quo vadis PD ????
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Re: quo vadis PD ????
Il Titolo di testa di IFQ
La Germania accusa gli Stati Uniti: "Il cellulare della Merkel era intercet-
tato". Il governo italiano non corre rischi: Letta non lo ascolta nessuno
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Re: quo vadis PD ????
L'analista NSA ascoltando le intercettazioni del governo italiano le ha inserite su youporn!
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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Re: quo vadis PD ????
Civati parte e prova a inchiodare gli altri sulle larghe intese
Il candidato lombardo lancia la sfida per la segreteria: «Con noi – ha avvertito – le larghe intese non andrebbero molto avanti e cambieremmo tutto il gruppo dirigente del Pd»
Civati parte e prova a inchiodare gli altri sulle larghe intese
È lui il primo ad ammetterlo, anzi, a rivendicare il concetto come cifra della sua campagna congressuale. «Non bisogna avere paura di essere impopolari e, anche se non è figo o cool, parlare di carceri o di poveri. Non bisogna piacere a tutti, ma a qualcuno e saperlo rappresentare». Ieri Pippo Civati ha presentato la sua sfida per la segreteria battendo forte sui tasti della sinistra senza prefissi e ribadendo da ogni angolazione la sua ostilità all’esperienza delle larghe intese.
È nell’opposizione al governo Letta che Civati spera di strappare consensi a Cuperlo e Renzi, per ragioni diverse, meno “in condizione” del candidato lombardo di fare campagna su quel punto. «Con noi – ha avvertito – le larghe intese non andrebbero molto avanti e cambieremmo tutto il gruppo dirigente del Pd. Ma per questo non serve sbattere la porte, basta accompagnarle, senza alzare troppo il volume, ma nemmeno accettando tutto quanto. Noi vinceremo ma lo faremo con serenità. Vedo molti colleghi impegnati nel tentativo di costituzionalizzare la destra, ma ricordo che siamo nati per cambiare la sinistra. Non sarà mica diventato il congresso del Pdl».
Dal palco del teatro Vittoria Civati ha citato due nomi: Fabrizio Barca e Nichi Vendola. Entrambi ieri si erano espressi in suo favore con due forme blande di endorsement, rafforzate da una critica verso i documenti dei suoi avversari. Il leader di Sel si è esposto maggiormente avvertendo i suoi e il resto della sinistra che «bisogna predisporsi alle battaglie congressuali, nel Pd ed anche in Sel, ma serve come precondizione la cognizione del dolore. Tutti e quattro i documenti dei candidati a segretario del Pd sono un contributo ricco e importante alla riflessione politica sul futuro ma in tutti e quattro, meno, molto meno, in quello di Civati, c`è la rimozione del presente. Lo dico in particolare per Cuperlo e per Renzi».
Fabrizio Barca, pur difendendo i programmi di tutti dalle critiche di Vendola, ha ammesso di sentirsi convinto maggiormente da quello presentato da Civati. «È un programma vero, c’è trippa di cui discutere. Non lo condivido integralmente ma è un documento vero. È molto interessante. Sarebbe bene che fosse letto da molti. È un atto coraggioso».
Nessuna concessione di Civati al capitolo della vicesegreteria. Quando nei giorni scorsi, dopo l’intervista rilasciata alla Zanzara di Radio24, era passato il concetto che un buon risultato, un secondo piazzamento, l’avrebbe portato a chiedere al probabile vincitore Matteo Renzi la poltrona numero due, la base era entrata in subbuglio. Civati ieri non ha smentito, almeno non in modo palese. Certo, ha ribadito la fede incrollabile nella vittoria finale, ma non ha sgombrato il campo dall’argomento.
I giovani che hanno occupato le sedi del Pd in giro per l’Italia nei giorni della nascita del governo delle larghe intese rappresentano il motore della campagna di Civati. Elly Schlein, ventotto anni, italo-americana, animatrice della stagione di #occupyPd, ha risposto a Europasull’argomento della vicesegreteria poco prima di salire sul palco, tra l’intervento di Andrea Ranieri e quello di Walter Tocci. E anche la Schlein non ha chiuso nessuna porta: «Le settanta pagine del programma restano lì. Se non vinciamo il congresso non butteremo via le proposte, dovremo ottenere il massimo per i voti che avremo raccolto».
@unodelosBuendia
TAG: Congresso Pd, Pippo Civati
Il candidato lombardo lancia la sfida per la segreteria: «Con noi – ha avvertito – le larghe intese non andrebbero molto avanti e cambieremmo tutto il gruppo dirigente del Pd»
Civati parte e prova a inchiodare gli altri sulle larghe intese
È lui il primo ad ammetterlo, anzi, a rivendicare il concetto come cifra della sua campagna congressuale. «Non bisogna avere paura di essere impopolari e, anche se non è figo o cool, parlare di carceri o di poveri. Non bisogna piacere a tutti, ma a qualcuno e saperlo rappresentare». Ieri Pippo Civati ha presentato la sua sfida per la segreteria battendo forte sui tasti della sinistra senza prefissi e ribadendo da ogni angolazione la sua ostilità all’esperienza delle larghe intese.
È nell’opposizione al governo Letta che Civati spera di strappare consensi a Cuperlo e Renzi, per ragioni diverse, meno “in condizione” del candidato lombardo di fare campagna su quel punto. «Con noi – ha avvertito – le larghe intese non andrebbero molto avanti e cambieremmo tutto il gruppo dirigente del Pd. Ma per questo non serve sbattere la porte, basta accompagnarle, senza alzare troppo il volume, ma nemmeno accettando tutto quanto. Noi vinceremo ma lo faremo con serenità. Vedo molti colleghi impegnati nel tentativo di costituzionalizzare la destra, ma ricordo che siamo nati per cambiare la sinistra. Non sarà mica diventato il congresso del Pdl».
Dal palco del teatro Vittoria Civati ha citato due nomi: Fabrizio Barca e Nichi Vendola. Entrambi ieri si erano espressi in suo favore con due forme blande di endorsement, rafforzate da una critica verso i documenti dei suoi avversari. Il leader di Sel si è esposto maggiormente avvertendo i suoi e il resto della sinistra che «bisogna predisporsi alle battaglie congressuali, nel Pd ed anche in Sel, ma serve come precondizione la cognizione del dolore. Tutti e quattro i documenti dei candidati a segretario del Pd sono un contributo ricco e importante alla riflessione politica sul futuro ma in tutti e quattro, meno, molto meno, in quello di Civati, c`è la rimozione del presente. Lo dico in particolare per Cuperlo e per Renzi».
Fabrizio Barca, pur difendendo i programmi di tutti dalle critiche di Vendola, ha ammesso di sentirsi convinto maggiormente da quello presentato da Civati. «È un programma vero, c’è trippa di cui discutere. Non lo condivido integralmente ma è un documento vero. È molto interessante. Sarebbe bene che fosse letto da molti. È un atto coraggioso».
Nessuna concessione di Civati al capitolo della vicesegreteria. Quando nei giorni scorsi, dopo l’intervista rilasciata alla Zanzara di Radio24, era passato il concetto che un buon risultato, un secondo piazzamento, l’avrebbe portato a chiedere al probabile vincitore Matteo Renzi la poltrona numero due, la base era entrata in subbuglio. Civati ieri non ha smentito, almeno non in modo palese. Certo, ha ribadito la fede incrollabile nella vittoria finale, ma non ha sgombrato il campo dall’argomento.
I giovani che hanno occupato le sedi del Pd in giro per l’Italia nei giorni della nascita del governo delle larghe intese rappresentano il motore della campagna di Civati. Elly Schlein, ventotto anni, italo-americana, animatrice della stagione di #occupyPd, ha risposto a Europasull’argomento della vicesegreteria poco prima di salire sul palco, tra l’intervento di Andrea Ranieri e quello di Walter Tocci. E anche la Schlein non ha chiuso nessuna porta: «Le settanta pagine del programma restano lì. Se non vinciamo il congresso non butteremo via le proposte, dovremo ottenere il massimo per i voti che avremo raccolto».
@unodelosBuendia
TAG: Congresso Pd, Pippo Civati
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Re: quo vadis PD ????
Renzi dà il via alla (Zia – ndt) Leopolda 4
E domani interviene Epifani
L'edizione di quest'anno si intitola: «Dare un nome al futuro»
“IL GRANDE BUCO NERO”
Sembra appropriato dalle notizie di questi ultimi 3 giorni
E domani interviene Epifani
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“IL GRANDE BUCO NERO”
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Re: quo vadis PD ????
Wa hoo, .......sono un superficiale.
Me lo fa sapere un elettore anziano di Matteuccio: "Chi sostiene che Renzi è come Berlusconi è un superficiale......"
**
Leopolda, i sostenitori del sindaco di Firenze: «Perché ci piace Renzi»
Le voci dalla kermesse - rcd
C'è chi lo definisce il migliore sia a destra che a sinistra. Chi sostiene che sia un ottimo sindaco per Firenze, ma che ora sia pronto per fare «il grande salto». Dalla Leopolda, le voci dei sostenitori di Matteo Renzi. Che spiegano perché, a loro, il sindaco fiorentino piace tanto.
http://video.corriere.it/leopolda-soste ... 529379bbd1
Me lo fa sapere un elettore anziano di Matteuccio: "Chi sostiene che Renzi è come Berlusconi è un superficiale......"
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Leopolda, i sostenitori del sindaco di Firenze: «Perché ci piace Renzi»
Le voci dalla kermesse - rcd
C'è chi lo definisce il migliore sia a destra che a sinistra. Chi sostiene che sia un ottimo sindaco per Firenze, ma che ora sia pronto per fare «il grande salto». Dalla Leopolda, le voci dei sostenitori di Matteo Renzi. Che spiegano perché, a loro, il sindaco fiorentino piace tanto.
http://video.corriere.it/leopolda-soste ... 529379bbd1
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Re: quo vadis PD ????
Ieri è toccato ad un seguace di Renzi a darmi del superficiale.
Oggi tocca al capo a darmi del pirla coglione senza se e senza ma.
TG3 ore 19,00
Servizio dalla Zia Leopolda 4
Premessa
Stamani, leggendo IFQ, ho appreso che alla vecchia stazione fiorentina non c’erano né bandiere né simboli del Pd (PDc).
Non ho capito il perché.
Nel servizio di Rai 3 me lo ha spiegato Renzi perdendo pure la pazienza, come fanno i maestri con gli allievi gnucchi.
“Non ci sono simboli del Pd perché noi per vincere dobbiamo convincere altri elettori anche non del Pd a venire qui,
MA COME SI FA A NON CAPIRLOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!”
Certo, non lo capisco ancora adesso.
Sarò forse diventato improvvisamente un pirla coglione che non capisce queste cose???????????????.Come sostiene il Renzi?????????????..............Sai, a volte l’età, capita…………….
Però mi sono chiesto se il fantomatico elettore attirato oggi nella rete per merli renziana, domani cosa voterà????????
Non voterà forse per il Pd??????
E allora cosa significa questa sceneggiata fiorentina per persone intelligenti??????
Non far vedere simboli Pd oggi costringerà il merlo a votare Pd domani?????
Non sono più i programmi e gli obiettivi che contano?????
Deve essere proprio una cosa super intelligente.
Visto che all’improvviso secondo Renzi non capisco più un caXXo, qualche volenteroso forumista mi può per cortesia spiegare l’arcano??????
E visto che sono diventato improvvisamente un pirla coglione che non capisce più un caXXo, non mi è però mancata la memoria.
Quando il sindaco di Firenze alle precedenti primarie è andato in giro per l’Italia con il suo furgone, già ai tempi era stato fatto notare che mancavano i simboli del Pd.
Nel tentativo di dare una risposta si è pensato che Renzi si vergognasse a far sapere che operava in nome del Pd.
Hai visto mai????
Invece no. Adesso invece è tutto chiaro si tratta della grande strategia fiorentina che serve per avvicinare tutti gli elettori.
Perché se no quando vedono il simbolo del Pd scappano a gambe levate come lepri.
Invece se non ci sono simboli il merlo si avvicina al Renzino che gli spiega la BUONA NOVELLA RENZIANA.
Ma poi quando il merlo indottrinato dovrà andare a votare Matteuccio glielo spiegherà SI O NO che la croce la deve porre sul simbolo del Pd??????????????????????????????????
Oppure in tutto questo anonimato il Renzino ha in mente qualcosa di losco????????????
“Siore e siori sulla pubblica piazza, non vengo da Lodi per lodarvi ma da Chiavari per chiavarvi.”
E questo sarebbe il nuovo che infonde la speranza?????
Per favore qualcuno mi spiega l’arcano???????
Oggi tocca al capo a darmi del pirla coglione senza se e senza ma.
TG3 ore 19,00
Servizio dalla Zia Leopolda 4
Premessa
Stamani, leggendo IFQ, ho appreso che alla vecchia stazione fiorentina non c’erano né bandiere né simboli del Pd (PDc).
Non ho capito il perché.
Nel servizio di Rai 3 me lo ha spiegato Renzi perdendo pure la pazienza, come fanno i maestri con gli allievi gnucchi.
“Non ci sono simboli del Pd perché noi per vincere dobbiamo convincere altri elettori anche non del Pd a venire qui,
MA COME SI FA A NON CAPIRLOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!”
Certo, non lo capisco ancora adesso.
Sarò forse diventato improvvisamente un pirla coglione che non capisce queste cose???????????????.Come sostiene il Renzi?????????????..............Sai, a volte l’età, capita…………….
Però mi sono chiesto se il fantomatico elettore attirato oggi nella rete per merli renziana, domani cosa voterà????????
Non voterà forse per il Pd??????
E allora cosa significa questa sceneggiata fiorentina per persone intelligenti??????
Non far vedere simboli Pd oggi costringerà il merlo a votare Pd domani?????
Non sono più i programmi e gli obiettivi che contano?????
Deve essere proprio una cosa super intelligente.
Visto che all’improvviso secondo Renzi non capisco più un caXXo, qualche volenteroso forumista mi può per cortesia spiegare l’arcano??????
E visto che sono diventato improvvisamente un pirla coglione che non capisce più un caXXo, non mi è però mancata la memoria.
Quando il sindaco di Firenze alle precedenti primarie è andato in giro per l’Italia con il suo furgone, già ai tempi era stato fatto notare che mancavano i simboli del Pd.
Nel tentativo di dare una risposta si è pensato che Renzi si vergognasse a far sapere che operava in nome del Pd.
Hai visto mai????
Invece no. Adesso invece è tutto chiaro si tratta della grande strategia fiorentina che serve per avvicinare tutti gli elettori.
Perché se no quando vedono il simbolo del Pd scappano a gambe levate come lepri.
Invece se non ci sono simboli il merlo si avvicina al Renzino che gli spiega la BUONA NOVELLA RENZIANA.
Ma poi quando il merlo indottrinato dovrà andare a votare Matteuccio glielo spiegherà SI O NO che la croce la deve porre sul simbolo del Pd??????????????????????????????????
Oppure in tutto questo anonimato il Renzino ha in mente qualcosa di losco????????????
“Siore e siori sulla pubblica piazza, non vengo da Lodi per lodarvi ma da Chiavari per chiavarvi.”
E questo sarebbe il nuovo che infonde la speranza?????
Per favore qualcuno mi spiega l’arcano???????
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Re: quo vadis PD ????
il Fatto 27.10.13
Leopolda senza bandiere del Pd Cuperlo: “Assurdo”
“QUANDO CI SI CANDIDA a guidare il più grande partito della sinistra italiana bisogna avere anche l’orgoglio di rivendicare la bellezza del simbolo di quel partito, perché noi non dobbiamo chiederci quanto quel simbolo ha bisogno di ciascuno di noi, ma dovremmo cominciare a chiederci di nuovo quanto tutti noi assieme abbiamo bisogno di quel simbolo”.
Lo ha detto Gianni Cuperlo, ieri a Udine, commentando la scelta di Matteo Renzi non avere simboli del Pd alla Leopolda.
L’argomento ha scatenato un botta e risposta tra i due candidati alla segreteria del Pd quando proprio Cuperlo aveva detto: “Ce la immaginiamo la Fiorentina che acquista Messi dal Barcellona, fa la conferenza stampa per presentarlo ai tifosi e alla città e non c’è la foto del giocatore che tiene in mano la maglietta della Fiorentina con scritto Messi? Non potrebbe accadere”.
Leopolda senza bandiere del Pd Cuperlo: “Assurdo”
“QUANDO CI SI CANDIDA a guidare il più grande partito della sinistra italiana bisogna avere anche l’orgoglio di rivendicare la bellezza del simbolo di quel partito, perché noi non dobbiamo chiederci quanto quel simbolo ha bisogno di ciascuno di noi, ma dovremmo cominciare a chiederci di nuovo quanto tutti noi assieme abbiamo bisogno di quel simbolo”.
Lo ha detto Gianni Cuperlo, ieri a Udine, commentando la scelta di Matteo Renzi non avere simboli del Pd alla Leopolda.
L’argomento ha scatenato un botta e risposta tra i due candidati alla segreteria del Pd quando proprio Cuperlo aveva detto: “Ce la immaginiamo la Fiorentina che acquista Messi dal Barcellona, fa la conferenza stampa per presentarlo ai tifosi e alla città e non c’è la foto del giocatore che tiene in mano la maglietta della Fiorentina con scritto Messi? Non potrebbe accadere”.
Re: quo vadis PD ????
ma non hanno niente di meglio da fare che azzuffarsi sulle bandiere e le magliette?
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Re: quo vadis PD ????
mariok ha scritto:ma non hanno niente di meglio da fare che azzuffarsi sulle bandiere e le magliette?
Direi che non è questo il punto perché per 3 giorni hanno avuto modo di discutere in lungo e in largo di tutto quello che hanno voluto senza limite alcuno.
Ma è il concetto base dell’applicazione del marketing personalizzato ed esasperato al limite, che supera di gran lunga la fantasia di uno specializzato super come Berlusconi.
Tanto è vero che in vent’anni nei loro raduni e convegni hanno sponsorizzato sempre il loro marchio.
Attrarre l’elettore merlo presentando un prodotto personale, come se quanto gli sta vendendo è roba sua personale e non di una società di persone non si era mai visto prima.
Francamente, oltre ad essere la prima volta al mondo dal punto di vista politico che un rappresentante di partito venda un prodotto politico senza marchio, lo è anche dal punto di vista commerciale.
E’ la prima volta in assoluta mondiale che un rappresentante di commercio spacci alla grande e a cielo aperto con tanto di media sul collo, un prodotto della sua azienda come suo prodotto personale per paura di non vendere.
I casi sono due:
- O si vergogna della casa costruttrice perché fa schifo e quindi il marchio stesso respinge il cliente
- O ha in mente qualcosa di losco dove intende fare il pieno di destra e sinistra esattamente come Grillo.
Grillo e Renzi sono oggi i due principali avversari che si contendono lo stesso elettorato.
Entrambi puntano sullo scontento degli avversari.
Hanno in comune la sottrazione dell’elettorato di destra, perché mirano entrambi a governare con la maggioranza assoluta.
Questa politica si è già dimostrata fallimentare dal punto di vista parlamentare per Grillo in questi 8 mesi, perché ha dovuto limitare l’azione politica intesa a non scontentare le parti.
In modo particolare lo abbiamo visto 20 giorni fa quando i suoi hanno presentato l’emendamento contro reato di clandestinità, un tema puramente sbilanciato a sinistra e inviso alla destra.
Grillo e Casaleggio che curano con grande attenzione il marketing della casa si sono immediatamente scagliati contro i senatori facendo sapere che sarebbero andati a Roma per obbligarli a fare marcia indietro.
Cosa che non hanno fatto perché si sono sputtanati alla grande, con quel tipo di politica ambidestra.
1. Immigrati, M5s nel caos. Grillo attacca, Assemblea senatori ...
http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... 288225...
o
10/ott/2013 - L'iniziativa dei due senatori grillini e la conseguente bocciatura del leader del ... Si contesta inoltre che la posizione "non è stata discussa in ... per il momento: "L'emendamento sull'immigrazione clandestina arriverà in aula ...
Questo perché è un tema caro alla destra e come ha precisato Grillo, se lo avessero proposto in campagna elettorale avrebbero preso voti da prefisso telefonico.
La fissazione di Renzi di prendersi l’elettorato di destra è datata e risale alla Leopolda I.
Questo lo fa perché sa di piacere all’elettorato di destra. Tanto che Briatore ha dichiarato nuovamente questa settimana che se non potrà votare Berlusconi voterà Renzi.
Quindi la politica fatta di programmi, idee ed obiettivi viene messa fuori dalla porta, quando si vota la persona in questo modo.
Renzi è stato zitto in questi ultimi mesi sul tema della Costituzione, sulla mutazione dell’articolo 138, perché da tempo si è dichiarato a favore del presidenzialismo, che in Italia sappiamo a cosa corrisponde.
E’ stato zitto perché gli ex Pci che possono votarlo sono a favore dell’attuale Costituzione e contro il presidenzialismo.
Oggi 28 ottobre, Grillo, Berlusconi e Renzi potrebbero festeggiare tranquillamente la Marcia su Roma.
Non ricordo se è stato sabato Martelli a Otto e mezzo oppure ieri mattina ad Omnibus che è stato affermato che gli apparati statunitensi hanno spostato l’attenzione da Grillo a Renzi, perché il primo ha sostanzialmente fallito.
Quando si è tentato di approfondire chi stia dietro a Grillo e Casalegno, tutte le strade portavano a Roma, cioè alla Cia, agli apparati Usa, all’ambasciata Usa a Roma.
Per la verità nulla di dimostrato, ma solo sbocchi naturali su chi possa stare dietro alla strana coppia, che non sembra proprio la continuità risorgimentale italiana interrotta il 25 aprile 1945.
Ma come diceva il vecchio Giulio, a pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca.
Infatti, l’unico Paese al mondo in cui non ci sono colpi di Stato o similia sono gli Stati Uniti perché non c’è un’ambasciata americana.
La storia della Notte della Repubblica a partire da Piazza Fontana, docet.
E il Grande Fratello che ha tanto scombussolato Frau Merkel era un fatto noto.
Re: quo vadis PD ????
L'ambizione sfrenata, il marketing berlusconiano, l'idiosincrasia per le bandiere, il perverso desiderio di mandare a casa Letta (come se fosse una colpa): le critiche a Renzi sono in generale abbastanza capziose, vuote e forzate.
Ecco invece, qualcosa di un po' più serio.
Il fatto che sul palco sia salito Davide Serra è sfuggito all'attenzione dei media, ma mi sembra l'aspetto politicamente più rilevante della Leopolda. Altro che l'assenza delle bandiere!
Leopolda. E i ricchi risero
A volte ho la tentazione di adottare un approccio lombrosiano nell’osservare i commedianti in teatro: fatti salvi il condannato, la sua musa e badante, il suo premio Nobel mancato, che risplendono di prepotente ridicolo esibito senza vergogna, sboccati e sgangherati nelle parole, nelle tinture e nei tiraggi, nell’estrema bruttezza, che – l’hanno detto in molti – raramente si accompagna alla virtù, gli altri hanno scelto la strada di una, pallida, grigia e rassicurante mediocrità, quella plumbea degli euro burocrati, quella sapientemente trasandata e informale in maniche di camicia, quella in divisa da agente immobiliare o da mediatore di fondi, cui non si sono sottratte nemmeno dive di calendari passate per influenti dicasteri.
Ma anche sottraendosi alla facile lusinga della fisiognomica e a quella più severa della semantica, le previsioni sul futuro della classe dirigente e delle organizzazioni intorno alle quali stringono alleanze opache, vincoli espliciti o segreti, in un’alternanza di invettive e blandizie, come si addice appunto a una troupe della commedia all’italiana dove tutti infine sono “amici loro”, sono allarmanti.
In questi giorni piace ai media e agli opinionisti proporci una ostensione allegorica della contrapposizione tra l’epico consumarsi di tradimenti e punizioni simboliche del Pdl verso Forza Italia e chissà che, come rappresentazione esemplare di un rito antico, quello di “vecchi” navigati, cinici, temprati alle lotte intestine e ai sabotaggi, anche se qualcuno è relativamente giovane dal punto di vista anagrafico, ma già coperto dalle ragnatele delle strategie, degli stratagemmi, degli inganni, e invece dall’altra parte un ceto giovane, nuovo e innovatore, che piazza sul palco le sedie di design, come reperto accettabile, la lavagna di scuola, ma elettronica, e fa sfilare in passerella le figurine Panini a testimonianza di un’Italia dinamica, volitiva, globalizzata per il tramite di master all’estero e dell’abuso del gergo del marketing, spregiudicata grazie al nutrimento di pregiudizi favorevoli nei confronti di una ideologia che di fresco, innocente e originale non ha proprio nulla.
Così in nome del nuovo che avanza abbiamo visto sfilare alcuni allarmanti “esordienti”, più rottamatori di Marione lo sfasciacarrozze, perché più motivati a piazzarsi su sedie ancora tiepide e collocazioni ancora profittevoli malgrado la crisi che i loro papà, di sangue o di riferimento, hanno creato: comunicatori freschi di bucato come Gori, la teoria dei piccoli Olivetti crescono, imprenditori illuminati di quelli che hanno fatto virtù del vizio di volerci persuadere che siamo tutti sulla stessa barca, sfruttati e sfruttatori, abbaglianti economisti di quelli che hanno scelto di far fare economia a quel popolino di precari, dipendenti pubblici, pensionati, sottooccupati in favore di categorie più smart, le loro, probabilmente. Bisognerebbe suggerire a Renzi che la sua idea di nuovo partito minaccia di uniformarsi al modello di Veltroni al Lingotto, con l’album di famiglia dei suoi imprenditori, Colaninno e Calearo, dei suoi economisti, Ichino con un occhio a Sacconi, dei suoi “intellettuali”, meglio se recensori dei suoi bestseller, tutti a nuotare nel liquindo amniotico di una formazione che aveva prima di tutto la missione di seppellire con l’”idea” di sinistra, anche principi, valori, ideali che avrebbe dovuto essere irrinunciabili, compresi quelli che dovevano tener salda la democrazia abusata a cominciare dal nome Partito Democratico, ora seppellita da quel che resta di quell’organismo senza identità, da un nonno che si è fatto re, dal suo nipotino al servizio di quei poteri che approfittano della crisi economica per affondare lavoro, diritti, cultura, istruzione welfare.
Presso pubblico e osservatori alla Leopolda hanno riscosso gran successo infatti due figuri che non permettono equivoci. Davide Serra, cautamente criticato per rappresentare il nuovo grazie al passaggio da Antigua dell’ex premier alle Cayman, poi sdoganato dall’Annunziata, ça va sans dire, è stato praticamente issato sul palco da un Renzi ancora grato per le buone relazioni strette intorno alla cena con gli uomini dell’economia, che vorremmo sapere chi ha pagato e che nella mente dello staff del sindaco di Firenze – che ci torna solo in occasione delle primarie – dovrebbe forse rappresentare la risposta al movimento 5 stelle.
Il Serrapensiero è costituito da un livoroso e bellicoso j’accuse nei confronti delle vecchie generazioni parassitarie, che avrebbero vissuto al di sopra delle proprie possibilità, secondo l’ideologia della troika, del Fmi, dei loro scagnozzi indigeni e non, ciononostante ancora foraggiati e tutelati da un sistema sociale che invece penalizza i giovani, non offrendo loro le stesse possibilità.
Non mi prendo nemmeno la briga di vedere da che sacri lombi è nato il Serra, chi gli ha pagato scuole e master, chi oggi nutre le sue attività tutte all’insegna della fuffa più scroccona. Ma ci vuol poco a sospettare che beni e privilegi, più ereditati che conquistati, così come quella gaia dismissione di principi morali elementari, che hanno diretto i suoi itinerari verso paradisi fiscali rinomati, gli vengano dai suoi di vecchi, che invece i nostri . a cominciare da chi ha liberato l’Italia dal fascismo, purtroppo a termine – non solo non hanno vissuto al di sopra dei propri mezzi, ma hanno conquistato diritti e garanzie che lui vuole definitivamente abbattere, hanno messo da parte quel poco che finora aveva fatto sopravvivere il Paese, quei “fondamentali” su cui campa ancora lui, il governo, il ceto politico.
Altra star molto omaggiata sul palcoscenico della vecchia stazione è quel Yoram Gutgeld, ex senior partner e direttore di McKinsey, deputato Pd in quota renziana e nuovo consigliere economico del candidato che recentemente ha presentato le sue idee in una relazione intitolata “Come fare ridere i poveri senza far piangere i ricchi”, che ha definito un “programma per il rilancio della sinistra e del Paese”, un altro guru dellassimiliazione al neo liberismo in salsa di pummarola con tutti i più triti luoghi comuni che abbiamo sentito pronunciare a raffica bipartisan, da Tremonti a Attali, da Zingales a Brunetta, e poi più su più fino a Craxi, De Michelis, alla Milano da bere trasformata in Italia da assetare. E via con l’economia green, le privatizzazioni volte a aumentare la concorrenza nei servizi e a ridurne i prezzi, come non avessimo testato che avviene proprio il contrario, la contrazione del 10 per cento della spesa pubblica «intermediata fino alla sua proposta più creativa: cento euro in meno di tasse per tutti.
Sarà una proposta immaginata per far sorridere ii ricchi, che, si sa, provano una grande allegria quando ce lo mettono in quel posto. Allora a me, slogan per slogan, piace di più “anche i ricchi piangono”.
http://ilsimplicissimus2.wordpress.com/ ... hi-risero/
Ecco invece, qualcosa di un po' più serio.
Il fatto che sul palco sia salito Davide Serra è sfuggito all'attenzione dei media, ma mi sembra l'aspetto politicamente più rilevante della Leopolda. Altro che l'assenza delle bandiere!
Leopolda. E i ricchi risero
A volte ho la tentazione di adottare un approccio lombrosiano nell’osservare i commedianti in teatro: fatti salvi il condannato, la sua musa e badante, il suo premio Nobel mancato, che risplendono di prepotente ridicolo esibito senza vergogna, sboccati e sgangherati nelle parole, nelle tinture e nei tiraggi, nell’estrema bruttezza, che – l’hanno detto in molti – raramente si accompagna alla virtù, gli altri hanno scelto la strada di una, pallida, grigia e rassicurante mediocrità, quella plumbea degli euro burocrati, quella sapientemente trasandata e informale in maniche di camicia, quella in divisa da agente immobiliare o da mediatore di fondi, cui non si sono sottratte nemmeno dive di calendari passate per influenti dicasteri.
Ma anche sottraendosi alla facile lusinga della fisiognomica e a quella più severa della semantica, le previsioni sul futuro della classe dirigente e delle organizzazioni intorno alle quali stringono alleanze opache, vincoli espliciti o segreti, in un’alternanza di invettive e blandizie, come si addice appunto a una troupe della commedia all’italiana dove tutti infine sono “amici loro”, sono allarmanti.
In questi giorni piace ai media e agli opinionisti proporci una ostensione allegorica della contrapposizione tra l’epico consumarsi di tradimenti e punizioni simboliche del Pdl verso Forza Italia e chissà che, come rappresentazione esemplare di un rito antico, quello di “vecchi” navigati, cinici, temprati alle lotte intestine e ai sabotaggi, anche se qualcuno è relativamente giovane dal punto di vista anagrafico, ma già coperto dalle ragnatele delle strategie, degli stratagemmi, degli inganni, e invece dall’altra parte un ceto giovane, nuovo e innovatore, che piazza sul palco le sedie di design, come reperto accettabile, la lavagna di scuola, ma elettronica, e fa sfilare in passerella le figurine Panini a testimonianza di un’Italia dinamica, volitiva, globalizzata per il tramite di master all’estero e dell’abuso del gergo del marketing, spregiudicata grazie al nutrimento di pregiudizi favorevoli nei confronti di una ideologia che di fresco, innocente e originale non ha proprio nulla.
Così in nome del nuovo che avanza abbiamo visto sfilare alcuni allarmanti “esordienti”, più rottamatori di Marione lo sfasciacarrozze, perché più motivati a piazzarsi su sedie ancora tiepide e collocazioni ancora profittevoli malgrado la crisi che i loro papà, di sangue o di riferimento, hanno creato: comunicatori freschi di bucato come Gori, la teoria dei piccoli Olivetti crescono, imprenditori illuminati di quelli che hanno fatto virtù del vizio di volerci persuadere che siamo tutti sulla stessa barca, sfruttati e sfruttatori, abbaglianti economisti di quelli che hanno scelto di far fare economia a quel popolino di precari, dipendenti pubblici, pensionati, sottooccupati in favore di categorie più smart, le loro, probabilmente. Bisognerebbe suggerire a Renzi che la sua idea di nuovo partito minaccia di uniformarsi al modello di Veltroni al Lingotto, con l’album di famiglia dei suoi imprenditori, Colaninno e Calearo, dei suoi economisti, Ichino con un occhio a Sacconi, dei suoi “intellettuali”, meglio se recensori dei suoi bestseller, tutti a nuotare nel liquindo amniotico di una formazione che aveva prima di tutto la missione di seppellire con l’”idea” di sinistra, anche principi, valori, ideali che avrebbe dovuto essere irrinunciabili, compresi quelli che dovevano tener salda la democrazia abusata a cominciare dal nome Partito Democratico, ora seppellita da quel che resta di quell’organismo senza identità, da un nonno che si è fatto re, dal suo nipotino al servizio di quei poteri che approfittano della crisi economica per affondare lavoro, diritti, cultura, istruzione welfare.
Presso pubblico e osservatori alla Leopolda hanno riscosso gran successo infatti due figuri che non permettono equivoci. Davide Serra, cautamente criticato per rappresentare il nuovo grazie al passaggio da Antigua dell’ex premier alle Cayman, poi sdoganato dall’Annunziata, ça va sans dire, è stato praticamente issato sul palco da un Renzi ancora grato per le buone relazioni strette intorno alla cena con gli uomini dell’economia, che vorremmo sapere chi ha pagato e che nella mente dello staff del sindaco di Firenze – che ci torna solo in occasione delle primarie – dovrebbe forse rappresentare la risposta al movimento 5 stelle.
Il Serrapensiero è costituito da un livoroso e bellicoso j’accuse nei confronti delle vecchie generazioni parassitarie, che avrebbero vissuto al di sopra delle proprie possibilità, secondo l’ideologia della troika, del Fmi, dei loro scagnozzi indigeni e non, ciononostante ancora foraggiati e tutelati da un sistema sociale che invece penalizza i giovani, non offrendo loro le stesse possibilità.
Non mi prendo nemmeno la briga di vedere da che sacri lombi è nato il Serra, chi gli ha pagato scuole e master, chi oggi nutre le sue attività tutte all’insegna della fuffa più scroccona. Ma ci vuol poco a sospettare che beni e privilegi, più ereditati che conquistati, così come quella gaia dismissione di principi morali elementari, che hanno diretto i suoi itinerari verso paradisi fiscali rinomati, gli vengano dai suoi di vecchi, che invece i nostri . a cominciare da chi ha liberato l’Italia dal fascismo, purtroppo a termine – non solo non hanno vissuto al di sopra dei propri mezzi, ma hanno conquistato diritti e garanzie che lui vuole definitivamente abbattere, hanno messo da parte quel poco che finora aveva fatto sopravvivere il Paese, quei “fondamentali” su cui campa ancora lui, il governo, il ceto politico.
Altra star molto omaggiata sul palcoscenico della vecchia stazione è quel Yoram Gutgeld, ex senior partner e direttore di McKinsey, deputato Pd in quota renziana e nuovo consigliere economico del candidato che recentemente ha presentato le sue idee in una relazione intitolata “Come fare ridere i poveri senza far piangere i ricchi”, che ha definito un “programma per il rilancio della sinistra e del Paese”, un altro guru dellassimiliazione al neo liberismo in salsa di pummarola con tutti i più triti luoghi comuni che abbiamo sentito pronunciare a raffica bipartisan, da Tremonti a Attali, da Zingales a Brunetta, e poi più su più fino a Craxi, De Michelis, alla Milano da bere trasformata in Italia da assetare. E via con l’economia green, le privatizzazioni volte a aumentare la concorrenza nei servizi e a ridurne i prezzi, come non avessimo testato che avviene proprio il contrario, la contrazione del 10 per cento della spesa pubblica «intermediata fino alla sua proposta più creativa: cento euro in meno di tasse per tutti.
Sarà una proposta immaginata per far sorridere ii ricchi, che, si sa, provano una grande allegria quando ce lo mettono in quel posto. Allora a me, slogan per slogan, piace di più “anche i ricchi piangono”.
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