Top News
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Top News
Porcellum, la Consulta: “Distorce il voto”. Ma la Corte apre a liste bloccate “corte”
Le motivazioni dei giudici costituzionali dopo la bocciatura della legge elettorale: "Va contro l'articolo 3". Ma sottolineano: "Le Camere non cessano di operare. Gli effetti della sentenza con le nuove elezioni". Il Pd: "Le nostre proposte sono tutte valide"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 13 gennaio 2014Commenti (38)
Il premio di maggioranza previsto dal Porcellum “è foriero di una eccessiva sovra-rappresentazione” e può produrre “una distorsione”, perché non impone “il raggiungimento di una soglia minima di voti alla lista”. Così la Corte Costituzionale nelle motivazioni della sentenza sulla legge elettorale.
La Consulta ha depositato la sentenza che il 4 dicembre scorso ha bocciato due punti del Porcellum: l’attribuzione del premio di maggioranza e le liste bloccate. Quanto alle preferenze gli alti magistrati spiegano che “eventuali apparenti inconvenienti, che comunque non incidono sull’operatività del sistema elettorale”, “possono essere risolti mediante l’impiego degli ordinari criteri d’interpretazione” e “mediante interventi normativi secondari”. Ma la Consulta di fatto “apre” alle liste bloccate, anche se molto più “corte” di quelle previste dalla legge ideata da Roberto Calderoli. Le liste bloccate lunghe previste dal Porcellum, sostengono i giudici costituzionali, “rendono la disciplina in esame non comparabile né con altri sistemi caratterizzati da liste bloccate solo per parte dei seggi, né con altri” che prevedono un “numero dei candidati talmente esiguo da garantire l’effettiva conoscibilità degli stessi”. E nel frattempo? Resta comunque in vigore un sistema proporzionale depurato da qualsiasi premio di maggioranza e le Camere restano operative secondo il principio di continuità delle istituzioni. La prima reazione politica è quella del Pd, con la responsabile per le Riforme Maria Elena Boschi: “Dopo il deposito delle motivazioni della sentenza della consulta non ci sono più alibi – dice – possiamo, anzi dobbiamo procedere spediti per riformare la legge elettorale”. La Boschi evidenzia che la sentenza “conferma la legittimità” delle tre proposte Pd (sistema spagnolo, doppio turno stile sindaci e Mattarellum rivisitato). ”La sentenza – sottolinea la deputata- conferma la legittimità delle tre proposte avanzate dal Pd. Adesso non resta che chiudere prima possibile su uno dei modelli”.
Resta in vigore un sistema proporzionale puro
La legge elettorale che rimane in vigore dopo gli interventi della Consulta consiste in “un sistema proporzionale depurato del premio di maggioranza”. “Ciò che resta, invero – scrive la Consulta – è precisamente il meccanismo in ragione proporzionale delineato dall’art. 1 del d.P.R. n. 361 del 1957 e dall’art. 1 del d.lgs. n. 533 del 1993, depurato dell’attribuzione del premio di maggioranza; e le norme censurate riguardanti l’espressione del voto risultano integrate in modo da consentire un voto di preferenza”. “Non rientra tra i compiti di questa Corte valutare l’opportunità e/o l’efficacia di tale meccanismo – sottolinea la Consulta – spettando ad essa solo di verificare la conformità alla Costituzione delle specifiche norme censurate e la possibilità immediata di procedere ad elezioni con la restante normativa, condizione, quest’ultima, connessa alla natura della legge elettorale di ‘legge costituzionalmente necessaria’”.
Il premio di maggioranza “incompatibile con la Costituzione”
Dunque il premio di maggioranza. La Corte Costituzionale lo boccia perché la norma “non è proporzionata” rispetto all’obiettivo perseguito, quale è quello della stabilità del governo del Paese e dell’efficienza dei processi decisionali”. “Le norme censurate, pur perseguendo un obiettivo di rilievo costituzionale, qual è quello della stabilità del governo del Paese e dell’efficienza dei processi decisionali nell’ambito parlamentare – scrive la Consulta – dettano una disciplina che non rispetta il vincolo del minor sacrificio possibile degli altri interessi e valori costituzionalmente protetti”, ponendosi in contrasto con specifiche norme costituzionali. In definitiva – rileva la Corte – “detta disciplina non è proporzionata rispetto all’obiettivo perseguito, posto che determina una compressione della funzione rappresentativa dell’assemblea, nonché dell’eguale diritto di voto, eccessiva e tale da produrre un’alterazione profonda della composizione della rappresentanza democratica, sulla quale si fonda l’intera architettura dell’ordinamento costituzionale vigente”.
In altri termini – precisa ancora la Corte – le disposizioni del Porcellum “non impongono il raggiungimento di una soglia minima di voti alla lista (o coalizione di liste) di maggioranza relativa dei voti; e ad essa assegnano automaticamente un numero anche molto elevato di seggi, tale da trasformare, in ipotesi, una formazione che ha conseguito una percentuale pur molto ridotta di suffragi in quella che raggiunge la maggioranza assoluta dei componenti dell’assemblea. Risulta, pertanto, palese che in tal modo esse consentono una illimitata compressione della rappresentatività dell’assemblea parlamentare, incompatibile con i principi costituzionali”.
Il premio di maggioranza al Senato: “Risultato casuale di una somma di premi regionali”
Le stesse argomentazioni – osserva la Corte – vanno svolte anche riguardo al premio di maggioranza per le elezioni del Senato della Repubblica. Nell’attribuire il premio della maggioranza assoluta, in ambito regionale, alla lista (o coalizione di liste) che abbia ottenuto semplicemente un numero maggiore di voti rispetto alle altre liste, in difetto del raggiungimento di una soglia minima, le norme “contengono una disciplina manifestamente irragionevole, che comprime la rappresentatività dell’assemblea parlamentare, attraverso la quale si esprime la sovranità popolare, in misura sproporzionata rispetto all’obiettivo perseguito (garantire la stabilità di governo e l’efficienza decisionale del sistema), incidendo anche sull’eguaglianza del voto”, in violazione di specifiche norme costituzionali. Il premio di maggioranza per il Senato, inoltre – sottolinea la Consulta – ha mostrato “l’inidoneità al raggiungimento dell’obiettivo perseguito, in modo più netto rispetto alla disciplina prevista per l’elezione della Camera dei deputati”. La norma, infatti, “stabilendo che l’attribuzione del premio di maggioranza è su scala regionale, produce l’effetto che la maggioranza in seno all’assemblea del Senato sia il risultato casuale di una somma di premi regionali, che può finire per rovesciare il risultato ottenuto dalle liste o coalizioni di liste su base nazionale, favorendo la formazione di maggioranze parlamentari non coincidenti nei due rami del Parlamento, pur in presenza di una distribuzione del voto nell’insieme sostanzialmente omogenea. Ciò rischia di compromettere sia il funzionamento della forma di governo parlamentare delineata dalla Costituzione repubblicana, nella quale il Governo deve avere la fiducia delle due Camere (art. 94, primo comma, Cost.), sia l’esercizio della funzione legislativa, che l’art. 70 della Costituzione attribuisce collettivamente alla Camera ed al Senato”.
Le liste bloccate
Scrivono i giudici costituzionali che le liste bloccate, come previste dal Porcellum, sono tali da alterare per l’intero complesso dei parlamentari il rapporto di rappresentanza tra elettori ed eletti e coartano la libertà degli elettori nell’elezione dei propri rappresentanti in Parlamento, pertanto queste condizioni “rendono la disciplina in esame non comparabile né con altri sistemi caratterizzati da liste bloccate solo per una parte dei seggi, né con altri caratterizzati da circoscrizioni elettorali di dimensioni territorialmente ridotte, nelle quali il numero dei candidati da eleggere sia talmente esiguo da garantire l’effettiva conoscibilità degli stessi e con essa l’effettività della scelta e la libertà del voto (al pari di quanto accade nel caso dei collegi uninominali)”.
L’operatività e la legittimità delle Camere
Ma la Consulta si sofferma a lungo sulla legittimità delle Camere dopo la sentenza della Corte che ha smontato l’attuale sistema elettorale. “Il principio fondamentale della continuità dello Stato”, si legge, “non è un’astrazione e dunque si realizza in concreto attraverso la continuità in particolare dei suoi organi costituzionali: di tutti gli organi costituzionali, a cominciare dal Parlamento” e tale principio prevale. ”Le Camere – scrivono i giudici – sono organi costituzionalmente necessari ed indefettibili e non possono in alcun momento cessare di esistere o perdere la capacità di deliberare”. “È evidente – prosegue la Corte Costituzionale – che la decisione che si assume, di annullamento delle norme censurate, avendo modificato in parte la normativa che disciplina le elezioni per la Camera e per il Senato, produrrà i suoi effetti esclusivamente in occasione di una nuova consultazione elettorale”. Insomma “la normativa che resta in vigore per effetto della dichiarata illegittimità costituzionale” del Porcellum “è ‘complessivamente idonea a garantire il rinnovo, in ogni momento, dell’organo costituzionale elettivo’, così come richiesto dalla costante giurisprudenza di questa Corte”.
“Gli effetti con le nuove elezioni, gli atti delle Camere tutti legittimi”
La Consulta spiega così la non retroattività degli effetti della sentenza che boccia il Porcellum: “Le elezioni che si sono svolte in applicazione anche delle norme elettorali dichiarate costituzionalmente illegittime costituiscono, in definitiva, e con ogni evidenza, un fatto concluso, posto che il processo di composizione delle Camere si compie con la proclamazione degli eletti”. Allo stesso modo, sono escluse dall’illegittimità le decisioni prese dal Parlamento. “Del pari, non sono riguardati – scrive la Corte costituzionale nelle sue motivazioni – gli atti che le Camere adotteranno prima che si svolgano nuove consultazioni elettorali“.
“La decisione che si assume, di annullamento delle norme censurate, avendo modificato in parte qua la normativa che disciplina le elezioni per la Camera e per il Senato, produrrà i suoi effetti esclusivamente in occasione di una nuova consultazione elettorale, consultazione che si dovrà effettuare o secondo le regole contenute nella normativa che resta in vigore a seguito della presente decisione, ovvero secondo la nuova normativa elettorale eventualmente adottata dalle Camere”. La sentenza “pertanto, non tocca in alcun modo gli atti posti in essere in conseguenza di quanto stabilito durante il vigore delle norme annullate, compresi gli esiti delle elezioni svoltesi e gli atti adottati dal Parlamento eletto”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01 ... -2/842189/
Le motivazioni dei giudici costituzionali dopo la bocciatura della legge elettorale: "Va contro l'articolo 3". Ma sottolineano: "Le Camere non cessano di operare. Gli effetti della sentenza con le nuove elezioni". Il Pd: "Le nostre proposte sono tutte valide"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 13 gennaio 2014Commenti (38)
Il premio di maggioranza previsto dal Porcellum “è foriero di una eccessiva sovra-rappresentazione” e può produrre “una distorsione”, perché non impone “il raggiungimento di una soglia minima di voti alla lista”. Così la Corte Costituzionale nelle motivazioni della sentenza sulla legge elettorale.
La Consulta ha depositato la sentenza che il 4 dicembre scorso ha bocciato due punti del Porcellum: l’attribuzione del premio di maggioranza e le liste bloccate. Quanto alle preferenze gli alti magistrati spiegano che “eventuali apparenti inconvenienti, che comunque non incidono sull’operatività del sistema elettorale”, “possono essere risolti mediante l’impiego degli ordinari criteri d’interpretazione” e “mediante interventi normativi secondari”. Ma la Consulta di fatto “apre” alle liste bloccate, anche se molto più “corte” di quelle previste dalla legge ideata da Roberto Calderoli. Le liste bloccate lunghe previste dal Porcellum, sostengono i giudici costituzionali, “rendono la disciplina in esame non comparabile né con altri sistemi caratterizzati da liste bloccate solo per parte dei seggi, né con altri” che prevedono un “numero dei candidati talmente esiguo da garantire l’effettiva conoscibilità degli stessi”. E nel frattempo? Resta comunque in vigore un sistema proporzionale depurato da qualsiasi premio di maggioranza e le Camere restano operative secondo il principio di continuità delle istituzioni. La prima reazione politica è quella del Pd, con la responsabile per le Riforme Maria Elena Boschi: “Dopo il deposito delle motivazioni della sentenza della consulta non ci sono più alibi – dice – possiamo, anzi dobbiamo procedere spediti per riformare la legge elettorale”. La Boschi evidenzia che la sentenza “conferma la legittimità” delle tre proposte Pd (sistema spagnolo, doppio turno stile sindaci e Mattarellum rivisitato). ”La sentenza – sottolinea la deputata- conferma la legittimità delle tre proposte avanzate dal Pd. Adesso non resta che chiudere prima possibile su uno dei modelli”.
Resta in vigore un sistema proporzionale puro
La legge elettorale che rimane in vigore dopo gli interventi della Consulta consiste in “un sistema proporzionale depurato del premio di maggioranza”. “Ciò che resta, invero – scrive la Consulta – è precisamente il meccanismo in ragione proporzionale delineato dall’art. 1 del d.P.R. n. 361 del 1957 e dall’art. 1 del d.lgs. n. 533 del 1993, depurato dell’attribuzione del premio di maggioranza; e le norme censurate riguardanti l’espressione del voto risultano integrate in modo da consentire un voto di preferenza”. “Non rientra tra i compiti di questa Corte valutare l’opportunità e/o l’efficacia di tale meccanismo – sottolinea la Consulta – spettando ad essa solo di verificare la conformità alla Costituzione delle specifiche norme censurate e la possibilità immediata di procedere ad elezioni con la restante normativa, condizione, quest’ultima, connessa alla natura della legge elettorale di ‘legge costituzionalmente necessaria’”.
Il premio di maggioranza “incompatibile con la Costituzione”
Dunque il premio di maggioranza. La Corte Costituzionale lo boccia perché la norma “non è proporzionata” rispetto all’obiettivo perseguito, quale è quello della stabilità del governo del Paese e dell’efficienza dei processi decisionali”. “Le norme censurate, pur perseguendo un obiettivo di rilievo costituzionale, qual è quello della stabilità del governo del Paese e dell’efficienza dei processi decisionali nell’ambito parlamentare – scrive la Consulta – dettano una disciplina che non rispetta il vincolo del minor sacrificio possibile degli altri interessi e valori costituzionalmente protetti”, ponendosi in contrasto con specifiche norme costituzionali. In definitiva – rileva la Corte – “detta disciplina non è proporzionata rispetto all’obiettivo perseguito, posto che determina una compressione della funzione rappresentativa dell’assemblea, nonché dell’eguale diritto di voto, eccessiva e tale da produrre un’alterazione profonda della composizione della rappresentanza democratica, sulla quale si fonda l’intera architettura dell’ordinamento costituzionale vigente”.
In altri termini – precisa ancora la Corte – le disposizioni del Porcellum “non impongono il raggiungimento di una soglia minima di voti alla lista (o coalizione di liste) di maggioranza relativa dei voti; e ad essa assegnano automaticamente un numero anche molto elevato di seggi, tale da trasformare, in ipotesi, una formazione che ha conseguito una percentuale pur molto ridotta di suffragi in quella che raggiunge la maggioranza assoluta dei componenti dell’assemblea. Risulta, pertanto, palese che in tal modo esse consentono una illimitata compressione della rappresentatività dell’assemblea parlamentare, incompatibile con i principi costituzionali”.
Il premio di maggioranza al Senato: “Risultato casuale di una somma di premi regionali”
Le stesse argomentazioni – osserva la Corte – vanno svolte anche riguardo al premio di maggioranza per le elezioni del Senato della Repubblica. Nell’attribuire il premio della maggioranza assoluta, in ambito regionale, alla lista (o coalizione di liste) che abbia ottenuto semplicemente un numero maggiore di voti rispetto alle altre liste, in difetto del raggiungimento di una soglia minima, le norme “contengono una disciplina manifestamente irragionevole, che comprime la rappresentatività dell’assemblea parlamentare, attraverso la quale si esprime la sovranità popolare, in misura sproporzionata rispetto all’obiettivo perseguito (garantire la stabilità di governo e l’efficienza decisionale del sistema), incidendo anche sull’eguaglianza del voto”, in violazione di specifiche norme costituzionali. Il premio di maggioranza per il Senato, inoltre – sottolinea la Consulta – ha mostrato “l’inidoneità al raggiungimento dell’obiettivo perseguito, in modo più netto rispetto alla disciplina prevista per l’elezione della Camera dei deputati”. La norma, infatti, “stabilendo che l’attribuzione del premio di maggioranza è su scala regionale, produce l’effetto che la maggioranza in seno all’assemblea del Senato sia il risultato casuale di una somma di premi regionali, che può finire per rovesciare il risultato ottenuto dalle liste o coalizioni di liste su base nazionale, favorendo la formazione di maggioranze parlamentari non coincidenti nei due rami del Parlamento, pur in presenza di una distribuzione del voto nell’insieme sostanzialmente omogenea. Ciò rischia di compromettere sia il funzionamento della forma di governo parlamentare delineata dalla Costituzione repubblicana, nella quale il Governo deve avere la fiducia delle due Camere (art. 94, primo comma, Cost.), sia l’esercizio della funzione legislativa, che l’art. 70 della Costituzione attribuisce collettivamente alla Camera ed al Senato”.
Le liste bloccate
Scrivono i giudici costituzionali che le liste bloccate, come previste dal Porcellum, sono tali da alterare per l’intero complesso dei parlamentari il rapporto di rappresentanza tra elettori ed eletti e coartano la libertà degli elettori nell’elezione dei propri rappresentanti in Parlamento, pertanto queste condizioni “rendono la disciplina in esame non comparabile né con altri sistemi caratterizzati da liste bloccate solo per una parte dei seggi, né con altri caratterizzati da circoscrizioni elettorali di dimensioni territorialmente ridotte, nelle quali il numero dei candidati da eleggere sia talmente esiguo da garantire l’effettiva conoscibilità degli stessi e con essa l’effettività della scelta e la libertà del voto (al pari di quanto accade nel caso dei collegi uninominali)”.
L’operatività e la legittimità delle Camere
Ma la Consulta si sofferma a lungo sulla legittimità delle Camere dopo la sentenza della Corte che ha smontato l’attuale sistema elettorale. “Il principio fondamentale della continuità dello Stato”, si legge, “non è un’astrazione e dunque si realizza in concreto attraverso la continuità in particolare dei suoi organi costituzionali: di tutti gli organi costituzionali, a cominciare dal Parlamento” e tale principio prevale. ”Le Camere – scrivono i giudici – sono organi costituzionalmente necessari ed indefettibili e non possono in alcun momento cessare di esistere o perdere la capacità di deliberare”. “È evidente – prosegue la Corte Costituzionale – che la decisione che si assume, di annullamento delle norme censurate, avendo modificato in parte la normativa che disciplina le elezioni per la Camera e per il Senato, produrrà i suoi effetti esclusivamente in occasione di una nuova consultazione elettorale”. Insomma “la normativa che resta in vigore per effetto della dichiarata illegittimità costituzionale” del Porcellum “è ‘complessivamente idonea a garantire il rinnovo, in ogni momento, dell’organo costituzionale elettivo’, così come richiesto dalla costante giurisprudenza di questa Corte”.
“Gli effetti con le nuove elezioni, gli atti delle Camere tutti legittimi”
La Consulta spiega così la non retroattività degli effetti della sentenza che boccia il Porcellum: “Le elezioni che si sono svolte in applicazione anche delle norme elettorali dichiarate costituzionalmente illegittime costituiscono, in definitiva, e con ogni evidenza, un fatto concluso, posto che il processo di composizione delle Camere si compie con la proclamazione degli eletti”. Allo stesso modo, sono escluse dall’illegittimità le decisioni prese dal Parlamento. “Del pari, non sono riguardati – scrive la Corte costituzionale nelle sue motivazioni – gli atti che le Camere adotteranno prima che si svolgano nuove consultazioni elettorali“.
“La decisione che si assume, di annullamento delle norme censurate, avendo modificato in parte qua la normativa che disciplina le elezioni per la Camera e per il Senato, produrrà i suoi effetti esclusivamente in occasione di una nuova consultazione elettorale, consultazione che si dovrà effettuare o secondo le regole contenute nella normativa che resta in vigore a seguito della presente decisione, ovvero secondo la nuova normativa elettorale eventualmente adottata dalle Camere”. La sentenza “pertanto, non tocca in alcun modo gli atti posti in essere in conseguenza di quanto stabilito durante il vigore delle norme annullate, compresi gli esiti delle elezioni svoltesi e gli atti adottati dal Parlamento eletto”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01 ... -2/842189/
-
- Messaggi: 2102
- Iscritto il: 21/02/2012, 22:29
Re: Top News
Secondo voi è il caso che Hollande si dimetta?
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
Robert Harris, "Archangel"
-
- Messaggi: 2102
- Iscritto il: 21/02/2012, 22:29
Re: Top News
Però un presidente deve avere una condotta specchiata, questo va detto
Se vuole cambiare compagna di letto va benissimo ma prima di spassarsela deve mollare l'altra, altrimenti diventa meno credibile in generale
Se vuole cambiare compagna di letto va benissimo ma prima di spassarsela deve mollare l'altra, altrimenti diventa meno credibile in generale
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
Robert Harris, "Archangel"
Re: Top News
A rimetterci sono sempre le donne.
IN FRANCIA
La Gayet querela il settimanale Closer
E per Julie si chiudono le porte di Villa Medici
Il ministro revoca all’attrice la nomina a membro della giuria dei borsisti per l’Accademia di Francia a Roma
Francois Hollande ieri aveva annunciato che malgrado l’oltraggio non avrebbe querelato il settimanale Closer che ha pubblicato le foto e lasciato intendere di un’affaire con l’attrice Julie Gayet. Quest’ultima, invece, riferiscono i media francesi, ha deciso mercoledì di querelare il settimanale del gruppo Mondadori.
VILLA MEDICI - La notizia della sua presunta relazione con il presidente è intanto già costata alla Gayet il posto di giurato per i borsisti dell’Accademia di Francia a Villa Medici a Roma, , che ha sede a Villa Medici a Trinità dei Monti.La revoca è stata decisa dal ministro della Cultura, Aurelie Filippetti, che ha comunicato la decisione con un certo imbarazzo.
LA REVOCA - La nomina all’incarico, che secondo il sito web di Villa Medici era stata fatta «dal ministro della Cultura», è stata revocata dalla stessa Filippetti. Il suo staff ha spiegato come «il nome (della Gayet) era stato proposto da Eric Chassey, direttore dell’Accademia, ma il ministro ha deciso di non designarla. Il decreto non è stato firmato».
Redazione Online
15 gennaio 2014 | 24:03
https://apps.facebook.com/corrieresocia ... m=facebook
IN FRANCIA
La Gayet querela il settimanale Closer
E per Julie si chiudono le porte di Villa Medici
Il ministro revoca all’attrice la nomina a membro della giuria dei borsisti per l’Accademia di Francia a Roma
Francois Hollande ieri aveva annunciato che malgrado l’oltraggio non avrebbe querelato il settimanale Closer che ha pubblicato le foto e lasciato intendere di un’affaire con l’attrice Julie Gayet. Quest’ultima, invece, riferiscono i media francesi, ha deciso mercoledì di querelare il settimanale del gruppo Mondadori.
VILLA MEDICI - La notizia della sua presunta relazione con il presidente è intanto già costata alla Gayet il posto di giurato per i borsisti dell’Accademia di Francia a Villa Medici a Roma, , che ha sede a Villa Medici a Trinità dei Monti.La revoca è stata decisa dal ministro della Cultura, Aurelie Filippetti, che ha comunicato la decisione con un certo imbarazzo.
LA REVOCA - La nomina all’incarico, che secondo il sito web di Villa Medici era stata fatta «dal ministro della Cultura», è stata revocata dalla stessa Filippetti. Il suo staff ha spiegato come «il nome (della Gayet) era stato proposto da Eric Chassey, direttore dell’Accademia, ma il ministro ha deciso di non designarla. Il decreto non è stato firmato».
Redazione Online
15 gennaio 2014 | 24:03
https://apps.facebook.com/corrieresocia ... m=facebook
Re: Top News
per la serie deja vu
http://www.repubblica.it/politica/2014/ ... -76055426/
Pronto il partito di Passera: "Uno shock contro il degrado"
L'ex ministro: nei prossimi giorni l'annuncio. Il progetto illustrato a un gruppo di economisti e banchieri
MILANO - "Uno shock per non far scivolare il Paese nel baratro. Si può". Corrado Passera torna in campo italianizzando il motto Yes we can, lo slogan della prima campagna elettorale di Barak Obama per la corsa alla Casa Bianca. Il nuovo movimento politico dell'ex ministro dello Sviluppo economico del governo Monti è ormai pronto. "Lo annuncerò nei prossimi giorni" - ha anticipato ieri l'ex ministro illustrando il suo progetto a un gruppo selezionato di manager, imprenditori, economisti, banchieri riuniti a porte chiuse dal club Ambrosetti in un grande albergo del centro di Milano. La cornice era quella degli incontri del ciclo Economic Indicator.
Le prime sfide del ritorno politico di Passera sono tre. Ridisegnare la macchina dello Stato per tornare ad attirare gli investimenti esteri. Progettare un nuovo welfare. Una nuova legge elettorale a doppio turno per far tornare agli italiani la passione per la politica. "La sfida all'antipolitica si vince puntando sulla qualità dei candidati - spiega Passera al termine dell'incontro - Se in lista si candidano persone non di valore, la gente vota da un'altra parte o non vota nemmeno perché non ha più fiducia nella politica. Il mio progetto è una legge elettorale a doppio turno. Con collegi molto piccoli e liste ridotte al minimo. Possibilmente composte anche da un solo candidato. Nel primo turno si presentano tutti per coinvolgere il massimo numero di elettori. Nel secondo si possono formare le coalizioni".
Ad ascoltare la conferenza dell'ex banchiere e manager, poi ministro con Monti, ci sono nomi dell'economia e della finanza. Tra gli altri, l'amministratore delegato del gruppo Hewlett-Packard Stefano Venturi. Il presidente e ad di Guala Closures Marco Giovannini. Il numero uno del gruppo editoriale De Agostini Alessandro Belloni. L'amministratore delegato di General Electric Italia Sandro De Poli. Ma anche banchieri come Andrea Soro, responsabile per l'Italia e il Sud Europa di Royal Bank of Scotland. Il direttore generale di Visa Europa Davide Stefanini. Quello della sede italiana del colosso bancario britannico Hsbc, Marzio Perelli, e John Stewart Crowe, dell'omonimo studio di consulenza contabile.
L'uscita dalla recessione è lenta. I volti dei manager sono preoccupati. Passera sfodera subito il suo programma choc per dare una scossa all'economia. La prima missione è quella di riportare in Italia gli investimenti stranieri fuggiti all'estero. Per colpa delle troppe regole, del peso della burocrazia, dell'instabilità politica. La parola chiave, però, sembra essere qualità. A cominciare dai nomi dei candidati da mettere in lista. "Un grande lavoro per mettere insieme proposte che rimettano in moto questo Paese, che non sono né di destra né di sinistra", aveva detto Passera due mesi fa al forum organizzato dalla Coldiretti a Cernobbio, sul lago di Como. Nel quale aveva annunciato: "La squadra è ormai pronta".
Il vero battesimo di questo nuovo cantiere dei moderati è ormai solo questione di giorni. L'obiettivo di Passera sembra essere non solo raccogliere l'eredità del professor Monti, ma di allargare la base del consenso di questa nuova formazione a tutti gli scontenti che non si riconoscono nell'attuale scenario politico. Parlando dell'addio di Mario Monti a Scelta civica, Passera aveva detto: "Era il mio timore. Per questo, con grande sofferenza, ai tempi dissi di no a entrare in quel partito. In quel progetto è sicuramente mancato il coraggio della proposta radicale e la sufficiente novità della proposta politica". Quel coraggio e quella scelta radicale che oggi l'ex ministro del governo Monti conta di aver messo nel suo progetto per un nuovo modello del Paese. In grado di contribuire ad arrestare il declino dell'economia italiana e ad iniziare a recuperare il tempo perduto.
Alla fine dell'incontro di ieri commenti tutti positivi. Sui volti era perfino tornato qualche sorriso. A guardare con interesse il progetto politico annunciato da Passera era stata nei mesi scorsi anche Ilaria Borletti Buitoni, ex presidente del Fai, rimasta dentro Scelta civica dopo la scissione e tuttora sottosegretario ai Beni Culturali nel governo presieduto da Enrico Letta.
http://www.repubblica.it/politica/2014/ ... -76055426/
Pronto il partito di Passera: "Uno shock contro il degrado"
L'ex ministro: nei prossimi giorni l'annuncio. Il progetto illustrato a un gruppo di economisti e banchieri
MILANO - "Uno shock per non far scivolare il Paese nel baratro. Si può". Corrado Passera torna in campo italianizzando il motto Yes we can, lo slogan della prima campagna elettorale di Barak Obama per la corsa alla Casa Bianca. Il nuovo movimento politico dell'ex ministro dello Sviluppo economico del governo Monti è ormai pronto. "Lo annuncerò nei prossimi giorni" - ha anticipato ieri l'ex ministro illustrando il suo progetto a un gruppo selezionato di manager, imprenditori, economisti, banchieri riuniti a porte chiuse dal club Ambrosetti in un grande albergo del centro di Milano. La cornice era quella degli incontri del ciclo Economic Indicator.
Le prime sfide del ritorno politico di Passera sono tre. Ridisegnare la macchina dello Stato per tornare ad attirare gli investimenti esteri. Progettare un nuovo welfare. Una nuova legge elettorale a doppio turno per far tornare agli italiani la passione per la politica. "La sfida all'antipolitica si vince puntando sulla qualità dei candidati - spiega Passera al termine dell'incontro - Se in lista si candidano persone non di valore, la gente vota da un'altra parte o non vota nemmeno perché non ha più fiducia nella politica. Il mio progetto è una legge elettorale a doppio turno. Con collegi molto piccoli e liste ridotte al minimo. Possibilmente composte anche da un solo candidato. Nel primo turno si presentano tutti per coinvolgere il massimo numero di elettori. Nel secondo si possono formare le coalizioni".
Ad ascoltare la conferenza dell'ex banchiere e manager, poi ministro con Monti, ci sono nomi dell'economia e della finanza. Tra gli altri, l'amministratore delegato del gruppo Hewlett-Packard Stefano Venturi. Il presidente e ad di Guala Closures Marco Giovannini. Il numero uno del gruppo editoriale De Agostini Alessandro Belloni. L'amministratore delegato di General Electric Italia Sandro De Poli. Ma anche banchieri come Andrea Soro, responsabile per l'Italia e il Sud Europa di Royal Bank of Scotland. Il direttore generale di Visa Europa Davide Stefanini. Quello della sede italiana del colosso bancario britannico Hsbc, Marzio Perelli, e John Stewart Crowe, dell'omonimo studio di consulenza contabile.
L'uscita dalla recessione è lenta. I volti dei manager sono preoccupati. Passera sfodera subito il suo programma choc per dare una scossa all'economia. La prima missione è quella di riportare in Italia gli investimenti stranieri fuggiti all'estero. Per colpa delle troppe regole, del peso della burocrazia, dell'instabilità politica. La parola chiave, però, sembra essere qualità. A cominciare dai nomi dei candidati da mettere in lista. "Un grande lavoro per mettere insieme proposte che rimettano in moto questo Paese, che non sono né di destra né di sinistra", aveva detto Passera due mesi fa al forum organizzato dalla Coldiretti a Cernobbio, sul lago di Como. Nel quale aveva annunciato: "La squadra è ormai pronta".
Il vero battesimo di questo nuovo cantiere dei moderati è ormai solo questione di giorni. L'obiettivo di Passera sembra essere non solo raccogliere l'eredità del professor Monti, ma di allargare la base del consenso di questa nuova formazione a tutti gli scontenti che non si riconoscono nell'attuale scenario politico. Parlando dell'addio di Mario Monti a Scelta civica, Passera aveva detto: "Era il mio timore. Per questo, con grande sofferenza, ai tempi dissi di no a entrare in quel partito. In quel progetto è sicuramente mancato il coraggio della proposta radicale e la sufficiente novità della proposta politica". Quel coraggio e quella scelta radicale che oggi l'ex ministro del governo Monti conta di aver messo nel suo progetto per un nuovo modello del Paese. In grado di contribuire ad arrestare il declino dell'economia italiana e ad iniziare a recuperare il tempo perduto.
Alla fine dell'incontro di ieri commenti tutti positivi. Sui volti era perfino tornato qualche sorriso. A guardare con interesse il progetto politico annunciato da Passera era stata nei mesi scorsi anche Ilaria Borletti Buitoni, ex presidente del Fai, rimasta dentro Scelta civica dopo la scissione e tuttora sottosegretario ai Beni Culturali nel governo presieduto da Enrico Letta.
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Top News
1. ALLA FINE HA CAPITO CHE ERA ARRIVATA AL CAPOLINEA: NUNZIA DE GEROLAMO SI E' DIMESSA -
2. “ L’HO DECISO PER LA MIA DIGNITÀ: È LA COSA PIÙ IMPORTANTE CHE HO E LA VOGLIO SALVAGUARDARE A QUALUNQUE COSTO. ED È STATA OFFESA DA CHI SA CHE NON HO FATTO NULLA E AVREBBE DOVUTO SPIEGARE PERCHÉ ERA SUO DOVERE PRIMA MORALE E POI POLITICO. NON POSSO RESTARE IN UN GOVERNO CHE NON HA DIFESO LA MIA ONORABILITÀ” -
3. ORA CHE FA NUNZIA? APRE UN BAR O TORNA IN FORZA ITALIA? (FITTI COLLOQUI CON VERDINI) - 4. LA FINANZA INDAGA SUL MINISTERO: INCHIESTA DELLA PROCURA SU FONDI UE E NOMINE -
1. ALLA FINE HA CAPITO CHE ERA ARRIVATA AL CAPOLINEA: NUNZIA DE GEROLAMO SI E' DIMESSA
Corriere.it
nunzia de girolamo francesco boccia
NUNZIA DE GIROLAMO FRANCESCO BOCCIA
«Mi dimetto da Ministro. L'ho deciso per la mia dignità: è la cosa più importante che ho e la voglio salvaguardare a qualunque costo. Ho deciso di lasciare un ministero e di lasciare un governo perché la mia dignità vale più di tutto questo ed è stata offesa da chi sa che non ho fatto nulla e avrebbe dovuto spiegare perché era suo dovere prima morale e poi politico. Non posso restare in un governo che non ha difeso la mia onorabilità». Lo annuncia in una nota il ministro Nunzia De Girolamo, dopo le polemiche per l'inchiesta sulla Asl di Benevento.
2. "IL TEMPO": DE GIROLAMO PRONTA A TORNARE DA SILVIO - IL MINISTRO DELL'AGRICOLTURA DELUSO DA ALFANO E LETTA, COLPEVOLI DI NON AVERLA DIFESA ABBASTANZA
Pa. Zap. per http://www.iltempo.it/politica/2014/01/ ... -1.1212226
Nunzia De Girolamo sta pensando di rientrare in Forza Italia. Una decisione sulla quale sta meditando da un po' di tempo, complice l'atteggiamento di Enrico Letta e del segretario del suo partito Angelino Alfano. Il ministro dell'Agricoltura non si è sentita difesa dal premier e molto ha pesato la sua assenza quando la scorsa settimana è andata in aula alla Camera per difendersi dalle accuse che le sono piovute addosso nel caso della Asl di Benevento.
Ma Nunzia De Girolamo, a quanto pare è rimasta anche abbastanza delusa dall'atteggiamento di Angelino Alfano, colpevole, per lei, di non essersi fatto sentire abbastanza per stroncare le accuse che le hanno rivolto.
Ieri è stata una giornata di incontri per il ministro. La De Girolamo è stata vista parlare con le deputate di Forza Italia Gabriella Giammanco e Annagrazia Calabria, con Denis Verdini, Rocco Palese e Vito Crimi. Colloqui fitti, per capire come Forza Italia reagirebbe al suo rientro al fianco di Berlusconi. Il Cavaliere da tempo sta portando avanti una campagna di «moral suasion» per riportare i ribelli del Nuovo Centrodestra dentro il suo partito. E potrebbe aver fatto breccia sull'insofferenza della ministra per le vicissitudini che l'hanno colpita nelle ultime settimane.
Una decisione non ancora presa e che potrebbe cogliere di sorpresa lo stesso Alfano. Giovedì, infatti, Nunzia De Girolamo ha partecipato a una riunione del Nuovo Centrodestra al Senato sul tema della riforma elettorale e, secondo il racconto dei partecipanti, non ha mostrato alcun segnale di rottura con il partito. Ma la decisione potrebbe arrivare entro pochissimi giorni.
Nunzia De Girolamo è uno dei cinque ministri del Ncd che hanno lasciato Forza Italia a novembre per restare nella maggioranza e appoggiare Enrico Letta. Sposata con il deputato del Pd Francesco Boccia è stata messa sotto accusa nelle ultime settimane per alcune intercettazioni - abusive - che avrebbe fatto il direttore sanitario della Asl di Benevento, Pisapia, a casa del ministro.
Ma con il suo ritorno in Forza Italia si aprirebbe anche il problema delle sue dimissioni da ministro. Passando a un partito che si trova all'opposizione la De Girolamo non potrebbe restare al governo. E a quel punto potrebbe anche dare una mano al premier per avviare un rimpasto di più ministri. Così come chiesto da una parte del Pd, da Lista Civica e dal Ncd.
3. DE GIROLAMO, LA FINANZA INDAGA SUL MINISTERO
ROMA, INCHIESTA DELLA PROCURA SU FONDI UE E NOMINE
giuliano foschini e fabio tonacci per La Repubblica
Dove finiscono i soldi dell'agricoltura italiana? A chi Nunzia De Girolamo, e prima di lei gli altri ministri che si sono seduti su quella poltrona, concede i miliardi di euro che ogni anno arrivano dall'Europa per i produttori di casa nostra?
È attorno a queste due domande che si muove un'indagine molto delicata della guardia di Finanza di Roma che, ancora qualche giorno fa, per acquisire documenti, fatture, mandati di pagamento, verbali di gare d'appalto ha bussato alle porte del ministero dell'Agricoltura e dell'Agea, la società controllata al 51 per cento, che ha il compito di erogare proprio i fondi.
de girolamo e calabria ricevono un biglietto da silvio
DE GIROLAMO E CALABRIA RICEVONO UN BIGLIETTO DA SILVIO
L'agenzia, cioè, dove la De Girolamo ha posizionato alcuni suoi fidati collaboratori. Il sospetto è che per anni, e fino a oggi, un'associazione a delinquere abbia lavorato di nascosto per ingannare l'Unione europea e frodare milioni e milioni di euro.
Il tema sono i Pac, i contributi destinati a sostenere chi in Italia coltiva la terra e alleva bestiame. Le cifre che ballano sono elevatissime: dal 2007 al 2013 sono arrivati da Strasburgo 8,9 miliardi di euro. A novembre sono stati ripartiti quelli per il periodo 2014-2020, e per l'Italia ci sono 44 miliardi.
Insomma, una montagna di denaro. In parte gestita direttamente dell'Unione europea che sceglie che tipo di produzioni sovvenzionare. Un'altra parte però è in capo allo Stato che decide quali sono le priorità: in queste settimane sono arrivate al ministero richieste perché non vengano privilegiati alcuni territori a svantaggio di altri. Perché tra le regioni più "fortunate" ci sarebbe proprio la Campania, terra da cui proviene e ha il feudo elettorale la De Girolamo.
«Le nomine - spiega Enzo Lavarra, responsabile agricoltura del Pd - che il ministro ha fatto all'Agea sono assolutamente inadeguate. Serve gente esperta e invece...». Il riferimento è a Giovanni Mainolfi, generale della Finanza, scelto proprio per «mettere ordine nell'agenzia». Il problema è che Mainolfi è indagato nell'inchiesta sulla P4 ed è più volte citato in quella della P3, come «persona vicina ad Alfonso Papa e Pasquale Lombardi», il politico e faccendiere campano che secondo la procura di Napoli avrebbero organizzato un'associazione segreta per pilotare appalti e concorsi.
Lombardi conosce bene Nicola de Girolamo, padre del ministro. Nel 2003 fu nominato nel comitato di sorveglianza del Consorzio agricolo di Benevento dove Nicola era direttore. E lo è ancora tuttora, nonostante sua figlia, il ministro, sia in qualche modo il suo controllore. «Ma mai farò interventi diretti» ha giurato lei.
Tornando all'Agea, la preoccupazione del ministro nasceva dai continui ingressi dei finanzieri del Nucleo Spesa pubblica e frodi comunitarie, guidati dal generale Bruno Bartoloni, che stanno portando avanti l'inchiesta della procura di Roma. Il fascicolo non è contro ignoti, ma i nomi iscritti sono al momento top secret.
Certo è però che l'indagine si muove in due direzioni: la prima riguarda il monte dei contributi, che spesso invece di finire ai produttori si perdono nei meandri della burocrazia interna tra appalti e software milionari mai realizzati. La seconda ha come oggetto un buco di 50 milioni: l'Agea nel corso dal 1999 al 2012 anni ha riscontrato una serie di irregolarità nella gestione dei fondi comunitari, quantificati dalla Corte dei Conti in 1,9 miliardi di rettifiche finanziare che l'Italia ha dovuto restituire. Secondo i finanzieri, però, l'Agea non ha rendicontato con regolarità ai revisori a Bruxelles. Risultato, l'Unione potrebbe bloccare i nuovi finanziamenti.
Non solo. Sotto osservazione è finita anche la Sin (il direttore generale nominato è Antonio Tozzi, ex fidanzato di Nunzia), una delle agenzie satellite dell'Agea, che ha il compito di gestire il sistema informativo tra il ministero e le singole Regioni. Non a caso tra i soci di Agea in questo progetto figurano anche Finmeccanica e Ibm.
Ma c'è soprattutto Almaviva, un'azienda che - come segnalato dall'Espresso - vince nel 2007 un appalto da 1,1 miliardi di euro in cambio di servizi informatici fino al 2016. «Un servizio scadente» ha denunciato alla procura il deputato del Pd, Ernesto Carbone, epurato dalla Sin di cui è stato presidente fino ad aprile. Carbone è accusato di spese pazze. Ma lui ha ribaltato il tavolo denunciando appunto il mal funzionamento del software e la cattiva gestione dei vecchi amministratori.
2. “ L’HO DECISO PER LA MIA DIGNITÀ: È LA COSA PIÙ IMPORTANTE CHE HO E LA VOGLIO SALVAGUARDARE A QUALUNQUE COSTO. ED È STATA OFFESA DA CHI SA CHE NON HO FATTO NULLA E AVREBBE DOVUTO SPIEGARE PERCHÉ ERA SUO DOVERE PRIMA MORALE E POI POLITICO. NON POSSO RESTARE IN UN GOVERNO CHE NON HA DIFESO LA MIA ONORABILITÀ” -
3. ORA CHE FA NUNZIA? APRE UN BAR O TORNA IN FORZA ITALIA? (FITTI COLLOQUI CON VERDINI) - 4. LA FINANZA INDAGA SUL MINISTERO: INCHIESTA DELLA PROCURA SU FONDI UE E NOMINE -
1. ALLA FINE HA CAPITO CHE ERA ARRIVATA AL CAPOLINEA: NUNZIA DE GEROLAMO SI E' DIMESSA
Corriere.it
nunzia de girolamo francesco boccia
NUNZIA DE GIROLAMO FRANCESCO BOCCIA
«Mi dimetto da Ministro. L'ho deciso per la mia dignità: è la cosa più importante che ho e la voglio salvaguardare a qualunque costo. Ho deciso di lasciare un ministero e di lasciare un governo perché la mia dignità vale più di tutto questo ed è stata offesa da chi sa che non ho fatto nulla e avrebbe dovuto spiegare perché era suo dovere prima morale e poi politico. Non posso restare in un governo che non ha difeso la mia onorabilità». Lo annuncia in una nota il ministro Nunzia De Girolamo, dopo le polemiche per l'inchiesta sulla Asl di Benevento.
2. "IL TEMPO": DE GIROLAMO PRONTA A TORNARE DA SILVIO - IL MINISTRO DELL'AGRICOLTURA DELUSO DA ALFANO E LETTA, COLPEVOLI DI NON AVERLA DIFESA ABBASTANZA
Pa. Zap. per http://www.iltempo.it/politica/2014/01/ ... -1.1212226
Nunzia De Girolamo sta pensando di rientrare in Forza Italia. Una decisione sulla quale sta meditando da un po' di tempo, complice l'atteggiamento di Enrico Letta e del segretario del suo partito Angelino Alfano. Il ministro dell'Agricoltura non si è sentita difesa dal premier e molto ha pesato la sua assenza quando la scorsa settimana è andata in aula alla Camera per difendersi dalle accuse che le sono piovute addosso nel caso della Asl di Benevento.
Ma Nunzia De Girolamo, a quanto pare è rimasta anche abbastanza delusa dall'atteggiamento di Angelino Alfano, colpevole, per lei, di non essersi fatto sentire abbastanza per stroncare le accuse che le hanno rivolto.
Ieri è stata una giornata di incontri per il ministro. La De Girolamo è stata vista parlare con le deputate di Forza Italia Gabriella Giammanco e Annagrazia Calabria, con Denis Verdini, Rocco Palese e Vito Crimi. Colloqui fitti, per capire come Forza Italia reagirebbe al suo rientro al fianco di Berlusconi. Il Cavaliere da tempo sta portando avanti una campagna di «moral suasion» per riportare i ribelli del Nuovo Centrodestra dentro il suo partito. E potrebbe aver fatto breccia sull'insofferenza della ministra per le vicissitudini che l'hanno colpita nelle ultime settimane.
Una decisione non ancora presa e che potrebbe cogliere di sorpresa lo stesso Alfano. Giovedì, infatti, Nunzia De Girolamo ha partecipato a una riunione del Nuovo Centrodestra al Senato sul tema della riforma elettorale e, secondo il racconto dei partecipanti, non ha mostrato alcun segnale di rottura con il partito. Ma la decisione potrebbe arrivare entro pochissimi giorni.
Nunzia De Girolamo è uno dei cinque ministri del Ncd che hanno lasciato Forza Italia a novembre per restare nella maggioranza e appoggiare Enrico Letta. Sposata con il deputato del Pd Francesco Boccia è stata messa sotto accusa nelle ultime settimane per alcune intercettazioni - abusive - che avrebbe fatto il direttore sanitario della Asl di Benevento, Pisapia, a casa del ministro.
Ma con il suo ritorno in Forza Italia si aprirebbe anche il problema delle sue dimissioni da ministro. Passando a un partito che si trova all'opposizione la De Girolamo non potrebbe restare al governo. E a quel punto potrebbe anche dare una mano al premier per avviare un rimpasto di più ministri. Così come chiesto da una parte del Pd, da Lista Civica e dal Ncd.
3. DE GIROLAMO, LA FINANZA INDAGA SUL MINISTERO
ROMA, INCHIESTA DELLA PROCURA SU FONDI UE E NOMINE
giuliano foschini e fabio tonacci per La Repubblica
Dove finiscono i soldi dell'agricoltura italiana? A chi Nunzia De Girolamo, e prima di lei gli altri ministri che si sono seduti su quella poltrona, concede i miliardi di euro che ogni anno arrivano dall'Europa per i produttori di casa nostra?
È attorno a queste due domande che si muove un'indagine molto delicata della guardia di Finanza di Roma che, ancora qualche giorno fa, per acquisire documenti, fatture, mandati di pagamento, verbali di gare d'appalto ha bussato alle porte del ministero dell'Agricoltura e dell'Agea, la società controllata al 51 per cento, che ha il compito di erogare proprio i fondi.
de girolamo e calabria ricevono un biglietto da silvio
DE GIROLAMO E CALABRIA RICEVONO UN BIGLIETTO DA SILVIO
L'agenzia, cioè, dove la De Girolamo ha posizionato alcuni suoi fidati collaboratori. Il sospetto è che per anni, e fino a oggi, un'associazione a delinquere abbia lavorato di nascosto per ingannare l'Unione europea e frodare milioni e milioni di euro.
Il tema sono i Pac, i contributi destinati a sostenere chi in Italia coltiva la terra e alleva bestiame. Le cifre che ballano sono elevatissime: dal 2007 al 2013 sono arrivati da Strasburgo 8,9 miliardi di euro. A novembre sono stati ripartiti quelli per il periodo 2014-2020, e per l'Italia ci sono 44 miliardi.
Insomma, una montagna di denaro. In parte gestita direttamente dell'Unione europea che sceglie che tipo di produzioni sovvenzionare. Un'altra parte però è in capo allo Stato che decide quali sono le priorità: in queste settimane sono arrivate al ministero richieste perché non vengano privilegiati alcuni territori a svantaggio di altri. Perché tra le regioni più "fortunate" ci sarebbe proprio la Campania, terra da cui proviene e ha il feudo elettorale la De Girolamo.
«Le nomine - spiega Enzo Lavarra, responsabile agricoltura del Pd - che il ministro ha fatto all'Agea sono assolutamente inadeguate. Serve gente esperta e invece...». Il riferimento è a Giovanni Mainolfi, generale della Finanza, scelto proprio per «mettere ordine nell'agenzia». Il problema è che Mainolfi è indagato nell'inchiesta sulla P4 ed è più volte citato in quella della P3, come «persona vicina ad Alfonso Papa e Pasquale Lombardi», il politico e faccendiere campano che secondo la procura di Napoli avrebbero organizzato un'associazione segreta per pilotare appalti e concorsi.
Lombardi conosce bene Nicola de Girolamo, padre del ministro. Nel 2003 fu nominato nel comitato di sorveglianza del Consorzio agricolo di Benevento dove Nicola era direttore. E lo è ancora tuttora, nonostante sua figlia, il ministro, sia in qualche modo il suo controllore. «Ma mai farò interventi diretti» ha giurato lei.
Tornando all'Agea, la preoccupazione del ministro nasceva dai continui ingressi dei finanzieri del Nucleo Spesa pubblica e frodi comunitarie, guidati dal generale Bruno Bartoloni, che stanno portando avanti l'inchiesta della procura di Roma. Il fascicolo non è contro ignoti, ma i nomi iscritti sono al momento top secret.
Certo è però che l'indagine si muove in due direzioni: la prima riguarda il monte dei contributi, che spesso invece di finire ai produttori si perdono nei meandri della burocrazia interna tra appalti e software milionari mai realizzati. La seconda ha come oggetto un buco di 50 milioni: l'Agea nel corso dal 1999 al 2012 anni ha riscontrato una serie di irregolarità nella gestione dei fondi comunitari, quantificati dalla Corte dei Conti in 1,9 miliardi di rettifiche finanziare che l'Italia ha dovuto restituire. Secondo i finanzieri, però, l'Agea non ha rendicontato con regolarità ai revisori a Bruxelles. Risultato, l'Unione potrebbe bloccare i nuovi finanziamenti.
Non solo. Sotto osservazione è finita anche la Sin (il direttore generale nominato è Antonio Tozzi, ex fidanzato di Nunzia), una delle agenzie satellite dell'Agea, che ha il compito di gestire il sistema informativo tra il ministero e le singole Regioni. Non a caso tra i soci di Agea in questo progetto figurano anche Finmeccanica e Ibm.
Ma c'è soprattutto Almaviva, un'azienda che - come segnalato dall'Espresso - vince nel 2007 un appalto da 1,1 miliardi di euro in cambio di servizi informatici fino al 2016. «Un servizio scadente» ha denunciato alla procura il deputato del Pd, Ernesto Carbone, epurato dalla Sin di cui è stato presidente fino ad aprile. Carbone è accusato di spese pazze. Ma lui ha ribaltato il tavolo denunciando appunto il mal funzionamento del software e la cattiva gestione dei vecchi amministratori.
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Top News
Il ministro De Girolamo si è dimesso
"Il governo non ha difeso mia onorabilità"
La titolare dell'Agricoltura lascia l'esecutivo dopo il caso delle ingerenze alla Asl di Benevento
ORA PENSA AL RITORNO IN FORZA ITALIA: "ALFANO MI HA LASCIATA SOLA" (di E. Liuzzi)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01 ... sa/858328/
"Il governo non ha difeso mia onorabilità"
La titolare dell'Agricoltura lascia l'esecutivo dopo il caso delle ingerenze alla Asl di Benevento
ORA PENSA AL RITORNO IN FORZA ITALIA: "ALFANO MI HA LASCIATA SOLA" (di E. Liuzzi)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01 ... sa/858328/
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Top News
Morto Stracquadanio, ex parlamentare Pdl: lasciò Berlusconi per Monti
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 31 gennaio 2014Commenti (0)
E’ morto a Milano Giorgio Stracquadanio, ex deputato del Popolo della libertà. Aveva 54 anni. Da tempo era passato a Scelta civica. “La notizia della morte dell’amico Giorgio Stracquadanio coglie tutti noi di Forza Italia impreparati e sconvolti”, afferma una nota del partito di Silvio Berlusconi. “Se anche in quest’ultimo periodo le strade politiche – prosegue la nota – ci hanno visti lontani, tutti ricordiamo lo straordinario entusiasmo, la grande preparazione e la passione che ha sempre animato Giorgio, persona che proprio per il suo carattere si è sempre fatta amare e che adesso piangiamo. Forza Italia esprime un sentito cordoglio alla moglie e a tutti i suoi familiari”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01 ... ti/865529/
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 31 gennaio 2014Commenti (0)
E’ morto a Milano Giorgio Stracquadanio, ex deputato del Popolo della libertà. Aveva 54 anni. Da tempo era passato a Scelta civica. “La notizia della morte dell’amico Giorgio Stracquadanio coglie tutti noi di Forza Italia impreparati e sconvolti”, afferma una nota del partito di Silvio Berlusconi. “Se anche in quest’ultimo periodo le strade politiche – prosegue la nota – ci hanno visti lontani, tutti ricordiamo lo straordinario entusiasmo, la grande preparazione e la passione che ha sempre animato Giorgio, persona che proprio per il suo carattere si è sempre fatta amare e che adesso piangiamo. Forza Italia esprime un sentito cordoglio alla moglie e a tutti i suoi familiari”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01 ... ti/865529/
-
- Messaggi: 1188
- Iscritto il: 21/02/2012, 22:55
Re: Top News
Ma sarà vera questa???
La laurea falsa di Antonio Mastrapasqua
di Alessandro D'Amato - 01/02/2014 -
La racconta Libero
il 4 aprile 1997 la Prima sezione penale della Corte suprema di Cassazione,
presieduta da Giulio Carlucci, conferma definitivamente la pena
a dieci mesi di reclusione per Mastrapasqua decisa dalla Corte d’Appello con queste parole:
«È ben configurabile il delitto di falsità ideologica in relazione alla fattispecie
riguardante il non veridico contenuto del verbale di esame di laurea e il rilascio del diploma di laurea,
contenenti l’approvazione del candidato e la proclamazione di “dotto – re”».
http://www.giornalettismo.com/archives/ ... trapasqua/
La laurea falsa di Antonio Mastrapasqua
di Alessandro D'Amato - 01/02/2014 -
La racconta Libero
il 4 aprile 1997 la Prima sezione penale della Corte suprema di Cassazione,
presieduta da Giulio Carlucci, conferma definitivamente la pena
a dieci mesi di reclusione per Mastrapasqua decisa dalla Corte d’Appello con queste parole:
«È ben configurabile il delitto di falsità ideologica in relazione alla fattispecie
riguardante il non veridico contenuto del verbale di esame di laurea e il rilascio del diploma di laurea,
contenenti l’approvazione del candidato e la proclamazione di “dotto – re”».
http://www.giornalettismo.com/archives/ ... trapasqua/
Chi c’è in linea
Visitano il forum: Google [Bot] e 0 ospiti