Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
La lunga agonia italiana – 72
Un drammatico vuoto di potere - 61
I giorni della follia - 59
Caos calmo - 5
Il seme della disgregazione
Nell’alternarsi velocemente delle notizie, sul sito di IFQ compare che Papi llon teme fortemente di andare in carcere
Altro che indulto, per Berlusconi
la soluzione finale è la fuga all'estero
"Mi faranno marcire in galera come la Timoshenko". Il Cavaliere lo dice da tempo. E quando
non potrà più contare sui privilegi da parlamentare, l'ipotesi dell'arresto potrebbe diventare realtà
La confusione più totale regna nel Pdl costretto ai due simboli contemporanei: Pdl – Forza Italia
Non era mai accaduta prima questa confusione di nomi dei partiti. Ma tanto vale, nei tempi in cui una società crolla capita di assistere anche a questo.
Le dichiarazioni degli esponenti mussulmani sono sempre più di bassissimo livello e fanno intendere che da quella parte non arriverà mai niente di buono.
In ebollizione anche il Movimento di Grillo.
Gli avvenimenti mettono a dura prova la tenuta.
L’ala di sinistra si affianca al PDc per l’abolizione del reato di clandestinità e la premiata ditta G & C, comprende immediatamente che la crescita delle ultime tre settimane può essere compromessa dallo sbilanciamento evidente.
L’intervento correttore sul blog peggiora però la situazione.
Contemporaneamente arrivano le proteste della destra elettorale che preannuncia un abbandono.
Il guru genovese tocca con mano quanto sia impossibile rimanere in equilibrio tra destra e sinistra anche per un movimento di protesta come il suo.
Lo sfogo oggi arriva a bollare IFQ come finti amici, solo perché non si sono aggregati all’indirizzo azzardato del momento, ed hanno osato a criticare il suo operato.
Quello che Grillo non capisce o che fa finta di non capire, è che la sinistra dei Padellaro, dei Gomez degli Scanzi, e la destra liberale di Travaglio, che hanno sentito in precedenza la necessità di rinnovamento reale della classe politica italiana ormai fallita, decotta e senza speranza, non possono seguirlo nei vecchi trucchi di quel mondo che si vuol cambiare.
Questa nuova presa di posizione del guru, farà aprire ancora di più gli occhi ai giornalisti di IFQ sulle potenzialità reali di cambiamento del M5S.
L’impressione che se ne trae è che anche la “Rivoluzione democratica” di Grillo stia per esaurire la spinta dell’ultimo anno, anche se tra alti e bassi continuerà ad essere presente nei prossimi mesi nella politica italiana.
In casa PDc si stanno verificando fatti politici piuttosto comici.
Si sta attuando lo sport più vecchio della politica italiana. Il salto sul carro del vincitore, che nello specifico degli attori-atleti del PDc si tratta del salto sul carro funebre.
In settimana le cronache riportavano di particolari sondaggi che circolavano al Nazareno.
L’80 % delle correnti si è schierato con Renzi.
Da altro 3D si legge questo di Civati:
“A Milano si direbbe una roba da matti.
Sì, perché a leggere delle decine di franceschiniani e lettiani che dal Parlamento sosterranno Renzi…………….”
A Bari, stamani, si sono aggregati anche i dalemiani e i vendoliani.
Tutti insieme appassionatamente sul carro funebre.
Il servizio del Tg della 7 delle 20,00 ci ha mostrato anche Latorre ad ascoltare Renzi.
La cadrega non la vuole mollare proprio nessuno.
Dal punto di vista sociologico si registra che i due pifferai, Berlusconi e Grillo, sono entrati in crisi, mentre è in ascesa il terzo pifferaio Renzie.
Ora tocca al PDc subire le tecniche del berlusconismo e del grillismo.
E questo significa soltanto che questa fase politica è caratterizzata solo e soltanto da questi fenomeni.
Nel PDc, coloro che provengono dal classico percorso Pci-Pds-Ds-Pd e non si sono ancora accorti di supportare il PDc, si sono chiesti negli ultimi 15 anni come possono supportare quelli di destra un pifferaio come Berlusconi.
Negli ultimi due anni si stanno chiedendo come gli elettori grillini possono supportare un pifferaio come Grillo.
I grillini si chiedono la stessa cosa per i piddicini e per i mussulmani.
Lo stesso avviene a destra con Grillo.
Quello che i piddicini non si rendono conto, o fanno finta di non rendersi conto per convenienza è che anche loro sono sullo stesso piano dei concorrenti.
In settimana, tra il nicchete e patecchete, Renzi ha annunciato che farà il segretario e continuerà a fare il sindaco, perché secondo lui è in grado di svolgere contemporaneamente le due funzioni.
Questo è esattamente il vecchio della politica. Tenere per convenienza il piede in due scarpe.
Anche i sassi sanno che non si possono svolgere bene contemporaneamente le due funzioni.
In modo particolare in tempi difficili come questi.
Eppure ai piddicini sta bene così. Il vecchio che avanza mascherato da rinnovamento.
Questo Paese è ben messo male e non ha nessunissima speranza per uscire da questa Morta Gora imperante.
L’Alba dorata de’ noantri, la Lega Nord, è scesa in campo stamani a Torino per manifestare contro i clandestini, ritenuti tutti uguali. Sono dei criminali. Comprese le donne, i bambini e i ragazzi che sacppano dalle guerre.
Oggi sono iniziati i primi scontri di stagione. Alba dorata si è scontrata con gli autonomi che sono usciti dalla caverne.
Da queste parti negli ultimi giorni la temperatura si è abbassata come non mai, dal troppo caldo di un mese fa, oggi fa troppo freddo.
Ma a riscaldarci ci pensa la politica con un autunno caldo e quasi certamente un inverno anche lui caldo.
Un drammatico vuoto di potere - 61
I giorni della follia - 59
Caos calmo - 5
Il seme della disgregazione
Nell’alternarsi velocemente delle notizie, sul sito di IFQ compare che Papi llon teme fortemente di andare in carcere
Altro che indulto, per Berlusconi
la soluzione finale è la fuga all'estero
"Mi faranno marcire in galera come la Timoshenko". Il Cavaliere lo dice da tempo. E quando
non potrà più contare sui privilegi da parlamentare, l'ipotesi dell'arresto potrebbe diventare realtà
La confusione più totale regna nel Pdl costretto ai due simboli contemporanei: Pdl – Forza Italia
Non era mai accaduta prima questa confusione di nomi dei partiti. Ma tanto vale, nei tempi in cui una società crolla capita di assistere anche a questo.
Le dichiarazioni degli esponenti mussulmani sono sempre più di bassissimo livello e fanno intendere che da quella parte non arriverà mai niente di buono.
In ebollizione anche il Movimento di Grillo.
Gli avvenimenti mettono a dura prova la tenuta.
L’ala di sinistra si affianca al PDc per l’abolizione del reato di clandestinità e la premiata ditta G & C, comprende immediatamente che la crescita delle ultime tre settimane può essere compromessa dallo sbilanciamento evidente.
L’intervento correttore sul blog peggiora però la situazione.
Contemporaneamente arrivano le proteste della destra elettorale che preannuncia un abbandono.
Il guru genovese tocca con mano quanto sia impossibile rimanere in equilibrio tra destra e sinistra anche per un movimento di protesta come il suo.
Lo sfogo oggi arriva a bollare IFQ come finti amici, solo perché non si sono aggregati all’indirizzo azzardato del momento, ed hanno osato a criticare il suo operato.
Quello che Grillo non capisce o che fa finta di non capire, è che la sinistra dei Padellaro, dei Gomez degli Scanzi, e la destra liberale di Travaglio, che hanno sentito in precedenza la necessità di rinnovamento reale della classe politica italiana ormai fallita, decotta e senza speranza, non possono seguirlo nei vecchi trucchi di quel mondo che si vuol cambiare.
Questa nuova presa di posizione del guru, farà aprire ancora di più gli occhi ai giornalisti di IFQ sulle potenzialità reali di cambiamento del M5S.
L’impressione che se ne trae è che anche la “Rivoluzione democratica” di Grillo stia per esaurire la spinta dell’ultimo anno, anche se tra alti e bassi continuerà ad essere presente nei prossimi mesi nella politica italiana.
In casa PDc si stanno verificando fatti politici piuttosto comici.
Si sta attuando lo sport più vecchio della politica italiana. Il salto sul carro del vincitore, che nello specifico degli attori-atleti del PDc si tratta del salto sul carro funebre.
In settimana le cronache riportavano di particolari sondaggi che circolavano al Nazareno.
L’80 % delle correnti si è schierato con Renzi.
Da altro 3D si legge questo di Civati:
“A Milano si direbbe una roba da matti.
Sì, perché a leggere delle decine di franceschiniani e lettiani che dal Parlamento sosterranno Renzi…………….”
A Bari, stamani, si sono aggregati anche i dalemiani e i vendoliani.
Tutti insieme appassionatamente sul carro funebre.
Il servizio del Tg della 7 delle 20,00 ci ha mostrato anche Latorre ad ascoltare Renzi.
La cadrega non la vuole mollare proprio nessuno.
Dal punto di vista sociologico si registra che i due pifferai, Berlusconi e Grillo, sono entrati in crisi, mentre è in ascesa il terzo pifferaio Renzie.
Ora tocca al PDc subire le tecniche del berlusconismo e del grillismo.
E questo significa soltanto che questa fase politica è caratterizzata solo e soltanto da questi fenomeni.
Nel PDc, coloro che provengono dal classico percorso Pci-Pds-Ds-Pd e non si sono ancora accorti di supportare il PDc, si sono chiesti negli ultimi 15 anni come possono supportare quelli di destra un pifferaio come Berlusconi.
Negli ultimi due anni si stanno chiedendo come gli elettori grillini possono supportare un pifferaio come Grillo.
I grillini si chiedono la stessa cosa per i piddicini e per i mussulmani.
Lo stesso avviene a destra con Grillo.
Quello che i piddicini non si rendono conto, o fanno finta di non rendersi conto per convenienza è che anche loro sono sullo stesso piano dei concorrenti.
In settimana, tra il nicchete e patecchete, Renzi ha annunciato che farà il segretario e continuerà a fare il sindaco, perché secondo lui è in grado di svolgere contemporaneamente le due funzioni.
Questo è esattamente il vecchio della politica. Tenere per convenienza il piede in due scarpe.
Anche i sassi sanno che non si possono svolgere bene contemporaneamente le due funzioni.
In modo particolare in tempi difficili come questi.
Eppure ai piddicini sta bene così. Il vecchio che avanza mascherato da rinnovamento.
Questo Paese è ben messo male e non ha nessunissima speranza per uscire da questa Morta Gora imperante.
L’Alba dorata de’ noantri, la Lega Nord, è scesa in campo stamani a Torino per manifestare contro i clandestini, ritenuti tutti uguali. Sono dei criminali. Comprese le donne, i bambini e i ragazzi che sacppano dalle guerre.
Oggi sono iniziati i primi scontri di stagione. Alba dorata si è scontrata con gli autonomi che sono usciti dalla caverne.
Da queste parti negli ultimi giorni la temperatura si è abbassata come non mai, dal troppo caldo di un mese fa, oggi fa troppo freddo.
Ma a riscaldarci ci pensa la politica con un autunno caldo e quasi certamente un inverno anche lui caldo.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Gesù, Gesù,……… Maronn'u'carmn"……………Siete tornati tutti sul vecchio forum???????
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Re: Come se ne viene fuori ?
La lunga agonia italiana – 73
Un drammatico vuoto di potere - 62
I giorni della follia - 60
Caos calmo - 6
Se non avesse prevalso il Caimano portatore di un disegno ben preciso, sbarrare la strada dell'elezione a presidente di chi era considerato un avversario e non un amico, oltre ai poteri forti indigeni e internazionali, la storia d'Italia degli ultimi 7 mesi avrebbe seguito un altro percorso.
La causa risiede tutta nei 101 e più incapucciati che si annidano nel PDc, e che vengono tenuti nascosti come viene tenuta nascosta una loggia massonica segreta.
Da “I tre giorni del condor” a “I tre giorni che sconvolsero il Pd”.
‘I tre giorni che sconvolsero il Pd’,
Zampa: “A fucilare Prodi furono più di 101 traditori”
====================================================
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/10/ ... ri/248903/
====================================================
E’ il 19 aprile 2013. Alla Camera è previsto il quarto scrutinio per nominare il presidente della Repubblica. Il Pd, dopo il fallimento della corsa di Franco Marini al Quirinale, punta tutto su Romano Prodi. L’Assemblea ha acclamato questa scelta fatta dal segretario Pierluigi Bersani con un’ovazione. Ma già prima del voto e dei 101 franchi tiratori, Prodi sa bene che non verrà eletto. Lo dice alla moglie e al figlio in una telefonata: “Non passerò”. La convinzione del professore prende corpo a seguito di tre telefonate fatte nelle ore precedenti alla votazione: La prima con Massimo D’Alema, la seconda con Mario Monti e la terza con Stefano Rodotà. Le tre telefonate sono raccontate nel libro “I tre giorni che sconvolsero il Pd” (Imprimatur editore), scritto dalla deputata del Pd Sandra Zampa, in passato portavoce del Professore. “In realtà – spiega Zampa – i traditori nel Pd sono più di 101, perché so che alcuni grillini e un gruppo di parlamentari di Scelta Civica votarono per Prodi”. Una convergenze di interessi e vendette personali. “Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi – sottolinea tuttavia Zampa – si spese molto per il professore, e probabilmente in questo gioco delle correnti vollero colpire Prodi anche per affossare Renzi” di Irene Buscemi
13 ottobre 2013
Un drammatico vuoto di potere - 62
I giorni della follia - 60
Caos calmo - 6
Se non avesse prevalso il Caimano portatore di un disegno ben preciso, sbarrare la strada dell'elezione a presidente di chi era considerato un avversario e non un amico, oltre ai poteri forti indigeni e internazionali, la storia d'Italia degli ultimi 7 mesi avrebbe seguito un altro percorso.
La causa risiede tutta nei 101 e più incapucciati che si annidano nel PDc, e che vengono tenuti nascosti come viene tenuta nascosta una loggia massonica segreta.
Da “I tre giorni del condor” a “I tre giorni che sconvolsero il Pd”.
‘I tre giorni che sconvolsero il Pd’,
Zampa: “A fucilare Prodi furono più di 101 traditori”
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http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/10/ ... ri/248903/
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E’ il 19 aprile 2013. Alla Camera è previsto il quarto scrutinio per nominare il presidente della Repubblica. Il Pd, dopo il fallimento della corsa di Franco Marini al Quirinale, punta tutto su Romano Prodi. L’Assemblea ha acclamato questa scelta fatta dal segretario Pierluigi Bersani con un’ovazione. Ma già prima del voto e dei 101 franchi tiratori, Prodi sa bene che non verrà eletto. Lo dice alla moglie e al figlio in una telefonata: “Non passerò”. La convinzione del professore prende corpo a seguito di tre telefonate fatte nelle ore precedenti alla votazione: La prima con Massimo D’Alema, la seconda con Mario Monti e la terza con Stefano Rodotà. Le tre telefonate sono raccontate nel libro “I tre giorni che sconvolsero il Pd” (Imprimatur editore), scritto dalla deputata del Pd Sandra Zampa, in passato portavoce del Professore. “In realtà – spiega Zampa – i traditori nel Pd sono più di 101, perché so che alcuni grillini e un gruppo di parlamentari di Scelta Civica votarono per Prodi”. Una convergenze di interessi e vendette personali. “Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi – sottolinea tuttavia Zampa – si spese molto per il professore, e probabilmente in questo gioco delle correnti vollero colpire Prodi anche per affossare Renzi” di Irene Buscemi
13 ottobre 2013
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Come se ne viene fuori ?
La lunga agonia italiana – 74
Un drammatico vuoto di potere - 63
I giorni della follia - 61
Caos calmo - 7
Tagli e niente Imu, il crac dei Comuni è un default a rate
(Stefano Feltri).
13/10/2013 di triskel182
[img]
http://triskel182.files.wordpress.com/2 ... =500&h=250[/img]
DA MILANO A ROMA, A PALERMO: IL DISSESTO NON È SOLO COLPA DEI SINDACI. I GOVERNI MONTI E LETTA HANNO RIDOTTO I FONDI E ORA TOCCA ALLE AMMINISTRAZIONI ELIMINARE SERVIZI CHE NON SANNO COME PAGARE. ABOLIRE LA TASSA SULLA PRIMA CASA HA INNESCATO IL CAOS.
A Milano il buco è di 500 milioni. A Roma di 864, a Napoli di 861, a Catania di 528 milioni. E questo per stare soltanto ai casi più noti, ricordati qualche giorno fa dal Sole24Ore. Ma ce ne sono mille altri, mezza Sicilia è praticamente in default, Taormina, per esempio, sta per crollare sotto il peso di 50 milioni di euro di debiti. Che cosa sta succedendo? La spiegazione più classica sarebbe la più semplice e, tutto sommato, rassicurante: tutta colpa dei sindaci spendaccioni, come nel caso di Alessandria, dove da oltre un anno i commissari liquidatori gestiscono le conseguenze del dissesto (il sindaco Piercarlo Fabbio, Pdl, usava le casse comunali per acquisti come quello di un tartufo da 12 mila euro da donare a Silvio Berlusconi). Purtroppo il fenomeno è più inquietante. Mentre lo spread calava, i governi Monti e Letta annunciavano la fine dell’emergenza, con l’Italia finalmente lontana dal rischio bancarotta, la crisi di finanza pubblica si è spostata a livello locale: i Comuni sono stati immolati per dare una parvenza di solidità alla Repubblica italiana e per concedere a Silvio Berlusconi e al suo Pdl il contentino della abolizione (per ora solo della prima rata) dell’Imu sulla prima casa. Il groviglio di norme è ostico, ma la sintesi è lampante: i servizi dei Comuni – asili, assistenza sociale, trasporti – erano finanziati in gran parte da trasferimenti dal governo centrale di Roma, soldi che ora non arrivano più. E i sindaci devono decidere se cancellare i servizi o andare incontro alla bancarotta spendendo soldi che non hanno, emettendo fatture che non salderanno mai. In teoria, un Comune può spendere soltanto i soldi che ha in cassa, non emette debito pubblico. Ma il 2013 è un anno particolare: siamo a metà ottobre e i Comuni italiani ancora non hanno approvato il bilancio di previsione per l’anno in corso che doveva essere pronto a fine 2012. Non l’hanno fatto perché il governo continua a cambiare le regole e a tagliare fondi, quindi i sindaci non sanno quanti soldi hanno a disposizione per il 2013. Come hanno superato, quindi, questi dieci mesi? Hanno lavorato “in dodicesimi”, ogni mese spendono un dodicesimo della spesa complessiva del 2012. Peccato che – quasi sempre – le risorse del 2013 saranno inferiori a quelle dello scorso anno, ma visto che ancora non è chiaro di quanto, i comuni continuano a spendere. Tradotto: stanno spendendo soldi che non esistono, sono le basi per la bancarotta. E gli 864 milioni di euro di buco che il Comune di Roma non sa come coprire, sono dovuti in parte anche a questa condizione di precarietà contabile. “I Comuni italiani vanno aiutati perché non ce la fanno più a sopravvivere”, diceva in aprile la presidente della Camera Laura Boldrini.
Il federalismo incompiuto alla base del disastro
Questo enorme pasticcio ha tanti padri, dal centrosinistra che negli anni Novanta ha fatto una riforma costituzionale federalista confusa, fino al governo Berlusconi che, spinto dalla Lega, ha imposto un federalismo fiscale lasciato a metà. Ma i problemi seri cominciano con i tagli delle manovre di austerità di Mario Monti. Un passo indietro: lo scopo del federalismo fiscale era azzerare i trasferimenti dallo Stato centrale ai comuni e dare loro l’autonomia di imporre tributi in misura equivalente, nella convinzione che sindaci più responsabilizzati sarebbero stati molto attenti a spendere bene e a tenere basso il livello di pressione fiscale oppure non sarebbero stati rieletti. Ma un comune come Cortina d’Ampezzo è pieno di seconde case che generano gettito e deve offrire pochi servizi, perché i turisti ad alto reddito hanno poche esigenze. Al contrario, Napoli ha poche opportunità di fare cassa e deve garantire servizi a centinaia di migliaia di persone a basso reddito che non pagano imposte. Quindi serve comunque un intervento dal centro che sposti risorse dai comuni che hanno molti soldi e poche esigenze a quelli bisognosi. La legge sul federalismo del 2009 prevede quindi questo schema: una Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale (Copaff) fissa i costi standard dei servizi e il loro livello minimo – quanto bisogna spendere per avere una corsa di autobus ogni 30 minuti tra periferia e centro? – cosicché si possano stabilire le esigenze finanziarie di ogni comune. Se poi un sindaco è privo di risorse per garantire il livello minimo di servizi ha diritto ad accedere a un “fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante”, lo dice l’articolo 119 della Costituzione. Se ci sono pochi soldi, bisognerebbe avere il coraggio di abbassare il livello dei servizi giudicati essenziali fino al livello che ci possiamo permettere. Invece Mario Monti ha seguito un’altra linea: ha svuotato il fondo perequativo, sul 2012 ha tagliato 500 milioni di euro e per il 2013 2 miliardi. Morale: i Comuni hanno perso trasferimenti per 12 miliardi circa, ma nel 2011 hanno ricevuto dal fondo perequativo (cioè sempre da Roma, di fatto) 11,4 miliardi di euro. Nel 2012 soltanto 6,8 e nel 2013 dovevano essere 4,8 miliardi, poi la cancellazione della prima rata dell’Imu (2 miliardi compensati da altri 2,4 la cui distribuzione è da definire) ha reso ancora più incerta la somma. Non parliamo poi delle incognite sulla seconda rata che vale 2,4 miliardi. Il governo ha detto ai Comuni che non dovranno riscuoterla, ma nulla si sa su come e dove lo Stato troverà i soldi per compensare il mancato gettito. Detto in altro modo: i trasferimenti dal governo centrale agli enti locali sono stati ridotti, tra il 2010 e il 2012, del 19 per cento, le tasse locali sono cresciute dell’11. Ma la spesa finale degli enti locali è calata solo del 5 per cento (e gran parte di questo taglio è dovuto a una drastica riduzione del 22 per cento degli investimenti). Il conto non è in pareggio e quindi i comuni vanno in default. Perché, come ha comunicato la Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale (Copaff) al Fondo monetario internazionale lo scorso 3 luglio, nella finanza regionale “tutte le principali misure di attuazione sono mancanti”.
I debiti che non compaiono nei bilanci ufficiali
Per complicare ancora le cose, il governo Letta ha sostituito il fondo perequativo con un nuovo “fondo di solidarietà comunale”: il 16 settembre il governo ha comunicato di aver erogato – dal ministero dell’Interno – 2,5 miliardi di euro. Pochini per coprire tutte le esigenze, quale sarà la somma finale non è dato sapere. Per avere il quadro complessivo bisogna aggiungere due dati. Ci sono comuni che sono riusciti a evitare il dissesto finanziario, e il conseguente arrivo di un commissario al posto del sindaco, grazie alla legge salva-Napoli del 2012, approvata da Monti, che introduce lo “stato di pre-dissesto” per le città quasi-fallite. Questi Comuni (da Napoli a Campione d’Italia) possono ottenere un prestito di 100 euro per abitante da restituire in 10 anni da un “fondo rotativo”. Che ruota nel senso che dei 270 milioni ricevuti, ogni anno Napoli dovrebbe rimetterne nel fondo 27, cosicché altri Comuni possano beneficiare di analogo supporto. Peccato che, con il calo dei trasferimenti, la crisi e tutto il resto, per le città in pre-dissesto sia sempre più difficile restituire il dovuto.
Secondo dato da ricordare: i debiti fuori bilancio. Per anni i Comuni hanno accumulato passività mai registrate, fatture emesse ma non contabilizzate, soldi da pagare che però non risultavano nel bilancio ufficiale: erano 494 milioni di euro nel 2003, sono arrivati a 1,2 miliardi nel 2012 (ammesso che questa cifra sia definitiva visto che, come ovvio, finché restano fuori bilancio i debiti sono difficili da contare). Il buco, insomma, è ancora più vasto di quanto sembra.
Da Il Fatto Quotidiano del 13/10/2013.
Un drammatico vuoto di potere - 63
I giorni della follia - 61
Caos calmo - 7
Tagli e niente Imu, il crac dei Comuni è un default a rate
(Stefano Feltri).
13/10/2013 di triskel182
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http://triskel182.files.wordpress.com/2 ... =500&h=250[/img]
DA MILANO A ROMA, A PALERMO: IL DISSESTO NON È SOLO COLPA DEI SINDACI. I GOVERNI MONTI E LETTA HANNO RIDOTTO I FONDI E ORA TOCCA ALLE AMMINISTRAZIONI ELIMINARE SERVIZI CHE NON SANNO COME PAGARE. ABOLIRE LA TASSA SULLA PRIMA CASA HA INNESCATO IL CAOS.
A Milano il buco è di 500 milioni. A Roma di 864, a Napoli di 861, a Catania di 528 milioni. E questo per stare soltanto ai casi più noti, ricordati qualche giorno fa dal Sole24Ore. Ma ce ne sono mille altri, mezza Sicilia è praticamente in default, Taormina, per esempio, sta per crollare sotto il peso di 50 milioni di euro di debiti. Che cosa sta succedendo? La spiegazione più classica sarebbe la più semplice e, tutto sommato, rassicurante: tutta colpa dei sindaci spendaccioni, come nel caso di Alessandria, dove da oltre un anno i commissari liquidatori gestiscono le conseguenze del dissesto (il sindaco Piercarlo Fabbio, Pdl, usava le casse comunali per acquisti come quello di un tartufo da 12 mila euro da donare a Silvio Berlusconi). Purtroppo il fenomeno è più inquietante. Mentre lo spread calava, i governi Monti e Letta annunciavano la fine dell’emergenza, con l’Italia finalmente lontana dal rischio bancarotta, la crisi di finanza pubblica si è spostata a livello locale: i Comuni sono stati immolati per dare una parvenza di solidità alla Repubblica italiana e per concedere a Silvio Berlusconi e al suo Pdl il contentino della abolizione (per ora solo della prima rata) dell’Imu sulla prima casa. Il groviglio di norme è ostico, ma la sintesi è lampante: i servizi dei Comuni – asili, assistenza sociale, trasporti – erano finanziati in gran parte da trasferimenti dal governo centrale di Roma, soldi che ora non arrivano più. E i sindaci devono decidere se cancellare i servizi o andare incontro alla bancarotta spendendo soldi che non hanno, emettendo fatture che non salderanno mai. In teoria, un Comune può spendere soltanto i soldi che ha in cassa, non emette debito pubblico. Ma il 2013 è un anno particolare: siamo a metà ottobre e i Comuni italiani ancora non hanno approvato il bilancio di previsione per l’anno in corso che doveva essere pronto a fine 2012. Non l’hanno fatto perché il governo continua a cambiare le regole e a tagliare fondi, quindi i sindaci non sanno quanti soldi hanno a disposizione per il 2013. Come hanno superato, quindi, questi dieci mesi? Hanno lavorato “in dodicesimi”, ogni mese spendono un dodicesimo della spesa complessiva del 2012. Peccato che – quasi sempre – le risorse del 2013 saranno inferiori a quelle dello scorso anno, ma visto che ancora non è chiaro di quanto, i comuni continuano a spendere. Tradotto: stanno spendendo soldi che non esistono, sono le basi per la bancarotta. E gli 864 milioni di euro di buco che il Comune di Roma non sa come coprire, sono dovuti in parte anche a questa condizione di precarietà contabile. “I Comuni italiani vanno aiutati perché non ce la fanno più a sopravvivere”, diceva in aprile la presidente della Camera Laura Boldrini.
Il federalismo incompiuto alla base del disastro
Questo enorme pasticcio ha tanti padri, dal centrosinistra che negli anni Novanta ha fatto una riforma costituzionale federalista confusa, fino al governo Berlusconi che, spinto dalla Lega, ha imposto un federalismo fiscale lasciato a metà. Ma i problemi seri cominciano con i tagli delle manovre di austerità di Mario Monti. Un passo indietro: lo scopo del federalismo fiscale era azzerare i trasferimenti dallo Stato centrale ai comuni e dare loro l’autonomia di imporre tributi in misura equivalente, nella convinzione che sindaci più responsabilizzati sarebbero stati molto attenti a spendere bene e a tenere basso il livello di pressione fiscale oppure non sarebbero stati rieletti. Ma un comune come Cortina d’Ampezzo è pieno di seconde case che generano gettito e deve offrire pochi servizi, perché i turisti ad alto reddito hanno poche esigenze. Al contrario, Napoli ha poche opportunità di fare cassa e deve garantire servizi a centinaia di migliaia di persone a basso reddito che non pagano imposte. Quindi serve comunque un intervento dal centro che sposti risorse dai comuni che hanno molti soldi e poche esigenze a quelli bisognosi. La legge sul federalismo del 2009 prevede quindi questo schema: una Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale (Copaff) fissa i costi standard dei servizi e il loro livello minimo – quanto bisogna spendere per avere una corsa di autobus ogni 30 minuti tra periferia e centro? – cosicché si possano stabilire le esigenze finanziarie di ogni comune. Se poi un sindaco è privo di risorse per garantire il livello minimo di servizi ha diritto ad accedere a un “fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante”, lo dice l’articolo 119 della Costituzione. Se ci sono pochi soldi, bisognerebbe avere il coraggio di abbassare il livello dei servizi giudicati essenziali fino al livello che ci possiamo permettere. Invece Mario Monti ha seguito un’altra linea: ha svuotato il fondo perequativo, sul 2012 ha tagliato 500 milioni di euro e per il 2013 2 miliardi. Morale: i Comuni hanno perso trasferimenti per 12 miliardi circa, ma nel 2011 hanno ricevuto dal fondo perequativo (cioè sempre da Roma, di fatto) 11,4 miliardi di euro. Nel 2012 soltanto 6,8 e nel 2013 dovevano essere 4,8 miliardi, poi la cancellazione della prima rata dell’Imu (2 miliardi compensati da altri 2,4 la cui distribuzione è da definire) ha reso ancora più incerta la somma. Non parliamo poi delle incognite sulla seconda rata che vale 2,4 miliardi. Il governo ha detto ai Comuni che non dovranno riscuoterla, ma nulla si sa su come e dove lo Stato troverà i soldi per compensare il mancato gettito. Detto in altro modo: i trasferimenti dal governo centrale agli enti locali sono stati ridotti, tra il 2010 e il 2012, del 19 per cento, le tasse locali sono cresciute dell’11. Ma la spesa finale degli enti locali è calata solo del 5 per cento (e gran parte di questo taglio è dovuto a una drastica riduzione del 22 per cento degli investimenti). Il conto non è in pareggio e quindi i comuni vanno in default. Perché, come ha comunicato la Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale (Copaff) al Fondo monetario internazionale lo scorso 3 luglio, nella finanza regionale “tutte le principali misure di attuazione sono mancanti”.
I debiti che non compaiono nei bilanci ufficiali
Per complicare ancora le cose, il governo Letta ha sostituito il fondo perequativo con un nuovo “fondo di solidarietà comunale”: il 16 settembre il governo ha comunicato di aver erogato – dal ministero dell’Interno – 2,5 miliardi di euro. Pochini per coprire tutte le esigenze, quale sarà la somma finale non è dato sapere. Per avere il quadro complessivo bisogna aggiungere due dati. Ci sono comuni che sono riusciti a evitare il dissesto finanziario, e il conseguente arrivo di un commissario al posto del sindaco, grazie alla legge salva-Napoli del 2012, approvata da Monti, che introduce lo “stato di pre-dissesto” per le città quasi-fallite. Questi Comuni (da Napoli a Campione d’Italia) possono ottenere un prestito di 100 euro per abitante da restituire in 10 anni da un “fondo rotativo”. Che ruota nel senso che dei 270 milioni ricevuti, ogni anno Napoli dovrebbe rimetterne nel fondo 27, cosicché altri Comuni possano beneficiare di analogo supporto. Peccato che, con il calo dei trasferimenti, la crisi e tutto il resto, per le città in pre-dissesto sia sempre più difficile restituire il dovuto.
Secondo dato da ricordare: i debiti fuori bilancio. Per anni i Comuni hanno accumulato passività mai registrate, fatture emesse ma non contabilizzate, soldi da pagare che però non risultavano nel bilancio ufficiale: erano 494 milioni di euro nel 2003, sono arrivati a 1,2 miliardi nel 2012 (ammesso che questa cifra sia definitiva visto che, come ovvio, finché restano fuori bilancio i debiti sono difficili da contare). Il buco, insomma, è ancora più vasto di quanto sembra.
Da Il Fatto Quotidiano del 13/10/2013.
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Re: Come se ne viene fuori ?
La lunga agonia italiana – 75
Un drammatico vuoto di potere - 64
I giorni della follia - 62
Caos calmo - 8
Il Tg7 delle 20,00, annuncia che Letta ha disposto un intervento militare nel canale di Sicilia. Navi più aerei.
E fin qui va bene.
Ma la richiesta della Croce Rossa e del sindaco Emiliano sono ancora più consone nella fase attuale, visto che anche oggi è stato avvistato un nuovo barcone.
A LAMPEDUSA AVVISTATO BARCONE CON 400 A BORDO
Catania, centinaia di migranti in fuga
dal centro d'accoglienza temporanea
Una linea diretta tra la Libia e l’Italia metterebbe fine alle morti. Soprattutto quelle di bambini.
Troppi bambini morti.
L’acqua adesso è fredda oltre il dovuto. E’ un crimine per gli adulti costretti a galleggiare per qualche ora in acque fredde.
E’ un crimine triplo costringere bambini a questa esperienza che spesso si conclude con la morte.
Cerchiamo di evitare l’ennesimo “Tu passerai per il camino” voluto dai criminali nazisti.
Un drammatico vuoto di potere - 64
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Il Tg7 delle 20,00, annuncia che Letta ha disposto un intervento militare nel canale di Sicilia. Navi più aerei.
E fin qui va bene.
Ma la richiesta della Croce Rossa e del sindaco Emiliano sono ancora più consone nella fase attuale, visto che anche oggi è stato avvistato un nuovo barcone.
A LAMPEDUSA AVVISTATO BARCONE CON 400 A BORDO
Catania, centinaia di migranti in fuga
dal centro d'accoglienza temporanea
Una linea diretta tra la Libia e l’Italia metterebbe fine alle morti. Soprattutto quelle di bambini.
Troppi bambini morti.
L’acqua adesso è fredda oltre il dovuto. E’ un crimine per gli adulti costretti a galleggiare per qualche ora in acque fredde.
E’ un crimine triplo costringere bambini a questa esperienza che spesso si conclude con la morte.
Cerchiamo di evitare l’ennesimo “Tu passerai per il camino” voluto dai criminali nazisti.
Re: Come se ne viene fuori ?
ma quale fredda? è 25 gradi , quanto quella delle piscine . io oggi ho fatto il bagno c'erano 30 gradi e un tasso di umidità tropicale .
ciò non toglie gravità all'emergenza... per carità
ma il problema non è certo l'ipotermia.
( nessun africano sa nuotare , manco i tunisini che sono qui da vent'anni sanno nuotare )
ciò non toglie gravità all'emergenza... per carità
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Re: Come se ne viene fuori ?
Amadeus ha scritto:ma quale fredda? è 25 gradi , quanto quella delle piscine . io oggi ho fatto il bagno c'erano 30 gradi e un tasso di umidità tropicale .
ciò non toglie gravità all'emergenza... per carità
ma il problema non è certo l'ipotermia.
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Vuoi dire che i giornalisti Tv che fanno i servizi raccontano palle?
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Re: Come se ne viene fuori ?
camillobenso ha scritto:Amadeus ha scritto:ma quale fredda? è 25 gradi , quanto quella delle piscine . io oggi ho fatto il bagno c'erano 30 gradi e un tasso di umidità tropicale .
ciò non toglie gravità all'emergenza... per carità
ma il problema non è certo l'ipotermia.
( nessun africano sa nuotare , manco i tunisini che sono qui da vent'anni sanno nuotare )
Vuoi dire che i giornalisti Tv che fanno i servizi raccontano palle?
Dal bollettino meteo sembrerebbe di si.
Ma questo vale anche per le ore notturne senza il riscaldamento del sole?
Re: Come se ne viene fuori ?
sei tremendo... hai dovuto verificare sul meteo
la capacità termica dell'acqua è superiore a quella dell'aria, quindi di notte , paradossalmente, si sta meglio in acqua
non hai mai fatto un bagno col vento? o di notte ? sei mai stato in sicilia sud orientale durante l'estate di san martino?
se avessero un cavolo di salvagente nessuno morirebbe, non è clima da assideramento.
c'è un anticiclone africano da paura .
la capacità termica dell'acqua è superiore a quella dell'aria, quindi di notte , paradossalmente, si sta meglio in acqua
non hai mai fatto un bagno col vento? o di notte ? sei mai stato in sicilia sud orientale durante l'estate di san martino?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Amadeus ha scritto:sei tremendo... hai dovuto verificare sul meteo
la capacità termica dell'acqua è superiore a quella dell'aria, quindi di notte , paradossalmente, si sta meglio in acqua
non hai mai fatto un bagno col vento? o di notte ? sei mai stato in sicilia sud orientale durante l'estate di san martino?
se avessero un cavolo di salvagente nessuno morirebbe, non è clima da assideramento.
c'è un anticiclone africano da paura .
sei tremendo... hai dovuto verificare sul meteo
Mi sembra normale che dopo i servizi Tv in cui si parla di acqua fredda contro la tua osservazione si possa controllare non capendo il motivo della segnalazione di acqua fredda da parte dei cronisti.
E' un pò come per l'informazione in politica.
Da Libero.it:
IL ROTTAMATORE CONTRO L'AMNISTIA
Renzi sbugiarda la sinistra
"E' manettara solo quando
c'è di mezzo Berlusconi"
Non mi sembra abbia detto questo
Chi c’è in linea
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