Con Tsipras contro l’Europa dell’austerità
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Re: Con Tsipras contro l’Europa dell’austerità
questa è la posizione di Guido Viale , e a mio avviso TOTALMENTE incompatibile con quella di Brancaccio
nel mio post le due posizioni sono ambedue presenti ma senza compromessi
una posizione statuale di natura socialista ( Brancaccio ) e una posizione locale autogestita ( viale).
IL PROBLEMA E' CHE MANCA IL PUR MINIMO CONFRONTO , UNITARISMO è una malattia infantile del MODERATISMO.
http://www.guidoviale.it/?p=935
nel mio post le due posizioni sono ambedue presenti ma senza compromessi
una posizione statuale di natura socialista ( Brancaccio ) e una posizione locale autogestita ( viale).
IL PROBLEMA E' CHE MANCA IL PUR MINIMO CONFRONTO , UNITARISMO è una malattia infantile del MODERATISMO.
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Re: Con Tsipras contro l’Europa dell’austerità
"Una lista che sostiene Tsipras ma non fa parte del Partito della Sinistra Europea che lo ha espresso come candidato. I nostri eletti siederanno nell’europarlamento nel gruppo con Tsipras (GUE-Sinistra Unitaria europea). Una lista che potrà essere sostenuta, come nel referendum acqua, dal più grande insieme di realtà organizzate e che non si manterrà con i rimborsi elettorali.
Una lista che con Tsipras candidato mobiliti cittadine e cittadini verso un’Altra Europa."
Certo a leggere Guido Viale ci si apre ad una speranza di un mondo migliore e credo che alla maggior parte dei cittadini serva qualcosa in cui credere , avere fiducia è fondamentale per combattere contro le avversità e ottenere poi i risultati. Quello che sta offrendo il PD , la socialdemocrazia tedesca e il PPE non ci entusiasma per niente, non ci fa intravvedere una speranza di soluzioni possibili.
Una lista che con Tsipras candidato mobiliti cittadine e cittadini verso un’Altra Europa."
Certo a leggere Guido Viale ci si apre ad una speranza di un mondo migliore e credo che alla maggior parte dei cittadini serva qualcosa in cui credere , avere fiducia è fondamentale per combattere contro le avversità e ottenere poi i risultati. Quello che sta offrendo il PD , la socialdemocrazia tedesca e il PPE non ci entusiasma per niente, non ci fa intravvedere una speranza di soluzioni possibili.
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Re: Con Tsipras contro l’Europa dell’austerità
Da Alexis Tsipras: Europa e Italia, la speranza parla greco - Il Fatto Quotidiano
"Al teatro Valle di Roma c'è silenzio, come se Tsipras – pur ben tradotto – non parlasse greco. Perché ciò che ha da dire è qualcosa che non si sente da tempo in questo Paese affamato di buon senso. Sta parlando non di sé ma di politica. Sta parlando di Europa non come se fosse imminente il giudizio universale o la rivoluzione di Ottobre.Sta parlando per coinvolgere, non per annunciare cose già decise altrove, da altri, e dare ordini. La gente qui dentro respira nonostante la folla che preme, perché, ascoltando quest’uomo normale, si sente liberata da due incubi: le esibizioni del duo Enrico-Matteo, che più si chiamano per nome e più si fanno scherzi che non ci riguardano. E la voce dalle alture della rete, sempre parecchio al di sopra dei toni umani, e come in preda a una ispirazione spaziale.
Le proposte che il giovane deputato greco vuole condividere con la sua folla di militanti anziani di tante sinistre italiane che non sanno più dove andare o per chi votare, sono di due tipi: una strategia di salvezza da una crisi che non è affatto finita e che può fare ancora molte vittime. E un assetto diverso dell’Europa. Dunque una cosa è chiara, e appare subito opposta alle due mortali visioni italiane: l’Europa non si rinnega anche se ha imposto un percorso di errori. Ma gli errori non si venerano come se fossero le tavole di una legge superiore. Le democrazie si cambiano o si correggono con le elezioni.
Il primo punto della intensa presentazione di Tsipras è il debito. Sotto il peso del debito, se l’Europa continua a esigerlo da implacabile esattore, come ai tempi di Dickens, ci sono Paesi destinati a morire. Come avevano detto e ripetuto, finora invano, i due Nobel per l’economia Stiglitz e Krugman, nessuna grande crisi, da quella del 1929 negli USA alla rinascita della Germania nell’ultimo dopoguerra, è mai avvenuta senza la remissione del debito.
Quando si dice “piano Marshall per l’Europa” è di qui che bisogna partire: affrontare con una visione chiara e realistica il problema del debito che attanaglia tutti i Paesi del Sud e che gli stessi generatori del debito (governi, banche, classi agiate) tendono ad attribuire alla esosità dei poveri. Qui si colloca il tema immenso del costo del lavoro che Tsipras propone così: “Come salvare l’Europa dall’Europa”, visto che la minaccia non è la povertà (a meno di farla crescere invece di affrontarla) e non è il costo del lavoro, poiché isolando e abbandonando chi lavora si blocca ogni ripresa e si resta a languire nella deflazione. Il problema è una politica del lavoro che non esiste. E un controllo attento, intelligente, delle grandi risorse economiche, affinché non svaniscano, senza tasse, in pura finanza apolide.
Nell’immaginazione realistica e concreta del deputato greco, il parlamento europeo dovrà avere un ruolo vero, vincolante, finora mai avuto. La attuale camera di consultazione che lascia libere le mani di tutti, e si espone alle decisioni di centri di potere extra-politici, legati a ben altri interessi, ci inchioda alla crisi. Tsipras introduce due concetti che non dovrebbero mancare nella campagna elettorale del maggio prossimo: il problema del debito, che non può essere abbandonato sulle spalle dei poveri, del lavoro e di una nuova vasta classe di esclusi. E i Paesi del Sud, che sono indispensabili all’Europa ma usati troppo facilmente come capri espiatori e colpevoli perenni, esposti a un giudizio e a una condanna senza fine.
A questo punto il lettore ha intravisto l’immensa distanza fra l’Italia di Matteo, di Enrico, del Mago virtuale e dei suoi associati dai fatti veri. E ha capito perché è necessaria in Italia una lista Tsipras di persone vere per le prossime elezioni europee."
Il punto essenziale visto che siamo in una crisi paragonabile a quella del dopoguerra, mi pare sia
nessuna grande crisi, da quella del 1929 negli USA alla rinascita della Germania nell’ultimo dopoguerra, è mai avvenuta senza la remissione del debito (detto da due Nobel per l’economia Stiglitz e Krugman)
"Al teatro Valle di Roma c'è silenzio, come se Tsipras – pur ben tradotto – non parlasse greco. Perché ciò che ha da dire è qualcosa che non si sente da tempo in questo Paese affamato di buon senso. Sta parlando non di sé ma di politica. Sta parlando di Europa non come se fosse imminente il giudizio universale o la rivoluzione di Ottobre.Sta parlando per coinvolgere, non per annunciare cose già decise altrove, da altri, e dare ordini. La gente qui dentro respira nonostante la folla che preme, perché, ascoltando quest’uomo normale, si sente liberata da due incubi: le esibizioni del duo Enrico-Matteo, che più si chiamano per nome e più si fanno scherzi che non ci riguardano. E la voce dalle alture della rete, sempre parecchio al di sopra dei toni umani, e come in preda a una ispirazione spaziale.
Le proposte che il giovane deputato greco vuole condividere con la sua folla di militanti anziani di tante sinistre italiane che non sanno più dove andare o per chi votare, sono di due tipi: una strategia di salvezza da una crisi che non è affatto finita e che può fare ancora molte vittime. E un assetto diverso dell’Europa. Dunque una cosa è chiara, e appare subito opposta alle due mortali visioni italiane: l’Europa non si rinnega anche se ha imposto un percorso di errori. Ma gli errori non si venerano come se fossero le tavole di una legge superiore. Le democrazie si cambiano o si correggono con le elezioni.
Il primo punto della intensa presentazione di Tsipras è il debito. Sotto il peso del debito, se l’Europa continua a esigerlo da implacabile esattore, come ai tempi di Dickens, ci sono Paesi destinati a morire. Come avevano detto e ripetuto, finora invano, i due Nobel per l’economia Stiglitz e Krugman, nessuna grande crisi, da quella del 1929 negli USA alla rinascita della Germania nell’ultimo dopoguerra, è mai avvenuta senza la remissione del debito.
Quando si dice “piano Marshall per l’Europa” è di qui che bisogna partire: affrontare con una visione chiara e realistica il problema del debito che attanaglia tutti i Paesi del Sud e che gli stessi generatori del debito (governi, banche, classi agiate) tendono ad attribuire alla esosità dei poveri. Qui si colloca il tema immenso del costo del lavoro che Tsipras propone così: “Come salvare l’Europa dall’Europa”, visto che la minaccia non è la povertà (a meno di farla crescere invece di affrontarla) e non è il costo del lavoro, poiché isolando e abbandonando chi lavora si blocca ogni ripresa e si resta a languire nella deflazione. Il problema è una politica del lavoro che non esiste. E un controllo attento, intelligente, delle grandi risorse economiche, affinché non svaniscano, senza tasse, in pura finanza apolide.
Nell’immaginazione realistica e concreta del deputato greco, il parlamento europeo dovrà avere un ruolo vero, vincolante, finora mai avuto. La attuale camera di consultazione che lascia libere le mani di tutti, e si espone alle decisioni di centri di potere extra-politici, legati a ben altri interessi, ci inchioda alla crisi. Tsipras introduce due concetti che non dovrebbero mancare nella campagna elettorale del maggio prossimo: il problema del debito, che non può essere abbandonato sulle spalle dei poveri, del lavoro e di una nuova vasta classe di esclusi. E i Paesi del Sud, che sono indispensabili all’Europa ma usati troppo facilmente come capri espiatori e colpevoli perenni, esposti a un giudizio e a una condanna senza fine.
A questo punto il lettore ha intravisto l’immensa distanza fra l’Italia di Matteo, di Enrico, del Mago virtuale e dei suoi associati dai fatti veri. E ha capito perché è necessaria in Italia una lista Tsipras di persone vere per le prossime elezioni europee."
Il punto essenziale visto che siamo in una crisi paragonabile a quella del dopoguerra, mi pare sia
nessuna grande crisi, da quella del 1929 negli USA alla rinascita della Germania nell’ultimo dopoguerra, è mai avvenuta senza la remissione del debito (detto da due Nobel per l’economia Stiglitz e Krugman)
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Re: Con Tsipras contro l’Europa dell’austerità
INGOIARE IL ROSPO
Di Giandiego Marigo
Premettiamo la nota di Marco Revelli a nome dei fantomatici Promotori della Lista per Tsipras:
NOTA DI MARCO REVELLI a nome dei promotori.
"Il termine sinistra non compare nei nomi proposti almeno per tre buone ragioni:
1) perché da anni non è più, in Italia, portatore di un preciso contenuto programmatico ma ha finito per rappresentare un’etichetta generica in cui c’è tutto e il contrario di tutto;
2) perché rischia di farci confondere con quanti si sono in questi anni dichiarati “di sinistra” stravolgendone i valori, sostenendo nei fatti politiche liberiste o più semplicemente, mirando alla propria autoperpetuazione personale;
3) infine perché il nostro obiettivo è quello di conquistare il cuore e la mente dei milioni di elettori che non si sentono più di sinistra, o non si sono mai sentiti tali - soprattutto se giovani - perché in quello che è stato presentato loro come sinistra non hanno mai trovato una risposta ai loro problemi.
Abbiamo invece preferito privilegiare ciò che costituisce il nucleo programmatico della lista: un'Europa diversa, da costruire, e il riferimento a una figura, Tsipras, che dell'opposizione alle politiche devastanti dell’Unione europea è il simbolo."
–-...---
Ora siamo senza alcun dubbio d'accordo sul fatto che, data la cultura diffusa fra le italiche genti portatrici, spesso di due o tre lauree ed un paio di Masters, ma di scarsa capacità di discernimento e di lettura, sia molto più semplice inventarsi qualche cosa di nuovo piuttosto che spiegare la differenza fra “sinistra" e “pseudonistra”. Così come siamo convinti che il termine sinistra sia oggi abusato e deformato, ma in questo, proprio gli intellettuali promoter hanno grandissime responsabilità. Con il loro atteggiamento ondivago e pronto a qualsiasi stagione. Da ultimo ci rendiamo conto che il “grillismo” dilagante, in qualche modo obblighi alla ricerca di un approccio diverso e ci rendiamo conto di quanto “i sei promotori” siano “fortemente influenzati” da questo qualunquismo di ritorno. Io stesso da tempo ribadisco l'inadeguatezza del termine preferendogli “AreA di Progresso e Civiltà”.
Si comprende quindi, pur non ponendo l'indice sul tono “eternamente arrogante” dei promotori in questione, il motivo o meglio il pretesto pseudo-intellettuaslistico e sicuramente legato a leggi di Marketing per il quale questa decisione viene presa.
Ci si permetta però di non essere d'accordo, pur continuando a garantire al Tsipras il nostro appoggio e di esserne perplessi.
A) Per la premessa di partenza che esordisce escludendo e che “presuppone” un argine o un muro come esordio unitario. La falsa professione di ecumenicità con la quale si chiude la motivazione è, quanto meno pretestuosa ed è in realtà una concessione alla moda del “nè di destra, né di sinistra” che fingendo di “matare le ideologie” fa , in realtà e molto spesso, giustizia sommaria dei contenuti.
B) Per l'ipocrisia di fondo, il gioco a nascondino, la sciocca vuotezza dell'invenzione tutta italiota di un candidato “neutro” che è però proposto e proveniente dalla “SINISTRA EUROPEA” ( ma si finge che questo non esista) e che rischia di divenire prima forza nel proprio paese proprio per non avere avuto alcuna vergogna nel recuperare una piattaforma di “vera sinistra”
C) Per l'operazione fondamentalmente da “Scuola di Comunicazione”, per carità lecita in chi voglia “riuscire costi quel che costi” ma di fatto in linea con l'esistente, una resa incondizionata alla pretese sistemiche un'astuzia da pizzicagnoli una “condiscendenza” allo stato di cose, che non può, ai miei occhi quantomeno, che dimostrare ulteriormente come e quanto non esista in realtà una “cultura altra” rispetto a quello dell'unico pensiero e come e quanto i famosi e fumosi “Sei promotori” ne siano intrisi
D) Una parola, un termine, una definizione non fa la differenza, essa è garantita dai contenuti e dai comportamenti, ma è proprio questa certezza che ci lascia un poco esterreffatti. Il comportamento, i toni, le scelte, le imposizioni senza preventiva discussione, che stanno caratterizzando gli esordi di questa “lista italiana” non ci lasciano intravedere, quantomeno in questo momento, una “strategia” ed una visione di prospettiva non solo per una “Nuova Sinistra” ed ancor meno per un AreA di Progresso e Civiltà, ma solo la “strumentalità” del momento.
SINISTRA UNITA – AreA di Progresso e Civiltà è, per ora un piccolo, piccolissimo movimento, ma non intende rinunciare ai propri riferimenti.
Aderisce ed aderirà con lealtà al percorso della lista, ma ritiene di dover precisare il proprio disappunto di fronte ad una dichiarazione di questa fatta, non tanto e non solo per i suoi contenuti immediati, ma per il modo, il tono e la prospettiva che essa sottende, qualitativamente e contenutisticamente molto simile a quelle che muovono il neo-qualunquismo Grilliano e Piddino. Qui nessuno difende l'ideologismo o si appende a polverosi riferimenti libreschi, ma il termine “socialismo” non può essere una vergogna solo perché usato e lordato da un personaggio come Craxi, così come la parol,a “sinistra” non può rappresentare uno svantaggio solo perché abusata e sfruttata dal peggior partito centrista d'Europa.
E' certamente vero che esista confusione al proposito, ma siamo noi i primi a permetterla ed il comportamento dei “sei promotori” ne autorizza di fatto l'esproprio regalandola alla RenZi & C.
Non è una parola o un termine che fanno la differenza, abbiamo detto, ma i comportamenti che le parole contengono e la svendita dell'intelletualità al Gruppo Espresso – Repubblica non è meno svendita o meno lobbistica di altre vendite a basso costo, e non è meno sistemica e meno compromessa o corrotta anzi è parte integrante dell'elite europea.
Quindi chiacchierando amabilmente su chi abbia fatto che cosa dovremmo, volendo, ragionare sulle responsabilità di questa lobby nella debaclè attuale.
Ma noi saremo unitari, perché questa e la mission per noi più importante ed ingoieremo anche questo rospo, per essere stati incapaci … ed è oggettivo di organizzare noi dal basso quest'avventura, ma si sappia che “esistiamo” e non ci vergogneremo mai di una parola o di un termine che contiene parte della nostra storia, ma piuttosto dei comportamenti e della svendita delle nostre anime, della nostra cultura, dei nostri motivi per il “tradizionale” piatto di lenticchie.
Noi crediamo, con tutte le nostre forze, che qualche cosa di nuovo sia indispensabile, ma consentiteci d'esser perplessi sui metodi con cui questo nuovo viene proposto … da chi sembra aver scelto la specializzazione in “Nuovi Soggetti”.
Anche. e finiamo, prendendo ad esempio la circolarità, l'orizzontalità e la forza innovativa delle esperienze sudamericane o della stessa Syriza … non ci pare di notare che “nascondere furbescamente” la propria origine “socialista” rappresenti una grande idea.
Di Giandiego Marigo
Premettiamo la nota di Marco Revelli a nome dei fantomatici Promotori della Lista per Tsipras:
NOTA DI MARCO REVELLI a nome dei promotori.
"Il termine sinistra non compare nei nomi proposti almeno per tre buone ragioni:
1) perché da anni non è più, in Italia, portatore di un preciso contenuto programmatico ma ha finito per rappresentare un’etichetta generica in cui c’è tutto e il contrario di tutto;
2) perché rischia di farci confondere con quanti si sono in questi anni dichiarati “di sinistra” stravolgendone i valori, sostenendo nei fatti politiche liberiste o più semplicemente, mirando alla propria autoperpetuazione personale;
3) infine perché il nostro obiettivo è quello di conquistare il cuore e la mente dei milioni di elettori che non si sentono più di sinistra, o non si sono mai sentiti tali - soprattutto se giovani - perché in quello che è stato presentato loro come sinistra non hanno mai trovato una risposta ai loro problemi.
Abbiamo invece preferito privilegiare ciò che costituisce il nucleo programmatico della lista: un'Europa diversa, da costruire, e il riferimento a una figura, Tsipras, che dell'opposizione alle politiche devastanti dell’Unione europea è il simbolo."
–-...---
Ora siamo senza alcun dubbio d'accordo sul fatto che, data la cultura diffusa fra le italiche genti portatrici, spesso di due o tre lauree ed un paio di Masters, ma di scarsa capacità di discernimento e di lettura, sia molto più semplice inventarsi qualche cosa di nuovo piuttosto che spiegare la differenza fra “sinistra" e “pseudonistra”. Così come siamo convinti che il termine sinistra sia oggi abusato e deformato, ma in questo, proprio gli intellettuali promoter hanno grandissime responsabilità. Con il loro atteggiamento ondivago e pronto a qualsiasi stagione. Da ultimo ci rendiamo conto che il “grillismo” dilagante, in qualche modo obblighi alla ricerca di un approccio diverso e ci rendiamo conto di quanto “i sei promotori” siano “fortemente influenzati” da questo qualunquismo di ritorno. Io stesso da tempo ribadisco l'inadeguatezza del termine preferendogli “AreA di Progresso e Civiltà”.
Si comprende quindi, pur non ponendo l'indice sul tono “eternamente arrogante” dei promotori in questione, il motivo o meglio il pretesto pseudo-intellettuaslistico e sicuramente legato a leggi di Marketing per il quale questa decisione viene presa.
Ci si permetta però di non essere d'accordo, pur continuando a garantire al Tsipras il nostro appoggio e di esserne perplessi.
A) Per la premessa di partenza che esordisce escludendo e che “presuppone” un argine o un muro come esordio unitario. La falsa professione di ecumenicità con la quale si chiude la motivazione è, quanto meno pretestuosa ed è in realtà una concessione alla moda del “nè di destra, né di sinistra” che fingendo di “matare le ideologie” fa , in realtà e molto spesso, giustizia sommaria dei contenuti.
B) Per l'ipocrisia di fondo, il gioco a nascondino, la sciocca vuotezza dell'invenzione tutta italiota di un candidato “neutro” che è però proposto e proveniente dalla “SINISTRA EUROPEA” ( ma si finge che questo non esista) e che rischia di divenire prima forza nel proprio paese proprio per non avere avuto alcuna vergogna nel recuperare una piattaforma di “vera sinistra”
C) Per l'operazione fondamentalmente da “Scuola di Comunicazione”, per carità lecita in chi voglia “riuscire costi quel che costi” ma di fatto in linea con l'esistente, una resa incondizionata alla pretese sistemiche un'astuzia da pizzicagnoli una “condiscendenza” allo stato di cose, che non può, ai miei occhi quantomeno, che dimostrare ulteriormente come e quanto non esista in realtà una “cultura altra” rispetto a quello dell'unico pensiero e come e quanto i famosi e fumosi “Sei promotori” ne siano intrisi
D) Una parola, un termine, una definizione non fa la differenza, essa è garantita dai contenuti e dai comportamenti, ma è proprio questa certezza che ci lascia un poco esterreffatti. Il comportamento, i toni, le scelte, le imposizioni senza preventiva discussione, che stanno caratterizzando gli esordi di questa “lista italiana” non ci lasciano intravedere, quantomeno in questo momento, una “strategia” ed una visione di prospettiva non solo per una “Nuova Sinistra” ed ancor meno per un AreA di Progresso e Civiltà, ma solo la “strumentalità” del momento.
SINISTRA UNITA – AreA di Progresso e Civiltà è, per ora un piccolo, piccolissimo movimento, ma non intende rinunciare ai propri riferimenti.
Aderisce ed aderirà con lealtà al percorso della lista, ma ritiene di dover precisare il proprio disappunto di fronte ad una dichiarazione di questa fatta, non tanto e non solo per i suoi contenuti immediati, ma per il modo, il tono e la prospettiva che essa sottende, qualitativamente e contenutisticamente molto simile a quelle che muovono il neo-qualunquismo Grilliano e Piddino. Qui nessuno difende l'ideologismo o si appende a polverosi riferimenti libreschi, ma il termine “socialismo” non può essere una vergogna solo perché usato e lordato da un personaggio come Craxi, così come la parol,a “sinistra” non può rappresentare uno svantaggio solo perché abusata e sfruttata dal peggior partito centrista d'Europa.
E' certamente vero che esista confusione al proposito, ma siamo noi i primi a permetterla ed il comportamento dei “sei promotori” ne autorizza di fatto l'esproprio regalandola alla RenZi & C.
Non è una parola o un termine che fanno la differenza, abbiamo detto, ma i comportamenti che le parole contengono e la svendita dell'intelletualità al Gruppo Espresso – Repubblica non è meno svendita o meno lobbistica di altre vendite a basso costo, e non è meno sistemica e meno compromessa o corrotta anzi è parte integrante dell'elite europea.
Quindi chiacchierando amabilmente su chi abbia fatto che cosa dovremmo, volendo, ragionare sulle responsabilità di questa lobby nella debaclè attuale.
Ma noi saremo unitari, perché questa e la mission per noi più importante ed ingoieremo anche questo rospo, per essere stati incapaci … ed è oggettivo di organizzare noi dal basso quest'avventura, ma si sappia che “esistiamo” e non ci vergogneremo mai di una parola o di un termine che contiene parte della nostra storia, ma piuttosto dei comportamenti e della svendita delle nostre anime, della nostra cultura, dei nostri motivi per il “tradizionale” piatto di lenticchie.
Noi crediamo, con tutte le nostre forze, che qualche cosa di nuovo sia indispensabile, ma consentiteci d'esser perplessi sui metodi con cui questo nuovo viene proposto … da chi sembra aver scelto la specializzazione in “Nuovi Soggetti”.
Anche. e finiamo, prendendo ad esempio la circolarità, l'orizzontalità e la forza innovativa delle esperienze sudamericane o della stessa Syriza … non ci pare di notare che “nascondere furbescamente” la propria origine “socialista” rappresenti una grande idea.
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Re: Con Tsipras contro l’Europa dell’austerità
Lettera aperta ai sostenitori della lista per Tsipras alle prossime elezioni europee
Milano 6 febbraio 2014
Il manifesto del 1° febbraio ha pubblicato una lettera aperta, inviata anche a tutti i firmatari dell’appello, in cui viene illustrato a grandi linee il modo in cui noi, che ne siamo i promotori, intendiamo portare a buon fine questo progetto. Con questo messaggio a domande e risposte intendiamo entrare più estesamente nel merito dei problemi che abbiamo di fronte spiegando come pensiamo di affrontarli e, al tempo stesso, rispondere a diverse critiche sollevate da chi, pur apprezzando il progetto nei suoi termini generali, non condivide il modo in cui intendiamo procedere. Una lettera di invito a sostenere il progetto e a partecipare è stata mandata oggi stesso a tutto il vasto mondo dei comitati, delle associazioni, delle organizzazioni che animano il nostro paese.
Speriamo che queste lunghe e complesse considerazioni possano essere di aiuto a tutti voi, potenziali sostenitori della lista, per dirimere i dubbi sulle soluzioni organizzative che abbiamo proposto e per spingervi a un impegno sostanziale nel portare avanti tutti insieme questo progetto, senza ovviamente trascurare le moltissime differenze che ci separano, e che costituiscono una ricchezza di questa impresa.
(a cura di Guido Viale per conto dei promotori)
1. Che ruolo avranno nella realizzazione del progetto, le associazioni, i comitati e i partiti che ne condividono gli obiettivi, cioè la presentazione di una lista apartitica, di impianto democratico, europeista, inclusivo, che sostenga la candidatura di Alexis Tsipras alla Presidenza della Commissione europea e che abbia ragionevoli probabilità di superare la soglia del 4 per cento?
Il successo di questa lista è interamente affidato all’iniziativa delle associazioni, dei comitati, delle organizzazioni e dei partiti - ma anche delle cittadine e dei cittadini senza appartenenze organizzate - che ne condividono gli obiettivi; i quali, senza una loro attiva partecipazione, resteranno irraggiungibili. Le adesioni individuali al questo progetto sono già più di 17.500 in soli dodici giorni e tra loro ci sono molte personalità di primo piano nel campo della scienza, della cultura, dell’arte, del giornalismo e dello spettacolo. Questo ci induce a contare sul più ampio coinvolgimento di tutti gli interessati. Ora è importante che il sostegno al progetto arrivi anche da associazioni, compitati e gruppi organizzati. La comunicazione di sostegno dovrà essere mandata alla mail sostegno@itsipras.it
2. Che parte potranno avere nell’organizzazione e nella struttura del progetto, associazioni, comitati e partiti organizzati?
Siamo fermamente convinti che il progetto debba coinvolgere le più diverse ed eterogenee posizioni politiche e culturali che si riconoscono nell’impostazione di fondo dell’appello - sostegno che andrà formalizzato - sia per quanto riguarda la composizione del comitato operativo che dovrà dare gambe all’iniziativa, sia nei comitati territoriali che nasceranno dall’incontro tra chi ha sottoscritto l’appello in ogni particolare ambito geografico, sia, infine, attraverso quei comitati di sostegno a cui potranno dar vita tutti coloro – partiti, associazioni e singoli elettori – che intendono mantenere una propria autonomia e visibilità nel sostegno al progetto, nella conduzione della raccolta delle firme, nella campagna elettorale e nella gestione dei rapporti con i candidati e gli eventuali eletti, una volta che le elezioni si siano concluse. A tutte le strutture organizzate proponiamo fin da ora di coordinarci a livello nazionale e locale in un forum, secondo il modello a suo tempo adottato nella campagna referendaria contro la privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici locali. Ci aspettiamo quindi da tutti i sostenitori del progetto che ciascuno, secondo le proprie possibilità e i propri orientamenti, porti il massimo contributo possibile alla costruzione e alle articolazioni del programma, alle proposte di candidature e alla composizione delle liste, in modo che esse rispecchino al meglio i loro specifici orientamenti politici o culturali, o il loro impegno sociale. Così come ci aspettiamo un grosso impegno di tutti nella raccolta delle firme e nella campagna elettorale e invitiamo tutti a deporre ogni spirito di parte per unirci in un’impresa comune.
3. Qual è esattamente il percorso proposto?
Il percorso che abbiamo proposto nasce da tutte queste considerazioni ed è per molti versi un percorso reso obbligato dai tempi, dalle risorse e delle forze a disposizione. Lo abbiamo già illustrato nella lettera aperta ai firmatari e qui lo specifichiamo meglio:
ci siamo costituiti in associazione per poter raccogliere fondi e gestire sia il sito web – http://www.listatsipras.eu/ – che la lista dalle adesioni che stiamo raccogliendo ai sensi della privacy.
La prima cosa da fare è dare un nome e un simbolo alla lista. Nel corso di della prossima settimana, a partire dall’11 febbraio, ci pronunceremo tutte e tutti sul nome – definitivo - e su un logo – provvisorio - scegliendoli tra una ristretta gamma che è stata messa a punto, ovviamente con criteri rigorosamente politici, da alcuni esperti di comunicazione che hanno aderito e stanno collaborando con il progetto. Tutte/i potranno registrarsi sul sito e partecipare al voto. Chi ha già firmato su Micromega è invitato a registrarsi nuovamente, per rispettare la normativa sulla privacy.
Contestualmente al voto on-line su nome e simbolo apriremo una sottoscrizione per il finanziamento del progetto che potrà contare esclusivamente sui contributi dei suoi sostenitori.
Nomineremo subito un tesoriere che si impegnerà a rendere conto settimanalmente on line del denaro incassato e speso.Abbiamo aperto il conto corrente presso Banca Etica: Iban IT34V0501803200000000170078
Fondamentale è la costituzione a tutti i livelli di Comitati di Sostegno di cui facciano parte tutte le realtà e i singoli che, anche non sottoscrittori dell’Appello, si dichiarano a sostegno della proposta di costruzione della lista come specificato. La comunicazione di sostegno dovrà essere mandata alla mail sostegno@itsipras.it
Organizzeremo vari incontri con le realtà che ci hanno contattato, sia a livello nazionale che locale, il primo dei quali martedì 11 alle 14.00 a Roma ( vedi lettera sul sito).
Entro questo fine settimana verrà costituito un comitato operativo. Il comitato potrà ampliarsi e in parte rinnovarsi a seconda delle esigenze che emergeranno e che esso stesso dovrà valutare; sarà composto sia da firmatari dell’appello che da persone di organizzazioni che sostengono il progetto.
Il lavoro per la creazione dei comitati locali deve partire subito, come subito è necessario pianificare i primi incontri di presentazione del progetto.
Nella settimana del 17 febbraio è importante organizzare ovunque iniziative cittadine di rilievo.
Nella settimana precedente, dal 10 al 15, organizzeremo il referendum online sul nome e il logo, avvieremo la raccolta fondi, e si organizzeranno i primi incontri di firmatari e interessati, città per città. Invitiamo tutte le realtà che staranno in questo progetto a fare altrettanto. Questo primo incontro dei firmatari servirà a mettere a fuoco le modalità per attivarsi nel territorio, strutturare e preparare il lavoro per la raccolta delle firme, coinvolgere tutte le realtà del territorio interessate, costituire un comitato operativo locale simile a quello nazionale.
E poi:
• Entro il 19 febbraio devono giungere tutte le proposte di candidatura
• Entro il 23 febbraio saranno definite le liste
• dal 27 febbraio comincia la raccolta delle firme
4. Come si pensa di procedere per quanto riguarda l’elaborazione del programma e la scelta dei candidati?
L’arricchimento e precisazione del programma, le cui linee generali sono già contenute nell’appello che ha dato il via a questa iniziativa e meglio articolate nella dichiarazione programmatica con cui Tsipras ha presentato la propria candidatura a Presidente della Commissione Europea (ma aggiunte, integrazioni, correzioni sono ovviamente necessarie), saranno affidati ai contributi degli organismi di base che sono gli assi portanti del progetto. Invitiamo quindi senz’altro tutti a presentare fin da ora proposte sintetiche e motivate dei punti da inserire nel programma - che non dovranno essere più di dieci, essere espressi in una forma estremamente sintetica e chiara e fare tutti riferimento alla dimensione europea del progetto. Nel mese di marzo, contestualmente alla raccolta delle firme, svilupperemo un’attività vasta e pubblica in tutto il paese per la definizione di questo programma. Per completare questo compito abbiamo tempo fino ai primi di aprile, quando inizierà la campagna elettorale vera e propria.
5. E la scelta dei candidati?
La scelta dei candidati si svolgerà nello stesso modo, ma è sottoposta a scadenze molto più strette. Abbiamo infatti deciso di effettuare autonomamente la raccolta delle firme (oltre 150.000 di cui 30.000 per ciascuna delle cinque circoscrizioni elettorali e almeno 3.000 in ogni regione) sia per salvaguardare l’autonomia del progetto, sia, soprattutto, perché questo sforzo costituirà per tutti noi un autentico banco di prova e un inizio vero e proprio della campagna elettorale. Per questo dovremo chiudere la lista definitiva dei candidati di ogni circoscrizione entro il 23 di febbraio (le proposte di candidatura devono quindi arrivare entro il 19 febbraio), perché i loro nomi, insieme al simbolo della lista, dovranno essere certificati e stampati sui moduli, a loro volta certificati, su cui raccogliere le firme.
6. Ma non si possono usare dei moduli in bianco, come hanno sempre fatto i partiti quando dovevano raccogliere le firme, per poi compilarli con i nomi dei candidati solo alla fine?
È noto che spesso vengono raccolte le firme su moduli in bianco dove solo all’ultimo momento si appongono i nomi dei candidati. Ma è una pratica illegale che noi rifiutiamo. La norma che impone il vincolo della raccolta delle firme solo a chi non è presente in parlamento è stata peraltro impugnata presso cinque tribunali italiani e le relative udienze si svolgeranno a partire dal 4 marzo. Un eventuale esito positivo di questi ricorsi potrebbe cambiare le condizioni della presentazione, ma per ora è per noi irrinunciabile attenerci alla normativa vigente. Per questo la composizione delle liste dovrà concludersi in tempi rapidi.
7. Quali saranno i criteri da seguire nella selezione dei candidati?
La cosa principale è seguire una strada che porti a una decisione condivisa e non affidare la selezione a contese tra schieramenti organizzati che, come in passate esperienze in cui alcuni di noi sono già stati coinvolti, rischiano di distogliere l’attenzione di chi è impegnato nel sostegno della lista, ma soprattutto delle elettrici e degli elettori che dovrebbero votarla, in sterili contrapposizioni. Bene che vada, le elette e gli eletti di questa lista non saranno molti (l’Italia ha diritto in tutto a 72 seggi) ed è assolutamente necessario che la scelta venga effettuata esclusivamente in base alle possibilità che ciascun candidato ha di portare voti alla lista, in coerenza naturalmente con le linee programmatiche. Un rapporto più preciso tra gli elettori organizzati e i Parlamentari europei che eventualmente saranno stati eletti in questa lista deve essere demandato alla capacità di dare continuità a questo progetto anche dopo il momento delle elezioni. Per questo, seguendo i principi chiaramente esposti nell’appello, i criteri in base ai quali dovranno essere proposte delle candidature sono, nell’ordine, questi: 1. La notorietà del candidato proposto (non si può, soprattutto per le teste di lista, puntare su persone, ancorché espressione di un intenso impegno politico, sociale o culturale, che siano ignote o poco note al pubblico vasto dell’elettorato a cui intendiamo rivolgerci); 2. La rappresentatività nei movimenti di opinione e di lotta degli scorsi anni; 3. L’alternanza di genere (una donna e un uomo o un uomo e una donna); 4. Un’ampia presenza di giovani; 5. Nella composizione della lista l’esigenza che l’insieme, nei limiti del possibile, sia rappresentativo di tutte le regioni comprese nella circoscrizione elettorale; 6. La capacità di attrarre consensi presso elettorati tra loro non sovrapponibili; 7. Per ogni circoscrizione va individuato un capolista che sia il volto più riconoscibile della nostra proposta. Dobbiamo essere consapevoli che la riuscita sta nella qualità delle nostre liste e nell’avere alcune candidature di forte prestigio, che le facciano da traino.
8. Chi non può essere candidato?
Come già specificato nell’Appello (“Una lista composta in coerenza con il programma, che candidi persone, anche con appartenenze partitiche, che non abbiano avuto incarichi elettivi e responsabilità di rilievo nell’ultimo decennio”), per salvaguardare le caratteristiche del progetto non potranno essere candidati consiglieri regionali e parlamentari nazionali o europei dal 2004 ad oggi, chi ha avuto incarichi di governo nazionale e regionale. Non potranno venir ricandidati i candidati di spicco delle ultime elezioni e i politici di lungo corso passati da molteplici candidature e incarichi. Il livello comunale è diverso, quindi potranno essere avanzate candidature di sindaci, assessori comunali e consiglieri comunali e provinciali. Verranno infine fissate delle regole rigide sulla conduzione della campagna elettorale, stabilendo che i fondi che ogni candidato avesse eventualmente a propria personale disposizione vengano divisi con il comitato operativo, in modo che le spese personali non superino una percentuale fissa della spesa complessiva.
9. Come si potrà partecipare alla scelta dei candidati?
Tutti, promotori, associazioni, comitati, partiti che hanno sottoscritto l’appello, o che sostengono la proposta ( inviando dichiarazione asostegno@itsipras.it), o raggruppamenti di almeno 50 persone sono invitati fin da ora a presentare al comitato operativo - di cui alleghiamo l’indirizzo e-mail (candidature@itsipras.it) - i nomi di possibili candidati, motivando le loro proposte in base al percorso politico, culturale o sociale del potenziale candidato e/o dell’organismo proponente, e accludendo una valutazione delle possibilità che la persona proposta ha di attrarre consenso, e in che settore particolare dell’elettorato. Le candidature presentate in questa forma permetteranno a tutti di valutarne l'affidabilità, la consistenza, i vantaggi e gli inconvenienti, e di pronunciarsi nel merito. Le candidature dovranno venir presentate entro il 19 febbraio.
10. Come si arriverà alla composizione delle liste delle cinque circoscrizioni?
La responsabilità ultima della composizione e della qualità delle liste, del rispetto della loro conformità agli indirizzi generali dell'Appello e di una loro composizione che nasca, nella misura del possibile, da una convergenza tra tutte le componenti sociali e politiche che concorrono al loro sostegno, resterà in capo ai sei promotori che sono i garanti del suo carattere apartitico e della sua impronta unitaria e non di parte. Mentre il lavoro di raccolta delle diverse proposte, l'analisi, la loro valutazione e la formulazione di una prima ipotesi di una loro composizione sarà affidata al comitato operativo. Sulla base di queste si comporranno queste proposte in un insieme che, per ciascuna circoscrizione, rispetti in ordine di priorità i criteri illustrati precedentemente. In nessun caso la composizione delle liste dovrà risultare da una contrattazione tra le organizzazioni coinvolte nel progetto. Le autocandidature sono escluse, potrebbero essere centinaia. Per questo ogni candidatura andrà espressa, previa dichiarazione di sostegno al progetto e condivisione della linea programmatica, tramite il sostegno di almeno 50 persone (con in evidenza nome cognome, indirizzo e mail) oppure la comunicazione di un’associazione, di un comitato o di altra organizzazione. Tutte le candidature andranno inviate all’indirizzo mail l’indirizzo e-mail (candidature@itsipras.it)
11. Come verranno selezionate e ricomposte in un ordine coerente le proposte di candidatura?
Tutte le proposte di candidatura presentate nella forma indicata saranno pubblicate sul sito web. Su di esse chiunque potrà esprimere pubblicamente le proprie valutazioni. Una volta che il comitato operativo avrà composto una prima ipotesi di lista per ciascuna delle cinque circoscrizioni, questa verrà sottoposta on-line a quanti hanno partecipato al processo, singolarmente o come gruppi, per tener conto delle loro osservazioni e delle loro proposte di cambiamento.
12. Ma non si tratta forse, come sostengono alcune accuse nei vostri confronti, di un metodo antidemocratico, che sostituisce la cooptazione al voto?
No. Riteniamo che questo procedimento - anche, ma non principalmente, in considerazione dei tempi strettissimi a disposizione - rappresenti il massimo di partecipazione democratica alle decisioni consentita e contiamo in questo modo di poter arrivare a risultati condivisi da tutti; o per lo meno da coloro per i quali l’obiettivo principale è raccogliere i più vasti consensi possibili e non quello di spingere un candidato particolare per motivi di parte.
13. Perché scartare la convocazione di assemblee o di primarie on-line per scegliere i candidati?
Sappiamo che stato proposto in alcune sedi e da interlocutori con diversi orientamenti di affidare la scelta finale delle candidature al voto di una pubblica assemblea o a un voto on-line che riproduca in qualche modo il meccanismo delle primarie. Ma abbiamo consapevolmente scartato queste ipotesi per motivi che hanno direttamente a che fare con la democrazia. Quando l’oggetto del contendere si riduce esclusivamente alla scelta di un candidato piuttosto che un altro, alcuni di noi hanno già sperimentato gli esiti perversi di assemblee del genere: per esempio nelle oltre 100 assemblee iniziali di Cambiare si può, che sono poi sfociate non a caso – e sempre attraverso un’assemblea caotica - nello stravolgimento completo del progetto con la lista di Rivoluzione civile, interamente gestita dai vertici di partiti che si erano invece impegnati a non interferire con il processo della sua formazione. In casi del genere - e non si tratta di una critica di principio al metodo assembleare, che in molte altre circostanze è anche per noi il più democratico - quelle assemblee rispondono a una logica meramente competitiva che non ha nulla a che fare con le finalità di questo progetto, che è raccogliere intorno alla lista il più vasto consenso possibile. A quelle assemblee partecipa infatti un numero comunque ristretto di persone che in nessun modo possono essere considerate rappresentative dell’elettorato a cui la lista intende rivolgersi, in questa fase particolarmente disperso e scoraggiato e di cui una competizione per la testa di lista difficilmente riuscirebbe a tener conto, mentre potrebbe avere effetti deleteri nello scoraggiarne ulteriormente la partecipazione.
14. E per quanto riguarda il voto on-line?
Per le cosiddette “primarie on line” valgono le stesse considerazioni. L’esperienza del movimento Cinque stelle dovrebbe renderci avvertiti in proposito. Il voto on line non è quasi mai preceduto da un confronto e da una discussione di merito; rispecchia le preferenze individuali di un numero ristretto di elettori che poco ha a che fare con la composizione effettiva dell’elettorato che si vuole raggiungere ed è esposto a pesanti interferenze da parte di gruppi organizzati. Inoltre, in entrambi i casi – assemblea e voto online – una scelta secca renderebbe impossibile il rispetto dei criteri da adottare nella composizione della lista; composizione che dovrebbe comunque, anche in questo caso, essere demandata a una elaborazione successiva che finirebbe per relativizzare il risultato di qualunque votazione. Aggiungiamo infine che nelle elezioni europee esiste il voto di preferenza con cui potrebbe comunque essere sovvertito l’ordine in base al quale è stata composta la lista. Ma non abbiamo alle viste un plotone di eletti. Puntiamo in alto, ma è meglio fin da ora non coltivare soverchie illusioni sull’entità di un nostro eventuale successo.
15. Perché non si è cercato un accordo formale con partiti come PRC e SEL che si sono dichiarati disponibili o interessati a partecipare al progetto e a sostenere questa lista?
Tutti sanno, a partire dai diretti interessati, che una eventuale partecipazione solitaria alle prossime elezioni europee del PRC o di SEL non ha chance di successo, cioè di sfondare la soglia del 4% dei voti, nemmeno se, cosa abbastanza improbabile, queste due organizzazioni si presentassero insieme in una stessa lista: i voti che questi due partiti sarebbero in grado di raccogliere separatamente, peraltro del tutto insufficienti a varcare lo sbarramento, non si sommano, ma spesso si elidono tra di loro. La nostra proposta parte dalla constatazione dello stato di debolezza italiana: tutti hanno presente, come hanno insegnato le esperienze fallimentari di Sinistra Arcobaleno e Rivoluzione Civile, che una sommatoria di sigle anche più vasta, e pur con l’aggiunta di una componente non partitica improntata a principi europeisti, democratici e inclusivi analoghi a quelli che caratterizzano il progetto portato avanti da noi, non ha mai funzionato e che anche in questo caso non avrebbe un esito migliore; caso mai perderebbe anche qualche adesione. I voti non si sommano mai.
16. Perché mai l’esito elettorale dovrebbe essere differente se la lista che sostiene Tsipras si costituisce al di fuori di un accordo di vertice con i partiti?
Una lista come quella da noi proposta, che si presenta con connotati completamente nuovi, con una chiara impostazione europeista, democratica e inclusiva e senza connotazioni partitiche di sorta, può sperare di raccogliere consensi anche tra una molteplicità di elettorati diversi per i quali può rappresentare una risposta a molte delle loro aspettativa. In particolare, come è stato scritto nella prima lettera aperta, “nell’universo degli astenuti che non votano più perché delusi o disgustati dalla politica ufficiale; tra chi, non vedendo più l’utilità dell’Europa, rimette di fatto il proprio destino in mano agli equilibri in essere con un assegno in bianco; tra coloro che si sentono traditi dal PD per le promesse non mantenute della scorsa campagna elettorale; tra chi ha votato PD controvoglia, perché in assoluto disaccordo con l’accettazione supina dei trattati europei che ci condannano all’austerità e alla rovina; tra elettrici ed elettori che hanno votato Cinque stelle non perché fossero d’accordo con la leadership imprevedibile e potenzialmente autoritaria o con la pratica ondivaga di quel raggruppamento, ma perché non si sono trovati di fronte nessuna altra alternativa credibile”. Ma è comunque un voto di tutte e tutti coloro che non si riconoscono più in questa Europa in crisi d’identità e nascosta dietro alle larghe intese, ma che non per questo intendono rinunciare a fare dell'Europa il terreno principale del conflitto sociale e della proposta politica.
17. Ma che cosa cambierebbe se alla costituzione di quella lista si aggregassero direttamente anche i partiti?
C’è un’evidente asimmetria tra due differenti approcci: una connotazione della lista che la caratterizzasse in senso partitico, che recasse in qualche modo – anche senza una esplicita presenza di simboli – il marchio di un accordo di vertice con PRC, SEL o altri partiti, lungi dall’aumentarne le probabilità di successo, ne farebbe precipitare i consensi, perché gli elettori non potrebbero vedere in una iniziativa del genere che l’ennesima riproposizione di quell’alleanza perdente e del tutto marginale che ha dato vita prima alla lista arcobaleno nel 2008 e poi al fallimento di Rivoluzioni civile nel 2013.
La cosa è talmente chiara che Alexis Tsipras (con tutta Syriza), che pure è presidente di un partito, ha dato il suo appoggio al “progetto Spinelli”, perché è sicuro che questa sia l’unica possibilità – possibilità, e non certo certezza - di poter avere nel Parlamento europeo una pattuglia di eletti italiani che sostengano la sua battaglia per una revisione radicale dei trattati e dell’impianto liberista e giugulatorio dell’attuale governance europea. Pensiamo che Tsipras, per la sua storia, non possa certo essere indicato come un antipartito.
18. Ma in questo modo non sminuite le militanti e i compagni dei partiti di sinistra buttando a mare ogni loro possibilità di contribuire al successo della lista?
E’ comprensibile l’amarezza di molti compagni che vedono messi ai margini i simboli – ma non il lavoro svolto in passato né quello che potranno svolgere di qui in poi – della loro organizzazione, su cui hanno investito una parte importante della loro vita. Ma siamo certi che l’interesse generale e la consapevolezza della situazione convincerà tutte e tutti al massimo impegno - come hanno sempre fatto - e invitiamo pertanto tutti a riflettere sul fatto che questo è, forse, l’unico modo e l’ultima occasione per restituire una rappresentanza parlamentare e un punto di riferimento effettivo, e di respiro europeo, non solo a loro, ma anche e soprattutto a una parte significativa di quei milioni e milioni di cittadine e di cittadini che ne sono stati privati dalla evoluzione dei meccanismi e degli esiti elettorali degli ultimi anni. Altri modi, comunque, non ci sono. E se la lista avrà successo, l’intera geografia politica italiana ne subirà un benefico scossone e i giochi si riapriranno per tutti. E il primo beneficio lo avrà chi si è generosamente impegnato.
19. Ma in questo modo non state trasformando proprio voi questo progetto in una vostra “proprietà privata”, come alcuni vi accusano di fare?
No, si tratta per tutti coloro - singoli, associazioni e partiti consolidati - che sono consapevoli delle ragioni che ci hanno spinto a questa scelta e delle difficoltà a cui va incontro il progetto, di fare, come ha esplicitamente chiesto Tsipras, e come intendiamo fare anche noi, un passo indietro per poterne fare tre avanti, portando tutti insieme a buon fine questa iniziativa. Noi non abbiamo nessuna struttura organizzata da privilegiare o da proteggere; nessun candidato a noi legato da spingere. Per questo intendiamo confinare il nostro ruolo a quello di garanti, per proteggere il progetto da qualsiasi tentativo di appropriarsene o di stravolgerlo, in qualsiasi modo.
Milano 6 febbraio 2014
Il manifesto del 1° febbraio ha pubblicato una lettera aperta, inviata anche a tutti i firmatari dell’appello, in cui viene illustrato a grandi linee il modo in cui noi, che ne siamo i promotori, intendiamo portare a buon fine questo progetto. Con questo messaggio a domande e risposte intendiamo entrare più estesamente nel merito dei problemi che abbiamo di fronte spiegando come pensiamo di affrontarli e, al tempo stesso, rispondere a diverse critiche sollevate da chi, pur apprezzando il progetto nei suoi termini generali, non condivide il modo in cui intendiamo procedere. Una lettera di invito a sostenere il progetto e a partecipare è stata mandata oggi stesso a tutto il vasto mondo dei comitati, delle associazioni, delle organizzazioni che animano il nostro paese.
Speriamo che queste lunghe e complesse considerazioni possano essere di aiuto a tutti voi, potenziali sostenitori della lista, per dirimere i dubbi sulle soluzioni organizzative che abbiamo proposto e per spingervi a un impegno sostanziale nel portare avanti tutti insieme questo progetto, senza ovviamente trascurare le moltissime differenze che ci separano, e che costituiscono una ricchezza di questa impresa.
(a cura di Guido Viale per conto dei promotori)
1. Che ruolo avranno nella realizzazione del progetto, le associazioni, i comitati e i partiti che ne condividono gli obiettivi, cioè la presentazione di una lista apartitica, di impianto democratico, europeista, inclusivo, che sostenga la candidatura di Alexis Tsipras alla Presidenza della Commissione europea e che abbia ragionevoli probabilità di superare la soglia del 4 per cento?
Il successo di questa lista è interamente affidato all’iniziativa delle associazioni, dei comitati, delle organizzazioni e dei partiti - ma anche delle cittadine e dei cittadini senza appartenenze organizzate - che ne condividono gli obiettivi; i quali, senza una loro attiva partecipazione, resteranno irraggiungibili. Le adesioni individuali al questo progetto sono già più di 17.500 in soli dodici giorni e tra loro ci sono molte personalità di primo piano nel campo della scienza, della cultura, dell’arte, del giornalismo e dello spettacolo. Questo ci induce a contare sul più ampio coinvolgimento di tutti gli interessati. Ora è importante che il sostegno al progetto arrivi anche da associazioni, compitati e gruppi organizzati. La comunicazione di sostegno dovrà essere mandata alla mail sostegno@itsipras.it
2. Che parte potranno avere nell’organizzazione e nella struttura del progetto, associazioni, comitati e partiti organizzati?
Siamo fermamente convinti che il progetto debba coinvolgere le più diverse ed eterogenee posizioni politiche e culturali che si riconoscono nell’impostazione di fondo dell’appello - sostegno che andrà formalizzato - sia per quanto riguarda la composizione del comitato operativo che dovrà dare gambe all’iniziativa, sia nei comitati territoriali che nasceranno dall’incontro tra chi ha sottoscritto l’appello in ogni particolare ambito geografico, sia, infine, attraverso quei comitati di sostegno a cui potranno dar vita tutti coloro – partiti, associazioni e singoli elettori – che intendono mantenere una propria autonomia e visibilità nel sostegno al progetto, nella conduzione della raccolta delle firme, nella campagna elettorale e nella gestione dei rapporti con i candidati e gli eventuali eletti, una volta che le elezioni si siano concluse. A tutte le strutture organizzate proponiamo fin da ora di coordinarci a livello nazionale e locale in un forum, secondo il modello a suo tempo adottato nella campagna referendaria contro la privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici locali. Ci aspettiamo quindi da tutti i sostenitori del progetto che ciascuno, secondo le proprie possibilità e i propri orientamenti, porti il massimo contributo possibile alla costruzione e alle articolazioni del programma, alle proposte di candidature e alla composizione delle liste, in modo che esse rispecchino al meglio i loro specifici orientamenti politici o culturali, o il loro impegno sociale. Così come ci aspettiamo un grosso impegno di tutti nella raccolta delle firme e nella campagna elettorale e invitiamo tutti a deporre ogni spirito di parte per unirci in un’impresa comune.
3. Qual è esattamente il percorso proposto?
Il percorso che abbiamo proposto nasce da tutte queste considerazioni ed è per molti versi un percorso reso obbligato dai tempi, dalle risorse e delle forze a disposizione. Lo abbiamo già illustrato nella lettera aperta ai firmatari e qui lo specifichiamo meglio:
ci siamo costituiti in associazione per poter raccogliere fondi e gestire sia il sito web – http://www.listatsipras.eu/ – che la lista dalle adesioni che stiamo raccogliendo ai sensi della privacy.
La prima cosa da fare è dare un nome e un simbolo alla lista. Nel corso di della prossima settimana, a partire dall’11 febbraio, ci pronunceremo tutte e tutti sul nome – definitivo - e su un logo – provvisorio - scegliendoli tra una ristretta gamma che è stata messa a punto, ovviamente con criteri rigorosamente politici, da alcuni esperti di comunicazione che hanno aderito e stanno collaborando con il progetto. Tutte/i potranno registrarsi sul sito e partecipare al voto. Chi ha già firmato su Micromega è invitato a registrarsi nuovamente, per rispettare la normativa sulla privacy.
Contestualmente al voto on-line su nome e simbolo apriremo una sottoscrizione per il finanziamento del progetto che potrà contare esclusivamente sui contributi dei suoi sostenitori.
Nomineremo subito un tesoriere che si impegnerà a rendere conto settimanalmente on line del denaro incassato e speso.Abbiamo aperto il conto corrente presso Banca Etica: Iban IT34V0501803200000000170078
Fondamentale è la costituzione a tutti i livelli di Comitati di Sostegno di cui facciano parte tutte le realtà e i singoli che, anche non sottoscrittori dell’Appello, si dichiarano a sostegno della proposta di costruzione della lista come specificato. La comunicazione di sostegno dovrà essere mandata alla mail sostegno@itsipras.it
Organizzeremo vari incontri con le realtà che ci hanno contattato, sia a livello nazionale che locale, il primo dei quali martedì 11 alle 14.00 a Roma ( vedi lettera sul sito).
Entro questo fine settimana verrà costituito un comitato operativo. Il comitato potrà ampliarsi e in parte rinnovarsi a seconda delle esigenze che emergeranno e che esso stesso dovrà valutare; sarà composto sia da firmatari dell’appello che da persone di organizzazioni che sostengono il progetto.
Il lavoro per la creazione dei comitati locali deve partire subito, come subito è necessario pianificare i primi incontri di presentazione del progetto.
Nella settimana del 17 febbraio è importante organizzare ovunque iniziative cittadine di rilievo.
Nella settimana precedente, dal 10 al 15, organizzeremo il referendum online sul nome e il logo, avvieremo la raccolta fondi, e si organizzeranno i primi incontri di firmatari e interessati, città per città. Invitiamo tutte le realtà che staranno in questo progetto a fare altrettanto. Questo primo incontro dei firmatari servirà a mettere a fuoco le modalità per attivarsi nel territorio, strutturare e preparare il lavoro per la raccolta delle firme, coinvolgere tutte le realtà del territorio interessate, costituire un comitato operativo locale simile a quello nazionale.
E poi:
• Entro il 19 febbraio devono giungere tutte le proposte di candidatura
• Entro il 23 febbraio saranno definite le liste
• dal 27 febbraio comincia la raccolta delle firme
4. Come si pensa di procedere per quanto riguarda l’elaborazione del programma e la scelta dei candidati?
L’arricchimento e precisazione del programma, le cui linee generali sono già contenute nell’appello che ha dato il via a questa iniziativa e meglio articolate nella dichiarazione programmatica con cui Tsipras ha presentato la propria candidatura a Presidente della Commissione Europea (ma aggiunte, integrazioni, correzioni sono ovviamente necessarie), saranno affidati ai contributi degli organismi di base che sono gli assi portanti del progetto. Invitiamo quindi senz’altro tutti a presentare fin da ora proposte sintetiche e motivate dei punti da inserire nel programma - che non dovranno essere più di dieci, essere espressi in una forma estremamente sintetica e chiara e fare tutti riferimento alla dimensione europea del progetto. Nel mese di marzo, contestualmente alla raccolta delle firme, svilupperemo un’attività vasta e pubblica in tutto il paese per la definizione di questo programma. Per completare questo compito abbiamo tempo fino ai primi di aprile, quando inizierà la campagna elettorale vera e propria.
5. E la scelta dei candidati?
La scelta dei candidati si svolgerà nello stesso modo, ma è sottoposta a scadenze molto più strette. Abbiamo infatti deciso di effettuare autonomamente la raccolta delle firme (oltre 150.000 di cui 30.000 per ciascuna delle cinque circoscrizioni elettorali e almeno 3.000 in ogni regione) sia per salvaguardare l’autonomia del progetto, sia, soprattutto, perché questo sforzo costituirà per tutti noi un autentico banco di prova e un inizio vero e proprio della campagna elettorale. Per questo dovremo chiudere la lista definitiva dei candidati di ogni circoscrizione entro il 23 di febbraio (le proposte di candidatura devono quindi arrivare entro il 19 febbraio), perché i loro nomi, insieme al simbolo della lista, dovranno essere certificati e stampati sui moduli, a loro volta certificati, su cui raccogliere le firme.
6. Ma non si possono usare dei moduli in bianco, come hanno sempre fatto i partiti quando dovevano raccogliere le firme, per poi compilarli con i nomi dei candidati solo alla fine?
È noto che spesso vengono raccolte le firme su moduli in bianco dove solo all’ultimo momento si appongono i nomi dei candidati. Ma è una pratica illegale che noi rifiutiamo. La norma che impone il vincolo della raccolta delle firme solo a chi non è presente in parlamento è stata peraltro impugnata presso cinque tribunali italiani e le relative udienze si svolgeranno a partire dal 4 marzo. Un eventuale esito positivo di questi ricorsi potrebbe cambiare le condizioni della presentazione, ma per ora è per noi irrinunciabile attenerci alla normativa vigente. Per questo la composizione delle liste dovrà concludersi in tempi rapidi.
7. Quali saranno i criteri da seguire nella selezione dei candidati?
La cosa principale è seguire una strada che porti a una decisione condivisa e non affidare la selezione a contese tra schieramenti organizzati che, come in passate esperienze in cui alcuni di noi sono già stati coinvolti, rischiano di distogliere l’attenzione di chi è impegnato nel sostegno della lista, ma soprattutto delle elettrici e degli elettori che dovrebbero votarla, in sterili contrapposizioni. Bene che vada, le elette e gli eletti di questa lista non saranno molti (l’Italia ha diritto in tutto a 72 seggi) ed è assolutamente necessario che la scelta venga effettuata esclusivamente in base alle possibilità che ciascun candidato ha di portare voti alla lista, in coerenza naturalmente con le linee programmatiche. Un rapporto più preciso tra gli elettori organizzati e i Parlamentari europei che eventualmente saranno stati eletti in questa lista deve essere demandato alla capacità di dare continuità a questo progetto anche dopo il momento delle elezioni. Per questo, seguendo i principi chiaramente esposti nell’appello, i criteri in base ai quali dovranno essere proposte delle candidature sono, nell’ordine, questi: 1. La notorietà del candidato proposto (non si può, soprattutto per le teste di lista, puntare su persone, ancorché espressione di un intenso impegno politico, sociale o culturale, che siano ignote o poco note al pubblico vasto dell’elettorato a cui intendiamo rivolgerci); 2. La rappresentatività nei movimenti di opinione e di lotta degli scorsi anni; 3. L’alternanza di genere (una donna e un uomo o un uomo e una donna); 4. Un’ampia presenza di giovani; 5. Nella composizione della lista l’esigenza che l’insieme, nei limiti del possibile, sia rappresentativo di tutte le regioni comprese nella circoscrizione elettorale; 6. La capacità di attrarre consensi presso elettorati tra loro non sovrapponibili; 7. Per ogni circoscrizione va individuato un capolista che sia il volto più riconoscibile della nostra proposta. Dobbiamo essere consapevoli che la riuscita sta nella qualità delle nostre liste e nell’avere alcune candidature di forte prestigio, che le facciano da traino.
8. Chi non può essere candidato?
Come già specificato nell’Appello (“Una lista composta in coerenza con il programma, che candidi persone, anche con appartenenze partitiche, che non abbiano avuto incarichi elettivi e responsabilità di rilievo nell’ultimo decennio”), per salvaguardare le caratteristiche del progetto non potranno essere candidati consiglieri regionali e parlamentari nazionali o europei dal 2004 ad oggi, chi ha avuto incarichi di governo nazionale e regionale. Non potranno venir ricandidati i candidati di spicco delle ultime elezioni e i politici di lungo corso passati da molteplici candidature e incarichi. Il livello comunale è diverso, quindi potranno essere avanzate candidature di sindaci, assessori comunali e consiglieri comunali e provinciali. Verranno infine fissate delle regole rigide sulla conduzione della campagna elettorale, stabilendo che i fondi che ogni candidato avesse eventualmente a propria personale disposizione vengano divisi con il comitato operativo, in modo che le spese personali non superino una percentuale fissa della spesa complessiva.
9. Come si potrà partecipare alla scelta dei candidati?
Tutti, promotori, associazioni, comitati, partiti che hanno sottoscritto l’appello, o che sostengono la proposta ( inviando dichiarazione asostegno@itsipras.it), o raggruppamenti di almeno 50 persone sono invitati fin da ora a presentare al comitato operativo - di cui alleghiamo l’indirizzo e-mail (candidature@itsipras.it) - i nomi di possibili candidati, motivando le loro proposte in base al percorso politico, culturale o sociale del potenziale candidato e/o dell’organismo proponente, e accludendo una valutazione delle possibilità che la persona proposta ha di attrarre consenso, e in che settore particolare dell’elettorato. Le candidature presentate in questa forma permetteranno a tutti di valutarne l'affidabilità, la consistenza, i vantaggi e gli inconvenienti, e di pronunciarsi nel merito. Le candidature dovranno venir presentate entro il 19 febbraio.
10. Come si arriverà alla composizione delle liste delle cinque circoscrizioni?
La responsabilità ultima della composizione e della qualità delle liste, del rispetto della loro conformità agli indirizzi generali dell'Appello e di una loro composizione che nasca, nella misura del possibile, da una convergenza tra tutte le componenti sociali e politiche che concorrono al loro sostegno, resterà in capo ai sei promotori che sono i garanti del suo carattere apartitico e della sua impronta unitaria e non di parte. Mentre il lavoro di raccolta delle diverse proposte, l'analisi, la loro valutazione e la formulazione di una prima ipotesi di una loro composizione sarà affidata al comitato operativo. Sulla base di queste si comporranno queste proposte in un insieme che, per ciascuna circoscrizione, rispetti in ordine di priorità i criteri illustrati precedentemente. In nessun caso la composizione delle liste dovrà risultare da una contrattazione tra le organizzazioni coinvolte nel progetto. Le autocandidature sono escluse, potrebbero essere centinaia. Per questo ogni candidatura andrà espressa, previa dichiarazione di sostegno al progetto e condivisione della linea programmatica, tramite il sostegno di almeno 50 persone (con in evidenza nome cognome, indirizzo e mail) oppure la comunicazione di un’associazione, di un comitato o di altra organizzazione. Tutte le candidature andranno inviate all’indirizzo mail l’indirizzo e-mail (candidature@itsipras.it)
11. Come verranno selezionate e ricomposte in un ordine coerente le proposte di candidatura?
Tutte le proposte di candidatura presentate nella forma indicata saranno pubblicate sul sito web. Su di esse chiunque potrà esprimere pubblicamente le proprie valutazioni. Una volta che il comitato operativo avrà composto una prima ipotesi di lista per ciascuna delle cinque circoscrizioni, questa verrà sottoposta on-line a quanti hanno partecipato al processo, singolarmente o come gruppi, per tener conto delle loro osservazioni e delle loro proposte di cambiamento.
12. Ma non si tratta forse, come sostengono alcune accuse nei vostri confronti, di un metodo antidemocratico, che sostituisce la cooptazione al voto?
No. Riteniamo che questo procedimento - anche, ma non principalmente, in considerazione dei tempi strettissimi a disposizione - rappresenti il massimo di partecipazione democratica alle decisioni consentita e contiamo in questo modo di poter arrivare a risultati condivisi da tutti; o per lo meno da coloro per i quali l’obiettivo principale è raccogliere i più vasti consensi possibili e non quello di spingere un candidato particolare per motivi di parte.
13. Perché scartare la convocazione di assemblee o di primarie on-line per scegliere i candidati?
Sappiamo che stato proposto in alcune sedi e da interlocutori con diversi orientamenti di affidare la scelta finale delle candidature al voto di una pubblica assemblea o a un voto on-line che riproduca in qualche modo il meccanismo delle primarie. Ma abbiamo consapevolmente scartato queste ipotesi per motivi che hanno direttamente a che fare con la democrazia. Quando l’oggetto del contendere si riduce esclusivamente alla scelta di un candidato piuttosto che un altro, alcuni di noi hanno già sperimentato gli esiti perversi di assemblee del genere: per esempio nelle oltre 100 assemblee iniziali di Cambiare si può, che sono poi sfociate non a caso – e sempre attraverso un’assemblea caotica - nello stravolgimento completo del progetto con la lista di Rivoluzione civile, interamente gestita dai vertici di partiti che si erano invece impegnati a non interferire con il processo della sua formazione. In casi del genere - e non si tratta di una critica di principio al metodo assembleare, che in molte altre circostanze è anche per noi il più democratico - quelle assemblee rispondono a una logica meramente competitiva che non ha nulla a che fare con le finalità di questo progetto, che è raccogliere intorno alla lista il più vasto consenso possibile. A quelle assemblee partecipa infatti un numero comunque ristretto di persone che in nessun modo possono essere considerate rappresentative dell’elettorato a cui la lista intende rivolgersi, in questa fase particolarmente disperso e scoraggiato e di cui una competizione per la testa di lista difficilmente riuscirebbe a tener conto, mentre potrebbe avere effetti deleteri nello scoraggiarne ulteriormente la partecipazione.
14. E per quanto riguarda il voto on-line?
Per le cosiddette “primarie on line” valgono le stesse considerazioni. L’esperienza del movimento Cinque stelle dovrebbe renderci avvertiti in proposito. Il voto on line non è quasi mai preceduto da un confronto e da una discussione di merito; rispecchia le preferenze individuali di un numero ristretto di elettori che poco ha a che fare con la composizione effettiva dell’elettorato che si vuole raggiungere ed è esposto a pesanti interferenze da parte di gruppi organizzati. Inoltre, in entrambi i casi – assemblea e voto online – una scelta secca renderebbe impossibile il rispetto dei criteri da adottare nella composizione della lista; composizione che dovrebbe comunque, anche in questo caso, essere demandata a una elaborazione successiva che finirebbe per relativizzare il risultato di qualunque votazione. Aggiungiamo infine che nelle elezioni europee esiste il voto di preferenza con cui potrebbe comunque essere sovvertito l’ordine in base al quale è stata composta la lista. Ma non abbiamo alle viste un plotone di eletti. Puntiamo in alto, ma è meglio fin da ora non coltivare soverchie illusioni sull’entità di un nostro eventuale successo.
15. Perché non si è cercato un accordo formale con partiti come PRC e SEL che si sono dichiarati disponibili o interessati a partecipare al progetto e a sostenere questa lista?
Tutti sanno, a partire dai diretti interessati, che una eventuale partecipazione solitaria alle prossime elezioni europee del PRC o di SEL non ha chance di successo, cioè di sfondare la soglia del 4% dei voti, nemmeno se, cosa abbastanza improbabile, queste due organizzazioni si presentassero insieme in una stessa lista: i voti che questi due partiti sarebbero in grado di raccogliere separatamente, peraltro del tutto insufficienti a varcare lo sbarramento, non si sommano, ma spesso si elidono tra di loro. La nostra proposta parte dalla constatazione dello stato di debolezza italiana: tutti hanno presente, come hanno insegnato le esperienze fallimentari di Sinistra Arcobaleno e Rivoluzione Civile, che una sommatoria di sigle anche più vasta, e pur con l’aggiunta di una componente non partitica improntata a principi europeisti, democratici e inclusivi analoghi a quelli che caratterizzano il progetto portato avanti da noi, non ha mai funzionato e che anche in questo caso non avrebbe un esito migliore; caso mai perderebbe anche qualche adesione. I voti non si sommano mai.
16. Perché mai l’esito elettorale dovrebbe essere differente se la lista che sostiene Tsipras si costituisce al di fuori di un accordo di vertice con i partiti?
Una lista come quella da noi proposta, che si presenta con connotati completamente nuovi, con una chiara impostazione europeista, democratica e inclusiva e senza connotazioni partitiche di sorta, può sperare di raccogliere consensi anche tra una molteplicità di elettorati diversi per i quali può rappresentare una risposta a molte delle loro aspettativa. In particolare, come è stato scritto nella prima lettera aperta, “nell’universo degli astenuti che non votano più perché delusi o disgustati dalla politica ufficiale; tra chi, non vedendo più l’utilità dell’Europa, rimette di fatto il proprio destino in mano agli equilibri in essere con un assegno in bianco; tra coloro che si sentono traditi dal PD per le promesse non mantenute della scorsa campagna elettorale; tra chi ha votato PD controvoglia, perché in assoluto disaccordo con l’accettazione supina dei trattati europei che ci condannano all’austerità e alla rovina; tra elettrici ed elettori che hanno votato Cinque stelle non perché fossero d’accordo con la leadership imprevedibile e potenzialmente autoritaria o con la pratica ondivaga di quel raggruppamento, ma perché non si sono trovati di fronte nessuna altra alternativa credibile”. Ma è comunque un voto di tutte e tutti coloro che non si riconoscono più in questa Europa in crisi d’identità e nascosta dietro alle larghe intese, ma che non per questo intendono rinunciare a fare dell'Europa il terreno principale del conflitto sociale e della proposta politica.
17. Ma che cosa cambierebbe se alla costituzione di quella lista si aggregassero direttamente anche i partiti?
C’è un’evidente asimmetria tra due differenti approcci: una connotazione della lista che la caratterizzasse in senso partitico, che recasse in qualche modo – anche senza una esplicita presenza di simboli – il marchio di un accordo di vertice con PRC, SEL o altri partiti, lungi dall’aumentarne le probabilità di successo, ne farebbe precipitare i consensi, perché gli elettori non potrebbero vedere in una iniziativa del genere che l’ennesima riproposizione di quell’alleanza perdente e del tutto marginale che ha dato vita prima alla lista arcobaleno nel 2008 e poi al fallimento di Rivoluzioni civile nel 2013.
La cosa è talmente chiara che Alexis Tsipras (con tutta Syriza), che pure è presidente di un partito, ha dato il suo appoggio al “progetto Spinelli”, perché è sicuro che questa sia l’unica possibilità – possibilità, e non certo certezza - di poter avere nel Parlamento europeo una pattuglia di eletti italiani che sostengano la sua battaglia per una revisione radicale dei trattati e dell’impianto liberista e giugulatorio dell’attuale governance europea. Pensiamo che Tsipras, per la sua storia, non possa certo essere indicato come un antipartito.
18. Ma in questo modo non sminuite le militanti e i compagni dei partiti di sinistra buttando a mare ogni loro possibilità di contribuire al successo della lista?
E’ comprensibile l’amarezza di molti compagni che vedono messi ai margini i simboli – ma non il lavoro svolto in passato né quello che potranno svolgere di qui in poi – della loro organizzazione, su cui hanno investito una parte importante della loro vita. Ma siamo certi che l’interesse generale e la consapevolezza della situazione convincerà tutte e tutti al massimo impegno - come hanno sempre fatto - e invitiamo pertanto tutti a riflettere sul fatto che questo è, forse, l’unico modo e l’ultima occasione per restituire una rappresentanza parlamentare e un punto di riferimento effettivo, e di respiro europeo, non solo a loro, ma anche e soprattutto a una parte significativa di quei milioni e milioni di cittadine e di cittadini che ne sono stati privati dalla evoluzione dei meccanismi e degli esiti elettorali degli ultimi anni. Altri modi, comunque, non ci sono. E se la lista avrà successo, l’intera geografia politica italiana ne subirà un benefico scossone e i giochi si riapriranno per tutti. E il primo beneficio lo avrà chi si è generosamente impegnato.
19. Ma in questo modo non state trasformando proprio voi questo progetto in una vostra “proprietà privata”, come alcuni vi accusano di fare?
No, si tratta per tutti coloro - singoli, associazioni e partiti consolidati - che sono consapevoli delle ragioni che ci hanno spinto a questa scelta e delle difficoltà a cui va incontro il progetto, di fare, come ha esplicitamente chiesto Tsipras, e come intendiamo fare anche noi, un passo indietro per poterne fare tre avanti, portando tutti insieme a buon fine questa iniziativa. Noi non abbiamo nessuna struttura organizzata da privilegiare o da proteggere; nessun candidato a noi legato da spingere. Per questo intendiamo confinare il nostro ruolo a quello di garanti, per proteggere il progetto da qualsiasi tentativo di appropriarsene o di stravolgerlo, in qualsiasi modo.
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Con Tsipras contro l’Europa dell’austerità
questa intervista al prof. Brancaccio riguarda lo studio di un piano B per l' uscita dall' Euro.
Anche i poteri forti stanno studiando un piano B per uscire dall' Euro, in particolare il prof. Savona.
http://www.emilianobrancaccio.it/2014/0 ... attopardi/
Anche i poteri forti stanno studiando un piano B per uscire dall' Euro, in particolare il prof. Savona.
http://www.emilianobrancaccio.it/2014/0 ... attopardi/
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Re: Con Tsipras contro l’Europa dell’austerità
da http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... -58815036/
Europa, il sonno della politica
di BARBARA SPINELLI
SUCCEDE solo in quest'Europa, attratta dal naufragio non a causa dell'economia ma della convulsa scempiaggine della sua politica: parliamo dello scandalo di una Corte costituzionale tedesca divenuta cruciale per ogni cittadino dell'Unione, mentre la Corte costituzionale in Portogallo vale zero. Parliamo di Jens Weidmann, governatore della Banca centrale tedesca, che accusa Draghi di oltrepassare il suo mandato - salvando l'euro con i mezzi a sua disposizione - e senza vergogna dichiara guerra a una moneta che chiamiamo unica proprio perché non appartiene solo a Berlino.
Il mandato della Bce è chiaro infatti, anche se Weidmann ne contesta la costituzionalità: mantenere la stabilità dei prezzi (articolo 127 del Trattato di Lisbona), ma nel rispetto dell'articolo 3, che prescrive lo sviluppo sostenibile dell'Europa, la piena occupazione e il miglioramento della qualità dell'ambiente, la lotta all'esclusione sociale, la giustizia e la protezione sociali, la coesione economica, sociale e territoriale, la solidarietà tra gli Stati membri. Qualcosa non va nella storia che si sta facendo, se l'articolo 3 neanche fa capolino sul sito Internet della Bce, per timore che Berlino magari s'adombri.
Fra poco più di un anno, nel maggio 2014, voteremo per il rinnovo del Parlamento europeo. Soprattutto per gli italiani sarà una data diversa dal solito. Perché l'Europa della trojka (Bce, Commissione, Fmi) pesa sulle nostre vite come mai in passato. Perché le sue medicine anti-crisi sono contestate ovunque dai popoli, scuotendo perfino il medico che più ardentemente le propina: il 22 settembre i tedeschi andranno al voto e forse premieranno un partito antieuropeo - Alternativa per la Germania - appena nato nel febbraio scorso. I partiti dovranno smettere le menzogne che vanno dicendo, sulla possibilità di "piegare" Angela Merkel. Specie in Italia, dovranno piantarla di tradire elettori e cittadini. Per la prima volta infine, se oseranno, potranno indicare il presidente della Commissione. Sta nei trattati.
Se parliamo di menzogne, è perché nessun governo è in grado di piegare Berlino con gli argomenti esclusivamente economici fin qui sbandierati: un po' meno austerità, un po' di crescita, qualche condono. Convinta com'è che siano i mercati e nessun altro a disciplinarci, Berlino si muoverà solo se la politica prevarrà su tesi economiche degenerate in dogmi. Se governi, partiti e cittadini accamperanno visioni chiare di quella che deve essere un'altra Europa: non quella presente, dotata di risorse minime, precipitata in ottocenteschi equilibri di potenze.
L'Unione somiglia oggi a una Chiesa corrotta, bisognosa di uno Scisma protestante: di una Riforma del credo, dei vocabolari. Di un piano con punti precisi (erano 95 le tesi di Martin Lutero). Il Papato economico va sovvertito opponendogli una fede politica. Solo così la religione dominante s'infrangerà, e Berlino dovrà scegliere: o l'Europa tedesca o la Germania europea, o l'egemonia o la parità fra Stati membri. Sempre ha dovuto scegliere in tal modo: l'Europa, disse Adenauer nel '58, "non va lasciata agli economisti".
L'ortodossia tedesca è antica ormai, s'affermò nel dopoguerra e si chiama ordoliberalismo: i mercati sanno perfettamente correggere gli squilibri, senza ingerenze dello Stato, perché dotati di immutata razionalità. È l'ideologia della "casa in ordine": ogni nazione espierà le proprie colpe da sola (Schuld vuol dire debito e colpa, in tedesco). Solidarietà e cooperazione internazionale vengono dopo, a coronare i compiti a casa se benfatti. Come in Inghilterra, viene invocata ingannevolmente anche la democrazia: trasferire parte della propria sovranità svuota i parlamenti nazionali. Per questo la Corte costituzionale tedesca è pregata di pronunciarsi su qualsiasi mossa europea.
Se è inganno, è perché nella fattoria-Europa non tutte le democrazie sono eguali: ce ne sono di sacrosante, e di dannate. Il 5 aprile scorso, la Corte costituzionale portoghese ha rigettato quattro misure dell'austerità imposta dalla trojka (tagli agli stipendi statali e alle pensioni), perché contrarie al principio di uguaglianza. Il comunicato diramato due giorni dopo dalla Commissione europea, il 7 aprile, ignora del tutto il verdetto, "si felicita" che Lisbona prosegua la terapia concordata, rifiuta ogni rinegoziato: "È essenziale che le istituzioni politiche chiave del Portogallo restino unite nel sostenere" il risanamento così com'è. Il diverso trattamento riservato ai giudici costituzionali tedeschi e portoghesi è a tal punto disonesto che l'Europa difficilmente sopravviverà come ideale nei suoi cittadini.
Alcuni dicono che può sopravvivere se l'egemonia tedesca si fa più benevola, restando egemonia. George Soros l'ha chiesto nel settembre 2012 sul New York Review of Books, con solidi argomenti. Lo esige il governo polacco. In Germania lo domanda chi teme non già l'egemonia, ma una poco splendida, introversa autoidolatria.
Egemonia e autoidolatria sono tuttavia i sintomi, non la causa del male che cronicamente assilla la Germania. Sempre ai suoi governi è toccato fare i conti con il dogma della casa in ordine. Sin dal dopoguerra la sua politica della memoria fu mutila: conscia come nessun altro del passato nazi-fascista, ma dimentica del ciclone economico che tramortì i tedeschi, negli anni '30, con l'austerità delle riparazioni inflitte dai vincitori. Lo scherzo della storia è atroce: proprio Keynes, che aveva denunciato nel '19 la punizione disciplinatrice dello sconfitto, è l'economista più inviso in Germania.
Se la Germania ha voluto un'Europa sovranazionale, fino a inserirla nella Costituzione, è perché gli ordoliberali (nella Banca centrale, nelle accademie) sono stati ripetutamente disarcionati. Adenauer impose la Cee e il patto franco-tedesco a un ministro dell'Economia - Ludwig Erhard - che fece di tutto per affossarli. Che accusava la Cee di "endogamia" protezionista, di "scemenza economica". Con Londra provò a sabotare i trattati di Roma, preferendo di gran lunga una zona di libero scambio. Non l'ascoltarono né Adenauer, né il primo capo della Commissione Hallstein, grazie ai quali la razionalità politica vinse. Lo stesso scenario riapparve con l'euro: anche qui, aggrappato a Parigi, Kohl antepose la politica scavalcando economisti mainstream e Banca centrale. Oggi il bivio è simile, ma con politici camaleontici, senza più volontà ferme. La crisi ha disilluso il popolo tedesco. L'ordoliberalismo si politicizza, assapora vendette antiche.
Non resta quindi che lo Scisma: la costruzione di un'altra Europa, che parta dal basso più che dai governi. Un progetto già c'è, scritto dall'economista Alfonso Iozzo: secondo i federalisti, può divenire un'"iniziativa dei cittadini europei" (articolo 11 del Trattato di Lisbona), da presentare alla Commissione. L'idea è di munire l'Unione di risorse sufficienti per fare crescita al posto di Stati costretti al rigore. Una crescita non solo meno costosa, perché fatta insieme, ma socialmente più giusta e più ecologica, perché alimentata dalla tassa sulle transazioni finanziarie, dalla carbon tax (biossido di carbonio) e da un'Iva europea. Dalle prime due tasse si ricaverebbero 80/90 miliardi di euro: il bilancio comune rispetterebbe la soglia dell'1,27 concordata a suo tempo. Mobilitando Banca europea degli investimenti ed eurobond, avremmo un piano di 300/500 miliardi, e 20 milioni di nuovi posti di lavoro nell'economia del futuro (ricerca, energia).
Per fare queste cose occorre tuttavia che la politica torni alla ribalta e ridiventi, come dice l'economista Jean-Paul Fitoussi, non un insieme di regole automatiche ma una scelta. Occorre l'auto-sovversione di Lutero, quando scrisse le sue 95 tesi e disse, secondo alcuni: "Qui sto diritto. Non posso fare altrimenti. Che Dio mi aiuti, amen".
(15 maggio 2013)
Europa, il sonno della politica
di BARBARA SPINELLI
SUCCEDE solo in quest'Europa, attratta dal naufragio non a causa dell'economia ma della convulsa scempiaggine della sua politica: parliamo dello scandalo di una Corte costituzionale tedesca divenuta cruciale per ogni cittadino dell'Unione, mentre la Corte costituzionale in Portogallo vale zero. Parliamo di Jens Weidmann, governatore della Banca centrale tedesca, che accusa Draghi di oltrepassare il suo mandato - salvando l'euro con i mezzi a sua disposizione - e senza vergogna dichiara guerra a una moneta che chiamiamo unica proprio perché non appartiene solo a Berlino.
Il mandato della Bce è chiaro infatti, anche se Weidmann ne contesta la costituzionalità: mantenere la stabilità dei prezzi (articolo 127 del Trattato di Lisbona), ma nel rispetto dell'articolo 3, che prescrive lo sviluppo sostenibile dell'Europa, la piena occupazione e il miglioramento della qualità dell'ambiente, la lotta all'esclusione sociale, la giustizia e la protezione sociali, la coesione economica, sociale e territoriale, la solidarietà tra gli Stati membri. Qualcosa non va nella storia che si sta facendo, se l'articolo 3 neanche fa capolino sul sito Internet della Bce, per timore che Berlino magari s'adombri.
Fra poco più di un anno, nel maggio 2014, voteremo per il rinnovo del Parlamento europeo. Soprattutto per gli italiani sarà una data diversa dal solito. Perché l'Europa della trojka (Bce, Commissione, Fmi) pesa sulle nostre vite come mai in passato. Perché le sue medicine anti-crisi sono contestate ovunque dai popoli, scuotendo perfino il medico che più ardentemente le propina: il 22 settembre i tedeschi andranno al voto e forse premieranno un partito antieuropeo - Alternativa per la Germania - appena nato nel febbraio scorso. I partiti dovranno smettere le menzogne che vanno dicendo, sulla possibilità di "piegare" Angela Merkel. Specie in Italia, dovranno piantarla di tradire elettori e cittadini. Per la prima volta infine, se oseranno, potranno indicare il presidente della Commissione. Sta nei trattati.
Se parliamo di menzogne, è perché nessun governo è in grado di piegare Berlino con gli argomenti esclusivamente economici fin qui sbandierati: un po' meno austerità, un po' di crescita, qualche condono. Convinta com'è che siano i mercati e nessun altro a disciplinarci, Berlino si muoverà solo se la politica prevarrà su tesi economiche degenerate in dogmi. Se governi, partiti e cittadini accamperanno visioni chiare di quella che deve essere un'altra Europa: non quella presente, dotata di risorse minime, precipitata in ottocenteschi equilibri di potenze.
L'Unione somiglia oggi a una Chiesa corrotta, bisognosa di uno Scisma protestante: di una Riforma del credo, dei vocabolari. Di un piano con punti precisi (erano 95 le tesi di Martin Lutero). Il Papato economico va sovvertito opponendogli una fede politica. Solo così la religione dominante s'infrangerà, e Berlino dovrà scegliere: o l'Europa tedesca o la Germania europea, o l'egemonia o la parità fra Stati membri. Sempre ha dovuto scegliere in tal modo: l'Europa, disse Adenauer nel '58, "non va lasciata agli economisti".
L'ortodossia tedesca è antica ormai, s'affermò nel dopoguerra e si chiama ordoliberalismo: i mercati sanno perfettamente correggere gli squilibri, senza ingerenze dello Stato, perché dotati di immutata razionalità. È l'ideologia della "casa in ordine": ogni nazione espierà le proprie colpe da sola (Schuld vuol dire debito e colpa, in tedesco). Solidarietà e cooperazione internazionale vengono dopo, a coronare i compiti a casa se benfatti. Come in Inghilterra, viene invocata ingannevolmente anche la democrazia: trasferire parte della propria sovranità svuota i parlamenti nazionali. Per questo la Corte costituzionale tedesca è pregata di pronunciarsi su qualsiasi mossa europea.
Se è inganno, è perché nella fattoria-Europa non tutte le democrazie sono eguali: ce ne sono di sacrosante, e di dannate. Il 5 aprile scorso, la Corte costituzionale portoghese ha rigettato quattro misure dell'austerità imposta dalla trojka (tagli agli stipendi statali e alle pensioni), perché contrarie al principio di uguaglianza. Il comunicato diramato due giorni dopo dalla Commissione europea, il 7 aprile, ignora del tutto il verdetto, "si felicita" che Lisbona prosegua la terapia concordata, rifiuta ogni rinegoziato: "È essenziale che le istituzioni politiche chiave del Portogallo restino unite nel sostenere" il risanamento così com'è. Il diverso trattamento riservato ai giudici costituzionali tedeschi e portoghesi è a tal punto disonesto che l'Europa difficilmente sopravviverà come ideale nei suoi cittadini.
Alcuni dicono che può sopravvivere se l'egemonia tedesca si fa più benevola, restando egemonia. George Soros l'ha chiesto nel settembre 2012 sul New York Review of Books, con solidi argomenti. Lo esige il governo polacco. In Germania lo domanda chi teme non già l'egemonia, ma una poco splendida, introversa autoidolatria.
Egemonia e autoidolatria sono tuttavia i sintomi, non la causa del male che cronicamente assilla la Germania. Sempre ai suoi governi è toccato fare i conti con il dogma della casa in ordine. Sin dal dopoguerra la sua politica della memoria fu mutila: conscia come nessun altro del passato nazi-fascista, ma dimentica del ciclone economico che tramortì i tedeschi, negli anni '30, con l'austerità delle riparazioni inflitte dai vincitori. Lo scherzo della storia è atroce: proprio Keynes, che aveva denunciato nel '19 la punizione disciplinatrice dello sconfitto, è l'economista più inviso in Germania.
Se la Germania ha voluto un'Europa sovranazionale, fino a inserirla nella Costituzione, è perché gli ordoliberali (nella Banca centrale, nelle accademie) sono stati ripetutamente disarcionati. Adenauer impose la Cee e il patto franco-tedesco a un ministro dell'Economia - Ludwig Erhard - che fece di tutto per affossarli. Che accusava la Cee di "endogamia" protezionista, di "scemenza economica". Con Londra provò a sabotare i trattati di Roma, preferendo di gran lunga una zona di libero scambio. Non l'ascoltarono né Adenauer, né il primo capo della Commissione Hallstein, grazie ai quali la razionalità politica vinse. Lo stesso scenario riapparve con l'euro: anche qui, aggrappato a Parigi, Kohl antepose la politica scavalcando economisti mainstream e Banca centrale. Oggi il bivio è simile, ma con politici camaleontici, senza più volontà ferme. La crisi ha disilluso il popolo tedesco. L'ordoliberalismo si politicizza, assapora vendette antiche.
Non resta quindi che lo Scisma: la costruzione di un'altra Europa, che parta dal basso più che dai governi. Un progetto già c'è, scritto dall'economista Alfonso Iozzo: secondo i federalisti, può divenire un'"iniziativa dei cittadini europei" (articolo 11 del Trattato di Lisbona), da presentare alla Commissione. L'idea è di munire l'Unione di risorse sufficienti per fare crescita al posto di Stati costretti al rigore. Una crescita non solo meno costosa, perché fatta insieme, ma socialmente più giusta e più ecologica, perché alimentata dalla tassa sulle transazioni finanziarie, dalla carbon tax (biossido di carbonio) e da un'Iva europea. Dalle prime due tasse si ricaverebbero 80/90 miliardi di euro: il bilancio comune rispetterebbe la soglia dell'1,27 concordata a suo tempo. Mobilitando Banca europea degli investimenti ed eurobond, avremmo un piano di 300/500 miliardi, e 20 milioni di nuovi posti di lavoro nell'economia del futuro (ricerca, energia).
Per fare queste cose occorre tuttavia che la politica torni alla ribalta e ridiventi, come dice l'economista Jean-Paul Fitoussi, non un insieme di regole automatiche ma una scelta. Occorre l'auto-sovversione di Lutero, quando scrisse le sue 95 tesi e disse, secondo alcuni: "Qui sto diritto. Non posso fare altrimenti. Che Dio mi aiuti, amen".
(15 maggio 2013)
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- Iscritto il: 21/02/2012, 19:25
Re: Con Tsipras contro l’Europa dell’austerità
Nella provincia di Treviso si sta' partendo alla grande .
Riposto quanto pervenutomi via email sperando che qualcuno di queste zone legga questo messaggio.
Martedi' 11 febbraio si e' costituito il Comitato Territoriale provinciale ''Treviso e provincia per Tsipras''.
COME DA INDICAZIONI DEI 6 PROMOTORI dell'appello ''L'Europa al Bivio'' il COMITATO TERRITORIALE E' APARTITICO E COMPOSTO DI SINGOLI CITTADINI che rappresentano solo se stessi (partiti e associazioni che vogliono mantenere una propria visibilita' si costituiranno in Comitati di Sostegno).
Martedi' 18 si tengono riunioni a livello locale a Treviso, Oderzo e Montebelluna per organizzare le iniziative il cui coordinamento sara' definito martedi' 25 nella seconda riunione del ComitatoTerritoriale provinciale ''Treviso e provincia per Tsipra'' (luogo e ora saranno comunicati quanto prima)
Se sei interessat* a partecipare alla riunione di martedi' 18:
- a Treviso la riunione di MARTEDI 18 FEBBRAIO e' ALLE ORE 18.30 presso la sede di Sel in Via Ragusa 10
- a Montebelluna e' alle h 21.00 presso l'Urban Center (ex biblioteca) via Dante Alighieri 14.
- per Oderzo si deve contattare una email che qui non sto' ad inserire .
...e vaiii. Sperem ben
un salutone da Juan
Riposto quanto pervenutomi via email sperando che qualcuno di queste zone legga questo messaggio.
Martedi' 11 febbraio si e' costituito il Comitato Territoriale provinciale ''Treviso e provincia per Tsipras''.
COME DA INDICAZIONI DEI 6 PROMOTORI dell'appello ''L'Europa al Bivio'' il COMITATO TERRITORIALE E' APARTITICO E COMPOSTO DI SINGOLI CITTADINI che rappresentano solo se stessi (partiti e associazioni che vogliono mantenere una propria visibilita' si costituiranno in Comitati di Sostegno).
Martedi' 18 si tengono riunioni a livello locale a Treviso, Oderzo e Montebelluna per organizzare le iniziative il cui coordinamento sara' definito martedi' 25 nella seconda riunione del ComitatoTerritoriale provinciale ''Treviso e provincia per Tsipra'' (luogo e ora saranno comunicati quanto prima)
Se sei interessat* a partecipare alla riunione di martedi' 18:
- a Treviso la riunione di MARTEDI 18 FEBBRAIO e' ALLE ORE 18.30 presso la sede di Sel in Via Ragusa 10
- a Montebelluna e' alle h 21.00 presso l'Urban Center (ex biblioteca) via Dante Alighieri 14.
- per Oderzo si deve contattare una email che qui non sto' ad inserire .
...e vaiii. Sperem ben
un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Con Tsipras contro l’Europa dell’austerità
per me la lista Tsipras è un grande investimento politico per il futuro.
per adesso la vedo come un bambino greco piccolo che piange e batte i piedi perchè vuole cambiare i trattati...europei e vuole .....il piano Marshall ....addirittura europeo, a me basterebbe...partenopeo !!
quanto ad apartitico la nostra costituzione si basa sui partiti,
io conosco un agnostico che non bestemmia perchè non credendo in dio non ha motivo,
conosco degli atei che bestemmiano perchè cosi credono di essere piu...atei...
questi atei assomigliano ai politici...apartitici.
il problema e che non vogliono che si ripeta l' esperienza di scelta civica,
il problema di scelta civica era ALTRO,
era Ingroia che pensava di essere renzi il quale pensa di essere berlusconi il quale pensa di essere la madonna.
per adesso la vedo come un bambino greco piccolo che piange e batte i piedi perchè vuole cambiare i trattati...europei e vuole .....il piano Marshall ....addirittura europeo, a me basterebbe...partenopeo !!
quanto ad apartitico la nostra costituzione si basa sui partiti,
io conosco un agnostico che non bestemmia perchè non credendo in dio non ha motivo,
conosco degli atei che bestemmiano perchè cosi credono di essere piu...atei...
questi atei assomigliano ai politici...apartitici.
il problema e che non vogliono che si ripeta l' esperienza di scelta civica,
il problema di scelta civica era ALTRO,
era Ingroia che pensava di essere renzi il quale pensa di essere berlusconi il quale pensa di essere la madonna.
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- Iscritto il: 21/02/2012, 19:25
Re: Con Tsipras contro l’Europa dell’austerità
Nuovo attacco contro il governo
Tsipras: solo il popolo può decidere di nuovo Memorandum
Opposto a minacce di sanzioni contro l'Ucraina
Nuovo attacco duro contro il governo ha scatenato Alexis Tsipras sottolineando che "il governo non ha legittimità popolare per impegnare il paese in un nuovo memorandum" e che questo è qualcosa che "dovrebbe essere deciso dal popolo."
Parlando ad un evento organizzato dall'Eurogruppo della Sinistra al Parlamento europeo, ad Atene, con l'assistenza di SYRIZA e su "Crisi finanziaria e le sfide della democrazia» Al. Tsipras ha espresso ottimismo che la vittoria del suo partito nelle elezioni e ha detto che negli ultimi quattro anni, la Grecia è cambiato ed è stato il dramma di una politica barbara senza precedenti.
Il presidente di Syriza ha aggiunto che "il governo uscente dà l'ultima disperata battaglia di retroguardia per mantenere il potere." Egli ha sostenuto che la Grecia non è semplicemente pronta a voltare pagina, pronti a cambiare il libro, sottolineando che le note fallito miseramente in tutti gli indicatori, hanno strappato la base produttiva del paese, sparato disoccupazione dimensioni senza precedenti e hanno creato una crisi umanitaria. La Grecia è un paese che sta lentamente morendo perché la leadership dell'Europa ha scelto una cavia per la crisi, ha detto Tsipras, sottolineando la necessità di rovesciare questa situazione in Grecia e l'Unione europea in generale.
Considera anche che se si continua la stessa politica, il debito del nostro paese sarà lanciato al 205% del PIL nel 2015. Inoltre, il presidente della opposizione non è riuscita, ancora una volta, un messaggio ai partner affermando che "sappiamo che in ciò che riguarda noi elezione fait accompli non accetteranno", affermando così il rifiuto di Syriza e lo stesso a firmare e accettare un'elezione continuazione della politica attuale.
Portando la sua posizione sulla conferenza europea sul debito, ha detto di essere l'unica soluzione possibile in grado di dare prospettiva e mettere in evidenza il valore della solidarietà dell'UE In questo contesto, ha osservato, maggio può e deve essere il Maggio popoli europei e per questi motivi è fondamentale che il voto per le elezioni europee.
Commentando notizie di stampa in scenari del Ministero delle Finanze tedesco a cancellare una parte del debito della Grecia, Tsipras ha detto di avere particolare valore perché ufficialmente, finora, il governo tedesco ha precluso ogni possibilità di remissione. La questione, ha aggiunto, è importante anche per l'interno della Grecia perché bisogna affermare questa soluzione e l'attuale governo rivendicazione non solo, ma non ha alcuna proposta per il problema greco.
Infine, riferendosi agli sviluppi in Ucraina, ha detto che minacciano la pace e la stabilità nella regione e la violenza cieca non è una soluzione. E 'inconcepibile, ha detto il presidente di Syriza, indirettamente, per accogliere la violenza come una opzione che può risolvere parte della leadership europea. La democrazia, ha aggiunto, è una normativa europea e oggi possiamo affermare con forza che solo competente a decidere sul futuro dell'Ucraina è la sua gente, senza violenza e il coinvolgimento di terzi. In questo contesto, l'UE ha esortato a "non gettare olio sul fuoco per mezzo di sanzioni."
Il presidente dell'Eurogruppo di sinistra e coordinatore del dibattito, Gabi Tsimmer negli interventi concordati con Mr.Tsipras per risolvere il problema greco in un contesto europeo e si riferiscono in particolare ai gravi conseguenze sociali delle politiche di austerità che sono state attuate in Grecia. Ha inoltre rilevato la necessità di un maggiore controllo del sistema bancario europeo e ha espresso il proprio disaccordo con le dichiarazioni di Martin Schulz conferenza intergovernativa, sottolineando che i governi e le banche stesse hanno il potenziale di plasmare il proprio contesto che non risolverà i problemi. La signora Tsimmer ha approvato un ruolo maggiore per il Parlamento europeo e le altre forze.
http://translate.google.it/translate?hl ... 6bih%3D784
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Google traduttore può far quello che puo'. Cmq si puo' lo stesso capire con um po' di immaginazione in piu'
un salutone da Juan
Tsipras: solo il popolo può decidere di nuovo Memorandum
Opposto a minacce di sanzioni contro l'Ucraina
Nuovo attacco duro contro il governo ha scatenato Alexis Tsipras sottolineando che "il governo non ha legittimità popolare per impegnare il paese in un nuovo memorandum" e che questo è qualcosa che "dovrebbe essere deciso dal popolo."
Parlando ad un evento organizzato dall'Eurogruppo della Sinistra al Parlamento europeo, ad Atene, con l'assistenza di SYRIZA e su "Crisi finanziaria e le sfide della democrazia» Al. Tsipras ha espresso ottimismo che la vittoria del suo partito nelle elezioni e ha detto che negli ultimi quattro anni, la Grecia è cambiato ed è stato il dramma di una politica barbara senza precedenti.
Il presidente di Syriza ha aggiunto che "il governo uscente dà l'ultima disperata battaglia di retroguardia per mantenere il potere." Egli ha sostenuto che la Grecia non è semplicemente pronta a voltare pagina, pronti a cambiare il libro, sottolineando che le note fallito miseramente in tutti gli indicatori, hanno strappato la base produttiva del paese, sparato disoccupazione dimensioni senza precedenti e hanno creato una crisi umanitaria. La Grecia è un paese che sta lentamente morendo perché la leadership dell'Europa ha scelto una cavia per la crisi, ha detto Tsipras, sottolineando la necessità di rovesciare questa situazione in Grecia e l'Unione europea in generale.
Considera anche che se si continua la stessa politica, il debito del nostro paese sarà lanciato al 205% del PIL nel 2015. Inoltre, il presidente della opposizione non è riuscita, ancora una volta, un messaggio ai partner affermando che "sappiamo che in ciò che riguarda noi elezione fait accompli non accetteranno", affermando così il rifiuto di Syriza e lo stesso a firmare e accettare un'elezione continuazione della politica attuale.
Portando la sua posizione sulla conferenza europea sul debito, ha detto di essere l'unica soluzione possibile in grado di dare prospettiva e mettere in evidenza il valore della solidarietà dell'UE In questo contesto, ha osservato, maggio può e deve essere il Maggio popoli europei e per questi motivi è fondamentale che il voto per le elezioni europee.
Commentando notizie di stampa in scenari del Ministero delle Finanze tedesco a cancellare una parte del debito della Grecia, Tsipras ha detto di avere particolare valore perché ufficialmente, finora, il governo tedesco ha precluso ogni possibilità di remissione. La questione, ha aggiunto, è importante anche per l'interno della Grecia perché bisogna affermare questa soluzione e l'attuale governo rivendicazione non solo, ma non ha alcuna proposta per il problema greco.
Infine, riferendosi agli sviluppi in Ucraina, ha detto che minacciano la pace e la stabilità nella regione e la violenza cieca non è una soluzione. E 'inconcepibile, ha detto il presidente di Syriza, indirettamente, per accogliere la violenza come una opzione che può risolvere parte della leadership europea. La democrazia, ha aggiunto, è una normativa europea e oggi possiamo affermare con forza che solo competente a decidere sul futuro dell'Ucraina è la sua gente, senza violenza e il coinvolgimento di terzi. In questo contesto, l'UE ha esortato a "non gettare olio sul fuoco per mezzo di sanzioni."
Il presidente dell'Eurogruppo di sinistra e coordinatore del dibattito, Gabi Tsimmer negli interventi concordati con Mr.Tsipras per risolvere il problema greco in un contesto europeo e si riferiscono in particolare ai gravi conseguenze sociali delle politiche di austerità che sono state attuate in Grecia. Ha inoltre rilevato la necessità di un maggiore controllo del sistema bancario europeo e ha espresso il proprio disaccordo con le dichiarazioni di Martin Schulz conferenza intergovernativa, sottolineando che i governi e le banche stesse hanno il potenziale di plasmare il proprio contesto che non risolverà i problemi. La signora Tsimmer ha approvato un ruolo maggiore per il Parlamento europeo e le altre forze.
http://translate.google.it/translate?hl ... 6bih%3D784
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Google traduttore può far quello che puo'. Cmq si puo' lo stesso capire con um po' di immaginazione in piu'
un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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