quo vadis PD ????
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Re: quo vadis PD ????
Pd, Epifani: «Il Cavaliere vuole il voto per evitare decadenza»
E' la scoperta dell'acqua calda.
Lo sapevano anche i sassi ai primi del marzo scorso quando Silvietto ha avanzato la proposta dell'inciucione.
Lui sapeva esattamente cosa voleva.
I pidiccini nooooooooooooo?
Ma allora che ci stanno a fare in politica????
IL SEGRETARIO PD A «IN MEZZ'ORA»
Epifani: «Diciamo no a governicchi
Esecutivo di servizio oppure voto»
««Non ci interessano i governicchi ma lavorare per il paese e consideriamo fondamentale approvare la legge di stabilità e cambiare la legge elettorale. Se ce la facciamo a fare un governo di servizio bene, se no ritorna la parola ai cittadini e al voto. Il Pd è pronto a tutto». Così il segretario Pd Guglielmo Epifani, a «In mezz'ora».
IN PIAZZA? - Sull'azione del Pd in questa fase ha risposto: «Io penso che in questa fase non dobbiamo fare solo interviste ma dobbiamo tornare tra la gente e i problemi del paese. Una manifestazione di piazza? Non escludo nessuna forma, decideremo a tempo dovuto e negli organismi». Sempre sulla strategia ha aggiunto: «Dobbiamo assumere una iniziativa nel Paese per spiegare quello che è successo, perché il Pdl si spenderà per rovesciare ancora una volta la realtà. Ragioneremo assieme, credo che ci dovremo muovere sul territorio, non escludo nessuna forma di comunicazione, la decideremo a tempo dovuto negli organismi».
PDL DISSENNATO - Sull'apertura della crisi da parte del Pdl ha spiegato: «La cosa che più mi ha più colpito è lo scarabocchio istituzionale che il Pdl ha compiuto. In genere per fare una crisi c'è via che è quella di chiedere un voto di fiducia e di sfiduciare in Parlamento. Invece qui si è voluto fare qualcosa di diverso, prima con l'annuncio dissennato di far dimettere i parlamentari di maggioranza e poi ritirando la delegazione al governo. Alla radice c'è un attacco alle istituzioni, uno sgarbo alla democrazia». E alla fine «conferma il percorso per le primarie del Pd»: «L'unità che abbiamo trovato su quel percorso deve rimanere e qualsiasi decisione prenderemo la dobbiamo assumere tutti insieme». (fonte: Ansa)
29 settembre 2013 | 15:24
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/politica/13_sett ... 11a7.shtml
E' la scoperta dell'acqua calda.
Lo sapevano anche i sassi ai primi del marzo scorso quando Silvietto ha avanzato la proposta dell'inciucione.
Lui sapeva esattamente cosa voleva.
I pidiccini nooooooooooooo?
Ma allora che ci stanno a fare in politica????
IL SEGRETARIO PD A «IN MEZZ'ORA»
Epifani: «Diciamo no a governicchi
Esecutivo di servizio oppure voto»
««Non ci interessano i governicchi ma lavorare per il paese e consideriamo fondamentale approvare la legge di stabilità e cambiare la legge elettorale. Se ce la facciamo a fare un governo di servizio bene, se no ritorna la parola ai cittadini e al voto. Il Pd è pronto a tutto». Così il segretario Pd Guglielmo Epifani, a «In mezz'ora».
IN PIAZZA? - Sull'azione del Pd in questa fase ha risposto: «Io penso che in questa fase non dobbiamo fare solo interviste ma dobbiamo tornare tra la gente e i problemi del paese. Una manifestazione di piazza? Non escludo nessuna forma, decideremo a tempo dovuto e negli organismi». Sempre sulla strategia ha aggiunto: «Dobbiamo assumere una iniziativa nel Paese per spiegare quello che è successo, perché il Pdl si spenderà per rovesciare ancora una volta la realtà. Ragioneremo assieme, credo che ci dovremo muovere sul territorio, non escludo nessuna forma di comunicazione, la decideremo a tempo dovuto negli organismi».
PDL DISSENNATO - Sull'apertura della crisi da parte del Pdl ha spiegato: «La cosa che più mi ha più colpito è lo scarabocchio istituzionale che il Pdl ha compiuto. In genere per fare una crisi c'è via che è quella di chiedere un voto di fiducia e di sfiduciare in Parlamento. Invece qui si è voluto fare qualcosa di diverso, prima con l'annuncio dissennato di far dimettere i parlamentari di maggioranza e poi ritirando la delegazione al governo. Alla radice c'è un attacco alle istituzioni, uno sgarbo alla democrazia». E alla fine «conferma il percorso per le primarie del Pd»: «L'unità che abbiamo trovato su quel percorso deve rimanere e qualsiasi decisione prenderemo la dobbiamo assumere tutti insieme». (fonte: Ansa)
29 settembre 2013 | 15:24
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Re: quo vadis PD ????
Non ci interessano i governicchi ma lavorare per il paese e consideriamo fondamentale approvare la legge di stabilità e cambiare la legge elettorale.
G. Epifani
Sempre per la serie: MA CHE CI STANNO A FARE IN POLITICA. UNA BELLA SALUMERIA NOOOO?
Epifani e Letta dietro il bancone, con un bel grembiule bianco con la scritta rossa in evidenza:
Gran Biscotto Rovagnati.
<<Sciura Maria cosa ci diamo oggi di buono?.......Abbiamo una spalla da leccarsi i baffi. Va bene un etto????>>
E’ nell’ABC della politica.
In condizioni normali, ordinarie, la legge elettorale si cambia a fine legislatura.
In condizioni di incertezza o di emergenza come questa, la legge elettorale si cambia subito all’inizio della legislatura perché non si sa mai cosa può accadere.
Perché non è stata fatta subito all’inizio?????
Anche per Epifani gli italiani sono tutti merli stupidi???
G. Epifani
Sempre per la serie: MA CHE CI STANNO A FARE IN POLITICA. UNA BELLA SALUMERIA NOOOO?
Epifani e Letta dietro il bancone, con un bel grembiule bianco con la scritta rossa in evidenza:
Gran Biscotto Rovagnati.
<<Sciura Maria cosa ci diamo oggi di buono?.......Abbiamo una spalla da leccarsi i baffi. Va bene un etto????>>
E’ nell’ABC della politica.
In condizioni normali, ordinarie, la legge elettorale si cambia a fine legislatura.
In condizioni di incertezza o di emergenza come questa, la legge elettorale si cambia subito all’inizio della legislatura perché non si sa mai cosa può accadere.
Perché non è stata fatta subito all’inizio?????
Anche per Epifani gli italiani sono tutti merli stupidi???
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Re: quo vadis PD ????
Sei in: Il Fatto Quotidiano > Blog di Marco Venturini > Berlusconi e Re...
Berlusconi e Renzi, cosa li accomuna veramente
di Marco Venturini | 30 settembre 2013Commenti (76)
Più informazioni su: Comunicazione Politica, Internet, Interviste, Matteo Renzi, Silvio Berlusconi, Social Media, Trasparenza.
«Matteo Renzi, è un grandissimo comunicatore, come Berlusconi». Quello ad opera di un “affascinato” Alfonso Signorini è solo l’ennesimo paragone fra i due politici. Paragone simile ma meno entusiastico è quello del concittadino Piero Pelù, il quale criticando l’operato del sindaco di Firenze lo accusa di essere un “mago del marketing” proprio come Silvio Berlusconi.
Renzi somiglia veramente a Berlusconi? In realtà a facilitare il paragone è la carenza di abili comunicatori nella scena politica italiana. Così succede che appena ne esce uno lo si veda somigliante a Berlusconi, il comunicatore per eccellenza nella politica italiana degli ultimi 20 anni.
Ma Renzi e Berlusconi comunicano veramente nella stessa maniera?
No. Analizzando i rispettivi stili della comunicazione di Matteo Renzi e Silvio Berlusconi troviamo è vero alcune somiglianze, ma anche importanti differenze.
Partiamo dalla comunicazione verbale, in particolare da come i due rispondono alle domande dei giornalisti. In questo troviamo una netta somiglianza fra Renzi e Berlusconi.
Entrambi preparano risposte standard a tutte le probabili domande sui vari argomenti di attualità, politica, amministrazione propria e altrui. Potrete sentire la stessa risposta, con parole, dati, esempi, metafore e battute dentici in tutti i talk show e le interviste che fanno nello stesso periodo. Questo richiede una buona preparazione e contribuisce a trasmettere convinzione, sicurezza in se stessi e affidabilità. In particolare l’analogia più evidente sotto questo aspetto sta nel citare dati numerici come conti e statistiche. Questa è una pratica efficace perché raramente l’ascoltatore andrà a verificare l’attendibilità dei numeri e l’oratore apparirà sincero e scientifico nelle sue affermazioni. Data la tendenza a preparare risposte confezionate come piccoli monologhi entrambi gli affabulatori odiano essere interrotti. Come per una poesia imparata a memoria, l’interruzione può provocare facilmente la perdita del filo del discorso da parte dell’oratore e di conseguenza del pubblico.
Veniamo alle differenze. La comunicazione è anche non verbale. Gesti, immagine personale e social media ne fanno parte.
La prima lezione della comunicazione personale è che l’abito fa il monaco. Questa è una grande differenza fra i due. La divisa di Berlusconi è una giacca a doppio petto e cravatta. Renzi è quasi sempre in maniche di camicia, senza cravatta e spesso senza giacca, maniche arrotolate e a volte jeans. Silvio tentò con scarso successo un ringiovanimento della sua immagine. Come dimenticare le sue bandane e i vestiti di lino bianco? Esperimento fallito. Renzi d’altro canto dovrebbe imparare dal suo mentore Obama che un po’ più di cravatta non guasta. La cravatta trasmette serietà e autodisciplina. Molti italiani, come quelli che hanno preferito Bersani alle scorse primarie, credono ancora fermamente nell’affidabilità data da giacca e cravatta specialmente in dottori e politici.
Anche l’uso di internet e dei social media rappresenta un abisso fra i due. Renzi ne fa un ottimo uso al contrario del Cavaliere. Il problema non è l’età. I politici non gestiscono in prima persona le pagine Facebook e Twitter. Affidano l’incarico a membri dello staff. Gli stessi Grillo e Casaleggio fanno altrettanto.
L’umorismo, elemento che ha favorito il paragone è in realtà una differenza fra i due comunicatori. Entrambi hanno la battuta pronta ma mentre Silvio è spesso autoironico Renzi non prende mai in giro se stesso. Renzi inoltre non ama scherzare a lungo, a differenza del barzellettiere Silvio. Ogni volta che la conversazione degenera, Renzi diventa bacchettone suscitando sensi di colpa nei riguardi degli italiani che non hanno niente da ridere e riportando la conversazione sui “problemi del paese”. Questo atteggiamento fa sembrare permaloso il sindaco in alcuni casi. Un nuovo scherzo televisivo ad opera di Scherzi a Parte o delle Iene se Matteo starà al gioco potrebbe recuperare questo fattore.
Altra differenza importante sono i gesti. In questo Renzi è più bravo di Berlusconi. Il Cavaliere spesso non controlla i propri gesti infilando le mani nella tasca o sotto la giacca. Gesto che trasmette scarsa trasparenza. L’idea che passa è che si abbia qualcosa da nascondere Nascondere le mani è all’opposto del palmo in mostra verso l’alto, tipico dell’iconografia dei santi. In questo Renzi è più accorto e ha un migliore autocontrollo.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09 ... te/728378/
Berlusconi e Renzi, cosa li accomuna veramente
di Marco Venturini | 30 settembre 2013Commenti (76)
Più informazioni su: Comunicazione Politica, Internet, Interviste, Matteo Renzi, Silvio Berlusconi, Social Media, Trasparenza.
«Matteo Renzi, è un grandissimo comunicatore, come Berlusconi». Quello ad opera di un “affascinato” Alfonso Signorini è solo l’ennesimo paragone fra i due politici. Paragone simile ma meno entusiastico è quello del concittadino Piero Pelù, il quale criticando l’operato del sindaco di Firenze lo accusa di essere un “mago del marketing” proprio come Silvio Berlusconi.
Renzi somiglia veramente a Berlusconi? In realtà a facilitare il paragone è la carenza di abili comunicatori nella scena politica italiana. Così succede che appena ne esce uno lo si veda somigliante a Berlusconi, il comunicatore per eccellenza nella politica italiana degli ultimi 20 anni.
Ma Renzi e Berlusconi comunicano veramente nella stessa maniera?
No. Analizzando i rispettivi stili della comunicazione di Matteo Renzi e Silvio Berlusconi troviamo è vero alcune somiglianze, ma anche importanti differenze.
Partiamo dalla comunicazione verbale, in particolare da come i due rispondono alle domande dei giornalisti. In questo troviamo una netta somiglianza fra Renzi e Berlusconi.
Entrambi preparano risposte standard a tutte le probabili domande sui vari argomenti di attualità, politica, amministrazione propria e altrui. Potrete sentire la stessa risposta, con parole, dati, esempi, metafore e battute dentici in tutti i talk show e le interviste che fanno nello stesso periodo. Questo richiede una buona preparazione e contribuisce a trasmettere convinzione, sicurezza in se stessi e affidabilità. In particolare l’analogia più evidente sotto questo aspetto sta nel citare dati numerici come conti e statistiche. Questa è una pratica efficace perché raramente l’ascoltatore andrà a verificare l’attendibilità dei numeri e l’oratore apparirà sincero e scientifico nelle sue affermazioni. Data la tendenza a preparare risposte confezionate come piccoli monologhi entrambi gli affabulatori odiano essere interrotti. Come per una poesia imparata a memoria, l’interruzione può provocare facilmente la perdita del filo del discorso da parte dell’oratore e di conseguenza del pubblico.
Veniamo alle differenze. La comunicazione è anche non verbale. Gesti, immagine personale e social media ne fanno parte.
La prima lezione della comunicazione personale è che l’abito fa il monaco. Questa è una grande differenza fra i due. La divisa di Berlusconi è una giacca a doppio petto e cravatta. Renzi è quasi sempre in maniche di camicia, senza cravatta e spesso senza giacca, maniche arrotolate e a volte jeans. Silvio tentò con scarso successo un ringiovanimento della sua immagine. Come dimenticare le sue bandane e i vestiti di lino bianco? Esperimento fallito. Renzi d’altro canto dovrebbe imparare dal suo mentore Obama che un po’ più di cravatta non guasta. La cravatta trasmette serietà e autodisciplina. Molti italiani, come quelli che hanno preferito Bersani alle scorse primarie, credono ancora fermamente nell’affidabilità data da giacca e cravatta specialmente in dottori e politici.
Anche l’uso di internet e dei social media rappresenta un abisso fra i due. Renzi ne fa un ottimo uso al contrario del Cavaliere. Il problema non è l’età. I politici non gestiscono in prima persona le pagine Facebook e Twitter. Affidano l’incarico a membri dello staff. Gli stessi Grillo e Casaleggio fanno altrettanto.
L’umorismo, elemento che ha favorito il paragone è in realtà una differenza fra i due comunicatori. Entrambi hanno la battuta pronta ma mentre Silvio è spesso autoironico Renzi non prende mai in giro se stesso. Renzi inoltre non ama scherzare a lungo, a differenza del barzellettiere Silvio. Ogni volta che la conversazione degenera, Renzi diventa bacchettone suscitando sensi di colpa nei riguardi degli italiani che non hanno niente da ridere e riportando la conversazione sui “problemi del paese”. Questo atteggiamento fa sembrare permaloso il sindaco in alcuni casi. Un nuovo scherzo televisivo ad opera di Scherzi a Parte o delle Iene se Matteo starà al gioco potrebbe recuperare questo fattore.
Altra differenza importante sono i gesti. In questo Renzi è più bravo di Berlusconi. Il Cavaliere spesso non controlla i propri gesti infilando le mani nella tasca o sotto la giacca. Gesto che trasmette scarsa trasparenza. L’idea che passa è che si abbia qualcosa da nascondere Nascondere le mani è all’opposto del palmo in mostra verso l’alto, tipico dell’iconografia dei santi. In questo Renzi è più accorto e ha un migliore autocontrollo.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09 ... te/728378/
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Re: quo vadis PD ????
Prodi e quei 101 franchi tiratori
D’Alema: «Basta accuse stupide»
La mancata elezione al Colle torna d’attualità per la ricostruzione affidata dallo stesso Prodi ad Alan Friedman. «Lui comprese che non sarebbe stato eletto al termine di una telefonata con D’Alema...».
3 ottobre 2013
La speranza di Massimo D’Alema è che «tutta questa vicenda ce la possiamo lasciare alle spalle». Ma prima di esprimere questo auspicio il presidente di Italianieuropei non ha mancato di rispondere punto su punto alla rinnovata polemica sulle presunte manovre per bloccare l’elezione di Romano Prodi alla presidenza della Repubblica. Questione di fine aprile e di quei 101 voti che nel segreto dell’urna sbarrarono la strada al Professore...
CONTINUA A LEGGERE
D’Alema: «Basta accuse stupide»
La mancata elezione al Colle torna d’attualità per la ricostruzione affidata dallo stesso Prodi ad Alan Friedman. «Lui comprese che non sarebbe stato eletto al termine di una telefonata con D’Alema...».
3 ottobre 2013
La speranza di Massimo D’Alema è che «tutta questa vicenda ce la possiamo lasciare alle spalle». Ma prima di esprimere questo auspicio il presidente di Italianieuropei non ha mancato di rispondere punto su punto alla rinnovata polemica sulle presunte manovre per bloccare l’elezione di Romano Prodi alla presidenza della Repubblica. Questione di fine aprile e di quei 101 voti che nel segreto dell’urna sbarrarono la strada al Professore...
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Re: quo vadis PD ????
La vispa Teresa
avea tra l’erbetta
A volo sorpresa
gentil farfalletta
E tutta giuliva
stringendola viva
gridava a distesa:
“L’ho presa! L’ho presa!”.
A lei supplicando
l’afflitta gridò:
“Vivendo e ASFALTANDO
che male ti fò?
Tu sì mi fai male
stringendomi l’ale!
Deh, lasciami! Anch’io
son figlia di Dio!”.
04 OTT 2013 11:41
ROTTAMARE IL ROTTAMATORE! – L’ALFETTA, LA GIOIOSA MACCHINA DEMOCRISTA, RIPRENDE LA CORSA: ASFALTATO IL CAV, ORA TOCCA A RENZI…
Per non farsi cuocere a fuoco Letta, il sindaco si prepara a lanciare nello stagno della grande coalizione il sasso della riforma legge elettorale – Il progetto bipolarista di Renzi si misurerà con il “modello tedesco” sostenuto da chi sogna un partitone neodiccì a guida Letta (a pensarlo nel Pd non sono solo i renziani, diciamo)…
Claudio Cerasa per il Foglio
"Forse Renzi non se n'è ancora accorto, ma a Palazzo Chigi, da mercoledì, è stata accesa una graticola. Su quella graticola ci sono due politici. Il primo si chiama Berlusconi. Il secondo Renzi". Sono le diciotto e trenta, è giovedì pomeriggio ed Enzo Amendola, giovane parlamentare del Pd, dalemiano di ferro ma con simpatia renziana, si ferma un attimo a chiacchierare con il cronista offrendo uno spunto di riflessione utile a individuare una questione rimasta sottotraccia nelle ore successive al "capolavoro" realizzato da Letta e Alfano.
La questione riguarda uno dei punti presenti nel contratto stipulato martedì dal sindaco di Firenze e dal presidente del Consiglio ed è legata a un tema che può sembrare secondario ma che diventerà centrale se questo governo andrà avanti: che scadenza ha la nuova grande coalizione? Martedì, Letta ha assicurato a Renzi che il termine del progetto resta quello individuato a maggio durante il discorso d'insediamento, i famosi diciotto mesi che si andranno a concludere alla fine del 2014. Ma come ammettono molti parlamentari Pd, di fronte alla prospettiva di un governo con i numeri giusti per dirsi deberlusconizzato, quella promessa potrebbe presto trasformarsi in una bugia.
Sorride Amendola: "Il respiro di questa operazione non può essere di breve periodo. Serve tempo per dare forma al progetto. E sono pronto a scommettere che se questo esecutivo dovesse arrivare al semestre europeo, Renzi comincerà a sentire questo ritornello: ‘E ora che fai, non sarai mica così irresponsabile da voler votare nell'anno dell'Expo'?". Il tema della durata dell'esecutivo è destinato a trasformarsi nel grande esplosivo piazzato sotto il governo "Aletta" (Alfano+Letta). Ma a giudicare dai colloqui avuti da Renzi dopo il successo di Letta, il primo sasso che verrà lanciato nello stagno della grande coalizione è legato a un punto che sarà centrale nella campagna del Rottamatore: la legge elettorale.
Se fino a oggi il tema "legge elettorale" è stato utilizzato durante la legislatura come una bandiera dietro cui nascondere (a) la propria voglia di tornare presto al voto o (b) la propria voglia di tornare al voto il più tardi possibile, da oggi in poi la battaglia che verrà combattuta attorno al tipo di sistema da adottare per superare il Porcellum (Porcellum che andrà superato entro il tre dicembre, giorno in cui la Consulta dichiarerà l'incostituzionalità di questa legge elettorale) avrà un sapore diverso.
E sarà una battaglia che verrà enfatizzata, soprattutto da parte di Renzi, per creare una dicotomia di questo tipo. Di qua ci sono i sostenitori del bipolarismo. Di là ci sono invece i sostenitori del tripolarismo. Di qua ci sono quelli che, a prescindere dal fatto che ci sia o no Berlusconi a puntellare il governo, in questo esecutivo vedono un'anomalia da superare il prima possibile. Di là ci sono invece quelli che vedono nella possibile evoluzione di questo governo un terreno utile per superare il bipolarismo coatto, e dare forma a una nuova forza politica di tendenza centrista.
La traduzione politica di questa battaglia sarà la vecchia riproposizione dello schema del "modello semipresidenziale" contro "modello tedesco" (ovvero schema che metterebbe a "riparo" l'Italia nel futuro da nuove grandi coalizioni contro schema che creerebbe le condizioni nel futuro anche per nuove grandi coalizioni). Ma quello che finora è stato un semplice confronto accademico tra due modi diversi di intendere la legge elettorale diventerà una piccola guerra di civiltà tra due modi diversi di intendere il futuro del paese.
Tra chi insomma crede che l'Italia dovrebbe adottare un sistema che le consenta di far rivivere gli anni di gloria della Prima Repubblica. E chi crede invece che il paese debba sfruttare questo passaggio per fare un salto carpiato e passare rapidamente dalla Seconda alla Quinta repubblica. In tre parole: bipolarismo contro spezzatino. Ecco.
Questo il piano con cui Renzi vorrà marcare nei prossimi giorni una distanza culturale dalle larghe intese, ed evitare che nei prossimi mesi si possa venire a innescare un meccanismo di normalizzazione della grande coalizione (e non è un caso che ieri, su Repubblica, il ministro renziano Graziano Delrio abbia ricordato che "la fase politica finisce quando vi sarà una nuova legge elettorale").
Una mossa logica. Ma una mossa che - oplà - potrebbe essere facilmente disinnescata da Letta qualora il presidente del Consiglio decidesse di attingere alla proposta di legge elettorale suggerita dai saggi a metà settembre: sistema elettorale simile al modello dei comuni con ballottaggio eventuale tra le prime due coalizioni e i candidati premier.
"Io - racconta al Foglio un esponente del Pd vicino a Renzi - credo che sia necessario che Matteo capisca che oggi va ricalibrata la corsa. Lo scenario che ci aspetta sarà più lungo e diverso rispetto a quello immaginato finora. Fino a qualche giorno fa eravamo convinti che le elezioni sarebbero state a marzo, dopo la conquista della segreteria. Oggi bisogna ammettere che se questo governo riuscirà a creare in laboratorio un centrodestra buono, diciamo così, per noi rischiano di esserci un mucchio di trappole".
Nonostante l'atteggiamento disteso ostentato dai renziani dopo la firma del patto con Letta ("diventeremo gli azionisti di maggioranza del governo!") la verità è che nel cerchio ristretto del sindaco vi è la percezione che la rinascita della coalizione Letta-Alfano possa trasformarsi in una gioiosa macchina della rottamazione - dove gli asfaltati in questo caso rischierebbero di essere da un lato Berlusconi e dall'altro Renzi. Naturalmente, individuare già da oggi le traiettorie che verranno seguite dal sindaco e dal premier non è facile. Ma già da oggi si può dire che la battaglia tra Letta e Renzi non sarà legata solo al tema del bipolarismo ma anche a un altro tema. A un non detto. A una malizia.
A un messaggio che nei prossimi giorni, a poco a poco, intervista dopo intervista, dichiarazione dopo dichiarazione, i sostenitori di Renzi cominceranno a far affiorare qua e là. Un messaggio di questo tipo. "Se Letta non sosterrà il nostro progetto bipolarista, se non seguirà la strada che tracceremo subito dopo il congresso, e se si farà garante di un sistema elettorale non maggioritario, è perché, sotto sotto, Enrico sa che quel partito che sta nascendo dentro il governo, quel partito formato dagli ex Dc, quel partito formato da Lupi, Alfano, Franceschini e compagnia un giorno potrebbe essere guidato proprio da lui". E nel Pd, per quanto il messaggio possa essere malizioso, a fare questo ragionamento, oggi, non sono soltanto i renziani. Diciamo.
avea tra l’erbetta
A volo sorpresa
gentil farfalletta
E tutta giuliva
stringendola viva
gridava a distesa:
“L’ho presa! L’ho presa!”.
A lei supplicando
l’afflitta gridò:
“Vivendo e ASFALTANDO
che male ti fò?
Tu sì mi fai male
stringendomi l’ale!
Deh, lasciami! Anch’io
son figlia di Dio!”.
04 OTT 2013 11:41
ROTTAMARE IL ROTTAMATORE! – L’ALFETTA, LA GIOIOSA MACCHINA DEMOCRISTA, RIPRENDE LA CORSA: ASFALTATO IL CAV, ORA TOCCA A RENZI…
Per non farsi cuocere a fuoco Letta, il sindaco si prepara a lanciare nello stagno della grande coalizione il sasso della riforma legge elettorale – Il progetto bipolarista di Renzi si misurerà con il “modello tedesco” sostenuto da chi sogna un partitone neodiccì a guida Letta (a pensarlo nel Pd non sono solo i renziani, diciamo)…
Claudio Cerasa per il Foglio
"Forse Renzi non se n'è ancora accorto, ma a Palazzo Chigi, da mercoledì, è stata accesa una graticola. Su quella graticola ci sono due politici. Il primo si chiama Berlusconi. Il secondo Renzi". Sono le diciotto e trenta, è giovedì pomeriggio ed Enzo Amendola, giovane parlamentare del Pd, dalemiano di ferro ma con simpatia renziana, si ferma un attimo a chiacchierare con il cronista offrendo uno spunto di riflessione utile a individuare una questione rimasta sottotraccia nelle ore successive al "capolavoro" realizzato da Letta e Alfano.
La questione riguarda uno dei punti presenti nel contratto stipulato martedì dal sindaco di Firenze e dal presidente del Consiglio ed è legata a un tema che può sembrare secondario ma che diventerà centrale se questo governo andrà avanti: che scadenza ha la nuova grande coalizione? Martedì, Letta ha assicurato a Renzi che il termine del progetto resta quello individuato a maggio durante il discorso d'insediamento, i famosi diciotto mesi che si andranno a concludere alla fine del 2014. Ma come ammettono molti parlamentari Pd, di fronte alla prospettiva di un governo con i numeri giusti per dirsi deberlusconizzato, quella promessa potrebbe presto trasformarsi in una bugia.
Sorride Amendola: "Il respiro di questa operazione non può essere di breve periodo. Serve tempo per dare forma al progetto. E sono pronto a scommettere che se questo esecutivo dovesse arrivare al semestre europeo, Renzi comincerà a sentire questo ritornello: ‘E ora che fai, non sarai mica così irresponsabile da voler votare nell'anno dell'Expo'?". Il tema della durata dell'esecutivo è destinato a trasformarsi nel grande esplosivo piazzato sotto il governo "Aletta" (Alfano+Letta). Ma a giudicare dai colloqui avuti da Renzi dopo il successo di Letta, il primo sasso che verrà lanciato nello stagno della grande coalizione è legato a un punto che sarà centrale nella campagna del Rottamatore: la legge elettorale.
Se fino a oggi il tema "legge elettorale" è stato utilizzato durante la legislatura come una bandiera dietro cui nascondere (a) la propria voglia di tornare presto al voto o (b) la propria voglia di tornare al voto il più tardi possibile, da oggi in poi la battaglia che verrà combattuta attorno al tipo di sistema da adottare per superare il Porcellum (Porcellum che andrà superato entro il tre dicembre, giorno in cui la Consulta dichiarerà l'incostituzionalità di questa legge elettorale) avrà un sapore diverso.
E sarà una battaglia che verrà enfatizzata, soprattutto da parte di Renzi, per creare una dicotomia di questo tipo. Di qua ci sono i sostenitori del bipolarismo. Di là ci sono invece i sostenitori del tripolarismo. Di qua ci sono quelli che, a prescindere dal fatto che ci sia o no Berlusconi a puntellare il governo, in questo esecutivo vedono un'anomalia da superare il prima possibile. Di là ci sono invece quelli che vedono nella possibile evoluzione di questo governo un terreno utile per superare il bipolarismo coatto, e dare forma a una nuova forza politica di tendenza centrista.
La traduzione politica di questa battaglia sarà la vecchia riproposizione dello schema del "modello semipresidenziale" contro "modello tedesco" (ovvero schema che metterebbe a "riparo" l'Italia nel futuro da nuove grandi coalizioni contro schema che creerebbe le condizioni nel futuro anche per nuove grandi coalizioni). Ma quello che finora è stato un semplice confronto accademico tra due modi diversi di intendere la legge elettorale diventerà una piccola guerra di civiltà tra due modi diversi di intendere il futuro del paese.
Tra chi insomma crede che l'Italia dovrebbe adottare un sistema che le consenta di far rivivere gli anni di gloria della Prima Repubblica. E chi crede invece che il paese debba sfruttare questo passaggio per fare un salto carpiato e passare rapidamente dalla Seconda alla Quinta repubblica. In tre parole: bipolarismo contro spezzatino. Ecco.
Questo il piano con cui Renzi vorrà marcare nei prossimi giorni una distanza culturale dalle larghe intese, ed evitare che nei prossimi mesi si possa venire a innescare un meccanismo di normalizzazione della grande coalizione (e non è un caso che ieri, su Repubblica, il ministro renziano Graziano Delrio abbia ricordato che "la fase politica finisce quando vi sarà una nuova legge elettorale").
Una mossa logica. Ma una mossa che - oplà - potrebbe essere facilmente disinnescata da Letta qualora il presidente del Consiglio decidesse di attingere alla proposta di legge elettorale suggerita dai saggi a metà settembre: sistema elettorale simile al modello dei comuni con ballottaggio eventuale tra le prime due coalizioni e i candidati premier.
"Io - racconta al Foglio un esponente del Pd vicino a Renzi - credo che sia necessario che Matteo capisca che oggi va ricalibrata la corsa. Lo scenario che ci aspetta sarà più lungo e diverso rispetto a quello immaginato finora. Fino a qualche giorno fa eravamo convinti che le elezioni sarebbero state a marzo, dopo la conquista della segreteria. Oggi bisogna ammettere che se questo governo riuscirà a creare in laboratorio un centrodestra buono, diciamo così, per noi rischiano di esserci un mucchio di trappole".
Nonostante l'atteggiamento disteso ostentato dai renziani dopo la firma del patto con Letta ("diventeremo gli azionisti di maggioranza del governo!") la verità è che nel cerchio ristretto del sindaco vi è la percezione che la rinascita della coalizione Letta-Alfano possa trasformarsi in una gioiosa macchina della rottamazione - dove gli asfaltati in questo caso rischierebbero di essere da un lato Berlusconi e dall'altro Renzi. Naturalmente, individuare già da oggi le traiettorie che verranno seguite dal sindaco e dal premier non è facile. Ma già da oggi si può dire che la battaglia tra Letta e Renzi non sarà legata solo al tema del bipolarismo ma anche a un altro tema. A un non detto. A una malizia.
A un messaggio che nei prossimi giorni, a poco a poco, intervista dopo intervista, dichiarazione dopo dichiarazione, i sostenitori di Renzi cominceranno a far affiorare qua e là. Un messaggio di questo tipo. "Se Letta non sosterrà il nostro progetto bipolarista, se non seguirà la strada che tracceremo subito dopo il congresso, e se si farà garante di un sistema elettorale non maggioritario, è perché, sotto sotto, Enrico sa che quel partito che sta nascendo dentro il governo, quel partito formato dagli ex Dc, quel partito formato da Lupi, Alfano, Franceschini e compagnia un giorno potrebbe essere guidato proprio da lui". E nel Pd, per quanto il messaggio possa essere malizioso, a fare questo ragionamento, oggi, non sono soltanto i renziani. Diciamo.
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Re: quo vadis PD ????
In una intervista CUPERLO risponde :
Come salvare la sinistra? Con un rapporto con Sel e movimenti e una strizzata d’occhio alla piazza convocata da Maurizio Landini e Stefano Rodotà per il 12 ottobre sui valori della Costituzione. La stessa piazza che Letta definisce “conservatrice”.
Sulla legge elettorale ? penso ad un’intesa più larga, al di là dei confini della maggioranza di governo: penso che dovremo discutere con Sel e Movimento 5 stelle.
Sulla fiducia al governo Letta : Ci sono banchi di prova immediati. Da Lampedusa al terreno più economico e sociale, con la necessità di recuperare il potere d’acquisto dei salari medio-bassi. E poi la legge elettorale.
Civati, vedo che ha molti punti in comune con Cuperlo, su come organizzare il partito forse c'è qualche differenza, si faccia un fronte comune , confrontatevi.
Llasciamo a Renzi la poltrona per palazzo Chiugi e pensiamo al partito
Come salvare la sinistra? Con un rapporto con Sel e movimenti e una strizzata d’occhio alla piazza convocata da Maurizio Landini e Stefano Rodotà per il 12 ottobre sui valori della Costituzione. La stessa piazza che Letta definisce “conservatrice”.
Sulla legge elettorale ? penso ad un’intesa più larga, al di là dei confini della maggioranza di governo: penso che dovremo discutere con Sel e Movimento 5 stelle.
Sulla fiducia al governo Letta : Ci sono banchi di prova immediati. Da Lampedusa al terreno più economico e sociale, con la necessità di recuperare il potere d’acquisto dei salari medio-bassi. E poi la legge elettorale.
Civati, vedo che ha molti punti in comune con Cuperlo, su come organizzare il partito forse c'è qualche differenza, si faccia un fronte comune , confrontatevi.
Llasciamo a Renzi la poltrona per palazzo Chiugi e pensiamo al partito
Re: quo vadis PD ????
Attenzione a non commettere lo stesso errore fatto con Bersani: quello di valutare la persona e quello che diceva, senza porsi il problema dello schieramento che lo sosteneva.
Cuperlo è il candidato di D'Alema, Bersani e Marini, Come può essere considerato credibile?
Cuperlo è il candidato di D'Alema, Bersani e Marini, Come può essere considerato credibile?
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