quo vadis PD ????

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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iospero
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da iospero »

Maucat
Io personalmente non andrò a votare per le primarie...
e penso che tu sbagli perchè non votando lasci incancrenire la situazione.
Io invece voterò Civati perchè ritengo giusto testimoniare a favore di uno che è coerente con quanto afferma.
Maucat
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da Maucat »

Non voterò alle primarie perché non voterò il PD alle prossime elezioni... Non riesco a identificarmi in quel pseudo-partito...
Amadeus

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da Amadeus »

bravi state a casa , Forza Italia !!!! :mrgreen:


e voi mi dite che quelle di Renzi sono bufale...( ma anche sì.... ma ... dai... per il resto si continua a vagheggiare nel sogno)

ma non v'è bastato Veltroni?

http://www.huffingtonpost.it/fabrizio-b ... _ref=italy
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

iospero ha scritto:
Maucat
Io personalmente non andrò a votare per le primarie...
e penso che tu sbagli perchè non votando lasci incancrenire la situazione.
Io invece voterò Civati perchè ritengo giusto testimoniare a favore di uno che è coerente con quanto afferma.


Fatto salvo il diritto primario di ognuno di votare il partito che gli pare, e di votare anche il politico che preferisce…..:

e penso che tu sbagli perchè non votando lasci incancrenire la situazione.

Perché votando cosa cambia? Più incancrenita di così, la situazione, …si muore.

Trascurando il fatto che votando da cinquant’anni, ben poco è cambiato, ad eccezione del referendum sul divorzio.

In modo particolare, nell’ultimo ventennio il voto non ha avuto nessun significato.

Votando, fino al 2010, mi sono reso direttamente responsabile di questo disastro, politico, sociale, economico, etico e morale.

Quando un’imprenditore o un’operario si uccidono perché non ce la fanno più, la responsabilità, nelle debite proporzioni, è anche mia perché ho sbagliato partito e politico da mandare a Roma.

Perché anch’io ho contribuito votando esponenti della sinistra, Pds, Ds, Ulivo, a mandare a Roma personaggi non idonei a contrastare il partito di plastica e a trasformare la società italiana.

Anzi, con l’avvento dell’informatica ho appreso che chi ho votato si era messo d’accordo già nel 1994 con il cavaliere nero per la spartizione delle spoglie. Anche se, molto abilmente hanno dato vita ad una buona recitazione nel teatrino pubblico per far credere che sinistra e destra si combattevano.

Un par di palle si combattevano, inciuciavano nel retrobottega.

Ad esempio:

Inciucio
Nella politica italiana
Il termine è entrato nel gergo della politica italiana in seguito all'uso errato[1] che ne fece il giornalista Mino Fuccillo, in un'intervista a Massimo D'Alema per il quotidiano la Repubblica, il 28 ottobre 1995. Da allora, "inciucio" è divenuto un termine comune per riferirsi a un accordo informale fra forze politiche di ideologie contrapposte che mette in atto un do ut des o addirittura una vera e propria spartizione del potere. Nel caso italiano, un tacito patto di non-belligeranza sarebbe stato stipulato, secondo alcuni giornalisti, tra Massimo D'Alema, presidente dei Democratici di Sinistra, allora ancora segretario, e Silvio Berlusconi, durante una cena a casa di Gianni Letta, il cosiddetto patto della crostata (in riferimento al dolce preparato per quell'occasione dalla signora Letta).
Secondo questa versione, D'Alema si sarebbe impegnato a non fare andare in porto una legge sulla regolamentazione delle frequenze televisive: a tale fine si sarebbe prestato l'allora presidente della ottava Commissione permanente del Senato, Claudio Petruccioli, non calendarizzando l'esame degli articoli del disegno di legge n. 1138 per tutta la XIII legislatura. Tale legge infatti avrebbe costretto il gruppo Mediaset a vendere una delle proprie reti (in tal caso avrebbe scelto probabilmente la meno importante, Rete 4). Inoltre, in quel periodo, Mediaset era in procinto di quotarsi in borsa, e una legge di quel calibro avrebbe fatto calare a picco il valore delle azioni.

Da Wikipedia.


Sempre grazie alla rete, ho scoperto che, ad esempio, nell’aprile del 2011, quando già da due mesi la Marcegaglia, presidente di Confindustria strillava come un’aquila perché così non si poteva andare avanti, e mentre si suicidavano operai e piccoli imprenditori, Ugo Sposetti, senatore e tesoriere del Pd presentava previo accordo con il Pdl, il disegno circa il raddoppio del finanziamento pubblico dei partiti.

In pratica 8 volte l’importo di quanto abrogato con referendum nel 1993,

Immagine

3809 - Camera.it - XVI Legislatura - Lavori - Progetti di legge ...
leg16.camera.it/126?idDocumento=3809‎
... di legge: SPOSETTI ed altri: "Disciplina dei partiti politici, in attuazione dell'articolo 49 della Costituzione, e delle fondazioni politico-culturali. Delega al Governo per l'emanazione di un testo unico delle leggi sulla disciplina e sul finanziamento dei partiti politici" (3809) ... Esame in Commissione (iniziato il 12 aprile 2011)


La scorsa settimana abbiamo appreso che il finanziamento pubblico ai partiti è incostituzionale.

La rete mi ha permesso di conoscere che Dalemoni era diventato vice conte con accesso al Sacro Soglio.

Eppure vent’anni fa lo difendevo assieme al suo amico Veltroni.
http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-conte ... jpg?47e3a5

Dalla chiesa rossa di Mosca alla chiesa nera dell’Oltretevere.

Alle fiabe di Cappuccetto Rosso e di Biancaneve ho smesso di crederci.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Repubblica 3.12.13
Renzi: sotto il milione e mezzo le primarie sono una sconfitta
D’Alema: niente scissioni
Il sindaco: ma non voglio il posto di Letta

di Tommaso Ciriaco

ROMA — Neanche un minuto. In caso di vittoria alle primarie Matteo Renzi è pronto ad annunciare già il 9 dicembre la nuova segreteria del Pd. L’annuncio arriva nelle ore in cui Massimo D’Alema promette di votare il sindaco di Firenze alle prossime Politiche, ma ribadisce il sostegno congressuale a Gianni Cuperlo. Il partito, intanto, rischia di spaccarsi già oggi al Senato su una mozione che obbliga le forze politiche a dichiarare prima delle Europee il gruppo di appartenenza nel ParlamentoUe. Il candidato alla segreteria dem interviene a Piazza Pulita. Annuncia che sotto il milione e mezzo d’affluenza le primarie sarebbero «una sconfitta». Torna a promettere una riduzione dei costi della politica di un miliardo di euro, giura che «abbassare le tasse è di sinistra». Poi si rivolge direttamente a Enrico Letta: «Mi dicono che voglio fregargli il posto, ma se vinco io faccio due passi indietro ». Non mancherà il sostegno al premier, a patto che l’esecutivo agisca: «Se balbetta, del Pd resteranno brandelli nell’aria».
Massimo D’Alema, però, non rinuncia a stuzzicarlo. Gli preferisce Gianni Cuperlo alla segreteria, anche se giura che mai favorirà una scissione. Alle Politiche, invece, lo sosterrà: «Certamente, è molto più adatto a fare il candidato alle elezioni. Se poi da qui al 2015 scopriamo che abbiamo Superman, lo candidiamo». D’Alema lamenta l’errore di aver lasciato la guida del partito per Palazzo Chigi, poi torna a bacchettare Renzi: «Concepisce il partito come un trampolino di lancio per volare su Palazzo Chigi, per tuffarsi. Ma la piscina è vuota perché le elezioni ancora non ci sono». Immediata la replica del candidato alla segreteria: «Vivo senza preoccuparmi troppo dei suggerimenti di D’Alema. Se c’è da tuffarsi, uno si tuffa».
Il rapporto con il candidato toscano, d’altra parte, è da sempre in chiaroscuro: «Se lui non li rompe a me — promette D’Alema — io non li rompo a lui. Io — dice conversando con l’inviato delle “Iene” — non sapevo manco chi era. Si è affermato con la parola d’ordine “rottamare D’Alema”. Tu ti saresti incazzato? E pure io».
A pochi giorni dalle primarie torna a farsi sentire anche Pierluigi Bersani. Giudica quella di Cuperlo la candidatura più convincente, ma boccia la performance televisiva dei tre contendenti: «Non è apparso ben chiaro cosa dobbiamo decidere, e cioè il segretario. Può esistere un partito oggi o dobbiamo affidarci a quelli personalistici?». Pippo Civati, intanto, ostenta ottimismo — «vinceremo noi» — e ribadisce che «il destino del governo lo sceglieranno gli elettori. E se Renzi convergerà, saremo in due a direche si va a votare in primavera». Beppe Fioroni, invece, attacca a testa bassa il sindaco di Firenze: «È più destabilizzante lui di Grillo e Berlusconi».
Come se non bastasse, approda oggi a Palazzo Madama una mozione del socialista Riccardo Nencini, sottoscritta da senatori della sinistra dem come Corradino Mineo e Ugo Sposetti. Prevede l’obbligo di indicare «prima e du-rante le elezioni Europee a quale partito europeo sono affiliati». Anche sulla scheda. Un incubo, per i popolari del Pd, da sempre ostili al matrimonio con il Pse
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Repubblica 3.12.13
E Cuperlo avverte Matteo “Basta giocare sul governo non ci sto a imitare la Dc”
“Enrico lo fermi, così ci divide”

di Goffredo De Marchis

ROMA — Gianni Cuperlo avvisa Letta. Non sulla tenuta del governo «che deve gestire l’emergenza e il semestre europeo ». Il candidato alla segreteria chiede però al premier un intervento per garantire l’unità del Pd. «Sarebbe utile una sua parola per dire al Partito democratico che non si gioca con messaggi un giorno collaborativi e un giorno ultimativi».
Ce l’ha con Renzi?
«Penso che non servano gli ultimatum né nascondere la polvere sotto il tappeto. Dire che non si temono le urne mentre Alfano rischia di finire asfaltato da Forza Italia diventa una sponda a Berlusconi. Così non si unisce il Pd ma lo si divide”
E Letta cosa c’entra? Lui vuole tenersi fuori dal vostro congresso.
«Bene, lo rispetto. Ma forse è il caso di dire al suo partito che sulla sorte del governo e del Paese non si fanno giochi di parte. A meno che...».
A meno che?
«A meno che il messaggio non sia che tanto, dopo le primarie, “tra lui e Matteo non ci saranno problemi”. Basta saperlo. Io non ho grande interesse a partecipare al congresso postumo della Democrazia cristiana. Penso che il Pd, senza la cultura di una sinistra ripensata, semplicemente non esiste. E sono convinto che la nostra responsabilità davanti all’Italia sia enorme, perciò dobbiamo condividerla. Il che però significa che non puoi un giorno minacciare e quello dopo blandire».
Non si possono muovere critiche all’esecutivo? Lei sembra l’unico che difende l’azione del governo.
«Per me Letta ha il compito di portare l’aereo sulla pista e consentirgli di decollare. Dopo servirà un’alternativa di centrosinistra in grado di far valere la nostra cultura in Europa. A partire, me lo lasci dire, dalla vicenda di Prato. Lampedusa, Sardegna, le fabbriche in crisi, i luoghi di violenza sulla donne sono i temi su cui il centrosinistra deve rinascere. Ma Prato ha portato nel cortile di casa nostra la violazione di diritti umani e ci parla di una politica da ripensare. Allora io dico che il governo deve invertire la tendenza anche su questo. Perché l’Europa non è solo fiscal compact e conti pubblici. È anche la Carta dei diritti della persona».
Epifani propone un rimpasto di governo. Lei è d’accordo?
«Epifani propone la discontinuità e un rafforzamento dell’esecutivo e ha ragione. Io voglio aiutare Letta, poi valuti lui se e come allargare questa esperienza a partire da personalità dell’Italia migliore, nei movimenti, nel lavoro e nelle professioni, nella cultura».
Sul futuro lei dice: se vince Renzi è in pericolo l’unità del Pd. Significa che pensa alla scissione?
«No. Non ci sarà nessuna scissione. Il problema è la chiarezza di una linea. C’è qualcuno che punta a metter fine a questo governo da ora? Lo dica e se ne assuma la responsabilità. Io penso che Letta deve gestire l’emergenza e le riforme. E che il segretario del Pd debba lavorare anche all’alternativa per il dopo. In una chiarezza di ruoli e offrendo al governo sostegno e idee nel segno dell’equità a cominciare dall’Imu su cui è bene piantare la parola fine dopo mesi di messaggi confusi».
Ma il nuovo segretario avrà la possibilità di dettare la sua linea al Pd?
«Vincere le primarie non vuol dire “dettare” i compiti a tutti, governo e gruppi parlamentari compresi. Non eleggiamo un capo solitarioma un segretario e un gruppo dirigente. Aggiungo che chi guida la più grande forza del centrosinistra dovrebbe fare quello e basta. Doppi e tripli incarichi hanno corroso il civismo del Paese, non solo nella politica ma nelle università come negli ospedali. La sfida è ricostruire un’etica pubblica e questo vuol dire anche chiudere la stagione in cui un certo numero di persone ha occupato una quantità irragionevole di posti».
Troverete un accordo nel Pd sulla legge elettorale?
«Indico tre tappe. Mai più al voto col Porcellum. Promuovere il doppio turno di collegio che garantisce il diritto di scegliersi il parlamentare e una ragionevole governabilità. Ma se non fosse possibile un accordo su questa ipotesi, sono disposto a qualunque soluzione le si avvicini. Con una sola pregiudiziale: no a derive presidenzialiste, sarebbero la risposta sbagliata alla crisi profonda della nostra democrazia ».

l’Unità 3.12.13
Fabrizio Barca
«Il mio progetto va avanti, il segretario ascolti le periferie»

«Dopo mesi trascorsi a imparare un partito e verificare la tenuta di un metodo, è il momento di metterlo in pratica. E così, in un processo di mutuo apprendimento, proveremo ad applicare le idee sul partito nuovo in un numero limitato di luoghi e a tradurre le idee del territorio in prototipi per il partito».
Lo scrive Fabrizio Barca sul suo nuovo blog, che è online da ieri sera. Nel blog (http://www.fabriziobarca.it), sempre ieri sera, è partita una raccolta fondi (crowd funding), trasparente e limitata nel tempo (60 giorni), per consentire di portare avanti il lavoro iniziato in questi mesi di viaggio per l'Italia dei circoli Pd.
«Il mio auspicio aggiunge Barca è che dal 9 dicembre nel partito si apra uno spazio di confronto e di discussione nazionale che dia visibilità e voce alla “pressione” dei luoghi. Il nuovo segretario è chiamato a partire anche da lì. Anzi, soprattutto da lì sostiene l'ex ministro dal suo nuovo blog -. Dai buoni esempi di democrazia partecipata e dai futuristici casi di partito in Rete. Ispirandosi alla parte più vera della militanza di base, che resiste, nonostante tutto. Dimostrando che Roma sa essere meno lontana dalle periferie. Convincendosi, e convincendoci, che non è più il tempo di una dirigenza autoreferenziale e lontana dalla realtà».
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

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Corriere 3.12.13
Primarie, caso affluenza
Ora è a rischio la soglia di 2 milioni
«Europa»: meno 300 mila in dieci giorni Tra i prodiani nessuno con Cuperlo

di R. R.

ROMA — Sulle primarie del Partito democratico incombe sempre più lo spettro della scarsa affluenza ai gazebo dell’8 dicembre. A pronosticarlo sono stati ieri ben due sondaggi. Quello del quotidiano Europa , affidato all’agenzia Quorum, che fissa a un milione e 800 mila votanti l’asticella di domenica prossima, 300 mila in meno rispetto alla valutazione dello scorso 18 novembre. Con Renzi al 66 per cento, Cuperlo sopra il 20 e Civati al 12,7. E anche l’Ipr parla di meno di 2 milioni al voto e percentuali simili per i tre candidati.
È lo scenario che preoccupa più di tutti Matteo Renzi, che ieri ha proseguito il suo braccio di ferro con il vicepremier Angelino Alfano. «Non siamo noi che tiriamo la corda, sono gli italiani che stanno tirando la cinghia. Quelli che stanno subendo le difficoltà della politica sono gli italiani per bene», ha replicato infatti il candidato alla segreteria del Partito democratico al leader del Nuovo centrodestra. E ha aggiunto: «Se vinceremo noi, lavoreremo a una riduzione da un miliardo di euro dei costi della politica, a partire dal Senato, e a un gigantesco piano per il lavoro per tornare ad assumere».
Anche Gianni Cuperlo, altro candidato alla segreteria del Partito democratico, è intervenuto sulla necessità di «incalzare il governo affinché prenda quei provvedimenti indispensabili ad affrontare la crisi. Serve maggiore attenzione a chi più sta soffrendo questa crisi, ai lavoratori e anche a quegli imprenditori che non ce la fanno». Ma rivolgendosi a Renzi, Cuperlo ha ammonito: «Noi dobbiamo batterci perché Letta riesca nel suo intento, compia la svolta e abbia successo, non per seminate trappole e farlo cadere. Io non ci sto a giocare di sponda con Berlusconi. Renzi non pensi di fare il segretario nei ritagli di tempo e di oscillare continuamente tra lusinghe e minacce al governo. Dire che si fanno le cose è uno slogan, ma bisogna vedere come si fanno: per esempio, Sacconi ha appena apprezzato le parole di Renzi sulle regole del lavoro; ecco, quella di Sacconi sul lavoro non è la mia direzione. Vorrei sapere se è quella di Renzi».
Ma a Renzi si è rivolto anche Pier Luigi Bersani: «Dicono che pretenda disciplina di partito, nel caso di vittoria alle primarie: certo, con della gente che gliela dà, senza che lui gliela chieda, si fa presto a pretendere». Mentre la prodiana Sandra Zampa ha annunciato che, per la segreteria pd, darà il suo voto a Pippo Civati: «Ama la coerenza costi quel che costi». Altri, tra i vicini a Prodi, voteranno per Renzi, come Arturo Parisi. Nessuno invece, a quanto pare, per Cuperlo.

Repubblica 3.12.13
Renzi: sotto il milione e mezzo le primarie sono una sconfitta
D’Alema: niente scissioni
Il sindaco: ma non voglio il posto di Letta

di Tommaso Ciriaco

ROMA — Neanche un minuto. In caso di vittoria alle primarie Matteo Renzi è pronto ad annunciare già il 9 dicembre la nuova segreteria del Pd. L’annuncio arriva nelle ore in cui Massimo D’Alema promette di votare il sindaco di Firenze alle prossime Politiche, ma ribadisce il sostegno congressuale a Gianni Cuperlo. Il partito, intanto, rischia di spaccarsi già oggi al Senato su una mozione che obbliga le forze politiche a dichiarare prima delle Europee il gruppo di appartenenza nel ParlamentoUe. Il candidato alla segreteria dem interviene a Piazza Pulita. Annuncia che sotto il milione e mezzo d’affluenza le primarie sarebbero «una sconfitta». Torna a promettere una riduzione dei costi della politica di un miliardo di euro, giura che «abbassare le tasse è di sinistra». Poi si rivolge direttamente a Enrico Letta: «Mi dicono che voglio fregargli il posto, ma se vinco io faccio due passi indietro ». Non mancherà il sostegno al premier, a patto che l’esecutivo agisca: «Se balbetta, del Pd resteranno brandelli nell’aria».
Massimo D’Alema, però, non rinuncia a stuzzicarlo. Gli preferisce Gianni Cuperlo alla segreteria, anche se giura che mai favorirà una scissione. Alle Politiche, invece, lo sosterrà: «Certamente, è molto più adatto a fare il candidato alle elezioni. Se poi da qui al 2015 scopriamo che abbiamo Superman, lo candidiamo». D’Alema lamenta l’errore di aver lasciato la guida del partito per Palazzo Chigi, poi torna a bacchettare Renzi: «Concepisce il partito come un trampolino di lancio per volare su Palazzo Chigi, per tuffarsi. Ma la piscina è vuota perché le elezioni ancora non ci sono». Immediata la replica del candidato alla segreteria: «Vivo senza preoccuparmi troppo dei suggerimenti di D’Alema. Se c’è da tuffarsi, uno si tuffa».
Il rapporto con il candidato toscano, d’altra parte, è da sempre in chiaroscuro: «Se lui non li rompe a me — promette D’Alema — io non li rompo a lui. Io — dice conversando con l’inviato delle “Iene” — non sapevo manco chi era. Si è affermato con la parola d’ordine “rottamare D’Alema”. Tu ti saresti incazzato? E pure io».
A pochi giorni dalle primarie torna a farsi sentire anche Pierluigi Bersani. Giudica quella di Cuperlo la candidatura più convincente, ma boccia la performance televisiva dei tre contendenti: «Non è apparso ben chiaro cosa dobbiamo decidere, e cioè il segretario. Può esistere un partito oggi o dobbiamo affidarci a quelli personalistici?». Pippo Civati, intanto, ostenta ottimismo — «vinceremo noi» — e ribadisce che «il destino del governo lo sceglieranno gli elettori. E se Renzi convergerà, saremo in due a direche si va a votare in primavera». Beppe Fioroni, invece, attacca a testa bassa il sindaco di Firenze: «È più destabilizzante lui di Grillo e Berlusconi».
Come se non bastasse, approda oggi a Palazzo Madama una mozione del socialista Riccardo Nencini, sottoscritta da senatori della sinistra dem come Corradino Mineo e Ugo Sposetti. Prevede l’obbligo di indicare «prima e du-rante le elezioni Europee a quale partito europeo sono affiliati». Anche sulla scheda. Un incubo, per i popolari del Pd, da sempre ostili al matrimonio con il Pse.
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: quo vadis PD ????

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La Stampa 4.12.13
Le altre scelte
Cuperlo punta sulla segreteria itinerante, Civati su Barca
di Francesca Schianchi

«Se vincerò io, nella mia segreteria ci sarà un membro distaccato a Bruxelles, perché l’agenda europea è un pezzo dell’agenda italiana, e una volta al mese riunirò a Bruxelles la segreteria», annuncia Gianni Cuperlo. «La mia sarebbe una segreteria itinerante: non la riunirei sempre a Roma, ma in diverse città d’Italia, nei luoghi della difficoltà, della crisi». Se domenica i gazebo eleggeranno leader del Pd lui, nella sua squadra ci sarà «un numero paritario di uomini e donne», impegno già preso anche da Matteo Renzi, «e una miscela di rinnovamento ed esperienza, con anche alcune figure provenienti da mondi esterni al Pd: iscritti al partito, ma appartenenti a movimenti e associazioni». L’identikit è tracciato. E i nomi? Nessuno di ufficiale. «Io sono scaramantico, meglio non farli», sorride un suo sostenitore, il deputato napoletano Enzo Amendola. Ma nei corridoi di Montecitorio qualche ipotesi già si azzarda: ad esempio, potrebbero trovare spazio in una sua squadra due giovani deputati della corrente dei «turchi», 61 anni in due, Valentina Paris e Fausto Raciti, che è pure il responsabile dei «giovani». Oppure, sempre in quota «rinnovamento», potrebbe essere preso in considerazione Enzo Lattuca, capolista a Cesena, il parlamentare più giovane di questa legislatura. Buone probabilità vengono date anche al fiorentino Patrizio Mecacci, responsabile del comitato elettorale. Se invece a vincere sarà Pippo Civati («tanto vinco io», ripete lui sicuro), uno dei nomi è già certo, lo ha annunciato lui venerdì a Sky: Maria Carmela Lanzetta, già sindaco anti ‘ndrangheta di Monasterace. Ma ci sono altre personalità che vorrebbe portare in una eventuale squadra, mixando esperienza e nuove leve: l’ex ministro Fabrizio Barca, il senatore Walter Tocci, ma anche il giovane assessore provinciale di Reggio Emilia Mirko Tutino e una delle leader del movimento OccupyPd, Elly Schlein.

Repubblica 4.12.13
“Risultati subito o Pd spazzato via”
Renzi pensa già al test delle europee lite con Cuperlo sul presidenzialismo
E il sindaco vuol azzerare i rimborsi ai consiglieri regionali
Matteo Renzi

ROMA — Per riguadagnare terreno, martella contro il gran favorito del voto di domenica prossima. Cuperlo alzo zero contro Renzi. «Leggo dichiarazioni del sindaco di Firenze sinceramente un po’ a vanvera sulla legge elettorale e sull’elezione del premier». Non entra «nelle sue disquisizioni» ma per il candidato alla segreteria del Pd Renzi «disegna un sistema presidenziale che nasconde dietro l’ipotesi del sindaco d’Italia. A quel disegno dico no». Perché «già qualcun altro ha provato in questo paese, in questi anni, a costruirsi un sistema simile». Chiaro il riferimento a Berlusconi. E’ la dura risposta al sindaco di Firenze che insiste su una legge elettorale disegnata sul modello di quella in vigore nei Comuni. E che poi avverte: «O noi, come Pd da fulcro del governo, riusciamo a far sì che Letta riesca a fare le cose che servono agli italiani o alle prossime elezioni Grillo e Berlusconi ci fanno un bel panino e ci portano via». Poi, nel corso di “Porta a porta”, annuncia che azzererà i contributi ai gruppi politici regionali: «Le loro indennità costano più di quelle dei deputati, 965 milioni all’anno. Per me, nel 2014 i rimborsi diventanozero».Però Cuperlo invita a stare attenti «alla demagogia e all’antipolitica che serpeggia: sono il primo a dire che serve ridurre il numero dei parlamentari e bisogna arrivare al monocameralismo. Ma non ci sto all’iconoclastia contro le istituzioni». Il rush finale delle primarie si gioca dunque con Cuperlo all’attacco, ma anche bersaglio di una polemica per il sostegno che ha ricevuto dallo Spi-Cgil: una lettera ai pensionati del sindacato per invitarli a votare a favore del candidato che viene dai Ds. Lo Spi rivendica l’endorsement, «la lettera è rivolta ai dirigenti del Pd che parteciperanno alle primarie», e si sorprende che ne sia nato un caso, «nessuno scandalo: la scelta della segretaria Carla Cantone era nota da tempo». Cuperlo si dichiara «onorato» del sostegno dei pensionati della Cgil, Renzi ironizza: «Contenti loro... Io la Cgil in piazza l’ho sempre avuta, e comunque anche lì c’è chi mi vota». Ma riuscirà a “separare” il Pd dalla Cgil? «Il sindacato — è la risposta — fa un altro lavoro». Renzi torna sulla battaglia delle cifre sull’affluenza per domenica prossima. «Se vota meno di un milione e mezzo di persone è una sconfitta, un brutto segnale. Se votano due milioni è un bel risultato». Detto questo, «va bene il calcolo sui vo-ti, ma non vorrei che qualcuno dicesse che hanno votato “solo” un milione e mezzo o due milioni di persone». Si sente la vittoria in tasca? «No. Chi lo dice vuol fregarmi, vogliono allontanare la gente dalle urne. Decidono i cittadini».
Come ripete poi ai simpatizzanti che lo accolgono al Teatro Olimpico di Roma con i cartelli “Tutti con Renzi”, «a me — scherza — può bastare il 50 per centopiù uno». E continua a giurare di non puntare alla poltrona di Letta («se fosse davvero il mio obiettivo, avrei giocato un’altra partita e non mi sarei candidato a segretario del Pd»). Pippo Civati invece spara dritto sul governo, visto che «Renzi un giorno lo contesta e l’altro lo appoggia». Il terzo “incomodo” nella corsa alla segreteria perciò dà lo sfratto all’esecutivo, con la seguente tabella di marcia:«Novanta giorni per fare le riforme, poi scioglimento ed elezioni anticipate, in modo di avere un nuovo governo già in sella per il semestre europeo di presidenza italiana». Civati sa che è una scommessa difficile, per cui con lealtà si dice pronto «se perdo le primarie a rispettare la linea del nuovo segretario sul governo».
(u.r.)

La Stampa 4.12.13
Renzi: “Il mio non sarà il Pd della Cgil”
Il sindacato dei pensionati chiede ai suoi di votare Cuperlo
Che incalza il sindaco: “Troppi attacchi al governo”
Sale la preoccupazione per la partecipazione al voto: sarà un flop sotto il milione e mezzo
di Francesca Schianchi

ROMA Dagli studi di «Porta a porta», Matteo Renzi invoca un «patto alla tedesca» entro gennaio, un «programma dettagliato» di quello che il governo intende fare nel 2014. Dall’Abruzzo, dove si trova per promuovere la sua candidatura, Gianni Cuperlo sospira: «Ma cosa sono quelle di oggi se non minacce a Letta?
Non ho controllato se oggi sia un giorno pari o uno dispari, ma tanto ormai Renzi non alterna nemmeno più i giorni. Ormai le 0% 20% 40% minacce arrivano quotidianamente...».
A cinque giorni dalle primarie che, domenica, eleggeranno il quinto segretario del Pd, i tre candidati in gara, Renzi, Cuperlo e Pippo Civati, mentre girano l’Italia in lungo e in largo per convincere gli ultimi indecisi, si inviano a distanza rimproveri e frecciatine. A partire dal rapporto col governo, la questione fondamentale che il neo leader dovrà affrontare a partire dalla settimana prossima, a cui si avvicina con dichiarato ottimismo il premier Enrico Letta: «Chiunque sia il segretario del Pd lavoreremo bene insieme per fare del 2014 l’anno delle riforme», dice.
Così, se Matteo Renzi in una full immersion romana tra tv ed evento pubblico al Teatro Olimpico si prefigge che entro le elezioni europee del prossimo anno una nuova legge elettorale sia passata almeno in una Camera, come pure il superamento del bicameralismo perfetto, se chiede che si possa ridiscutere il vincolo europeo del 3% tra debito e Pil perché «l’Europa non è il Vangelo» e torna sulla questione di un traino Pd al governo («non dico che Alfano non conta niente: dico che va bene collaborare, ma partendo da rapporti di forza che non sono quelli che hanno caratterizzato questi ultimi mesi in cui sembrava che il Pd fosse a ri-
morchio», a cui poche ore dopo risponde il vicepremier: «Renzi è nervoso perché noi del centrodestra siamo avanti nei sondaggi»), da Avezzano Cuperlo gli ricorda che quello degli ultimatum «è lo stesso metodo usato da Berlusconi, da Brunetta e Gasparri» e gli chiede se «noi il governo lo vogliamo aiutare o lo vogliamo fare cadere». Ultimi giorni di campagna elettorale, in attesa di gazebo che tutti prevedono meno affollati del solito: «Secondo me vota molta meno gente delle altre volte. Ma se ce la mettiamo tutta possiamo raggiungere i due milioni», incoraggia il sindaco di Firenze, mentre Civati – ieri in Piemonte, impegnato in alcu-
ne iniziative dopo un pranzo con Zagrebelsky mette in guardia che «se voterà meno di un milione e mezzo di persone sarà una tragedia».
E un fuocherello di polemica si accende anche su una lettera, resa nota ieri dal quotidiano «Europa», inviata dallo SpiCgil a suoi dirigenti iscritti al Pd invitandoli a votare Cuperlo: «Non commento, mi sembra meglio», taglia corto il rottamatore, «il Pd fa il Pd e il sindacato il sindacato. Ad ognuno il suo mestiere». «Nessuno scandalo: l’impegno di Carla Cantone a favore della candidatura di Cuperlo è noto», scrivono dal sindacato. Dal comitato Cuperlo, il coordinatore Patrizio Mecacci fa sapere che è un «orgoglio» il sostegno dei pensionati Cgil: «Noi – la chiosa maliziosa preferiamo il sostegno dei lavoratori ai tanti endorsement di personaggi che non rappresentano chi lotta ogni giorno per difendere il lavoro e l’impresa».

Corriere 4.12.13
Dall’affluenza al «tasso di infedeltà», i numeri che agitano la corsa del sindaco
di Renato Benedetto

MILANO — Una previsione che è quasi un sillogismo, un-due-tre e via: Matteo Renzi ha vinto tra gli iscritti; il sindaco è più forte tra i non tesserati; la sua vittoria finale sarà maggiore che nei circoli. Queste le proiezioni che circolano mentre si avvicinano le primarie dell’8 dicembre. Troppo semplice, si dirà: nessun bookmaker pagherebbe troppo il successo del sindaco. Più fruttuoso allora puntare a indovinare il risultato: capire in che misura e come. Sull’exploit del favorito, infatti, incombono diverse questioni.
La prima è l’affluenza: indice di buona salute del Pd e misura di legittimazione del segretario. «Se vota meno di un milione e mezzo di persone è una sconfitta. Se votano 2 milioni è un bel risultato», continua a dire Renzi. È atteso un calo. Il trend è in costante discesa: «Dai 4,3 milioni nel 2005 alle primarie vinte da Prodi si è arrivati ai 3,6 milioni di Veltroni e ai 3,1 milioni di Bersani nel 2009 e 2012», dice Fulvio Venturino, dell’ateneo di Cagliari, coordinatore con Luciano Fasano, dell’Università di Milano, di Candidate & Leader Selection (gruppo di studio della Società italiana di Scienza politica che da diversi anni effettua analisi e rilevazioni sulle primarie). E la discesa continuerà, l’elenco dei motivi è lungo: «Sono primarie di partito; si viene dal caos tessere e il Pd non ha dato grande immagine di sé; non siamo in campagna elettorale come nel 2012». E, cattivo presagio, i dati in picchiata arrivano anche dalla prima linea dei militanti: 300 mila voti nei circoli contro il mezzo milione del 2009. La previsione è quindi che ai gazebo si presentino intorno ai 2 milioni o meno (1,8 milioni).
Poi, al di là dell’affluenza , vincere non basta: bisognerà superare la metà delle preferenze. Altrimenti i primi due candidati andranno al ballottaggio nell’assemblea nazionale: qui siedono i 1.000 delegati eletti l’8 dicembre (in misura proporzionale ai voti dei tre candidati), 100 tra senatori, deputati ed europarlamentari, i 20 della commissione congresso e i segretari regionali. Il quorum sarebbe quindi a 571 e sono possibili accordi tra secondo e terzo classificato. Ma, per le proiezioni di C&LS, il sindaco supererà la soglia: prenderà tra il 58%, nel peggiore dei casi, e il 68%. «In tutte le scorse primarie la proporzione tra iscritti e non iscritti è sempre stata la stessa: un tesserato ogni 4 elettori delle primarie, i “selettori”», indica Venturino. Ipotizzando 1,8 milioni ai gazebo, quindi, gli iscritti saranno 450 mila: «Renzi può contare sulla metà di questi, in base al risultato del voto dei circoli (45,3%, più l’endorsement di Pittella)». Un anno fa Renzi fu sconfitto da Bersani: 36% a 45% al primo turno. Ma se tra gli iscritti fu una batosta (20% contro 74%), tra i non iscritti la spuntò il sindaco (41% contro 38%). «E oggi non affronta il leader del Pd ma personaggi meno noti, e con un partito che, anche per opportunismo, ha in parte cominciato ad appoggiarlo. Tra i non iscritti prevediamo che raggiunga il 75%». Più di un milione di elettori che, con oltre 200 mila preferenze tra gli iscritti, lo farebbero balzare al 68%. «Ma, anche con una performance bassa tra i non iscritti come il 60%, il risultato finale non va sotto il 58%».
I nodi, però, non sono ancora sciolti del tutto. Perché alle primarie, a differenza delle Politiche, conta anche chi ha perso. Si vota il segretario, certo, non il candidato premier: questa sarà battaglia del dopo congresso. Intanto ci si può chiedere: i sostenitori degli sconfitti, voterebbero il vincitore in caso di elezioni? Il tasso di «infedeltà» è in aumento: sempre più «quote consistenti di supporter dei candidati sconfitti tenderebbero successivamente a rifugiarsi nell’astensionismo o nella defezione (il voto per uno schieramento concorrente)», nota Fasano (ricerca condotta con Mariano Cavataio). E questo «anche tra iscritti e veterani», tradizionalmente fedelissimi. Gli «infedeli» erano, tra i non iscritti, il 6,1% nel 2007, sono lievitati al 11,3% nel 2013 (il 55,4 è certo di votare comunque il vincitore). Tra gli iscritti: si passa dal 2,6% al 5,7%. La conquista di partito ed elettori dovrà andare in scena anche dopo le primarie.
mariok

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da mariok »

Amadeus ha scritto:bravi state a casa , Forza Italia !!!! :mrgreen:


e voi mi dite che quelle di Renzi sono bufale...( ma anche sì.... ma ... dai... per il resto si continua a vagheggiare nel sogno)

ma non v'è bastato Veltroni?

http://www.huffingtonpost.it/fabrizio-b ... _ref=italy
camillobenso ha scritto:

Perché votando cosa cambia? Più incancrenita di così, la situazione, …si muore.
@Zio e @Ama

avete ragione entrambi.

Ha ragione @Zio quando dice che per questo paese ormai non c'è più nulla da fare.

Ha torto quando si aspetta a breve che scoppi chi sa quale bomba.

Invece non succederà niente, se non che ci acconceremo a sopravvivere come fanno in Grecia, in Bulgaria, in Ucraina, Moldavia o Tunisia.

I più fortunati o intraprendenti dei nostri figli scapperanno all'estero, come hanno fatto intere generazioni prima di noi, in condizioni ben peggiori, a volte rimettendoci la pelle in drammatiche traversate dell'oceano.

Intanto questo paese scassato e senza futuro deve pur essere amministrato (non dico governato).

E qui ha ragione @Ama: dobbiamo comunque scegliere, anche se ci illudiamo di poter non scegliere, in un mercato politico truccato.

Il governo Alfetta ci sembra il peggio del peggio ed effettivamente lo è. Ma se pensiamo all'ultimo risultato elettorale, dobbiamo ammettere che ci è andata da culo. Se non avessi votato, e come me tanti altri schifati, oggi ci ritroveremmo con un pregiudicato al Quirinale, con immunità garantita per almeno sette anni (probabilmente per la vita).

Possiamo salvarci l'anima, ma comunque gli altri scelgono per noi.
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