quo vadis PD ????
Re: quo vadis PD ????
vabbè è stata a cuccia un sacco di tempo .... ha un sacco di aggressività repressa da manifestare
io ho capito che zanonato ha dichiarato che Zaia poteva stare tranquillo perchè lo stabilimento che rischia è quello friulano . la serrac si è incavolata perchè questo "dettaglio" non le era stato riferito e lo ha accusato di conoscere sviluppi e tacerli .
dimissioni ... esagerata.
io ho capito che zanonato ha dichiarato che Zaia poteva stare tranquillo perchè lo stabilimento che rischia è quello friulano . la serrac si è incavolata perchè questo "dettaglio" non le era stato riferito e lo ha accusato di conoscere sviluppi e tacerli .
dimissioni ... esagerata.
Re: quo vadis PD ????
Pd di rissa e di governo, il piano D’Alema: il Vietnam di Renzi in Parlamento
Il Lìder Maximo si rivela il vero rottamatore della sinistra: dalle dimissioni di Cuperlo alla legge elettorale il segretario Pd ha perso definitivamente il controllo della sinistra del partito e il suo incubo peggiore è che quella corrente non abbia un leader con cui interloquire
di Sara Nicoli | 23 gennaio 2014
Il passo è, da sempre, felpato. Si vede e non si vede, ma è peggio quando non si vede; le conseguenze, poi, arrivano all’improvviso, quando è ormai troppo tardi per metterci riparo. Le dimissioni di Cuperlo, per dire, sono opera sua. Massimo D’Alema ne aveva già discusso con l’ormai ex presidente Pd prima della direzione del partito, Fassina ne era al corrente, ma non approvava, poi quella frase, sprezzante, di Renzi nella replica al suo discorso e tutto è stato più semplice. Il piano del vero, grande rottamatore della sinistra italiana, appunto Massimo D’Alema, è andato splendidamente in porto. Renzi ha perso definitivamente il controllo della sinistra del partito e il suo incubo peggiore, ora, è che questa sinistra non abbia un vero leader con il quale interloquire. E che il percorso di tutte le sue iniziative, dalla legge elettorale al piano lavoro, passando anche per la riforma della giustizia (che sta scrivendo con Maria Elena Boschi) si trasformino in un Vietnam, prima in commissione, poi in Aula.
D’Alema, però, è fatto così. Non conoscendo la possibilità di un confronto aperto, ma solo vendette trasversali e trame nell’ombra, il presidente di Italianieuropei sta per intestarsi l’ennesimo momento di grave crisi del primo partito della sinistra italiana. Lui che, a quanto sembra, nella sinistra non c’ha mai creduto davvero. Disse: “Questo autolesionismo è la conferma di ciò che penso da anni, che la sinistra di per sé è un male; solo l’esistenza della destra rende questo male sopportabile”. Era il 19 dicembre del 2003, non ieri, e in quell’intervista all’Espresso si parlava d’altro. Ma quelle parole vanno bene anche oggi, il pensiero è sempre il suo e l’iniziativa è pure, perché fotografano uno status assai noto, quello di una sinistra – anzi, di un Pd – capace di perdere ad un passo dalla conquista dell’obiettivo.
Oggi sono le riforme, D’Alema sostiene di trovarsi a distanza perché “com’è noto, passo la maggior parte del mio tempo all’estero”, ma dietro questo ennesimo cortocircuito interno c’è chi l’ha giurata a Renzi da sempre. Solo a fine estate scorsa, d’altra parte, diceva: “Renzi è come quelli che vogliono prendere la Bastiglia con l’accordo di baroni e baronesse”. E che poi, giusto l’altro giorno, a commento del discorso del segretario in direzione: “Siamo alle comiche”. L’ultimo che l’ha detto è finito male, ma lui non se ne cura; l’importante, in questa fase, è non far trionfare Renzi, forse per dimostrare che nessuno è in grado davvero di “cambiare verso” al Paese.
Lui ci provò con la Bicamerale, ne uscì sconfitto, difficile tollerare che altri, principalmente il sindaco di Firenze, faccia ciò che a lui non è riuscito. Soprattutto vedersi anche sottrarre il primato del rapporto con il Cavaliere, di cui lui è stato, giusto fino all’altro giorno, l’unico reale detentore. Poi Renzi ha fatto entrare il pregiudicato al Nazareno, colpendo al cuore l’ortodossia dell’ancien regime del Pd, certo, ma rompendo anche un tabù della “vecchia politica”, cifra dalemiana nei rapporti con gli avversari di sempre. Per questo, ora D’Alema punzecchia. L’ha fatto anche l’altro giorno, ovviamente dall’estero, mandando i soliti messaggi cifrati: “Fare le riforme è un elemento molto positivo, sono necessarie per il nostro Paese, certamente bisogna farle bene. Il Parlamento discuterà e approfondirà, nella piena libertà di approfondire, correggere, decidere, secondo le regole democratiche normali”. Pochi minuti prima, il sindaco di Firenze aveva avvertito: “Se si cambia qualcosa, salta tutto”. La lettura in filigrana del messaggio dalemiano non ha bisogno di grande esegesi, è limpida: occhio Renzi – ecco la “profanazione” del verbo politichese dalemiano – perché in Aula sulle riforme te le facciamo scontare tutte. E prima dell’Aula, direttamente in commissione.
I numeri, invero, sono tutti a sfavore di Renzi. Commissioni, gruppi, ovunque bisogna fare i conti con la composizione voluta da Bersani e, dunque, di stretta osservanza della sinistra del partito. Il commissione Affari Costituzionali, dove c’è la legge elettorale, la geografia è particolarmente contraria al segretario Pd: 13 a 8. Altro che Vietnam. Servirebbe un mediatore, uno capace di reggere le fila senza dar sfogo all’ala dalemiana che a ogni pie’ spinto da l’idea di voler riaprire il congresso. Pensano a Pier Luigi Bersani, anche per la sostituzione di Cuperlo, l’uomo capace di arrivare al chiarimento di rapporti tra maggioranza e minoranza Pd senza strappare tutto e, soprattutto, senza lasciare che i tatticismi dalemiani prendano il sopravvento. Un lavoto certosino, di lunga e difficile tessitura, che presuppone anche l’assenso proprio di D’Alema a farsi da parte e dare il via libera al “cambio del verso” del partito. Ma come fidarsi mai di chi sostiene, non smentito, che “capotavolo è solo dove mi siedo io”?
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01 ... to/854674/
Il Lìder Maximo si rivela il vero rottamatore della sinistra: dalle dimissioni di Cuperlo alla legge elettorale il segretario Pd ha perso definitivamente il controllo della sinistra del partito e il suo incubo peggiore è che quella corrente non abbia un leader con cui interloquire
di Sara Nicoli | 23 gennaio 2014
Il passo è, da sempre, felpato. Si vede e non si vede, ma è peggio quando non si vede; le conseguenze, poi, arrivano all’improvviso, quando è ormai troppo tardi per metterci riparo. Le dimissioni di Cuperlo, per dire, sono opera sua. Massimo D’Alema ne aveva già discusso con l’ormai ex presidente Pd prima della direzione del partito, Fassina ne era al corrente, ma non approvava, poi quella frase, sprezzante, di Renzi nella replica al suo discorso e tutto è stato più semplice. Il piano del vero, grande rottamatore della sinistra italiana, appunto Massimo D’Alema, è andato splendidamente in porto. Renzi ha perso definitivamente il controllo della sinistra del partito e il suo incubo peggiore, ora, è che questa sinistra non abbia un vero leader con il quale interloquire. E che il percorso di tutte le sue iniziative, dalla legge elettorale al piano lavoro, passando anche per la riforma della giustizia (che sta scrivendo con Maria Elena Boschi) si trasformino in un Vietnam, prima in commissione, poi in Aula.
D’Alema, però, è fatto così. Non conoscendo la possibilità di un confronto aperto, ma solo vendette trasversali e trame nell’ombra, il presidente di Italianieuropei sta per intestarsi l’ennesimo momento di grave crisi del primo partito della sinistra italiana. Lui che, a quanto sembra, nella sinistra non c’ha mai creduto davvero. Disse: “Questo autolesionismo è la conferma di ciò che penso da anni, che la sinistra di per sé è un male; solo l’esistenza della destra rende questo male sopportabile”. Era il 19 dicembre del 2003, non ieri, e in quell’intervista all’Espresso si parlava d’altro. Ma quelle parole vanno bene anche oggi, il pensiero è sempre il suo e l’iniziativa è pure, perché fotografano uno status assai noto, quello di una sinistra – anzi, di un Pd – capace di perdere ad un passo dalla conquista dell’obiettivo.
Oggi sono le riforme, D’Alema sostiene di trovarsi a distanza perché “com’è noto, passo la maggior parte del mio tempo all’estero”, ma dietro questo ennesimo cortocircuito interno c’è chi l’ha giurata a Renzi da sempre. Solo a fine estate scorsa, d’altra parte, diceva: “Renzi è come quelli che vogliono prendere la Bastiglia con l’accordo di baroni e baronesse”. E che poi, giusto l’altro giorno, a commento del discorso del segretario in direzione: “Siamo alle comiche”. L’ultimo che l’ha detto è finito male, ma lui non se ne cura; l’importante, in questa fase, è non far trionfare Renzi, forse per dimostrare che nessuno è in grado davvero di “cambiare verso” al Paese.
Lui ci provò con la Bicamerale, ne uscì sconfitto, difficile tollerare che altri, principalmente il sindaco di Firenze, faccia ciò che a lui non è riuscito. Soprattutto vedersi anche sottrarre il primato del rapporto con il Cavaliere, di cui lui è stato, giusto fino all’altro giorno, l’unico reale detentore. Poi Renzi ha fatto entrare il pregiudicato al Nazareno, colpendo al cuore l’ortodossia dell’ancien regime del Pd, certo, ma rompendo anche un tabù della “vecchia politica”, cifra dalemiana nei rapporti con gli avversari di sempre. Per questo, ora D’Alema punzecchia. L’ha fatto anche l’altro giorno, ovviamente dall’estero, mandando i soliti messaggi cifrati: “Fare le riforme è un elemento molto positivo, sono necessarie per il nostro Paese, certamente bisogna farle bene. Il Parlamento discuterà e approfondirà, nella piena libertà di approfondire, correggere, decidere, secondo le regole democratiche normali”. Pochi minuti prima, il sindaco di Firenze aveva avvertito: “Se si cambia qualcosa, salta tutto”. La lettura in filigrana del messaggio dalemiano non ha bisogno di grande esegesi, è limpida: occhio Renzi – ecco la “profanazione” del verbo politichese dalemiano – perché in Aula sulle riforme te le facciamo scontare tutte. E prima dell’Aula, direttamente in commissione.
I numeri, invero, sono tutti a sfavore di Renzi. Commissioni, gruppi, ovunque bisogna fare i conti con la composizione voluta da Bersani e, dunque, di stretta osservanza della sinistra del partito. Il commissione Affari Costituzionali, dove c’è la legge elettorale, la geografia è particolarmente contraria al segretario Pd: 13 a 8. Altro che Vietnam. Servirebbe un mediatore, uno capace di reggere le fila senza dar sfogo all’ala dalemiana che a ogni pie’ spinto da l’idea di voler riaprire il congresso. Pensano a Pier Luigi Bersani, anche per la sostituzione di Cuperlo, l’uomo capace di arrivare al chiarimento di rapporti tra maggioranza e minoranza Pd senza strappare tutto e, soprattutto, senza lasciare che i tatticismi dalemiani prendano il sopravvento. Un lavoto certosino, di lunga e difficile tessitura, che presuppone anche l’assenso proprio di D’Alema a farsi da parte e dare il via libera al “cambio del verso” del partito. Ma come fidarsi mai di chi sostiene, non smentito, che “capotavolo è solo dove mi siedo io”?
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01 ... to/854674/
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Re: quo vadis PD ????
Lo si sapeva sin dall'inizio che il futuro segretario eletto al di fuori degli iscritti avrebbe avuto queste conseguenze che non soo cosi' semplici da risolvere come qualcuno potrebbe ipotizzare.mariok ha scritto:........I numeri, invero, sono tutti a sfavore di Renzi. Commissioni, gruppi, ovunque bisogna fare i conti con la composizione voluta da Bersani e, dunque, di stretta osservanza della sinistra del partito. Il commissione Affari Costituzionali, dove c’è la legge elettorale, la geografia è particolarmente contraria al segretario Pd: 13 a 8. Altro che Vietnam. Servirebbe un mediatore, uno capace di reggere le fila senza dar sfogo all’ala dalemiana che a ogni pie’ spinto da l’idea di voler riaprire il congresso. Pensano a Pier Luigi Bersani, anche per la sostituzione di Cuperlo, l’uomo capace di arrivare al chiarimento di rapporti tra maggioranza e minoranza Pd senza strappare tutto e, soprattutto, senza lasciare che i tatticismi dalemiani prendano il sopravvento. Un lavoto certosino, di lunga e difficile tessitura, che presuppone anche l’assenso proprio di D’Alema a farsi da parte e dare il via libera al “cambio del verso” del partito. Ma come fidarsi mai di chi sostiene, non smentito, che “capotavolo è solo dove mi siedo io”?
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I maligni dicono che su questa elezione ci sia lo zampino del nanetto.
Cmq sia questa situazione potrebbe mandare in malora lo stesso PD. Un segretario appena eletto che potrebbe subito essere sfiduciato non e' da sempre. Questa situazione complica ulteriormente la vita a Letta che peraltro e' stato presentato a larga maggioranza per essere il nuovo presidente del consiglio.
Tutte incongruenze che l'elettorato del PD non potrebbe capire qualora si dicesse che le primarie fatte in questo modo e non fra i soli iscritti portano inevitabilmente a questo .( gia detto in un altro post. http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 492#p29492)
E che si dovrebbe fare a questo punto? Un congresso per verificare se veramente Renzi ha questa maggioranza oppure continuare a far finta di niente?
un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
Re: quo vadis PD ????
E' un'analisi secondo me sbagliata. La composizione dei parlamentari non rispecchia i rapporti tra gli iscritti, ma è il prodotto della gestione di Bersani, all'epoca delle elezioni ancora segretario del partito, che ha fatto tenere le "parlamentarie" a Natale e ha nominato circa 200 parlamentari col suo listino (a partire da Letta e Cuperlo, nominati, non eletti dagli iscritti).pancho ha scritto:Lo si sapeva sin dall'inizio che il futuro segretario eletto al di fuori degli iscritti avrebbe avuto queste conseguenze che non soo cosi' semplici da risolvere come qualcuno potrebbe ipotizzare.
I maligni dicono che su questa elezione ci sia lo zampino del nanetto.
Per la cronaca, Renzi ha vinto anche ai congressi di circolo, anche se non ha stravinto come alle primarie.
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Re: quo vadis PD ????
Allora le parlamentarie a che avrebbero servito se non a definire una linea della segreteria? Renzi aveva perso e quindi dovrebbe trovarsi in minoranza. Le primarie pero con i voti esterni lo hanno resuscitato.mariok ha scritto:E' un'analisi secondo me sbagliata. La composizione dei parlamentari non rispecchia i rapporti tra gli iscritti, ma è il prodotto della gestione di Bersani, all'epoca delle elezioni ancora segretario del partito, che ha fatto tenere le "parlamentarie" a Natale e ha nominato circa 200 parlamentari col suo listino (a partire da Letta e Cuperlo, nominati, non eletti dagli iscritti).pancho ha scritto:Lo si sapeva sin dall'inizio che il futuro segretario eletto al di fuori degli iscritti avrebbe avuto queste conseguenze che non soo cosi' semplici da risolvere come qualcuno potrebbe ipotizzare.
I maligni dicono che su questa elezione ci sia lo zampino del nanetto.
Per la cronaca, Renzi ha vinto anche ai congressi di circolo, anche se non ha stravinto come alle primarie.
un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
Re: quo vadis PD ????
Letta a 8 e 1/2: gli piacerebbe inserire il conflitto di interessi nel programma di governo.
Guarda caso proprio ora. Ma che faccia di....
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Re: quo vadis PD ????
23 GEN 2014 17:51
1. SGARBI: “RENZI HA FATTO FUORI BERLUSCONI E I COMUNISTI E HA UCCISO IL BIPOLARISMO” -
2. ‘’RENZI NON TRIONFA SU BERLUSCONI A NOME DELLA SINISTRA CHE LO ODIA, MA PER CONTO DEL CENTRODESTRA. NESSUNO COME LUI SA PRENDERE I VOTI DELLA DESTRA” -
3. “I DUE SONO UGUALI. SOLO CHE UNO HA 40 ANNI DI MENO E HA APPENA SCONFITTO L’ALTRO. E PER SUA FORTUNA BERLUSCONI È INCANDIDABILE. SE AFFRONTASSE RENZI PERDEREBBE. RENZI È LA DESTRA E LA SINISTRA AL CONTEMPO. O UN CENTRO SENZA AVVERSARI” -
4. “RENZI CHE LO ACCOGLIE AL NAZARENO COME FOSSE IL SUO MIGLIOR AMICO LO FA USCIRE DALL’ANGOLO, SÌ. MA PER SCONFIGGERLO. BERLUSCONI VINCEVA PERCHÉ TUTTI, DA MARTINAZZOLI A SEGNI A FINI, ANDAVANO A CASA SUA.. NESSUNO L’HA CAPITO, MA È QUESTA LA VERA RIVOLUZIONE. BERLUSCONI È STATO TRATTATO DA RENZI COME UN PERDENTE” -
5. “UNA VOLTA MESSO FUORI GIOCO BERLUSCONI, LA MAGISTRATURA POLITICIZZATA CON CHI SE LA DEVE PRENDERE? CON CUPERLO ED ENRICO LETTA? SABATO SI È APERTA UN’EPOCA STRAORDINARIA, PERCHÉ RENZI È INDENNE DA INCHIESTE GIUDIZIARIE” -
Colloquio con Vittorio Sgarbi di Francesco Bonazzi per Dagospia
"Lo ammiro Renzi, perchè ha ucciso il bipolarismo". E come ci è arrivato? Facendo fuori Berlusconi con l'incontro di sabato e azzerando la sinistra "dell'odio" e dell'aiutino giudiziario. Vittorio Sgarbi non ha dubbi, finora il segretario del Pd si è mosso benissimo e il governo di Enrico Letta non può durare molto perché lo stesso Napolitano "si rende conto che Renzi rappresenta le larghe intese dal basso", bagnate dal voto democratico.
Professor Sgarbi, è partita la corsa al renzismo. Ormai qualunque cosa dica o faccia, da Goldrake a "Fassina-chi?", il Rottam'attore viene soffocato di applausi.
"Guardi, prima voglio fare una premessa. Conosco Renzi da quasi vent'anni, dai tempi in cui era giovane presidente della provincia e io partecipavo a iniziative culturali a Firenze. Devo ammettere che quel ragazzino avesse tante capacità. Era bravo, era sveglio, ma soprattutto era anticomunista ed era un vero presidio centrista. Con lui mi trovavo bene, anche perché in città c'era come sindaco Domenici, con i suoi progetti sugli Uffizi".
A parte il fiero anticomunismo, che le piaceva di Renzi?
"Lo trovavo una persona con la quale si può parlare. Quando vinse le primarie per il Comune, andai con lui in tv dalla Gruber nelle vesti di suo antagonista e Renzi disse la cosa con la quale sono più in disaccordo. Disse che l'Italia aveva bisogno di bipolarismo".
Lo dice anche adesso, quanto meno per portare a casa la riforma elettorale e le elezioni il prima possibile.
"Guardi, lui il bipolarismo lo ha appena ucciso, ma su questo torniamo tra poco. Qualcuno mi sa spiegare che differenze politiche ci sono tra la Comi, la Ravetto e la Boschi? Io le dico che non vedo grosse differenze politiche sostanziali neppure tra Berlusconi e Renzi".
Addirittura?
"Sì, sono uguali. Solo che uno ha quarant'anni di meno e ha appena sconfitto l'altro".
Non s'è votato, però.
"Non importa. Accettando l'incontro di sabato alla sede del pd il Cavaliere ha perso. Ma torno un attimo indietro. Sa che dissi quella volta in tv a Renzi? Gli dissi che vinceva perché piaceva tanto a Dell'Utri e Verdini. Lui sbiancò ma è la verità e lo sa. Torniamo a sabato: Renzi che lo accoglie al Nazareno come fosse il suo miglior amico lo fa uscire dall'angolo, sì. Ma per sconfiggerlo. Berlusconi vinceva perché tutti, da Martinazzoli a Segni a Fini, andavano a casa sua. Non a Palazzo Chigi o in Parlamento. Accorrevano a casa sua. Nessuno l'ha capito, ma è questa la vera rivoluzione. Berlusconi è stato trattato da Renzi come un perdente, anche se lo ha trattato con la magnanimità che dimostravano a volte Cesare o Alessandro".
Però tanto Berlusconi non è candidabile. Vittoria inutile?
"Berlusconi, per sua fortuna, è incandidabile. Perché se affrontasse Renzi nelle urne perderebbe sonoramente. Ma intanto Renzi non trionfa su Berlusconi a nome della sinistra che lo odia, ma per conto del centrodestra. Insomma, lui è un cavallo di Troia. Nessuno come lui sa prendere i voti della destra. Renzi è uno che si prende tutti i propri voti, ovvero il 35% circa, e ne aggiunge un altro 10% del centrodestra".
Una volta al potere farà cose di destra?
"Questo non lo so, ma intanto il segnale su articolo 18 e riforma del lavoro mi sembra rivolto alla destra. In generale, però, quando si pensa all'attività di un governo bisogna ammettere che è eterodiretta dall'Europa per un buon 80%. A Renzi premier rimarrà un venti per cento libero per fare cose di destra e di sinistra. Ma non vedo molta sinistra in giro, non vedo idee socialiste".
Che cambia con la sconfitta di Berlusconi e l'avvento di Renzi?
"Berlusconi era l'ultimo leader della vecchia era, l'ultima balena bianca da cacciare dopo Bettino Craxi. Una volta che l'hanno messo fuori gioco, anche la magistratura politicizzata con chi se la deve prendere? Con Cuperlo ed Enrico Letta? Sabato si è aperta un'epoca straordinaria, perché Renzi è indenne da inchieste giudiziarie".
"Non ho nessuna antipatia per lui. Anzi. Ha fatto fuori Berlusconi e i comunisti. Non è lo strumento del Cavaliere, ma semmai di una rivoluzione che cancella il bipolarismo. Non l'ha capito Angelino Alfano, che ha sbagliato tutto già nel nome del suo partitino: Nuovo Centrodestra. Non ha capito che se avesse tolto la parola "destra" Renzi si pigliava anche lui e lo salvava. L'elettore moderato o di destra che voterà Renzi, magari avrebbe apprezzato di potersi appoggiare a un partito di centro. Invece così Alfano può giusto aspettare la chiamata di Berlusconi".
"Ci arrivo, ci arrivo. Renzi fa finta di credere di stare dalla parte "giusta", la sinistra. Ma sa che non avendo battuto Berlusconi con l'aiuto dei magistrati, può prendergli i voti. Non ha un vero antagonista perché non possiamo certo immaginare che gli contendano la vittoria Alfano, la Meloni, Galan o lo stesso Tosi, che pure mi sembra quello più dotato.
Quindi Renzi è la destra e la sinistra al contempo. O un centro senza avversari. Io lo ammiro per quello che è riuscito a fare, per come ha ucciso il bipolarismo. Se ne avessi l'occasione proverei a sfidarlo solo sulle cose concrete da fare in futuro".
Pensa che Giorgio Napolitano stia cambiando cavallo, mollando Enrico Letta per Renzi?
"Di Napolitano e di quello che pensa so poco. Però posso dire che Letta rappresenta le larghe intese calate dall'alto, dal Quirinale. Mentre Matteo rappresenta le larghe intese che partono dal basso, da milioni di voti. Napolitano per primo sa che questo governo poco democratico non può durare più di tanto e che quindi conviene non ostacolare il sindaco di Firenze. E Renzi sa benissimo che se non gli fanno fare subito le riforme è meglio andare al voto in tempi brevi".
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Re: quo vadis PD ????
Correnti di pensiero – 1
23 GEN 2014 17:51
1. SGARBI: “RENZI HA FATTO FUORI BERLUSCONI E I COMUNISTI E HA UCCISO IL BIPOLARISMO” -
"Guardi, lui il bipolarismo lo ha appena ucciso, ma su questo torniamo tra poco. Qualcuno mi sa spiegare che differenze politiche ci sono tra la Comi, la Ravetto e la Boschi? Io le dico che non vedo grosse differenze politiche sostanziali neppure tra Berlusconi e Renzi".
Addirittura?
"Sì, sono uguali. Solo che uno ha quarant'anni di meno e ha appena sconfitto l'altro".
**
Da Wikipedia
I pilastri dell'attuale sistema politico italiano sono tre:
• Bipolarismo
• Bipartitismo
• Democrazia dell'alternanza.
Bipolarismo
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Si definisce bipolare un sistema politico che vede la contrapposizione di due blocchi distinti, rappresentati, di solito, da due coalizioni o raggruppamenti di partiti e/o movimenti, che si contendono la conquista del potere.
Tipi di bipolarismo
Un'importante distinzione deve essere fatta tra un sistema bipolare bipartitico o pluripartitico. Il primo si ha quando la contrapposizione politica si ha, prevalentemente, tra due partiti; mentre la seconda quando tale contrapposizione si ha tra una maggioranza di partiti. La propensione verso l'uno o verso l'altro sistema dipende dal sistema elettorale presente. Quanto più il sistema elettorale sarà improntato verso il maggioritario, tanto più si tenderà a creare un sistema bipartitico.[1]
Dal pensiero di Sgarbi, si deduce che Renzi ha dato vita ad un sistema unico.
Una grande Dc, che ha eliminato le ali estreme dell’arco costituzionale.
Se poi, il pastrocchium va in porto siamo al partito unico.
Gli imprenditori secondo Brambilla (imprenditore brianzolo a Piazzapulita), sono passati tutti con Renzi.
Se Berlusconi dovesse essere veramente interdetto a breve dalla magistratura Renzi si troverebbe in mano tutta la partita con il sistema elettorale proposto.
Il giudizio peggiore di FI nei confronti di Renzi è della Ranzulli (stamani ad Agorà) : Non mi dispiace.
Gli altri sono tutti entusiasti.
23 GEN 2014 17:51
1. SGARBI: “RENZI HA FATTO FUORI BERLUSCONI E I COMUNISTI E HA UCCISO IL BIPOLARISMO” -
"Guardi, lui il bipolarismo lo ha appena ucciso, ma su questo torniamo tra poco. Qualcuno mi sa spiegare che differenze politiche ci sono tra la Comi, la Ravetto e la Boschi? Io le dico che non vedo grosse differenze politiche sostanziali neppure tra Berlusconi e Renzi".
Addirittura?
"Sì, sono uguali. Solo che uno ha quarant'anni di meno e ha appena sconfitto l'altro".
**
Da Wikipedia
I pilastri dell'attuale sistema politico italiano sono tre:
• Bipolarismo
• Bipartitismo
• Democrazia dell'alternanza.
Bipolarismo
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Si definisce bipolare un sistema politico che vede la contrapposizione di due blocchi distinti, rappresentati, di solito, da due coalizioni o raggruppamenti di partiti e/o movimenti, che si contendono la conquista del potere.
Tipi di bipolarismo
Un'importante distinzione deve essere fatta tra un sistema bipolare bipartitico o pluripartitico. Il primo si ha quando la contrapposizione politica si ha, prevalentemente, tra due partiti; mentre la seconda quando tale contrapposizione si ha tra una maggioranza di partiti. La propensione verso l'uno o verso l'altro sistema dipende dal sistema elettorale presente. Quanto più il sistema elettorale sarà improntato verso il maggioritario, tanto più si tenderà a creare un sistema bipartitico.[1]
Dal pensiero di Sgarbi, si deduce che Renzi ha dato vita ad un sistema unico.
Una grande Dc, che ha eliminato le ali estreme dell’arco costituzionale.
Se poi, il pastrocchium va in porto siamo al partito unico.
Gli imprenditori secondo Brambilla (imprenditore brianzolo a Piazzapulita), sono passati tutti con Renzi.
Se Berlusconi dovesse essere veramente interdetto a breve dalla magistratura Renzi si troverebbe in mano tutta la partita con il sistema elettorale proposto.
Il giudizio peggiore di FI nei confronti di Renzi è della Ranzulli (stamani ad Agorà) : Non mi dispiace.
Gli altri sono tutti entusiasti.
Re: quo vadis PD ????
l'innamoramento dei destri per Renzi è dato un pò troppo per scontato.
hai sentito ieri sera Feltri : se per caso dovessero arrivare al ballottaggio M5s e Pd, lui - senza alcun dubbio- voterebbe M5s , preferirebbe lo sfascio al PD.
Non è mica l'unico a pensarla così.
hai sentito ieri sera Feltri : se per caso dovessero arrivare al ballottaggio M5s e Pd, lui - senza alcun dubbio- voterebbe M5s , preferirebbe lo sfascio al PD.
Non è mica l'unico a pensarla così.
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- Iscritto il: 21/02/2012, 19:25
Re: quo vadis PD ????
E te vai a dar retta a Feltri? Ogni suo intervento ha un fine preciso. Non parla d'impulso come vorrebbe far credere.Amadeus ha scritto:l'innamoramento dei destri per Renzi è dato un pò troppo per scontato.
hai sentito ieri sera Feltri : se per caso dovessero arrivare al ballottaggio M5s e Pd, lui - senza alcun dubbio- voterebbe M5s , preferirebbe lo sfascio al PD.
Non è mica l'unico a pensarla così.
un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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