Come se ne viene fuori ?

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
Rispondi
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Sfascisti – 105

Uomini contro - 8


Queste parole di Forchettoni valgono da sole una rivolta, con una situazione come quella di queste ore.

Punto: 00:10:38
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/me ... c05e8.html

Nei giorni del caos totale, raccontare simili palle dopo aver portato al tracollo il Paese e non essere più in grado di venirne fuori, se non peggiorando la situazione, con gli italiani che sono scesi in piazza e continuano a gridare: <<Andatevene tutti quanti, non siete più in grado di governare,…………>>, le parole di Forchettoni dimostrano che la casta intende resistere ad oltranza, fondando il tutto sul convincimento che anche con una classe media rasa al suolo, i politicanti possono continuare a prendere per il kulen gli italiani come hanno fatto nell’ultimo ventennio, tutti quanti, ed ancor prima dalla fuoriuscita di De Gasperi dalla politica nel 1953. Sessant’anni di presa per il kulen solo perché gli italiani credono a Babbo Natale.
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Sfascisti – 106

Uomini contro - 9


Sono anni, a partire dal forum dell'Ulivo.it che continuiamo a parlare di questi problemi.

Adesso siamo arrivati al dunque.


Da classe media a quasi-poveri ecco l’Italia degli sprofondati

(MAURIZIO RICCI).
12/12/2013 di triskel182


Immagine


In piazza anche la rabbia di commercianti, pensionati e imprenditori
L’inchiesta.


L’ITALIA che sprofonda. Precipita, in caduta libera, lungo la scala sociale e si ritrova alle soglie della povertà. L’Italia che aggiunge, ai milioni di disoccupati e cassintegrati, altri milioni che non riescono ugualmente a pagare le bollette.

CHE hanno prosciugato il conto in banca e adesso si sentono chiedere di rientrare dallo scoperto, che tirano giù per l’ultima volta la saracinesca del negozio o si rassegnano a far fallire l’impresa.

L’Italia che è povera e disperata da sempre, al Sud, e l’Italia che, invece, si ritrova, improvvisamente e senza sapere come, impoverita e impaurita, al Nord Est, come al Nord Ovest. L’Italia che, piegata da cinque anni di crisi e di austerità, si ritrova in piazza — o vorrebbe andarci — spinta solo dalla rabbia e non dalla speranza di ottenere risposte a domande che non riesce a formulare. Forse anche per questo, in piazza, più che i poveri, ci sono quelli che si guardano alle spalle, con i nervi a fior di pelle, perché sentono i poveri, di colpo, sempre più vicini.

La mappa del disagio sociale dice, infatti, che l’Italia è un Paese con sempre più poveri: ormai, quasi una famiglia su cinque.

Oltre un milione 700 mila famiglie non raggiunge «uno standard di vita minimamente accettabile», secondo la definizione dell’Istat: lo standard varia a seconda del numero di componenti e della città, ma, in quattrini, oscilla fra i 600 e i 1000 euro al mese.

Questi poverissimi, solo un anno fa, erano un quarto di meno. Tuttavia, in un Paese del mondo avanzato, che fa parte del G8, si è poveri anche se si riesce a mangiare, ma non si tiene il passo con il resto della società.

I calcoli statistici dicono che, per non essere povera in un Paese ricco, una famiglia di due persone deve disporre almeno di mille euro al mese.

Giusto lo stipendio di un precario fortunato, con moglie a carico, ma senza figli. Anche qui, in fondo alla scala sociale, le fila si ingrossano.

Nel 2009, questa povertà relativa coinvolgeva quasi l’11 per cento delle famiglie italiane, oggi sono più di 3 milioni, cioè vicini al 13 per cento.

Altrettanto male, però, sta chi rischia, ogni mese, di slittare sotto quella soglia, chi guadagna 1100, 1200 euro. Sono i “quasi poveri”, un altro 6 per cento di famiglie, perennemente in bilico.

Chi sono questi poveri? In Italia, ci sono ormai più di 3 milioni di disoccupati, di cui solo 2 milioni e mezzo ricevono il sussidio. Poi ci sono più di un milione e mezzo di cassintegrati.

Soprattutto, ci sono oltre 7 milioni di pensionati che, ogni mese, vedono arrivare dall’Inps meno di quei mille euro della soglia di povertà. Di loro, più di 2 milioni non arriva neanche a 500 euro.

Praticamente, quasi un pensionato su due vivrebbe ai limiti della sussistenza, se il suo assegno fosse l’unico reddito di casa. Così, spesso, non è. Ma il discorso vale anche a rovescio. Quei mille euro di pensione sono, spesso, l’unica fonte di reddito stabile e sicura della famiglia, intorno a cui ruotano altri introiti volatili, precari, anche occasionali, portati a casa da membri più giovani, ancora a caccia di un posto fisso. Anzi, di un posto qualsiasi.

Solo un terzo degli italiani under 30, in effetti, lavora o cerca lavoro. Il grosso, d’altra parte, studia. Ma uno su dieci cerca lavoro e non lo trova.

E’ questa situazione di incertezza, casualità, fragilità, fra alti e bassi imprevedibili che gli sprofondati, caduti dalle certezze e dalle sicurezze delle classi medie, sentono sempre più vicina o stanno imparando a conoscere in questi mesi. Le statistiche cominciano solo ora a dare conto della mazzata della crisi.

Fra il 2008 e il 2011 il potere d’acquisto delle famiglie si è ridotto del 5 per cento: quando prima si faceva la spesa al supermercato per 100 euro, poi ci si è dovuti accontentare di una spesa di 95 euro. Ma il vero colpo è arrivato fra il 2011 e il 2012, con l’avvitarsi della crisi e dello spread: il potere d’acquisto è sceso in un solo anno di un altro 5 per cento.

La spesa di 100 euro del 2008, ora è più magra di 10 euro. Le bollette della luce, del gas, le rate del condominio, la tassa della spazzatura sono diventate un incubo: il Censis dice che un quarto delle famiglie italiane ha difficoltà a pagarle. Non ci sono più neanche le riserve a cui attingere. Conti in banca e risparmi vengono progressivamente
prosciugati e mai rimpolpati.

Negli anni ‘90, il Paese poteva permettersi di mettere da parte, in media, quasi un quarto del suo reddito. Erano gli anni in cui le Giornate del risparmio erano grandi feste trionfalistiche. Oggi, su 100 euro di reddito, in media (ricchi compresi, quindi) nel salvadanaio per i tempi bui ne vanno meno di dieci.

Getta la spugna e sprofonda soprattutto quella parte del ceto medio che, prima della crisi, più si era fatta largo nelle gerarchie sociali ed economiche: imprenditori, commercianti, lavoratori autonomi.

Fra gennaio e settembre di quest’anno quasi 10 mila società hanno dichiarato fallimento, il grosso nel corso dell’estate. Molte erano solo scatole vuote, aziende che non avevano mai presentato bilanci negli ultimi tre anni: semplici progetti o terminali di operazioni più complicate. Ma chiudono i battenti, senza l’onta del fallimento, migliaia di aziende vere. In Italia, secondo le elaborazioni della Fondazione Nord Est, in meno di due anni, dalla fine del 2011 allo scorso settembre, hanno cessato l’attività quasi 80 mila imprese, dai campi alle fabbriche, ai negozi.

Nell’ultimo anno, sono sparite 12 mila fabbriche, oltre 20 mila imprese edili, 5 mila aziende di trasporto. A cui bisogna aggiungere 17 mila fra bar e ristoranti, 11 mila negozi di moda e abbigliamento. Un gelo che ha investito anche le zone più dinamiche del paese. Il Nord Est ha perso oltre 3 mila aziende manifatturiere, 5 mila imprese edili, fra la fine del 2011 ed oggi, ad un ritmo di chiusure superiore a quello nazionale.

Troppe tasse, troppe bollette, ma, soprattutto, a spegnere la luce sono state le banche, preoccupate di rientrare dei loro prestiti. Il termometro della caduta di una parte di società che, fino a ieri, veniva accolta in banca con sorrisi e pacche sulle spalle lo danno le statistiche sulle sofferenze, ovvero i crediti incagliati, che le banche disperano di recuperare.

All’ultimo conto, i prestiti, probabilmente, svaniti, sfiorano i 150 miliardi di euro: rispetto all’anno scorso, c’è un aumento del 22,9 per cento. Ma, se si prende a confronto il 2010, quando la crisi era ancora strisciante, i soldi che gli sprofondati, ormai, non sembrano in grado di restituire,
sono raddoppiati.


Da La Repubblica del 12/12/2013.
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Sfascisti – 107

Uomini contro - 10



12 DIC 2013 18:55
ALLARME A ROMA - I FORCONI LA PROSSIMA SETTIMANA POTREBBERO TENTARE LA PRESA DELLA FARNESINA QUANDO SI CELEBRA LA DECIMA ASSEMBLEA DELLE FELUCHE CON LETTA E NAPOLITANO
Quindi i “forconi”, in ognuno dei due giorni, avrebbero un bersaglio da contestare. Inoltre, la sede del ministero degli Esteri ha un vantaggio non indifferente. Trovandosi alla Farnesina, a pochi metri dalla stadio Olimpico, è fuori dal Centro storico, facilmente raggiungibile evitando blocchi e divieti….




DAGOREPORT


Allarme a Roma. I "forconi" avrebbero messo in cantiere la marcia su Roma per mercoledì o giovedì della prossima settimana in occasione della decima conferenza degli ambasciatori che si terrà alla Farnesina. Ma cosa c'entrano padroncini, disoccupati poco organizzati, studenti, esodati con il felpato mondo della diplomazia? Niente. Il fatto è che al conclave degli ambasciatori parteciperanno mercoledì mattina Enrichetto il Chierichetto e giovedì pomeriggio a conclusione Bella Napoli.

Quindi i "forconi", in ognuno dei due giorni, avrebbero un bersaglio da contestare. Inoltre, lo scatolone bianco tipica costruzione di architettura fascista sede del ministero degli Esteri, ha un vantaggio non indifferente. Trovandosi alla Farnesina, a pochi metri dalla stadio Olimpico, è fuori dal Centro storico, facilmente raggiungibile evitando blocchi e divieti.

Bene, perché allora proprio la conferenza (inutile) degli ambasciatori di casa nostra? Perché - agli occhi dei forconi che non sono coglioni - le feluche con o senza marsina si identificano come una delle congregazioni più costose e inutili della casta che godono di innumerevoli privilegi soprattutto economici. Dagli torto.....
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Sfascisti – 108

Uomini contro - 11




Ha iniziato abbastanza bene, poi si vede che la tensione nervosa non ha retto, e si è visto il solito Brunetta che offre praterie a Crozza.

A parte questo flop, il resto della puntata di Servizio Pubblico di ieri sera ha offerto parecchi spunti di riflessione.

La riuscita di una puntata dipende sempre dalla qualità dei partecipanti. La presenza di Federico Rampini, Marcello Sorgi, e Marco Travaglio è stata la naturale garanzia per una buona puntata.

La presenza diretta di un polentone e di un terrone come rappresentanti del ceppo che ha messo in piedi i manifestanti della protesta del 9 dicembre, ha permesso di chiarire le intenzioni originarie già anticipate 20 giorni fa.

In mezzo alle manifestazioni, alle rivolte, alle rivoluzioni c’é sempre e ci sarà sempre di tutto. Interessi multipli spingono gruppi alla partecipazione con motivazioni, interessi e convenienze varie, non sempre in assonanza con la manifestazione.

E’ un pò difficile dimenticare i blak bloc, fermi insieme a forze di polizia in un momento di pausa fumarsi insieme qualche sigaretta prima del disastro a Genova, in occasione del G8.

Ma non solo a Genova. Quando, servono disordini di un certo livello i Black bloc, compaiono puntualmente.

Difficile non supporre su “commissione”.

Le forze dell’ordine non si preoccupano mai di vietare preventivamente l’accesso in città dove si svolgono manifestazioni, a questi gruppi che conoscono molto bene.

Meno male che i Black bloc esistono, così il potere non ha bisogno d’inventarseli.

Il prolungarsi della crisi e dell’assenza di lavoro, stanno saldando diverse categorie. Cassintegrati, esodati, senza lavoro e ieri anche studenti.

La differenza con 45 anni fa è che allora non esisteva la crisi mondiale di queste dimensioni, e non era presente la crisi strutturale degli ultimi 13 anni.

Oltre al fatto che un modo diverso di fare televisione permette a chi si sta ribellando di far sentire la propria voce e le proprie motivazioni.

Anche i sindacati delle forze dell’ordine si trovano in condizioni più favorevoli. Il Siulp, mi precisava ieri un ex Polfer in pensione, nell’ambito delle forze dell’ordine smilitarizzate, è il sindacato maggioritario con un 65 % di iscritti, ed è di tipo progressista, a differenza dei carabinieri che sono in prevalenza di destra.

Ha lasciato il segno fin su al ministero dell’Interno, l’episodio di tre giorni fa di togliersi il casco.

Ma questo ci riporta a Pasolini, e al fatto che anche le forze dell’ordine vivono lo stesso disagio di coloro che devono contrastare.

E allora il potere ricorre subito ai ripari perché non può consentirsi smagliature di sorta.

Ma questa crisi e questo principio di rivolta sono completamente diversi dallo storico precedente.

E qui bisogna ricorrere a mons. Colombo.

http://www.youtube.com/watch?v=YlSfRqfMOXs
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

Ieri le immagini delle violenze della polizia sui ragazzi della Sapienza hanno fatto giustizia di tanta retorica sulla solidarietà dei poliziotti con la protesta.

Guanto di velluto con i fascisti, pugno di ferro con gli studenti.

Niente di nuovo sotto il sole.

In questo caos generale faremmo bene a non perdere di vista quella che è una costante nella storia di questo paese, anche quando non accadono fatti come il G8 a ricordarcelo.
Maucat
Messaggi: 1079
Iscritto il: 19/04/2012, 12:04

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Maucat »

Non è cambiato niente dagli anni '70 del secolo scorso, anche allora i celerini flirtavano coi fasci e caricavano e sparavano a noi rossi... e si arrivò alle P38... possibile che l'Italia non impari mai dai suoi errori e rimanga sempre uno Stato fascista nel peggior senso di quel termine?
paolo11
Messaggi: 3688
Iscritto il: 22/02/2012, 14:30

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da paolo11 »

Basta soldi alle scuole private.Quei soldi vanno dati alla scuola pubblica. Chi manda un figlio nella scuola privata può permettersi di pagare la retta intera.
Cercano soldi ma non fanno un tubo.Basta sovvenzione ai giornali.Il fatto quotidiano ne è una prova che si può stare senza sovvenzioni.
Ciao
Paolo11
pancho
Messaggi: 1990
Iscritto il: 21/02/2012, 19:25

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da pancho »

paolo11 ha scritto:Basta soldi alle scuole private.Quei soldi vanno dati alla scuola pubblica. Chi manda un figlio nella scuola privata può permettersi di pagare la retta intera.
Cercano soldi ma non fanno un tubo.Basta sovvenzione ai giornali.Il fatto quotidiano ne è una prova che si può stare senza sovvenzioni.
Ciao
Paolo11
Hai ragione Paolo. Chi mai potrebbe dire fra di noi il contrario?
Ti scordi pero un problema e cioe' quello che in una coalizione di governo non puoi fare quello che tu vorresti. La Politica e' mediazione e quindi c'e' anche l'altra parte da ascoltare.

Ora siamo in un cul de sac e questi pochi del Nuovo Centro Destra probabilmente sforzano la mano. E che facciamo se non viene fatta una nuova legge elettorale? Rivotiamo col proporzionale? Facciamo cadere subito il governo e poi?

Sapendo inoltre che la stessa formazione del PD e' divisa su questo.

E allora che facciamo?

Aspettiamo Godot? Aspettiamo che il M5S prende il 51% dei voti che non avverra' mai?

Lascio a te la decisione e tutto quello che ne puo' derivare



un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Sfascisti – 109

Uomini contro - 12



IL FORCONE FERMA L’ITALIA

(Giampiero Calapà).
13/12/2013 di triskel182

Immagine

MANIFESTAZIONI, CORTEI E BLOCCHI OVUNQUE. CHIUSA PER ORE LA FRONTIERA CON LA FRANCIA A VENTIMIGLIA. SCONTRI E ARRESTI A TORINO. I SERVIZI SEGRETI: “IN PIAZZA C’È ANCHE LA MAFIA”.

L’Italia è nel caos all’ombra dei forconi.

Da Ventimiglia a Palermo, apparentemente senza un’unica regia, la protesta attraversa il Paese.

Che il livello di allerta sia alto lo rivela il capo degli 007, il generale Arturo Esposito, ieri ascoltato dai parlamentari del Copasir, il comitato di controllo sui servizi segreti:
“Rivolgiamo la massima attenzione ai forconi, presentano tratti inediti e preoccupanti”.

Ad allarmare il direttore dell’Aisi c’è la mancanza di una “testa” della protesta e “la saldatura di elementi così diversi”: dagli ultrà, a Torino fianco a fianco granata e juventini, ai neofascisti, dagli antagonisti fino alle mafie nelle piazze del sud con le loro manovalanze.

E minacce di morte inneggianti alla mafia arrivano a Cinzia Franchini, presidente della Cna Fita, l’associazione degli autotrasportatori:

“Una lettera con esplicite minacce di morte nei miei confronti è stata recapitata ad Agrigento. In fondo si legge:

Viva la mafia viva i forconi.

Rispetto alla protesta posso dire che il 90% degli autotrasportatori non sta con i forconi”.

Ma ieri riescono perfettamente i blocchi a Ventimiglia, lungo la statale Aurelia.

Il traffico tra Francia e Piemonte è fermato più volte nel corso della giornata. Alla fine la polizia riapre la frontiera, ricorrendo ai lacrimogeni.

Christian Abbondanza, della Casa della legalità, denuncia la presenza tra i forconi di molti pregiudicati calabresi e di Gaetano Scullino, l’ex sindaco la cui giunta è stata sciolta per mafia.

Da Roma la presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi avverte, però, che “le condizioni della ribellione sono giuste”.

A Bolzano un centinaio di manifestanti, ben visibili gli esponenti neofascisti di Casapound, scandiscono slogan davanti alla sede della Rai:

“Se non hai il coraggio di ribellarti non hai il diritto di lamentarti”. A Torino, invece, ancora tafferugli. Sono fermati otto antagonisti e quattro giovani.


Uno di loro davanti ai pm si sfoga così: “Sono soltanto un disoccupato, mi sono lasciato trascinare dal clima”.

Nel capoluogo piemontese gli studenti sfilano intonando l’inno di Mameli.

Bandiere e drappelli tricolore. Mentre il sindaco Piero Fassino sbotta:

“Non tollereremo più violenze”.


A Palermo, mentre la città affoga nell’emergenza immondizia e si susseguono i roghi notturni dei cassonetti, una manifestazione sfila davanti alla sede di “Riscossione Sicilia”, con tanto di sventolio di mutande: “Prendetevi pure queste”.

Caselli e autostrade – rallentata per molte ore una tratta della A4 nella Bassa Friulana – ma anche alcuni snodi ferroviari, sono bloccati nel corso della giornata in tutto il Paese.

A Mestre e Verona le proteste si concentrano sulle sedi di Equitalia.

A Milano in centocinquanta rallentano il traffico a piazzale Loreto, arrestati tre tifosi dell’Ajax per gli scontri del giorno precedente con i forconi. Blocchi, disagi e cortei anche a Firenze e Cagliari.

Tutt’altra storia a Roma, dove i cortei di ieri, a cominciare da quello della Fiom, e le proteste degli studenti della Sapienza non sono ascrivibili alla mobilitazione dei forconi.

Ma nella capitale, annuncia Danilo Calvani, il contadino di Latina alla guida di parte del movimento, la marcia ci sarà prima di Natale: “Per mandare di traverso il panettone ai politici, entro domani sarà decisa la data”. Il governo lancia l’allarme con la voce del premier Enrico Letta: “La rappresentanza è in crisi e gli attacchi alla politica di questi giorni sono attacchi alla rappresentanza”.

E con quella del vicepremier Angelino Alfano: “C’è il rischio di una deriva ribellistica”.

Un gruppo di deputati del Pd denuncia Beppe Grillo, che si era posto a difesa del movimento chiedendo alla polizia di prenderne parte, perché “punta alla delegittimazione delle istituzioni”.

Torna a farsi sentire addirittura l’ex leader di Prima linea Sergio Segio: “Tanto tuonò che piovve”.

Il Nobel Dario Fo, invece, è preoccupato: “C’è chi strumentalizza il disagio”.


Da Il Fatto Quotidiano del 13/12/2013.
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Sfascisti – 110

Uomini contro - 13



Gli ultimi due giovani capipopolo della sinistra extraparlamentare sono stati al Nord. Luca Casarini e al Sud Francesco Caruso. Molti se li sono scordati.

Mentre l’Italia fa prove di rivolta, il campo è in mano alla destra, e come afferma qualcuno, anche la mafia è in è piazza.

Nell’indifferenza generale, come al solito, quindici giorni fa Alba dorata era venuta in Italia a Casa Pound.

La sinistra è morta in tutti i sensi, anche in quelli della protesta.

Le analogie con il periodo 1919-1922, prendono sempre più forma.
Rispondi

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Amazon [Bot], Google [Bot], Semrush [Bot] e 0 ospiti