Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Al Capone è all'angolo ma ancora può colpire
di EUGENIO SCALFARI
Il Caimano del regista Nanni Moretti aveva già previsto tutto con qualche anno d'anticipo sui politici e così pure la "ballata" di Roberto Benigni; l'ho ricordati nel mio articolo di domenica scorsa e li ricordo qui ancora una volta.
Ma l'attore Moretti che nell'ultima parte del film impersona il Caimano ha poco a che fare con Silvio Berlusconi: è un uomo lucido, severo, terribile e soprattutto coerente. Afferma davanti al Tribunale che lo condannerà, che l'uomo (lui) eletto dal popolo a grande maggioranza non può esser giudicato dalla magistratura e rafforza questa sua posizione anche dopo la condanna esortando il popolo alla rivolta senza mai costruire una qualsiasi alternativa e senza affidarsi al consiglio d'un amico o d'un consulente o d'un esperto.
Non ha dubbi, non ha incertezze, non ha ripensamenti, non ragiona con le viscere ma col cervello.
Il Berlusconi vero non è affatto così, anzi è l'opposto di così e lo si vede chiaramente con quella sorta di film dal vero che si è svolto mercoledì scorso sotto i nostri occhi.
Alle dieci del mattino esce da Palazzo Grazioli di fronte al compatto muro di telecamere e fotografi che lo aspettano al varco e va a Montecitorio dove è riunito il grosso dei dirigenti del partito e dei gruppi parlamentari. Li arringa, ribadisce la necessità di votare contro il governo Letta, non apre contraddittori e se ne va.
Palazzo Grazioli però è una porta aperta e i suoi consiglieri lo seguono e salgono fino al suo appartamento. Falchi e colombe fanno ressa, litigano tra loro, alcuni vengono chiamati nello studio dove sta il Capo, con l'ansia e l'angoscia che gli rodono il fegato e gli pesano sulle palpebre. Alfano, Lorenzin, Gelmini, Cicchitto, Sacconi, sostengono la fiducia al governo; Bondi, Santanché, Verdini, Brunetta, Carfagna, il contrario. Lui ascolta, si tormenta le dita, si passa le mani sul volto, si dimena sulla poltrona. Poi quasi li caccia coadiuvato dalla fidanzata. Soffre ed è evidente a tutti. Fa pena o almeno questo è il racconto che alcuni di loro fanno a chi li attende fuori. Un nuovo confronto è indetto a Montecitorio per il primo pomeriggio.
Intorno alle ore 14 la votazione sulla fiducia sta per cominciare. Letta ha già parlato ed è stato chiaro e deciso, ha esposto le linee del programma economico e di riforma della Costituzione, ha manifestato l'intenzione che il governo duri fino alla fine del 2014, appena terminata la presidenza semestrale del Consiglio europeo. Ma ha anche aggiunto che non vi saranno mai più leggi "ad personam" o "contra personam" riaffermando che le azioni di giustizia, quali che siano, riguardano fatti privati e non debbono avere alcuna conseguenza sul governo che deve soltanto occuparsi degli interessi generali del paese.
Intanto la discussione ferve sempre più accesa nella sala dove il gruppo dirigente del Pdl è riunito attorno al suo "boss". Ma il boss sempre più aggrondato, cupo, tormentato, sudato, che ha perso il piglio dell'Al Capone dei tempi d'oro che gli è stato abituale per trent'anni, ed ora sembra un Re Travicello, sbattuto tra le onde e gli alterchi che s'incrociano intorno a lui. E loro, quelli che disputano sul da fare, sul voto che tra poco ci sarà, sulle conseguenze che ne deriveranno, non si curano più di lui.
Gridano, qualcuno prende a spintoni qualcun altro, alcuni sospirano, altri addirittura piangono. Lui spesso chiude gli occhi che ormai sono diventati due fessure a causa dell'ennesimo lifting mal riuscito e della rabbiosa emozione che lo tormenta.
Ogni tanto un commesso bussa alla porta e avvisa che la "chiama" sta per cominciare. A quel punto lui si scuote, si alza e con voce decisa annuncia che si voterà la sfiducia.
Chi non se la sente resti fuori dall'aula o non voti, che al Senato equivale al voto contrario.
Quasi tutti sciamano, escono nella galleria dei "passi perduti", gremita di giornalisti, infine entrano in aula.
Bondi annuncia pubblicamente con piglio tracotante che il Pdl voterà "no" e così, nell'aula della Camera, fa Brunetta. Non ci sono sorprese in nessun settore delle due assemblee e sui banchi del governo.
Ma Alfano e Lupi sono rimasti dentro e Gasparri con loro.
Per l'ennesima volta gli espongono le ragioni che militano a favore del voto di fiducia. Lui continua a negarle e rifiutarle anche se il sudore riappare sulla sua fronte e le mani sono strette e quasi aggrovigliate l'una nell'altra. A un certo punto - la "chiama" è già cominciata - arriva affannato il vice di Schifani, presidente del gruppo parlamentare in Senato, e gli consegna un foglio di carta dove sono incollate le foto scattate da un fotografo in aula alle spalle di Quagliariello con sopra scritti i nomi dei senatori pidiellini pronti a varcare il Rubicone e a schierarsi a favore del governo Letta. Sono 23 ma si sa già che stanno per arrivare altre due adesioni ed altre ancora arriveranno. In quelle condizioni, scrive Schifani nel suo biglietto, lui non si sente di fare una dichiarazione di voto a nome di un gruppo ormai spaccato e chiede a Berlusconi di farla lui.
Risultato: il boss si avvia con passo alquanto incerto verso l'aula, va al suo seggio, gli viene data la parola e dice a bassa voce quello che abbiamo sentito in tivù e che tutti i giornali di giovedì hanno pubblicato: il Pdl voterà la fiducia ma insulta per l'ennesima volta la magistratura e il Pd. Luigi Zanda, immediatamente dopo di lui, rinvia all'ancora Cavaliere gli insulti ricevuti con parole dure e annuncia la fiducia a nome del partito da lui rappresentato.
Lo spettacolo, perché di questo si tratta, continua con le telecamere che dal loggione riservato alla stampa inquadrano ininterrottamente Berlusconi che si copre gli occhi con le mani e Letta che dopo quella dichiarazione rivolgendosi ad Alfano seduto accanto a lui gli dice "grande" alludendo ironicamente all'ex boss del centrodestra che ormai ha sancito la propria irrilevanza tentando però di coprire la spaccatura del suo partito.
* * *
Così più o meno sono andate le cose nella giornata-culmine della storia degli ultimi vent'anni. La fine di Berlusconi è anche quella del berlusconismo? Il rafforzamento del governo e la sua stabilità? La crescente forza attrattiva del Pd che sembrava perduta da un pezzo? Così sembrerebbe e così è sembrato quel pomeriggio di venerdì. Ma poi sono sorti alcuni dubbi non infondati che Letta e i suoi più stretti collaboratori stanno valutando e che in questi due giorni drammatici seguiti alla strage degli immigrati a Lampedusa, sono avvenuti sotto traccia anche se qualche indicazione è stata cautamente manifestata.
Se Berlusconi avesse la natura del Caimano recitato da Nanni Moretti, a questo punto non avrebbe avuto dubbi: avrebbe dato ad Alfano la guida del Pdl, si sarebbe dimesso da senatore e si occuperebbe soltanto delle questioni proprie e delle sue aziende. Il Caimano di Moretti fece l'opposto: chiamò il popolo alla rivolta, ma con coerenza, senza mai aver oscillato come il pendolo d'un orologio. Se avesse indicato la strada della conciliazione, l'avrebbe seguita con altrettanta coerenza.
Ma qui, nel Berlusconi vero, sono le viscere a parlare. E' bugiardo, segue gli umori, non ha alcuna visione del bene comune, odia lo Stato e le istituzioni, è un fantastico venditore di frottole, posseduto da un narcisismo finto spinto all'egolatria.
Perciò farà di tutto per vendere ad Alfano e ai suoi moderati un moderatismo di carta d'argento con dentro cioccolatini avvelenati. Tenterà di logorare il governo facendo leva sui ministri che l'hanno ancora nel cuore (Beatrice Lorenzin l'ha detto e ripetuto a "Porta a Porta" di Vespa). Non sarà più senatore ma sarà ancora e sempre presidente della coalizione, perfino se dovesse andare in galera. Impedirà - fingendosi definitivamente persuaso ad appoggiare il governo - che si formi un gruppo parlamentare fuori dal Pdl.
Metterà in disparte pitoni e pitonesse.
Accetterà che i giornali di famiglia siano diretti da persone gradite ad Alfano. Ma coverà la rabbia e la vendetta aspettando che possano manifestarsi con effetti efficaci. E fidando sulla sopravvivenza del berlusconismo in una parte comunque ragguardevole del corpo elettorale.
A queste evenienze occorre che tutti quelli che hanno una visione del bene comune, moderata o progressista che sia, guardino con la massima attenzione.
Il modo migliore sarebbe di far nascere nuovi gruppi parlamentari e un nuovo partito di centrodestra o di centro. E che insieme al Pd governi questa fase di necessità e approvi la legge elettorale proposta da Violante, fondata su criteri proporzionali con ballottaggio tra i primi due partiti o coalizioni che abbiano riscosso più voti.
Quest'ultimo risultato è essenziale, anche in assenza di gruppi elettorali che dividano in due il Pdl.
Il primo appuntamento sarà tra una ventina di giorni: il voto al Senato sulla decadenza di Berlusconi da senatore.
È un voto pieno di insidie. I pidielle voteranno in massa per Berlusconi, forse con qualche defezione ma poche. Il Pd in massa per la proposta approvata dalla Giunta. I grillini altrettanto. Quindi una maggioranza schiacciante sulla decadenza. Ma andrà veramente così? Pesa ancora il ricordo dei 101 voti contro Prodi di cui ancora si ignora la provenienza; in questo caso possono venire da grillini che li attribuiscano a dissidenti del Pd o da dissidenti del Pd che li attribuiscano ai grillini; o da tutti e due che fanno lo stesso gioco. Dunque molta attenzione.
Il serpente è tramortito ma ci mette poco a riaversi e mordere ancora.
(06 ottobre 2013)
di EUGENIO SCALFARI
Il Caimano del regista Nanni Moretti aveva già previsto tutto con qualche anno d'anticipo sui politici e così pure la "ballata" di Roberto Benigni; l'ho ricordati nel mio articolo di domenica scorsa e li ricordo qui ancora una volta.
Ma l'attore Moretti che nell'ultima parte del film impersona il Caimano ha poco a che fare con Silvio Berlusconi: è un uomo lucido, severo, terribile e soprattutto coerente. Afferma davanti al Tribunale che lo condannerà, che l'uomo (lui) eletto dal popolo a grande maggioranza non può esser giudicato dalla magistratura e rafforza questa sua posizione anche dopo la condanna esortando il popolo alla rivolta senza mai costruire una qualsiasi alternativa e senza affidarsi al consiglio d'un amico o d'un consulente o d'un esperto.
Non ha dubbi, non ha incertezze, non ha ripensamenti, non ragiona con le viscere ma col cervello.
Il Berlusconi vero non è affatto così, anzi è l'opposto di così e lo si vede chiaramente con quella sorta di film dal vero che si è svolto mercoledì scorso sotto i nostri occhi.
Alle dieci del mattino esce da Palazzo Grazioli di fronte al compatto muro di telecamere e fotografi che lo aspettano al varco e va a Montecitorio dove è riunito il grosso dei dirigenti del partito e dei gruppi parlamentari. Li arringa, ribadisce la necessità di votare contro il governo Letta, non apre contraddittori e se ne va.
Palazzo Grazioli però è una porta aperta e i suoi consiglieri lo seguono e salgono fino al suo appartamento. Falchi e colombe fanno ressa, litigano tra loro, alcuni vengono chiamati nello studio dove sta il Capo, con l'ansia e l'angoscia che gli rodono il fegato e gli pesano sulle palpebre. Alfano, Lorenzin, Gelmini, Cicchitto, Sacconi, sostengono la fiducia al governo; Bondi, Santanché, Verdini, Brunetta, Carfagna, il contrario. Lui ascolta, si tormenta le dita, si passa le mani sul volto, si dimena sulla poltrona. Poi quasi li caccia coadiuvato dalla fidanzata. Soffre ed è evidente a tutti. Fa pena o almeno questo è il racconto che alcuni di loro fanno a chi li attende fuori. Un nuovo confronto è indetto a Montecitorio per il primo pomeriggio.
Intorno alle ore 14 la votazione sulla fiducia sta per cominciare. Letta ha già parlato ed è stato chiaro e deciso, ha esposto le linee del programma economico e di riforma della Costituzione, ha manifestato l'intenzione che il governo duri fino alla fine del 2014, appena terminata la presidenza semestrale del Consiglio europeo. Ma ha anche aggiunto che non vi saranno mai più leggi "ad personam" o "contra personam" riaffermando che le azioni di giustizia, quali che siano, riguardano fatti privati e non debbono avere alcuna conseguenza sul governo che deve soltanto occuparsi degli interessi generali del paese.
Intanto la discussione ferve sempre più accesa nella sala dove il gruppo dirigente del Pdl è riunito attorno al suo "boss". Ma il boss sempre più aggrondato, cupo, tormentato, sudato, che ha perso il piglio dell'Al Capone dei tempi d'oro che gli è stato abituale per trent'anni, ed ora sembra un Re Travicello, sbattuto tra le onde e gli alterchi che s'incrociano intorno a lui. E loro, quelli che disputano sul da fare, sul voto che tra poco ci sarà, sulle conseguenze che ne deriveranno, non si curano più di lui.
Gridano, qualcuno prende a spintoni qualcun altro, alcuni sospirano, altri addirittura piangono. Lui spesso chiude gli occhi che ormai sono diventati due fessure a causa dell'ennesimo lifting mal riuscito e della rabbiosa emozione che lo tormenta.
Ogni tanto un commesso bussa alla porta e avvisa che la "chiama" sta per cominciare. A quel punto lui si scuote, si alza e con voce decisa annuncia che si voterà la sfiducia.
Chi non se la sente resti fuori dall'aula o non voti, che al Senato equivale al voto contrario.
Quasi tutti sciamano, escono nella galleria dei "passi perduti", gremita di giornalisti, infine entrano in aula.
Bondi annuncia pubblicamente con piglio tracotante che il Pdl voterà "no" e così, nell'aula della Camera, fa Brunetta. Non ci sono sorprese in nessun settore delle due assemblee e sui banchi del governo.
Ma Alfano e Lupi sono rimasti dentro e Gasparri con loro.
Per l'ennesima volta gli espongono le ragioni che militano a favore del voto di fiducia. Lui continua a negarle e rifiutarle anche se il sudore riappare sulla sua fronte e le mani sono strette e quasi aggrovigliate l'una nell'altra. A un certo punto - la "chiama" è già cominciata - arriva affannato il vice di Schifani, presidente del gruppo parlamentare in Senato, e gli consegna un foglio di carta dove sono incollate le foto scattate da un fotografo in aula alle spalle di Quagliariello con sopra scritti i nomi dei senatori pidiellini pronti a varcare il Rubicone e a schierarsi a favore del governo Letta. Sono 23 ma si sa già che stanno per arrivare altre due adesioni ed altre ancora arriveranno. In quelle condizioni, scrive Schifani nel suo biglietto, lui non si sente di fare una dichiarazione di voto a nome di un gruppo ormai spaccato e chiede a Berlusconi di farla lui.
Risultato: il boss si avvia con passo alquanto incerto verso l'aula, va al suo seggio, gli viene data la parola e dice a bassa voce quello che abbiamo sentito in tivù e che tutti i giornali di giovedì hanno pubblicato: il Pdl voterà la fiducia ma insulta per l'ennesima volta la magistratura e il Pd. Luigi Zanda, immediatamente dopo di lui, rinvia all'ancora Cavaliere gli insulti ricevuti con parole dure e annuncia la fiducia a nome del partito da lui rappresentato.
Lo spettacolo, perché di questo si tratta, continua con le telecamere che dal loggione riservato alla stampa inquadrano ininterrottamente Berlusconi che si copre gli occhi con le mani e Letta che dopo quella dichiarazione rivolgendosi ad Alfano seduto accanto a lui gli dice "grande" alludendo ironicamente all'ex boss del centrodestra che ormai ha sancito la propria irrilevanza tentando però di coprire la spaccatura del suo partito.
* * *
Così più o meno sono andate le cose nella giornata-culmine della storia degli ultimi vent'anni. La fine di Berlusconi è anche quella del berlusconismo? Il rafforzamento del governo e la sua stabilità? La crescente forza attrattiva del Pd che sembrava perduta da un pezzo? Così sembrerebbe e così è sembrato quel pomeriggio di venerdì. Ma poi sono sorti alcuni dubbi non infondati che Letta e i suoi più stretti collaboratori stanno valutando e che in questi due giorni drammatici seguiti alla strage degli immigrati a Lampedusa, sono avvenuti sotto traccia anche se qualche indicazione è stata cautamente manifestata.
Se Berlusconi avesse la natura del Caimano recitato da Nanni Moretti, a questo punto non avrebbe avuto dubbi: avrebbe dato ad Alfano la guida del Pdl, si sarebbe dimesso da senatore e si occuperebbe soltanto delle questioni proprie e delle sue aziende. Il Caimano di Moretti fece l'opposto: chiamò il popolo alla rivolta, ma con coerenza, senza mai aver oscillato come il pendolo d'un orologio. Se avesse indicato la strada della conciliazione, l'avrebbe seguita con altrettanta coerenza.
Ma qui, nel Berlusconi vero, sono le viscere a parlare. E' bugiardo, segue gli umori, non ha alcuna visione del bene comune, odia lo Stato e le istituzioni, è un fantastico venditore di frottole, posseduto da un narcisismo finto spinto all'egolatria.
Perciò farà di tutto per vendere ad Alfano e ai suoi moderati un moderatismo di carta d'argento con dentro cioccolatini avvelenati. Tenterà di logorare il governo facendo leva sui ministri che l'hanno ancora nel cuore (Beatrice Lorenzin l'ha detto e ripetuto a "Porta a Porta" di Vespa). Non sarà più senatore ma sarà ancora e sempre presidente della coalizione, perfino se dovesse andare in galera. Impedirà - fingendosi definitivamente persuaso ad appoggiare il governo - che si formi un gruppo parlamentare fuori dal Pdl.
Metterà in disparte pitoni e pitonesse.
Accetterà che i giornali di famiglia siano diretti da persone gradite ad Alfano. Ma coverà la rabbia e la vendetta aspettando che possano manifestarsi con effetti efficaci. E fidando sulla sopravvivenza del berlusconismo in una parte comunque ragguardevole del corpo elettorale.
A queste evenienze occorre che tutti quelli che hanno una visione del bene comune, moderata o progressista che sia, guardino con la massima attenzione.
Il modo migliore sarebbe di far nascere nuovi gruppi parlamentari e un nuovo partito di centrodestra o di centro. E che insieme al Pd governi questa fase di necessità e approvi la legge elettorale proposta da Violante, fondata su criteri proporzionali con ballottaggio tra i primi due partiti o coalizioni che abbiano riscosso più voti.
Quest'ultimo risultato è essenziale, anche in assenza di gruppi elettorali che dividano in due il Pdl.
Il primo appuntamento sarà tra una ventina di giorni: il voto al Senato sulla decadenza di Berlusconi da senatore.
È un voto pieno di insidie. I pidielle voteranno in massa per Berlusconi, forse con qualche defezione ma poche. Il Pd in massa per la proposta approvata dalla Giunta. I grillini altrettanto. Quindi una maggioranza schiacciante sulla decadenza. Ma andrà veramente così? Pesa ancora il ricordo dei 101 voti contro Prodi di cui ancora si ignora la provenienza; in questo caso possono venire da grillini che li attribuiscano a dissidenti del Pd o da dissidenti del Pd che li attribuiscano ai grillini; o da tutti e due che fanno lo stesso gioco. Dunque molta attenzione.
Il serpente è tramortito ma ci mette poco a riaversi e mordere ancora.
(06 ottobre 2013)
Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
e infatti Letta non ha perso l'occasione di intestarsi la scomparsa del berlu ( intervista su sky )
quanta fretta, quanta imprudenza.
Angelino con il quid risponde a stretto giro
http://www.huffingtonpost.it/2013/10/06 ... _ref=italy
Gasparri minaccia Grasso con tanto di "non osi" e gesto del dito puntato ... l'avete visto? allucinante.
al Senato si vota fra 15 giorni?
Matre che agonia ...
quanta fretta, quanta imprudenza.
Angelino con il quid risponde a stretto giro
http://www.huffingtonpost.it/2013/10/06 ... _ref=italy
Gasparri minaccia Grasso con tanto di "non osi" e gesto del dito puntato ... l'avete visto? allucinante.
al Senato si vota fra 15 giorni?
Matre che agonia ...
Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Silvio!!!!- Lele ti aspetta !!!! senza reggiseno !!!!
http://www.huffingtonpost.it/2013/10/08 ... _ref=italy
http://www.huffingtonpost.it/2013/10/08 ... _ref=italy
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Amadeus ha scritto:Silvio!!!!- Lele ti aspetta !!!! senza reggiseno !!!!
http://www.huffingtonpost.it/2013/10/08 ... _ref=italy
Di che misura è???
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Dal Cazzington Post di Lugia Annunziada:
L'affidamento ai servizi sociali può essere rifiutato se il condannato non dimostra di poter essere recuperato alla società, e di voler risarcire il danno compiuto violando la legge.
Il problema è che Berlusconi ritiene di non avere alcun bisogno di essere rieducato, perché sostiene di non avere commesso alcun reato.
E il suo dialogo con gli assistenti sociali, che i giudici invieranno a parlare con lui, rischia di diventare un surreale dialogo tra sordi.
La legge sull'ordinamento penitenziario non prevede che per ottenere l'affidamento sia necessario confessare.
Ma per capire cosa si aspettino gli assistenti sociali da Berlusconi è sufficiente leggere quanto ieri sera ha dichiarato a Ballarò il capo dell'Ufficio esecuzione penale esterna - ovvero Uepe - di Roma, che si occupa di vagliare le richieste di affidamento presentate nella capitale.
In realtà a esaminare la pratica Berlusconi sarà l'Uepe di Milano, la città dove la domanda verrà presentata, ma la linea è unica: «Il soggetto - ha spiegato Antonella Di Spena - deve in qualche modo far prevedere che c'è una voglia di reinserirsi nel migliore dei modi nella società», e per questo andrà valutato anche «l'atteggiamento nei confronti del reato», «l'attività riparativa, la volontà di riparare a quest'azione».
Se non è una richiesta di confessione poco ci manca.
Se gli assistenti sociali dovessero dare parere negativo, il tribunale di Sorveglianza avrebbe gioco facile nel respingere la richiesta.
A quel punto Berlusconi dovrebbe scontare l'anno di carcere che gli è stato inflitto per frode fiscale agli arresti domiciliari.
Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
shiloh ha scritto:Dal Cazzington Post di Lugia Annunziada:
dremenda !!!
i suoi editoriali rimangono in evidenza 5 giorni, gli articoli degli altri giornalisti 5 minuti....
la colonna destra poi è tutto un programma
Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
IL DOPO CAVALIERE E GLI ERRORI DELLA SINISTRA
Come se niente fosse accaduto
I l rischio che una destra radicale conquisti la scena politica in Italia non è certo svanito con la vittoria dei «governativi» nel Pdl. Come dimostrano i Tea Party, capaci di prendere in ostaggio il Grand Old Party repubblicano spingendo l'America fino al limite del default, o i sondaggi di Marine Le Pen in Francia, o l'affermarsi di partiti antieuro in Austria e in Germania, il vento della storia non soffia certo oggi nelle vele dei moderati.
Farebbe bene a tenerlo a mente innanzitutto la sinistra italiana. Molti indizi segnalano infatti che sta ricadendo in un antico errore: quello di considerare Berlusconi un accidente storico, eliminato il quale il popolo tornerebbe a seguire la retta via progressista. È un'illusione perché, come dice il titolo di un bel libro di Roberto Chiarini, alle origini di questa nostra «strana Repubblica» c'è il fatto che «la cultura politica è di sinistra e il Paese è di destra». Ci sono dunque tendenze di fondo della nostra società destinate a sopravvivere al berlusconismo, magari dando vita a nuove e imprevedibili forme politiche (una di queste, già all'opera, è il grillismo).
Invece a sinistra è tutto un fiorire di propositi di rivincita. Dario Di Vico su questo giornale ha già segnalato quanto sventata fosse l'idea di ri-tassare piccoli appartamenti urbani presentandoli come abitazioni di lusso. Ma il contagio si estende. In una recente intervista a La Stampa , Matteo Renzi ha risposto così alla domanda su chi pagherà il costo della sua rivoluzione: «Bisogna toccare i diritti acquisiti. Chi percepisce pensioni d'oro su cui non ha versato tutti i contributi deve accettare che sulla parte regalata venga imposto un prelievo». Poiché in Italia sono state considerate «pensioni d'oro», colpite dal blocco delle indicizzazioni, anche quelle superiori ai millecinquecento euro al mese, potrebbe trattarsi dei «diritti acquisiti» di non pochi italiani. Nella stessa intervista Renzi ha riaperto le porte anche all'idea della patrimoniale: «Molti amici imprenditori si dicono pronti a pagarla». Gli amici imprenditori forse sì. Ma tutti gli altri, i piccoli proprietari di casa, gli artigiani, i commercianti? Domani il futuro leader del Pd presenterà il suo programma: sarà interessante capire se anche lui si propone di tosare i ceti medi per finanziare la spesa pubblica.
Ancor più emblematico è ciò che sta accadendo sul tema dell'immigrazione. È perfettamente lecito per la sinistra sostenere che la Bossi-Fini è da abrogare (non foss'altro perché è vecchia); ed è vero che il reato di clandestinità va superato perché ha prodotto solo dolore ai migranti e inutile superlavoro alle Procure. Ma bisognerebbe al contempo dire con che cosa si vuole sostituire la normativa che fu varata dal centrodestra. Altrimenti si dà al Paese l'impressione che, eliminato Berlusconi, la sinistra si prepari ad aprire le porte indiscriminatamente ai flussi migratori, magari fornendo traghetti e voli di linea. Il che non solo non avviene in nessun Paese europeo, a partire dai più civili; ma potrebbe anche essere foriero di nuove tragedie, perché richiamerebbe sulle coste africane folle di disperati più grandi di quelle che ogni notte consegnano la loro vita nelle mani degli schiavisti.
Non a caso Grillo, smentendo i suoi senatori, si è precipitato ieri a lasciar solo il Pd su questa strada, che giudica molto impopolare. A dimostrazione del fatto che i problemi della sinistra italiana non decadranno insieme con Berlusconi.
11 ottobre 2013
ANTONIO POLITO
http://www.corriere.it/politica/13_otto ... 68a1.shtml
Come se niente fosse accaduto
I l rischio che una destra radicale conquisti la scena politica in Italia non è certo svanito con la vittoria dei «governativi» nel Pdl. Come dimostrano i Tea Party, capaci di prendere in ostaggio il Grand Old Party repubblicano spingendo l'America fino al limite del default, o i sondaggi di Marine Le Pen in Francia, o l'affermarsi di partiti antieuro in Austria e in Germania, il vento della storia non soffia certo oggi nelle vele dei moderati.
Farebbe bene a tenerlo a mente innanzitutto la sinistra italiana. Molti indizi segnalano infatti che sta ricadendo in un antico errore: quello di considerare Berlusconi un accidente storico, eliminato il quale il popolo tornerebbe a seguire la retta via progressista. È un'illusione perché, come dice il titolo di un bel libro di Roberto Chiarini, alle origini di questa nostra «strana Repubblica» c'è il fatto che «la cultura politica è di sinistra e il Paese è di destra». Ci sono dunque tendenze di fondo della nostra società destinate a sopravvivere al berlusconismo, magari dando vita a nuove e imprevedibili forme politiche (una di queste, già all'opera, è il grillismo).
Invece a sinistra è tutto un fiorire di propositi di rivincita. Dario Di Vico su questo giornale ha già segnalato quanto sventata fosse l'idea di ri-tassare piccoli appartamenti urbani presentandoli come abitazioni di lusso. Ma il contagio si estende. In una recente intervista a La Stampa , Matteo Renzi ha risposto così alla domanda su chi pagherà il costo della sua rivoluzione: «Bisogna toccare i diritti acquisiti. Chi percepisce pensioni d'oro su cui non ha versato tutti i contributi deve accettare che sulla parte regalata venga imposto un prelievo». Poiché in Italia sono state considerate «pensioni d'oro», colpite dal blocco delle indicizzazioni, anche quelle superiori ai millecinquecento euro al mese, potrebbe trattarsi dei «diritti acquisiti» di non pochi italiani. Nella stessa intervista Renzi ha riaperto le porte anche all'idea della patrimoniale: «Molti amici imprenditori si dicono pronti a pagarla». Gli amici imprenditori forse sì. Ma tutti gli altri, i piccoli proprietari di casa, gli artigiani, i commercianti? Domani il futuro leader del Pd presenterà il suo programma: sarà interessante capire se anche lui si propone di tosare i ceti medi per finanziare la spesa pubblica.
Ancor più emblematico è ciò che sta accadendo sul tema dell'immigrazione. È perfettamente lecito per la sinistra sostenere che la Bossi-Fini è da abrogare (non foss'altro perché è vecchia); ed è vero che il reato di clandestinità va superato perché ha prodotto solo dolore ai migranti e inutile superlavoro alle Procure. Ma bisognerebbe al contempo dire con che cosa si vuole sostituire la normativa che fu varata dal centrodestra. Altrimenti si dà al Paese l'impressione che, eliminato Berlusconi, la sinistra si prepari ad aprire le porte indiscriminatamente ai flussi migratori, magari fornendo traghetti e voli di linea. Il che non solo non avviene in nessun Paese europeo, a partire dai più civili; ma potrebbe anche essere foriero di nuove tragedie, perché richiamerebbe sulle coste africane folle di disperati più grandi di quelle che ogni notte consegnano la loro vita nelle mani degli schiavisti.
Non a caso Grillo, smentendo i suoi senatori, si è precipitato ieri a lasciar solo il Pd su questa strada, che giudica molto impopolare. A dimostrazione del fatto che i problemi della sinistra italiana non decadranno insieme con Berlusconi.
11 ottobre 2013
ANTONIO POLITO
http://www.corriere.it/politica/13_otto ... 68a1.shtml
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
IL DESTINO DEL CAV
Berlusconi, idea servizi sociali in casa. Derby tra Ghedini e Coppi
Storace, Gino Strada, un circo di strada: tutti vogliono in affidamento Silvio. Lui pensa a una soluzione-bomba. E intanto i suoi legali...
Uno lo vorrebbe a Milano, vicino a famiglia e aziende. L'altro a Roma, nel mondo della politica. Intorno a Silvio Berlusconi è ancora derby legale tra i suoi due avvocati: Niccolò Ghedini, il falco, sta cercando di convincere il Cav a svolgere i servizi sociali sotto la Madonnina, mentre la colomba Franco Coppi è in pressing per tenerlo nella Capitale, dove peraltro l'ex premier ha già fissato la propria residenza a Palazzo Grazioli. Di sicuro c'è che i legali di Berlusconi hanno depositato in Procura a Milano la richiesta di affidamento ai servizi sociali, come annunciato nei giorni scorsi da Coppi. Il termine per la presentazione, prima che la sentenza diventasse definitiva, scadeva il 15 ottobre. L'istanza dovrà essere ora valutata dal Tribunale di Sorveglianza.
Pioggia di richieste - Nel frattempo la bella abitazione romana è tutta un via vai di offerte e visite. Giovedì, per esempio, il leader della Destra Francesco Storace è salito dal Cavaliere per proporgli di fare i servizi sociali nella redazione del suo Giornale d'Italia "Potresti occuparti della raccolta pubblicitaria, sei un professionista", gli ha proposto Storace. Berlusconi, come suo solito, non ha chiuso le porte: "Valuterà", ha fatto sapere il pugnace ex braccio destro di Fini. Le opzioni, serie e facete, si sprecano: Gino Strada vorrebbe mandare Silvio in Afghanistan con Emergency, il circo di strada napoletano Iqbal lo sogna "a raccontare le barzellette", le Banche del Tempo lo vedrebbero bene a insegnare canto o economia. E poi ancora i radicali, Mario Capanna, il Ceis.
Servizi sociali "a casa" - Fin qui, è molto folklore. Ma ci sono anche le opzioni valutate più seriamente dallo staff di Berlusconi. L'ultima è quella di puntare sull'affidamento a casa. Il Cavaliere, spiegano, potrebbe trascorrere il suo tempo con un assistente sociale che ne attesti il "recupero". Oppure, sempre da casa (con orari contingentati e concordati, quasi fosse agli arresti domiciliari), potrebbe per esempio, scrive il Corriere della Sera, "redarre un programma economico per le fasce più deboli della popolazione". E da qui il passo è breve: perché, propone qualcuno, non si può considerare la politica stessa una forma di attività sociale finalizzata al reinserimento nella società? Una provocazione, forse, Di sicuro, Berlusconi valuta strade decisamente più concrete come un impegno nella Fondazione Milan, nella casa di riposo Mortara di Pavia (quella dov'è stata ricoverata sua zia suora), al San Raffaele di Milano. Alla fine, spiega però l'altro avvocato dell'ex premier Piero Longo, "deciderà il Tribunale in piena autonomia" dove mandare il Cavaliere. Di certo, anche per questioni di opportunità politico-mediatica, i giudici cercheranno un compromesso con i desiderata del condannato, sia pur non avallando soluzioni troppo agevoli. I tempi sono abbastanza lunghi: seguirà la richiesta l'Ufficio di esecuzione penale esterna e solo allora, valutando l'istruttoria, un giudice del Tribunale milanese deciderà il futuro del Cav. Tempi lunghi, si diceva: se servizi sociali saranno, non inizieranno prima della tarda primavera 2014.
http://www.liberoquotidiano.it/news/per ... Coppi.html
Berlusconi, idea servizi sociali in casa. Derby tra Ghedini e Coppi
Storace, Gino Strada, un circo di strada: tutti vogliono in affidamento Silvio. Lui pensa a una soluzione-bomba. E intanto i suoi legali...
Uno lo vorrebbe a Milano, vicino a famiglia e aziende. L'altro a Roma, nel mondo della politica. Intorno a Silvio Berlusconi è ancora derby legale tra i suoi due avvocati: Niccolò Ghedini, il falco, sta cercando di convincere il Cav a svolgere i servizi sociali sotto la Madonnina, mentre la colomba Franco Coppi è in pressing per tenerlo nella Capitale, dove peraltro l'ex premier ha già fissato la propria residenza a Palazzo Grazioli. Di sicuro c'è che i legali di Berlusconi hanno depositato in Procura a Milano la richiesta di affidamento ai servizi sociali, come annunciato nei giorni scorsi da Coppi. Il termine per la presentazione, prima che la sentenza diventasse definitiva, scadeva il 15 ottobre. L'istanza dovrà essere ora valutata dal Tribunale di Sorveglianza.
Pioggia di richieste - Nel frattempo la bella abitazione romana è tutta un via vai di offerte e visite. Giovedì, per esempio, il leader della Destra Francesco Storace è salito dal Cavaliere per proporgli di fare i servizi sociali nella redazione del suo Giornale d'Italia "Potresti occuparti della raccolta pubblicitaria, sei un professionista", gli ha proposto Storace. Berlusconi, come suo solito, non ha chiuso le porte: "Valuterà", ha fatto sapere il pugnace ex braccio destro di Fini. Le opzioni, serie e facete, si sprecano: Gino Strada vorrebbe mandare Silvio in Afghanistan con Emergency, il circo di strada napoletano Iqbal lo sogna "a raccontare le barzellette", le Banche del Tempo lo vedrebbero bene a insegnare canto o economia. E poi ancora i radicali, Mario Capanna, il Ceis.
Servizi sociali "a casa" - Fin qui, è molto folklore. Ma ci sono anche le opzioni valutate più seriamente dallo staff di Berlusconi. L'ultima è quella di puntare sull'affidamento a casa. Il Cavaliere, spiegano, potrebbe trascorrere il suo tempo con un assistente sociale che ne attesti il "recupero". Oppure, sempre da casa (con orari contingentati e concordati, quasi fosse agli arresti domiciliari), potrebbe per esempio, scrive il Corriere della Sera, "redarre un programma economico per le fasce più deboli della popolazione". E da qui il passo è breve: perché, propone qualcuno, non si può considerare la politica stessa una forma di attività sociale finalizzata al reinserimento nella società? Una provocazione, forse, Di sicuro, Berlusconi valuta strade decisamente più concrete come un impegno nella Fondazione Milan, nella casa di riposo Mortara di Pavia (quella dov'è stata ricoverata sua zia suora), al San Raffaele di Milano. Alla fine, spiega però l'altro avvocato dell'ex premier Piero Longo, "deciderà il Tribunale in piena autonomia" dove mandare il Cavaliere. Di certo, anche per questioni di opportunità politico-mediatica, i giudici cercheranno un compromesso con i desiderata del condannato, sia pur non avallando soluzioni troppo agevoli. I tempi sono abbastanza lunghi: seguirà la richiesta l'Ufficio di esecuzione penale esterna e solo allora, valutando l'istruttoria, un giudice del Tribunale milanese deciderà il futuro del Cav. Tempi lunghi, si diceva: se servizi sociali saranno, non inizieranno prima della tarda primavera 2014.
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
PARTITO SPACCATO
Silvio ne ha le p.... piene:
"Piantatela di litigare sui giornali"
Duro richiamo agli esponenti azzurri: "Confronto interno avvenga nelle sedi appropriate". Alfano: "D'accordo con lui"
Berlusconi mette il bavaglio ai falchi del Pdl: "Così distruggete tutto il partito"La fiducia di Silvio a Letta fa perdere voti al Pd Epifani crolla di 4 punti
http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... nali-.html
Silvio ne ha le p.... piene:
"Piantatela di litigare sui giornali"
Duro richiamo agli esponenti azzurri: "Confronto interno avvenga nelle sedi appropriate". Alfano: "D'accordo con lui"
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Per prendersi il Pdl
Alfano deve sganciare
100 milioni di euro
APPROFONDIMENTO. Le condizioni di Alfano al Cav: "Io leader e candidato Pdl. E caccia questi"
Forza Italia ha bisogno della morte del Pdl
http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... rtito.html
Alfano deve sganciare
100 milioni di euro
APPROFONDIMENTO. Le condizioni di Alfano al Cav: "Io leader e candidato Pdl. E caccia questi"
Forza Italia ha bisogno della morte del Pdl
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