Come se ne viene fuori ?

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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

La lunga agonia italiana – 92
Un drammatico vuoto di potere - 82
I giorni della follia - 79
Caos calmo - 26

Sotto le macerie - 12




L’invasione marziana.


Ignazio Visco, classe 1949, si deve essere laureato su Marte. Poi rientrato sul pianeta Terra nel 2011, è stato nominato governatore della Banca d’Italia.

Di quello che è successo dagli anni ’70 in poi nella scuola italiana non ne ha contezza.

Quando nel 1968 i figli degli operai sono entrati in numero considerevole nelle università italiane, è iniziata la distruzione sistematica della scuola pubblica italiana.

Se gli operai erano cresciuti fino a quel punto, non sarebbero stati in grado economicamente di mandare i figli a studiare all’estero.

Dopo quasi mezzo secolo di distruzione sistematica, oggi si alzano voci contro il deficitario stato dell’arte della scuola italiana.


***


20 OTT 2013 17:25
STUDIARE NON SERVE: ANDATE A LAVORARE - VISCO (BANKITALIA): IN ITALIA L’UNIVERSITÀ NON È UN VALORE AGGIUNTO
Dopo i 25 anni, i laureati lavorano quanto i diplomati, e i secondi cominciano prima - Diversamente dal resto d’Europa, qui chi passa almeno altri 5 anni sui libri non è avvantaggiato - “Il nostro paese non produce più capitale umano specializzato, bisogna spendere più in scuole e università”…




Da www.ilmessaggero.it


Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, intervenuto al X Forum del Libro "Passaparola investire in conoscenza, cambiare il futuro" di Bari, affronta le maggiori problematiche del Paese riguardo istruzione e lavoro, lanciando l'allarme: «Il livello di istruzione dei giovani è ancora distante da quello degli altri paesi avanzati».

«In Italia c'è un analfabetismo funzionale», caratterizzato da competenze inadeguate. Perciò, secondo il governatore, c'è necessità di investire in «capitale umano», ed «è fondamentale il rilancio della scuola e dell'università. Risorse adeguate andrebbero previste per sistematiche azioni di recupero e sostegno delle scuole in maggiore difficoltà, concentrate nelle regioni del Sud, e per il contrasto alla dispersione scolastica».

«I dati Eurostat mostrano che "studiare conviene"», ha fatto notare Visco, «perché rende più probabile trovare un lavoro. In Italia, tuttavia, studiare conviene meno: per i laureati tra i 25-39 anni, la probabilità di essere occupati era pari a quella dei diplomati (73%) e superiore di soli 13 punti percentuali a quella di chi aveva conseguito la licenza media». Basti pensare infatti che nel 2011 in media nell'Ue lavorava l'86% dei laureati contro il 77% dei diplomati.

Secondo il governatore «occorre un salto di qualità del settore produttivo: abbiamo bisogno di imprese più grandi, più tecnologiche, più internazionalizzate; la politica deve agire per creare le condizioni favorevoli all'attività d'impresa e alla riallocazione dei fattori produttivi verso le attività in espansione».

In questi anni, aggiunge Visco, «non è mancata la spinta riformatrice, ma si è sviluppata in modo non sempre organico; in molti casi il processo di attuazione stenta a completarsi e le amministrazioni tardano a modificare i loro comportamenti».

«Viviamo una congiuntura economica molto difficile, che sta imponendo gravi sacrifici a gran parte delle famiglie italiane». Una crisi che «è il risultato di un forte e diffuso indebolimento della capacità del nostro paese di crescere e competere».
peanuts
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da peanuts »

Nessun politico o quasi si sta chiedendo perché sabato la gente fosse così incazzata
Pensano solo a sminuire, insultare, reprimere
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

La lunga agonia italiana – 93
Un drammatico vuoto di potere - 83
I giorni della follia - 80
Caos calmo - 27

Sotto le macerie - 13



La puntata di Agorà di stamani è stata un evento straordinario. Il livello delle puntate “normali” dovrebbe essere sempre questo, ma occorre valutare i tempi attuali quelli di un declino accelerato che dura da almeno 15 anni che ci ha portato all’interno del baratro.

Dal punto di vista socio-politico è stata una puntata con spunti interessanti, di cui vale la pena approfondire.

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/me ... 7056b.html


I temi trattati sono interessanti ma anche i partecipanti piuttosto validi hanno fornito il mix vincente.

Giovanni Orsina, docente di storia contemporanea alla Luiss, che siede sulla poltrona dei mussulmani.

Corradino Mineo, una mosca bianca del giornalismo italiano con la schiena diritta. Il suo contributo in politica, soprattutto di questi tempi potrebbe essere notevole, ma è un’esterno alla casta e di conseguenza non conta. Passa per un vuoto a perdere.

Tommaso Cerno

Immagine

un giornalista classe 1975 in forza a L’Espresso, decisamente promettente nel suo campo.

Unica nota un po’ stonata la prezzemolina “Alice” Lara Comi, che senz’altro si sarà laureata alla Bocconi, ma sembra licenziata dall’Asilo Mariuccia.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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La lunga agonia italiana – 93
Un drammatico vuoto di potere - 84
I giorni della follia - 81
Caos calmo - 28

Sotto le macerie - 14



Stiamo da anni all’interno della crisi più profonda del dopo guerra, senza via di scampo a meno di passare dall’altra parte e unirsi all’esercito delle cavallette divora tutto della casta, tenendoci, i Brunetta, le Santanché, i Boccia, gli Orfini, i Casini, gli Scilipoti, i Capezzone, i Razzi, gli Alfano, gli Schifani, i Mauro, le Biancofiore, le Casellati, i Verdini, i Rossini e i Bianchini spruzzati, i Giovanardi, i Forchettoni, e tantissimi altri, mentre respingiamo i cervelli che abbiamo
richiamato dall’estero.



Italia e rientro dei cervelli, pochi risultati. E chi torna si pente (per poi ripartire)
Negli ultimi dodici anni il programma lanciato dai governi per richiamare i talenti fuggiti all'estero è stato un flop. Nel 2006 Berlusconi ha smesso di finanziarlo, tre anni dopo è ripartito ma senza successo. Qualche effetto positivo arriva da iniziative delle regioni e Legge Controesodo. Ma il problema irrisolto è far sì che chi torna non vada via di nuovo

di Marco Quarantelli | 21 ottobre 2013Commenti (409)


Procedure farraginose, lungaggini burocratiche, incertezze interpretative, scarse garanzie per il futuro. I programmi pensati dagli ultimi governi per il rientro dei cervelli si sono rivelati nella maggior parte dei casi dei veri e propri flop. “Non basta offrire agevolazioni fiscali o stipendi più alti per far tornare in Italia i talenti fuggiti all’estero – spiega Pierpaolo Giannoccolo, docente di economia all’università di Bologna, esperto di brain drain – bisogna dare ai ricercatori che tornano la possibilità di portare avanti i loro progetti e crescere all’insegna della trasparenza e della meritocrazia“. E questo in Italia non accade, tanto che dopo pochi anni sono molti i cervelli rientrati che si pentono e fuggono di nuovo oltreconfine. Non solo: “All’estero i paesi avanzati discutono di brain circulation - continua Giannoccolo – mettono a punto strategie per attirare i migliori talenti internazionali, perché sanno che è l’unico modo per competere sui mercati. In Italia proviamo soltanto a far rientrare i nostri dopo che sono fuggiti. E neanche ci riusciamo”.

RIENTRO DEI CERVELLI - Dodici anni di scarsi risultati. Il primo programma per il rientro dei cervelli venne varato nel 2001 dall’allora ministro dell’Università, Ortensio Zecchino. Il decreto ministeriale 13/2001 garantiva incentivi agli atenei che offrivano contratti dai 6 mesi ai 3 anni a “studiosi ed esperti stranieri o italiani impegnati in attività didattica e scientifica all’estero da almeno un triennio”. Finanziato con 40 miliardi di lire ogni anno (20 per gli stipendi, 20 per i progetti di ricerca) per il 2001, 2002 e 2003, il piano “Rientro dei cervelli” impegnava gli atenei a fornire adeguate strutture di accoglienza e supporto all’attività dei ricercatori e il ministero era chiamato a offrire ai docenti un trattamento economico adeguato ai livelli europei. E’ durato fino al 2006, anno in cui il governo Berlusconi ha smesso di finanziarlo, e i suoi effetti sono stati deludenti: “Sarebbero rientrati in Italia solo 466 cervelli (di cui circa 300 italiani)”, si legge nel rapporto Brain drain, brain exchange e brain circulation. Il caso italiano nel contesto globale, pubblicato nel 2012 dall’istituto Aspen, a fronte del fatto che “i ricercatori italiani all’estero sono tra i 40 e i 50mila”. E di un esodo che in un decennio ha riguardato oltre 10mila ricercatori.

PROGRAMMA MONTALCINI - Nel 2009 il programma di Zecchino ha cambiato nome in “Giovani ricercatori Rita Levi Montalcini“, ma in termini di risultati è andata anche peggio. Lanciato in pompa magna, la sua applicazione negli anni è stata lenta e farraginosa. Il bando 2010 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale solo il 28 Febbraio 2012; il comitato preposto alla valutazione delle candidature è stato nominato il 10 settembre dello stesso anno, ha iniziato i lavori il 17 Dicembre 2012 e li ha conclusi solo il 21 Febbraio 2013, ma il decreto ministeriale con i nomi dei 24 vincitori è arrivato solo il 5 agosto 2013. Nel frattempo i finanziamenti sono scesi da 6 a 5 milioni di euro e gli anni di contratto sono passati da 6 a 3. Ovviamente l’appeal del progetto è scemato: se nel 2009 erano state 363 le domande per i 31 posti disponibili, nel 2010 le prime erano scese a 81 a fronte di 24 posti. Per il 2011, invece, sul sito dell’istituzione non c’è traccia del bando: il provvedimento di assegnazione non è stato mai scritto e i 5 milioni sono tornati nelle casse dello Stato. Ancor più deludenti sono stati i risultati: poiché solo i bandi 2009 e 2010 hanno concluso il loro iter, in 4 anni il programma ha riportato in Italia solo 55 ricercatori.

CONTRATTI IN SCADENZA E LUNGAGGINI BUROCRATICHE - Ora molti cervelli rientrati vivono nell’incertezza: sono in scadenza di contratto e attendono di conoscere il loro futuro. Poiché il ministero non fa concorsi dal 2008, per i più bravi è prevista la possibilità della chiamata diretta in ruolo, ma le procedure di valutazione sono state lunghissime: dal giugno 2012 per 59 domande sono state create 50 diverse commissioni perché i candidati lavorano in aree disciplinari diverse: alcune prima dell’estate 2013 non si erano nemmeno riunite.”Prima di procedere alle chiamate, il ministero doveva attendere che tutte le commissioni emettessero il loro parere – spiega Elisa Greggio, biologa dell’università di Padova, tornata nel 2009 dagli Usa con il “Rientro dei cervelli” – ad agosto è uscito il decreto di ripartizione del Fondo ordinario, che snellisce le procedure: ora appena la commissione si è espressa, il ricercatore può essere chiamato”. Positivi i risultati: “Alcuni sono già entrati in ruolo”. Ma Greggio come molti colleghi ha un contratto in scadenza nel 2014: “L’ateneo ha fatto da tempo domanda per la mia chiamata: ora spero che il parere arrivi in tempi brevi. Altri di noi nel frattempo sono tornati all’estero”.

LEGGE CONTROESODO - Ma l’esigenza di far tornare in Italia i talenti migliori non riguarda solo gli accademici. La legge 238/2010, la cosiddetta Legge Controesodo, venne pensata per favorire il rientro di laureati under 40 di ogni tipo, residenti all’estero da almeno tre anni per ragioni di studio o lavoro: per tre anni dal rientro si pagheranno le tasse solo sul 30% dello stipendio per gli uomini e sul 20% per le donne. Neanche in questo caso sono mancati problemi. Arrivato in Parlamento come progetto di legge nel dicembre 2008, il testo ha ottenuto l’ok definitivo a dicembre 2010. Gli ultimi decreti attuativi sono stati emanati solo il 7 giugno 2011, ma la legge non era chiara, così per fugare le incertezze interpretative si è dovuto attendere la circolare dell’Agenzia delle Entrate numero 14/E del 4 maggio 2012. Nonostante la lentezza, qualche risultato è arrivato: “Nel 2011 ha stimolato il ritorno di circa 4 mila persone, in maggioranza donne – spiega Alessandro Rosina, docente di demografia alla Cattolica di Milano – ora bisogna vedere se riusciranno a restare in Italia”.

COSA FANNO LE REGIONI - Una minima progettualità in questa direzione dimostrano di averla le Regioni, che “si stanno muovendo per accompagnare il controesodo – continua Rosina – e danno la possibilità di ottenere ulteriori finanziamenti a chi mette in piedi un’attività imprenditoriale”. E’ il caso dei progetti WelcomeTalentBusiness e Alimenta2Talent lanciati dalla Lombardia e di Brain back Umbria nell’omonima regione. Più strutturato il progetto Master and Back Sardegna: nato nel 2005, il piano finanzia master universitari nelle università straniere per i giovani del territorio e prevede contributi a enti e aziende per incentivare l’assunzione dei laureati che rientrano dall’estero. Fino al 2012 erano state erogate “circa 3.500 borse di studio per la formazione e concessi quasi 1.500 finanziamenti per i percorsi di rientro (totale: 150 milioni di euro)”, si legge nel rapporto dall’istituto Aspen.

“SOLO LEGGI SPOT, MANCANO LE STRATEGIE” - Il problema principale è far sì che chi torna non vada via di nuovo. “Nel caso dei ricercatori universitari – conclude Giannoccolo – quelli che rientrano devono essere messi in condizione di fare ricerca, di crescere, altrimenti prima o poi decideranno di tornare all’estero. E questo non si fa con i provvedimenti spot che abbiamo visto finora, ma con una strategia”. Quale? “Serve un maggiore collegamento tra le università e il tessuto produttivo, innanzitutto. Un esempio: il governo può decidere che l’Emilia Romagna diventi la regione leader nella produzione di pannelli solari. Per questo farà in modo che gli atenei richiamino dall’estero studiosi che fanno ricerca in materia; al contempo darà incentivi e sgravi fiscali ai produttori della regione perché migliorino le loro aziende. Lo Stato rinforzerà, cioè, il legame tra atenei e realtà industriali, in modo da creare un circolo virtuoso. Ma per fare questo servono investimenti e idee: finora si è visto molto poco”.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10 ... te/746224/
peanuts
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da peanuts »

Scendiletta a otto e mezzo

Santo cielo, ma dove vive questo?
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Non se ne viene più fuori - 1

Ha scritto lucfig l’11 di ottobre scorso:
Inviato: 11/10/2013, 14:05
Pagina 423


Come se ne viene fuori?

Dopo 4.228 messaggi non sono riuscito a trovare una risposta.

E' solo colpa della classe politica?

E' solo colpa di Berlusconi?

Io credo che il punto centrale sia che non riusciamo più a parlare di futuro e stiamo sempre girati a guardare il passato. Per questo inciampiamo!

Inoltre questo egoismo che ci fa guardare solo e solamente il nostro orticello ha fatto si che adesso viviamo in un deserto.

Aggiungici la lobitizzazione fatta dai mass media ... e il gioco è fatto.

Ma come se ne viene fuori?



Da questa situazione Non se ne viene più fuori,……..perché:

1) Perché nessuno dopo un anno e mezzo (3d iniziato il “Inviato: 10/04/2012, 0:16” ) ha dato una risposta.

2) Perché questa domanda la sto ponendo nel privato da almeno 5 anni, quasi tutti i giorni, ma nessuno ha mai dato una risposta

3) Perché mi sono reso conto che non esiste la volontà minima per venirne fuori

4) Perché esiste il fatalismo tutto tricolore dello “Stellone d’Italia” che vive nella credenza che alla fine ci salverà, come è avvenuto qualche volta in passato.

5) Perché per vari motivi, anche chi è in grado molto più di tanti altri di saper radiografare con alta precisione lo stato dell’arte della situazione italiana, poi conclude che succede sempre così: AL MOMENTO GIUSTO VERRANNO FUORI LE PERSONE GIUSTE CHE RISOLVERANNO TUTTO.
Non è così, e anche questa via di fuga fa parte del fatalismo tutto italiano.

6) Perché politici, giornalisti politici, economisti, giornalisti economici, psicologi, sociologi, non raccontano mai la verità fino in fondo. A volte non si capisce se è perché non ci arrivano di proprio, per via di limiti personali, oppure perché sono soggetti ad omettere la verità e la conoscenza, per varie ragioni, applicando l’italianissimo “TENGO FAMIGLIA”.

7) Perché in molti credono ancora che questa classe politica fallita sia comunque in grado di tirarci fuori dall’abisso.

Non è così.

Zagrebelsky, nel febbraio 2012 oltre ad aver notificato che l’intera classe politica era fallita, ha aggiunto, facendo riferimento ad antichi testi greci, che le democrazie in crisi non sono in grado di risolvere i loro problemi da sole e quindi crollano.

8) Perché sono pochi coloro in grado di vedere cosa succederà in futuro.
Lo ha fatto ieri sera Aldo Busi a Piazzapulita, leggendo lo stato dell’arte e i suoi accadimenti, precisando che stiamo andando verso la situazione greca.

9) Perché da 13 anni è stata completamente trascurata l’economia delle aziende italiane e di conseguenza l’economia del Paese.

10) Perché nessuno a livello di casta e di governo è in grado di comprendere il rinnovamento della produzione industriale italiana.

L’unico che ci capisce in materia è Romano Prodi, ma in questo stramaledetto Paese è considerato solo “Il mortadella”. Segno che di imbecilli ce ne sono tanti nello Stivalone.

11) Perché Galli Della Loggia ha avuto un momento di lucidità e ha scritto questo.

Perché non è vero quanto afferma Galli Della Loggia:

L’Italia non sta precipitando nell’abisso. Più semplicemente si sta perdendo, sta lentamente disfacendosi.

Perché nell'abisso c'è già.

E' vero che l'Italia va disfacendosi lentamente ma è un processo che dura da almeno 50 anni nell'indifferenza generale ai massimi livelli.

Quando 40 anni fa il processo di disgregazione aveva raggiunto un livello consistente, Aldo Moro, l'unico politico italiano che sapeva leggere la politica in anticipo di 15 anni, cercò di porvi rimedio proponendo al Pci il compromesso storico, cercando di salvare il salvabile.

Per questa ragione, visto il contesto internazionale dell'epoca, oltre a quello indigeno, fu fatto fuori.

E' quindi grasso che cola se oggi, con un ritardo di per sè notevolmente spaventoso, Ernesto Galli Della Loggia, riesce ad intravvedere che il Paese si sta squagliando lentamente, non accorgendosi che nell'abisso ci siamo già perché non esistono vie di scampo democratiche.

Anche lui è uno dei tanti devoti di San Tommaso che ha dovuto toccare con mano le conseguenze dell'accelerazione della disgregazione dovuto ai governi della mummia cinese bollita, quando negli anni passati affetto da cataratta congenita, ne celebrava i fasti, senza minimamente comprendere che ci avrebbe portati alla realtà che si dispiega
oggi sotto gli occhi di tutti, compresi quelli del vecchio Ernesto a cui è tornata in parte la vista.


L’EDITORIALE
Il potere vuoto di un Paese fermo
Il fallimento di una classe dirigente



Ernesto Galli della LoggiaL’Italia non sta precipitando nell’abisso. Più semplicemente si sta perdendo, sta lentamente disfacendosi. Parole forti: ma quali altre si possono usare per intendere come realmente stanno le cose? E soprattutto che la routine in cui sembriamo adagiati ci sta uccidendo?

Sopraggiunta dopo anni e anni di paralisi, la crisi è lo specchio di tutti i nostri errori passati così come delle nostre debolezze e incapacità presenti. Siamo abituati a pensare che essa sia essenzialmente una crisi economica, ma non è così. L’economia è l’aspetto più evidente ma solo perché è quello più facilmente misurabile. In realtà si tratta di qualcosa di più vasto e profondo. Dalla giustizia all’istruzione, alla burocrazia, sono principalmente tutte le nostre istituzioni che appaiono arcaiche, organizzate per favorire soprattutto chi ci lavora e non i cittadini, estranee al criterio del merito: dominate da lobby sindacali o da cricche interne, dall’anzianità, dal formalismo, dalla tortuosità demenziale delle procedure, dalla demagogia che in realtà copre l’interesse personale.

Del sistema politico è inutile dire perché ormai è stato già detto tutto mille volte. I risultati complessivi si vedono. Tutte le reti del Paese (autostrade, porti, aeroporti, telecomunicazioni, acquedotti) sono logorate e insufficienti quando non cadono a pezzi. Come cade a pezzi tutto il nostro sistema culturale: dalle biblioteche ai musei ai siti archeologici. Siamo ai vertici di quasi tutte le classifiche negative europee: della pressione fiscale, dell’evasione delle tasse, dell’abbandono scolastico, del numero dei detenuti in attesa di giudizio, della durata dei processi così come della durata delle pratiche per fare qualunque cosa. E naturalmente ormai rassegnati all’idea che le cose non possano che andare così, visto che nessuno ormai più neppure ci prova a farle andare diversamente. Anche il tessuto unitario del Paese si va progressivamente logorando, eroso da un regionalismo suicida che ha mancato tutte le promesse e accresciuto tutte le spese.

Mai come oggi il Nord e il Sud appaiono come due Nazioniimmensamente lontane. Entrambe abitate perlopiù da anziani: parti separate di un’Italia dove in pratica sta cessando di esistere anche qualunque mobilità sociale; dove circa un terzo dei nati dopo gli anni ‘80 ha visto peggiorare la propria condizione lavorativa rispetto a quella del proprio padre. Quale futuro può esserci per un Paese così? Popolato da moltissimi anziani e da pochi giovani incolti senza prospettive?
Certo, in tutto questo c’entra la politica, i politici, eccome. Una volta tanto, però, bisognerà pur parlare di che cosa è stato, e di che cosa è, il capitalismo italiano. Di coloro che negli ultimi vent’anni hanno avuto nelle proprie mani le sorti dell’industria e della finanza del Paese. Quale capacità imprenditoriale, che coraggio nell’innovare, che fiuto per gli investimenti, hanno in complesso mostrato di possedere? La risposta sta nel numero delle fabbriche comprate dagli stranieri, dei settori produttivi dai quali siamo stati virtualmente espulsi a opera della concorrenza internazionale, nel numero delle aziende pubbliche che i suddetti hanno acquistato dallo Stato, perlopiù a prezzo di saldo, e che sotto la loro illuminata guida hanno condotto al disastro. Naturalmente senza mai rimetterci un soldo del proprio. Né meglio si può dire delle banche: organismi che invece di essere un volano per l’economia nazionale si rivelano ogni giorno di più una palla al piede: troppo spesso territorio di caccia per dirigenti vegliardi, professionalmente incapaci, mai sazi di emolumenti vertiginosi, troppo spesso collusi con il sottobosco politico e pronti a dare quattrini solo agli amici degli amici .

Questa è l’Italia di oggi. Un Paese la cui cosiddetta società civile è immersa nella modernità di facciata dei suoi 161 telefoni cellulari ogni cento abitanti, ma che naturalmente non legge un libro neppure a spararle (neanche un italiano su due ne legge uno all’anno), e detiene il record europeo delle ore passate ogni giorno davanti alla televisione (poco meno di 4 a testa, assicurano le statistiche). Di tutte queste cose insieme è fatta la nostra crisi. E di tutte queste cose si nutre lo scoraggiamento generale che guadagna sempre più terreno, il sentimento di sfiducia che oggi risuona in innumerevoli conversazioni di ogni tipo, nei più minuti commenti quotidiani e tra gli interlocutori più diversi. Mentre comincia a serpeggiare sempre più insistente l’idea che per l’Italia non ci sia più speranza. Mentre sempre più si diffonde una singolare sensazione: che ormai siamo arrivati al termine di una corsa cominciata tanto tempo fa tra mille speranze, ma che adesso sta finendo nel nulla: quasi la conferma - per i più pessimisti (o i più consapevoli) - di una nostra segreta incapacità di reggere sulla distanza alle prove della storia. E in un certo senso è proprio così.

L’Italia è davvero a una prova storica. Lo è dal 1991-1994, quando cominciò la paralisi che doveva preludere al nostro declino. Essa è ancora bloccata a quel triennio fatale: allorché finì non già la Prima Repubblica ma la nazione del Novecento: con i suoi partiti, le sue culture politiche originali e la Costituzione che ne era il riassunto, allorché finì la nazione della modernizzazione/industrializzazione da ultimi arrivati, la nazione del pervadente statalismo. Ma da allora nessuno è riuscito a immaginare quale altra potesse prenderne il posto.
Ecco a che cosa dovrebbe servire quella classe dirigente che tanto drammaticamente ci manca: a immaginare una simile realtà. A ripensare l’Italia, dal momento che la nostra crisi è nella sua essenza una crisi d’identità. Da vent’anni non riusciamo a trovare una formula politica, non siamo capaci d’azione e di decisione, perché in un senso profondo non sappiamo più chi siamo, che cosa sia l’Italia. Non sappiamo come il nostro passato si leghi al presente e come esso possa legarsi positivamente ad un futuro.

Non sappiamo se l’Italia serva ancora a qualcosa, oltre a dare il nome a una nazionale di calcio e a pagare gli interessi del debito pubblico. Abbiamo dunque bisogno di una classe dirigente che - messa da parte la favola bella della fine degli Stati nazionali e l’alibi europeista, che negli ultimi vent’anni è perlopiù servito solo a riempire il vuoto ideale e l’inettitudine politica di tanti - si compenetri della necessità di un nuovo inizio. Ripensi un ruolo per questo Paese fissando obiettivi, stabilendo priorità e regole nuove: diverse, assai diverse dal passato. Mai come oggi, infatti, abbiamo bisogno di segni coraggiosi di discontinuità, di scommesse audaci sul cambiamento, di gesti di mutamento radicale.

Mai come oggi, cioè, abbiamo bisogno proprio di quei segni e di quelle scommesse che però, - al di là della personale intelligenza o inclinazione stilistica di questo o quel suo esponente - dai governi delle «larghe intese» non siamo riusciti ad avere. Governi simili funzionano solo in due casi, infatti: o quando c’è un obiettivo supremo su cui non si discute, in attesa di raggiungere il quale lo scontro politico è sospeso: come quando si tratta di combattere e vincere una guerra; ovvero quando tutte le parti, nessuna delle quali ha prevalso alle elezioni, giudicano più conveniente, anziché andare nuovamente alle urne, accordarsi sulla base di un accurato elenco di reciproche concessioni per sospendere le ostilità e governare insieme. Ma nessuno di questi due casi è quello dell’Italia: dove sia il conflitto interno al Pd e al Pdl che quello tra entrambi è ancora e sempre indomabile, e costituisce il tratto politico assolutamente dominante. La ragione delle «larghe intese» ha così finito per divenire, qui da noi, unicamente quella puramente estrinseca che si governa insieme perché nessuno ha vinto le elezioni, e per varie ragioni non se ne vogliono fare di nuove a breve scadenza.
Certo, due anni fa, quando tutto ebbe inizio con il governo Monti, le intenzioni del presidente della Repubblica miravano, e tuttora mirano, a ben altro. Ma dopo due anni di esperimento è giocoforza ammettere che quelle intenzioni, sebbene abbiano conseguito risultati importanti sul piano del contenimento dei danni, appaiono ben lontane dal divenire quella realtà di cui l’Italia ha bisogno.

Con le «larghe intese», sfortunatamente, non si diminuisce il debito, non si raddoppia la Salerno-Reggio Calabria, non si diminuiscono né le tasse né la spesa pubblica, non si elimina la camorra dal traffico dei rifiuti, non si fanno pagare le tasse universitarie ai figli dei ricchi, non si fa ripartire l’economia, non si separano le carriere dei magistrati, non si costruiscono le carceri, non si aboliscono le Province, non si introduce la meritocrazia nei mille luoghi dove è necessario, non si disbosca la foresta delle leggi, non si cancellano le incrostazioni oligarchiche in tutto l’apparato statale e parastatale; e, come è sotto gli occhi di tutti, anche con le «larghe intese» chissà quando si riuscirà a varare una nuova legge elettorale, seppure ci si riuscirà mai. Si tira a campare, con le «larghe intese», questo sì: ma a forza di tirare a campare alla fine si può anche morire .


20 ottobre 2013
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ernesto Galli della Loggia


http://www.corriere.it/editoriali/13_ot ... 5039.shtml
Ultima modifica di camillobenso il 22/10/2013, 12:02, modificato 1 volta in totale.
Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

Zio fatti un week end lungo in un bel posto panoramico, senza web e tv, dove si mangia bene e si beve meglio...
8-)
:)
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Amadeus ha scritto:Zio fatti un week end lungo in un bel posto panoramico, senza web e tv, dove si mangia bene e si beve meglio...
8-)
:)

Meglio se con annessi e connessi stuzzichevoli,..............................ma questo basterebbe per cambiare la realtà italiana??????????


Perché se così fosse, potrei rimanerci in permanenza.

Questo luogo polinesiano è stato pubblicato ieri su Dagospia, e francamente un pensierino per un viaggio definitivo nel paradiso terrestre ce l'ho fatto.

Ma questo cambierebbe le iper minchionerie sentite stamani ad Agorà che è ritornata ai bassi livelli standard con il mussulmano Fitto, con il voltagabbana Bonanni e il lettiano Russo?????? :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:




Immagine
Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

un mio amico sostiene che in polinesia ci puoi andare solo con una che ti piace molto e che frequenti da non più di due mesi, quando la passione è ancora al massimo....
altrimenti è vacanza - inferno ....

io sono d'accordo :lol:
dopo il primo giorno di entusiasmo l'atollo è claustrofobico :mrgreen:

trasferisciti a Lampedusa o a Marettimo che sono molto meglio di bora bora ( meno radioattive sicuro) :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:

(se poi vuoi un eremo allora Linosa o Alicudi) 8-)
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Non se ne viene più fuori – 2



Da questa situazione Non se ne viene più fuori,……..perché:

12) La pacificazione i mussulmani la intendono in questo modo:

Letta, ammesso che sia coerente, ma non ci credo per niente, punti solo sull’approvazione rapida della legge di stabilità e della legge elettorale, poi si dimetta e rimetta il mandato a Napolitano.

Rimanere al governo con i mussulmani, equivale rimanere al governo con la mafia.

Con l’elezione della Bindi all’antimafia il Pdl si ribella.

I mussulmani pretendevano un presidente “condiviso”. Cioè un presidente favorevole alla mafia.

Sulla scia di Tina Anselmi, Rosy Bindi rappresenta una delle pochissime garanzie in questo ruolo. Ovvio quindi il malpancismo mussulmano.


Antimafia, Bindi eletta presidente
Pdl: 'Non parteciperemo a sedute'

L'esponente Pd 'passa' alla seconda votazione. 8 voti per il candidato M5S Gaetti. Riccardo Nuti: "Nessuna rottura nel movimento". L'ira dei berlusconiani contro il mancato accordo su un nome condiviso per la guida della Commissione

IFQ

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Antimafia, Bindi
eletta presidente
Ira del Pdl: lasciamo
Coi voti di Pd, Sel e Sc
Rosy: sanerò frattura
ma riconoscano voto/ vd

La Repubblica.it

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22 OTTOBRE 2013
Antimafia, Bolzoni: ''Bindi dovrà affrontare tante mafie''
''Finalmente dopo otto mesi il Parlamento ha eletto il presidente della commissione antimafia. Se vuole Bindi avrà molto da fare. Dalla mafia al Nord, alla trattativa Stato-mafia alle infiltrazioni nei partiti. Potrebbe cominciare tornando in Calabria, dove è stata eletta.
di Attilio Bolzoni
(a cura di Silvia Garroni)
LEGGI SU REPUBBLICA.IT

http://video.repubblica.it/politica/ant ... ef=HREC1-2

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Antimafia, eletta Bindi: «Ricucire strappi»Rosi Bindi è il nuovo presidente della commissione parlamentare antimafia. E' stata eletta a maggioranza grazie all'accordo tra Pd, Sel e socialisti e i voti di Scelta Civica. Il Pdl ha disertato il voto. «Ricomporre la frattura con il Pdl, non facciamoci la guerra tra noi», dice Bindi appena eletta, ma il centrodestra minaccia l'Aventino. Cicchitto: «Non è rappresentativa, si dimetta». Brunetta: «Unico segnale distensivo sono le sue dimissioni».

L’Unità.it

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DOPO LO SCHIAFFO IN GIUNTA...
Pd, l'ultima provocazione:
la Bindi eletta all'Antimafia Furia Pdl: "Noi disertiamo"
Una poltrona per Rosy, che non voleva le larghe intese e che ha accusato Berlusconi di ogni nefandezza. Scatta la rivolta azzurra

Liberoquotidiano.it

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Il Pd catapulta la Bindi all'antimafia
L'ira del Pdl: "Si deve dimettere"
Accordo Pd-Sel. La Bindi vince al ballottaggio. Il Pdl non partecipa alla votazione

Il Giornale.it

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Il popolo della destra che non riesce a rendersi conto dell’alto tasso di mafiosità del Pdl, risponde così nei commenti:


COMMENTI
canaletto
Mar, 22/10/2013 - 14:58
Ma per favore, ma per favore, proprio quella lì con quella faccia?????? ma vogliamo proprio farci deridere da tutti??????? Forza PDL blocca l'elezione. basta che comandino solo loro altrimenti elezionisubito
roberto.morici
Mar, 22/10/2013 - 15:01
Non male come deterrente: al solo vederla, i mafiosi scapperebbero terrorizzati a gambe levate...
mbotawy'
Mar, 22/10/2013 - 15:08
Non capisco la convenienza di eleggere questa anziana di modeste capacita', ad una carico di presidente di commissione antimafia. Sicuramente sara' per legalizzare, in una certa forma,la sua "eterna" permanenza in parlamento.
giluca
Mar, 22/10/2013 - 15:16
come diceva il buon Rag. Fantozzi "una ca..ta pazzesca"
schiacciarayban
Mar, 22/10/2013 - 15:17
La mafia festeggia un'altra incapace che cerca di combatterla, che ridere!!!
paolonardi
Mar, 22/10/2013 - 15:18
Ecco il nuovo che avanza! Una beghina senza spina dorsale e senza una traccia d'intelligenza in un posto di si alta responabilta'. I rossi dimostrano, una volta di piu' l'assenza di un minimo di raziocinio.
Rossana Rossi
Mar, 22/10/2013 - 15:19
Per carità, ma è possibile che questa non si riesce a scollarla dalle sedie? Guarda caso ne trova sempre una, almeno avesse un merito.........
unosolo
Mar, 22/10/2013 - 15:24
è il proseguo della occupazione dei posti chiave per il PD.
Atlantico
Mar, 22/10/2013 - 15:28
Scelta sbagliata: la persona giusta era Denis ( ? ) Verdini, lui si che se ne intende. Ma di persone oneste quante ce ne sono nel PdL ?
Dario40
Mar, 22/10/2013 - 15:30
cosa aspetta Angelino a reagire ? O è un incapace assoluto ? Se sì, meglio che si dimetta subito e se ne torni a casa sua !
moranma
Mar, 22/10/2013 - 15:31
strano....che Brunetta non abbia detto : se la Bindi diventa presidente dell'antimafia, cade il governo!!!
gioch
Mar, 22/10/2013 - 15:35
Per essere eletta nelle primarie si è presentata in Calabria,quindi,come logico,viene piazzata all'antimafia.

Gianfranco Robe...
Mar, 22/10/2013 - 15:38
Ma cosa vuole presiedere cosa, che la Bindi è parte in probabile causa? A Milano c'erano i Visconti quando fu fondato il Monte de' Paschi di Siena, e dopo mezzo millennio la sua cosca è riuscita a spolparlo. Inoltre c'è un morto ammazzato ripreso dalle telecamere mentre cadeva di schiena. Ora, se la "sua" magistratura non fosse corrottissima, e terrorizzasse i colleghi sani, se non fosse per i magistrati marci o inetti dicevo, lei stessa sarebbe a fare la sguattera fin dai tempi dell'omicidio Moro. Te la dò io la Commissione anti-mafia. Vergogna. Pussa via...

Gianfranco Robe...
Mar, 22/10/2013 - 15:40
Il salvacondotto della Bindi passa per la Presidenza della Commissione Anti-mafia.
Boxster65
Mar, 22/10/2013 - 15:49
La Bindi è Capo Mandamento!!! La persona giusta al posto giusto!!!
benny.manocchia
Mar, 22/10/2013 - 15:50
CHE COSA MANCA PER FARE IL "PIENO"? UN PAPA COMUNISTA? ARBITRI DI SERIE A CON TESSERE COMUNISTE?CIAO BELLA CIAO AL POSTO DI FRATELLI D'ITALIA? CHI PIU' NE HA PIU' NE METTA... UN ITALIANO IN USA
aitanhouse
Mar, 22/10/2013 - 15:52
ma lo volete capire che così si va solo a rotoli? ma è possibile che dopo tanti blitz del pd il popolo della libertà deve anche essere accusato di comandare il governo? smettiamola di farci prendere in giro,andiamo al voto e vedremo , basta davvero con questo pd, con la troika, con l'europa, con i clandestini, con le batoste di un governo non eletto, con tutte le schifezze che dobbiamo ingollare ogni momento. BASTA!
xgerico
Mar, 22/10/2013 - 15:55
Era Meglio se mettevano Dell'Utri, ci sarebbe stato più "garantismo"!
leonarmi
Mar, 22/10/2013 - 15:56
Credo che dopo questo atto di forza del PD e della legge di stabilità che aumenta le tasse per i cittadini i Ministri PDL e il vertice del partito devono tirare le somme su questa innaturale connivenza.
odifrep
Mar, 22/10/2013 - 15:57
E' stata eletta in Calabria, territorio della n'drangheta, per cui chi più di lei può assolvere un compito così tanto "delicato" e con tanto "onore"?. La persona giusta al posto giusto.
leonarmi
Mar, 22/10/2013 - 15:59
La Bindi è' stata eletta a presidente dell'antimafia per il suo profuso impegno contro le cosche in loco?
m.m.f
Mar, 22/10/2013 - 16:02
Uno schifo una indecenza una mancanza di rispetto nei confronti del paese e dei contribuenti! Il paese è sotto DITTATURA da 50 anni !
giovanni PERINCIOLO
Mar, 22/10/2013 - 16:04
@atlantico. Nel PDL ci sono almeno tante persone oneste che nel PD. La differenza casomai la fanno i compagni in toga che da oltre vent'anni soffrono di torcicollo cronico e riescono a gurdare solo a destra..... Quanto alla bindi lei sarebbe perfetta per andare a lavorare con quell'ineffabile pretazzo che voleva Berlusconi a lavare i cessi del suo istituto!
michele lascaro
Mar, 22/10/2013 - 16:08
Il Pdl (cioè i diversamente berlusconiani) non impareranno la lezione, neppure dopo la sberla ricevuta. Non è meglio che se ne vadano per conto loro? In quanto alla Bindi, ora mi spiego perché ha scelto la Calabria per essere eletta.
stefano.colussi
Mar, 22/10/2013 - 16:08
Nomina perfetta per una eletta, mi pare, in Calabria...colussi (udine)
linoalo1
Mar, 22/10/2013 - 16:09
Siamo alle solite!La solita arroganza dei Comunisti!Adesso che hanno quasi eliminato Berlusconi,finalmente,dopo 20 anni,vedono la strada libera per conquistare l'Italia!Anche perché,purtroppo,hanno capito quanto vale Alfano!Lino.
glasnost
Mar, 22/10/2013 - 16:13
queste sono le "larghe intese" per chi non l'abbia ancora capito. Quel che è mio è mio quello che è tuo è di tutti. Tanto quelli del PDL saranno costretti, come al solito, a stare zitti per mantenere la cadrega.
Martin Lutero
Mar, 22/10/2013 - 16:15
rosy sexy (maria rosaria) ha fatto già dei "CASINI" paurosi nel 1999 con la riforma sanitaria (governo komunista con a capo il lider maximo).
m.nanni
Mar, 22/10/2013 - 16:15
si stanno prendendo tutto! Ma il Pdl e Berlusconi con Alfano e le colombe tornaiole tutte, falchi fotti vento compresi, sono sotto ricatto non del Pd, non della Merkel, non di Napo, non di Obama, ma di Quagliariello! che scandalo! facciamo pena! di questo passo Renzi potrebbe diventare un'alternativa a milioni di noi. non di me che preferirei votare per l'Indipendeza(S'Indipendentzia) dell'Isola. qualche residuo arcaico, qualche teschio dell'età della pietra, non si troverà frugando tra i nuraghi? ma che disgusto!
francesco57
Mar, 22/10/2013 - 16:16
E' la prova provata che al peggio non c'è limite. Solo questione di sedie.
moranma
Mar, 22/10/2013 - 16:20
dai post mi sembra di arguire che la Bindi non sia simpatica al popolo della repubblica delle banane : gli danno della comunista, della mafiosa..parole in libertà....ma che aspetta il pdl a far cadere il governo??? ah...me ne ero dimenticato, ci ha già provato una volta con scarsi risultati...forza , provateci ancora!
hernando45
Mar, 22/10/2013 - 16:20
QUI NON è una questione di SOGGETTI, ovvero come qualcuno ha scritto provocatoriamente era meglio Dell'Utri o Verdini ecc. NOOO!! Quì il problema è un'altro, SONO SEMPRE GLI STESSI CHE SONO LI DA UNA VITA E CHE DA UNA VITA SI SCAMBIANO I POSTI DI COMANDO. Dalema è stato per DECENNI (forse) pres. del COPASIR, poi ci è andato RUTELLI (altro buono) e La Bindi, quante commissioni ha già presieduto?? BASTA!!! Qui non è una questione di PD o PDL, qui il problema è che NON SI VUOLE ACCETTARE DI CAMBIARE FACCE!!!Saludos
degrel0
Mar, 22/10/2013 - 16:22
...e la mafia brindò!

ContessaCV
Mar, 22/10/2013 - 16:23
Questi sarebbero i volti nuovi o il nuovo che avanza... e siamo a posto

Gorilla Gor
Mar, 22/10/2013 - 16:25
Meglio sarebbe stato antimuffa...
uno-nessuno
Mar, 22/10/2013 - 16:26
Questa è il nuovo che avanza. L'anima atra del comunismo.
luigipiso
Mar, 22/10/2013 - 16:26
Il PDL non potrà mai avere queste cariche finquando tr gli iscritti ci sono berlusconi e Dell'Utri.

pasquale.esposito
Mar, 22/10/2013 - 16:34
Per, la redazione! per favore togliete la Foto di "Tina Pica" da questo articolo, Perche mi fá vomitare solo a vederla!
pasquale.esposito
Mar, 22/10/2013 - 16:35
CERTO; CHE SE METTEVANO BASSOLINO; OPPURE LA JERVOLINO ALLA COMMISSIONE ANTIMAFIA; A QUEST;ORA LA CAMORRA A NAPOLI E LA MAFIA IN SICILIA SAREBBERO GIA STATE DEBELLATE; ANZI PER NON FARCI MANCARE NIENTE CI VORREBBERO ANCHE PENATI E VENDOLA!; FRA (LADRI E ASSASSINI ALLA MPS CI É SCAPPATO IL MORTO!) CI SI CAPISCE BENE! IL PDPCI CHE HA LASCIATO MORIRE NAPOLI SOTTO LA MUNNEZZA NON AVEVA COME SINDACO LA JERVOLINO?; É COME GOVERNATORE BASSOLINO?; ADESSO CI TOCCA ANCHE SOPPORTARE MADAMA TINA PICA?; CERTO CHE AL PEGGIO; NON C;É MAI UN LIMITE!.
No Luigipiscio
Mar, 22/10/2013 - 16:36
Bah il physique du rôle per fare la donna mafiosa ce l'ha tutto..a partire dai baffi..fino ad arrivare alla cattiveria..Mamma quanto è brutta!!
tormalinaner
Mar, 22/10/2013 - 16:36
Ma guarda che strano viene eletta in Calabria e poi diventa Presidente della commissione antimafia. Baciamo le mani....... i capobastone ringraziano
maurocnd
Mar, 22/10/2013 - 16:41
Sono certo che farà un gran lavoro! Indubbiamente non all'altezza di quello che ha fatto sino ad oggi, ma un buon lavoro. E poi basta che si mostri in pubblico e il gioco è fatto.
gedeone@libero.it
Mar, 22/10/2013 - 16:43
Non ho parole.......................................................................................................................................
pastello
Mar, 22/10/2013 - 16:46
La rottamazione che avanza.
eso71
Mar, 22/10/2013 - 16:48
Questo "fossile" doveva essere archiviato negli anni '90. Non capisco perchè ce lo dobbiamo ancora trovare tra i piedi.
Massimo Bocci
Mar, 22/10/2013 - 16:49
Chi meglio di chi la mafia l' ha nello statuto e la coltiva da ladro da 65 anni, la vive quotidianamente faide tra LADRI COMPRESE, cos'i non avranno più bisogno di fare i patti come nel 93, ora si possono riunire in FAMIGLIA??? o FAMICHIA!!!
pastello
Mar, 22/10/2013 - 16:51
Rosy Bindi presidente della commissione antimafia, D'Alema Presidente della Repubblica e, dopo una seduta spiritica, Togliatti Presidente del Consiglio.
Luigi.Morettini
Mar, 22/10/2013 - 16:51
Una mafiosa all'antimafia, è proprio quello che ci voleva. La Mafia ringrazia!
COSIMODEBARI
Mar, 22/10/2013 - 16:51
Partito Del Letame (Pdl)...li ho votati, ma adesso sono un incucio continuo di poltrone con il Partito Dalematico. A tal proposito, ci traspongono, con il linguaggio politico qualche sonetto lussurioso di Pietro L'Aretino.
pastello
Mar, 22/10/2013 - 16:55
C'è sempre da imparare, anzi da sghignazzare. Chi avrebbe mai immaginato che un giorno i comunisti avrebbero difeso a spada tratta Rosy Bindi? Ahahahahah.


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L'EX PRESIDENTE DEL PARTITO DEMOCRATICO GUIDERA' LA COMMISSIONE BICAMERALE
Bindi eletta, ma è caos all'Antimafia
Il Pdl: «Si dimetta». Lei: «Non posso»

Vittoria al ballottaggio
contro Gaetti ( M5S).
Il centrodestra non vota
per protesta contro il mancato accordo su
un nome condiviso:
«Strappo inaccettabile, lasciamo la bicamerale»

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LA COMMISSIONE BICAMERALE
Antimafia, Bindi eletta presidente
Il Pdl non vota: «Pd irresponsabile»
Il partito di Berlusconi: non parteciperemo ai lavori
della Commissione. Lei: «Non posso dimettermi»
Rosy Bindi
Rosy Bindi è stata eletta presidente della commissione Antimafia. L'ex presidente del Partito democratico ha ottenuto al ballottaggio 25 voti, contro gli otto di Luigi Gaetti, del Movimento Cinque Stelle. Due le schede bianche, un voto nullo.
LA PROTESTA DEL PDL - La nomina del presidente della bicamerale è stata occasione per nuove frizioni tra i due principali partiti di maggioranza. E il mancato accordo su un nome condiviso ha spinto il Pdl a non partecipare al voto e a chiedere le dimissioni della Bindi. «La delegazione del Popolo della libertà - hanno dichiarato Renato Schifani e Renato Brunetta prima della votazione - in caso di elezione di un presidente nella seduta odierna, non parteciperà ai lavori della Commissione per l’intera legislatura, denunciando con questo atto l’irresponsabilità del Pd ed affermando la necessità di avere alla presidenza di una commissione così importante una personalità condivisa dall’insieme delle forze politiche». E Gasparri su Twitter dopo la votazione: «Inaccettabile strappo del Pd pur di dare una poltrona a Rosy Bindi».

CICCHITTO - A rincarare la dose ci pensa Fabrizio Cicchitto: «Chi è stato eletto presidente in questo modo inusitato dovrebbe rimettere il suo mandato, perché si troverà a dirigere una Commissione così delicata priva di rappresentanza generale». Cicchitto allarga poi ancora il solco con il Pd e sottolinea che «il comportamento del gruppo del Pd è del tutto inaccettabile . In effetti con questa forzatura è stata affossata l’Antimafia in questa legislatura a meno che - avverte - non ci sia una revisione totale rispetto alla linea che ha portato a questo risultato».

NON MI DIMETTO - «Non posso non rispettare le 25 persone che mi hanno votato». Così Rosy Bindi ha replicato alla richiesta di dimettersi da presidente dell’Antimafia arrivata da Renato Schifani e Renato Brunetta. «So che devo essere la presidente di tutti, ma non lo posso fare se non mi riconoscono come tale» ha aggiunto rispondendo ai cronisti alla Camera. Ora «mi auguro che si creino le condizioni per lavorare», ha aggiunto. Formalmente la commissione può iniziare le sedute anche senza il Popolo della Libertà, ma «vorrei cominciare il giorno in cui il Pdl mi indica il capogruppo in commissione», ha chiarito.

IL VOTO DEI CINQUESTELLE - Smentito inoltre il piccolo giallo creatosi attorno alla presunta spaccatura dei Cinquestelle durante il voto. L'esponente M5S aveva ottenuto sei voti e non otto, «perché lui stesso - ha spiegato Ricardo Nuti - non si è votato, e un altro nostro collega era in quel momento in missione. Quindi nessuna spaccatura».

VICEPRESIDENTI - Lo stesso Gaetti E Claudia Fava, di Sel, sono stati eletti vicepresidenti della commissione .

BINDI - Da segnalare che la stessa Bindi all’uscita della sala dopo la votazione, rispondendo ai giornalisti che in Transatlantico alla Camera le chiedevano dell’accusa, da parte del Pdl al Pd di non aver rispettato i patti sulla sua elezione: «Se ci sono stati patti tra Pd e Pdl sulla presidenza della commissione Antimafia non ne ero a conoscenza».
22 ottobre 2013
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Redazione Online

http://www.corriere.it/cronache/13_otto ... 615f.shtml
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