Come se ne viene fuori ?

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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

La lunga agonia italiana – 117
Un drammatico vuoto di potere - 109
I giorni della follia - 106
Sotto le macerie - 39


Implosion - 22
Cosa c'è dietro l'angolo - 6



A Berlusconi starà venendo un attacco di bile nel vedere lo sgretolamento del Pd-PPE mentre lo stato d'implosione del Pdl è in fase avanzata.

Era il momento giusto per approfittarne per tornare ad avere la maggioranza relativa ma la forza del destino gli sta riservando un'altra storia.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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La lunga agonia italiana – 118
Un drammatico vuoto di potere - 110
I giorni della follia - 107
Sotto le macerie - 40


Implosion - 23
Cosa c'è dietro l'angolo - 7



E' proprio un momento no per il Bel Paese. I legislatori non sembrano all'altezza del loro compito.

I politici vengono scelti prevalentemente adatti alla qualifica di "schiacciabottoni".

Fare le leggi non è da tutti.

Guido Scorza segnala per i giorni futuri una restrizione della "democrazia".

Però il termine "democrazia" è troppo abusato. Nell'ultimo ventennio, quando si pensava nel riscatto storico dei blocchi della guerra fredda, voluta a Yalta da Stalin, Churchill e Roosevelt, che hanno originato quasi mezzo secolo di regime democristiano dando vita ad una "democrazia" limitata, quindi zoppa, per via della mancanza di alternanza in presenza di partiti democratici riconosciuti, siamo incappati in una fase in cui il vecchio cs si è traformato in un'oligarchia, che fronteggiava una serie di partiti padronali. Oggi, nella fase di sgretolamento siamo entrati abbondantemente nell'anarchia. Se poi come sostiene Scorza, i legislatori si preparano a limitare i diritti sul Web, c'è da che stare allegri.




Leggi da FarWeb: filtri, sceriffi e giudizi sommari

di Guido Scorza | 9 novembre 2013Commenti (12)
(Guido Scorza è un docente, avvocato e giornalista)


Se il Web è il futuro, nel futuro il nostro Paese sarà meno democratico di quanto non lo sia stato sin qui.

A colpi di leggi, decreti e regolamenti, infatti, quando si parla di web, stiamo progressivamente abdicando ai principi fondamentali di ogni Stato di diritto in nome di forme di giustizia privata e sommaria da FarWest, anzi – se mi si consente la battuta – da FarWeb.

E’ una constatazione amara eppure inevitabile.

In Parlamento è stato da poco assegnato alla Commissione Giustizia, un disegno di legge, “silenziosamente” presentato il 3 luglio scorso ad iniziativa di un gruppo di parlamentari [Santerini e Marazziti (Scelta Civica), Fiano (Pd), Centemero (Pdl) e Marcon (Sel)] che con il lodevole obiettivo di rafforzare il sistema di repressione di ogni forma di discriminazione razziale anche sul Web, propone di introdurre sanzioni fino a 150 mila euro – irrogate non da un giudice ma dal Ministero dello Sviluppo Economico – per i fornitori di servizi internet (Isp) che – venutine a conoscenza – non segnalino tempestivamente alla Polizia Postale “le imprese o i soggetti” che commettono reati di opinione connessi alla discriminazione razziale, etnica o religiosa.

Si tratta di una serie di reati di straordinaria gravità ma, sfortunatamente, come di consueto nei reati di opinione, non sempre di facile identificazione neppure da parte dell’autorità giudiziaria.

Ma non basta perché nello stesso disegno di legge si prevede che la Polizia Postale – a quanto si capisce anche senza bisogno di un ordine dell’autorità giudiziaria – possa “segnalare” ai fornitori di connettività un elenco di siti ai quali impedire, attraverso l’adozione di appositi strumenti di filtraggio, l’accesso da parte dei propri utenti.

Anche in questo caso, il mancato rispetto dell’ordine di filtraggio comporta per l’internet service provider una sanzione fino a 150 mila euro.

Il disegno di legge è scritto utilizzando – parola per parola – lo stampone della legge contro la pedopornografia online che prevede analoghi strumenti di repressione, affidandone l’attuazione alla stessa Polizia Postale.

Un’eccezione, introdotta nell’Ordinamento per arginare un fenomeno di ineguagliabile brutalità –senza con ciò voler dire che promuovere o istigare all’odio razziale sia un crimine meno atroce – e, soprattutto, in un’epoca nella quale Internet non era ancora divenuto il fenomeno pervasivo che noi tutti oggi conosciamo, si avvia, dunque, a diventare la regola.

E’ un fatto preoccupante soprattutto perché, sempre in queste settimane, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni si accinge a varare un Regolamento attraverso il quale sancisce regole e principi sostanzialmente analoghi per contrastare il fenomeno della pirateria online.

Anche in questo caso, all’esito di un procedimento sommario che si aprirà e chiuderà nello spazio di poche ore, l’Autorità potrà ordinare ai fornitori di servizi online di impedire ai propri utenti di accedere a questo o quel sito attraverso il quale vengono diffusi al pubblico contenuti protetti da diritto d’autore.

Il tutto sulla base di una semplice segnalazione da parte di soggetti privati, vagliata in poche ore da un’Autorità non giurisdizionale.

Giudici e Tribunali, di fatto, vengono esautorati dei loro compiti costituzionali che per far meglio e prima sono amministrati nell’ambito di un dialogo sommario tra privati portatori di interessi di parte e un’autorità amministrativa.

Anche in questo caso – dicono i sostenitori dell’iniziativa dell’Agcom – nulla di nuovo perché procedure analoghe, sommarie ed extragiudiziarie sarebbero già utilizzate danni per combattere il gioco d’azzardo online, settore nel quale – con un’altra legge varata parecchi anni fa, si attribuirono poteri straordinari all’Amministrazione Autonoma dei monopoli di Stato, legittimandola ad esigere dagli internet services provider blocchi e filtraggi.

Ancora una volta, l’eccezione di un tempo, diventa la regola e ancora una volta si sta per abdicare ai principi dello stato di diritto ed introdurre regole da Far West in cui la giustizia è amministrata sotto l’impulso di soggetti privati, fuori dai Tribunali.

E’ una deriva allarmante perché se passa il principio che sul Web, solo perché ciò è tecnicamente possibile – aspetto sul quale pure sarebbe opportuna qualche riflessione in più – deve considerarsi legittimo adottare procedure sommarie da corte marziale e trasformare soggetti privati in sceriffi, nei prossimi anni nei quali tutto o quasi avverrà sul Web, ci ritroveremo a poter fare a meno di giudici e tribunali ed a lasciare che la giustizia sia amministrata da autorità amministrative e soggetti privati.

Si tratta, peraltro, di una deriva largamente prevista, da Frank La Rue, Relatore Speciale delle Nazioni Unite per la promozione e tutela della libertà di informazione che nel 2011 – sebbene avendo presenti esempi come la Cina e la Turchia – metteva in guardia la comunità internazionale circa il moltiplicarsi di sistemi di blocco e filtraggio di Stato, capaci, in nome della repressione di reati, di compromettere la libertà di informazione.

Qualcosa di quanto sta accadendo in Italia deve, ora, essergli arrivata all’orecchio perché la prossima settimana sarà in Italia, in visita ufficiale, per dialogare con istituzioni e società civile e tracciare poi – davanti all’Assemblea delle Nazioni Unite – un profilo del nostro Paese, raccomandandoci, verosimilmente, di cambiare rotta prima che sia troppo tardi.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11 ... ri/771609/


***********

Vox populi


sophant • 7 ore fa
I filtri a internet non servono, o meglio servono solamente ai televedenti per cui il problema non si pone. Basta googleare e in non più di 5 minuti sei di la..... ma in fin dei conti ogni giorno devono confermare che l'itaglia è un paese dove la politica fa ridere e la satira fa piangere
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CastaNefasta • 7 ore fa
Scorza lei fa un ottimo livello di informazione in questo giornale, dovrebbero darle più spazio, e senza considerare il livello qualitativo dell'informazione proposta, sempre scritta in maniera chiara e semplice da leggere anche in lettura veloce o di scrematura per poi essere approfondita sempre perchè merita.

Complimenti.
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Mick M. • 7 ore fa
ma SeL è un ci0feca di partito ..... si dicono di sinistra e quando c'è da "punire" la gente comune sono sovrapponibili ad un qualsiasi piediellino .... ma bas1a ! ridateci la sinistra per favore !
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cat3appr • 8 ore fa
questi sciocchini ancora provano a combattere le tecnologie invece di aiutarle :) le tecnologie funzionano proprio cosi', per ogni stupida legge bavaglio ci sara' sempre la trovata dell'hacker di turno per girarci intorno :) fessi legislatori tipicamente italiani... invece di preoccuparsi a far abbassare il prezzo delle ADSL che rispetto agli altri paesi d'europa da noi costa di piu' ingiustificatamente e la velocita' lascia a desiderare, questi la ostacolano con leggi stupide che verranno circonveite subito dopo la messa in atto :) per ora basta usare TOR o VPN per farla franca :D
Anche l'ucraina, la romania e la moldavia sono messi molto meglio di noi a livello di internet... servizi a bassissimo costo e notevole veolocita' .... svegliatevi inetti politicanti italioti!!!!!
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gian90 • 8 ore fa
Reati di opinione? Ormai siamo alla psicopolizia...
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ri conte nuto • 9 ore fa
verametne è adesso ceh nel web non vale lo stato di diritto
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alex78 • 9 ore fa
Bah... leggi assurde per un paese assurdo... il regime bipartisan è al collasso e devono provare ad arginare la diga che crolla mettendo il bavaglio alle voci di dissenso. Ad ogni modo per come la vedo io le soluzioni prospettate da questi genialoidi sono veramente patetiche.... basta cambiare i DNS o utilizzare server esteri e uno già adesso naviga un po dove gli pare...compresi i tanto odiati siti per vedere le partite del pizzighettone in streaming.
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Marco F. • 10 ore fa
è inutile anche parlarne, se passasse una legge del genere l'Italia sarebbe immediatamente fuori dall'Unione Europea... è evidente! La polizia che senza un regolare processo o almeno un provvedimento di un giudice fa bloccare siti web??? Vorrei solo capire se questi politici ci sono o ci fanno... o comunque che interesse hanno a proporre leggi che in maniera evidente non potranno mai passare. Rallentare la Camera? Spostare le discussioni su queste stupidaggini? mah...
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Ba'al Zebub Marco F. • 10 ore fa
Non sarei così fiducioso, sono tempi bui e l'unione europea è diventata un club per pochi intimi.
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No_questions_no_lies • 10 ore fa −
Filtri fra l'altro, più bucati di un colabrodo. Due click e sei di là; anzi, per chi sa come, basta un click ed i filtri non ci sono.
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Da Moralizator in da house No_questions_no_lies • 9 ore fa
Ormai pure i piu' gaggi sanno bucare i filtri, tra un po lo insegneranno alle elementari....
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Ba'al Zebub • 10 ore fa
Sinistra e destra tutti insieme appassionatamente verso l'autoritarismo del 21 secolo.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

La lunga agonia italiana – 119
Un drammatico vuoto di potere - 111
I giorni della follia - 108
Sotto le macerie - 41


Implosion - 24
Cosa c'è dietro l'angolo - 8



Il Giornale, una delle corazzate di B. spara una cannonata con un pezzo da 230 mm, in nome della ""pacificazione".

Vede la guerra civile in casa Pd.


Il partito del suo padrone e ammiraglio è sotto gli effetti dell'implosione, e quindi ha tutto l'interesse di veder affondare il suo "socio-nemico".


La guerra civile del Pd
Cattolici verso la scissione

Tutti contro tutti. Fioroni minaccia la rottura: "Pd organizza congresso Pse? Blitz grave, torna la Margherita". Schiaffo di Prodi: non voterà alle primarie. Epifani attacca Renzi: "Sulla Cancellieri il partito ha agito bene"


http://www.ilgiornale.it/news/interni/p ... 65923.html
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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La lunga agonia italiana – 120
Un drammatico vuoto di potere - 112
I giorni della follia - 109
Sotto le macerie - 42


Implosion - 25
Cosa c'è dietro l'angolo - 9




Lo aveva anticipato Cirino Pomicino, in concorso con altri che riescono a leggere la politica. Se vince Renzi il Pd si spacca e si ritorna alle vecchie famiglie politiche europee.

Poi la vicenda delle tessere che ha fatto piombare l’elettorato anziano ai tempi delle truppe cammellate democristiane e delle tessere dei morti.

Il classico “salto sul carro del vincitore” da parte dei siciliani, in cui si distingue per tutti Crisafulli, sarà una palla al piede di grandi dimensioni per il sindaco di Firenze, perché quella è gente che non molla e che non si può rottamare sui due piedi. E che in materia di truppe cammellate e “salti sul carro del vincitore”, sono un’autorità indiscutibile.

Ieri poi l’allarme dei cattolici per l’annunciato congresso dei socialisti europei a Roma da parte di Epifani ha agitato lo spettro della scissione.

Questa levata di scudi dei cattolici è l’ennesima dimostrazione di cosa sono i cattolici tricolori.

I cattolici tradizionalisti, sono stati spiazzati dall’avvento di Francesco.

Francesco, nei fatti e nelle intenzioni, ha riportato con la macchina del tempo i cristiani indietro di 2000 anni. E’ tornato alle origini dove alle parole corrispondono i fatti. Francesco sta rivalutando a fondo i principi del cristianesimo.

Non lo temono di conseguenza i cattolici legati al cristianesimo perché il socialismo di Cristo rappresenta un valore fondante.

Tanto che dalla parte di Francesco si stanno schierando senza timore tutti gli atei socialisti e pure i vecchi staliniani del vecchio Pci. Tutti affascinati da quell’argentino di origine italiana venuto da lontano che coniuga fatti e parole.

Non si trovano quindi a casa loro i cattolici di destra, fintamente cristiani, forse per interesse personale e interesse di bottega.

I cattolici piddicini sono più consoni alla tradizione dei cattolici alfaniani e lupettiani e a quelli di Casino Casini.

La ruota della macina della storia si è rimessa in moto frantumando il sistema dell’ultimo ventennio per aprire nuovi futuri scenari.

****


09 NOV 2013 18:37
ORA RENZI TEME IL FLOP DELLE PRIMARIE - I BERSANIANI PUNTANO A TRAMUTARE LE VOTAZIONI SUL SEGRETARIO IN UN FLOP DEL PARTITO PUR DI DELEGITTIMARE IL SINDACO DI FIRENZE
Secondo un sondaggio appena il 16 per cento degli elettori del Pd pensa di andare a votare alle primarie. L’undici per cento dichiara di non avere ancora deciso e il 73 per cento — dicasi il 73 per cento — esclude di andare ai gazebo per scegliere il nuovo segretario. ..




Maria Teresa Meli per Corriere della Sera

Sono due le date che mettono in agitazione il Pd. Due appuntamenti che non si possono rinviare in nessun modo. Il primo, non in ordine di tempo ma di importanza, è quello dell'otto dicembre: le primarie.

Su quella ricorrenza pende un sondaggio che terrorizza i renziani e rinfranca i bersaniani, i quali puntano a tramutare le votazioni sul segretario in un flop del partito pur di delegittimare il sindaco di Firenze. Secondo queste rilevazioni appena il 16 per cento degli elettori del Pd pensa di andare a votare alle primarie. L'undici per cento dichiara di non avere ancora deciso e il 73 per cento - dicasi il 73 per cento - esclude di andare ai gazebo per scegliere il nuovo segretario.

Certo, si tratta solo di un sondaggio. Certo, manca ancora un mese all'appuntamento con le urne delle primarie, ma il dato è indubbiamente inquietante. Lui, il sindaco, anche se è preoccupato, fa mostra di non esserlo più di tanto: «Vi prego, io non voglio proprio entrare nelle liti interne, non voglio sentire o dire sciocchezze. Noi dobbiamo pensare a costruire un programma per l'Italia non a indugiare in beghe di poco conto».

Sarà anche così. Ma una parte dei renziani è preoccupata. Dopo l'offensiva di Gianni Cuperlo e dei suoi sul tesseramento e sulle primarie (all'insegna di «il primo che passa vota»), si teme la delegittimazione e, soprattutto, la disinformazione: gran parte dell'elettorato non ha ancora capito bene che questa volta si tratterà di primarie veramente aperte, con un turno unico, primarie alle quali potrà partecipare chiunque, come è sempre stato finora.

Ed è per questo che lo slogan del responsabile Comunicazione, Antonio Funiciello, «primarie aperte» è stato bocciato: non perché, come contestano ufficialmente i cuperliani, alluda all'elezione di un candidato premier, ma perché rappresenta un invito a votare a tutti. Esattamente ciò che i nemici di Renzi non vogliono.

Nemici che, nel frattempo, si sono moltiplicati, come spiega con ironia e sagacia Paolo Gentiloni: «Finché pensavano di stare sul carro del vincitore era tutto un osanna a Matteo, appena hanno capito che lui non fa compromessi, e non accetta mediazioni al ribasso, lo stanno ridipingendo come il "corpo estraneo", il "fascistoide", lo "sfasciacarrozze". È uno schema vecchio e collaudato». Uno schema «comunista», suggerisce un amico del sindaco di Firenze. Comunque uno schema teso a tentare di tarpare le ali al vincitore annunciato e scontato.

Ma si parlava di due date. Già, perché ce n'è un'altra che, inevitabilmente, influirà sul destino del Pd. È quella del 16 novembre. Precede l'otto dicembre, non è una data che riguarda direttamente il Partito democratico, ma è destinata per forza di cose a influire sulle sue sorti. È quella del consiglio nazionale del Pdl. Ciò che accadrà lì avrà un peso enorme sulle future scelte del Pd.

Un autorevole esponente del Partito democratico che ha avuto modo di parlare di recente con Berlusconi si è sentito riversare addosso questo ragionamento: «Io non ho problemi con i miei dissidenti: decidano loro che fare. Se vogliono scomparire si accomodino e se ne vadano, per me se vogliono fare un partitino del 3 per cento sono affari loro. Se vogliono rimanere avranno un posto alle Europee. Altro non avranno, mi sembra chiaro».

Un discorso, quello del Cavaliere, che ha messo in allarme lo stato maggiore del Pd: «Come facciamo ad andare avanti se Berlusconi costringe i dissidenti ad andarsene? È un'illusione pensare che in questo modo il governo sarà più stabile». Già, era quello che si era sempre detto. Lo aveva dichiarato Letta, lo aveva confermato Franceschini, lo aveva ribadito Epifani.

Pensavano che pur di non andare alle elezioni e di non misurarsi con numeri che non hanno Alfano e i suoi avrebbero retto il governo il più a lungo possibile. Adesso al Pd cominciano a pensarla diversamente: «Con Grillo e Berlusconi all'opposizione di un esecutivo che, purtroppo, non ingrana, noi che facciamo? Ci prendiamo l'onere delle piccole intese, ci mettiamo la faccia e perdiamo i voti?». Bell'interrogativo. Il Partito democratico non sa ancora dargli una risposta


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paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da paolo11 »

"È scandaloso che i soldi del canone Rai siano serviti per distribuire in giro regali. 500 mila euro in quattro anni. Gioielli, orologi, oggetti di argenteria che vertici e dirigenti dell'azienda pubblica hanno regalato, tra il 2008 e il 2012, a diversi personaggi, un movimento di cui non c'è traccia. La Rai riceve 1 miliardo e 750 milioni all'anno di canone pagato dai cittadini che devono sapere dove vanno questi soldi. Il dato sconcertante di questa regalopoli riguarda i destinatari dei doni: ci sono anche parlamentari e rappresentanti politici. Se mi regalassero anche solo una scatola di cetriolini, rispedirei il pacco al mittente. Voglio sapere chi ha ricevuto questi regali, alcuni del valore di 16 mila euro.
La Rai dà in esterno, in appalti, un miliardo e 300 milioni di euro. Dobbiamo avere maggiori informazioni su come vengono gestiti e assegnati. La Rai deve diventare quella casa di vetro sede di cultura e libera informazione lontana e distante da qualsiasi potere a partire da quello politico." Roberto Fico
http://www.beppegrillo.it/
Ciao
Paolo11
iospero
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da iospero »

"È scandaloso che i soldi ....
incominciamo dai piani alti

da Il Fatto La Corte Costituzionale: uno scandalo nascosto
di Lavoce.info | 9 novembre 2013
Forse il più grande scandalo della pubblica amministrazione in Italia è anche uno dei più nascosti: la Corte Costituzionale. Per ovvie ragioni, pochi hanno il coraggio di parlarne. Ma i bilanci parlano da soli: sentiamo cosa dicono ((premessa: per motivi ignoti, la Corte Costituzionale pubblica su Internet solo i bilanci di previsione, anche per gli anni passati).

I giudici italiani guadagnano il triplo dei colleghi statunitensi. Cominciamo dalle retribuzioni (Tabella 1). La retribuzione lorda del presidente della Corte è di 549.407 euro annui, quella dei giudici di 457.839 euro (2). La retribuzione media lorda dei 12 giudici britannici è di 217.000 euro, meno della metà. Il Canada è simile: 234.000 euro per il presidente, 217.000 per i giudici. Negli USA siamo a circa un terzo della retribuzione italiana: 173.000 euro per il presidente e 166.000 per i giudici.

Tabella 1: Un confronto internazionale delle retribuzioni dei giudici

Presidente : in Italia 549.407 in Canadà 234.180 negli USA 173.525
Giudici : in Italia 457.839 in Canadà 216.964 negli USA 166.072


Hanno il telefono domestico pagato dalla Stato. Ma la differenza fra la remunerazione dei giudici italiani e i colleghi stranieri è fortemente sottostimata. Il dato italiano non include svariati benefits in natura. Le auto blu, in primis, su cui vedi sotto. Inoltre i costi dei singoli viaggi ferroviari, aerei o su taxi effettuati per ragioni inerenti alla carica sono a carico della corte; ogni auto abbinata ad ogni giudice ha una tessera viacard e il telepass; i giudici dispongono di un cellulare e di un pc portatile e i costi dell’utenza telefonica domestica sono a carico della Corte (salvo rinuncia del singolo giudice); i giudici dispongono inoltre di una foresteria, composta di uno o due locali con annessi servizio igienico e angolo cottura, nel Palazzo della Consulta o nell’immobile di via della Cordonata. (4)

La nostra Corte costa il triplo di quella britannica. Ma vediamo un confronto più completo sui costi totali della Corte Costituzionale in Italia e in Gran Bretagna, riferite al 2012.

Tabella 2: Spesa totale escluse pensioni, 2012

cc2

*Include oneri, non include pensioni. Dati in migliaia di Euro.
Fonte: vd. nota (5)

Escludendo le pensioni, su cui non ho i dati per la Gran Bretagna, la corte italiana (15 giudici) costa oltre tre volte quella inglese (12 giudici). Pensione media di giudici e superstiti: 200.000 euro. Ma quanto costano le pensioni alla Corte Costituzionale italiana?

Tabella 3: Le pensioni alla Corte Costituzionale, 2013

cc3

Fonti: vd. nota (6)

Per il 2013 la Corte Costituzionale prevede di pagare a ex giudici della CC e loro superstiti 5,8 milioni di pensioni. Al momento vi sono 20 ex giudici percettori di pensione e 9 superstiti. La pensione media è dunque esattamente di 200.000 euro all’anno. C’è da sorprendersi che la Consulta abbia bloccato il seppur minimo taglio alle pensioni d’oro proposto dal governo Monti? La spesa totale per pensioni di ex dipendenti e superstiti sarà di 13,5 milioni. Vi sono 120 ex dipendenti e 78 superstiti percettori di pensioni; la pensione media del personale in quiescenza è dunque di 68.200 Euro.

Ogni giorno, ogni giudice costa 750 euro di sole auto blu. Esattamente: per ogni giudice, ogni giorno lavorativo si spendono in media 750 euro per le sole auto blu. Vediamo come si arriva a questa cifra. I giudici in carica hanno diritto un’ auto blu e due autisti; i giudici in pensione ad un’ auto blu per il primo anno di pensione (fino al settembre 2011 era per tutta la vita). La spesa totale per “Noleggio, assicurazione e parcheggio autovetture” + “Carburante per autovetture” + “Manutenzione, riparazione e accessori per autovetture” nel 2013 sarà di 758.000 euro. Ma questo senza calcolare la spesa per gli autisti. Assumendo prudenzialmente un costo per lo Stato di 50.000 Euro per autista, e (come confermatomi dalla Corte) due autisti per giudice, arriviamo a un totale di circa 2,25 milioni, esattamente 150.000 Euro all’anno per giudice. Calcolando 200 giorni lavorativi all’anno per giudice, questo significa 750 euro al giorno per giudice di sola spesa per autovetture. Probabilmente, costerebbe meno far viaggiare i giudici in elicottero, magari chiedendo loro la gentilezza di fare un po’ di helicopter-pooling.

--------------- -------------------------- ...................................-------------------
Poi si potrebbe continuare nei confronti a incominciare dal Presidente della Repubblica , Corte dei Conti, Parlamento, magistratura, ecc..ecc..
CHI deve decidere ? /size]
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

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Io mi auguro che nessuno di questo forum possa pensare che si possa continuare in questo modo.

Gli ascensori, ad esempio, per ragioni di sicurezza devono riportare per legge all’interno della cabina il dato del carico massimo che può essere trasportato. Un carico che secondo le unità di misura di parecchi anni fa è espresso in kg, oppure in numero di persone trasportabili.

Occorre precisare che se il cartello indica 4 persone in realtà se ne possono trasportare anche 5, perché è stato tenuto ovviamente un debito margine di sicurezza per i tricolori che vogliono comunque sfidare le leggi della fisica.

Ma un carico di rottura ben preciso nella realtà esiste ed è buona norma cercare di non superarlo mai, previa rottura delle funi e conseguente precipitazione della cabina.

La stessa logica va applicata al sistema nazione. Se si supera il carico di rottura, questa precipita.

E noi stiamo precipitando.

E’ raro sentirlo affermare da politici o giornalisti al seguito. Ma anche da economisti, sociologi e opinionisti che occupano la scena televisiva dalla mattina a notte inoltrata nelle varie tv, oppure sui quotidiani e sulle riviste dedicate.

Lo ha fatto invece ieri sera Beppe Severgnini a Otto e mezzo, debitamente corretto ad un maggiore realismo da Corrado Augias.

Gli scioperati della 7, purtroppo non hanno ancora messo in rete la replica della puntata di ieri (fino a 8 mesi fa anche alla domenica mattina venivano messe in rete le puntate del giorno precedente, si vede che stanno seguendo tutti il piccolo orientale)

Nun me dicit' niente, nun vogl' sapè niente, nun me chiammat'…
E soprattutto... nun rumpit' e pall che oggi è dommenica... m'aggia rilassà!

Immagine


Sostanzialmente:

Cita Severgnini : “Stiamo imboccando un percorso pericoloso

Precisa Augias: “Siamo già dentro questo percorso pericoloso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

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La segnalazione di “Iospero” in merito allo scandalo della Corte Costituzionale, va a pesare sullo stato dell’arte che incide su una situazione che sembra impossibile da risolvere con mezzi ordinari.

La Svizzera si è dimostrata nel marzo scorso su questo tema molto, molto, molto più civile di noi.


1. La Stampa - La Svizzera mette un tetto agli stipendi dei manager
http://www.lastampa.it › Esteri‎
03/mar/2013 - Il chiaro Sì al referendum è stato senz'altro favorito dallo scandalo ...che spetta all'assemblea generale degli azionisti fissare gli stipendi dei vertici aziendali. ... Si è aperto a Ginevra il terzo giorno di colloqui sul nucl .


1. La Svizzera approva il referendum: sì al tetto per i super-stipendi dei ...
►►www.corriere.it › Esteri‎
03/mar/2013
Svizzera, tetto agli stipendi dei manager ... più decisa dal consiglio di amministrazione ma dall ...


Da noi è difficile normalizzare il tutto. Troppi intrecci di potere.

Eppure da almeno 5 anni ci troviamo nel pieno di una guerra economica che stiamo perdendo.

Siamo in un’economia di guerra.

Ma questo non si deve dire.

Bisogna dire che gli alberghi sono pieni.

«Non credo che voi, andando a vivere in Italia, vi accorgereste che l'Italia sente un qualche cosa che possa assomigliare a una forte crisi». Silvio Berlusconi, si rivolge così ai giornalisti, in conferenza stampa a Cannes. Il premier ricorda che in Italia «i posti di vacanza sono pieni» e durante i ponti sono prenotati gli alberghi.
SB 4 novembre 2011

Berlusconi vede un Paese benestante:
"Ristoranti sono pieni e gli aerei pure"

Un paese poco toccato dalla crisi con i ristoranti pieni, hotel stracolmi e pigia pigia sugli aerei nei periodi di vacanza? Non è proprio piaciuta alle opposizioni, che insorgono in coro, quella descrizione dell' "Italia che non si sente in forte crisi", fatta oggi al G20 dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

Oppure bisognava assecondare Monti quando vedeva la luce in fondo al tunnel.

Per non parlare poi dei burloni Letta, Saccomanni e Napolitano, che 4 mesi fa che invitavano: “Nun rumpit' e pall, perché ci dobbiamo agganciare alla ripresa”.

Erano macroscopiche palle per merli incalliti, perché questa settimana per la disperazione della ripresa che non c’è, Draghi ha dovuto abbassare il tasso di sconto al livello storico dello 0,25 %.

Certi dati statistici da noi funzionano come l’elastico delle mutande.

L’hanno scorso il fabbisogno nazionale per gestire il Bel Paese veniva valutato in 700 miliardi di euro.

Poi qualche mese fa, Berlusconi ha buttato là cifra di 800 miliardi di euro. Chi si è espresso nel mese scorso ha citato 807 miliardi. Da una quindicina di giorni si spara la ragguardevole cifra di 870 miliardi.

Da noi non si sa mai esattamente la spesa.

Questa spesa viene coperta dalla tassazione diretta e indiretta.

Adesso sappiamo che nella spesa ci stanno stipendi da nababbo.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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10 NOV 2013 15:39
LA CASSA È SCASSATA - ESAURITI I FONDI PER LA CASSA INTEGRAZIONE: 350 MILA LAVORATORI SONO SENZA SUSSIDIO
Il governo ha sbloccato 500 milioni per accelerare i pagamenti degli arretrati, a cui si aggiungono poi 287 milioni dirottati in extremis dai fondi europei per contribuire alla cassa in deroga in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia - Ma sul 2013 resta un buco di 330 mln: la CIG costa 3 miliardi l’anno…




Federico Fubini per "la Repubblica"


Venerdì un gruppo di lavoratori in cassa integrazione si è presentato all'assessorato al Lavoro della Calabria, a Catanzaro, e ha chiesto di vedere un documento: l'attestato che esistevano i fondi per pagare gli ammortizzatori sociali. Quando i funzionari locali hanno preso tempo, i cassaintegrati sono scesi in strada, hanno spostato transenne e cassonetti e hanno bloccato un'arteria di traffico per otto ore.

NEL frattempo a Cosenza, altri cassaintegrati sono saliti sul tetto del palazzo dell'Inps e hanno minacciato di buttarsi se non fossero stati pagati.Solo in Calabria, 20 mila lavoratori in cassa o mobilità hanno smesso da nove mesi di ricevere sussidi che in teoria sarebbero già stati autorizzati.


Ma quello di venerdì è solo un episodio, al Sud sempre più ricorrente, in un quadro più ampio: dal Mezzogiorno al Nord industriale, la cassa integrazione in deroga è al collasso. Centinaia di migliaia di famiglie sono rimaste senza redditi, benché sia stato loro promesso che hanno legalmente titolo a questa forma "eccezionale" di sussidio.

Dal distretto del tessile a Como, al commercio nel Lazio, fino all'edilizia in Campania o in Sicilia, sono probabilmente circa 350 mila i lavoratori che subiscono forti ritardi nel versamento degli ammortizzatori in deroga. La stima è di Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil, ma il "probabilmente" su di essa è d'obbligo.

Il caos su autorizzazioni, versamenti e fabbisogno finanziario sulla Cig in deroga è tale che né l'Inps (che paga) né il ministero del Lavoro (che regola) hanno il quadro completo della situazione. Non si sa quante persone messe fuori dalle imprese non percepiscono più anche solo i soldi per comprare gli alimenti di base. La sola certezza è che centinaia di migliaia di lavoratori sono lasciati per mesi in un limbo, dopo che era stato garantito loro che potevano contare sugli ammortizzatori sociali.

Solo in questi giorni, benché se ne parli da giugno, il governo ha sbloccato 500 milioni per accelerare i pagamenti degli arretrati. Si aggiungono poi 287 milioni dirottati in extremis dai
fondi europei per contribuire alla cassa in deroga in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia.
Saranno usati nei prossimi giorni per saldare alcune delle mensilità arretrate.

Ma secondo stime (informali) del ministero del Lavoro, solo sul 2013 resta comunque un buco di 330 milioni. In questa fase il costo complessivo della Cig in deroga, secondo stime (ancora una volta, informali) del ministero del Lavoro, è di tre miliardi l'anno. Non è poco, se si considera che viene finanziata dalla fiscalità generale e non dai versamenti delle imprese presso l'Inps.

Questo strumento di emergenza era nato con l'inizio della recessione per le esigenze di piccole aziende di ogni tipo: edilizia, artigiani, negozi, studi di notai o di avvocati. Imprese non hanno mai dovuto versare contributi all'Inps per la cassa integrazione. A titolo di confronto, nel 2012 le medie e grandi imprese industriali hanno versato 3,6 miliardi
per gli ammortizzatori e hanno usato Cig ordinaria e straordinaria per 5,2 miliardi.

Per loro il fabbisogno da coprire è dunque di circa la metà rispetto alle piccole imprese.
Ma non è solo la carenza di risorse a provocare quel dramma sociale silenzioso che è il collasso della Cig in deroga. Non era inevitabile che finisse così. A complicare tutto contribuiscono le scelte delle regioni, le incongruenze legali di questo strumento e l'insistenza dei sindacati a usarlo a dispetto delle disfunzioni che comporta.

In questi mesi sono circa 400 mila le persone in cassa in deroga. Secondo Loy della Uil, le regioni dove i versamenti sono meno in ritardo restano Trentito Alto Adige e Friuli e viaggiano con due mesi di arretrati. Del resto questo sistema di welfare non era stato disegnato per un'ondata di crisi aziendali come quella attuale.

Si prevedeva al massimo di far fronte a 100 mila cassaintegrati in deroga in ogni dato momento, non quattro volte di più. Poi però le scelte della politica e delle parti sociali hanno complicato tutto ancora di più. Le regioni per esempio hanno potere di autorizzare il ricorso della Cig in deroga se su di esso c'è un accordo fra l'impresa in crisi e il sindacato. In passato le giunte erano anche tenute a finanziare almeno il 30% delle intese che autorizzavano, mentre il resto spettava al governo.

Da metà 2012 però i fondi delle regioni sono finiti e lo Stato centrale si è fatto carico della Cig in deroga per intero. Si è giunti dunque a un paradosso: un'amministrazione regionale autorizza una gran quantità di spesa pubblica alla quale deve far fronte un'altra amministrazione. Chi decide, sa che poi non dovrà pagare, magari alzando le imposte sui propri elettori. Non è dunque un caso se questo meccanismo di deresponsabilizzazione ha fatto esplodere il ricorso alla Cig in deroga.

Hanno poi contribuito anche i sindacati, che su questo strumento hanno un potere vincolante: gli ammortizzatori non scattano se il sindacato non firma. Qua e là, di rado, ciò ha prodotto richieste di favori e tangenti per dare via libera alla cassa. Casi, sembrerebbe, sporadici. Ma anche agendo nelle regole, i sindacati tendono a prediligere questo strumento perché conferisce loro un ruolo centrale.

Formalmente la cassa integrazione è un reddito transitorio in attesa che la crisi passi e il lavoratore rientri in azienda. Nella pratica, con la Cig in deroga, diventa sempre meno così: il lavoratore non rientra quasi mai. Se i sindacati e le imprese accettassero la realtà del licenziamento, chi perde il posto avrebbe almeno diritto al sussidio di disoccupazione per 12 o 18 mesi: quello sarebbe sicuro e puntuale, perché coperto da automatismi di legge. Invece si preferisce continuare a fingere che certi posti non siano persi per sempre, a costo di lasciare gli addetti senza ammortizzatori sociali per mesi.

Venerdì, verso le sei di sera, i dimostranti di Catanzaro hanno rimosso i cassonetti dalla strada e sono tornati a casa. La regione Calabria aveva garantito che avrebbe pagato tre dei nove mesi arretrati. A volte una promessa, di questi tempi, fa davvero miracoli.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Pensione di nonna Maria, tutti contro Renzi.

10/11/2013 di triskel182
Renzi

IL CANDIDATO ALLA SEGRETERIA DEL PD A “SERVIZIO PUBBLICO” HA VAGHEGGIATO UN INTERVENTO SULLA REVERSIBILITÀ. IERI LA MARCIA INDIETRO.

E alla fine, Matteo Renzi, due giorni dopo la frittata fatta a Servizio Pubblico sulle pensioni di reversibilità è costretto alla retromarcia. Così ieri, fischiettando, finto indifferente, verga sulla sua pagina facebook: “Da due giorni sui social network fioriscono i commenti di chi dice che voglio tagliare le pensioni, che voglio abolire la reversibilità, che voglio affamare i pensionati. Se non fosse una cosa seria, sarebbe quasi divertente!”.

I commenti degli internauti al post del sindaco di Firenze, scritto su Facebook nel primo pomeriggio, in serata erano già più di 1500. C’è chi è contro di lui: “Ha detto delle fesserie purtroppo e me ne dispiace molto, perchè ci avevo contato, ma era impreparato”. E chi lo sostiene a spada tratta: “Avanti ragazzo… Non ti curar di loro… Forza e coraggio”.

CHE COSA ha detto Renzi da Michele Santoro?

Ecco: “Mia nonna Maria è ancora viva, chi l’ammazza… è straordinaria. Ha perso il marito in condizioni molto tristi 41 anni fa. Aveva sei figli (la madre del sindaco, Laura, è la quarta, ndr). Giustamente è scattato il meccanismo della reversibilità. Vorrei anche vedere perché mia nonna con sei figli ha campato grazie a questa pensione. Mia nonna, oggi, dopo 41 anni continua ancora a prendere la reversibilità. È già bisnonna. È giusto che continui a prendere la stessa cifra che prendeva allora e che è una cifra di tremila euro al mese? È giusto? Secondo me questo è un meccanismo sul quale possiamo intervenire in qualche modo. O noi abbiamo il coraggio di intervenire o continuiamo a tenere i nostri ragazzi fuori dalle occasioni di lavoro”.

L’importo medio delle pensioni di reversibilità, come certificato dal bilancio dell’Inps, è di 565 euro al mese. Quindi, sicuramente, non pensioni d’oro. Altro che privilegi.

Da Il Fatto Quotidiano del 10/11/2013.


***


Vox populi


eds
Saggia la nonna del Bischero Fiorentino:

Il mi nipote lé un bischero, un sa quel che dice, o gente io la dritta ve lo data, poi…
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