quo vadis PD ????

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camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

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l’Unità 8.11.13
Caos congressi, alt al tesseramento
Intesa tra i candidati: stop da domenica, oggi la ratifica della direzione
Annullato voto di Rovigo, rinvio per decine di altre assise

di Maria Zegarelli

ROMA Un’altra giornata di passione per il Pd alle prese con le regole e i ricorsi congressuali. Seduta fiume ieri finita in tarda serata per esaminare i casi di irregolarità anche pesanti, oltre che di errori procedurali nei congressi territoriali. Confermato lo stop al tesseramento a partire da domenica sera dopo che si è raggiunto l’accordo tra i quattro candidati. La decisione dovrà però essere suggellata dall’ok della direzione nazionale che avverà oggi in una forma inedita:
via email con la clausola del silenzio-assenso. L’unanimità dei quattro competitor è arrivata quando sono state garantite le condizioni poste soprattutto da Pippo Civati e Gianni Pittella che all’inizio avevano detto no al blocco del tesseramento: focus sui punti caldi, valutare l’anagrafe degli iscritti, sanzioni pesanti per le irregolarità, sanare le irregolarità.
Dopo aver esaminato decine e decine di casi la Commissione Garanzia ha preso alcune decisioni: si va verso l’annullamento del congresso di Rovigo; convocata la federazione di Asti (9 circoli) per lunedì; da rifare 36 congressi (su 80) a Frosinone, dove la commissione ha deciso di inviare Margherita Miotto come osservatrice; validi, invece, i risultati di Piacenza. Sotto esame Cosenza (a rischio i congressi di alcuni circoli), Lecce (è necessario un supplemento di indagini prima di effettuare i congressi). Le due commissioni, quella per il Congresso e quella di Garanzia, presieduta da Luigi Berlinguer, hanno lavorato parallelamente e alla fine hanno esaminato anche lo stop al tesseramento dopo che il segretario aveva parlato senza convincerli con i due candidati (Gianni Pittella e Pippo Civati) ostili al blocco del tesseramento a partire da lunedì.
Gianni Cuperlo, quando ha visto il numero uno del Nazareno gli ha ribadito che il blocco del tesseramento è necessario per mandare un segnale. «Sospendere il tesseramento spiega non vuol dire comprimere la partecipazione, ma evitare altri fenomeni che non fanno il bene del Pd. La partecipazione sarà garantita a tutti quelli che vorranno partecipare alle primarie dell’8 dicembre, ma ora valorizziamo gli iscritti, diamo un segnale a queste persone». E sulla questione anche Matteo Renzi si è detto d’accordo, tanto più che a mettersi di traverso ci sono gli altri due candidati e quindi per una volta la battaglia sulle regole la lascia fare ad altri. Il responsabile organizzazione del partito, Davide Zoggia, ha definito tutta questa vicenda riconducibile di qualche «ras di provincia». Ras di provincia e basta? Pippo Civati non ci sta a questa lettura. «È scandaloso dire così: o i nostri candidati sono dei deficienti, oppure dovrebbero conoscere i loro sostenitori a livello locale». Pittella (oggi sarà alle 17,30 al centro congressi Frentani, per la sua convention nazionale), ieri era più morbido sulla possibilità di chiudere il tesseramento domenica sera, ma al segretario ha chiesto massimo rigore e annullamento di tutti quei congressi che non si sono svolti regolarmente. «Il tesseramento si è concluso ha commentato perché il gonfiamento delle tessere è legato ai congressi dei circoli, che si sono conclusi. Prendere una decisione oggi è intempestivo. Sono regole da ospedale psichiatrico».
Di casi eclatanti ce ne sono parecchi, la commissione di Garanzia li ha passati al setaccio, ma i malumori sul territorio si sprecano. A Torino, per esempio, il neo segretario di circolo di Barriera di Milano è Vincenzo Iatì, che ha precedenti per furto e ricettazione, vicende del passato, certo, lui si difende dicendo: «non ho ucciso nessuno», ma i fatti li conoscono tutti.
«I partiti, il Pd, vanno rinnovati e rivoltati ma non cancellati. Questo e non altro è il senso della nostra preoccupazione. Ci rivolgiamo lancia intanto l’appello mentre le riunioni delle Commissioni sono in corso patrizio Mecacci, coordinatore del comitato Cuperlo a chi ha a cuore il partito e a chi pensa che non c’è sinistra senza una forma di organizzazione e radicamento nella società».
Renzi si smarca dal dibattito e in un’intervista a Repubblica dice: «Il paradosso è che se la prendono con me. Sono stato l’unico a dire: facciamo prima le primarie, lasciamo dopo la partita dei congressi locali e degli iscritti». Va bene anche lo stop al tesseramento, aggiunge, ma «la prossima volta cosa mi chiederanno? Di ritirarmi? Non volevo questo calendario ma sembrava che avessi paura del giudizio degli iscritti e sono stato buono». Quanto al rischio di un calo alle urne sgombra il campo: «Continuo a pensare che la legittimazione di un segretario votato da milioni di persone sia superiore a quella di un leader votato da poca gente» e «se vinco il mio Pd non sarà mai un partito autoreferenziato». E se Francesco Boccia, lettiano della prima ora, avverte Renzi, deciso a ricandidarsi anche alla carica di sindaco, «penso che quando scoprirà quanto sia intenso il lavoro del segretario, probabilmente deciderà di fare solo quello» e si augura che si candidi alle europee (auspicio legato alla speranza di vedere l’attuale premier,possa tornare a Palazzo Chigi con il voto degli italiani), Renzi non rinuncia ad una stoccata al governo, a Enrico Letta e a Guglielmo Epifani. Ospite di Michele Santoro, su La7, torna sulla vicenda della ministra Annamaria Cancellieri: «Credo che sia inaccettabile che sia andata a finire così, se io fossi stato il segretario del Pd non l’avrei difesa, se lei si fosse dimessa avrebbe reso un servizio al Paese. In Italia le dimissioni le chiedono tutti e non le dà nessuno. Letta non gliele ha chieste». Un’altra dichiarazione che non piacerà a Palazzo Chigi, né al Nazareno.
Cuperlo, invece, dice che se vincerà il suo primo atto pubblico sarà «una grande campagna di comunicazione contro la povertà minorile nel nostro Paese. Siamo la maglia nera in Europa: un minore su quattro vive una condizione di difficoltà. Ne farei una grande battaglia di progresso e civiltà».

La Stampa 8.11.13
Il caso tesseramenti. Lo scenario a un mese dalle primarie
Pd, a un passo dal caos totale
In gioco l’essenza del partito
Al centro nessuno si è occupato di smantellare molte reti di potere locali
Epifani amaro: “Non voglio chiudere il mio mandato così”

di Federico Geremicca

Come tutte le brutte faccende, anche il triste romanzo a puntate dei brogli nel tesseramento Pd può esser affrontato da diversi punti di vista.
C’è quello di Epifani, segretario-traghettatore, che ieri in un colloquio col candidato Civati ha confessato la sua grande amarezza. «Dopo tanti mesi di lavoro ha lamentato l’ex leader della Cgil non voglio chiudere il mio mandato così...». E c’è quello di chi osserva da tempo la faticosa evoluzione dei democratici: e non può far a meno di ricordare che, giusto un anno fa, di questi tempi, la faccenda era più o meno la stessa.
Nel novembre scorso l’incendio divampò intorno alle primarie per la scelta del candidato premier: Renzi in campo contro Bersani, e polemiche su chi poteva votare e chi invece no, veleni intorno all’apertura o meno del ballottaggio a chi non avesse partecipato al primo turno, insinuazioni sulla possibilità che elettori di centrodestra avrebbero potuto condizionare o addirittura determinare il risultato finale... È passato un anno, e quel che si può dire oggi è che la lezione non è servita: oppure, più semplicemente, che qualcuno l’ha dimenticata.
Sia come sia, oggi la situazione è questa: a un mese esatto dalle primarie per la scelta del nuovo segretario del Pd, il partito sembra viaggiare a fari spenti nella nebbia; non si sa ancora se e quali congressi (di circolo o provinciali) verranno annullati, non si sa ancora se i voti espressi in quelle sedi saranno cancellati diciamo così o se verranno comunque computati; non si sa quali e quanti dei candidati (quattro) accetteranno la proposta di chiusura del tesseramento entro domenica; e non si sa neppure cosa chiederanno in cambio per non ricorrere alle carte bollate, mandando in malora quello che viene orgogliosamente definito (e che ancora può confermarsi tale) «un grande esercizio di democrazia».
«Se continua così, se non fermiamo questo andazzo lamentava ieri Guglielmo Epifani rischiamo che alle primarie non venga a votare nessuno...». È certamente un problema: ma lo è, allo stesso modo, interrogarsi sul perché delle dilaganti degenerazioni: e darsi una risposta. Una delle chiavi di lettura possibili è il «doppio binario» che caratterizza i congressi da quando sono state introdotte le primarie. Un doppio binario ed un doppio livello, ad esser precisi: quello alto diciamo così dell’elezione del segretario da parte di milioni di cittadini; e quello basso dell’elezione dei gruppi dirigenti locali.
Immaginare che l’impegno e l’interesse dei militanti, degli iscritti e dei dirigenti periferici sia catalizzato esclusivamente o soprattutto dall’elezione del leader, significa non conoscere i meccanismi di funzionamento di un partito ancora ben strutturato sul territorio. Infatti, sono i livelli di direzione locale cioè i segretari di circolo, e quelli provinciali e regionali a gestire importanti «posizioni di potere» in assoluta autonomia da Roma: dai candidati alle cariche elettive locali e perfino alle elezioni nazionali, passando per la quantità di «poltrone» da assegnare tra consigli di amministrazione ed enti vari, è sul territorio che vengono effettuate una gran quantità di scelte importanti. Ed è sul territorio, dunque, che infuria la battaglia in occasione dei Congressi.
È anche per questo che daqualche giorno in casa pd si attribuiscono a «ras locali» e non ai candidati alla segreteria nazionale le responsabilità di quel che va scandalosamente accadendo: non è un alibi, un tentare di scaricare altrove le colpe del Grande Pasticcio quanto piuttosto l’accendere i riflettori su un problema che andrebbe però affrontato con ben altro polso. Per quieto vivere o per incapacità (e talvolta perfino per corresponsabilità) si è finora preferito lasciar correre, stendere un velo: non è affatto una buona scelta, a giudicare dai risultati.
LE DUE VIE
Un partito-strutturato tipo la «ditta» di Bersani o liquido, alla Renzi?
Ma all’ombra dei brogli e dello sgomitare dei «ras locali» c’è un’altra battaglia che si combatte all’ombra di questo travagliatissimo congresso Pd: e cioè lo scontro tra il partito-strutturato (il partito-ditta, avrebbe detto Bersani) e il partito-liquido (il partito-comunità, direbbe Renzi). Ed è uno scontro che potrebbe assumere i contorni del «giudizio finale», se a vincere alla fine dovesse essere il sindaco di Firenze. Il bivio è chiaro: da una parte una forma partito così come oggi nota (il modello del secolo scorso, per capirsi), dall’altra una via del tutto nuova. Difficile dire quale può esser la strada migliore: facile affermare, invece, che i due modelli non possono coesistere. Come dimostrano i venefici intrecci di queste ore...

il Fatto 8.11.13
Ex Margherita Giuseppe Fioroni
“I capibastone? Sono carne della carne del Pd”

di Luca De Carolis

Colpa dei capibastone? Chi vuole guidare un partito deve conoscere i territori, la sua gente. Perché sono carne della sua carne”. Giuseppe Fioroni, deputato Pd, area popolari, parla di “grave sottovalutazione” del tesseramento gonfiato. Ma non vuole che si scarichi la colpa sui dirigenti locali: “La responsabilità è dei quattro candidati, e in particolare di Renzi, quello con più chance di vittoria nelle primarie”.
Onorevole, i congressi locali sembrano divorare il Pd, come un virus.
Innanzitutto ricordo che siamo l’unico partito italiano che ha le primarie: litighiamo e ci dividiamo, ma apriamo alla partecipazione della gente come nessun altro.
Ma il caso tessere è una bella rogna. Era prevedibile?
Avevo posto il tema delle regole sbagliate in tempi non sospetti. L’avevo detto che il tesseramento last minute si presta a degenerazioni. Ma la questione è stata gravemente sottovalutata dai quattro candidati. Dopo le prime avvisaglie, dovevano subito chiedere lo stop alle iscrizioni e norme aggiuntive.
E invece...
L’unico che chiede di fermare tutto da settimane, giustamente, è Cuperlo, che ha mostrato vero attaccamento alla sua gente.
Renzi ha accusato i comitati elettorali “per la discussione sulle false tessere”, ed è rimasto silente sino a due giorni fa.
Matteo sta sbagliando. Nessuno può dire “mi scanso”, come se questa vicenda non lo riguardasse. Il Pd è il suo partito, e lui ne fa parte a pieno titolo. Non si può girare dall’altra parte. Il suo mancato intervento è un grave errore, figlio di una logica da “noi” contro di “voi”.
Molti stanno salendo sul carro dell’ex rottamatore: anche dal Pdl.
Questo lo dice lei. Io le rispondo così: se in tanti salgono su un carro, chi lo guida deve saper tirare la “martinicchia”, ovvero il freno, come dicono dalle mie parti, nel Viterbese. Altrimenti finisce per andare a sbattere.
Secondo il responsabile organizzazione, Davide Zoggia, i candidati non hanno responsabilità in merito alle “anomalie”, perché non sanno quello che accade sul territorio. A suo dire, “è colpa di qualche ras di provincia”.
Chi si candida a segretario nazionale deve conoscere il territorio, deve amare i coordinatori di circolo, i segretari provinciali, i membri dell’assemblea, dalla Sicilia alla Valle d’Aosta. Sono la sua gente, la carne della sua carne.
Ma i candidati controllano ancora i capibastone?
Magari ci fossero ancora i veri capibastone! Non esistono più.
Nei circoli se ne trovano, eccome.
Il problema viene sempre dalla mancanza di regole ben fatte. Queste regole sono state scritte assieme ai candidati: non è prova di autorevolezza e coerenza prendere le distanze da ciò che hanno condiviso.
Lei ha anche proposto un blog, infiltrati.primarie.it , dove denunciare anomalie.
È solo una provocazione per far sì che i controlli non vengano visti come respingimenti. Il rischio è molto alto.
Ai tempi della Dc e del Pci queste cose non succedevano: lo dicono in tanti.
Condivide?
A quei tempi la gente prendeva la tessera perché credeva in qualcosa. Poi, molto dopo, sceglieva qualcuno. Ora invece si punta sul leader e non più sui valori e sulle idee. I partiti stanno diventando comitati elettorali.
In diversi temono che Renzi acceleri il fenomeno.
Ho detto più volte che lui potrebbe essere un buon candidato. Ma il Pd non deve ammalarsi di berlusconite postuma, e in certi suoi discorsi rivedo il morbo. Matteo non deve tornare indietro al modello del presidente “operaio e padrone”. E deve evitare il populismo elastico di chi dice a ognuno quel che vuole sentirsi dire.
camillobenso
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Poltrona,.......cara poltrona..........- 1


Pd, caos sulle regole Livia Turco: “Pronta ad andarmene”

(Luca De Carolis).
09/11/2013 di triskel182


NORME CAMBIATE IN CORSA: CI SI PUÒ ISCRIVERE SOLO FINO A DOMENICA SERA. MA TANTI CONGRESSI SONO DA RIFARE.

Il vicolo semi-cieco in cui si è infilato il Pd lo raccontano poche e burocratiche righe, inviate giovedì sera via email dal partito ai 223 membri della Direzione. Le parole della marcia indietro: “In deroga agli art. 4 comma 2 e art. 13 comma 2 del regolamento per l’elezione del segretario e dell’Assemblea nazionale, la Direzione approva una modifica del Regolamento: ‘Dall’11 novembre fino al giorno della Convenzione nazionale (24 novembre) sono sospese le operazioni di nuove iscrizioni al Pd”. Ieri, oltre il 90 per cento dei dirigenti ha approvato lo stop al tesseramento a partire da lunedì, con i circoli che rimarranno aperti oggi e domani. Solo 12 i no, 2 gli astenuti. Ma anche modi e tempi imposti di risposta la dicono lunga.

SI POTEVA REPLICARE alla email solo fino alle 12 di ieri. Altrimenti, “la proposta sarà considerata approvata qualora non si raggiunga una maggioranza contraria entro il termine” spiegava il messaggio a firma di Marina Sereni e Ivan Scalfarotto, vicepresidenti dell’assemblea dem. Imbarazzati, tanto da scusarsi “per il brevissimo preavviso”. Solo un pugno di ore, per cambiare in corsa quelle regole su cui il Pd è scivolato, facendosi male. Quanto, dovrà stabilirlo la commissione per il Congresso. “I congressi provinciali annullati saranno non più di 3 o 4” sostiene il responsabile organizzazione, Davide Zoggia. Ma la commissione ha già annullato il congresso di Rovigo e 36 nella provincia di Frosinone (capoluogo compreso), dove andrà come osservatore la deputata Anna Margherita Miotto. Sotto esame soprattutto Grosseto, Caserta, Cosenza e Asti: la città dei tanti neo-dem albanesi, che per oggi annunciano unpresidiodiprotesta.Sultavolo anche i casi di Catania (anche lì voto annullato), Lecce, Piacenza (di lieve entità) e Siracusa, dove hanno eletto due segretari. Lunedì la commissione ascolterà i ricorrenti e le commissioni di Asti, Lecce e Siracusa. E cercherà di mettere un po’ di ordine, in un quadro che sta lasciando scorie pesanti. Lo conferma lo sfogo della dalemiana Livia Turco, ieri mattina a L’aria che tira: “La politica che ho imparato io è quella che risolve i problemi, quella della militanza che non è una zavorra. Se non la ritroverò più me ne andrò dal Pd. Renzi? Spero che non viva la mia storia come una zavorra. In questo caso, sarò felice di rimanere”. Mostra tutto il dolore per “gli episodi molto gravi”, la Turco che si dice pronta a chiudere una storia politica “che viene dal Pci”, come ha detto ieri commossa. Di fatto è il primo nome di peso nazionale (“ma io sono una militante”) a minacciare l’addio dopo la bufera. Il suo discorso riecheggia il malessere della base, quasi stordita dallo scandalo delle tessere gonfiate. Ma sono nervosi anche i candidati. Primo tra tutti Giuseppe Ci-vati, contrarissimo allo stop al tesseramento: “È una proposta tardiva e insufficiente, che non affronta i veri problemi, non sanziona le irregolarità e limita la partecipazione”.Inpiù,Civatiteme “l’assalto dei signori delle tessere” ai circoli nel fine settimana. Sino a ieri era contrario anche Gianni Pittella. Adesso vira per attaccare: “Questa proposta è equa, piuttosto sul tesseramento Civati ha compiuto un’azione da doppiogiochista: Il suo rappresentante in commissione di Garanzia aveva detto sì allo stop”. Controreplica civatiana: “È Pittella che ha cambiato idea”. Schermaglie in fondo comprensibili. Alle primarie per la segreteria nazionale dell’8 dicembre accederanno tre candidati su quattro (dopo il voto dei circoli), e la terza piazza se la giocano Ci-vati e Pittella. Ieri 7 circoli hanno votato proprio sui candidati nazionali: fonti Pd danno Renzi al 49 per cento, Cuperlo al 26, Ci-vati all’11 e Pittella all’1. Si parla di appena 260 voti, ma è significativo che i dati siano filtrati. Il comitato Cuperlo protesta:“Non giochiamo con i numeri”. La civatiana Laura Puppato sospira: “Non lo ricorda nessuno, ma regolamento e statuto vietano ai segretari provinciali di esprimere la preferenza per questo o quel candidato nazionale. E invece trapela di tutto, con i comitati di questo o di quell’altro candidato che reclamano la vittoria nei congressi locali”. Puppato ha votato contro lo stop alle iscrizioni: “Piuttosto, cacciamo a calci i disonesti”. Con lei, dissidenti trasversali, come il franceschiniano Antonello Giacomelli e la renziana Simonetta Rubinato.


MASSIMO D’ALEMA invece se la prende come sempre con la stampa: “Sul tesseramento ci sono stati episodi gravi, ma non in tutta Italia. Sul tema c’è una campagnadidisinformazione,portata avanti con menzogne”. Certo, “potersiiscriveresinoalmomento del voto era sbagliato”, ma è “una regola che ci è stata imposta dagli stessi giornali che ora ci accusano”. D’Alema ne ha pure per Renzi: “Come segretario è una totale incognita, come candidato premierèunaspiranteebisognerà vedere se reggerà gli anni di attesa che potrebbero essere logoranti”. In serata parla proprio Renzi: “Ci sono stati dei casi vergognosi di tesseramenti gonfiati. Ma chi vuole bene al Pd non spara nel mucchio”. E comunque, “l’ultima fase del congresso, quella del voto dell’8 dicembre, è l’unica decisiva e inappellabile”.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

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Renzi: “Ci sono stati dei casi vergognosi di tesseramenti gonfiati. Ma chi vuole bene al Pd non spara nel mucchio”.


Domanda:

Chi vuole bene al Pd?
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

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l’Unità 9.11.13
Tesserati, sì allo stop Civati resta contrario
di Simone Collini

Stop al tesseramento da lunedì, dopodiché ci si potrà continuare ad iscrivere al Pd dal 25 novembre, giorno successivo alla convenzione nazionale del partito in cui si conosceranno i nomi dei candidati segretario più votati dagli iscritti, che poi si sfideranno alle primarie aperte dell’8 dicembre. A ufficializzare la decisione è stata la Direzione del partito con il voto contrario degli esponenti che al congresso sostengono Pippo Civati. In pratica, ai 223 membri del parlamentino democratico è stata mandata una mail contenente la proposta di sospendere il tesseramento dopo le segnalazioni di anomalie e irregolarità nelle iscrizioni, e a rispondere dicendosi contrari sono stati in 12 (e in due si sono astenuti).
Soddisfatto Cuperlo, che per primo l’altra settimana aveva lanciato la proposta di chiudere il tesseramento «per dimostrare che siamo sani», mentre Civati (che ha vinto il congresso del circolo di Parigi) pur denunciando casi di «doping» («ci sono posti dove ci sono più iscritti che elettori») dice che la decisione dello stop è «tardiva e insufficiente, non affronta i veri problemi, non sanziona le irregolarità già attuate, e limita la partecipazione». Interviene sulla questione anche Pier Luigi Bersani, per il quale «hanno sbagliato un po’ tutti» a decidere di lasciare aperta la possibilità di iscriversi fino al momento del voto nei circoli («l’altra volta si chiuse il tesseramento due mesi prima, era ciò che andava fatto»).
Renzi, nella sua «enews», definisce «un bell’esercizio di democrazia» la partecipazione alle votazioni per i segretari di circolo e provinciali da parte di 370 mila iscritti al Pd: «In altri schieramenti decide uno per tutti, quindi non ci lamentiamo». E poi, riferendosi ai «casi vergognosi di tesseramento gonfiati», dice che «una persona che vuole bene alla politica e al Pd non spara nel mucchio: fa i nomi delle singole realtà problematiche e circostanzia le accuse». Il sindaco ricorda poi che l’8 dicembre c’è la «terza fase», ovvero le primarie aperte, «che è in realtà l’unica decisiva e inappellabile».
Lo stop ai tesseramenti non chiude comunque le polemiche sui casi più contestati. E c’è anche chi, come il senatore del Pd Stefano Esposito, ha deciso di autosospendersi dal partito spiegando che questo gesto è «conseguenza dei gravi fatti che hanno macchiato il congresso del Pd di Torino» e delle prime mosse del neosegretario provinciale, il renziano Fabrizio Morri.
Il responsabile Organizzazione del Pd Davide Zoggia spiega che i casi in cui si sono riscontrate reali anomalie si contano sulle dita di una mano. In cima alla lista c’è Rovigo, dove si richiede di eleggere una nuova direzione provinciale, ma già annullati o a rischio annullamento ci sono anche congressi ad Asti, Lecce, Siracusa, Frosinone. Anche a Catanzaro la sfida tra Domenico Giampà e Enzo Bruno scatena polemiche, con i sostenitori del primo che contestano anomalie in congressi svolti in piccoli centri della provincia dove il secondo ha fatto il pieno di voti (il dito è puntato sul boom di iscritti a Pianopoli, o su Cerva e Falerna, dove i congressi sono stati posticipati perché ci si era resi conto dei pochi partecipanti).

Corriere 9.7.13
Pd, stop alle tessere. E il partito si spacca
Blocco da lunedì, no di Civati
Esposito: mi autosospendo, sugli iscritti fatti gravi

di Alessandro Trocino

ROMA — Alla fine, visto che tra i quattro candidati il consenso non era unanime, è stata la direzione del Pd a intervenire per decretare lo stop al tesseramento, a partire da lunedì. Una decisione non indolore, presa con due astenuti e 12 voti contrari, tra i quali quello di Pippo Civati, per nulla convinto da una decisione giudicata «tardiva e insufficiente». Lo stop del partito però non blocca le polemiche e restano da risolvere molti casi di presunte tessere gonfiate, con denunce clamorose, come quella del senatore Stefano Esposito, che si è autosospeso per protesta «per i gravi fatti che hanno macchiato il congresso di Torino». E c’è anche una polemica sui dati dei primi sette circoli, battuti dalle agenzie: vedono in testa Renzi con il 49%, seguito da Cuperlo con il 27. Segue la protesta dei cuperliani: «Non giochiamo sui dati. Basta aggiungere il circolo di Ossi (Sassari) e Cuperlo passa in testa».
Il partito è scosso anche dalle parole di Matteo Renzi, che a «Servizio pubblico» ha attaccato il ministro Anna Maria Cancellieri e il suo partito, che l’ha difesa. Massimo D’Alema critica il sindaco di Firenze: «Capisco la sua osservazione, ma è retroattiva, la questione è chiusa. Dirlo dopo, ha solo un sapore polemico». Ma D’Alema va oltre: «Le conversioni al renzismo si basano su un gigantesco equivoco. È come se noi stessimo facendo le primarie per il candidato premier, ma è solo il candidato alla segreteria del Pd. E non so se sarà in grado di farlo». Renzi, intanto, annuncia che per le primarie, «unica data decisiva e inappellabile», spenderà «meno del tetto previsto di 200 mila euro».
Se il caso Cancellieri è chiuso, rischia di aprirsi seriamente un caso Pd. L’ex segretario Pier Luigi Bersani lancia una bordata: «Il Pd ha fatto un passo indietro e qualche motivo di preoccupazione c’è. S’è fatto un passo in direzione di un partito che perde la consistenza e la sua comunità e si apre in modo pericoloso a influenze esterne». D’Alema non è d’accordo sull’allarme: «Ci sono stati episodi gravi in alcune zone ma non in tutta Italia. C’è una campagna di disinformazione, un attacco politico con menzogne». Diversa l’opinione di Civati: «Ci sono posti con più iscritti che elettori. Questo è doping e l’allarme è stato sottovalutato. Per occuparci di disoccupati, serve un partito di persone perbene, non di cialtroni».
I congressi che saranno annullati, spiega il responsabile dell’organizzazione Davide Zoggia, non saranno più di 3 o 4. Ma alcuni casi sono di difficile soluzione. Ad Asti si parlava di un tesseramento in massa di albanesi, presumendolo prezzolato. Oggi, però, ci sarà una manifestazione di protesta degli stessi albanesi, che negano di avere inquinato il congresso: «Siamo ad Asti dal ‘91, siamo 7000 e abbiamo due candidati tra i dirigenti».
Nella vicenda tessere irrompe anche Stefano Esposito, senatore torinese, cuperliano, che si è autosospeso dal partito e dagli incarichi, dopo i «fatti gravi di Torino» e dopo le affermazioni del neosegretario provinciale Fabrizio Morri su Vincenzo Iatì, eletto segretario a Barriera di Milano (e dimissionario). Spiega Esposito: «Ho visto con i miei occhi casi di tessere vendute. Quando hai gente che investe 20 mila euro per fare 1500 tessere, che fai? L’ho detto un anno e mezzo fa e mi hanno sputato in faccia. È in atto una mutazione genetica».
Esposito si riferisce in particolare al caso di Iatì, segretario di circolo di Barriera di Milano: «È saltato fuori che ha precedenti per furto e per maltrattamenti in famiglia. E c’è una telefonata a un pericoloso boss della ‘ndrangheta. Nulla di penalmente rilevante, ma dico: nella città di Caselli, uno fa il collettore di voti, per il centrodestra e poi per il Pd, avendo rapporti con la ‘ndrangheta, e Morri parla di superficialità? Quei 1500 che ha portato chi sono? Ho diritto di chiederlo? Diamoci una regolata, altrimenti smettiamola di dire che il Pd è antropologicamente migliore. Altrimenti non siamo diversi da Psi e Dc e non abbiamo più il diritto di dire che il Pdl è uno schifo». Morri replica: «Il Pd è l’unico partito degno di questo nome, è sbagliato alimentare l’idea che sia una schifezza».

La Stampa 9.11.13
Pd, stop alle tessere e guerra sui numeri
Civati protesta: “Decisione tardiva e insufficiente”. Il partito paga il danno d’immagine e cala nei sondaggi
Primi dati: Renzi al 49%, Cuperlo al 27%. No, per i cuperliani è 44% e il sindaco al 43%

di Carlo Bertini

Si vedrà nei prossimi giorni se la toppa è peggiore del buco: con un’inedita procedura telematica, una consultazione via mail dei duecento e passa membri della Direzione (silenzio-assenso del 93%, una quindicina tra contrari e astenuti) il Pd ha bloccato il fatidico tesseramento alla data di lunedì 11, fino al 24 novembre. Cioé per la seconda fase, decisiva nel contorto iter congressuale, quella in cui gli iscritti votano i nomi dei candidati segretari.
Dopo il pressing di Cuperlo, sposato da Epifani, preoccupato per i danni inferti al partito che mettono a rischio la partecipazione ai gazebo, la decisione è stata presa l’altra notte in commissione di Garanzia dai rappresentanti di tutte le tribù. Ma è stata subito contestata ieri mattina da uno dei quattro candidati, Pippo Civati: che insieme ai suoi esponenti in Direzione ha votato contro «una proposta tardiva e insufficiente, che non affronta i veri problemi, non sanziona le irregolarità già attuate, e limita la partecipazione». Non è stato il solo, anche un pezzo forte vicino a Franceschini e dunque a Renzi, il toscano Antonello Giacomelli, ha detto no alla «delibera telematica» che modifica il percorso già deciso, che concorre a una «rappresentazione grottesca e deformata del congresso e che getta fin d’ora un’ombra di sospetto sull’esito della convenzione». Cioé sull’assemblea nazionale che il 24 novembre proclamerà il risultato del voto tra gli iscritti. «Epifani ha sbagliato? Hanno sbagliato, diciamo, un po’ tutti. L’altra volta non si fece così. Si chiuse il tesseramento un mese prima dell’ultimo giorno. Era quello da fare», sentenzia Bersani. E sulla stessa linea è anche D’Alema.
Dunque sarà interessante vedere cosa avverrà in questi ultimi due giorni in cui i circoli resteranno aperti per una corsa al fotofinish delle iscrizioni. Certo è che il danno di immagine c’è stato ormai e i sondaggi lo dimostrano: non solo fotografando un calo di almeno un punto del Pd, ma prevedendo un’affluenza alle primarie non da record, anzi. Un’inchiesta di Demopolis mostra che solo il 16 per cento degli elettori del Pd ha deciso di votare mentre il 73% non ci pensa proprio. E fatte le debite proporzioni, anche se molto a spanne, ciò si tradurrebbe nella metà circa dei tre milioni di elettori che affollarono le primarie di Veltroni e di Bersani-Franceschini. Intanto è stato anche deciso che, causa polemiche e ricorsi, il congresso provinciale di Rovigo viene annullato, quello di Catania sospeso, a Frosinone tutto da rifare in 36 circoli, a Cosenza annullati vari congressi di circolo, Asti, Lecce e Siracusa verranno ascoltate lunedì. Nella città siciliana sono stati proclamati due segretari provinciali in due distinti congressi, come avvenuto già a Trapani. E in Puglia anche il congresso di Gallipoli è stato annullato da giorni, per problemi di tesseramento. In tutto ciò, si inizia a votare nei circoli già ora e scatta la guerra sui numeri. In sette circoli a caso, 290 iscritti, Renzi al 49%, Cuperlo al 27%, battono le agenzie. E no, basta contarne un ottavo nel sassarese, dicono i cuperliani e siamo in testa noi col 44% e Renzi è al 43%...

La Stampa 9.11.13
Esposito: partito omertoso
Torino, un segretario al telefono col boss. E un senatore lascia

di Andrea Rossi

TORINO Dopo aver perso quasi 60 mila voti in cinque anni, circa un quarto degli iscritti in pochi mesi stima per difetto, perché di mezzo ci sono i nuovi tesserati mobilitati dal congresso il Pd a Torino ieri ha perso anche un senatore: Stefano Esposito, vice presidente della commissione Trasporti, in prima linea su molti fronti a cominciare dal Tav, di cui è un acceso sostenitore. Esposito si è sospeso dal partito e da tutti gli incarichi: «Il congresso che stiamo svolgendo a Torino è stato macchiato da episodi gravissimi», spiega in una lettera indirizzata al segretario Epifani, al presidente della commissione di garanzia Berlinguer e a una mezza dozzina di dirigenti nazionali e locali.
Quindicimila tessere in bianco inviate (per sbaglio) da Roma; storici militanti in fuga, in parte compensati non senza sospetti da forze fresche; persone pagate per votare ai seggi; circoli in cui, nel giro di pochi giorni, i tesserati sono raddoppiati se non triplicati. Ad Asti, per motivazioni simili, i congressi sono stati sospesi. A Torino no: Fabrizio Morri, in corsa per la segreteria provinciale sotto le insegne del ticket Fassino-Renzi, ha conquistato più della metà dei voti e dei delegati, e da ieri sera è in sella. Eppure la battaglia non è finita: pendono ricorsi, scorrono veleni. L’ultimo è di un paio di giorni fa e sta alla base del gesto di Esposito: «Di fronte a certi episodi il Pd non può far finta di niente».
Nella città dell’inchiesta Minotauro 73 imputati alla sbarra, accusati di essere i tentacoli della ’ndrangheta in Piemonte accade che il circolo di Barriera di Milano, storica periferia operaia, elegga segretario tal Vincenzo Iatì, 48 anni, un passato in alcune liste civiche di centrodestra, ma soprattutto una serie di vecchie condanne per furti e ricettazione ormai estinte e perciò nascoste a tutti. La fedina penale oggi è pulita ma, come se non bastasse, spuntano alcune telefonate di quattro anni fa, agli atti di Minotauro: Iatì chiede voti per le elezioni comunali di Borgaro, un comune dell’hinterland, a Benvenuto Praticò, per il quale la procura ha chiesto 16 anni di carcere.
Iatì nel frattempo è passato al Pd. L’altro ieri ha rimesso il mandato di segretario del circolo, dove era l’unico candidato, forte del sostegno dei grandi collettori di voti del quartiere, tutti schierati con Morri. Il quale si dissocia, ma timidamente: «Ha sbagliato a nascondere il suo passato. Non lo conosco, ma il suo è un gesto di responsabilità che apprezzo». E le telefonate con i boss? «Non avevano rilevanza penale. Avrà commesso una leggerezza».
Morri se la prende con chi «ha cercato di distruggere le persone. Hanno passato il segno: così si fa male al partito». Esposito corrisponde in pieno all’identikit. E reagisce: «A me non l’ha ordinato il dottore di fare il senatore. E credo che abbia ragione il procuratore Caselli quando invita le forze politiche a svolgere una funzione di controllo su dirigenti e militanti senza aspettare che sia la magistratura a intervenire». Un’esagerazione, secondo il segretario regionale Morgando. Esposito si è preso un po’ di tempo per sorvegliare le prossime mosse, ha incassato la fiducia del capogruppo al Senato Zanda e di Gianni Cuperlo, il candidato che appoggiava. «Vediamo che cosa succede: di sicuro non posso accettare di continuare a stare in un partito che non vede, non sente e non parla, e trasmette all’esterno un atteggiamento omertoso e ponziopilatesco».

il Fatto 9.11.13
Stefano Esposito Parlamentare auto-sospeso
“Tessere, reati e boss: mi vergogno. E mi fermo”

intervista di Fd’e

Stefano Esposito stava nel Partito, con la P maiuscola, da quando aveva 16 anni. Oggi ne ha 44 e ha deciso di autosospendersi dal partito, con la minuscola. Esposito, senatore del Pd, ha scritto una lettera a Guglielmo Epifani. A Torino, per votare il neosegretario provinciale Fabrizio Morri, ex ds riciclatosi renziano sotto l’ombrello del sindaco Fassino, è successo di tutto. L’apice è stata l’elezione a segretario di circolo di un ex carcerato, Vincenzo Iatì. Reati come furto e ricettazione. Uno che, qualche anno fa, chiedeva voti per il centrodestra in un comune piemontese vantando relazioni con un boss della ‘ndrangheta.
Morri e Morgando, il segretario regionale, dicono che lei sta esagerando.
Fanno come quelli che decenni fa sostenevano che a parlare di mafia si danneggiava la Sicilia.
Sono paragoni pesantissimi.
Ho visto cose che non avrei mai immaginato di vedere. E non mi impressiono facilmente. In tanti anni, ho perso e vinto congressi, ma ora basta, qui siamo alla mutazione genetica del partito, con questa degenerazione ci facciamo male sul serio.
Lei sta con Cuperlo, Morri con Renzi.
Mi creda, qui non c’entrano Cuperlo o Renzi o Civati o Pittella. Il problema sono quelli che sono saliti sul carro del vincitore e si sono scatenati a fare tessere.
È come la differenza tra Marx e i marxisti.
Esatto.
Cosa ha visto?
Al mio circolo ben 111 iscritti in più. Gente che investe soldi. Quindici euro a tessera, se la cavano con 1.600, 1.700 euro. Quindicimila euro per mille tessere, il doppio per duemila. Non abbiamo più anticorpi.
La diversità perduta.
Ci sono compagni come me che hanno detto basta, anziani che ogni giorno alzano la saracinesca della sezione.
I signori delle tessere.
Sono vecchi socialisti come questo Gallo, che ha fatto eleggere Iatì nella città di Gian Carlo Caselli e dell’operazione Minotauro. Morri ha detto che Iatì è stato riabilitato. Questo dimostra che non ha nemmeno la libertà di fare una cosa. Se toglie un mattoncino crolla tutto l’edificio, del resto ha vinto con poco più del 50 per cento.
E la telefonata al boss?
Per Morri è una leggerezza, capisce? E chi denuncia è un calunniatore. Se le così stanno così non possiamo dire più agli altri che fanno schifo. Non è solo una questione penale, ma di opportunità. Ho sentito cose ridicole.
Pure.
Hanno detto che il risveglio del tesseramento ci deve riempire d’orgoglio. Ma quale orgoglio, io mi vergogno. Quando ho votato nel mio circolo, davanti a me, in coda, c’erano due vecchietti.
Che hanno fatto?
Si erano dimenticati per chi votare e mi hanno chiesto: “La manda il presidente? Non ci ricordiamo i nomi? ”.
Chi è il “presidente”?
Quello che si è fatto rimborsare pure il tagliaerbe coi soldi pubblici: Andrea Stara, consigliere regionale e presidente di circoscrizione. Si era autosospeso, adesso è tornato direttamente con le tessere.
I vecchietti hanno votato?
Hanno scoperto che bisognava pagare.
Quindi?
Sono usciti fuori e si sono fatti dare 30 euro da un tizio. Li ho seguiti. Siamo alla truffa.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Alla fin fine non era molto l'investimento rispetto al ritorno.

15 x 40 = 600 euro

Li recuperava in un solo mese.

Cose da genovesi con le braccine corte.....................


******


Garofalo: “Quando ero nel Pd, ho pagato 30-40 tessere di tasca mia”

Video
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/11/ ... ia/253095/


“Quando facevo parte del Pd, ho pagato personalmente 30-40 tessere“. Lo rivela a “L’Aria che tira”, su La7, Francesco Garofalo, sindaco di San Sossio Baronia, un paese in provincia di Avellino. “Facevo queste tessere agli amici” – continua – “mi facevo dare i loro documenti di riconoscimento e, anziché chiedere 10 o 15 euro, le pagavo io, pur di apparire e di avere credito col partito. Si fa così dappertutto, la guerra delle tessere c’è sempre stata“. E aggiunge: “Ora non sono più nel Pd, sono passato al centrodestra. Non faccio più tessere perché non ce n’è più bisogno”
11 novembre 2013
Commenti (26)

Vox populi


DexterM66 • 9 minuti fa
Garofalo comprami i miei doppioni di D'Alema e Bersani.
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Aldo • 14 minuti fa
Paola Concia del PD, ridendo: "non è che va bene, però". Non ne sa niente, lei...
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Davide Bragagna • 15 minuti fa
Un bel fenomeno e lo dice col sorriso sulle labbra, questi il senso dell'onestà non sanno proprio cosa sia...
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Daniele Orlandi • 21 minuti fa
Ordinaria amministrazione, tipica dei comitati d'affari!
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a t • 21 minuti fa
Stupenda la Finocchiaro la cui unica importanza e' sottolineare che non e' piu' del PD.....a casa!!!!
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Davide Bragagna a t • 12 minuti fa
E' la Concia
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MrStallman . • 22 minuti fa
Ecco un altro estratto della "politica" che anima il PD.
Mamma mia che desolazione.
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Davide Bragagna MrStallman . • 13 minuti fa
non voglio difendere questo caso vergognoso che vergognoso rimane, ma intanto i vostri eletti in Emilia mi sembra che si stiano rimpinzando di aragoste come gli altri partiti. Vogliamo parlare della parentopoli e degli amici che fanno da assistenti ai Parlamentari? State già imparando? I Palazzi del potere sono così contagiosi?
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lapunta del'ice • 23 minuti fa
fin da piccolo? comprava le figurine panini per gli amici e poi?
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rafdoppiozero • 23 minuti fa
Gente che passa dal pd al pdl e dal pdl al pd, ma che credibilità possono avere queste persone, ma la colpa è nostra che li votiamo, sarebbero da prendere a sberle e basta, altro che voto.
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dario marchetti • 24 minuti fa
Il bello è che qualcuno si vanta della democrazia del pd e delle straordinarie discussioni che portano alla decisione della linea politica. La scena di solito è la seguente:
1) ho quaranta tessere e perciò non voglio il reddito minimo di cittadinanza;
2) io ne ho 45 e voglio toccare le tette alla Gregoraci;
3) io ho cento tessere e voglio che i giaguari non abbiano più macchie!

Epifani: compagni, amici, il programma è pronto.
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Antonio Romanelli • 25 minuti fa
che essere schifoso, solo da B. potevi finire, questi sono i vermi di politici che ci hanno governato per tanti anni
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luca Reitano • 29 minuti fa
Ringraziamo per l'ammissione postuma ma non avevamo dubbi che fosse una pratica consolidata da tempo. Nel contempo il fatto che nel pdl lei non abbia bisogno di ricorrere a queste scorrettezze non fa del suo partito un esempio di trasparenza, sia pur certo!
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Silvio non Berlusconi • 30 minuti fa
poveri piddini che gli tocca mandare giu..ancora.

Questa frase l'avrò scritta 1000 volte
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lapunta del'ice • 30 minuti fa
dopo questo voglio che qualcuno gridi che è un complotto della magistratura!
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SimonePinelli • 31 minuti fa
Niente di strano.
è la democrazia Made in PD
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lapunta del'ice • 33 minuti fa
nel cendro destra le tessere ci pensa degregorio!
e poi qualcuno li vota ancora!
senza soldi pubblici sarebbero sterco!
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mismomeio • 35 minuti fa
Real Politik! Ecco perchè bisogna votare qualcos'altro....
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JIMBO • 36 minuti fa
ma la disinvoltura con cui dicono certe cose a voi non da il disgusto?
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Van Ree JIMBO • 8 minuti fa
la concia ride! com'era quella cosa sugli gnocchi?
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CatoCensorius JIMBO • 25 minuti fa
Mi disgustano ancora di più i parassiti prezzolati che sul web difendono queste schifezze del PD..
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MrStallman . CatoCensorius • 21 minuti fa
Per fare una montagna di m...a ci vuole la materia prima di colore marrone dal brutto odore e loro sono quella materia prima :)
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lapunta del'ice JIMBO • 33 minuti fa
con i soldi pubblici questo e altro!
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fabiofatto • 37 minuti fa
ma dai? chi se lo sarebbe mai aspettato? w le primarie. la democrazia. GNGNGNGN.
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lapunta del'ice fabiofatto • 32 minuti fa
e no ragazzo! epifani ha parlato chiaro, chi vince le primarie non ha vinto, passa agli ottavi!
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fabiofatto lapunta del'ice • 29 minuti fa
ahah. e chi meglio di un sindacalista può rappresentare la società civile gngngngng
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Leo8969 • 40 minuti fa
Viva la sincerità!
Praticamente ha ammesso che faceva,e fa tutt'ora visto che è nel PDL,parte di un'associazione a delinquere in cui lui comprava voti e avanzava di "grado" tramite l'acquisto di tessere e nessuno gli dice o fa nulla?
Ma che paese di m....a!
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Vincenzo Giancristofaro • 44 minuti fa −
Un'altro bell'esempio di politico..facevo le tessere per apparire e quindi essere..
ma ora ho trovato una nuova mangiatoia nel centro destra, dove non servono, fa tutto un noto pregiudicato!
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camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

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Vincenzo Giancristofaro • 44 minuti fa −
Un'altro bell'esempio di politico..facevo le tessere per apparire e quindi essere..
ma ora ho trovato una nuova mangiatoia nel centro destra, dove non servono, fa tutto un noto pregiudicato!


*****

Eppure non è così.

Me lo rinfrescava ieri mattina un amico che ha lavorato in un studio di avvocati di destra, noti nel mondo politico milanese.

Era lui che portava direttamente le buste con assegni alla sede di FI.

Poi naturalmente, con gli incarichi ottenuti nel mondo istituzionale, si rifacevano dei soldi versati a SB.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Pd: “Se non ci crede più neppure Prodi è finita” (Beatrice Borromeo).

11/11/2013 di triskel182

PANICO DEMOCRATICO

Lo capisco – dicono i deputati del Pd in coro – certo però che, così, butta malissimo”. A criticare Romano Prodi, che ha appena sbattuto l’ultima porta in faccia al partito che fondò (e che lo tradì), dichiarando che non rinnoverà la tessera né andrà a votare alle primarie, non ha il coraggio nessuno.

E tra sospiri e occhi fissi a terra, il pensiero del prossimo 8 dicembre si fa sempre più grigio. “Comprendo bene la delusione di Prodi, ma se non ci crede più nemmeno lui – che è il nostro padre fondatore – non vedo proprio come faremo a rilanciarci”, dice la deputata Simona Bonafè, ex portavoce di Matteo Renzi durante le primarie dello scorso anno. E aggiunge: “Spero che ci ripensi, ma mi pare ovvio che si sia sentito abbandonato dal partito, lo stesso dove ancora abitano quei 101 franchi tiratori”.

Una lettura non troppo lontana da quella del sindaco di Firenze, che si è sfogato con i collaboratori più stretti: “Così Romano semina sfiducia…”.

Strascichi di una vicenda che il 19 aprile scorso – durante l’elezione del presidente della Repubblica – è degenerata, con i militanti che si riunivano in piazza del Parlamento per bruciare insieme le tessere del Pd. “Il partito è stato ucciso quel giorno – insiste l’onorevole Sandro Gozi – e la scelta di Prodi, l’unico che abbia battuto per ben due volte il Cavaliere, non può essere liquidata come una decisione privata”.

Sono in pochi infatti a condividere la lettura del presidente del Consiglio Enrico Letta, che ieri ha sdrammatizzato: “Io vado a votare alle primarie, capisco Prodi che ha un atteggiamento differente, lui è una personalità fuori dalla politica e vuole mantenere questo profilo”.


Uno strappo che, secondo l’onorevole Sandra Zampa, fedelissima del professore, gli consentirà di essere “molto più libero quando in futuro vorrà esprimersi sulla linea del partito, anche perché, come dice Prodi stesso, non si può stare in mezzo all’uscio. Di certo questo ulteriore passo indietro l’ha molto dispiaciuto”.

E se ai microfoni di Sky il segretario del partito, Guglielmo Epifani, suggerisce che “se ha maturato questa scelta che mi crea sofferenza il modo migliore per onorarlo è rispettarla”, c’è qualcuno che non è d’accordo.

Come l’onorevole Pippo Civati: “Dobbiamo convincere Prodi ad accettare la tessera numero 1 del 2014”. Un tentativo che, secondo il candidato alla segreteria nazionale del Pd, avrà più probabilità di successo se a vincere le primarie non saranno gli stessi dirigenti che hanno affossato il partito: “Riconfermando certi equilibrismi e nomi noti non diremo addio solo a Prodi, ma a una bella fetta di elettorato che tornerà a bussare alla porta di Beppe Grillo”.

Da Il Fatto Quotidiano del 11/11/2013.
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Alegher, alegher,......................- 1
(vecchio detto milanese presente in rete - Traduzione dal meneghino: Allegri, allegri)


Anche il Pd vuole vendere le spiagge
Presentato un emendamento da nove senatori democratici. Ma sulla proposta inizialmente fatta dal Pdl il partito non è compatto. Il presidente della Toscana Enrico Rossi: "Il litorale è di tutti"

poi,

Legge di stabilità: il Pd ritira emendamento su spiagge

***

Era forse solo una pattuglia dei 101/150 incappucciati?
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Entusiasmo, vola via con il candidato

(Andrea Scanzi).
12/11/2013 di triskel182

4 LETTERE AI MILITANTI.

Motivare i militanti del Pd è sempre più difficile.

Le larghe intese, le tessere fasulle, la rinuncia di Prodi.

È un momento difficile, e per il Pd è un momento che dura dalla nascita. Così i candidati alla segreteria corrono ai ripari. E scrivono ai militanti. Lo fanno con una email a testa che, per molti versi, si confà come il bignami delle loro mozioni. Vorrebbe essere una chiamata alle armi, ma sembra più che altro un brodino per elettori sempre più sfibrati.

Le email sono destinate a un database di circa 450 mila iscritti in vario modo alla newsletter del Pd. Di questi 90 mila o giù di lì sono tesserati al Pd. I destinatari, previa comunicazione del Pd, hanno accettato nelle scorse settimane l’intensificazione di email in prossimità dell’8 dicembre: un calvario conquistato a fatica.

Il database è conosciuto dal Pd, ma non dai candidati , che dunque scrivono le email al Pd che a sua volta le inoltra agli iscritti. Alcuni votanti alle precedenti primarie lamentano di avere ricevuto solo la lettera di Renzi e il comitato di Civati specifica che loro, a differenza di altri, non hanno spammato i poveri elettori. Paradossalmente è proprio la email di Civati a essere arrivata ieri per ultima, anche a causa di un imprecisato “blocco del server”.

In compenso sono arrivate subito le email di Matteo Renzi, Gianni Pittella e Gianni Cuperlo. Renzi, come sempre, dice tutto e soprattutto niente. “L’Italia cambia verso”, e non importa specificare come cambierà (infatti Renzi ha esortato gli elettori a scrivere al suo posto il programma). Punti forti: “L’Italia deve cambiare”, “L’Italia può cambiare”, “Servono idee chiare” (quindi qualcuno gliele dia), “Il Pd è oggi l’unica vera grande speranza” (parole forti), “Vengo dalle amministrazioni locali” (e non è detto sia un bene). Nel finale, Renzi ammette di avere “anche fatto tanti errori” e saluta gli elettori con un giovanilista “Un sorriso”. Probabilmente voleva scrivere Gimme five, tributo a uno dei suoi maestri intellettuali, ma poi si è frenato: per timore di apparire troppo colto. Pittella è ormai il Che Guevara della Lucania. “Mai più alle larghe intese”, “taglio alle spese militari per finanziare l’istruzione”, “reddito di garanzia”.

SE NON avesse sbagliato partito entro cui candidarsi parrebbe quasi convincente, al di là di un tremebondo “senza infingimenti” che pare più arcaico dei melodrammi di Arrigo Boito. Il più tenero è Cuperlo, così poco convinto da se stesso da vergognarsi quasi di chiedere il voto. L’incipit trasuda orgogliosa mestizia: “Cara democratica, caro democratico, io non so quale candidato hai deciso di sostenere come segretario nazionale o se stai ancora valutando chi, tra noi, corrisponda meglio alla tua idea di partito. Se hai già scelto di sostenere un altro candidato, ti porgo i miei più sinceri auguri e ti ringrazio se vorrai continuare a leggere queste righe”. Cuperlo, che si presume abbia scritto la email mentre si flagellava in un convento di frati dalemiani scalzi, cita Jean-Michel Guenassia (“Quello che per loro contava nella Terra promessa non era la terra. Era la Promessa”) e chiede al Pd di “cambiare se stesso”. In un siffatto profluvio di entusiasmo contagioso manca solo un conclusivo “Ricordati che devi morire”, giusto per far sognare ancor di più gli elettori. Cuperlo ha però ancora tempo per sfoderare un tale grido di battaglia. Magari al primo confronto televisivo, con Renzi pronto a rispondergli: “Sì sì, mo’ me lo segno”. Quasi come Troisi in quel vecchio film.

Da Il Fatto Quotidiano del 12/11/2013.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Il ripudio di Prodi è la fine del progetto del Pd

(Marco Politi).
12/11/2013 di triskel182


Capolinea Senza identità.

C’è una nota di umorismo nero nel rifiuto pubblicizzato di Romano Prodi, che non parteciperà alle primarie del Pd, accompagnato dall’augurio che “tanti altri, in particolare moltissimi giovani, vadano a votare”.

Come mettersi   davanti ad un autosalone ed esclamare: “La nuova Cinquecento fa pena, ma spero che tanti ragazzi la comprino!”.

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La realtà è molto più cruda.
Il ripudio di Prodi segna la fine del progetto dei cattolici democratici di formare insieme ai riformatori laici e di tradizione socialista un partito progressista dell’alternanza.

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Perché questo doveva essere l’Ulivo e il Pd: un moderno partito di progresso e non un sufflé moderato secondo il gusto di Rutelli e Fioroni.
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Benché crollato rapidamente, il suo secondo governo a questo tendeva nelle politiche (per quanto imperfette) a favore dei diritti civili, nella questione sociale, in politica estera a cominciare da quella mediorientale.


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IL PD formato 2013 con tutto ciò non ha nulla a che fare, privato dopo lo shock elettorale del febbraio scorso di qualsiasi fisionomia riconoscibile, affogato in elezioni per la segreteria in cui il dibattito sui programmi è totalmente assente.
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Sostituito da un marketing, che nella versione renziana si riallaccia direttamente allo stile berlusconiano degli slogan-promesse mescolati alle frasi-calcio-nelle-palle rivolte agli avversari.
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C’è un risvolto delle ultime elezioni per il capo dello stato, già dimenticato ma che Prodi ben conosce. Matteo Renzi non solo sabotò l’aprile scorso l’elezione di Franco Marini con l’incredibile accusa di voler ambire alla presidenza sfruttando la “fede cattolica” (proprio Marini, che da segretario del Partito popolare è stato uno dei più critici verso le compromissioni tra gerarchie ecclesiastica e berlusconismo).

Ma il giorno della bocciatura di Prodi fu il primo esponente di rilievo del Pd ad annunciare pubblicamente: “La candidatura di Prodi non c’è più”. Di corsa, di corsissima . Ventidue minuti dopo la fumata nera in Parlamento.

Perché ciò che contava per lui era tagliare la strada a qualsiasi disegno, che in qualche modo potesse allargare il ruolo del Pd a sinistra e verso l’area Cinque stelle (i cui elettori avevano incluso Prodi nella rosa dei candidati alla presidenza).

Trovare tracce di un afflato del cattolicesimo sociale e democratico nel governo Letta è sforzo vano.

Considerare un virgulto democristiano Renzi è un’offesa alla storia della scudocrociato.

La mancanza di attenzione alla questione sociale (caratterizzata dall’implosione drammatica dei ceti medi impoveriti e dal crescente fossato rispetto alla casta dei superbenestanti) nonché il disprezzo ripetuto verso i sindacati, esibito da Matteo “Sottolalinguaniente” (copyright Giampaolo Pansa), non hanno nulla a che fare con il popolarismo cattolico vecchio o aggiornato.

(Come contorno si consideri l’appoggio suicida dei cattolici di San’Egidio allo spocchioso esperimento di centrismo di Monti, incoraggiato dalla miopia di alcuni settori vaticani).

In questo contesto Prodi tira le somme di un’estraneità, che non riguarda lui solamente, ma generazioni intere, mature e nuove, di cattolici che sarebbero desiderosi di impegnarsi per il bene comune però non hanno nulla da spartire con il “Vincere” renziano.


IL DRAMMA del Pd è che non c’è più uno spazio politico dove il cattolicesimo democratico e sociale possa agire.

Non c’è nemmeno spazio, peraltro, per un pensiero di moderna sinistra orientata allo stato sociale.

A ben vedere non c’è neanche un partito: a fronte dell’ubriacatura plebiscitaria e personalistica in atto.

Ignorare le primarie del vuoto – evidenzia Prodi – è l’unico segnale possibile davanti a una politica italiana che, come disse l’ex premier tempo addietro, “non ha valori e non conosce il senso di colpa e di vergogna”.

È singolare, ma non irrazionale, che da un altro versante il laico Scalfari, dopo lungo soppesare, bolli Renzi come “avventuriero”.

In questo deserto i cattolici democratici non hanno dove andare.

E i laici egualmente.


Da Il Fatto Quotidiano del 12/11/2013.
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