la rincorsa e abbattono la vetrata. Avete ragione. Non l’abbattono, la fanno tremare con un grido possente di solidarietà estrema al loro condannato.
Che cosa non si fa pur di recare grave danno al Paese. Tutti si dichiarano fieri di stare col condannato. Se ne va di colpo la stabilità, il famoso valore aggiunto. Oltre all’equilibrio mentale italiano.
Possiamo , volendo, esercitarci a riflettere sul come siamo arrivati a questo punto. Ci sono due protagonisti: c’è la sinistra, triste, isolata, trascurata dai media, tormentata da una irreversibile solitudine, perché ha abbandonato e respinto il lavoro, che credeva nella sinistra, e abbracciato un presunto capitalismo monopolistico che non la vuole.
E c’è un vasto aggregato populista del tutto estraneo alla storia e alla legge, che guida a curarsi solo dei fatti propri. Il progetto politico è di trarre tutto il profitto o vantaggio possibile e di non farsi trovare sul posto al momento del crollo.
===============================================================
Attenzione, l’aggregato populista di cui stiamo parlando non ha mai veramente mentito. Non ha mai parlato di Italia, ma di interessi privati. La promessa: non una buona Italia, che non interessa nessuno. Ma una buona vita per gli addetti ai lavori, con la ragionevole possibilità di allontanarsi per tempo, con adeguate risorse, dopo il saccheggio.
===============================================================
Bisognerà prendere atto di tre fatti unicamente italiani: gli imprenditori rubano le fabbriche, ovvero le abbandonano come farebbero in un remoto terzo mondo, impedendo agli operai di tornare a produrre.
E mentre uomini e donne spossessati gridano “lavoro!” per le strade, l’Europa ti dice che i costi del lavoro sono troppo alti nel Paese che paga i salari più bassi in Europa.
Comuni e Regioni, intanto, tagliano tutto, dagli ospedali alla cultura, ai rifiuti, senza piani o spiegazioni, rispondendo alla cieca a decisioni prese alla cieca dal governo, che a sua volta obbedisce a ordini estranei, come eliminare all’improvviso l’Imu. Il governo è stato, finora, un ente fisso, una presenza estranea circondata da una grande solitudine. Fino a quando esplode una clamorosa dimostrazione di identità con un condannato in via definitiva per fatti gravi, fingendo di scambiare la complicità per la democrazia e il bene del Paese con il favoreggiamento. Se almeno l’Europa prestasse più attenzione, forse chiederebbe altre cose all’Italia. O manderebbe una polizia internazionale.
Da ilfattoquotidiano.it del 29/09/2013.
Un drammatico vuoto di potere - 38
I giorni della follia - 35
I sette giorni di follia prima del disastro
(Furio Colombo)
29/09/2013 di triskel182
La settimana finisce così: i ministri di Berlusconi si dimettono su ordine e per le ragioni di un condannato in via definitiva per grossa frode fiscale. Una condanna che non può essere cambiata trasforma il legame politico con il leader in favoreggiamento con chi ha commesso il reato. È incredibile che chi ha messo insieme questo infelice governo, comunque soggetto al giudice di sorveglianza, non abbia previsto un simile disastroso esito. Ma tutto cio è pieno di sintomi e di segnali nella settimana che si è appena conclusa. Ce lo dicono una serie di eventi insensati. Provo a elencarli.
Il Presidente del Consiglio va a New York, in apparenza per l’Assemblea generale dell’Onu, ma con il vero scopo di un “roadshow” per “vendere” l’Italia. Tradotto, significa incontrare analisti finanziari (non gli imprenditori, come dicono i sottomessi Tg) e non segue rinfresco, segue dibattito. Qui il progetto si fa nebbioso. Sicuro che era il momento giusto per farlo
Intanto il suo vice Alfano, “con cui Letta – dicono con linguaggio di regime i Tg – è in costante contatto”, va in Val di Susa e dice ai disperati valligiani, ai disperati lavoratori, ai disperati poliziotti del più costoso e inutile cantiere del mondo: “Nessuno ci fermerà”.
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Nelle stesse ore la Commissione europea annuncia che la produttività in Italia è a picco, che sta avvenendo una rapida deindustrializzazione, che c’è una forte perdita di competitività in termini di costo del lavoro. La denuncia del costo del lavoro italiano appare un po’ azzardata, nella terra afflitta dai più bassi salari d’Europa. Ma in casa non c’è nessuno a rispondere. E poiché non c’è nessuno, c’è chi compra alla svelta Telecom e chi offre a prezzi d’affezione l’Alitalia.
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Alla fine accade un fatto che sembra sconnesso e sembra folle ma non lo è, anzi è logico. Deputati e senatori del Pdl (gruppo di incerta identità politica, detto anche Forza Italia) si sono improvvisamente riuniti in una sera di cattivo umore, e hanno gridato insieme la loro decisione. Se va via Berlusconi (che deve andar via dal Senato, per legge, dopo la condanna definitiva per una grossa frode fiscale), si dimettono tutti dal Parlamento a causa della loro indignazione democratica. L’avevo detto, una settimana folle.
Ma cominciamo dalle vendite di Telecom e Alitalia. Sono vendite che, a quanto pare, non rispecchiano interessi delle imprese, che stanno per essere date via sottocosto. Ma vanno bene per gli azionisti che stanno vendendo: facile acquisto (a suo tempo), niente rischio, buon profitto e liberi tutti. Tutto avviene all’interno di un suk protetto, dove le trattative riguardano gente intenta a scambiarsi liberamente informazioni non disponibili per gli operatori normali. Il suk include governi, politici, autorità che dovrebbero vigilare, interi partiti e investitori che, a guardar bene, sono quasi solo dei prestanome. Inevitabile dire che questa vendita o svendita non riguarda in alcun modo ilPaese Italia. Mettetevi nei panni di questa gente: quale Paese?
Meglio non fingere un curioso neo – patriottismo esercitato sul vuoto. Infatti qui, nella patria espropriata e abbandonata, non c’è niente, tranne una bandiera al Quirinale, un inno nazionale che Radio Uno trasmette a mezzanotte ogni notte, e un governo guardiaporte che, fino ad ora, e prima della rivolta, è stato comprensivo e cortese nei limiti della sua funzione che è (lo dicono tutti) la stabilità.
E proprio mentre è stabile, e Letta è in giro per il mondo a vantare quest’unico pregio, tutti i Pdl e Forza Italia che compongono, con il Pd, la maggioranza alle Camere , tutti i deputati, senatori, ministri, vice e sottosegretari, prendono la rincorsa e abbattono la vetrata. Avete ragione. Non l’abbattono, la fanno tremare con un grido possente di solidarietà estrema al loro condannato.
Che cosa non si fa pur di recare grave danno al Paese. Tutti si dichiarano fieri di stare col condannato. Se ne va di colpo la stabilità, il famoso valore aggiunto. Oltre all’equilibrio mentale italiano.
Possiamo , volendo, esercitarci a riflettere sul come siamo arrivati a questo punto. Ci sono due protagonisti: c’è la sinistra, triste, isolata, trascurata dai media, tormentata da una irreversibile solitudine, perché ha abbandonato e respinto il lavoro, che credeva nella sinistra, e abbracciato un presunto capitalismo monopolistico che non la vuole.
E c’è un vasto aggregato populista del tutto estraneo alla storia e alla legge, che guida a curarsi solo dei fatti propri. Il progetto politico è di trarre tutto il profitto o vantaggio possibile e di non farsi trovare sul posto al momento del crollo.
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Attenzione, l’aggregato populista di cui stiamo parlando non ha mai veramente mentito. Non ha mai parlato di Italia, ma di interessi privati. La promessa: non una buona Italia, che non interessa nessuno. Ma una buona vita per gli addetti ai lavori, con la ragionevole possibilità di allontanarsi per tempo, con adeguate risorse, dopo il saccheggio.
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Bisognerà prendere atto di tre fatti unicamente italiani: gli imprenditori rubano le fabbriche, ovvero le abbandonano come farebbero in un remoto terzo mondo, impedendo agli operai di tornare a produrre.
E mentre uomini e donne spossessati gridano “lavoro!” per le strade, l’Europa ti dice che i costi del lavoro sono troppo alti nel Paese che paga i salari più bassi in Europa.
Comuni e Regioni, intanto, tagliano tutto, dagli ospedali alla cultura, ai rifiuti, senza piani o spiegazioni, rispondendo alla cieca a decisioni prese alla cieca dal governo, che a sua volta obbedisce a ordini estranei, come eliminare all’improvviso l’Imu. Il governo è stato, finora, un ente fisso, una presenza estranea circondata da una grande solitudine. Fino a quando esplode una clamorosa dimostrazione di identità con un condannato in via definitiva per fatti gravi, fingendo di scambiare la complicità per la democrazia e il bene del Paese con il favoreggiamento. Se almeno l’Europa prestasse più attenzione, forse chiederebbe altre cose all’Italia. O manderebbe una polizia internazionale.
Da ilfattoquotidiano.it del 29/09/2013.
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Come se ne viene fuori ?
La lunga agonia italiana – 49
Un drammatico vuoto di potere - 39
I giorni della follia - 36
29 SET 2013 19:11
1. IL BANANA SBUCCIATO HA SPARATO L'UNICO COLPO IN CANNA, MA IL RINCULO STA FACENDO ESPLODERE LA TESTA DEL SUO PARTITO E (FORSE) NON PORTA ALLE ELEZIONI ANTICIPATE -
2. VICEMINISTRI E SOTTOSEGRETARI DEL PDL NON SI DIMETTONO. LUPI, I CIELLINI E FORSE IL “DIVERSAMENTE BERLUSCONIANO” ALFANO PREPARANO LA SEZIONE ITALIANA DEL PPE -
3. MA ALFANO RIUSCIRÀ A FARE COME LA MERKEL CHE "UCCISE" IL SUO PADRE POLITICO KOHL? OPPURE RESTERÀ IN BALIA DEI CATA-FALCHI CHE LO TRATTANO GIA' DA TRADITORE? -
4. MARTEDÌ LETTA, ANCORA PIÙ NIPOTE (LO ZIO GIANNI E' SEMPRE IL RIFERIMENTO ANCHE DELLE COLOMBE CHE LO APPOGGERANNO) CERCHERA' LA MAGGIORANZA AL SENATO MA NONOSTANTE LO SFALDAMENTO DEL CENTRO DESTRA I GIOCHI NON SONO ANCORA FATTI.
5. GHEDINI E' DIVENTATO FALCO PERCHÉ ANCHE PER LUI SONO IN ARRIVO GUAI GIUDIZIARI? -
DAGOREPORT
Berlusconi Silvio aveva un solo colpo in canna. Lo ha sparato, non ha colpito l'obiettivo e il rinculo si sta trasformando in queste ore in un vero e proprio terremoto nel suo partito, o in quel che resta di esso.
Se anche persone come Cicchitto Fabrizio, Lorenzin Beatrice e Quagliariello Gaetano hanno sentito il bisogno stamane di dire che non entreranno mai nella nuova Forza Italia, che è' ormai un partito di "estrema destra" in mano a degli irresponsabili, vuol dire che lo tsunami nel centro destra e' in corsa e nelle prossime ore le sorprese, anche clamorose, non mancheranno.
Quindi, martedì anche al Senato Letta Enrico, ufficialmente meno nipote di prima ma nei fatti magari di piu' perché molti parlamentari amici dello zio Gianni potrebbero votarlo, cerchera' una nuova maggioranza e provera' ad andare avanti perché così vogliono tutti: Quirinale, imprese, banche e giornali (De Bortoli Flebuccio che stamattina aveva disertato lasciando l'editoriale a Battista Pierluigi ha esternato con un video sul sito del Corriere) schierati come un sol uomo. Con l'ovvio contorno delle nuove tasse necessarie ad impedire il commissariamento della troika europea, come in Grecia.
E poco importa che anche Draghi Mario, dopo quanto rivelato dal nostro umile sito sulle intenzioni della Merkel, ha confermato (in una frase riportata da Milano Finanza) che andare a votare non creerebbe problemi all'Italia sui mercati finanziari.
berlusconi inaugura la sede di forza italia con verdini brunetta santanche crimi alfano bondi lupi
Del resto il Grande Condannato quando ha deciso la resa dei conti con il Colle, il governo e le sue colombe, contro il parere di Letta Gianni e Confalonieri Fedele, ha messo in conto che difficilmente si sarebbe votato il 24 di novembre sia perché non glielo avrebbero concesso sia perché gli stessi sondaggi (nonostante molta gente alla fine approvi il fatto che, agendo "di pancia" come in realtà ha sempre fatto ha rotto il gioco di chi voleva che assistesse inerte alla sua cancellazione dalla scena politica per via giudiziaria) non sono favorevoli alla nuova Forza Italia.
Di qui a martedì e' dunque fondamentale quello che succede nell'area Pdl/Forza Italia. Ad un bivio fondamentale per il suo futuro si trova Alfano Angelino che, ancora per poche ore, ha la possibilità di affrancarsi come un leader credibile dei moderati se farà sentire pubblicamente il suo dissenso, con trasparenza e coraggio, facendolo uscire dalle segrete stanze e dalle conversazioni riservate.
Se può essergli utile gli ricordiamo che Merkel Angela da oscura militante dell'Est tedesco dopo essere diventata ministro del governo Kohl con grande trasparenza ma anche con grande coraggio abbandonò in nome della "ragion di stato" il proprio mentore, ed e' diventata Kaiser Merkel: all'epoca sconosciuta, oggi uno dei leader più rispettati del mondo.
Sappiamo che e' in corso una iniziativa politica che potrebbe far nascere rapidamente in Italia una sezione del Partito Popolare europeo: vi confluirebbero Monti e Casini ma anche l'ala ciellina di Forza Italia con Lupi Maurizio che si ricongiungerebbe al sinora montiano Mauro Mario.
Che anche Alfano sia in movimento verso questa iniziativa o altre simili lo si evince dal fatto che i due senatori siciliani espressione del movimento di Micciche' Gianfranco oggi si sono staccati dall'ex vicepremier e ministro dell'Interno per dichiararsi fedeli soltanto al leader maximo Berlusconi. Un riposizionamento che molto dice sulle intenzioni di Alfano: il punto e' vedere se stavolta riesce a fare sul serio staccandosi dal suo padre politico, ma è chiaro che si tratta dell'ultima chance, tanto nel partito o partitino dei falchi chance non ne ha.
Berlusconi Silvio ha sparato l'unico colpo a sua disposizione e ora, nudo e disarmato, si appresta a fare il capo dell'opposizione in cattività, non rincorre chi se ne va poiché nulla può offrire, ne cariche ne' bonifici, dirà per i prossimi mesi che ha salvato l'Italia dalle tasse ma dovrà acconciarsi ai servizi sociali sperando, una volta che alle elezioni si dovesse arrivare anche perché la Germania non ne può più dei governini italiani, nell'ennesimo colpo di reni elettorale o nello status di capo di un partito di opposizione che, secondo i suoi consiglieri, che dovrebbe tutelarlo meglio rispetto ad un eventuale arresto di quanto sinora sia successo con lo status di socio della maggioranza di governo.
Ps. Ma e' vero che Ghedini Niccolò negli ultimi tempi e' diventato falco non soltanto per farsi perdonare il fatto di non aver capito che la legge Severino era retroattiva ma anche e soprattutto perché per lui sarebbero, e diciamo sarebbero, in arrivo guai giudiziari?
Un drammatico vuoto di potere - 39
I giorni della follia - 36
29 SET 2013 19:11
1. IL BANANA SBUCCIATO HA SPARATO L'UNICO COLPO IN CANNA, MA IL RINCULO STA FACENDO ESPLODERE LA TESTA DEL SUO PARTITO E (FORSE) NON PORTA ALLE ELEZIONI ANTICIPATE -
2. VICEMINISTRI E SOTTOSEGRETARI DEL PDL NON SI DIMETTONO. LUPI, I CIELLINI E FORSE IL “DIVERSAMENTE BERLUSCONIANO” ALFANO PREPARANO LA SEZIONE ITALIANA DEL PPE -
3. MA ALFANO RIUSCIRÀ A FARE COME LA MERKEL CHE "UCCISE" IL SUO PADRE POLITICO KOHL? OPPURE RESTERÀ IN BALIA DEI CATA-FALCHI CHE LO TRATTANO GIA' DA TRADITORE? -
4. MARTEDÌ LETTA, ANCORA PIÙ NIPOTE (LO ZIO GIANNI E' SEMPRE IL RIFERIMENTO ANCHE DELLE COLOMBE CHE LO APPOGGERANNO) CERCHERA' LA MAGGIORANZA AL SENATO MA NONOSTANTE LO SFALDAMENTO DEL CENTRO DESTRA I GIOCHI NON SONO ANCORA FATTI.
5. GHEDINI E' DIVENTATO FALCO PERCHÉ ANCHE PER LUI SONO IN ARRIVO GUAI GIUDIZIARI? -
DAGOREPORT
Berlusconi Silvio aveva un solo colpo in canna. Lo ha sparato, non ha colpito l'obiettivo e il rinculo si sta trasformando in queste ore in un vero e proprio terremoto nel suo partito, o in quel che resta di esso.
Se anche persone come Cicchitto Fabrizio, Lorenzin Beatrice e Quagliariello Gaetano hanno sentito il bisogno stamane di dire che non entreranno mai nella nuova Forza Italia, che è' ormai un partito di "estrema destra" in mano a degli irresponsabili, vuol dire che lo tsunami nel centro destra e' in corsa e nelle prossime ore le sorprese, anche clamorose, non mancheranno.
Quindi, martedì anche al Senato Letta Enrico, ufficialmente meno nipote di prima ma nei fatti magari di piu' perché molti parlamentari amici dello zio Gianni potrebbero votarlo, cerchera' una nuova maggioranza e provera' ad andare avanti perché così vogliono tutti: Quirinale, imprese, banche e giornali (De Bortoli Flebuccio che stamattina aveva disertato lasciando l'editoriale a Battista Pierluigi ha esternato con un video sul sito del Corriere) schierati come un sol uomo. Con l'ovvio contorno delle nuove tasse necessarie ad impedire il commissariamento della troika europea, come in Grecia.
E poco importa che anche Draghi Mario, dopo quanto rivelato dal nostro umile sito sulle intenzioni della Merkel, ha confermato (in una frase riportata da Milano Finanza) che andare a votare non creerebbe problemi all'Italia sui mercati finanziari.
berlusconi inaugura la sede di forza italia con verdini brunetta santanche crimi alfano bondi lupi
Del resto il Grande Condannato quando ha deciso la resa dei conti con il Colle, il governo e le sue colombe, contro il parere di Letta Gianni e Confalonieri Fedele, ha messo in conto che difficilmente si sarebbe votato il 24 di novembre sia perché non glielo avrebbero concesso sia perché gli stessi sondaggi (nonostante molta gente alla fine approvi il fatto che, agendo "di pancia" come in realtà ha sempre fatto ha rotto il gioco di chi voleva che assistesse inerte alla sua cancellazione dalla scena politica per via giudiziaria) non sono favorevoli alla nuova Forza Italia.
Di qui a martedì e' dunque fondamentale quello che succede nell'area Pdl/Forza Italia. Ad un bivio fondamentale per il suo futuro si trova Alfano Angelino che, ancora per poche ore, ha la possibilità di affrancarsi come un leader credibile dei moderati se farà sentire pubblicamente il suo dissenso, con trasparenza e coraggio, facendolo uscire dalle segrete stanze e dalle conversazioni riservate.
Se può essergli utile gli ricordiamo che Merkel Angela da oscura militante dell'Est tedesco dopo essere diventata ministro del governo Kohl con grande trasparenza ma anche con grande coraggio abbandonò in nome della "ragion di stato" il proprio mentore, ed e' diventata Kaiser Merkel: all'epoca sconosciuta, oggi uno dei leader più rispettati del mondo.
Sappiamo che e' in corso una iniziativa politica che potrebbe far nascere rapidamente in Italia una sezione del Partito Popolare europeo: vi confluirebbero Monti e Casini ma anche l'ala ciellina di Forza Italia con Lupi Maurizio che si ricongiungerebbe al sinora montiano Mauro Mario.
Che anche Alfano sia in movimento verso questa iniziativa o altre simili lo si evince dal fatto che i due senatori siciliani espressione del movimento di Micciche' Gianfranco oggi si sono staccati dall'ex vicepremier e ministro dell'Interno per dichiararsi fedeli soltanto al leader maximo Berlusconi. Un riposizionamento che molto dice sulle intenzioni di Alfano: il punto e' vedere se stavolta riesce a fare sul serio staccandosi dal suo padre politico, ma è chiaro che si tratta dell'ultima chance, tanto nel partito o partitino dei falchi chance non ne ha.
Berlusconi Silvio ha sparato l'unico colpo a sua disposizione e ora, nudo e disarmato, si appresta a fare il capo dell'opposizione in cattività, non rincorre chi se ne va poiché nulla può offrire, ne cariche ne' bonifici, dirà per i prossimi mesi che ha salvato l'Italia dalle tasse ma dovrà acconciarsi ai servizi sociali sperando, una volta che alle elezioni si dovesse arrivare anche perché la Germania non ne può più dei governini italiani, nell'ennesimo colpo di reni elettorale o nello status di capo di un partito di opposizione che, secondo i suoi consiglieri, che dovrebbe tutelarlo meglio rispetto ad un eventuale arresto di quanto sinora sia successo con lo status di socio della maggioranza di governo.
Ps. Ma e' vero che Ghedini Niccolò negli ultimi tempi e' diventato falco non soltanto per farsi perdonare il fatto di non aver capito che la legge Severino era retroattiva ma anche e soprattutto perché per lui sarebbero, e diciamo sarebbero, in arrivo guai giudiziari?
Re: Come se ne viene fuori ?
spero che mediaset oggi in borsa perda come una dannata.
piazza affari è data in ribasso deciso ( sole vendite titoli di stato ) con spread a 288, tanto gli interessi mica li paga LUI
piazza affari è data in ribasso deciso ( sole vendite titoli di stato ) con spread a 288, tanto gli interessi mica li paga LUI
Re: Come se ne viene fuori ?
LE BORSE
Effetto crisi sui mercati: lo spread torna a salire
Tonfo di Piazza Affari in apertura
Il differenziale con i titoli di stato tedeschi segna 280 punti
contro i 264 della chiusura di venerdì
Quanto temuto nel week end, con la crisi di governo e le dimissioni dei ministri Pdl, si è puntualmente verificato. Piazza Affari ha aperto in deciso calo a -2,09% con vendite sui titoli bancari e su Mediaset che perde più del 5%. I mercati dimostrano di guardare con timore alla situazione politica italiana. Sale lo spread a causa della crisi che arriva a meno di due settimane dall'approvazione della legge di Stabilità , necessaria tra l'altro per correggere il lieve sforamento del deficit italiano rispetto ai parametri europei.
SALE LO SPREAD - Lo spread tra BTp e Bund torna sotto i 280 punti base, dopo aver oscillato nelle prime fasi della seduta tra il massimo di 287,78 punti base e un minimo di 275 punti base. Il differenziale di rendimento tra il decennale di riferimento italiano e l’omologo tedesco è a quota 277 punti base, 12 punti in più rispetto alla chiusura venerdì, con il rendimento al 4,54 per cento. Lo spread resta superiore a quello tra i Bonos spagnoli e il Bund a 264 punti base e con il rendimento dei titoli spagnoli al 4,41 per cento. Seduta in netto calo alla borsa di Tokyo, penalizzata dai timori per il braccio di ferro sul budget governativo negli Stati Uniti e per la crisi politica italiana. Il Nikkei ha archiviato la seduta in ribasso del 2,06 per cento a 14.455,80 punti, trascinato al ribasso dai titoli di aziende esportatrici come Toyota (-2,64 per cento) e Nissan (-2,19 per cento) e da finanziari come Mizuho Financial Group (-4,05 per cento). Il dollaro ha toccato un minimo di un mese contro lo yen. In controtendenza Tepco, che ha guadagnato oltre il 2 per cento: secondo una fonte vicina al dossier i creditori del gruppo potrebbero restituirle finanziamenti per 500 miliardi di yen a dicembre.
30 settembre 2013 | 11:07
http://www.corriere.it/economia/13_sett ... 0815.shtml
Effetto crisi sui mercati: lo spread torna a salire
Tonfo di Piazza Affari in apertura
Il differenziale con i titoli di stato tedeschi segna 280 punti
contro i 264 della chiusura di venerdì
Quanto temuto nel week end, con la crisi di governo e le dimissioni dei ministri Pdl, si è puntualmente verificato. Piazza Affari ha aperto in deciso calo a -2,09% con vendite sui titoli bancari e su Mediaset che perde più del 5%. I mercati dimostrano di guardare con timore alla situazione politica italiana. Sale lo spread a causa della crisi che arriva a meno di due settimane dall'approvazione della legge di Stabilità , necessaria tra l'altro per correggere il lieve sforamento del deficit italiano rispetto ai parametri europei.
SALE LO SPREAD - Lo spread tra BTp e Bund torna sotto i 280 punti base, dopo aver oscillato nelle prime fasi della seduta tra il massimo di 287,78 punti base e un minimo di 275 punti base. Il differenziale di rendimento tra il decennale di riferimento italiano e l’omologo tedesco è a quota 277 punti base, 12 punti in più rispetto alla chiusura venerdì, con il rendimento al 4,54 per cento. Lo spread resta superiore a quello tra i Bonos spagnoli e il Bund a 264 punti base e con il rendimento dei titoli spagnoli al 4,41 per cento. Seduta in netto calo alla borsa di Tokyo, penalizzata dai timori per il braccio di ferro sul budget governativo negli Stati Uniti e per la crisi politica italiana. Il Nikkei ha archiviato la seduta in ribasso del 2,06 per cento a 14.455,80 punti, trascinato al ribasso dai titoli di aziende esportatrici come Toyota (-2,64 per cento) e Nissan (-2,19 per cento) e da finanziari come Mizuho Financial Group (-4,05 per cento). Il dollaro ha toccato un minimo di un mese contro lo yen. In controtendenza Tepco, che ha guadagnato oltre il 2 per cento: secondo una fonte vicina al dossier i creditori del gruppo potrebbero restituirle finanziamenti per 500 miliardi di yen a dicembre.
30 settembre 2013 | 11:07
http://www.corriere.it/economia/13_sett ... 0815.shtml
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Re: Come se ne viene fuori ?
Come se ne viene fuori da questo casino?
La risposta di Civati
Tramonto dorato
Più che un'alba, questo è un tramonto dorato. In cui stabilità e spread non contano più. In cui tutto si rovescia. Che sia un vero redde rationem o un gioco delle parti, con spacchettamento del Pdl tra una parte governista e una d'opposizione, lo schema si è ribaltato: Letta da filo-berlusconiano si trasforma nel campione degli anti-berlusconiani, Alfano sembra un Fini reloaded, nel Pdl si apre un dibattito che non c'è mai stato, in tutti questi anni. Tra un dossier e un ricatto, balene bianche e balenottere azzurre, siamo di fronte a un improvviso passaggio storico che ha sopreso pure Scilipoti, dimissionario da questa maggioranza ma pronto a formarne un'altra. Segno dei tempi o, forse, dei controtempi.
Il mio consiglio, in questo caso, è parlare al Paese, indicare – come ripeto da settimane – una via d'uscita onorevole a una situazione nella quale ci siamo infilati con troppa leggerezza e dalla quale dobbiamo cercare di uscire meglio di come ci siamo entrati. Con parole chiare sulle cose da fare, esclusivamente, e sui tempi in cui farle. Ecco.
La risposta di Civati
Tramonto dorato
Più che un'alba, questo è un tramonto dorato. In cui stabilità e spread non contano più. In cui tutto si rovescia. Che sia un vero redde rationem o un gioco delle parti, con spacchettamento del Pdl tra una parte governista e una d'opposizione, lo schema si è ribaltato: Letta da filo-berlusconiano si trasforma nel campione degli anti-berlusconiani, Alfano sembra un Fini reloaded, nel Pdl si apre un dibattito che non c'è mai stato, in tutti questi anni. Tra un dossier e un ricatto, balene bianche e balenottere azzurre, siamo di fronte a un improvviso passaggio storico che ha sopreso pure Scilipoti, dimissionario da questa maggioranza ma pronto a formarne un'altra. Segno dei tempi o, forse, dei controtempi.
Il mio consiglio, in questo caso, è parlare al Paese, indicare – come ripeto da settimane – una via d'uscita onorevole a una situazione nella quale ci siamo infilati con troppa leggerezza e dalla quale dobbiamo cercare di uscire meglio di come ci siamo entrati. Con parole chiare sulle cose da fare, esclusivamente, e sui tempi in cui farle. Ecco.
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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Re: Come se ne viene fuori ?
Ragazzi Silvio bisogna capirlo. Lui ha preso L'Italia come una sua azienda in cui si licenzia, oppure si chiude i battenti, infatti ha fatto questo. Invece non ha capito che ci sono delle regole che vanno rispettate che la costituzione prevede. Quindi un teatrino fatto per niente, oltretutto da vigliacco. Mentre Letta era all'estero rassicurando tutti che il governo funziona,lui ha detto la sua.Ho costatato che succede un po troppo spesso sia quando è all'estero il presidente del consiglio di turno, e qualche volta pure quando Napolitano è all'estero.Sembra una cosa fatta ad arte.(quando i gatti mancano i topi ballano) detto Veneto.
Ciao
Paolo11
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Paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?
La lunga agonia italiana – 50
Un drammatico vuoto di potere - 40
I giorni della follia - 37
Una bomba al giorno toglie il medico di torno..............
Giallo di una telefonata del solito noto, in cui accusa il Capo dello Stato di aver chiesto la sentenza De Benedetti.
Questa sera a PIAZZAPULITA - ore 21,00 - La7
Un drammatico vuoto di potere - 40
I giorni della follia - 37
Una bomba al giorno toglie il medico di torno..............
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Re: Come se ne viene fuori ?
La lunga agonia italiana – 51
Un drammatico vuoto di potere - 41
I giorni della follia - 38
Il Muro di Arcore per bloccare i fuggitivi
(Ilvo Diamanti).
30/09/2013 di triskel182
CIÒ che oggi avviene intorno a Berlusconi riassume, in modo esemplare, la storia dell’Italia, negli ultimi vent’anni.
Ne segna l’inizio e, probabilmente, la fine.
La biografia politica di Berlusconi, infatti, coincide con la parabola di Forza Italia. Un partito “aziendale”, la cui missione si riflette nella figura del Capo. L’imprenditore, mito e modello dell’Italia, dove “tutti ce la possono fare”. Da soli.
Forza Italia. Un partito lontano da ogni ideologia.
Che promette la soddisfazione degli interessi – generali e privati – di tutti.
Anzitutto, quelli del Capo.
Un partito che usa la comunicazione e il marketing, al posto dell’organizzazione. E, ai vertici, promuove tecnici, consulenti, avvocati, manager e specialisti. Fedeli al Capo.
Forza Italia: il partito che ha ispirato la Seconda Repubblica. Imitato da tutti, senza troppa fortuna.
Forza Italia: nel corso degli anni si è evoluta. Nel 2007 ha aggregato, anzi, inghiottito quel che rimaneva alla sua destra. Alleanza Nazionale.
Ma il modello non è cambiato.
Il Pdl è rimasto il partito “personale” di Silvio Berlusconi.
Un luogo dove non esiste dibattito o confronto.
Se non sul grado di fedeltà e il modo di interpretarla. Estremista o moderato.
Dove ci si divide fra “ultra” e “diversamente” berlusconiani, per citare Alfano.
Dove, però, chi non si adegua, chi “pensa di poter pensare” in proprio, se ne va. Oppure viene allontanato, cacciato in malo modo. Com’è avvenuto a Gianfranco Fini e ai residui di An non berlusconizzati.
Ebbene, il Pdl, dopo poco più di cinque anni, è stato dismesso.
Come un prodotto scadente oppure scaduto, il suo produttore lo ha ritirato dal mercato. Lo ha sostituito con l’etichetta originaria.
Quasi per rammentare a tutti da dove proviene. Una storia di successo. Un imprenditore di successo.
Che può decidere, a proprio piacimento, secondo i propri interessi, come condurre e gestire le proprie attività.
Il problema, però, è che, vent’anni dopo, l’imprenditore politico non è più lo stesso. Il partito non è più lo stesso.
Il mercato (politico) non è più lo stesso.
Vent’anni dopo: la parabola è giunta al termine.
Silvio Berlusconi è sull’orlo della decadenza. Non solo parlamentare.
I suoi conflitti di interesse gravano su di lui, sulle aziende e sul partito-azienda. In modo assolutamente irrimediabile.
Per questo non c’è spazio per discussioni e confronti, che possano ridimensionare la fedeltà al Capo.
Non solo in Parlamento, anche in politica e nella società.
C’è il rischio, altrimenti, di secolarizzare il berlusconismo e, ancor più, l’anti-berlusconismo. Ridurlo a un ricordo. È per questo, soprattutto, che Berlusconi ha realizzato l’ultimo strappo.
Far sottoscrivere le dimissioni ai suoi parlamentari e, a maggior ragione, imporre ai ministri del Pdl – pardon: Fi – di uscire dal governo.
Certo, questa decisione risponde anche a motivi immediati. È una reazione dettata dai timori per gli effetti sul piano giudiziario – personale – della decadenza da senatore. Ma riflette, soprattutto, una sindrome da assedio, accentuata dalla paura di vedersi abbandonato.
Almeno, da una parte dei parlamentari. Che potrebbero leggere la decadenza del Capo come un destino che va oltre l’ambito giudiziario. E si estende al contesto politico.
D’altronde, prendere le distanze da Berlusconi, per gli “eletti” del Pdl, è rischioso, visto il destino toccato a chi ci ha provato.
Ma rinunciare a un posto in Parlamento o a un incarico di governo, dopo pochi mesi, in nome di un leader “decadente”, è altrettanto rischioso.
Per questo Berlusconi ha spezzato le larghe intese con gli altri partiti della maggioranza di governo.
Per questo ha eretto un muro intorno a Forza Italia.
Per difendere il proprio territorio. Non tanto dall’esterno, ma dall’interno.
Per contrastare l’invasione dei “nemici”, ma, soprattutto, per impedire la fuga degli “amici”. L’esodo dei fedeli.
Per bloccare sul nascere le tentazioni e i tentativi di quanti pensano a nuove esperienze politiche “moderate”.
Magari a nuovi gruppi politici. In Parlamento, per ora. Domani non si sa. Infine, per sollevare, ancora, passione e sentimento. Meglio: risentimento. Perché, in Italia, il muro di Arcore resti quel che, nel mondo, è stato il muro di Berlino. Una frattura non solo politica, ma ideologica e cognitiva.
È questa la posta in gioco dello scontro in atto in questi giorni. Dentro e fuori il Pdl – o Fi.
Segna il passaggio, tortuoso e contrastato dal berlusconismo al post-berlusconismo, significato dal percorso del partito personale in Italia. Perché i partiti personali “all’italiana” non dipendono dalla capacità di selezionare e di promuovere un leader.
Dipendono dal leader stesso. L’origine e il fine unico, da cui dipendono, appunto, l’origine, ma anche “la” fine: del partito.
D’altronde, Berlusconi dispone ancora di consenso politico e, ancor più, di potere economico e mediatico.
E li usa, se non per imporre le proprie scelte, almeno per interdire quelle altrui.
Un ultimatum dopo l’altro. E ancor prima, per controllare il dissenso che si diffonde, in modo aperto, nelle sue fila. Per questo Berlusconi resiste. Fino all’ultimo. Perché lotta per la propria sopravvivenza – politica – ma anche per quella di Forza Italia. Il partito personale fondato sulla politica come marketing. Per questo vorrebbe andare a elezioni politiche presto. Subito.
Perché, dal 1994 fino a pochi mesi fa, nel febbraio 2013, il “partito personale” di Berlusconi ha sempre dato il meglio di sé in occasione delle elezioni politiche.
Per questo ha trasformato la vita politica in una campagna elettorale permanente. E oggi, per resistere alle minacce esterne e alle tensioni interne al partito, ha bisogno di nuove elezioni – al più presto.
Nei primi mesi del 2014, se non entro l’anno.
Così si compie la parabola del “partito personale” all’italiana.
Da Forza Italia a Forza Italia. Dall’inizio alla fine.
Perché le prossime elezioni potrebbero, davvero, segnare la fine di Berlusconi (e del berlusconismo).
Ma senza elezioni, presto o subito, la sua fine è segnata.
================================================================
Non illudiamoci, però, che ciò avvenga senza lacerazioni. I muri che dividono società, politica e valori non crollano mai senza lasciare ferite profonde e di lunga durata. Meglio prepararsi. Ci attendono tempi difficili.
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[color=#0000BF
Da la Repubblica del 30/09/2013.
Un drammatico vuoto di potere - 41
I giorni della follia - 38
Il Muro di Arcore per bloccare i fuggitivi
(Ilvo Diamanti).
30/09/2013 di triskel182
CIÒ che oggi avviene intorno a Berlusconi riassume, in modo esemplare, la storia dell’Italia, negli ultimi vent’anni.
Ne segna l’inizio e, probabilmente, la fine.
La biografia politica di Berlusconi, infatti, coincide con la parabola di Forza Italia. Un partito “aziendale”, la cui missione si riflette nella figura del Capo. L’imprenditore, mito e modello dell’Italia, dove “tutti ce la possono fare”. Da soli.
Forza Italia. Un partito lontano da ogni ideologia.
Che promette la soddisfazione degli interessi – generali e privati – di tutti.
Anzitutto, quelli del Capo.
Un partito che usa la comunicazione e il marketing, al posto dell’organizzazione. E, ai vertici, promuove tecnici, consulenti, avvocati, manager e specialisti. Fedeli al Capo.
Forza Italia: il partito che ha ispirato la Seconda Repubblica. Imitato da tutti, senza troppa fortuna.
Forza Italia: nel corso degli anni si è evoluta. Nel 2007 ha aggregato, anzi, inghiottito quel che rimaneva alla sua destra. Alleanza Nazionale.
Ma il modello non è cambiato.
Il Pdl è rimasto il partito “personale” di Silvio Berlusconi.
Un luogo dove non esiste dibattito o confronto.
Se non sul grado di fedeltà e il modo di interpretarla. Estremista o moderato.
Dove ci si divide fra “ultra” e “diversamente” berlusconiani, per citare Alfano.
Dove, però, chi non si adegua, chi “pensa di poter pensare” in proprio, se ne va. Oppure viene allontanato, cacciato in malo modo. Com’è avvenuto a Gianfranco Fini e ai residui di An non berlusconizzati.
Ebbene, il Pdl, dopo poco più di cinque anni, è stato dismesso.
Come un prodotto scadente oppure scaduto, il suo produttore lo ha ritirato dal mercato. Lo ha sostituito con l’etichetta originaria.
Quasi per rammentare a tutti da dove proviene. Una storia di successo. Un imprenditore di successo.
Che può decidere, a proprio piacimento, secondo i propri interessi, come condurre e gestire le proprie attività.
Il problema, però, è che, vent’anni dopo, l’imprenditore politico non è più lo stesso. Il partito non è più lo stesso.
Il mercato (politico) non è più lo stesso.
Vent’anni dopo: la parabola è giunta al termine.
Silvio Berlusconi è sull’orlo della decadenza. Non solo parlamentare.
I suoi conflitti di interesse gravano su di lui, sulle aziende e sul partito-azienda. In modo assolutamente irrimediabile.
Per questo non c’è spazio per discussioni e confronti, che possano ridimensionare la fedeltà al Capo.
Non solo in Parlamento, anche in politica e nella società.
C’è il rischio, altrimenti, di secolarizzare il berlusconismo e, ancor più, l’anti-berlusconismo. Ridurlo a un ricordo. È per questo, soprattutto, che Berlusconi ha realizzato l’ultimo strappo.
Far sottoscrivere le dimissioni ai suoi parlamentari e, a maggior ragione, imporre ai ministri del Pdl – pardon: Fi – di uscire dal governo.
Certo, questa decisione risponde anche a motivi immediati. È una reazione dettata dai timori per gli effetti sul piano giudiziario – personale – della decadenza da senatore. Ma riflette, soprattutto, una sindrome da assedio, accentuata dalla paura di vedersi abbandonato.
Almeno, da una parte dei parlamentari. Che potrebbero leggere la decadenza del Capo come un destino che va oltre l’ambito giudiziario. E si estende al contesto politico.
D’altronde, prendere le distanze da Berlusconi, per gli “eletti” del Pdl, è rischioso, visto il destino toccato a chi ci ha provato.
Ma rinunciare a un posto in Parlamento o a un incarico di governo, dopo pochi mesi, in nome di un leader “decadente”, è altrettanto rischioso.
Per questo Berlusconi ha spezzato le larghe intese con gli altri partiti della maggioranza di governo.
Per questo ha eretto un muro intorno a Forza Italia.
Per difendere il proprio territorio. Non tanto dall’esterno, ma dall’interno.
Per contrastare l’invasione dei “nemici”, ma, soprattutto, per impedire la fuga degli “amici”. L’esodo dei fedeli.
Per bloccare sul nascere le tentazioni e i tentativi di quanti pensano a nuove esperienze politiche “moderate”.
Magari a nuovi gruppi politici. In Parlamento, per ora. Domani non si sa. Infine, per sollevare, ancora, passione e sentimento. Meglio: risentimento. Perché, in Italia, il muro di Arcore resti quel che, nel mondo, è stato il muro di Berlino. Una frattura non solo politica, ma ideologica e cognitiva.
È questa la posta in gioco dello scontro in atto in questi giorni. Dentro e fuori il Pdl – o Fi.
Segna il passaggio, tortuoso e contrastato dal berlusconismo al post-berlusconismo, significato dal percorso del partito personale in Italia. Perché i partiti personali “all’italiana” non dipendono dalla capacità di selezionare e di promuovere un leader.
Dipendono dal leader stesso. L’origine e il fine unico, da cui dipendono, appunto, l’origine, ma anche “la” fine: del partito.
D’altronde, Berlusconi dispone ancora di consenso politico e, ancor più, di potere economico e mediatico.
E li usa, se non per imporre le proprie scelte, almeno per interdire quelle altrui.
Un ultimatum dopo l’altro. E ancor prima, per controllare il dissenso che si diffonde, in modo aperto, nelle sue fila. Per questo Berlusconi resiste. Fino all’ultimo. Perché lotta per la propria sopravvivenza – politica – ma anche per quella di Forza Italia. Il partito personale fondato sulla politica come marketing. Per questo vorrebbe andare a elezioni politiche presto. Subito.
Perché, dal 1994 fino a pochi mesi fa, nel febbraio 2013, il “partito personale” di Berlusconi ha sempre dato il meglio di sé in occasione delle elezioni politiche.
Per questo ha trasformato la vita politica in una campagna elettorale permanente. E oggi, per resistere alle minacce esterne e alle tensioni interne al partito, ha bisogno di nuove elezioni – al più presto.
Nei primi mesi del 2014, se non entro l’anno.
Così si compie la parabola del “partito personale” all’italiana.
Da Forza Italia a Forza Italia. Dall’inizio alla fine.
Perché le prossime elezioni potrebbero, davvero, segnare la fine di Berlusconi (e del berlusconismo).
Ma senza elezioni, presto o subito, la sua fine è segnata.
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Non illudiamoci, però, che ciò avvenga senza lacerazioni. I muri che dividono società, politica e valori non crollano mai senza lasciare ferite profonde e di lunga durata. Meglio prepararsi. Ci attendono tempi difficili.
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Da la Repubblica del 30/09/2013.
Re: Come se ne viene fuori ?
camillobenso ha scritto:La lunga agonia italiana – 50
Un drammatico vuoto di potere - 40
I giorni della follia - 37
Una bomba al giorno toglie il medico di torno..............
Giallo di una telefonata del solito noto, in cui accusa il Capo dello Stato di aver chiesto la sentenza De Benedetti.
altro che metodo Boffo
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Re: Come se ne viene fuori ?
La lunga agonia italiana – 52
Un drammatico vuoto di potere - 42
I giorni della follia - 39
Puntata esplosiva quella di stasera di PIAZZAPULITA.
Quando si va a toccare la realtà del tessuto sociale si prende atto che ci sono due mondi che viaggiano su astronavi diverse in direzioni diverse.
Il mondo parassitario della politica è giunto alla fine.
Il collegamento con gli imprenditori di Carugo (Co) e con De Nicola è esemplare.
La puntata va rivista e studiata perché l’implosione globale è vicina.
Un drammatico vuoto di potere - 42
I giorni della follia - 39
Puntata esplosiva quella di stasera di PIAZZAPULITA.
Quando si va a toccare la realtà del tessuto sociale si prende atto che ci sono due mondi che viaggiano su astronavi diverse in direzioni diverse.
Il mondo parassitario della politica è giunto alla fine.
Il collegamento con gli imprenditori di Carugo (Co) e con De Nicola è esemplare.
La puntata va rivista e studiata perché l’implosione globale è vicina.
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