Come se ne viene fuori ?

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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

La lunga agonia italiana – 77
Un drammatico vuoto di potere - 66
I giorni della follia - 64

Caos calmo - 10


Un Paese diversamente narcotizzato a vari livelli, sta accentando la rinuncia alla crescita già dall’anno 2000.

Con la crisi del 2008 il governo Berlusconi non ha messo in atto i provvedimenti necessari a contenere l’emergenza. Aveva altro da pensare.

Ma neppure l’opposizione è stata all’altezza di costringere il governo a prendere provvedimenti ad hoc.

Per vari motivi Monti non è stato all’altezza della situazione.

Letta Enrico, non è di certo l’uomo adatto a dare una scossa nel tentativo di invertire la rotta.

E’ un attuatore dello stato di conservazione della casta e del piano superiore dei poteri forti.

Con i cerotti continui applicati all’economia italiana non si va da nessuna parte.

Il Prof. Riccardo Realfonzo, economista docente all’Università del Sannio, ai cerotti preferisce sostituire il paragone della cura del cancro con l’aspirina.


*****


La manovra economica del governo come una aspirina contro il cancro

di Riccardo Realfonzo | 16 ottobre 2013Commenti (114)


Dopo tanti sacrifici molti attendevano che la manovra economica del governo Letta ridesse fiato all’economia italiana, la quale dal 2007 ad oggi ha perso addirittura il 9 per cento della produzione di beni e servizi e ha visto raddoppiare la disoccupazione, da un milione e mezzo a tre milioni di unità. Riuscirà la manovra nell’impresa, portando il Pil a crescere almeno di un punto percentuale nel 2014 come il governo prevede?

Il cuore economico e politico della Legge di Stabilità consiste nella riduzione del cuneo fiscale, cioè della differenza tra il costo che mediamente le imprese sostengono per ogni lavoratore e il salario netto che entra nelle tasche del lavoratore stesso. Una differenza dovuta, naturalmente, al peso di tasse e contributi che gravano sulle tasche degli imprenditori e dei lavoratori, e che in Italia è piuttosto elevato (secondo l’OCSE il cuneo assorbe il 47,6 per cento del costo del lavoro, contro una media del 35,6 per cento dell’insieme dei paesi OCSE). Nessuno discute che la riduzione del cuneo fiscale sia di per sé è cosa buona e giusta.
Infatti, nella misura in cui riduce il costo del lavoro per le imprese, essa determina una contrazione dei costi di produzione e quindi dei prezzi di vendita delle merci e dei servizi, facendo aumentare la competitività dell’industria nazionale.

In questo modo, si rilanciano le esportazioni e si invogliano i consumatori a un maggiore acquisto di merci nazionali, e ciò porta a una riduzione delle importazioni.

Dall’altro lato, nella misura in cui aumenta il reddito disponibile dei lavoratori, il taglio del cuneo fiscale determina una crescita della domanda di beni di consumo e ciò spinge le imprese ad aumentare la produzione e l’occupazione.

Insomma, l’abbattimento del cuneo fiscale fa crescere la competitività e alimenta la domanda interna, tutte cose di cui abbiamo assoluto bisogno per riprendere la via dello sviluppo.

L’intervento dunque è teoricamente buono, ma vediamo come viene attuato, cioè su che scala e a quale costo.

Sotto il primo aspetto va chiarito che l’intervento del governo – tra sgravi Irpef e Irap, e decontribuzioni Inail – taglia il cuneo di 10,6 miliardi nel triennio, appena 2,5 miliardi nel 2014. A ben vedere, si tratta di un intervento estremamente contenuto, che nel 2014 metterà nelle tasche di un lavoratore medio solo una manciata di euro al mese e ben poco respiro darà alle imprese che non vedranno variare significativamente il costo del lavoro per unità di prodotto. Considerata la sua entità, si tratta dunque di un intervento che avrà effetti limitatissimi e che avrebbe potuto cominciare ad avere un qualche rilievo solo se l’intero importo previsto nel triennio avesse riguardato il solo 2014.

E qual è il costo di questa manovra?

In altre parole, come viene finanziata?

Ebbene, le risorse complessive della Legge di Stabilità del governo – che per il 2014 vale 11,6 miliardi – provengono soprattutto da tagli di spesa pubblica, da dismissioni, da qualche maggiore entrata e dal solito blocco della contrattazione e del turnover nel pubblico impiego. Va de sé, ed è questo il punto che qui più è rilevante sottolineare, che i tagli della spesa pubblica, gli aumenti delle tasse e la mannaia sui lavoratori pubblici portano con loro una minore domanda di merci e servizi proveniente direttamente o indirettamente dal settore pubblico e da quello privato, e questo azzera i già risicati effetti positivi dell’aumento del reddito disponibile delle famiglie assicurato dal taglio del cuneo.

Se, infatti, il taglio del cuneo alimentava la domanda, tagli e tasse la riducono in misura maggiore. E se la domanda complessiva non torna a crescere non possiamo sperare che l’economia riparta.

Le osservazioni appena fatte ci portano alla filosofia di fondo della manovra del governo. Si tratta di una manovra nella quale complessivamente alcune piccole riduzioni della pressione fiscale vengono finanziate con altrettante riduzioni della spesa pubblica.

A ben vedere, lo scopo principale della manovra è restare dentro i tanto discussi vincoli europei, e in particolare tenere il deficit pubblico (la differenza annua tra uscite ed entrate pubbliche) entro il limite del 3 per cento del Pil.

Ed è qui che casca l’asino.

È infatti ormai acclarato – e a questo riguardo rinvio al “monito degli economisti“ pubblicato dal Financial Times – che in Europa sono in atto processi cumulativi di divergenza territoriale alimentati dalle politiche di austerità.

Questi processi portano a una divaricazione drammatica tra aree centrali in crescita (in primis, la Germania) e aree periferiche in declino (l’Italia e gli altri Piggs).

Ebbene, qualunque manovra anche piena di buone intenzioni ma che si muova dentro la cornice attuale dei vincoli non può riuscire a invertire i processi di divergenza in atto, e quindi a metterci al passo delle aree centrali d’Europa.

Con la certezza che presto o tardi, in assenza di un cambiamento delle politiche europee, il gioco dell’euro salterà.

Insomma, se è pur vero che il taglio del cuneo fiscale va nella direzione giusta, la sua collocazione dentro la “filosofia vincolista” della finanza pubblica ne sterilizza i magri effetti positivi, e la rende una medicina del tutto inadeguata al male devastante che viviamo, un po’ come l’aspirina contro il cancro.
paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da paolo11 »

https://www.youtube.com/watch?v=iuP9WqLhq40
Cosa diceva Silvio delle nostre banche.Infatti la bce a dato miliardi alle banca al 1% e loro hanno comprato i bot al 4 -5% In questo modo hanno salvato gli artigiani ecc.....infatti si sono suicidati.Quei soldi erano destinati all'economia non alle banche.
Ma di bugiardi ne abbiamo molti ma lui ha superato sempre tutti.
Ciao
Paolo11
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

CITAZIONI
"Non è grave il clamore chiassoso dei violenti, bensì il silenzio spaventoso delle persone oneste.”

Martin Luther King
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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La lunga agonia italiana – 79
Un drammatico vuoto di potere - 68
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Caos calmo - 12



“Io so ma non ho le prove” scriveva Pasolini

(Alessandro Di Battista).
16/10/2013 di triskel182


“Io so” scriveva Pasolini, “ma non ho le prove”.

Io non sono sicuro di sapere ma ho un sospetto e lo condivido.

Credo che la decadenza del condannato verra’ votata con il voto palese.

Oggi ho ascoltato Schifani che faceva finta di scaldarsi.

Questo mi ha insospettito. Ormai, dopo 8 mesi nel Palazzo la mia reazione istintiva a quel che dicono tali politicanti e’ non credere.

Sapete quando qualcuno fa finta di darti uno schiaffo e tu reagisci automaticamente con un gesto di protezione?

E’ un automatismo che deriva dal fatto che tu uno schiaffo in vita tua l’hai preso.

Ecco noi cittadini le menzogne le abbiamo ascoltate, troppe.

Il condannato che dice “no alla fiducia” e poi fa il contrario, Letta che dice “abolito il finanziamento pubblico a partiti” quando in realta la legge vergogna (non aboliscono nulla) deve ancora passare in Parlamento.


Sempre Letta che dichiara dal Fazio furioso (quanto ardore ultimamente, siamo contenti di averlo scosso dal torpore della sudditanza perenne) che il M5S ha votato contro il mattarellum, cioe’ non solo ha mentito ma ha dichiarato l’esatto contrario della realta’.

Ormai li conosciamo. Sono volgari truffatori di coscienze.

Appena parlano io penso al contrario. Sempre.

Non e’ bello credetemi, e’ più bello avere fiducia che diffidare ma non e’ possibile averne oggi in Italia.

Ebbene, sarò complottista, ma credo che il voto palese ci sarà e che il PD voterà per la decadenza, credo che il PDL si ribellerà, griderà allo scandalo ma non farà cadere il governo.

“Molto rumore per nulla” direbbe Shakespeare.

Un ricattatore abituale come B. non torna a mani vuote se esce di casa. Mai!

La decadenza rafforzerà il PD che verra’ visto, per la prima volta, come un partito che colpisce B. ma sarà l’indulto e l’amnistia a salvarlo.

La politica non e’ reale, e’ tutto fumo sparato negli occhi a cittadini abituati a guardare senza attenzione.

E’ comunicazione e basta! Che tristezza.

Dipenderà da noi far percepire l’ennesima presa in giro che sta arrivando direttamente da coloro che, il giorno dell’elezione di Napolitano, si ritrovarono e segnarono la strategia.

Pasolini sapeva e scriveva.

Noi sappiamo, non abbiamo le prove e’ vero, ma abbiamo la rete!

Da facebook.com/dibattista.alessandro.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

La lunga agonia italiana – 80
Un drammatico vuoto di potere - 69
I giorni della follia - 67

Caos calmo - 13



Porta a Porta è il più vecchio talk politico.

Porta a Porta è una rubrica televisiva di approfondimento della televisione statale italiana. Essa tratta delle tematiche politiche e di attualità condotta da Bruno Vespa. Da sempre, la trasmissione è andata in onda su Rai 1 in seconda serata; la prima puntata è stata trasmessa il 22 gennaio 1996.
http://it.wikipedia.org/wiki/Porta_a_Porta

*

Ballarò

Ballarò è un talk show politico televisivo nato il 5 novembre 2002, condotto da Giovanni Floris. Va in onda su Rai 3 il martedì in prima serata ed è stato replicato da Rai Extra fino al 2010.


Tutti gli altri talk politici sono più giovani.

Come si arguisce da quanto riportato da Wikipedia, i talk politici sono un prodotto tipico del ventennio.

Visti ad oggi rappresentano l’ennesima furbata della classe politica divenuta “casta”. Il talk sono solo la passerella dei politici per come sono stati impostati.

L’abilità del potere e dei camerieri al seguito, è solo quello di sfiorare alcune problematiche della società italiana, ma mai approfondirle al fine di gettare le basi per una soluzione.

Nella stragrande maggioranza dei casi i politici pretendono che i giornalisti che li intervistano siano amici o di loro gradimento.

Mai giornalisti che possano fare domande ruvide di approfondimento secondo la concezione del quarto potere vigente negli Usa.

I giornalisti amici servono per fargli fare bella figura in una eterna campagna elettorale che non finisce mai dal 1994.

La dimostrazione ce l’ha fornita Verdini a Piazzapulita di circa un mese fa quando l’Annunziata l’ha nominato tra coloro che è stato sollecitato più volte a confrontarsi con la conduttrice Rai ma ha sempre rifiutato. Verdini non se la sente di affrontare il mastino di Sarno.

Non è ancora stata digerita da molti la passerella di Berlusconi a Servizio Pubblico sul finire della passata stagione.

Quello che non riescono a rendersi conto coloro che mugugnano ancora oggi, è che quella è stata una puntata concordata, altrimenti Silvietto a farsi mettere in croce da Travaglio e Santoro in diretta non ci sarebbe mai stato.

Tutto doveva stare dentro i limiti concordati altrimenti non se ne faceva niente.

Quella formula serviva a tutti. A Silvietto per recuperare credito nei suoi, ottenuto con la gag dello spolveramento della sedia dove si era seduto Travaglio, e a Santoro un buon livello di audience, e quindi degli introiti da pubblicità.

Per sfondare in un settore morente, alla Sette si sono inventati una nuova formula, più aggressiva affidata a Gianluigi Paragone.

Lo stesso Paragone imita il giornalismo Usa, senza peli sulla lingua e senza sconti.

In più, dopo quasi un ventennio, non esiste più un pubblico di soli figuranti dove la concessione massima è quella dell’applauso di approvazione.

Nella formula Paragone il pubblico partecipa attivamente con domande oppure vengono fatti interventi da esterni non politici, e in una situazione come questa i parlamentari non reggono più.

Con grande disappunto di Silvietto, che vede i suoi colonnelli abbandonare il campo di battaglia, ieri sera è toccato alla senatrice Casellati, per giunta avvocato.

Quando il confronto si è spostato sull’amnistia legata ad una sola persona, le favolette di rito del centro strategico mussulmano che vediamo negli altri talk non hanno retto e la Casellati essendosene resa conto ha preferito abbandonare la trasmissione.

Anche in questo senso, l’acqua che preme sulla diga ha avuto la meglio. Porre rimedio a quella falla nella parete della diga non sarà facile, e la falla sarà destinata nel tempo ad allargarsi sempre di più fino al crollo dell’argine artificiale.

Ma un’altra falla, ben più grande e pericolosa è stata evidenziata, quella del problema delle carceri.

Paragone ha mandato in onda un servizio sul carcere di Revere, Mantova, quasi finito, e poi abbandonato.

Non era una novità, perché negli anni passati, in tempi di vacche grasse per la politica di questi servizi sulla costruzione e l’abbandono delle carceri nuove ne sono stati mandati in onda a sufficienza.

Come sempre accade in Italia, lo scandalo si esauriva in qualche giorno di mugugno da parte dei sudditi “””indignati”””, e poi regolarmente finiva nel dimenticatoio.

La politica non se ne preoccupava dei soldi rubati allo Stato, e non si sprecava neppure nello sforzo di fare “spallucce”, tanto al massimo una settimana tutto era già dimenticato.

Perché fare finta di indignarsi o trovare una scusa plausibile????

Inutile sprecare energie per niente, ….per cose che vanno a posto per conto loro in una settimana.

E’ pur vero che i corazzieri continuano ad opporre la teoria che Napolitano si è sempre prodigato per la soluzioni dei problemi di sovra affollamento delle carceri, e questo è anche vero.

Ma come ha riportato il servizio di ieri sera, il dato di fondo è che negli ultimi 20 anni sono state costruite

38 carceri nuove,

e ne sono entrate in servizio solo 2.

Quindi tutta l’impalcatura di chi sostiene amnistia ed indulto crolla definitivamente.

Napolitano e la sua parte politica dove sono stati in questi 20 anni??????????????

Ieri Papillon è tornato alla carica con la caduta del governo se la giunta vota per il voto palese al Senato.

Quagliariello si è fatto risentire con la pretesa che l’amnistia deve riguardare anche Berlusconi.

In maniera ancora più scandalosa lo ha precisato l’incappucciato P2 Cicchitto ad Agorà lunedì mattina.

Re Giorgio, non può continuare a fare fessi i suoi sudditi anche di fronte ad un problema reale.

La politica italiana ha sempre risolto il problema di evitare il carcere ad alcuni membri della casta in questo modo. Con amnistie e indulti.

Solo che in tempi come questi Re Giorgio ha fatto una scelta sbagliata e controcorrente.
Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

camillobenso ha scritto: 1) Come si arguisce da quanto riportato da Wikipedia, i talk politici sono un prodotto tipico del ventennio.

2) Quello che non riescono a rendersi conto coloro che mugugnano ancora oggi, è che quella è stata una puntata concordata, altrimenti Silvietto a farsi mettere in croce da Travaglio e Santoro in diretta non ci sarebbe mai stato.

3) Per sfondare in un settore morente, alla Sette si sono inventati una nuova formula, più aggressiva affidata a Gianluigi Paragone.


4) Come sempre accade in Italia, lo scandalo si esauriva in qualche giorno di mugugno da parte dei sudditi “””indignati”””, e poi regolarmente finiva nel dimenticatoio.
1 ) e infatti hanno stufato anche i santi
2) non sono per niente d'accordo, Santoro e Travaglio e i rispettivi super ego, erano convinti di poterlo schiacciare e invece hanno fatto una figura da polli.
3) in giro c'è ricerca di nuove declinazioni di talk - il tentativo di portare la "zanzara" in tv con "radio belva" è fallito subito - grazie a dio, ma la tendenza è quella di accelerare verso il caos supremo.
questa di Paragone è la conferma dell'appiattimento del settore verso il trash.
dati auditel : Su La7 La Gabbia è stato visto da 968.000 spettatori (4.23%).
un successone :mrgreen:
4) sbagliato.
non esiste nessun dimenticatoio.
l'indignazione piano piano diventa impotenza, l'impotenza genera aggressività, l'aggressività compressa genera violenza, le esplosioni di violenza fisica le vediamo tutti i giorni sulla cronaca nera ( era tanto una brava persona! ) quelle di violenza psicologica sono diffusissime ... la quantità di gente nevrastenica, isterica e sopra le righe è sotto gli occhi di tutti.

Io mi sono molto allenata a riconoscere, elaborare e cercare di controllare le mie emozioni ma quando ascolto la "zanzara" mi sale la voglia di fare una strage :P 8-) figurati chi non ha consapevolezza cosa può covare.
ballarò ha un copione fisso, la musichetta spensierata da film comico mentre si vedono i lussi ( che però riguardano anche le persone oneste ) e i privilegi della casta , con la stessa musichetta si vede quello che rovista nella spazzatura. Poi le solite immagini concitate di giornalisti che inseguono politici che non vogliono rispondere a domande cretine.
....
e dopo che la rabbia è montata?
ma che giornalismo è ?

stasera Santoro intervista l'attrice bulgara che dice che la Pascale è lesbica.
Silvio non fa più sesso ma il 90% dei giornalisti si occupa ancora di ciò che accade in questo lettone regalato da Putin.
che palle.
che professionisti del kaiser.
:|
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

La lunga agonia italiana – 81
Un drammatico vuoto di potere - 70
I giorni della follia - 68
Caos calmo - 14

Sotto le macerie - 1



1. La verità di Saccomanni la sappiamo già: i soldi sono finiti | Trend ...
http://www.trend-online.com/prp/economi ... i-verita/‎
o
di Rossana Prezioso
23/set/2013 - ... dall'Unione. Per fare riforme strutturali ci vuole tempo e noinon ne abbiamo. ... La verità di Saccomanni la sappiamo già: i soldi sono finiti.


2 Saccomanni non ci sono soldi aumento l'iva gli italiano devono ... - VIP
http://www.vip.it/saccomanni-non-ci-son ... no-dev...‎
o
22/set/2013 - Governo, Pdl all'attacco Saccomanni. il ministro: “Italiani meritano di sapere la verità” I big del partito berlusconiano contro il ministro ...


3 Aumento IVA, Saccomanni ammette che non ci sono soldi per ...
it.ibtimes.com/articles/50787/20130613/saccomanni-aumento-iva.htm‎
a.
b.
13/giu/2013 - Il ministro dell'Economia non vede segnali incoraggianti per scongiurare l'aumento dell'Iva. La situazione dei conti pubblici si fa sempre più ...


4 Imu per sempre: non ci sono soldi per toglierla. Visco e Saccomanni ...
http://www.blitzquotidiano.it/.../imu-s ... o-1579...‎
a.
02/giu/2013 - Non illudetevi che si tolga o quanto meno riduca la Imu. Lo ha detto venerdì mattina il ministro della Economia Fabrizio Saccomanni e lo ha ...


5 Iva: Tabacci, Saccomanni ha ragione. Non ci sono i soldi - ASCA.it
www.asca.it › Politica‎
a.
14/giu/2013 - ''Invece nessuno sa dire dove andare a prendere quei soldi, perche'Saccomanni ha ragione, non ci sono. E chi fa sparate populiste oggi ...


6 La verità di Saccomanni la sappiamo già: i soldi sono finiti - Yahoo ...
it.finance.yahoo.com/notizie/verità-saccomanni-sappiamo-già-i-0600002...‎
a.
23/set/2013 - 'La verità di Saccomanni la sappiamo già: i soldi sono finiti' su Yahoo Finanza ... Per fare riforme strutturali ci vuole tempo e noi non ne abbiamo.



La comunicazione del governicchio da mesi è:


NON CI SONO SOLDI.



L'elemento nucleare di una società è la famiglia, ......piaccia o non piaccia.

Quando in un famiglia si accerta che non ci sono soldi, si cerca di dare una priorità di spesa quando arriverà il prossimo stipendio.

Tornano in voga i concetti di strettamente necessario e di superfluo.

Questi concetti non valgono per la super casta fallita.


******


Legge di stabilità: 6,8 miliardi in più per le navi da guerra

di Toni De Marchi | 16 ottobre 2013Commenti (265)


Aggiornamento del 17 Ottobre 2013, ore 11.10
Dopo il Consiglio dei ministri di martedì era circolata una bozza della legge di stabilità che prevedeva contributi quindicennali di 80, 120 e 140 milioni per costruzioni navali militari. In totale dunque 5,1 miliardi. Una bozza successiva riportava invece contributi ventennali dello stesso importo, per un totale pertanto di 6,8 miliardi di euro. Le cifre dell’articolo devono dunque essere rilette alla luce di questi nuovi importi. Da notare come in tutti i materiali distribuiti dalla Presidenza del consiglio alla stampa e visibili sul sito governo.it mai venga fatto cenno a questi finanziamenti straordinari. Il che la dice lunga sul tentativo di non far sapere le cose all’opinione pubblica. (TDM)

Letta non ha detto una parola. Sulle linee guida della legge di stabilità distribuite dopo il Consiglio dei ministri di ieri sera non se ne trova traccia. Sui giornali idem. Insomma, i 5 miliardi di euro per nuove navi militari non si vedono praticamente da nessuna parte. Eppure nella legge di stabilità ci sono, eccome se ci sono. Per l’esattezza 5,1 miliardi pudicamente inseriti non tra le spese militari ma tra i sostegni ai cantieri navali. Sia mai che un Paese che fa solo rilassate missioni di pace in Afghanistan, Iraq e altrove e che fa solo pacifiche basi militari a Gibuti, pensi ad armarsi.

Questo il testo originale: “Al fine di assicurare il mantenimento di adeguate capacità nel settore marittimo a tutela degli interessi della sicurezza nazionale anche nel contesto degli impegni assunti dall’Italia in ambito internazionale, nonché per favorire il consolidamento strategico della base dell’industria nazionale navalmeccanica e cantieristica ad alta tecnologia”. Questa la traduzione per i più sempliciotti tra di noi: “Per aumentare le capacità militari della Marina Militare italiana e per assecondare gli ordini degli americani e della Nato, nonché per militarizzare completamente i cantieri navali italiani tanto delle costruzioni mercantili non ci interessa perché sono robetta per i sottosviluppati”, eccetera.

Aspetta, non è finito. Perché il post-democristiano Letta non scrive “stanziamo 5,1 miliardi in tot anni” ma “è autorizzata la concessione di tre contributi quindicennali di 80 milioni di euro a decorrere dall’anno 2014, di 120 milioni di euro a decorrere dall’anno 2015 e di 140 milioni di euro a decorrere dall’anno 2016”. Ovviamente “contributo” fa meno impressione di “spesa” in un bilancio che, per il resto, taglia dappertutto: pensioni, contratti, assistenza sanitaria. Per il vocabolario Treccani contributo è “quello che si dà, quale propria personale offerta, per il raggiungimento di un fine al quale collaborano più persone”, oppure “contribuzione dello stato o di altri enti pubblici a favore di opere di bonifica, di industrie”. Ma contributi alle Forze armate è difficile da spiegare almeno dal punto di vista terminologico e del senso comune. E ovviamente dire “tre contributi” di 80, 120 e 140 milioni fa molto, ma molto, ma molto (tre volte molto) meno impressione che scrivere “340 milioni l’anno per 15 anni”. Solo per raffronto e per evitare che i soliti pacifisti ci speculino indegnamente sopra, nella medesima legge il fondo nazionale per l’autosufficienza, compresa l’assistenza ai malati di SLA, prevede per il 2014 la bellezza di 280 milioni. Mica 80, 90 e 110 milioni. No 280 milioni tutti tondi e interi. Vuoi mettere.

Ma è in questo sottile calembour semantico che sta l’altro imbroglio. Questi soldi non appariranno mai, jamais, never, nie nel bilancio della Difesa. Né oggi né nei prossimi quindici anni. Perché andranno dritti al Ministero per lo Sviluppo economico il quale li girerà immantinente al Ministero della Difesa il quale li userà senza perdere un attimo per pagarsi delle belle navi nuove di zecca.

E sapete quali navi ci compreremo? Il mix definitivo non lo sappiamo (d’altronde, sono contributi, mica spese), ma accetto scommesse sul fatto che la maggior parte di queste non-spese militari serviranno a comperare un po’ di unità di quella che viene già denominata la “classe De Giorgi”, dal nome dell’attuale Capo di Stato maggiore della Marina. Il signor De Giorgi le illustrò alle commissioni difesa qualche mese fa quando chiese un decina di miliardi per impedire, parole sue, “che la Marina muoia”. Sono navi pudicamente descritte come “pattugliatori d’altura”. Oggi i pattugliatori dislocano (pesano per l’incolto) al massimo 1500 tonnellate. I “De Giorgi” sono tra le 3500 e le 4000 tonnellate. Una fregata classe “Maestrale”, che oggi costituisce la linea principale della Marina, disloca 2500 tonnellate. Altro che pattugliatori. Sono delle belle e grandi navi da guerra a tutti gli effetti. Poi De Giorgi può dire che ci fanno il soccorso in mare e la protezione civile e magari anche la “Barcolana”, ma credo che gli venga da ridere anche a lui quando lo racconta.

Comunque questo ammiraglio deve avere delle insospettate capacità divinatorie. Dieci giorni fa, a La Spezia, aveva detto. “Basterebbe accendere tre mutui in tre anni, di 80, 120 e 140 milioni, per avviare un programma di costruzione di otto navi. Sono cifre alla portata del Governo, che permetterebbero anche di avviare un indotto importante e di dare una mano all’Ilva. Altrimenti, nel 2025 non saremo più una forza operative” (sicuro, c’è anche l’Ilva da salvare con questi soldi, forse Letta avrebbe dovuto essere più accorto nella stesura dell’articolato).

L’ammiraglio ordina, il Governo esegue. Tutto come scritto nero su bianco nella Costituzione.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10 ... ra/745735/
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Monti lascia Scelta civica e si iscrive al gruppo misto



L’ANNUNCIO IN UN COMUNICATO
Scelta Civica spaccata, Monti si dimette
La presidenza verrà assicurata dal vicepresidente
vicario Alberto Bombassei fino alla nuova nomina


«Rassegno le dimissioni da presidente di Scelta Civica». Mario Monti lascia la guida del movimento che ha creato. «La presidenza -dichiara- verrà assicurata dal vicepresidente vicario Alberto Bombassei, fino all’attivazione delle procedure previste dallo Statuto per la nomina del nuovo presidente. Domani - annuncia - lascerò il gruppo Sc del Senato e chiederò l’iscrizione al gruppo misto. Nella mia veste di senatore a vita, non verra’ meno il mio impegno per contribuire all’affermazione di quei valori e di quella visione per i quali, confido, quanti hanno aderito al progetto di Scelta Civica per l’Italia continueranno a battersi. (Adnkronos)
17 ottobre 2013
© RIPRODUZIONE RISERVATA L'ANNUNCIO IN UN COMUNICATO

http://www.corriere.it/politica/13_otto ... eb87.shtml
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Re: Come se ne viene fuori ?

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La lunga agonia italiana – 82
Un drammatico vuoto di potere - 71
I giorni della follia - 69
Caos calmo - 15

Sotto le macerie - 2



Dopo soli otto mesi i partiti usciti dalle elezioni del febbraio scorso si sono frantumati.

Monti lascia la sua creatura e va al gruppo misto. Monti era comunque la ragione unica per votare Scelta civica.

Gli eredi sono solo dei broccoli.

Il Pdl vive una tregua armata. Tutto è buono per cercare di vincere la guerra all’interno dello zoo.

Ieri, Papillon, ha avuto un ritorno di fiamma.

“Non possiamo stare insieme ai miei pugnalatori. Il governo deve cadere e bisogna andare ad elezioni a primavera”.

Il Pd non sta di certo meglio, la lotta per il predominio tra Letta e Renzi è in corso.

Lottano entrambi per l’affermazione di due modelli diversi di DC.

Grillo ha subito una sconfitta del tipo di quella di Berlusconi.

Contestato dai suoi, per il momento è stato costretto a fare marcia indietro.

Chi è stato allontanato dal M5S ieri ha costituiti i GAP, con l’intenzione di ingrossare le fila con i dissidenti del guru genovese.

Il capo dello Stato continua a parlare a sproposito.

I partiti sono falliti da due anni e lui non può pensare di sostituirsi ad essi.

Non deve sorreggerli facendo il garante,

Deve sollecitarli al ricambio più profondo sgombrando per prima cosa le macerie.

Il governicchio Letta continua a galleggiare.

Incomprensibile la posizione assunta da Obama nei confronti di Letta. Se governa gli Usa come comprende la politica italiana farà affondare gli Usa.

Quando tornerà da Washington Letta dovrà affrontare:

1) Il problema di Papillon
2) Le annunciate dimissioni di Fassina
3) L’addio di Monti da Sc.


Vivere sotto le macerie l’è dura.
camillobenso
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Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

La lunga agonia italiana – 83
Un drammatico vuoto di potere - 72
I giorni della follia - 70
Caos calmo - 16

Sotto le macerie - 3


Ma quanto dura questo ventennio?
17/10/2013 di triskel182

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Ma non era finito un ventennio? Non era scoppiata la pace nel paese e nel governo?
Non si era voltata pagina e messo in soffitta Berlusconi e il Berlusconismo ..

Era tutto uno scherzo allora?
Il gruppo scissionista non si è più creato e Berlusconi avrebbe ripreso nelle sue mani le redini del partito (minacciando i suoi ministri per cui si ritornerà a parlare di governo a rischio).
Alfano contro Fitto.
Dopo questa manovrina che non scontenta nessuno (ma rende stabile il governo) si sono mossi tutti: sindacati e confindustria. I falchi del PDL ma anche dei renziani e persino di SC (cioè Monti).
E altri aoggetti, come banche assicurazioni e concessionaridei giochi online, sono in attesa di un altro aiutino dello stato.

Il soggetto decaduto, però, rimane al suo posto.
Il ventennio può continuare ..

Da unoenessuno.blogspot.it
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