quo vadis PD ????

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camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Osservazione di Marco Politi:

IL DRAMMA del Pd è che non c’è più uno spazio politico dove il cattolicesimo democratico e sociale possa agire.


Interpellato, il Grande Fratello ha dato questa risposta:


Cristianesimo democratico
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(parere personale: Il cristianesimo non è la stessa cosa del cattolicesimo. Preso nel suo insieme il cristianesimo delle origini, quello propagandato dal Nazareno, rappresenta il protosocialismo. Ci sono al suo interno la quasi totalità dei valori socialisti. Il cattolicesimo ingloba anche la destra. La Russa & Co, come tanti altri di destra che si professano difensori della fede, ma poi in pratica agiscono in modo contrario ai valori cristiani. Es. La guerra non è certo un valore propagandato da Gesù Cristo. Semmai l'esatto contrario, come "l'amore tra gli uomini".)


Il cristianesimo democratico è un termine che, in senso lato, può riferirsi all'impegno politico democratico da parte dei cristiani e, in un senso più ristretto e di più comune uso, si riferisce ad un movimento e ad un'ideologia politica dai tratti molto variegati.
L'espressione democrazia cristiana, nata in ambiente cattolico ed europeo, con la sua diffusione mondiale ha finito per rappresentare movimenti politici con connotazioni valoriali spesso diverse. A livello internazionale negli anni settanta del Novecento è stata istituita l'Internazionale Democratico Cristiana (IDC), che, in origine, raccoglieva partiti democristiani propriamente detti. Con il tempo l'IDC ha raccolto anche partiti conservatori, liberal-conservatori e centristi, spesso privi di particolari riferimenti religiosi, tanto che agli inizi del XXI secolo è stata ribattezzata Internazionale Democratica Centrista.
In Italia il termine popolarismo viene spesso utilizzato come sinonimo di "cristianesimo democratico".


La fine dell'unità politica dei cattolici
Dopo la fine della Democrazia Cristiana (DC), i democristiani italiani si divisero in vari partiti politici. Il Partito Popolare Italiano (PPI), erede diretto della DC, sotto la guida di Mino Martinazzoli, cercò di mantenere viva la tradizione centrista dello "scudo crociato", escludendo alleanze sia con il centro-destra (Polo delle Libertà e Polo del Buon Governo) che con la sinistra (Alleanza dei Progressisti). Il Centro Cristiano Democratico (CCD) di Pier Ferdinando Casini e Clemente Mastella, invece, pur confermando la scelta centrista, si alleò con Forza Italia (FI) nei Poli di centro-destra.
Il PPI nel 1995 si spaccò sulla proposta di aderire al Polo delle Libertà. Il nuovo segretario Rocco Buttiglione, che aveva proposto tale alleanza, diede vita, insieme a Roberto Formigoni, i Cristiani Democratici Uniti (CDU), che scelsero il centro-destra e portarono in dote lo "scudo crociato". Molti esponenti moderati, liberali e conservatori della DC avevano, nel frattempo, aderito a Forza Italia (es.: Giuseppe Pisanu e Enrico La Loggia) o ad Alleanza Nazionale (AN) (es.: Publio Fiori e Gustavo Selva), mentre una esigua parte della sinistra DC scelse il movimento dei Cristiano Sociali (confluiti assieme al PDS nei Democratici di Sinistra, DS, nel 1998) o La Rete di Leoluca Orlando, piccoli movimenti alleati con la sinistra già nelle elezioni politiche del 1994. Gli esponenti del PPI che si erano opposti all'ingresso nel Polo delle Libertà diedere vita, sotto la guida di Gerardo Bianco, a i Popolari, che poi mantennero il nome di "Partito Popolare Italiano" e che aderirono alla nascente alleanza di centro-sinistra, L'Ulivo, insieme agli eredi del PCI, il Partito Democratico della Sinistra (PDS).
Nel 1998 alcuni esponenti del CCD, guidati da Mastella, e di Forza Italia, guidati dal liberale Carlo Scognamiglio, e con la partecipazione di Francesco Cossiga, fondarono l'Unione Democratica per la Repubblica (UDR), poi trasformatasi in Unione Democratici per l'Europa (UDEUR). All'UDR, che entrò a far parte del Governo D'Alema I, aderì inizialmente anche il CDU di Buttiglione, provocando la scissione di quella parte del partito, guidata da Formigoni, che voleva rimanere fedele al centro-destra. Nel 1999 il CDU, decimato dalle scissioni, riprese la sua autonomia e ritornò nell'alveo del centro-destra, legandosi a filo stretto con il CCD. Sempre nel 2001 un gruppo di dissidenti del PPI, guidato da Sergio D'Antoni, Giulio Andreotti ed Emilio Colombo, fondò Democrazia Europea (DE), partito di centro al di fuori dei due poli. I seguaci di Formigoni insieme ad altri ex-DC sono andati infine ad ingrossare le file democristiane di Forza Italia, entrata a far parte del Partito Popolare Europeo (PPE) nel 1999.


Situazione attuale
Nel 2002 nacquero Democrazia è Libertà - La Margherita (DL) e l'Unione dei Democratici Cristiani e di Centro (UDC).
La prima, nata dalla fusione di PPI, I Democratici e Rinnovamento Italiano, ha significato l'unione di ciò che rimaneva della sinistra DC con componenti di diversa estrazione politica. Questo nuovo partito, sebbene sia visto comunemente come uno dei successori della vecchia DC, rappresenta in realtà un progetto nuovo, speculare a quello di Forza Italia (nata con l'obiettivo di unire cattolici e laici di centro-destra), volto alla costruzione di una forza centrista e riformista all'interno della coalizione del centro-sinistra italiano. Sotto la guida di Francesco Rutelli, che pure rivendica la matrice cattolica come uno dei filoni culturali della sua creatura politica, DL ha riferimenti europei molto eterogenei, dal pensiero cristiano-sociale al mondo laico-riformista (liberalismo sociale e socialdemocrazia). A dimostrazione di quanto DL si sia trattata di un'esperienza nuova, va citata la decisione di non aderire al PPE in Europa ma piuttosto di fondare il Partito Democratico Europeo (PDE), nonché il progetto di dare vita a un Partito Democratico (PD) in Italia, sulla scia del Partito Democratico degli Stati Uniti, insieme ai Democratici di Sinistra (DS), eredi della tradizione del Partito Comunista Italiano (PCI).
L'UDC è invece nata dall'unione di CCD, CDU e DE, e guidata da Marco Follini prima e da Lorenzo Cesa poi, e si tratta di un partito neo-democristiano da tutti i punti di vista, rifacendosi sia all'esperienza italiana della DC sia al popolarismo europeo, secondo il modello dell'Unione Cristiano Democratica tedesca. Il nuovo partito ha come simbolo lo "scudo crociato" della DC, portato in dote dal CDU. Nonostante sia stata membro della Casa delle Libertà fin dalla sua fondazione, l'UDC si è caratterizzato come l'alleato più critico all'interno di tale alleanza e si è via via distanziata dalla leadership di Silvio Berlusconi. Sebbene sulle questioni etico-morali ed economico-sociali l'UDC mantenga una linea piuttosto conservatrice, tale partito si presenta come l'apostolo del centrismo in Italia e spesso non nasconde le sintonie con molti esponenti centristi del PD, spesso sulla base delle comuni radici nella Democrazia Cristiana. L'UDC ha dato corso a questa sua "vocazione centrista", allontanandosi dall'alleanza di centro-destra per presentarsi in modo autonomo alle elezioni politiche del 2008.
FI, UDC e DL rappresentano tre diversi esempi di come i cattolici italiani abbiano reagito alla fine dell'unità politica dei cattolici, idea fondamentale che era alla base della DC e che la rendeva un partito pragmatico, difficilmente circoscrivibile dal punto di vista delle ideologie politiche tradizionali. L'Italia oggi rimane un Paese molto cattolico, ma, in modo simile a quanto accade negli Stati Uniti, i credenti (che per molti anni hanno votato più o meno compattamente per la DC), dopo il 1992-1994, hanno cominciato a schierarsi in base alle loro idee politiche:
Spezzoni della sinistra DC e intellettuali inclini al cristianesimo sociale e al socialismo cristiano (Ermanno Gorrieri, Giorgio Tonini, Mimmo Lucà, Stefano Ceccanti, ecc.) si sono uniti con altri socialisti cristiani provenienti prevalentemente dal Partito Socialista Italiano (Pierre Carniti, Domenico Maselli, ecc.) nel movimento dei Cristiano Sociali, poi confluito nei DS, altri sono entrati direttamente nel PDS (come Giuseppe Lumia), altri ancora ne La Rete, i cui membri sono confluiti ne I Democratici, e quindi in DL, e nell'Italia dei Valori.
Il grosso della sinistra democristiana è oggi confluita, come anticipato, nel PD (soprattutto attraverso il PPI e DL). Quest'ultimo partito, se da un lato raccoglie vastissime aree della sinistra sociale e sindacale DC di derivazione fanfaniana, demitiana e mariniana, dall'altro vanta anche la presenza di settori più moderati, come il gruppo dei teodem. Tra le figure di maggior spicco di origine democristiana confluite nel PD, vi sono Franco Marini, Dario Franceschini, Rosy Bindi, Giovanni Galloni, Enrico Letta, Giuseppe Fioroni nonché personalità che, pur non essendo state mai iscritte alla DC, vi erano considerate vicine, tra cui Romano Prodi, Arturo Parisi, Luigi Bobba e Paola Binetti. Nell'UDEUR, invece, oltre ad esponenti moderati (ex-andreottiani ed ex-forlaniani), hanno trovato spazio anche ex-membri delle correnti della sinistra democristiana (lo stesso Clemente Mastella è un ex-demitiano).
La tradizione centrista e liberale, di derivazione dorotea e forlaniana, è prevalentemente rappresentata nell'UDC (Pier Ferdinando Casini, Rocco Buttiglione, Lorenzo Cesa, Carlo Giovanardi, Francesco D'Onofrio, Luca Volontè, ecc.) e in Forza Italia (Roberto Formigoni, Claudio Scajola, Enrico La Loggia, Renato Schifani, Alfredo Antoniozzi, Riccardo Ventre, Mario Mauro, Mario Mantovani, Antonio Palmieri, Osvaldo Napoli, Guido Crosetto, ecc.), anche se in questi partiti non mancano ex-membri della sinistra DC, come Angelo Sanza nell'UDC, Giuseppe Pisanu, Luigi Grillo, Giuseppe Gargani e Marcello Vernola in Forza Italia, Bruno Tabacci, Mario Baccini e Gerardo Bianco nella Rosa per l'Italia, nonché altri politici cattolici precedentemente impegnati in altri partiti di sinistra come Sandro Bondi e Ferdinando Adornato. Ex-morotei come Marco Follini e Gianfranco Rotondi hanno trovato spazio rispettivamente nell'Italia di Mezzo (confluita nel PD nel 2007) e nella Democrazia Cristiana per le Autonomie (confluita poi nel PdL nel 2008), partiti di minore consistenza elettorale.
La tradizione conservatrice è espressa dagli ex-DC passati in Alleanza Nazionale (Andrea Ronchi, Mario Baldassarri, Gaetano Rebecchini, Publio Fiori, che però ha lasciato il partito nel 2005, e Gustavo Selva, passato a FI nel 2007) e da altri membri di ispirazione cattolica (Alfredo Mantovano, Riccardo Pedrizzi e Giulia Bongiorno in testa).
A seguito del cambiamento politico avvenuto a partire dal 2007 in termini di partiti ed alleanze, oggi le correnti che si rifanno al cristianesimo democratico sono contenute all'interno del Partito Democratico, del Popolo delle Libertà e dell'Unione di Centro ed il nuovo partito Alleanza per l'Italia.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

14 NOV 2013 15:12
COME TI ROTTAMO LE LARGHE INTESE – LEGGE ELETTORALE E UOMO SOLO AL COMANDO: IL METODO RENZI PER DEMOLIRE LE PALLE D'ACCIAIO DI NAPO-LETTA…
Il metodo Renzi, quello che mette il proprio volto prima delle bandiere del partito, quello dello slogan che spesso esonda nel supercazzolismo e ogni tanto divide il mondo in bianco e nero, fino a oggi sembra funzionare – Ma una volta eletto il sindaco dovrà spiegare come svitare le famose ‘balls of steel’


Claudio Cerasa per "il Foglio"

La progressiva rottamazione delle palle d'acciaio, specie considerando il fatto che i proprietari delle balls of steel in questione si chiamano Enrico Letta e Giorgio Napolitano, prevede, da parte di Renzi, una strategia non convenzionale in cui la chiave di volta del metodo è legata alla famosa questione della personalizzazione della politica.

E in fondo tutto gira attorno a questo punto qui: l'approccio con Letta, la dialettica con Napolitano, il duello con gli avversari, il rapporto con il Pd, il linguaggio della campagna, lo scontro con i candidati, la corsa alla segreteria, l'organizzazione dei comizi e persino le proposte di riforme. In questa fase, naturalmente, il terreno migliore su cui misurare la distanza tra l'"Io" del Rottamatore e l'"Io" dei garanti delle larghe intese è la questione politico-culturale legata alla legge elettorale.

E al netto dei molti modelli studiati dal Rottamatore per superare il Porcellum (quello preferito ha la firma del professor Roberto D'Alimonte) il punto è che su questo terreno se ci si pensa bene lo scontro vero è tra personalizzatori e anti personalizzatori. Tra chi insomma da un lato, in nome della declinazione dell'Io e in nome della governabilità, crede che vada individuato un sistema per garantire l'ascesa al potere di un uomo solo al comando.

E tra chi dall'altro - in nome della collegialità e della stabilità - crede che vada invece individuato un sistema capace di garantire la presenza del giusto numero di pesi, contrappesi e cuscinetti tali da scongiurare che l'Italia sia governata dall'uomo solo al comando. La declinazione dell'Io è un filo conduttore importante per capire il metodo della rottamazione e in effetti tracce di tentativi vari di personalizzare la politica si trovano in ogni istante della campagna del sindaco.

Nel rapporto con gli altri candidati, per esempio, Renzi ha scelto lo spartito di chi promette di cambiare tutto senza spiegare bene come farlo e lo ha fatto quasi a voler dimostrare che il vero contenuto della campagna è che la mozione c'est moi. A giudicare dai sondaggi (il sindaco viaggia intorno al 70 per cento) il risultato risulta vincente ma come tutti i metodi non convenzionali presenta alcuni significativi danni collaterali.

Il danno collaterale più evidente è che il metodo Renzi viene considerato dai suoi avversari come se fosse non un semplice metodo alternativo rispetto al metodo collegiale, di rito postcomunista, ma come se fosse invece una insostenibile degenerazione da osteggiare con lo stesso stile con cui si dovrebbe combattere una specie di resistenza armata.

Il metodo Renzi - quello che mette il proprio volto prima delle bandiere del partito, quello che mette la propria storia prima dei simboli del Pd, quello che tuitta in streaming senza avere dietro di sé un ramoscello d'Ulivo, in effetti a volte confonde - in effetti è sfuggente, tende a eliminare i corpi intermedi e ad accentrare tutto un po' come succede nella quotidianità del lavoro del sindaco di Firenze, dove vige un sistema più verticale che orizzontale, in cui tutti devono passare quasi sempre per il capo, in cui il capo ha la tendenza a far convergere su di sé tutte le decisioni e in cui anche le persone di cui si fida Renzi alla fine adottano uno stile e un metodo identico a quello utilizzato dal Rottamatore in chief.

Si tratta insomma di un metodo che tende a creare delle gabbie, a semplificare, a velocizzare, a sloganizzare, che spesso esonda nel supercazzolismo, che ogni tanto divide il mondo in bianco e nero (voi, quelli malefici del super Porcellum, noi i giovani peace & love che vogliono semplificare il mondo) ma che fino a oggi è riuscito a imporre una strategia che per forza di cose sembra funzionare.

Strategia che potremmo sintetizzare così: al centro di tutto ci sono io, la mia storia, il mio essere giovane (che in Italia ha lo stesso valore che qualche anno fa aveva in America essere nero), il mio rappresentare una rupture generazionale e accettare questa rivoluzione è un passaggio fondamentale per trasformare "l'Io" in una cartuccia da usare contro la confusione creata dall'estremismo collegiale.

Come il Rottamatore voglia utilizzare poi la sua cartuccia è la parte oscura del metodo renziano. I contenuti arriveranno, ok, entro novembre Renzi presenterà la legge elettorale, ma più che i contenuti ciò che risulta sfuggente è il processo con cui verrà esplicitato l'oggetto della rottamazione.

La rottamazione senza nemici - ora che tutti o quasi sono sul carro del vincitore - offre infatti la stessa impressione di un mago impegnato a mostrare un cilindro da cui non esce il coniglio. Ed è per questo che oggi è difficile dare torto a chi dice che quando Renzi sarà eletto dovrà fare solo una cosa: riempire il cilindro e spiegare senza giochi di prestigio come il grande Personalizzatore intende andare a svitare le famose palle d'acciaio. Ci riuscirà?
mariok

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da mariok »

Renzi comincia a stare anche a me sulle scatole.

Però le critiche del Foglio sono più che sospette, dal momento che per il centrodestra è l'avversario più pericoloso. (purtroppo :( )
mariok

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da mariok »

Sandra Zampa, la portavoce di Romano Prodi, è per Civati.


Sandra Zampa

APPELLO AL VOTO: CIVATI; IO LO VOTO

C'è un tempo per le scelte. E' questo il nostro tempo per una rifondazione del Partito democratico ispirato davvero alla grande intuizione del suo padre fondatore e dell'Ulivo.
E' il tempo di crederci, se vogliamo che nel nostro Paese si realizzino politiche che sappiano dare risposte ai problemi veri delle persone, a cominciare dalle più deboli. E' il tempo dei giovani, perché abbiamo bisogno della loro forza e del loro idealismo. A noi spetta sostenerli e consegnare loro la nostra esperienza politica, perché evitino i nostri errori. E' il tempo di Civati, perché sa da dove viene, sa dove vuole andare e sa con chi andarci. Io lo sostengo e lo voto. Vi chiedo di votarlo per realizzare il cambiamento.
Per cambiare le cose bisogna esserci, cambiamo le cose, insieme.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Il partito dei morti viventi - 1


Scrive Fabrizio Ravoni per Il Giornale:

«Ci sono molte scialuppe a mare - osserva Mario Mauro - ma manca un cantiere per costruire una grande nave. È questo cantiere che bisogna realizzare. Credo molto nel ritorno di un'Italia popolare le cui adesioni e i cui convincimenti si estendano addirittura fino all'ipotetico elettorato di Renzi». In modo particolare, il ministro sembra guardi con attenzione al congresso del Pd per verificare se anche in quel modo si dovesse manifestare qualche fuoriuscita. Suo obbiettivo dichiarato, quindi, è quello di riunire chiunque si riconosca sotto la bandiera dei Popolari europei in un'unica aggregazione politica.

Insomma, in una «Dc 2.0».



In effetti, la Dc 2.0 a livello governativo esiste già dal 16 novembre 2011, due anni fa, quando Napolitano diede l'incarico a Monti.

Mauro, Casini ed altri vogliono solo RICOSTRUIRE POLITICAMENTE LA GRANDE NAVE.


Questo governo è la Dc 2.0.


Come il Partito democratico è già un settore operativo della Dc 2.0.

DISCUTERNE - Sull’annuncio di Civati della mozione di sfiducia al ministro Cancellieri interviene Danilo Leva, responsabile Giustizia del Pd, intervistato da Affaritaliani.it «Dobbiamo discuterne nella riunione di gruppo. Assumeremo le decisioni alle quali si confermerà, spero, anche Civati». «Abbiamo votato la fiducia al governo Letta e resta il nostro rapporto con il premier. Non possiamo andare in ordine sparso ma - avverte - serve una decisione comune. Chi si candida alla segreteria del Pd dovrebbe conoscere le regole per stare in un partito».
Da :
IL CASO DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA
Civati: «Basta ipocrisie sulla Cancellieri
martedì presenterò mozione di sfiducia»
mariok

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da mariok »

D'Alema ad Agorà, spettacolo da non perdere. Sta facendo senza volerlo la campagna per Renzi.
Amadeus

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da Amadeus »

(AGI) - Roma, 18 nov. - Per vedere cosa puo' essere il Pda guida Matteo Renzi occorre aspettare la "prova del budino, lo si scopre mangiandolo... Certo quello visto finora non e' particolarmente brillante". Massimo D'Alema, dai microfoni di Agora' su Rai 3, torna a esprimere forti perplessita' sul sindaco di Firenze confermando pieno sostegno a Gianni Cuperlo nella corsa per le primarie Pd. D'Alema usa anche le parole di ieri di Papa Francesco "diffidare dei falsi messia e dei falsi santoni". Per D'Alema Renzi e' un "abilissimo comunicatore" e vuole impostare la sua campagna sullo "scontro vecchio-nuovo".
Ma l'ex premier punta l'indice contro l'impostazione culturale del sindaco fiorentino: "trovo nel programma di Renzi un tardo blairismo" con la sua vena "liberista" che era di moda "negli anni '90 pero' da allora sono passati tanti anni ed oggi la realta' e' un'altra". Quindi di fatto "l'impostazione culturale di Renzi e' molto vecchia". Per D'Alema, poi, non e' vero che Cuperlo sia l'espressione della vecchia guardia: "ha il sostegno di moltissimi quadri giovani del partito" ed ha impresso una "netta discontinuita' da Bersani". La verita' e' che si confrontano due visioni di partito quella di Cuperlo fondata sulla difesa dei valori della "sinistra", quella di Renzi per "un partito acchiappa tutto". D'Alema torna anche a ribadire di non aver cambiato idea: Renzi avrebbe dovuto lasciar perdere il partito per impegnarsi "sulla cosa che gli sta piu' a cuore" cioe' la corsa per la premiership.(AGI) .
....

non vista la puntata, ho letto or ora questa agenzia ...


difesa dei valori della sinistra .... eh????????? what????????? ma de che ?
discontinuità da bersani? .......
in un mondo tutto suo massimuccio.
iospero
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da iospero »

E intanto Barca ha scelto di sostenere e votare per CIVATI !!!

Nelle votazioni dei circoli primeggiano Renzi e Cuperlo, ma Credo che l'8 dicembre ci saranno delle sorprese anche perchè tanti sostenitori di Civati , nel dubbio del risultato finale, hanno preferito non iscriversi, ma l'8 dicembre accoreranno tutti a sostenerlo.
A tutti quelli che hanno votato M5S credo valga la pena di andare a sostenere Civati, che può cambiare veramente il PD e sarebbe un vantaggio per tutti .
mariok

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da mariok »

Renzi da Paragone, un ambientino non facile.

Si può dire tutto il male possibile, però è proprio bravo.
camillobenso
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Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

mariok ha scritto:Renzi da Paragone, un ambientino non facile.

Si può dire tutto il male possibile, però è proprio bravo.


Manca la seconda parte, la valutazione fatta da Scanzi, che non è solo quella del parere del giornalista aretino.

Sono in molti a dichiarare di non aver capito la sostanza di cosa vuole Renzi.

E' decisamente più bravo di Vendola nella narrazione.

Ma questo non basta.

Scanzi & Co soffrono del problema della vecchia politica.

Non basta, soprattutto per il livello di crisi a cui è stato portato il Paese, fare l’elenco delle cose da fare.

Oggi come oggi bisogna saper indicare la modalità con cui si risolve il problema.

Quando è uscita la notizia che il governicchio dei cerotti ha annunciato che con la legge di stabilità avrebbe messo in busta paga 14 euro, Renzie ha subito rilanciato che LUI al posto di Enry ne avrebbe date 100.
Un rilancio alla Catalano.

Ovvio che dal punto di vista della comunicazione, come direbbe il compianto Max Catalano il jezzista di Quelli della notte, specializzato in aforismi attraverso cui esprimere delle assolute ovvietà, del tipo:
«Meglio essere ricchi e in salute che poveri e malati», oppure,
«Meglio sposare una donna ricca, bella e intelligente che una donna brutta, povera e stupida», direbbe senza ombra di dubbio che 100 euro in busta paga sarebbero meglio di 14 euro.

Ma quando al suo collaboratore Carbone qualche domenica fa ad Omnibus, poi replicato il giovedì successivo a Servizio Pubblico, è stata posta l’ovvia domanda : Ma dove prende la copertura di 20 miliardi, il Carbone ha risposto: <<Renzi ha già dato la risposta a questo problema. Innanzitutto la copertura richiesta non è di 20 miliardi, ma di 12. E questi fondi li recepisce dalla vendita delle case popolari agli inquilini attuali>>.

Non mi dilungo sulle disponibilità attuali degli inquilini delle case popolari che non hanno nemmeno più gli occhi per piangere, basta solo pensare come potrebbero concedere i mutui le banche che oggi, per dire 6 mesi fa, in quel di Lecco, non concedevano 100 mila euro ad un’azienda, che forniva in garanzia una villa da 700 mila euro.

Ma ancora più deprimente è il fatto, che anche se per un’ipotesi assurda lo Stato avesse incassato i 12 miliardi, l’anno successivo, e quelli ancora successivi, il problema si ripresentava ugualmente.

Forse bisognava impegnare capitali per costruire case popolari per poi rivenderle agli inquilini per fare cassa per mantenere l’impegno dei 100 euro mensili?

E’ facile a parole presentare il giardino dell’Eden, ma poi bisogna saperlo realizzare.

Qui siamo sempre a Totò che vende la fontana di Trevi.

Diciamo che ha fatto scuola perché Berlusconi 20 anni fa ha venduto la “Rivoluzione liberale” che è identica al messia che aspettano gli ebrei.

Grillo ha venduto la “Rivoluzione democratica”.

Ed anche Renzi la settimana scorsa ha venduto la “Rivoluzione renziana”.

Sono tempi così. Tempi di piazzisti rivoluzionari.

L’unico che è riuscito a piazzare la sua Rivoluzione fasista, è stato il Cavalier Benito, buonanima.

Non è un caso che Carlo Freccero di recente ha dichiarato che Renzi gli ricorda il Berlusconi prima maniera.

Certo, tra tante amebe conclamate è ovvio che Renzi incanti.

Ma penso che ci abbia azzeccato Giampaolo Pansa : “Sotto la lingua niente”.


La soluzione per lo shock economico per tentare di uscire dalla crisi non l’ho mai sentita.

Ma se potessi rivolgerli una domanda in tv, dato che la crisi non è solo economica, ma anche etico morale con risvolti sensibili sull’economia, gli chiederei come ha intenzione di risolvere il problema oramai cinquantennale del livello di corruzione della Polizia di Stato, della Benemerita, della Gdf, dell’esercito.

Oltre al fatto che nella PA, la burocrazia sta bloccando lo sviluppo a causa delle mazzette che chiedono per i vari permessi.

Il presidente della Corte dei Conti Giampaolino, da qualche anno ripete al capo dello Stato e a tutte le altre autorità che presenziano alla relazione annuale che si tiene nel mese di febbraio riferita all’esercizio dell’anno precedente, che la sola corruzione ci costa 60 miliardi di euro.

Come se ne viene fuori?

Qual è la ricetta pratica e fattibile di Renzi???
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