Matteo Renzi è il sindaco più assenteista d'Italia
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Re: Matteo Renzi è il sindaco più assenteista d'Italia
ragazzi gira una bozza riservata del piano del lavoro di renzi,
una bomba nucleare !!!!
aspettiamo l' ok del nuovo responsabile comunicazione PD
per intanto
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Renzi, stupiscici
di Andrea Scanzi | 9 dicembre 2013Commenti (288)
( Repubblica on line 09/12/2013)
Le primarie del Pd sono una buona notizia. Ridicolizzarle come fa Grillo (o Yoko Ono Casaleggio), dando implicitamente dei “babbei” a chi ha speso due euro per esprimere la sua preferenza, è assai mesto. Nonché sgradevole. Sono una buona notizia (e lo scrive uno che volutamente non ci è andato, e se ci fosse andato avrebbe votato Civati) per l’affluenza, anzitutto: quando tre milioni di italiani vanno a votare, nonostante i disastri che ha fatto e fa il Pd, significa che la partecipazione è ancora così alta da apparire quasi stoica. Uno stoicismo che confina talora con il masochismo, ma sempre meglio partecipare ancora che sventolare bandiera bianca.
L’esito delle Primarie, ovviamente, era scontato. Quando scrissi più volte che Pippo Civati non aveva chanches, e certo non lo scrissi con gioia, molti ebbero pure il coraggio di insultarmi: era cosa ovvia. Il suo risultato (si può dire? Abbastanza deludente) dimostra peraltro come i giochini dei trending topic tipo #vincecivati su Twitter non contino una mazza. Ieri era “piazze piene urne vuote”, oggi “Twitter pieno urna vuota” (o auditel vuoto, altrimenti Virus o Masterpiece farebbero il 47% di share). Civati è un bravo ragazzo e una persona colta, ma nel Pd conta come il due di quadri quando briscola è cuori: vada altrove, abbia coraggio e non si accontenti di fare la ruota di scorta di lusso e ben pettinata del Partito (com’è una ruota di scorta ben pettinata? Boh. E’ venuta così).
Gianni Cuperlo è stato demolito, e anche questo era ovvio. Era il primo a saperlo e forse sperarlo. Mi spiace per lui, che è brava persona, ma non mi spiace per l’apparato dalemiano, che ha fatto più danni della grandine e deve andare in pensione. Per sempre.
Resta Matteo Renzi, lo stravincitore annunciato. E qui ci si aspetterebbe che io partissi in una demolizione del neo-segretario. Perché mai? Renzi è un furbino, un demitiano, un marchionniano, un forneriano: uno yuppie a metà tra Jerry Calà e Jovanotti. Un boyscout paninaro folgorato sulla via dei Righeira e delle merendine. Uno che ama gli inceneritori e pure l’acqua privata. L’espressione di un rinnovamento quieto, abbastanza ‘paraculo’ e fatalmente disinnescato.
Ma non è certo un incubo (anti)democratico come Berlusconi. Ne condivide molte idee, e sarebbe stato perfetto come leader del centrodestra (infatti è amato da Lele Mora come da Briatore), ma è una figura politica da contestare per le sue idee: non per la sua fedina penale, che pure non è esattamente intonsa (una condanna ce l’ha pure lui, in primo grado: danno erariale per l’inquadramento contrattuale di alcuni dipendenti assunti a tempo determinato. Tradotto un po’ brutalmente, vuol dire più o meno assunzioni clientelari).
Devo anche ringraziarlo, perché nel suo discorso di vittoria ha saccheggiato a piene mani – come ha già notato la Rete – il mio libro Non è tempo per noi (esempio tra i tanti: “Ora tocca a noi che dopo la morte di Falcone e Borsellino ci siamo iscritti a Giurisprudenza”. Se non altro, Matteo è un buon lettore e sa scegliere gli autori giusti. E magari si è vendicato del mio post birbo sulla sua foto estatica con il noto statista di sinistra Ciriaco De Mita. Uno a uno, palla a Rignano sull’Arno).
Renzi ha promesso molte cose e per lui adesso comincia il difficile: è più semplice fare il Premier che il segretario del Pd, circondato come è (e sarà) da vecchi lupi di mare che non vedono l’ora di sfruttarlo e disinnescarlo. Come farà con De Luca accanto, con Franceschini, con Latorre? Purtroppo per lui, sarà assai complicato. Non l’ho votato e non lo voterò, perché è un democristiano nientalista. Un venditore di Best Company, più che di fumo. Ma è un politico che rispetto, e che sarà divertente osservare, analizzare, plaudire (spero) e criticare (temo).
Sono molto curioso di vederlo all’opera su scala nazionale. Se saprà ricostruire (in meglio: in peggio è dura) il Pd, sarò il primo a esserne felice. Con Renzi arriva ufficialmente la generazione dei quarantenni in politica. La nuova segreteria Pd ne è piena. Cosa sapranno/sapremo fare? Boh. Alfano non farà nulla, se non perdere. E chi se ne frega. Molti 5 Stelle stanno crescendo, e la loro idea di cambiamento radicale è ambiziosa e meritevole di attenzione. Renzi ha promesso la luna, e staremo a vedere. Ha già un banco di prova decisivo: il governo Letta. Ha detto che con lui certi dirigenti non avranno più spazio e che non sarà più tempo di inciuci.
Bene, ci stupisca: abbia il coraggio di far cadere questo governicchio patetico. Abbia il coraggio di mettere in discussione Re Giorgio Napolitano (già terrorizzato dall’entità numerica del successo renziano). Acceleri per una legge elettorale, e poi via al voto. Al più presto, affinché la sempiterna Casta non sfrutti la decisione della Consulta sul Porcellum per blindarsi ancora di più nelle stanze dei bottoni. Adesso dipende da lui: o sarà in grado di stupire positivamente, o si limiterà a essere uno dei tanti a cui chiedere “facce Tarzan”. Nel frattempo, complimenti per la vittoria e in bocca al lupo: a lui, ma più che altro al paese. Cioè a noi.
una bomba nucleare !!!!
aspettiamo l' ok del nuovo responsabile comunicazione PD
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Renzi, stupiscici
di Andrea Scanzi | 9 dicembre 2013Commenti (288)
( Repubblica on line 09/12/2013)
Le primarie del Pd sono una buona notizia. Ridicolizzarle come fa Grillo (o Yoko Ono Casaleggio), dando implicitamente dei “babbei” a chi ha speso due euro per esprimere la sua preferenza, è assai mesto. Nonché sgradevole. Sono una buona notizia (e lo scrive uno che volutamente non ci è andato, e se ci fosse andato avrebbe votato Civati) per l’affluenza, anzitutto: quando tre milioni di italiani vanno a votare, nonostante i disastri che ha fatto e fa il Pd, significa che la partecipazione è ancora così alta da apparire quasi stoica. Uno stoicismo che confina talora con il masochismo, ma sempre meglio partecipare ancora che sventolare bandiera bianca.
L’esito delle Primarie, ovviamente, era scontato. Quando scrissi più volte che Pippo Civati non aveva chanches, e certo non lo scrissi con gioia, molti ebbero pure il coraggio di insultarmi: era cosa ovvia. Il suo risultato (si può dire? Abbastanza deludente) dimostra peraltro come i giochini dei trending topic tipo #vincecivati su Twitter non contino una mazza. Ieri era “piazze piene urne vuote”, oggi “Twitter pieno urna vuota” (o auditel vuoto, altrimenti Virus o Masterpiece farebbero il 47% di share). Civati è un bravo ragazzo e una persona colta, ma nel Pd conta come il due di quadri quando briscola è cuori: vada altrove, abbia coraggio e non si accontenti di fare la ruota di scorta di lusso e ben pettinata del Partito (com’è una ruota di scorta ben pettinata? Boh. E’ venuta così).
Gianni Cuperlo è stato demolito, e anche questo era ovvio. Era il primo a saperlo e forse sperarlo. Mi spiace per lui, che è brava persona, ma non mi spiace per l’apparato dalemiano, che ha fatto più danni della grandine e deve andare in pensione. Per sempre.
Resta Matteo Renzi, lo stravincitore annunciato. E qui ci si aspetterebbe che io partissi in una demolizione del neo-segretario. Perché mai? Renzi è un furbino, un demitiano, un marchionniano, un forneriano: uno yuppie a metà tra Jerry Calà e Jovanotti. Un boyscout paninaro folgorato sulla via dei Righeira e delle merendine. Uno che ama gli inceneritori e pure l’acqua privata. L’espressione di un rinnovamento quieto, abbastanza ‘paraculo’ e fatalmente disinnescato.
Ma non è certo un incubo (anti)democratico come Berlusconi. Ne condivide molte idee, e sarebbe stato perfetto come leader del centrodestra (infatti è amato da Lele Mora come da Briatore), ma è una figura politica da contestare per le sue idee: non per la sua fedina penale, che pure non è esattamente intonsa (una condanna ce l’ha pure lui, in primo grado: danno erariale per l’inquadramento contrattuale di alcuni dipendenti assunti a tempo determinato. Tradotto un po’ brutalmente, vuol dire più o meno assunzioni clientelari).
Devo anche ringraziarlo, perché nel suo discorso di vittoria ha saccheggiato a piene mani – come ha già notato la Rete – il mio libro Non è tempo per noi (esempio tra i tanti: “Ora tocca a noi che dopo la morte di Falcone e Borsellino ci siamo iscritti a Giurisprudenza”. Se non altro, Matteo è un buon lettore e sa scegliere gli autori giusti. E magari si è vendicato del mio post birbo sulla sua foto estatica con il noto statista di sinistra Ciriaco De Mita. Uno a uno, palla a Rignano sull’Arno).
Renzi ha promesso molte cose e per lui adesso comincia il difficile: è più semplice fare il Premier che il segretario del Pd, circondato come è (e sarà) da vecchi lupi di mare che non vedono l’ora di sfruttarlo e disinnescarlo. Come farà con De Luca accanto, con Franceschini, con Latorre? Purtroppo per lui, sarà assai complicato. Non l’ho votato e non lo voterò, perché è un democristiano nientalista. Un venditore di Best Company, più che di fumo. Ma è un politico che rispetto, e che sarà divertente osservare, analizzare, plaudire (spero) e criticare (temo).
Sono molto curioso di vederlo all’opera su scala nazionale. Se saprà ricostruire (in meglio: in peggio è dura) il Pd, sarò il primo a esserne felice. Con Renzi arriva ufficialmente la generazione dei quarantenni in politica. La nuova segreteria Pd ne è piena. Cosa sapranno/sapremo fare? Boh. Alfano non farà nulla, se non perdere. E chi se ne frega. Molti 5 Stelle stanno crescendo, e la loro idea di cambiamento radicale è ambiziosa e meritevole di attenzione. Renzi ha promesso la luna, e staremo a vedere. Ha già un banco di prova decisivo: il governo Letta. Ha detto che con lui certi dirigenti non avranno più spazio e che non sarà più tempo di inciuci.
Bene, ci stupisca: abbia il coraggio di far cadere questo governicchio patetico. Abbia il coraggio di mettere in discussione Re Giorgio Napolitano (già terrorizzato dall’entità numerica del successo renziano). Acceleri per una legge elettorale, e poi via al voto. Al più presto, affinché la sempiterna Casta non sfrutti la decisione della Consulta sul Porcellum per blindarsi ancora di più nelle stanze dei bottoni. Adesso dipende da lui: o sarà in grado di stupire positivamente, o si limiterà a essere uno dei tanti a cui chiedere “facce Tarzan”. Nel frattempo, complimenti per la vittoria e in bocca al lupo: a lui, ma più che altro al paese. Cioè a noi.
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Re: Matteo Renzi è il sindaco più assenteista d'Italia
IL PIANO DEL LAVORO DEL SINDACO D' ITALIA .
L' Esperienza sia maestra di vita.
a) laurea
b) disoccupazione
L' Esperienza sia maestra di vita.
Giorgio La Pira e le grandi industrie di Firenze .
La Finmeccanica a Firenze , la Galileo, i radar,l industria aeronautica.
Il mercato del lavoro di Firenze le grandi industrie la Piena Occupazione.
L' Esperienza sia maestra di vita.
La grande Industria Pubblica il blocco del pagamento degli stipendi delle aziende pubbliche di Firenze, le privatizzazione.
Il mercato del lavoro fiorentino, mercato solido e in PIENA OCCUPAZIONE socializzato dalla politica, sostenuto dai partiti ( democrazia cristiana, partito socialista e partito comunista ).
La PROPRIA esperienza sia maestra di vita.
Le privatizzazioni delle grandi aziende pubbliche , la fine del mercato del lavoro di Firenze, la disoccupazione.
Le piccole aziende familiari fiorentine.
Il NUOVO mercato del lavoro di Firenze :
Il mercato del lavoro a Firenze : La Mamma.
Il mercato del lavoro a Firenze : I fratelli e le sorelle.
Il mercato del lavoro a Firenze : il suocero.
La PROPRIA esperienza sia maestra di vita. ( continua)
L' Esperienza sia maestra di vita.
a) laurea
b) disoccupazione
L' Esperienza sia maestra di vita.
Giorgio La Pira e le grandi industrie di Firenze .
La Finmeccanica a Firenze , la Galileo, i radar,l industria aeronautica.
Il mercato del lavoro di Firenze le grandi industrie la Piena Occupazione.
L' Esperienza sia maestra di vita.
La grande Industria Pubblica il blocco del pagamento degli stipendi delle aziende pubbliche di Firenze, le privatizzazione.
Il mercato del lavoro fiorentino, mercato solido e in PIENA OCCUPAZIONE socializzato dalla politica, sostenuto dai partiti ( democrazia cristiana, partito socialista e partito comunista ).
La PROPRIA esperienza sia maestra di vita.
Le privatizzazioni delle grandi aziende pubbliche , la fine del mercato del lavoro di Firenze, la disoccupazione.
Le piccole aziende familiari fiorentine.
Il NUOVO mercato del lavoro di Firenze :
Il mercato del lavoro a Firenze : La Mamma.
Il mercato del lavoro a Firenze : I fratelli e le sorelle.
Il mercato del lavoro a Firenze : il suocero.
La PROPRIA esperienza sia maestra di vita. ( continua)
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Re: Matteo Renzi è il sindaco più assenteista d'Italia
La PROPRIA esperienza sia maestra di vita. ( continua)
Il sindaco d' Italia e la laurea .
Il sindaco d' Italia e la Disoccupazione.
Il sindaco d' Italia e l' assunzione nella piccola azienda di famiglia .
Il sindaco d' Italia e la mamma ' figlio mio ma quanto mi costi ?'
Il sindaco d' Italia e la formazione progressiva del contratto di collaborazione a progetto.
Il sindaco d' Italia e il precariato e lo sfruttamento economico da parte della piccola azienda fiorentina.
La PROPRIA esperienza di vita sia maestra di vita.
Il sindaco d' Italia e l' ascensore sociale, la meritocrazia.
Il sindaco d' Italia e l'emersione : la promozione a dirigente aziende del commercio.
La PROPRIA esperienza di vita sia maestra di vita.
Il sindaco d' Italia e la nomina a presidente della provincia di Firenze.
Il sindaco d' Italia e la nomina a sindaco di Firenze.
Il sindaco d' Italia è il trasferimento della posizione assicurativa e previdenziale al comune di Firenze.
LA TECNOSTRUTTURA DEL PIANO DEL LAVORO DEL SINDACO d' ITALIA: UN NUOVO RINASCIMENTO FIORENTINO. ( continua)
Il sindaco d' Italia e la laurea .
Il sindaco d' Italia e la Disoccupazione.
Il sindaco d' Italia e l' assunzione nella piccola azienda di famiglia .
Il sindaco d' Italia e la mamma ' figlio mio ma quanto mi costi ?'
Il sindaco d' Italia e la formazione progressiva del contratto di collaborazione a progetto.
Il sindaco d' Italia e il precariato e lo sfruttamento economico da parte della piccola azienda fiorentina.
La PROPRIA esperienza di vita sia maestra di vita.
Il sindaco d' Italia e l' ascensore sociale, la meritocrazia.
Il sindaco d' Italia e l'emersione : la promozione a dirigente aziende del commercio.
La PROPRIA esperienza di vita sia maestra di vita.
Il sindaco d' Italia e la nomina a presidente della provincia di Firenze.
Il sindaco d' Italia e la nomina a sindaco di Firenze.
Il sindaco d' Italia è il trasferimento della posizione assicurativa e previdenziale al comune di Firenze.
LA TECNOSTRUTTURA DEL PIANO DEL LAVORO DEL SINDACO d' ITALIA: UN NUOVO RINASCIMENTO FIORENTINO. ( continua)
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Re: Matteo Renzi è il sindaco più assenteista d'Italia
Il PIANO DEL LAVORO DEL SINDACO D' ITALIA TRA POSTIDEOLOGISMO E POSTMODERNITA.
La domanda che molti si pongono è come possa il sindaco d' italia cresciuto nella postideologia , nel nuovismo e nel postmoderno architettare un piano per il lavoro.
Con quale memoria storica, con quali strumenti elaborerà il piano del lavoro essendo egli nell'era del postmodernariato ?
Il sindaco d' italia ci stupirà vedrete !!
Il driver di conoscenza del sindaco d' italia sarà l' autocoscienza, la riflessione immanente.
Non la trasformazione dell' esterno-sociale ma è la trasformazione dell' interno-io che guiderà il programma .
La progettualità , il tempo e lo spazio della politica schiacciato, meglio azzerato
nell' autocoscienza del fare.
DALLA LOGICA DELLA SCIENZA POLITICA ALLA SOCIOLOGIA DELL' IO.
Dal punto di vista sociologico siamo molto oltre il berlusconismo.
Berlusconi vende porta a porta aspirapolveri a signore consenzienti.
il sindaco d' italia vende i suoi processi di autocoscienza.
1) PRIMO PROCESSO DI AUTOCOSCIENZA.
Dal sindaco d' Italia al 'Mayor of neighborhood ' , la traduzione in fiorentino non c è , diciamo un sindaco di vicinato .
La proposta nasce dall'esperienza ma con un processo elaborativo pragmatico della coscienza.
Questo è l'unico processo conitivo possibile di un postideologico.
La proposta del sindaco è di assumere da parte dei comuni 700.000 mayors of neighborhood tra i disoccupati e i co.co.pro.
La mansione all' interno dei neighborhood district è molto complessa va dal controllo della qualità dell' acqua pubblica, all'orario dei trasporti pubblici , asili nido, funzionamento scuola pubblica, assistenza anziani, controllo parametri pulizia aria, assistenza disoccupati, gestione caserme e aree dismesse,
gestione sfratti.
2) SECONDO PROCESSO DI AUTOCOSCIENZA.
il sindaco d' italia ora in versioni riflessione immanente ' CHE FEMO ' ?
È la traduzione della 'logica' leninista del CHE FARE ?
E' il divenire del processo di autocoscienza del FARE.
' Mamma ci sarebbero da assumere 700.000 mayors of neighborhood con la qualifica di dirigenti aziende commerciali , mi raccomando il mario pastore e il mario besuzzo '.
Tempi difficili sembra per la famiglia del sindaco d' italia , prima la bisnonna ,poi la nonna e lo zio pugile adesso la mamma diciamo contrariata.
'Figlio mio abbiamo una piccola srl manco un apprendista abbiamo, ti è successo qualcosa con le primarie ?'
No sono assunzione di transito solo 20 giorni per dare loro la qualifica di dirigenti, il sindaco d' italia in nome della modernità mica assume squatteri !!!
per i contributi previdenziali diamo bollettini e se li pagano loro all' inps .
Noi fiorentini tutti siamo figli di giorgio la pira ' tu sei il sindaco d'italia io sarò la mamma d' italia'.
La segreteria del pd al completo si riunì a firenze e il sindaco d' italia emise una ordinanza-ingiunzione per i sindaci del pd , ' procedere all' assunzione dei 700.000 mayors neighborhood, con la qualifica di dirigenti'
'Come è stato fatto dal comune di torino in conto spese fuori dal calcolo ragionieristico del patto di stabilita.'
La domanda che molti si pongono è come possa il sindaco d' italia cresciuto nella postideologia , nel nuovismo e nel postmoderno architettare un piano per il lavoro.
Con quale memoria storica, con quali strumenti elaborerà il piano del lavoro essendo egli nell'era del postmodernariato ?
Il sindaco d' italia ci stupirà vedrete !!
Il driver di conoscenza del sindaco d' italia sarà l' autocoscienza, la riflessione immanente.
Non la trasformazione dell' esterno-sociale ma è la trasformazione dell' interno-io che guiderà il programma .
La progettualità , il tempo e lo spazio della politica schiacciato, meglio azzerato
nell' autocoscienza del fare.
DALLA LOGICA DELLA SCIENZA POLITICA ALLA SOCIOLOGIA DELL' IO.
Dal punto di vista sociologico siamo molto oltre il berlusconismo.
Berlusconi vende porta a porta aspirapolveri a signore consenzienti.
il sindaco d' italia vende i suoi processi di autocoscienza.
1) PRIMO PROCESSO DI AUTOCOSCIENZA.
Dal sindaco d' Italia al 'Mayor of neighborhood ' , la traduzione in fiorentino non c è , diciamo un sindaco di vicinato .
La proposta nasce dall'esperienza ma con un processo elaborativo pragmatico della coscienza.
Questo è l'unico processo conitivo possibile di un postideologico.
La proposta del sindaco è di assumere da parte dei comuni 700.000 mayors of neighborhood tra i disoccupati e i co.co.pro.
La mansione all' interno dei neighborhood district è molto complessa va dal controllo della qualità dell' acqua pubblica, all'orario dei trasporti pubblici , asili nido, funzionamento scuola pubblica, assistenza anziani, controllo parametri pulizia aria, assistenza disoccupati, gestione caserme e aree dismesse,
gestione sfratti.
2) SECONDO PROCESSO DI AUTOCOSCIENZA.
il sindaco d' italia ora in versioni riflessione immanente ' CHE FEMO ' ?
È la traduzione della 'logica' leninista del CHE FARE ?
E' il divenire del processo di autocoscienza del FARE.
' Mamma ci sarebbero da assumere 700.000 mayors of neighborhood con la qualifica di dirigenti aziende commerciali , mi raccomando il mario pastore e il mario besuzzo '.
Tempi difficili sembra per la famiglia del sindaco d' italia , prima la bisnonna ,poi la nonna e lo zio pugile adesso la mamma diciamo contrariata.
'Figlio mio abbiamo una piccola srl manco un apprendista abbiamo, ti è successo qualcosa con le primarie ?'
No sono assunzione di transito solo 20 giorni per dare loro la qualifica di dirigenti, il sindaco d' italia in nome della modernità mica assume squatteri !!!
per i contributi previdenziali diamo bollettini e se li pagano loro all' inps .
Noi fiorentini tutti siamo figli di giorgio la pira ' tu sei il sindaco d'italia io sarò la mamma d' italia'.
La segreteria del pd al completo si riunì a firenze e il sindaco d' italia emise una ordinanza-ingiunzione per i sindaci del pd , ' procedere all' assunzione dei 700.000 mayors neighborhood, con la qualifica di dirigenti'
'Come è stato fatto dal comune di torino in conto spese fuori dal calcolo ragionieristico del patto di stabilita.'
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Re: Matteo Renzi è il sindaco più assenteista d'Italia
Dopo il PIANO DEL SINDACO D' ITALIA BASATO SUL PROCESSO IN DIVENIRE DELL' AUTOCOSCIENZA
INSERIAMO
IL PIANO DEL LAVORO DELLA CGIL BASATO SUL PROCESSO IN DIVENIRE DELLA LOGICA REALE.
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'Piano del Lavoro - Creare lavoro per dare futuro e sviluppo al Paese'
Sintesi
Roma, 25 gennaio - Creare nuovi posti di lavoro, mettendo al centro il territorio,
riqualificando industria e servizi, riformando Pa e welfare, con l'ambizione di dare senso
all'intervento pubblico come motore dell'economia. Difendere il lavoro nei settori più
tradizionali, come l'agricoltura, l'industria e il terziario. Il tutto sostenuto da una radicale
riforma fiscale. Sono questi in estrema sintesi gli obiettivi contenuti nel 'Piano del Lavoro
- Creare lavoro per dare futuro e sviluppo al Paese' della Cgil che il sindacato presenta
oggi alla conferenza di Programma. A distanza di 64 anni dal piano del Lavoro firmato da
Giuseppe Di Vittorio, la Cgil rilancia un “secondo” Piano del Lavoro. Ci sono infatti
analogie nelle condizioni di partenza: l'Italia usciva da una devastante guerra; oggi, dopo
un altrettanto devastante crisi economica, c'è ancora bisogno di “ricostruzione” e
innovazione.
La proposta di un Piano del Lavoro, infatti, come si legge nell'incipit del testo, “nasce dalla
ferma convinzione che non si aprirà una nuova stagione di crescita e sviluppo se non
si riparte dal lavoro e dalla creazione di lavoro”. Un lavoro che invece negli anni è stato
“svilito e messo da parte” mentre, parallelamente, la crisi del sistema diventava strutturale.
“Quindici anni di non aumento della produttività - scrive la Cgil nel Piano -, vent'anni di
profitto spostati a rendite finanziarie e immobiliari, un miliardo di ore di cassa integrazione
negli ultimi anni, circa quattro milioni di lavoratori precari sono il quadro del declino del
nostro Paese, di un processo di deindustrializzazione che ha visto una forte accelerazione
nei cinque anni della crisi”.
Obiettivi - La fotografia della crisi è impietosa, così come quella dei mali che l'hanno
incentivata, che termina con il rigorismo. “Serve una grande rivoluzione culturale che
affronti innanzitutto il tema del Paese”, si legge nel Piano del Lavoro. Da qui
l'individuazione degli obiettivi che partono dalla creazione di nuovi posti di lavoro legati:
“Ad attività di risanamento, bonifica, messa in sicurezza del territorio e valorizazione dei
beni culturali; allo sviluppo dell'innovazione tecnologica nella tutela dei beni artistici; alla
riforma e al rinnovamento della Pa e del welfare; all'economia della conoscenza;
all'innovazione e alla sostenibilità delle reti infrastrutturali”.
Così come è un obiettivo difendere il lavoro, anche riqualificandolo, dei settori più
tradizionali (agricoltura, industria terziario) attraverso: “La riorganizzazione e creazione di
domanda pubblica; il sostegno alla ricerca pubblica e all'incentivazione di quella privata; la
qualificazione degli investimenti con innalzamento della specializzazione produttiva e la
qualità nell'industria e nei servizi; una politica che riavvii il credito; i vincoli di qualità della
produzione italiana, la regolarità e la trasparenza degli appalti (cancellando il massimo
ribasso)”. Obiettivi che non possono prescindere da un lavoro che sia “dignitoso,
contrattualizzato, retribuito, qualificato dalle tutele universali e dalla formazione”.
Tempi - Il Piano del Lavoro della Cgil deve agire su di un periodo che va dai tre ai
cinque anni, su due segmenti: il primo che va dall'emergenza al medio periodo, il
secondo di lungo periodo che preveda “riforme necessarie e scelte indispensabili”.
Il 'primo tempo' deve affrontare le emergenze “in coerenza all’idea che il lavoro genera
anche processi di riduzione della disuguaglianza e di inclusione sociale”. Da qui
l'individuazione di un piano straordinario nel Piano del Lavoro per avviare da subito la
creazione di posti di lavoro per giovani uomini e giovani donne, in particolare nel
1Mezzogiorno, che metta al centro: la bonifica (a finanziamento pubblico e privato) del
territorio con modalità innovative che insieme al risanamento affrontino la messa in
sicurezza e la prevenzione. Questo programma deve vedere “l’assunzione di giovani
qualificati; la riunificazione e l’incremento dei fondi di fiscalizzazione per l’assunzione di
giovani e donne con il vincolo dell’assunzione contrattualizzata ed a tempo indeterminato;
costruire un piano straordinario per l’occupazione giovanile con l’impiego o l’intervento
pubblico per produrre beni e servizi collettivi e pubblici”.
Il 'secondo tempo' che si sviluppa su di un medio periodo deve affrontare “le riforme
necessarie, le scelte indispensabili”. Secondo il Piano della Cgil i progetti operativi per i
singoli argomenti devono fondarsi su “una condizione generale del Paese attrattiva per gli
investimenti, efficace e produttiva, che permetta cioè di moltiplicare il valore che i singoli
progetti producono”. Per questo sono “indispensabili riforme strutturali all’insegna
dell’equità sociale, dell’inclusione sociale e della promozione sociale”.
Per la Cgil le riforme devono investire l'istruzione (tra le proposte, per una scuola
pubblica, nazionale e laica, quella dell'innalzamento dell'obbligo scolastico a 18 anni), la
pubblica amministrazione e i servizi pubblici locali, il ripristino della legalità. Tra le
riforme, infine, anche un ritrovato protagonismo dell'intervento pubblico. “Della
rivoluzione culturale - si legge nel Piano del Lavoro - fa parte l’uscire dall’annoso dibattito
per cui il pubblico deve ritirarsi dall’economia oppure, versione dell’ultimo periodo, deve
ridurre il suo perimetro. Se si vuole costruire un nuovo modello di sviluppo, o più
brutalmente se intendiamo fermare davvero il declino, contrastare la deindustrializzazione
e riavviare una crescita del Paese, l’intervento pubblico è non solo necessario, ma
essenziale”. E ne individua le direttrici, partendo dalla politica industriale, passando per le
infrastrutture (materiali e immateriali), per arrivare al welfare nazionale e locale.
Lavoro e contrattazione - Sul fronte lavoro, che deve essere tutelato e qualificato (quello
che in inglese si chiama 'decent work', ovvero il lavoro dignitoso), la Cgil sostiene la
necessità di agevolare fiscalmente, soprattutto e di più nelle aree svantaggiate,
l’assunzione di giovani e donne e riassunzione di disoccupati di lungo periodo con
contratto stabile; la regolarizzazione dei lavoratori migranti; l'estensione in via universale
della tutela della maternità; l'introduzione del credito di imposta per le assunzioni stabili in
settori verdi e blu. Per questo serve anche una “vera riforma” delle politiche attive del
lavoro e dell'apprendimento permanente, così come la necessità di rideterminare
ammortizzatori sociali effettivamente universali deve prevedere il reddito di continuità tra
un lavoro ed un altro.
Per quanto riguarda il piano della contrattazione la Cgil ribadisce l'applicazione piena
dell'accordo interconfederale del 28 giugno del 2011 e propone la sperimentazione di
forme di partecipazione dei lavoratori alle scelte delle imprese, alla definizione degli
obiettivi, alla loro realizzazione. Alla contrattazione collettiva spetterà anche il compito di
promuovere nuova occupazione stabile di qualità e regolare precariato e forme atipiche di
impiego. Questo richiede che le imprese aumentino gli investimenti, assumano il valore del
lavoro come obiettivo strategico per l’impresa, realizzino innovazioni di processo e di
prodotto, impieghino più risorse nella ricerca, favoriscano le aggregazioni fra imprese e la
crescita dimensionale per rafforzare la capacità di rispondere alla competizione
internazionale. Il tutto per generare più crescita per il Paese.
La sostenibilità economica - Per realizzare il Piano del Lavoro occorrono risorse da
dedicare principalmente a progetti prioritari come programmi per la creazione diretta di
lavoro; sostegno all’occupazione, riforma del mercato del lavoro e ammortizzatori sociali;
2piano per un Nuovo Welfare; restituzione fiscale. Le risorse movimentate ammontano a
circa a 50 miliardi medi nel triennio 2013-2015, in parte aggiuntive, in parte sostitutive di
quanto già previsto. Cifre che possono essere recuperate attraverso: la riforma organica
del sistema fiscale fondata su un recupero strutturale del reddito evaso, l'allargamento
delle basi imponibili, una maggiore progressività dell’imposizione tributaria nel suo
complesso; la riduzione dei costi della politica e degli sprechi; riordino delle agevolazioni e
dei trasferimenti alle imprese; l'utilizzo programmato dei Fondi europei; lo scorporo degli
investimenti dai criteri di applicazione del Patto di Stabilità e Crescita; l'utilizzo dei Fondi
pensione attraverso progetti per favorire la canalizzazione dei flussi di risparmio verso il
finanziamento degli investimenti di lungo periodo, garantendone i rendimenti previdenziali;
una diversa concezione della Cassa Depositi e Prestiti, sull’esempio della 'Caisse des
Dépots' francese, che deve consolidare la sua missione di catalizzatore di investimenti di
lungo termine su progetti di sviluppo e infrastrutturali per investimenti strategici e di lungo
periodo, sia per le Pubbliche amministrazione che per le Società industriali, diventando
così uno dei soggetti essenziali per la innovazione e la riorganizzazione del Sistema
Paese.
Impatto del Piano del Lavoro Cgil - Il 'big push', la grande spinta del piano della Cgil
verso politiche di sviluppo sostenute da un nuovo intervento pubblico producono un
impatto macroeconomico, che è stato calcolato dal Centro Europa Ricerche (Cer). In
sintesi, sulla base delle risorse recuperate attraverso le riforme proposte nel Piano (fisco,
spesa pubblica, fondi europei, ecc.) è stata realizzata una simulazione delle seguenti
misure economiche dal 2013 al 2015: progetti e programmi prioritari per 5 miliardi di euro;
piano straordinario per creazione diretta di lavoro per 15 miliardi di euro; sostegno
occupazione per 10 miliardi di euro; restituzione fiscale per 15 miliardi di euro; restituzione
fiscale per 15 miliardi di euro; piano per un nuovo welfare. L'attivazione del Piano del
Lavoro potrebbe generare una crescita del Pil del +3,1% nel triennio e del +2,9% di
incremento dell'occupazione, riportando il tasso di disoccupazione nel 2015 al
livello pre-crisi.
Una radicale riforma fiscale che sposti l'asse del prelievo - La centralità del lavoro
trascina con sé anche il tema fiscale. La Cgil sostiene la necessità di una riforma del
fisco fondata su una maggiore progressività, spostando il peso del prelievo dai redditi
fissi alle ricchezze improduttive e parassitarie, su una maggiore imposizione sulla sulle
transazioni finanziarie a carattere speculativo, sulle grandi ricchezze e rendite finanziarie,
riequilibrando il prelievo e il carico fiscale a vantaggio del lavoro e della produzione di beni
e servizi.
Nel dettaglio la proposta prevede: un piano strutturale di lotta preventiva all'evasione e
all'elusione fiscale e contributiva e al sommerso; l'introduzione dell'imposta strutturale sulle
grandi ricchezze; il miglioramento della tassa sulle transazioni finanziarie internazionali
(TTF); una diversa imposizione sulle rendite finanziare (in alternativa del previsto aumento
dell'Iva); l'introduzione di tasse ambientali coerenti con l'indicazione europea in base alla
quale chi “inquina, paga” e con la previsione di dinamiche premianti.
Proposte che vanno in parallelo con quelle di revisione della struttura dell'Ire, ovvero
l'innalzamento e l'unificazione delle attuali quote esenti per i redditi da lavoro e da
pensione; una riduzione della prima aliquota Irpef dal 23% al 20% e della terza dal 38% al
36%; la costituzione di uno strumento di sostegno unico per le famiglie anche anagrafiche
con figli che integri gli attuali assegni per il nucleo familiare e le detrazion Irpef per figli a
carico; un bonus fiscale per coloro che non sono in grado di usufruire appieno delle
detrazioni.
3Mutualizzazione del debito europeo e interventi - La crisi del debito sovrano che
interessa l’Eurozona richiede un intervento decisivo e strutturale volto a rendere sostenibili
i debiti dei differenti Stati membri al fine di riallineare la situazione economica, finanziaria e
fiscale tra gli Stati più “forti” e gli Stati più “deboli”. L’intervento consiste nel graduale ritiro
da parte della Bce - modificandone opportunamente lo statuto e i trattati istitutivi dei due
fondi salva-stati, Esm e Efsf - di titoli di Stato per quasi 1.900 miliardi di euro (cifra pari
alla somma del 20% del Pil di ciascun Paese)
INSERIAMO
IL PIANO DEL LAVORO DELLA CGIL BASATO SUL PROCESSO IN DIVENIRE DELLA LOGICA REALE.
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'Piano del Lavoro - Creare lavoro per dare futuro e sviluppo al Paese'
Sintesi
Roma, 25 gennaio - Creare nuovi posti di lavoro, mettendo al centro il territorio,
riqualificando industria e servizi, riformando Pa e welfare, con l'ambizione di dare senso
all'intervento pubblico come motore dell'economia. Difendere il lavoro nei settori più
tradizionali, come l'agricoltura, l'industria e il terziario. Il tutto sostenuto da una radicale
riforma fiscale. Sono questi in estrema sintesi gli obiettivi contenuti nel 'Piano del Lavoro
- Creare lavoro per dare futuro e sviluppo al Paese' della Cgil che il sindacato presenta
oggi alla conferenza di Programma. A distanza di 64 anni dal piano del Lavoro firmato da
Giuseppe Di Vittorio, la Cgil rilancia un “secondo” Piano del Lavoro. Ci sono infatti
analogie nelle condizioni di partenza: l'Italia usciva da una devastante guerra; oggi, dopo
un altrettanto devastante crisi economica, c'è ancora bisogno di “ricostruzione” e
innovazione.
La proposta di un Piano del Lavoro, infatti, come si legge nell'incipit del testo, “nasce dalla
ferma convinzione che non si aprirà una nuova stagione di crescita e sviluppo se non
si riparte dal lavoro e dalla creazione di lavoro”. Un lavoro che invece negli anni è stato
“svilito e messo da parte” mentre, parallelamente, la crisi del sistema diventava strutturale.
“Quindici anni di non aumento della produttività - scrive la Cgil nel Piano -, vent'anni di
profitto spostati a rendite finanziarie e immobiliari, un miliardo di ore di cassa integrazione
negli ultimi anni, circa quattro milioni di lavoratori precari sono il quadro del declino del
nostro Paese, di un processo di deindustrializzazione che ha visto una forte accelerazione
nei cinque anni della crisi”.
Obiettivi - La fotografia della crisi è impietosa, così come quella dei mali che l'hanno
incentivata, che termina con il rigorismo. “Serve una grande rivoluzione culturale che
affronti innanzitutto il tema del Paese”, si legge nel Piano del Lavoro. Da qui
l'individuazione degli obiettivi che partono dalla creazione di nuovi posti di lavoro legati:
“Ad attività di risanamento, bonifica, messa in sicurezza del territorio e valorizazione dei
beni culturali; allo sviluppo dell'innovazione tecnologica nella tutela dei beni artistici; alla
riforma e al rinnovamento della Pa e del welfare; all'economia della conoscenza;
all'innovazione e alla sostenibilità delle reti infrastrutturali”.
Così come è un obiettivo difendere il lavoro, anche riqualificandolo, dei settori più
tradizionali (agricoltura, industria terziario) attraverso: “La riorganizzazione e creazione di
domanda pubblica; il sostegno alla ricerca pubblica e all'incentivazione di quella privata; la
qualificazione degli investimenti con innalzamento della specializzazione produttiva e la
qualità nell'industria e nei servizi; una politica che riavvii il credito; i vincoli di qualità della
produzione italiana, la regolarità e la trasparenza degli appalti (cancellando il massimo
ribasso)”. Obiettivi che non possono prescindere da un lavoro che sia “dignitoso,
contrattualizzato, retribuito, qualificato dalle tutele universali e dalla formazione”.
Tempi - Il Piano del Lavoro della Cgil deve agire su di un periodo che va dai tre ai
cinque anni, su due segmenti: il primo che va dall'emergenza al medio periodo, il
secondo di lungo periodo che preveda “riforme necessarie e scelte indispensabili”.
Il 'primo tempo' deve affrontare le emergenze “in coerenza all’idea che il lavoro genera
anche processi di riduzione della disuguaglianza e di inclusione sociale”. Da qui
l'individuazione di un piano straordinario nel Piano del Lavoro per avviare da subito la
creazione di posti di lavoro per giovani uomini e giovani donne, in particolare nel
1Mezzogiorno, che metta al centro: la bonifica (a finanziamento pubblico e privato) del
territorio con modalità innovative che insieme al risanamento affrontino la messa in
sicurezza e la prevenzione. Questo programma deve vedere “l’assunzione di giovani
qualificati; la riunificazione e l’incremento dei fondi di fiscalizzazione per l’assunzione di
giovani e donne con il vincolo dell’assunzione contrattualizzata ed a tempo indeterminato;
costruire un piano straordinario per l’occupazione giovanile con l’impiego o l’intervento
pubblico per produrre beni e servizi collettivi e pubblici”.
Il 'secondo tempo' che si sviluppa su di un medio periodo deve affrontare “le riforme
necessarie, le scelte indispensabili”. Secondo il Piano della Cgil i progetti operativi per i
singoli argomenti devono fondarsi su “una condizione generale del Paese attrattiva per gli
investimenti, efficace e produttiva, che permetta cioè di moltiplicare il valore che i singoli
progetti producono”. Per questo sono “indispensabili riforme strutturali all’insegna
dell’equità sociale, dell’inclusione sociale e della promozione sociale”.
Per la Cgil le riforme devono investire l'istruzione (tra le proposte, per una scuola
pubblica, nazionale e laica, quella dell'innalzamento dell'obbligo scolastico a 18 anni), la
pubblica amministrazione e i servizi pubblici locali, il ripristino della legalità. Tra le
riforme, infine, anche un ritrovato protagonismo dell'intervento pubblico. “Della
rivoluzione culturale - si legge nel Piano del Lavoro - fa parte l’uscire dall’annoso dibattito
per cui il pubblico deve ritirarsi dall’economia oppure, versione dell’ultimo periodo, deve
ridurre il suo perimetro. Se si vuole costruire un nuovo modello di sviluppo, o più
brutalmente se intendiamo fermare davvero il declino, contrastare la deindustrializzazione
e riavviare una crescita del Paese, l’intervento pubblico è non solo necessario, ma
essenziale”. E ne individua le direttrici, partendo dalla politica industriale, passando per le
infrastrutture (materiali e immateriali), per arrivare al welfare nazionale e locale.
Lavoro e contrattazione - Sul fronte lavoro, che deve essere tutelato e qualificato (quello
che in inglese si chiama 'decent work', ovvero il lavoro dignitoso), la Cgil sostiene la
necessità di agevolare fiscalmente, soprattutto e di più nelle aree svantaggiate,
l’assunzione di giovani e donne e riassunzione di disoccupati di lungo periodo con
contratto stabile; la regolarizzazione dei lavoratori migranti; l'estensione in via universale
della tutela della maternità; l'introduzione del credito di imposta per le assunzioni stabili in
settori verdi e blu. Per questo serve anche una “vera riforma” delle politiche attive del
lavoro e dell'apprendimento permanente, così come la necessità di rideterminare
ammortizzatori sociali effettivamente universali deve prevedere il reddito di continuità tra
un lavoro ed un altro.
Per quanto riguarda il piano della contrattazione la Cgil ribadisce l'applicazione piena
dell'accordo interconfederale del 28 giugno del 2011 e propone la sperimentazione di
forme di partecipazione dei lavoratori alle scelte delle imprese, alla definizione degli
obiettivi, alla loro realizzazione. Alla contrattazione collettiva spetterà anche il compito di
promuovere nuova occupazione stabile di qualità e regolare precariato e forme atipiche di
impiego. Questo richiede che le imprese aumentino gli investimenti, assumano il valore del
lavoro come obiettivo strategico per l’impresa, realizzino innovazioni di processo e di
prodotto, impieghino più risorse nella ricerca, favoriscano le aggregazioni fra imprese e la
crescita dimensionale per rafforzare la capacità di rispondere alla competizione
internazionale. Il tutto per generare più crescita per il Paese.
La sostenibilità economica - Per realizzare il Piano del Lavoro occorrono risorse da
dedicare principalmente a progetti prioritari come programmi per la creazione diretta di
lavoro; sostegno all’occupazione, riforma del mercato del lavoro e ammortizzatori sociali;
2piano per un Nuovo Welfare; restituzione fiscale. Le risorse movimentate ammontano a
circa a 50 miliardi medi nel triennio 2013-2015, in parte aggiuntive, in parte sostitutive di
quanto già previsto. Cifre che possono essere recuperate attraverso: la riforma organica
del sistema fiscale fondata su un recupero strutturale del reddito evaso, l'allargamento
delle basi imponibili, una maggiore progressività dell’imposizione tributaria nel suo
complesso; la riduzione dei costi della politica e degli sprechi; riordino delle agevolazioni e
dei trasferimenti alle imprese; l'utilizzo programmato dei Fondi europei; lo scorporo degli
investimenti dai criteri di applicazione del Patto di Stabilità e Crescita; l'utilizzo dei Fondi
pensione attraverso progetti per favorire la canalizzazione dei flussi di risparmio verso il
finanziamento degli investimenti di lungo periodo, garantendone i rendimenti previdenziali;
una diversa concezione della Cassa Depositi e Prestiti, sull’esempio della 'Caisse des
Dépots' francese, che deve consolidare la sua missione di catalizzatore di investimenti di
lungo termine su progetti di sviluppo e infrastrutturali per investimenti strategici e di lungo
periodo, sia per le Pubbliche amministrazione che per le Società industriali, diventando
così uno dei soggetti essenziali per la innovazione e la riorganizzazione del Sistema
Paese.
Impatto del Piano del Lavoro Cgil - Il 'big push', la grande spinta del piano della Cgil
verso politiche di sviluppo sostenute da un nuovo intervento pubblico producono un
impatto macroeconomico, che è stato calcolato dal Centro Europa Ricerche (Cer). In
sintesi, sulla base delle risorse recuperate attraverso le riforme proposte nel Piano (fisco,
spesa pubblica, fondi europei, ecc.) è stata realizzata una simulazione delle seguenti
misure economiche dal 2013 al 2015: progetti e programmi prioritari per 5 miliardi di euro;
piano straordinario per creazione diretta di lavoro per 15 miliardi di euro; sostegno
occupazione per 10 miliardi di euro; restituzione fiscale per 15 miliardi di euro; restituzione
fiscale per 15 miliardi di euro; piano per un nuovo welfare. L'attivazione del Piano del
Lavoro potrebbe generare una crescita del Pil del +3,1% nel triennio e del +2,9% di
incremento dell'occupazione, riportando il tasso di disoccupazione nel 2015 al
livello pre-crisi.
Una radicale riforma fiscale che sposti l'asse del prelievo - La centralità del lavoro
trascina con sé anche il tema fiscale. La Cgil sostiene la necessità di una riforma del
fisco fondata su una maggiore progressività, spostando il peso del prelievo dai redditi
fissi alle ricchezze improduttive e parassitarie, su una maggiore imposizione sulla sulle
transazioni finanziarie a carattere speculativo, sulle grandi ricchezze e rendite finanziarie,
riequilibrando il prelievo e il carico fiscale a vantaggio del lavoro e della produzione di beni
e servizi.
Nel dettaglio la proposta prevede: un piano strutturale di lotta preventiva all'evasione e
all'elusione fiscale e contributiva e al sommerso; l'introduzione dell'imposta strutturale sulle
grandi ricchezze; il miglioramento della tassa sulle transazioni finanziarie internazionali
(TTF); una diversa imposizione sulle rendite finanziare (in alternativa del previsto aumento
dell'Iva); l'introduzione di tasse ambientali coerenti con l'indicazione europea in base alla
quale chi “inquina, paga” e con la previsione di dinamiche premianti.
Proposte che vanno in parallelo con quelle di revisione della struttura dell'Ire, ovvero
l'innalzamento e l'unificazione delle attuali quote esenti per i redditi da lavoro e da
pensione; una riduzione della prima aliquota Irpef dal 23% al 20% e della terza dal 38% al
36%; la costituzione di uno strumento di sostegno unico per le famiglie anche anagrafiche
con figli che integri gli attuali assegni per il nucleo familiare e le detrazion Irpef per figli a
carico; un bonus fiscale per coloro che non sono in grado di usufruire appieno delle
detrazioni.
3Mutualizzazione del debito europeo e interventi - La crisi del debito sovrano che
interessa l’Eurozona richiede un intervento decisivo e strutturale volto a rendere sostenibili
i debiti dei differenti Stati membri al fine di riallineare la situazione economica, finanziaria e
fiscale tra gli Stati più “forti” e gli Stati più “deboli”. L’intervento consiste nel graduale ritiro
da parte della Bce - modificandone opportunamente lo statuto e i trattati istitutivi dei due
fondi salva-stati, Esm e Efsf - di titoli di Stato per quasi 1.900 miliardi di euro (cifra pari
alla somma del 20% del Pil di ciascun Paese)
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- Iscritto il: 08/03/2012, 23:18
Re: Matteo Renzi è il sindaco più assenteista d'Italia
FONZI IL NUOVISMO E IL CONTRATTO ' UNICO ' DI LAVORO.
1) CASSA INTEGRAZIONE.
la cassa integrazione ordinaria e straordinaria è FONDAMENTALE, in quanto i lavoratori in CIG sono dipendenti NON disoccupati.
diverso è il caso di mobilità in questo caso il rapporto di lavoro è CESSATO quindi va bene l' AMMORTIZZATORE UNIVERSALE.
tralascio la CIG in deroga che comunque va normata.
2) CONTRATTO DI APPRENDISTATO
il contratto UNICO DEI GIOVANI DA 16 ANNI A 29 ANNI e 364 Giorni c è .,
legge n 25 del 1955 .
costa poco o nulla non c è articolo 18 PERCHE' E' UN CONTRATTO A CAUSALE MISTA LAVORO e FORMAZIONE.
il contratto apprendistato deve superare articolo 114 cost un vero disastro per apprendistato.
il contratto unico SENZA formazione è ANTICOSTITUZIONALE danneggia gli over 30 !!!
3) SALARIO MINIMO GARANTITO
il problema lavoro si risolve con UN VERO SALARIO MINIMO GARANTITO ( costo 20 miliardi di euro) con prestito obbligazionario dello stato.
4) PIANI DI SETTORI INDUSTRIALI E ACCUMULAZIONE SOCIALE DEL CAPITALE
politiche di settori industriali e nazionalizzazioni.
a) nazionalizzazione ILVA.
b) nazionalizzazione fiat con rivoluzione industriale energia elettrica.
( per famiglia Agnelli non cambierebbe nulla Ferrari, Maserati e SUV ) rimarebbero
in proprietà di agnelli.
Il motivo della nazionalizzazione Fiat è dovuta all' ACCUMULAZIONE SOCIALE DEL CAPITALE, per aumentare l' occupazione 3.850.000 NUOVE OCCUPAZIONE e produzione di milioni di auto elettriche.
il lavoro lo si fa con i PIANI DI SETTORE INDUSTRIALI e CON L' ACCUMULAZIONE DEL CAPITALE dello Stato e un po da privati quando possono.
1) CASSA INTEGRAZIONE.
la cassa integrazione ordinaria e straordinaria è FONDAMENTALE, in quanto i lavoratori in CIG sono dipendenti NON disoccupati.
diverso è il caso di mobilità in questo caso il rapporto di lavoro è CESSATO quindi va bene l' AMMORTIZZATORE UNIVERSALE.
tralascio la CIG in deroga che comunque va normata.
2) CONTRATTO DI APPRENDISTATO
il contratto UNICO DEI GIOVANI DA 16 ANNI A 29 ANNI e 364 Giorni c è .,
legge n 25 del 1955 .
costa poco o nulla non c è articolo 18 PERCHE' E' UN CONTRATTO A CAUSALE MISTA LAVORO e FORMAZIONE.
il contratto apprendistato deve superare articolo 114 cost un vero disastro per apprendistato.
il contratto unico SENZA formazione è ANTICOSTITUZIONALE danneggia gli over 30 !!!
3) SALARIO MINIMO GARANTITO
il problema lavoro si risolve con UN VERO SALARIO MINIMO GARANTITO ( costo 20 miliardi di euro) con prestito obbligazionario dello stato.
4) PIANI DI SETTORI INDUSTRIALI E ACCUMULAZIONE SOCIALE DEL CAPITALE
politiche di settori industriali e nazionalizzazioni.
a) nazionalizzazione ILVA.
b) nazionalizzazione fiat con rivoluzione industriale energia elettrica.
( per famiglia Agnelli non cambierebbe nulla Ferrari, Maserati e SUV ) rimarebbero
in proprietà di agnelli.
Il motivo della nazionalizzazione Fiat è dovuta all' ACCUMULAZIONE SOCIALE DEL CAPITALE, per aumentare l' occupazione 3.850.000 NUOVE OCCUPAZIONE e produzione di milioni di auto elettriche.
il lavoro lo si fa con i PIANI DI SETTORE INDUSTRIALI e CON L' ACCUMULAZIONE DEL CAPITALE dello Stato e un po da privati quando possono.
Ultima modifica di aaaa42 il 22/12/2013, 18:18, modificato 1 volta in totale.
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- Iscritto il: 21/02/2012, 22:29
Re: Matteo Renzi è il sindaco più assenteista d'Italia
Art.18 solo dal terzo anno? Andiamo bene...
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
Robert Harris, "Archangel"
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Matteo Renzi è il sindaco più assenteista d'Italia
Un suicidio perfetto, rapido, ...ma non garantisco indolore.
Briatore, ministro delle Riforme.
Il programma l'ha già scritto, ed è un programma "alla spagnola": "Imitiamoli, per ripartire bisogna fare quattro cose subito: bloccare gli stipendi degli statali, avere la possibilità di licenziare chi non lavora bene, abbassare i costi della politica tagliando deputati, Regioni e così via e aumentare l'Iva di un punto".
"Matteo Renzi è l'unico che può svoltare, avrà un'ampia maggioranza. Ma non ci riuscirà". Parola di Flavio Briatore, mister Billionaire con la passioe per la politica e la polemica. Intervistato (di nuovo) da Beatrice Borromeo per il Fatto quotidiano, l'imprenditore amico fraterno di Daniela Santanchè ed estimatore, in egual misura, di Silvio Berlusconi e del neosegretario del Pd, guarda con un misto di rabbia e scetticismo la situazione italiana. Da Malindi, dove si sta preparando per il suo talent manageriale The Apprentice 2, Briatore mette in guardia Renzi da "tutti i ridicoli ostacoli che ha davanti, dal braccio di ferro con Enrico Letta in giù". "Il problema - spiega Briatore riecheggiando il Cav - è che in Italia nessuno ha mai abbastanza potere per comandare davvero". E anche Renzi, sia pure in grado di attrarre voti a sinistra e a destra, rischia di fare la stessa fine dei suoi predecessori, primo fra tutti il Mario Monti accolto da tutti come il salvatore della patria. "Non da me, e infatti non ha concluso nulla. L'ha piazzato lì Giorgio Napolitano, anche se aveva i mezzi per far bene a finito per guidare il peggior governo di sempre".
"Napolitano, fai qualcosa" - Una persona dal potere quasi illimitato, suggerisce Briatore, in realtà ci sarebbe: è proprio il presidente Napolitano. "Decide tutto lui. Perché non pensa un po' più alle riforme e un po' meno alle manovrine di Palazzo?". Briatore si definisce "uomo del fare", contrario alla politica da "cin cin delle larghe intese", che anche per colpa di una Costituzione da cambiare ci condanna allo "stallo perenne".
Briatore ministro delle riforme - Ma visto che Briatore, sotto sotto, un po' di fiducia nel suo Paese ce l'ha ancora, ecco candidarsi come ministro delle riforme nell'eventuale futuro governo Renzi. Il programma l'ha già scritto, ed è un programma "alla spagnola": "Imitiamoli, per ripartire bisogna fare quattro cose subito: bloccare gli stipendi degli statali, avere la possibilità di licenziare chi non lavora bene, abbassare i costi dela politica tagliando deputati, Regioni e così via e aumentare l'Iva di un punto".
Briatore, ministro delle Riforme.
Il programma l'ha già scritto, ed è un programma "alla spagnola": "Imitiamoli, per ripartire bisogna fare quattro cose subito: bloccare gli stipendi degli statali, avere la possibilità di licenziare chi non lavora bene, abbassare i costi della politica tagliando deputati, Regioni e così via e aumentare l'Iva di un punto".
"Matteo Renzi è l'unico che può svoltare, avrà un'ampia maggioranza. Ma non ci riuscirà". Parola di Flavio Briatore, mister Billionaire con la passioe per la politica e la polemica. Intervistato (di nuovo) da Beatrice Borromeo per il Fatto quotidiano, l'imprenditore amico fraterno di Daniela Santanchè ed estimatore, in egual misura, di Silvio Berlusconi e del neosegretario del Pd, guarda con un misto di rabbia e scetticismo la situazione italiana. Da Malindi, dove si sta preparando per il suo talent manageriale The Apprentice 2, Briatore mette in guardia Renzi da "tutti i ridicoli ostacoli che ha davanti, dal braccio di ferro con Enrico Letta in giù". "Il problema - spiega Briatore riecheggiando il Cav - è che in Italia nessuno ha mai abbastanza potere per comandare davvero". E anche Renzi, sia pure in grado di attrarre voti a sinistra e a destra, rischia di fare la stessa fine dei suoi predecessori, primo fra tutti il Mario Monti accolto da tutti come il salvatore della patria. "Non da me, e infatti non ha concluso nulla. L'ha piazzato lì Giorgio Napolitano, anche se aveva i mezzi per far bene a finito per guidare il peggior governo di sempre".
"Napolitano, fai qualcosa" - Una persona dal potere quasi illimitato, suggerisce Briatore, in realtà ci sarebbe: è proprio il presidente Napolitano. "Decide tutto lui. Perché non pensa un po' più alle riforme e un po' meno alle manovrine di Palazzo?". Briatore si definisce "uomo del fare", contrario alla politica da "cin cin delle larghe intese", che anche per colpa di una Costituzione da cambiare ci condanna allo "stallo perenne".
Briatore ministro delle riforme - Ma visto che Briatore, sotto sotto, un po' di fiducia nel suo Paese ce l'ha ancora, ecco candidarsi come ministro delle riforme nell'eventuale futuro governo Renzi. Il programma l'ha già scritto, ed è un programma "alla spagnola": "Imitiamoli, per ripartire bisogna fare quattro cose subito: bloccare gli stipendi degli statali, avere la possibilità di licenziare chi non lavora bene, abbassare i costi dela politica tagliando deputati, Regioni e così via e aumentare l'Iva di un punto".
Re: Matteo Renzi è il sindaco più assenteista d'Italia
Ieri Renzi da Fazio mi ha fatto una pessima impressione.
Sembrava un disco rotto che ripeteva le stesse solite cose.
Anche il tono era, se possibile, meno credibile del solito. Pareva non crederci nemmeno lui.
Evidentemente a furia di ripeterle saranno venute a noia anche a lui.
C'è una cosa che ha evidentemente appreso dal Berlu, quella di non consentire all'intervistatore di stringerlo sulla domanda.
L'impressione netta e sgradevole è che ti prende per i fondelli, come e più degli altri.
Sembrava un disco rotto che ripeteva le stesse solite cose.
Anche il tono era, se possibile, meno credibile del solito. Pareva non crederci nemmeno lui.
Evidentemente a furia di ripeterle saranno venute a noia anche a lui.
C'è una cosa che ha evidentemente appreso dal Berlu, quella di non consentire all'intervistatore di stringerlo sulla domanda.
L'impressione netta e sgradevole è che ti prende per i fondelli, come e più degli altri.
Chi c’è in linea
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