Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la SX?
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
A proposito di partecipazione dei cittadini alla politica
Parma , città di 190.000 abitanti, 142.000 elettori, alle ultime elezioni comunali ha votato il 61% ( 81.000) e alla fine ha vinto Pizzarotti del M5S.
Per formare la cosiddetta “assemblea dei 500” chiamata a dare il proprio contributo per elaborare forme e strumenti di democrazia e di partecipazione, discutendo su tematiche proposte dall’amministrazione si sono autocandidati 383 cittadini e circa 300 sono stati estratti dalle liste dell'anagrafe , tra costoro sono stati sorteggiati i 500 per l'assemblea.
Alla fine la Giornata della Democrazia si è svolta il 29-09-2013 all’interno del Palasport, 317 cittadini (diventati 197 alla fine), hanno partecipato a 10 ore di discussioni accese.
Hanno lavorato in tanti taVOLI( DA 8-10 PERSONE) su argomenti vari e alla fine il risultato è stato :
La prima proposta quasi, all’unanimità è stata quella di inserire il Codice Etico Carta di Pisa (e questo basta a sottolineare quanta stima i cittadini abbiano dei loro amministratori del passato), subito dopo i cittadini hanno chiesto l’introduzione del Referendum Propositivo senza Quorum. Ovvio che l’eliminazione del quorum nel referendum propositivo significherà nello stesso tempo e con la stessa logica toglierlo anche dal referendum abrogativo.
Solo questo fatto, ossia avere i due pilastri della democrazia diretta efficaci e nello Statuto su richiesta esplicita dei cittadini, è un evento di portato gigantesca. Ed infatti tutti i media l’hanno ignorato. Ma oltre a questo i cittadini hanno chiesto l’introduzione del Bilancio Partecipativo sia per decidere sugli investimenti che sui i tagli, hanno richiesto il referendum opzionale stile svizzero per decidere immediatamente sulle scelte fatte dagli amministratori, prima che queste abbiano procurato danni, l’introduzione della possibilità di revocare gli amministratori, l’introduzione del referendum finanziario o comunque di una consultazione online sulle spese sopra una certa entità.
Possiamo dire che alla chiamata per partecipare alla politica della città ha risposto circa 0,5% dei votanti alle elezioni o 0,25% degli aventi diritto al voto.
Sembra che questi risultati siano da ritenere un successo di partecipazione diretta dei cittadini, che chiaramente si esprime poi in percentuali di alcuni decimali ( vedi in Svizzera) in caso di referendum.
Parma , città di 190.000 abitanti, 142.000 elettori, alle ultime elezioni comunali ha votato il 61% ( 81.000) e alla fine ha vinto Pizzarotti del M5S.
Per formare la cosiddetta “assemblea dei 500” chiamata a dare il proprio contributo per elaborare forme e strumenti di democrazia e di partecipazione, discutendo su tematiche proposte dall’amministrazione si sono autocandidati 383 cittadini e circa 300 sono stati estratti dalle liste dell'anagrafe , tra costoro sono stati sorteggiati i 500 per l'assemblea.
Alla fine la Giornata della Democrazia si è svolta il 29-09-2013 all’interno del Palasport, 317 cittadini (diventati 197 alla fine), hanno partecipato a 10 ore di discussioni accese.
Hanno lavorato in tanti taVOLI( DA 8-10 PERSONE) su argomenti vari e alla fine il risultato è stato :
La prima proposta quasi, all’unanimità è stata quella di inserire il Codice Etico Carta di Pisa (e questo basta a sottolineare quanta stima i cittadini abbiano dei loro amministratori del passato), subito dopo i cittadini hanno chiesto l’introduzione del Referendum Propositivo senza Quorum. Ovvio che l’eliminazione del quorum nel referendum propositivo significherà nello stesso tempo e con la stessa logica toglierlo anche dal referendum abrogativo.
Solo questo fatto, ossia avere i due pilastri della democrazia diretta efficaci e nello Statuto su richiesta esplicita dei cittadini, è un evento di portato gigantesca. Ed infatti tutti i media l’hanno ignorato. Ma oltre a questo i cittadini hanno chiesto l’introduzione del Bilancio Partecipativo sia per decidere sugli investimenti che sui i tagli, hanno richiesto il referendum opzionale stile svizzero per decidere immediatamente sulle scelte fatte dagli amministratori, prima che queste abbiano procurato danni, l’introduzione della possibilità di revocare gli amministratori, l’introduzione del referendum finanziario o comunque di una consultazione online sulle spese sopra una certa entità.
Possiamo dire che alla chiamata per partecipare alla politica della città ha risposto circa 0,5% dei votanti alle elezioni o 0,25% degli aventi diritto al voto.
Sembra che questi risultati siano da ritenere un successo di partecipazione diretta dei cittadini, che chiaramente si esprime poi in percentuali di alcuni decimali ( vedi in Svizzera) in caso di referendum.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Governo Renzi: cari malpancisti, scendete dal treno Pd
di Luisella Costamagna | 2 marzo 2014Commenti (371)
Cari malpancisti del Pd, da brava crocerossina devo abbandonare al loro destino i casi disperati (tipo Letta), somministrare Maalox ai meno gravi, e concentrarmi sulle vie di mezzo, quelli a rischio ulcera. Tre su tutti: Pippo Civati, Stefano Fassina e Miguel Gotor. Accomunati da percorsi di studio di tutto rispetto (filosofia, economia e storia), dal fresco ingresso in Parlamento e dall’avversione verso Renzi. Dovete sapere che la bile (malcelata) fa parecchi danni. Non dico di tornare ai vostri studi, ma perché almeno non tornate alle vostre idee?
Lei, Civati, a dispetto dell’anagrafe, è stato il primo rottamato di Renzi. Partì con lui dalla Stazione Leopolda nel 2010, ma è sceso alla prima fermata. Ha poi preso altri treni, rimanendo però, per protesta, sempre sulla scaletta: non ha votato la fiducia a Letta ma ha votato il resto, ha promesso di “vendicare” Prodi ma non ha mai fatto i nomi dei 101 che l’hanno impallinato, dopodiché è stato ri-rottamato alle primarie da segretario e, ora che Renzi è arrivato con l’alta velocità a Palazzo Chigi, gli dice “Matteo sbagli, ma ti voto”. Non vorrei che a forza di stare mezzo dentro e mezzo fuori si surgelasse o, peggio, si spettinasse il ciuffo.
A lei, Fassina, ho già scritto quando si dimise da viceministro proprio in polemica con Renzi. Ora – ma come fa? – gli vota la fiducia, però “non in bianco” e non senza puntare il dito scandalizzato contro il conflitto d’interessi della ministra Guidi. Strano, mi pareva di ricordare che lei fosse al governo con il re degli interessi Berlusconi.
Stessa critica alla Guidi mossa da lei, caro Gotor, che aggiunge che il governo nasce sotto “la manina di Berlusconi”, che il discorso di Renzi ha “pochi contenuti”, “tutti titoli”, e il sindaco d’Italia è “come De Mita”. Dopo questa gragnuola eccola, tutto d’un pezzo, votare la fiducia. Naturalmente per “disciplina di partito”. Ma è un partito o una caserma?
C’è licenza di uccidere un premier ma non di votare liberamente (e poi sono altri gli antidemocratici …)? Perché vi ostinate a starci dentro? Speranza di inciampi renziani per tornare in auge, banale interesse poltronistico o masochismo? Guardate il centrodestra: hanno un partito per ogni leader, sono alla maggioranza e all’opposizione, dicono tutto e il contrario di tutto, così possono conquistare tutti gli elettori possibili. Tanto poi alle elezioni saranno uniti. Voi invece avete una pletora di leader (di vario cabotaggio) nello stesso partito, siete centripeti invece che centrifughi: una galassia interna che gira, gira, le fa girare a voi e pure ai vostri elettori, che non sanno più se siete di destra, di centro o di sinistra.
Perché non scendete finalmente dal treno lanciato verso non si sa dove? (Mica vorrete pure voi “Cambiargli verso” come Renzi, no?). Incontrereste molti delusi sulla vostra strada, evitereste accuse di opportunismo e ci guadagnereste in credibilità, coerenza e dignità. Vi sembra poco? Un cordiale saluto.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03 ... pd/899264/
di Luisella Costamagna | 2 marzo 2014Commenti (371)
Cari malpancisti del Pd, da brava crocerossina devo abbandonare al loro destino i casi disperati (tipo Letta), somministrare Maalox ai meno gravi, e concentrarmi sulle vie di mezzo, quelli a rischio ulcera. Tre su tutti: Pippo Civati, Stefano Fassina e Miguel Gotor. Accomunati da percorsi di studio di tutto rispetto (filosofia, economia e storia), dal fresco ingresso in Parlamento e dall’avversione verso Renzi. Dovete sapere che la bile (malcelata) fa parecchi danni. Non dico di tornare ai vostri studi, ma perché almeno non tornate alle vostre idee?
Lei, Civati, a dispetto dell’anagrafe, è stato il primo rottamato di Renzi. Partì con lui dalla Stazione Leopolda nel 2010, ma è sceso alla prima fermata. Ha poi preso altri treni, rimanendo però, per protesta, sempre sulla scaletta: non ha votato la fiducia a Letta ma ha votato il resto, ha promesso di “vendicare” Prodi ma non ha mai fatto i nomi dei 101 che l’hanno impallinato, dopodiché è stato ri-rottamato alle primarie da segretario e, ora che Renzi è arrivato con l’alta velocità a Palazzo Chigi, gli dice “Matteo sbagli, ma ti voto”. Non vorrei che a forza di stare mezzo dentro e mezzo fuori si surgelasse o, peggio, si spettinasse il ciuffo.
A lei, Fassina, ho già scritto quando si dimise da viceministro proprio in polemica con Renzi. Ora – ma come fa? – gli vota la fiducia, però “non in bianco” e non senza puntare il dito scandalizzato contro il conflitto d’interessi della ministra Guidi. Strano, mi pareva di ricordare che lei fosse al governo con il re degli interessi Berlusconi.
Stessa critica alla Guidi mossa da lei, caro Gotor, che aggiunge che il governo nasce sotto “la manina di Berlusconi”, che il discorso di Renzi ha “pochi contenuti”, “tutti titoli”, e il sindaco d’Italia è “come De Mita”. Dopo questa gragnuola eccola, tutto d’un pezzo, votare la fiducia. Naturalmente per “disciplina di partito”. Ma è un partito o una caserma?
C’è licenza di uccidere un premier ma non di votare liberamente (e poi sono altri gli antidemocratici …)? Perché vi ostinate a starci dentro? Speranza di inciampi renziani per tornare in auge, banale interesse poltronistico o masochismo? Guardate il centrodestra: hanno un partito per ogni leader, sono alla maggioranza e all’opposizione, dicono tutto e il contrario di tutto, così possono conquistare tutti gli elettori possibili. Tanto poi alle elezioni saranno uniti. Voi invece avete una pletora di leader (di vario cabotaggio) nello stesso partito, siete centripeti invece che centrifughi: una galassia interna che gira, gira, le fa girare a voi e pure ai vostri elettori, che non sanno più se siete di destra, di centro o di sinistra.
Perché non scendete finalmente dal treno lanciato verso non si sa dove? (Mica vorrete pure voi “Cambiargli verso” come Renzi, no?). Incontrereste molti delusi sulla vostra strada, evitereste accuse di opportunismo e ci guadagnereste in credibilità, coerenza e dignità. Vi sembra poco? Un cordiale saluto.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03 ... pd/899264/
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Qualcuno alla fine se ne è accorto di come stanno le cose nello stivalone. Come dice un vecchio proverbio italiano: "Meglio tardi che mai".
EDITORIALE
Il lato oscuro degli italiani
—Ermanno Rea, 3.3.2014
Ormai è farsa continua.
Abbiamo praticamente raggiunto l’incerta linea di confine che separa, e perciò intreccia e confonde, commedia e tragedia, riso e pianto, buonumore e disperazione.
Tutta colpa di Renzi, Berlusconi, Grillo e di non so quanti altri attori del teatrino politico-istituzionale nostrano? Purtroppo no.
Come viene detto nell’Amleto, c’è del marcio in Danimarca, cioè in Italia.
Renzi, Berlusconi e Grillo fanno il loro mestiere di incantatori di serpenti, ma che ne sarebbe di loro se noi non li votassimo, se non ci riconoscessimo nelle loro facce, se non li amassimo appassionatamente, soprattutto se li contrastassimo senza ambiguità?
La domanda non è soltanto legittima, è vecchia di almeno cinque secoli, quanti ne sono trascorsi dal giorno in cui Etienne de La Boétie scrisse il suo Discorso sulla servitù volontaria nel quale si chiedeva come mai – in nome di che cosa — folle sterminate di esseri umani preferissero essere schiavi di un tiranno piuttosto che uomini liberi.
E concludeva affermando che forse la libertà non è altrettanto conveniente quanto la schiavitù.
È una conclusione oggi meno vera di ieri? Sappiamo tutti che no, che le cose non sono affatto cambiate. Soprattutto chez nous, dove l’attrazione per il cosiddetto «uomo forte», a furia di essere un’abitudine, è diventata una vocazione.
Secondo calcoli grossolani, i tre incantatori di serpenti sopra citati riescono a raccogliere il settantacinque per cento dei voti espressi dagli italiani: così, senza che da parte loro venga offerto alcun serio progetto di futuro, venga prospettato un solo traguardo di rilievo verosimile, unicamente in nome del loro presunto appeal.
Chiedo a un amico: ma perché ti piace Renzi? Risponde: perché è simpatico e ruspante, sa quel che vuole. Obietto: lui forse sa quel che vuole, ma perché non lo racconta anche a noi?
Faccio la stessa domanda a una militante di Forza Italia: ma che ci trova, signora, di così coinvolgente in Silvio Berlusconi? Risposta: tutto![/b]
È un grande statista, non ruba perché è ricco ed è anche un bell’uomo!
A un mio giovane congiunto, che vota per il Movimento 5 Stelle, rimprovero sistematicamente (quanto inutilmente) la sua passione per Grillo: possibile che non abbia in testa altra strategia che quella di trionfare, lui da solo, su tutto e su tutti?
Ma chi si crede d’essere il tuo comico con quella sua faccia spiritata e quei riccioloni di narciso scatenato? Replica: faremo a tutti un culo così.
Siamo al trionfo del delirio auto-celebrativo.
Al disconoscimento di ogni alterità. Addio, logos.
Altro che Etienne de La Boétie: oggi le cose vanno di gran lunga peggio di un tempo. Dappertutto, temo.
Ma in special modo qui da noi dove santa romana Chiesa ci ha espropriato di ogni senso di responsabilità, degradandoci a sudditi da cittadini che eravamo (mi è capitato di scrivere un libro al riguardo, intitolato La fabbrica dell’obbedienza, il lato oscuro e complice degli italiani).
La sinistra è scomparsa.
A metterla definitivamente fuori combattimento è stata la crisi economica che ha fatto emergere in maniera ancora più clamorosa che in passato la sua vacuità e inadeguatezza a rappresentare gli interessi dei ceti colpiti, la sua vocazione alla sudditanza e al compromesso.
Lo spettacolo stringe il cuore.
Tanto più che, mentre nelle piazze televisive trionfa una pletora di unti dal Signore (se Renzi è il figlio, Grillo è lo spirito santo), la sinistra non riesce a intonare neppure un mea culpa, a elaborare neanche uno straccio di riflessione autocritica.
Come se nessuno fosse responsabile di niente, tutto fosse avvenuto per sentenza celeste e ormai non ci restasse che piangere.
A guardarsi intorno, si direbbe che il fascino perverso del catastrofismo ci abbia presi tutti al laccio: la piovra finanziaria, l’Europa dei forti, i nuovi schiavisti della mondializzazione produttiva sembrano aver eretto, tutti assieme, un muro impossibile da oltrepassare.
Ho partecipato alcune sere fa a una riunione di persone aventi alle spalle un onorevole passato di lotte democratiche, insomma di forte impegno politico.
Non ho sentito echeggiare una sola parola di tipo propositivo, e ancor meno relativa agli errori commessi, ai comportamenti sbagliati, alle debolezze anche di tipo etico mostrate, si badi, non soltanto da questa o da quella organizzazione politica ma dai singoli, da tutti noi.
Avrei voluto prendere la parola ma non ho osato, intimidito a mia volta dalla cupa atmosfera generale determinatasi, credo, in forza del prevalente sentire pessimistico dei presenti.
Siamo tutti veramente prigionieri di una situazione irrimediabile?
Questo avrei voluto dire. Ma non soltanto questo.
Avrei voluto parlare dei nostri errori, del fatto che la sinistra, come un pugile suonato, ormai non è più in grado di tutelare neppure il proprio patrimonio linguistico, come sta a dimostrare la spregiudicata appropriazione della parola «austerità» da parte di una destra europea tanto canaglia quanto truffaldina, che se ne è servita per conferire una parvenza di onorabilità ai propri diktat economici.
E tutto questo senza che da parte degli economisti democratici si levasse un solo grido di protesta, una sola accusa di «furto ideologico».
Le parole, lo sappiamo tutti, sono importanti, scalfiscono le nostre coscienze.
Soprattutto quando vengono ossessivamente reiterate come fanno i giornali ogni mattina con questo lemma abusivo, come fa la televisione, come fanno i politici, i cittadini e come facciamo inconsapevolmente noi stessi attribuendo in tal modo, senza ritegno, quarti di nobiltà a politiche che meriterebbero ben altre definizioni.
Le parole devono corrispondere esattamente alle cose: guai se ciò non accade. Mi vengono a mente alcuni straordinari versi di Juan Ramon Jimenez: Intelligenza, dammi/ il nome esatto delle cose!/ … che la mia parola sia/ la cosa stessa…Per noi infatti era «la cosa stessa», soprattutto se ci si riferisce al contenuto etico della parola «austerità», che da sempre si contrappone a «dissolutezza» e «corruzione» ed è metafora di costumi irreprensibili.
Apparteneva insomma al nostro vocabolario (chi più di noi può amare e praticare l’austerità?): abbiamo lasciato senza colpo ferire che diventasse l’altrui foglia di fico. Anzi peggio: che diventasse la nostra parola «nemica», la bandiera da abbattere.
Sveglia, sinistra, apri gli occhi!
http://ilmanifesto.it/berlusconi-grillo ... -italiani/
EDITORIALE
Il lato oscuro degli italiani
—Ermanno Rea, 3.3.2014
Ormai è farsa continua.
Abbiamo praticamente raggiunto l’incerta linea di confine che separa, e perciò intreccia e confonde, commedia e tragedia, riso e pianto, buonumore e disperazione.
Tutta colpa di Renzi, Berlusconi, Grillo e di non so quanti altri attori del teatrino politico-istituzionale nostrano? Purtroppo no.
Come viene detto nell’Amleto, c’è del marcio in Danimarca, cioè in Italia.
Renzi, Berlusconi e Grillo fanno il loro mestiere di incantatori di serpenti, ma che ne sarebbe di loro se noi non li votassimo, se non ci riconoscessimo nelle loro facce, se non li amassimo appassionatamente, soprattutto se li contrastassimo senza ambiguità?
La domanda non è soltanto legittima, è vecchia di almeno cinque secoli, quanti ne sono trascorsi dal giorno in cui Etienne de La Boétie scrisse il suo Discorso sulla servitù volontaria nel quale si chiedeva come mai – in nome di che cosa — folle sterminate di esseri umani preferissero essere schiavi di un tiranno piuttosto che uomini liberi.
E concludeva affermando che forse la libertà non è altrettanto conveniente quanto la schiavitù.
È una conclusione oggi meno vera di ieri? Sappiamo tutti che no, che le cose non sono affatto cambiate. Soprattutto chez nous, dove l’attrazione per il cosiddetto «uomo forte», a furia di essere un’abitudine, è diventata una vocazione.
Secondo calcoli grossolani, i tre incantatori di serpenti sopra citati riescono a raccogliere il settantacinque per cento dei voti espressi dagli italiani: così, senza che da parte loro venga offerto alcun serio progetto di futuro, venga prospettato un solo traguardo di rilievo verosimile, unicamente in nome del loro presunto appeal.
Chiedo a un amico: ma perché ti piace Renzi? Risponde: perché è simpatico e ruspante, sa quel che vuole. Obietto: lui forse sa quel che vuole, ma perché non lo racconta anche a noi?
Faccio la stessa domanda a una militante di Forza Italia: ma che ci trova, signora, di così coinvolgente in Silvio Berlusconi? Risposta: tutto![/b]
È un grande statista, non ruba perché è ricco ed è anche un bell’uomo!
A un mio giovane congiunto, che vota per il Movimento 5 Stelle, rimprovero sistematicamente (quanto inutilmente) la sua passione per Grillo: possibile che non abbia in testa altra strategia che quella di trionfare, lui da solo, su tutto e su tutti?
Ma chi si crede d’essere il tuo comico con quella sua faccia spiritata e quei riccioloni di narciso scatenato? Replica: faremo a tutti un culo così.
Siamo al trionfo del delirio auto-celebrativo.
Al disconoscimento di ogni alterità. Addio, logos.
Altro che Etienne de La Boétie: oggi le cose vanno di gran lunga peggio di un tempo. Dappertutto, temo.
Ma in special modo qui da noi dove santa romana Chiesa ci ha espropriato di ogni senso di responsabilità, degradandoci a sudditi da cittadini che eravamo (mi è capitato di scrivere un libro al riguardo, intitolato La fabbrica dell’obbedienza, il lato oscuro e complice degli italiani).
La sinistra è scomparsa.
A metterla definitivamente fuori combattimento è stata la crisi economica che ha fatto emergere in maniera ancora più clamorosa che in passato la sua vacuità e inadeguatezza a rappresentare gli interessi dei ceti colpiti, la sua vocazione alla sudditanza e al compromesso.
Lo spettacolo stringe il cuore.
Tanto più che, mentre nelle piazze televisive trionfa una pletora di unti dal Signore (se Renzi è il figlio, Grillo è lo spirito santo), la sinistra non riesce a intonare neppure un mea culpa, a elaborare neanche uno straccio di riflessione autocritica.
Come se nessuno fosse responsabile di niente, tutto fosse avvenuto per sentenza celeste e ormai non ci restasse che piangere.
A guardarsi intorno, si direbbe che il fascino perverso del catastrofismo ci abbia presi tutti al laccio: la piovra finanziaria, l’Europa dei forti, i nuovi schiavisti della mondializzazione produttiva sembrano aver eretto, tutti assieme, un muro impossibile da oltrepassare.
Ho partecipato alcune sere fa a una riunione di persone aventi alle spalle un onorevole passato di lotte democratiche, insomma di forte impegno politico.
Non ho sentito echeggiare una sola parola di tipo propositivo, e ancor meno relativa agli errori commessi, ai comportamenti sbagliati, alle debolezze anche di tipo etico mostrate, si badi, non soltanto da questa o da quella organizzazione politica ma dai singoli, da tutti noi.
Avrei voluto prendere la parola ma non ho osato, intimidito a mia volta dalla cupa atmosfera generale determinatasi, credo, in forza del prevalente sentire pessimistico dei presenti.
Siamo tutti veramente prigionieri di una situazione irrimediabile?
Questo avrei voluto dire. Ma non soltanto questo.
Avrei voluto parlare dei nostri errori, del fatto che la sinistra, come un pugile suonato, ormai non è più in grado di tutelare neppure il proprio patrimonio linguistico, come sta a dimostrare la spregiudicata appropriazione della parola «austerità» da parte di una destra europea tanto canaglia quanto truffaldina, che se ne è servita per conferire una parvenza di onorabilità ai propri diktat economici.
E tutto questo senza che da parte degli economisti democratici si levasse un solo grido di protesta, una sola accusa di «furto ideologico».
Le parole, lo sappiamo tutti, sono importanti, scalfiscono le nostre coscienze.
Soprattutto quando vengono ossessivamente reiterate come fanno i giornali ogni mattina con questo lemma abusivo, come fa la televisione, come fanno i politici, i cittadini e come facciamo inconsapevolmente noi stessi attribuendo in tal modo, senza ritegno, quarti di nobiltà a politiche che meriterebbero ben altre definizioni.
Le parole devono corrispondere esattamente alle cose: guai se ciò non accade. Mi vengono a mente alcuni straordinari versi di Juan Ramon Jimenez: Intelligenza, dammi/ il nome esatto delle cose!/ … che la mia parola sia/ la cosa stessa…Per noi infatti era «la cosa stessa», soprattutto se ci si riferisce al contenuto etico della parola «austerità», che da sempre si contrappone a «dissolutezza» e «corruzione» ed è metafora di costumi irreprensibili.
Apparteneva insomma al nostro vocabolario (chi più di noi può amare e praticare l’austerità?): abbiamo lasciato senza colpo ferire che diventasse l’altrui foglia di fico. Anzi peggio: che diventasse la nostra parola «nemica», la bandiera da abbattere.
Sveglia, sinistra, apri gli occhi!
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Nella saletta dove sono presenti i quotidiani e le riviste, nella Biblioteca Centrale di SSG, viene tollerata la discussione, che però va quasi sempre finire in rissa verbale.
Uno dei partecipanti ripete spesso:
<<Siamo qui in 8, tutti di sinistra, eppure ognuno la pensa a modo suo>>
In effetti dipende dagli argomenti. Ci sono argomenti che uniscono e argomenti che dividono.
Un argomento ovviamente che unisce è Silvio Berlusconi.
Un argomento che dividi è Matteo Renzi.
A parte il fatto che Renzi non è per niente di sinistra, e quindi non dovrebbe dividere nessuno, sembra proprio che la sinistra sia percorsa da un male oscuro.
Non si riesce mai ad approfondire le tematiche e di conseguenza, rimanendo in superficie la sinistra si spacca sempre con grande facilità.
Per quanto tempo ancora saremo afflitti da questa malattia?
Il caso Casarini ha in effetti spaccato di nuovo la sinistra?
Ma se venissero tutti sul forum ed imparassero a discutere a fondo delle varie tematiche, è possibile che si riesca a ricavare qualcosa di positivo in questa sinistra frantumosa?
Uno dei partecipanti ripete spesso:
<<Siamo qui in 8, tutti di sinistra, eppure ognuno la pensa a modo suo>>
In effetti dipende dagli argomenti. Ci sono argomenti che uniscono e argomenti che dividono.
Un argomento ovviamente che unisce è Silvio Berlusconi.
Un argomento che dividi è Matteo Renzi.
A parte il fatto che Renzi non è per niente di sinistra, e quindi non dovrebbe dividere nessuno, sembra proprio che la sinistra sia percorsa da un male oscuro.
Non si riesce mai ad approfondire le tematiche e di conseguenza, rimanendo in superficie la sinistra si spacca sempre con grande facilità.
Per quanto tempo ancora saremo afflitti da questa malattia?
Il caso Casarini ha in effetti spaccato di nuovo la sinistra?
Ma se venissero tutti sul forum ed imparassero a discutere a fondo delle varie tematiche, è possibile che si riesca a ricavare qualcosa di positivo in questa sinistra frantumosa?
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Pd, due signore urlano a Civati: “Non hai le palle, sei peggio di Renzi, non sei coerente”
Video
http://forumisti.mondoforum.com/posting ... &f=2&t=237
Due donne si scagliano contro Giuseppe Civati (deputato Pd) all’uscita di Montecitorio: “La popolazione vuole andare al voto”. E ancora: “Tu non c’hai le palle, sei peggio di Renzi perché non sei coerente”. Invece un altro signore prova a difendere il parlamentare: “Lasciamolo lavorare, Civati deve dare una mano a Renzi”. Civati non perde l’aplomb e si rivolge ad una delle due signore: “Vuole andare a votare, io sono d’accordo con lei signora”. “Voglio votare un coglione, ma voglio votare” ribatte la donna. “Te ne dovevi andare dal Pd”. E Civati: “Signora in questo momento sono in minoranze e non mi danno retta”. Poi il deputato più critico all’interno del Pd risponde ad alcune domande dei cronisti: “Legge elettorale entro venerdì? Sicuramente non entro domani”. L’Italicum così è un pasticcio. Io sono in un partito che prende decisioni secondo me sbagliate, vedremo di confrontarci col 99,9% del Pd che la pensa diversamente. Io vorrei delle modifiche”
di Manolo Lanaro
Video
http://forumisti.mondoforum.com/posting ... &f=2&t=237
Due donne si scagliano contro Giuseppe Civati (deputato Pd) all’uscita di Montecitorio: “La popolazione vuole andare al voto”. E ancora: “Tu non c’hai le palle, sei peggio di Renzi perché non sei coerente”. Invece un altro signore prova a difendere il parlamentare: “Lasciamolo lavorare, Civati deve dare una mano a Renzi”. Civati non perde l’aplomb e si rivolge ad una delle due signore: “Vuole andare a votare, io sono d’accordo con lei signora”. “Voglio votare un coglione, ma voglio votare” ribatte la donna. “Te ne dovevi andare dal Pd”. E Civati: “Signora in questo momento sono in minoranze e non mi danno retta”. Poi il deputato più critico all’interno del Pd risponde ad alcune domande dei cronisti: “Legge elettorale entro venerdì? Sicuramente non entro domani”. L’Italicum così è un pasticcio. Io sono in un partito che prende decisioni secondo me sbagliate, vedremo di confrontarci col 99,9% del Pd che la pensa diversamente. Io vorrei delle modifiche”
di Manolo Lanaro
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Amadeus se n'è andata dal forum, ma voglio vedere se se la sentiva, lei che difendeva il mondo femminile senza se e senza ma, di giustificare anche queste 2 signore, per i toni che hanno usato.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Posizioni di correnti in cui era difficile difendere l'indifendibile.cielo 70 ha scritto:Amadeus se n'è andata dal forum, ma voglio vedere se se la sentiva, lei che difendeva il mondo femminile senza se e senza ma, di giustificare anche queste 2 signore, per i toni che hanno usato.
Un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Alcuni commenti della vox populi dell’articolo sul sondaggio di Tsipras:
Elezioni europee 2014, i sondaggi premiano la lista Tsipras: “5 eurodeputati”
ci inducono ad una riflessione obbligata.
AmeLyss • 19 minuti fa
A mio modo di vedere la SX Italiana è sempre alla ricerca di qualcosa che nel immediato svanpisce come neve al sole! SEL, Rifondazione, Rivoluzione Civile, ... con la lista Tsipras ho la certezza che è solo un popolino che ha la voglia di essere preso per i fondelli!!!
P.S.
Il neurone deve essere autorizzato al pensiero autonomo, sopratutto sotto elezioni!!!!
Vero o falso? E la soluzione qual è?
******
gemello • 24 minuti fa
PD e PDL sono tranquilli per le europee, hanno cominciato il grande fratello, e gli italioti non vogliono altro....
Se questo è vero siamo conciati da sbatter via.
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auritius • 36 minuti fa
spero che questa lista di sinistra sia ben diversa dal PD e ben diversa anche da SEL e altre.....perché la sinistra storicamente detta in Italia si è persa, ha perso concretezza, valori e ideali e alla fine anche proposte....e questa è una bella opportunità per rinascere e dire e fare qualcosa di positivo per i cittadini
Il problema è il come.
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xrwz • un'ora fa
La lista Tsipras ha ottimi candidati, ma dispiace che sia sostenuta da Vendola che, secondo me, con il suo comportamento ha dimostrato di non aver nulla a che vedere con la sinistra.
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NeroNiglio xrwz • 31 minuti fa
Quoto pienamente quanto da te espresso...Ho anche la preoccupazione che questo nuovo partito sia solo una veste PULITA ad un LOGORO pensiero...
Sel era rimasto l’ultima riserva indiana della sinistra. Adesso con il caso Vendola la sinistra storica ha esaurito il primo ciclo.
E’ forse un bene? Poter iniziare un nuovo ciclo?
Ma non vedo chi possa riunire la sinistra frantumata e sparpagliata.
Elezioni europee 2014, i sondaggi premiano la lista Tsipras: “5 eurodeputati”
ci inducono ad una riflessione obbligata.
AmeLyss • 19 minuti fa
A mio modo di vedere la SX Italiana è sempre alla ricerca di qualcosa che nel immediato svanpisce come neve al sole! SEL, Rifondazione, Rivoluzione Civile, ... con la lista Tsipras ho la certezza che è solo un popolino che ha la voglia di essere preso per i fondelli!!!
P.S.
Il neurone deve essere autorizzato al pensiero autonomo, sopratutto sotto elezioni!!!!
Vero o falso? E la soluzione qual è?
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gemello • 24 minuti fa
PD e PDL sono tranquilli per le europee, hanno cominciato il grande fratello, e gli italioti non vogliono altro....
Se questo è vero siamo conciati da sbatter via.
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auritius • 36 minuti fa
spero che questa lista di sinistra sia ben diversa dal PD e ben diversa anche da SEL e altre.....perché la sinistra storicamente detta in Italia si è persa, ha perso concretezza, valori e ideali e alla fine anche proposte....e questa è una bella opportunità per rinascere e dire e fare qualcosa di positivo per i cittadini
Il problema è il come.
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xrwz • un'ora fa
La lista Tsipras ha ottimi candidati, ma dispiace che sia sostenuta da Vendola che, secondo me, con il suo comportamento ha dimostrato di non aver nulla a che vedere con la sinistra.
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NeroNiglio xrwz • 31 minuti fa
Quoto pienamente quanto da te espresso...Ho anche la preoccupazione che questo nuovo partito sia solo una veste PULITA ad un LOGORO pensiero...
Sel era rimasto l’ultima riserva indiana della sinistra. Adesso con il caso Vendola la sinistra storica ha esaurito il primo ciclo.
E’ forse un bene? Poter iniziare un nuovo ciclo?
Ma non vedo chi possa riunire la sinistra frantumata e sparpagliata.
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Il male oscuro della sinistra - 2
Ilva, troppi “non ricordo” I pm: “Processate Vendola”
(Antonio Massari).
07/03/2014 di triskel182
CHIESTO IL RINVIO A GIUDIZIO PER RIVA, IL GOVERNATORE PUGLIESE E ALTRI 51 INDAGATI.
Sono stato ricevuto dal senatore Kerry a Washington o da Schwarzenegger come leader di una posizione ambientalista… E poi vengo rappresentato come uno che ride dei tumori… Insomma, capisce bene che per me non è una grana giudiziaria, è essere spellato vivo, è essere mutilato della cosa più importante che ho accumulato nella mia vita, che è la reputazione… ”. Si chiude con queste parole, il 23 dicembre scorso, l’interrogatorio di Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, accusato di concussione, dalla procura di Taranto, nell’inchiesta sull’Ilva. Si chiude dopo sei ore e mezza di risposte che non convincono l’accusa: ieri la Procura di Taranto ha chiesto il rinvio a giudizio, per Vendola e altri 53 indagati (50 persone fisiche e 3 società), confermando l’accusa di concussione.
“PER DECENNI – commenta Vendola – a Taranto nessuno ha visto niente e troppi hanno taciuto. Io no. Per decenni gli inquinatori hanno comprato il silenzio e il consenso politico, sociale e dei media. Io no. Infatti non siamo accusati di corruzione. Siamo accusati di essere stati compiacenti, a titolo gratuito, nei confronti dell’Ilva. Accusati in un processo in cui tutti i dati del disastro ambientale sono il frutto del nostro lavoro”. Ben 258 le parti lese dall’inquinamento dell’Ilva individuate dalla Procura. Rischiano di andare a processo il deputato di Sel Nicola Fratoianni, l’assessore regionale all’Ambiente Lorenzo Nicastro (Idv), accusati di favoreggiamento personale nei confronti di Vendola che, secondo l’accusa, avrebbe esercitato pressioni sul direttore dell’Arpa Giorgio Assennato per “ammorbidirlo”, indagato anch’egli di favoreggiamento nei confronti del presidente pugliese. Chiesto il rinvio a giudizio per un intero sistema politico: il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano (abuso d’ufficio), l’ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, l’ex assessore provinciale all’Ambiente Michele Conserva. E poi il gruppo Riva: il ‘patron’ Emilio, il vice presidente del gruppo Riva Fire Fabio Riva, il presidente dell’Ilva Bruno Ferrante E il responsabile delle relazioni pubbliche, Girolamo Archinà. . Reati che variano dall’associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale all’avvelenamento di acque e sostanze alimentari. Il verbale di vendola è zeppo di “non ricordo” e anche di un’accusa al Fatto Quotidiano che, in esclusiva, sul proprio sito web, pubblicò la telefonata in cui il Presidente, ridendo con Archinà, assicurava che non si sarebbe defilato. “Hanno avuto bisogno di manipolarla un po’ – dice Vendola – di tagliarla e di rimontarla…”. Falso.Ilfattoquo tidiano.it pubblicò sia la versione integrale della telefonata, sia quella montata, ma nessuna versione manipolata. E sulla risata con Archinà – che aveva strappato il microfono a un giornalista che faceva domande - , Vendola commenta così: “Ho avuto la sensazione di averlo offeso, perché ridevo di lui, del suo scatto felino, scatto da servitor zelante, questo era il motivo esclusivo della risata…”.
E su un testimone scovato in esclusiva dal Fatto , a un certo punto, verte l’interrogatorio a Vendola. L’argomento è cruciale per l’accusa: la riunione del 15 luglio 2010, dopo la quale, i Riva, in un’intercettazione commentano: “Tieni presente che già psicologicamente, ieri, è avvenuto questo: Assennato è stato fatto venire al terzo piano però è stato fatto aspettare fuori… come segnale forte…”. “Io non ho memoria di Assennato – risponde Vendola – non era nel palazzo, non era nel mio campovisivo… non lo convocammo nel corso della riunione… non ricordo che nessuno l’abbia convocato con un sms…”. Eppure il testimone rintracciato dal Fatto , interrogato dalla procura, conferma di aver incontrato Assennato in uno stato d’animo “rassegnato” proprio nei corridoi della Regione. “E quando? – risponde Vendola – A che ora? Mi risulta che avesse un appuntamento con l’assessore Nicastro alle 10… è arrivato in anticipo a un appuntamento che aveva con Nicastro… non con me…”. “Ricorda – continua il pm Piero Argentino – se qualcuno dei partecipanti lasciò la riunione per andare a parlare con Assennato?”. “No”.
SONO TANTI, troppi i “non ricordo” di Vendola, e tutti su episodi cruciali per l’accusa che gli viene mossa. Il suo è un interrogatorio costruito su flussi di coscienza: “Ma lei pensa che io potessi anche soltanto pensare di delegittimare Assennato? Ma Assennato per me è un eroe… è un prototipo umano…”. E ancora: “Mi scrivono molti bambini… ho una discreta corrispondenza epistolare con i bambini… raccolgo le loro lettere e i loro disegni… pubblichiamo – se posso consegnarvelo – questo libro ‘Sognando nuvole banche’, con una piccola prefazione scritta da me, che consegnerò a Berlusconi quando chiederemo un intervento del Governo su Taranto e sull’Ilva…”. Oppure: “Quest’indagine mette in discussione tutto quello che ho fatto nella mia vita… da quando ho preso coscienza delle problematiche ambientali… che ho fatto a Brindisi, a Taranto, tutte le volte che ho dormito davanti alla centrale di Montalto… La storia s’incaricherà di dire che mentre un Governo nazionale faceva un regalo ai Riva, forse in cambio della vicenda Alitalia, un governo regionale cercava disperatamente un gancio normativo per impedire che quel decreto, del governo Berlusconi, chiudesse i conti con il benzo(a)pirene nella città di Taranto…”. E inoltre: “La prima domanda che ho fatto a Riva è stata: ‘Lei è credente?’, glielo chiedo perché dovremo parlare a lungo di diritto alla vita’”. La procura, però, vuole risposte sugli appuntamenti con Archinà, sugli incontri tra quest’ultimo e Assennato, tra i suoi funzionari e il direttore dell’Arpa o lo stesso Archinà. Ma è una sequenza di “non ricordo”. Ricorda invece di essere stato “prigioniero nell’ufficio di Gianni Letta”, in un tavolo tecnico a Palazzo Chigi.
Da Il Fatto Quotidiano del 07/03/2014.
Ilva, troppi “non ricordo” I pm: “Processate Vendola”
(Antonio Massari).
07/03/2014 di triskel182
CHIESTO IL RINVIO A GIUDIZIO PER RIVA, IL GOVERNATORE PUGLIESE E ALTRI 51 INDAGATI.
Sono stato ricevuto dal senatore Kerry a Washington o da Schwarzenegger come leader di una posizione ambientalista… E poi vengo rappresentato come uno che ride dei tumori… Insomma, capisce bene che per me non è una grana giudiziaria, è essere spellato vivo, è essere mutilato della cosa più importante che ho accumulato nella mia vita, che è la reputazione… ”. Si chiude con queste parole, il 23 dicembre scorso, l’interrogatorio di Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, accusato di concussione, dalla procura di Taranto, nell’inchiesta sull’Ilva. Si chiude dopo sei ore e mezza di risposte che non convincono l’accusa: ieri la Procura di Taranto ha chiesto il rinvio a giudizio, per Vendola e altri 53 indagati (50 persone fisiche e 3 società), confermando l’accusa di concussione.
“PER DECENNI – commenta Vendola – a Taranto nessuno ha visto niente e troppi hanno taciuto. Io no. Per decenni gli inquinatori hanno comprato il silenzio e il consenso politico, sociale e dei media. Io no. Infatti non siamo accusati di corruzione. Siamo accusati di essere stati compiacenti, a titolo gratuito, nei confronti dell’Ilva. Accusati in un processo in cui tutti i dati del disastro ambientale sono il frutto del nostro lavoro”. Ben 258 le parti lese dall’inquinamento dell’Ilva individuate dalla Procura. Rischiano di andare a processo il deputato di Sel Nicola Fratoianni, l’assessore regionale all’Ambiente Lorenzo Nicastro (Idv), accusati di favoreggiamento personale nei confronti di Vendola che, secondo l’accusa, avrebbe esercitato pressioni sul direttore dell’Arpa Giorgio Assennato per “ammorbidirlo”, indagato anch’egli di favoreggiamento nei confronti del presidente pugliese. Chiesto il rinvio a giudizio per un intero sistema politico: il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano (abuso d’ufficio), l’ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, l’ex assessore provinciale all’Ambiente Michele Conserva. E poi il gruppo Riva: il ‘patron’ Emilio, il vice presidente del gruppo Riva Fire Fabio Riva, il presidente dell’Ilva Bruno Ferrante E il responsabile delle relazioni pubbliche, Girolamo Archinà. . Reati che variano dall’associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale all’avvelenamento di acque e sostanze alimentari. Il verbale di vendola è zeppo di “non ricordo” e anche di un’accusa al Fatto Quotidiano che, in esclusiva, sul proprio sito web, pubblicò la telefonata in cui il Presidente, ridendo con Archinà, assicurava che non si sarebbe defilato. “Hanno avuto bisogno di manipolarla un po’ – dice Vendola – di tagliarla e di rimontarla…”. Falso.Ilfattoquo tidiano.it pubblicò sia la versione integrale della telefonata, sia quella montata, ma nessuna versione manipolata. E sulla risata con Archinà – che aveva strappato il microfono a un giornalista che faceva domande - , Vendola commenta così: “Ho avuto la sensazione di averlo offeso, perché ridevo di lui, del suo scatto felino, scatto da servitor zelante, questo era il motivo esclusivo della risata…”.
E su un testimone scovato in esclusiva dal Fatto , a un certo punto, verte l’interrogatorio a Vendola. L’argomento è cruciale per l’accusa: la riunione del 15 luglio 2010, dopo la quale, i Riva, in un’intercettazione commentano: “Tieni presente che già psicologicamente, ieri, è avvenuto questo: Assennato è stato fatto venire al terzo piano però è stato fatto aspettare fuori… come segnale forte…”. “Io non ho memoria di Assennato – risponde Vendola – non era nel palazzo, non era nel mio campovisivo… non lo convocammo nel corso della riunione… non ricordo che nessuno l’abbia convocato con un sms…”. Eppure il testimone rintracciato dal Fatto , interrogato dalla procura, conferma di aver incontrato Assennato in uno stato d’animo “rassegnato” proprio nei corridoi della Regione. “E quando? – risponde Vendola – A che ora? Mi risulta che avesse un appuntamento con l’assessore Nicastro alle 10… è arrivato in anticipo a un appuntamento che aveva con Nicastro… non con me…”. “Ricorda – continua il pm Piero Argentino – se qualcuno dei partecipanti lasciò la riunione per andare a parlare con Assennato?”. “No”.
SONO TANTI, troppi i “non ricordo” di Vendola, e tutti su episodi cruciali per l’accusa che gli viene mossa. Il suo è un interrogatorio costruito su flussi di coscienza: “Ma lei pensa che io potessi anche soltanto pensare di delegittimare Assennato? Ma Assennato per me è un eroe… è un prototipo umano…”. E ancora: “Mi scrivono molti bambini… ho una discreta corrispondenza epistolare con i bambini… raccolgo le loro lettere e i loro disegni… pubblichiamo – se posso consegnarvelo – questo libro ‘Sognando nuvole banche’, con una piccola prefazione scritta da me, che consegnerò a Berlusconi quando chiederemo un intervento del Governo su Taranto e sull’Ilva…”. Oppure: “Quest’indagine mette in discussione tutto quello che ho fatto nella mia vita… da quando ho preso coscienza delle problematiche ambientali… che ho fatto a Brindisi, a Taranto, tutte le volte che ho dormito davanti alla centrale di Montalto… La storia s’incaricherà di dire che mentre un Governo nazionale faceva un regalo ai Riva, forse in cambio della vicenda Alitalia, un governo regionale cercava disperatamente un gancio normativo per impedire che quel decreto, del governo Berlusconi, chiudesse i conti con il benzo(a)pirene nella città di Taranto…”. E inoltre: “La prima domanda che ho fatto a Riva è stata: ‘Lei è credente?’, glielo chiedo perché dovremo parlare a lungo di diritto alla vita’”. La procura, però, vuole risposte sugli appuntamenti con Archinà, sugli incontri tra quest’ultimo e Assennato, tra i suoi funzionari e il direttore dell’Arpa o lo stesso Archinà. Ma è una sequenza di “non ricordo”. Ricorda invece di essere stato “prigioniero nell’ufficio di Gianni Letta”, in un tavolo tecnico a Palazzo Chigi.
Da Il Fatto Quotidiano del 07/03/2014.
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
ANNUNCIO
http://www.youtube.com/watch?v=Cnc1JFa0GWw
Martedì 18 marzo 2014, alle ore 18,00, nel Duomo di Milano si terrà una solenne Messa da Requiem per ricordare la SINISTRA ITALIANA, passata a miglior vita nel lontano 2007.
Gli orfani sono tutti invitati.
Niente fiori ma opere di bene.
http://www.youtube.com/watch?v=Cnc1JFa0GWw
Martedì 18 marzo 2014, alle ore 18,00, nel Duomo di Milano si terrà una solenne Messa da Requiem per ricordare la SINISTRA ITALIANA, passata a miglior vita nel lontano 2007.
Gli orfani sono tutti invitati.
Niente fiori ma opere di bene.
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