Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto
La libertà è il diritto dell’anima a respirare. E noi, partecipando malgrado tutto, vogliamo continuare a respirare.Lo facciamo nel modo più opportuno possibile all’interno di questo forum che offre spazio a tutti coloro che credono nella democrazia
.Forse ho votato pure io col pisello.PCI, PDS,DS,PD,1Volta al senato IDV.
Cosa dovevo votare secondo tè!
E me lo chiedi?
La sai la barza dei matti che scappano dal manicomio, vero?
In presenza di un "clear and present danger" rappresentato dalla destra
becera italiaca, dovevi continuare a votare CSX.
Questo fintanto che a destra non fosse emersa una destra normale.
Solo DOPO potevi permetterti il lusso di dare sfogo alla tua giusta ira contro D'Alema &Co.
Invece per punirli siete arrivati a mettervi nelle mani di un cialtrone inetto tanto
quanto i PD, finendo pure col dare vantaggio al caimano.
Geniale.
Rob de' matt, specie per uno de' sinistraaaaa.
.Forse ho votato pure io col pisello.PCI, PDS,DS,PD,1Volta al senato IDV.
Cosa dovevo votare secondo tè!
E me lo chiedi?
La sai la barza dei matti che scappano dal manicomio, vero?
In presenza di un "clear and present danger" rappresentato dalla destra
becera italiaca, dovevi continuare a votare CSX.
Questo fintanto che a destra non fosse emersa una destra normale.
Solo DOPO potevi permetterti il lusso di dare sfogo alla tua giusta ira contro D'Alema &Co.
Invece per punirli siete arrivati a mettervi nelle mani di un cialtrone inetto tanto
quanto i PD, finendo pure col dare vantaggio al caimano.
Geniale.
Rob de' matt, specie per uno de' sinistraaaaa.
Ciao.
soloo42000
..............................
soloo42000.Di che sinistra stai parlando?Non mi dirai che il PD è di sinistra?
Ora poi meno che mai.Abbiamo Renzi DC Letta pure Alfano pure Franceschini pure.Di cosa stiamo parlando!
Ciao
Paolo11
PASQUA DI RESURREZIONE - IL RITORNO DELLA BALENA BIANCA - 1
03 OTT 2013 18:20 RENZI E BERLUSCONI, I CAMPIONI DEL BIPOLARISMO, SONO I GRANDI SCONFITTI NEL GIORNO DEL TRIONFO DELLA MELASSA NEOCENTRISTA DEI LETTALFANOIDI
Il Foglio: “Matteo dovrà aspettare fino al 2018 per coronare il sogno di guidare il governo - Un cammino lunghissimo, tortuoso e disseminato di trappole - Per Berlusconi la strada per la resurrezione questa volta potrebbe essere meno agevole di tutte le altre volte.…”
Claudio Cerasa per rivistastudio.com
Senza volerci girare troppo attorno, i due grandi sconfitti che si intravedono dietro la vittoria ottenuta ieri in Senato e alla Camera dalla nuova coppia del gol post-democristiana Angelino Alfano ed Enrico Letta, sono senza ombra di dubbio da un lato Silvio Berlusconi, leader prossimo alla decadenza, e con un piede ormai fuori dal Senato e un altro dentro i servizi sociali, e dall'altro, seppure per ragioni diverse, Matteo Renzi.
Per Berlusconi la questione è semplice e non ci vuole molto a capire perché l'ex leader del centrodestra è uscito male dalla giornata di ieri. Mercoledì due ottobre duemilatredici sarà una data che nei libri di storia verrà ricordata come il giorno in cui Berlusconi scoprì che il centrodestra italiano, quello della seconda repubblica, ha scelto di investire su un progetto diverso rispetto a quello del Cavaliere: e da ieri, in effetti, la novità politica è che esiste una grande coalizione che, in linea teorica, può fare a meno dei voti di Berlusconi.
Da qui a dire però che il giaguaro è stato smacchiato ancora ce ne vuole: perché le risorse del Cavaliere sono infinite e perché il Cavaliere ogni volta che si ritrova all'opposizione trova regolarmente una nuova forza vitale. Ma se questo governo avrà la forza di andare avanti, di governare oltre il 2015, di dettare l'agenda all'esecutivo, di imporre dall'interno di Palazzo Chigi un progetto capace di disarmare il centrosinistra, per Berlusconi, anche nel caso in cui sua figlia Marina dovesse scendere in campo, la strada per la resurrezione questa volta potrebbe essere meno agevole di tutte le altre volte.
Quanto a Renzi, la questione è più complicata e forse più sottile ma non bisogna perdere di vista le dinamiche di questi giorni e bisogna andare al sodo. Se è vero che questo è un governo che vuole favorire e incentivare la nascita di un partito di centrodestra capace di scrivere il primo capitolo del post-berlusconismo italiano è anche vero che la storia che questo governo ha un orizzonte temporale legato alla fine del semestre europeo, i famosi "diciotto mesi" a cui Letta fece riferimento a maggio nel suo discorso di insediamento, è una storia falsa, un bluff, un piccolo e giustificato imbroglio che ha reso più dolce la pillola ingoiata da Renzi qualche giorno fa a Palazzo Chigi, quando il sindaco ha dato il suo via libera all'operazione Napolitano-Letta-Alfano.
Operazione che in realtà nasconde una verità diversa: questo governo, se dopo la decadenza di Berlusconi riuscirà a stimolare un esodo significativo di parlamentari da Forza Italia ai nuovi nascenti (?) gruppi parlamentari, avrà i numeri per governare a lungo. E più questo governo durerà, più saranno le trappole che il sindaco di Firenze troverà sul suo percorso.
Intendiamoci: in questa fase il Rottamatore non poteva far altro che offrire il suo sostegno a Letta e non poteva fare altro che muoversi cercando di togliersi di dosso l'immagine del Pierino che vuole far saltare tutto. Ed è vero: un governo che dà garanzia di durare ancora offre al sindaco la possibilità di conquistare la segreteria del Pd (8 dicembre). Ma se Renzi si illude che questo governo avrà necessariamente vita breve, e intende calibrare il suo percorso su una strategia di breve durata, rischia di commettere un errore.
Perché se il governo Letta-Alfano-Franceschini-Lupi nascerà davvero, e avrà i numeri per governare, Renzi deve capire che questo esecutivo, oltre a far fuori Berlusconi, avrà anche l'obiettivo di far fuori il grande e possibile rottamatore del governo. E da oggi in poi si può dire che Letta, nonostante tutte le promesse fatte a Renzi nel colloquio di martedì scorso, farà di tutto, insieme con Alfano, per mettere sulla graticola i due gemelli del bipolarismo italiano: da un lato Berlusconi, dall'altro Renzi. Cottura a fuoco lento. O meglio. Cottura a fuoco Letta.
Di che sinistra stai parlando? Non mi dirai che il PD è di sinistra?
Io ho parlato di CSX.
Certo, il CSX muore di liberismo.
Ma anche di cialtronaggine de' sinistraaaaa.
Ma è comunque meglio un CSX malato che la destra becera o Grillo.
Mio pensiero e dei 10 milioni che continuano a votare CSX,
accusati dai grillini di essere peggio dei mafiosi, ecc., ecc..
Chi ha pensato diversamente ha votato come voleva.
Anche quelli de' sinistraaaa hanno votato il fascio-grillino.
E adesso si pagano le conseguenze.
Ognuno è responsabile della causa che scatena un effetto.
La lunga agonia italiana – 55
Un drammatico vuoto di potere - 45
I giorni della follia - 42
Dal film : Il Caimano parte seconda - 3
Il nuovo film sul Caimano parte seconda, viene girato in diretta senza la regia di Nanni Moretti.
Questo è il documentario della fine del Caimano che Nanni non ha mai scritto.
Al Caimano avevano tagliato la coda il primo agosto scorso. A seguito di una serie di errori adesso gli hanno amputato le zampe posteriori.
Adesso il vecchio Caimano sopravvive trascinando il tronco del corpaccione con le sole zampe anteriori,
Insistendo: Io non mollo!!!
Silvio Berlusconi chiede tempo: "Mediamo attorno ad Alfano". I falchi non si fidano del Capo: "Subito congresso"
Pubblicato: 04/10/2013 21:14 CEST | Aggiornato: 04/10/2013 21:14 CEST
“Non possiamo buttare a mare tutto quello che abbiamo costruito in vent’anni. Datemi qualche giorno di tempo”. È quando i falchi – “lealisti” come si definiscono - lo mettono davanti a un ultimatum che Silvio Berlusconi chiede una tregua. Stanco per le notti insonni, piegato dal voto di giunta, il costruttore di un impero sente che sta crollando tutto. Per la prima volta è l’ala dura del partito pronunciare una parola che suona come una bestemmia nella monarchia berlusconiana: “Congresso”. Raffaele Fitto, chiuso a piazza San Lorenzo in Lucina con Denis Verdini e Renata Polverini la mette giù dura, forte di un documento che raccoglie le firme di oltre cento parlamentari: “La nostra richiesta è azzeramento delle cariche e congresso”.
Un’accelerazione. Perché a questo punto sono loro a non fidarsi più del Cavaliere che ha “ceduto ad Alfano”: “Vuole tenere Alfano segretario? – è il loro ragionamento – e allora ci contiamo. Angelino ha i numeri tra i parlamentari, ma nel nostro popolo non è nessuno”. Berlusconi, dicono, è debole, ormai non garantisce più nessuno. Occorre contarsi. È solo la concomitanza col voto della decadenza in Giunta che spinge Verdini, Fitto, Polverini a “congelare” la presentazione delle firme per i gruppi parlamentari “Forza Italia – Pdl per Berlusconi presidente”. Ma il dado è tratto.
Berlusconi a palazzo Grazioli si sente seduto sulla Striscia di gaza tra lealisti e colombe. Tanto che, nel momento più difficile, chiama la vecchia guardia azzurra per mediare, i forzisti della prima ora. Arriva Claudio Scajola, uomo macchina dei tempi d’oro, per ragionare di organizzazione. Mentre Sandro Bondi e Antonio Martino diramano appelli all’unità del partito. E’ una mediazione difficile quella che tenta il Cavaliere. “Annacquare e ricomporre attorno ad Alfano ma senza umiliare nessuno” è la parola d’ordine che affida alla vecchia guardia. Non a caso proprio nella stessa giornata in cui Marina, in un’intervista al Corriere, ha parlato della necessità di unire i moderati. Pur negando (ancora) la sua discesa in campo è apparsa già nel ruolo di candidato premier. Già, per unire i moderati, magari alle Europee, l’ex premier considera una iattura dividerli oggi.
Proprio ad Alfano prospetta una soluzione di compromesso: “Angelino, il ruolo di segretario non te lo toglie nessuno. Ma anche tu devi impegnarti per l’unità del partito”. La soluzione annacquata di Berlusconi prevede che attorno ad Alfano nasca un comitatone di dieci, dodici persone, rappresentative di tutte le anime del partito: “Ma Verdini ci deve essere”. È sugli uomini che rischia di saltare tutto. Garanzie Alfano al momento non dà: “Quello che non può più essere in discussione – dice un alfaniano di rango – è il nostro rapporto col governo. Angelino vuole il controllo totale del partito, perché serve un’interfaccia affidabile nei rapporti con Letta”. Non è solo un ridimensionamento “mediatico” quello che chiede nel lungo vertice pomeridiano: presenze televisive, supporto dell’informazione Mediaset, cambio di linea del Giornale. Ma “politico”. Il controllo del partito significa la segreteria e un coordinamento forte attorno di uomini scelti personalmente: senza falchi. Via tutti, ripete Alfano. Tempo, chiede tempo Berlusconi. Ma per il prima volta non ha la forza di imporre la “sua” mediazione. È il giorno della decadenza.
difficile ricostruire le gerarchie con le stesse persone passando dallo status dittatura/lecchinaggio allo status partito "normale" con tanto di correnti, opinioni discordanti, invidie, rancori sopiti per 20 anni, litigi in tv, stop and go per contarsi, giovani che sgomitano e vecchi che rivendicano ...
benvenuti nel partito democratico
ora pedalare
e soffrire
La lunga agonia italiana – 56
Un drammatico vuoto di potere - 46
I giorni della follia - 43
La storia è maestra.
L’ultima volta che lo Stivalone ha voltato pagina è stato 68 anni fa.
Ma non completamente anche perché nei luoghi chiave dello Stato gli ammericà hanno preteso che tornassero i fascisti per via del pericolo comunista. Tipo esercito, polizia, carabinieri, prefetti.
A livello parlamentare però la vecchia classe dirigente è stata completamente estromessa.
In conseguenza della seconda guerra mondiale e del Trattato di Yalta dove le maggiori potenze vincitrici si sono spartite le zone d’influenza, in Italia si ripartiva a livello politico con una nuova classe dirigente.
Il neonato Msi, rifugio dei vecchi fascisti, è stato considerato per quasi mezzo secolo al di fuori dell’arco costituzionale.
In mezzo a mille difficoltà il sistema è rimasto “sostanzialmente integro ”fino alla fuoriuscita di De Gasperi dalla politica.
Dal 1953, da quando nasce la Democrazia cristiana 2.0, ritorna il modello dei “forchettoni” già visto sotto il fascismo. Forchettoni “moderati” fino all’arrivo di San Bettino martire.
Lì la premiata forchettoneria Dc si adegua ai ritmi succhialisti, fino al crollo definitivo della prima Repubblica.
Sostiene il giudice Davigo, che Mani pulite ha potuto e dovuto operare fino ad un certo punto.
Poi toccava alla politica rigenerarsi.
Vent’anni dopo possediamo il dato certo che alla prima grande svolta della storia Repubblicana qualcosa non ha funzionato.
Il paragone che calza di più è sempre quello medico.
Quando aprono un corpo colpito dal cancro, i medici cercano di asportare tutte le cellule cancerogene possibili, nella speranza che il male non prosegua.
Ma se alcune cellule cancerogene vengono lasciate al loro posto tutto prima o poi riparte.
Così è stato nel passaggio tra la prima e seconda Repubblica.
In più è stata innestata una cellulona cancerogena di prima grandezza.
La cellulona caimana.
Adesso tutto il tessuto tricolore è intasato da cellule cancerogene,……..e non c’è più niente da fare.
Grillo ha proposto una chemioterapia di tipo nuovo, ma non funziona.
Il cancro al termine della Seconda Repubblica è totale.
E’ un’esperienza nuova per il popolo tricolore, ma si tratta solo di una lunga agonia.
****
“Truccavano concorsi”. Denunciati cinque ‘saggi’ scelti da Letta per la Costituzione
L'inchiesta della Procura di Bari nasce su segnalazione della Guardia di Finanza e coinvolge trentotto professori di sette università di diritto in Italia. Tra questi, oltre all'ex ministro alle politiche europee Annamaria Bernini e l'ex garante della Privacy Federico Pizzetti, anche i costituzionalisti voluti da Napolitano per consigliare Letta sul futuro del Paese: Barbera, de Vergottini, Salazar, Violini e Caravita
di Antonio Massari | 5 ottobre 2013Commenti (1942)
Salviamo la Costituzione
In quali mani è la nostra Costituzione? Una risposta ce l’hanno i pm e gli investigatori della Guardia di Finanza che, sull’asse Roma – Bari, indagano con la procura di Bari: cinque “saggi”, incaricati dal presidente Napolitano di riformare la Carta Costituzionale, sono stati denunciati dalla Gdf per truffa, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e falso ideologico.
L’inchiesta conta ben 38 persone al momento denunciate: docenti accusati d’aver costituito un’associazione per delinquere che ha pilotato, negli ultimi tre anni, i concorsi per diventare professori nelle università italiane. Tra loro anche i cinque “saggi” Augusto Barbera e Giuseppe de Vergottini dell’università di Bologna, Carmela Salazar dell’’Università di Reggio Calabria, Lorenza Violini dell’Università di Milano e Beniamino Caravita della Sapienza di Roma. Quest’ultimo ha subito una perquisizione già due anni fa. Ma secondo il suo legale, Renato Borzone, il professor Caravita “non ha alcuna responsabilità e, a giudicare dal numero di proroghe, l’indagine dovrebbe essere già conclusa”.
In realtà siamo in fase d’indagine preliminare, quindi tutti gli eventuali reati sono da accertare nelle sedi giudiziarie, ma lo spaccato che emerge dall’inchiesta appare da un lato desolante, dall’altro devastante, per l’intera università italiana. E non solo. Mentre erano in corso le indagini, infatti, ben 5 denunciati sono stati elevati al rango di saggi della Repubblica, con incarico conferito direttamente dal presidente Napolitano. E oggi, alla luce dell’inchiesta, possiamo rileggere alcune cronache dell’epoca: “Se si dà retta alle indiscrezioni – scriveva la Stampa – Napolitano pare abbia personalmente depennato svariati nomi che non gli sembravano consoni al ruolo o comunque all’altezza della sfida istituzionale”. Oppure il Foglio: “Trentacinque prof. d’obbedienza quirinalizia per fiancheggiare Letta e attutire le intemperanze dei partiti”, titolava, menzionando una frase del Presidente – “Ricordatevi che la vostra non sarà una lotta tra guastatori e difensori della purezza costituzionale” – e aggiungendo: “Li ha coccolati con lo sguardo mentre li ha accolti al Quirinale, tutti e trentacinque quanti sono questi suoi professoroni costituzionalisti, il meglio degli atenei d’Italia, i suoi “saggi”, lo strumento ricorrente e permanente della politica presidenziale di Giorgio Napolitano…”.
Cinque di loro, però, sono finiti denunciati nell’inchiesta condotta dal pm di Bari Renato Nitti, in collaborazione con la Guardia di Finanza, e le accuse sono piuttosto dure. L’inchiesta nasce quattro anni fa, nel 2009, quando Nitti indaga su un concorso bandito dall’Università telematica Giustino Fortunato. È quello il primo momento in cui, la procura barese e la Gdf, incappano nelle vicende dell’istituto di diritto Costituzionale. Gli investigatori intercettano il professor Aldo Loiodice, che è professore ordinario di Costituzionale ed è anche il rettore della Giustino Fortunato, ma nel frattempo interviene la riforma del-l’ex ministro Gelmini, che cambia le regole del concorso.
Il localismo è destinato a finire: nasce una super commissione nazionale, per ogni singolo istituto universitario, che dovrà poi nominare i futuri professori. Il primo concorso dovrebbe chiudersi proprio nelle prossime settimane. La Finanza, nel frattempo, ascolta in diretta telefonate e strategie dei docenti, che si confrontano con il modello Gelmini, e scopre il tentativo di far eleggere, nella commissione nazionale, professori ritenuti avvicinabili: lo scopo, secondo l’accusa, è quello di manipolare i concorsi e pilotare le nomine. I 38 denunciati – tra loro anche Annamaria Bernini e Federico Gustavo Pizzetti di diritto pubblico comparato – appartengono a ben 8 diverse università. Gli istituti finiti nel mirino degli investigatori, per il concorso in questione, sono tre: diritto Costituzionale, diritto Canonico ed Ecclesiastico e diritto Pubblico Comparato.
Il professor Augusto Barbera nega qualsiasi coinvolgimento: “Non potevo ricevere pressioni, poiché non sono in commissione, e non ne ho esercitate, quindi non capisco in che modo possa essere coinvolto. Se qualcuno ha fatto il mio nome a sproposito non posso saperlo. Posso soltanto dire di essere estraneo alla vicenda. Con la riforma Gelmini, poi, gli accordi non sono possibili: la commissione è sorteggiata su centinaia di nominativi. Certo, poi può sempre accadere che un collega faccia qualche pressione”.
Un ‘saggio’, dinanzi a un eventuale avviso di garanzia, non dovrebbe rimettere il proprio mandato? “La commissione s’è chiusa il 17 settembre 2013: il nostro compito è finito. Se poi arriva un avviso di garanzia, e io non ne ho ricevuti, ognuno si comporta secondo la propria sensibilità: potrei dire che sono disposto a dimettermi, anche se avendo concluso il mio compito non sono più un saggio e, soprattutto, un avviso di garanzia non significa nulla, anzi, si tratta di un atto a garanzia del-l’indagato. Piuttosto, posso dire che se dovessi ricevere un avviso di garanzia, sarei immediatamente disponibile a collaborare con la magistratura perché questo è il mio primo dovere”.
da il Fatto Quotidiano di sabato 5 ottobre 2013
firma l’appello del Fatto per salvare la Costituzione
mariok ha scritto:Non so come e perché, ma conoscendo il caimano, penso che li farà fuori tutti.
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Mi dispiace ma non sono d'accordo.Ormai anche nel PDL cominciano ad averne le scatole piene di lui.
Per quale motivo credi abbia dato la fiducia per primo al governo.Era il segnale che aspettavano da lui per il voto di fiducia.Accortosi che i conti dei parlamentari era sfavorevole a lui, ha cambiato subito idea.Infatti se lo osservi in qualche video piange dopo.
Ciao
Paolo11