Poltrone & Forchette
Re: Poltrone & Forchette
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di Marco Travaglio | 7 aprile 2012
Umberto, sei tutti loro
“E ora chi rappresenterà il Nord?”, domanda affranto Dario Di Vico, vicedirettore del Corriere, a Linea Notte. E Pigi Battista, sempre sul Pompiere, si unisce al cordoglio magnificando “la riconosciuta grandezza di un leader che ha imposto nell’agenda politica nazionale la “questione settentrionale” e ha interpretato i sentimenti di un popolo che non aveva rappresentanza politica…Non sarà una miserabile vicenda di fondi stornati a cancellare una storia iniziata nelle periferie del sistema”.
Nord? Popolo? Questione settentrionale? Ma la Lega, quando le andava bene, rastrellava il 30 % dei voti validi in Lombardia e in Veneto, molto meno nel resto della cosiddetta Padania: mai rappresentato più del 10-15 % degli elettori nordisti. Il che non cancella il suo ruolo storico nella caduta della Prima Repubblica e nel sostegno a Mani Pulite, quando tutti i vecchi partiti avrebbero volentieri spedito Di Pietro in Aspromonte o in Barbagia. Ma son passati vent’anni. L’ultima volta che Bossi fece qualcosa di utile fu nel ‘94, quando rovesciò B., giocandosi tutto mentre il Cainano si comprava i leghisti a uno a uno (ci volle tutto l’impegno di D’Alema per resuscitarlo con la Bicamerale). Ma son passati 18 anni. Poi la Lega divenne un tragicomico caravanserraglio di pagliacci, parassiti, cialtroni, molti razzisti, qualche ladro, parecchi servi. L’ampolla, il matrimonio celtico, il druido, Odino, il tricolore nel cesso, i terun, i negher, foera di ball, il dito medio, il gesto dell’ombrello, le pernacchie, il ce l’ho duro, i kalashnikov, le camicie i fazzoletti le cravatte verdi, il parlamento padano, la moneta padana, la banca padana, il villaggio vacanze in Croazia, l’amico Fiorani, le zolle di Pontida, l’uscita dall’euro.
Si sono inventati tre trovate da avanspettacolo di strapaese – la secessiùn, il federalismooo, la devolusssion – e ci han campato per due decenni alle spalle del cosiddetto “popolo”. Ma, sotto sotto, di quell’armamentario carnevalesco, ridevano anche i leader, ben felici di trovare qualche milione di persone disposto a bersi tutto come l’acqua del dio Po e a rimandarli a Roma ladrona, a occupar poltrone come tutti gli altri. In un raro momento di lucidità, Calderoli, divenuto ministro, confessò al Corriere: “Su di me non avrei scommesso un soldo”. Ora è nientemeno che triumviro, ma la sua fidanzata Gianna Gancia, che lo conosce bene, fa sapere che “Roberto non va bene, ha il faccione e veste male, va da un sarto quasi cieco”. Senza contare che un giorno, colto da raptus, incenerì col lanciafiamme “375 mila leggi inutili”, fra cui i decreti di annessione del Veneto e del ducato di Mantova al Regno d’Italia. Ora sui giornali è tutto un rincorrersi di versioni assolutorie per il grande capo: han fatto tutto il cerchio magico, la famiglia famelica, la moglie fattucchiera, i figli spendaccioni, la badante Rosi, il tesoriere ladro, all’insaputa del povero infermo.
A parte il fatto che Bossi sapeva da mesi, almeno da quando i giornali lo informarono che Belsito aveva portato 7 milioni in Tanzania e questo lo ricattò sui soldi alla Family per salvare la cadrega, chi ha scelto Belsito? Bossi. Chi ha mandato in Regione il Trota a 12 mila euro al mese? Bossi (senza contare i presunti 20 milioni di fondi neri da lui girati all’ex tesoriere Balocchi). Il resto sono lacrime di coccodrillo. Ma la mano leggera e l’occhio umido di molti giornali nasconde una coda di paglia lunga così: per anni han preso sul serio quei gaglioffi e il loro federalismo da baraccone. Anche le parole tenere e commosse degli altri capi-partito celano la coda di paglia di chi sa benissimo che la truffa dei “rimborsi” senza controllo riguarda tutti: oggi è toccato a Bossi, domani potrebbe toccare a loro. Ieri mattina infatti, letti i giornali, il Senatur ha prontamente cambiato parole d’ordine: non più l’ “ho sbagliato” della sera prima, ma “è un complotto” dei soliti pm.
Se passa il principio che un leader neppure indagato si dimette, si crea un pericoloso precedente. Infatti dal Palazzo si leva un coro unanime: Umbe’, nun ce lassà.
Il Fatto Quotidiano, 7 Aprile 2012
di Marco Travaglio | 7 aprile 2012
Umberto, sei tutti loro
“E ora chi rappresenterà il Nord?”, domanda affranto Dario Di Vico, vicedirettore del Corriere, a Linea Notte. E Pigi Battista, sempre sul Pompiere, si unisce al cordoglio magnificando “la riconosciuta grandezza di un leader che ha imposto nell’agenda politica nazionale la “questione settentrionale” e ha interpretato i sentimenti di un popolo che non aveva rappresentanza politica…Non sarà una miserabile vicenda di fondi stornati a cancellare una storia iniziata nelle periferie del sistema”.
Nord? Popolo? Questione settentrionale? Ma la Lega, quando le andava bene, rastrellava il 30 % dei voti validi in Lombardia e in Veneto, molto meno nel resto della cosiddetta Padania: mai rappresentato più del 10-15 % degli elettori nordisti. Il che non cancella il suo ruolo storico nella caduta della Prima Repubblica e nel sostegno a Mani Pulite, quando tutti i vecchi partiti avrebbero volentieri spedito Di Pietro in Aspromonte o in Barbagia. Ma son passati vent’anni. L’ultima volta che Bossi fece qualcosa di utile fu nel ‘94, quando rovesciò B., giocandosi tutto mentre il Cainano si comprava i leghisti a uno a uno (ci volle tutto l’impegno di D’Alema per resuscitarlo con la Bicamerale). Ma son passati 18 anni. Poi la Lega divenne un tragicomico caravanserraglio di pagliacci, parassiti, cialtroni, molti razzisti, qualche ladro, parecchi servi. L’ampolla, il matrimonio celtico, il druido, Odino, il tricolore nel cesso, i terun, i negher, foera di ball, il dito medio, il gesto dell’ombrello, le pernacchie, il ce l’ho duro, i kalashnikov, le camicie i fazzoletti le cravatte verdi, il parlamento padano, la moneta padana, la banca padana, il villaggio vacanze in Croazia, l’amico Fiorani, le zolle di Pontida, l’uscita dall’euro.
Si sono inventati tre trovate da avanspettacolo di strapaese – la secessiùn, il federalismooo, la devolusssion – e ci han campato per due decenni alle spalle del cosiddetto “popolo”. Ma, sotto sotto, di quell’armamentario carnevalesco, ridevano anche i leader, ben felici di trovare qualche milione di persone disposto a bersi tutto come l’acqua del dio Po e a rimandarli a Roma ladrona, a occupar poltrone come tutti gli altri. In un raro momento di lucidità, Calderoli, divenuto ministro, confessò al Corriere: “Su di me non avrei scommesso un soldo”. Ora è nientemeno che triumviro, ma la sua fidanzata Gianna Gancia, che lo conosce bene, fa sapere che “Roberto non va bene, ha il faccione e veste male, va da un sarto quasi cieco”. Senza contare che un giorno, colto da raptus, incenerì col lanciafiamme “375 mila leggi inutili”, fra cui i decreti di annessione del Veneto e del ducato di Mantova al Regno d’Italia. Ora sui giornali è tutto un rincorrersi di versioni assolutorie per il grande capo: han fatto tutto il cerchio magico, la famiglia famelica, la moglie fattucchiera, i figli spendaccioni, la badante Rosi, il tesoriere ladro, all’insaputa del povero infermo.
A parte il fatto che Bossi sapeva da mesi, almeno da quando i giornali lo informarono che Belsito aveva portato 7 milioni in Tanzania e questo lo ricattò sui soldi alla Family per salvare la cadrega, chi ha scelto Belsito? Bossi. Chi ha mandato in Regione il Trota a 12 mila euro al mese? Bossi (senza contare i presunti 20 milioni di fondi neri da lui girati all’ex tesoriere Balocchi). Il resto sono lacrime di coccodrillo. Ma la mano leggera e l’occhio umido di molti giornali nasconde una coda di paglia lunga così: per anni han preso sul serio quei gaglioffi e il loro federalismo da baraccone. Anche le parole tenere e commosse degli altri capi-partito celano la coda di paglia di chi sa benissimo che la truffa dei “rimborsi” senza controllo riguarda tutti: oggi è toccato a Bossi, domani potrebbe toccare a loro. Ieri mattina infatti, letti i giornali, il Senatur ha prontamente cambiato parole d’ordine: non più l’ “ho sbagliato” della sera prima, ma “è un complotto” dei soliti pm.
Se passa il principio che un leader neppure indagato si dimette, si crea un pericoloso precedente. Infatti dal Palazzo si leva un coro unanime: Umbe’, nun ce lassà.
Il Fatto Quotidiano, 7 Aprile 2012
Re: Poltrone & Forchette
POLITICA & PALAZZO | di Wanda Marra | 7 aprile 2012
I partiti spendono un quinto dei rimborsi elettorali che ricevono dallo Stato
Oltre 2 miliardi e 253 milioni di euro per le tornate elettorali dal 1994 al 2008. Le elezioni del 2008 sono costate allo Stato oltre 503 milioni di euro, mentre i partiti hanno sostenuto spese accertate per circa 110 milioni. La differenza, evidentemente, è rimasta nelle loro casse.
“Di solito le riunioni dell’assemblea per discutere i bilanci vengono convocati in orari come quello del matrimonio di Renzo e Lucia. L’ultima volta eravamo in cinque”. Lo dichiarava in tempi ancora non (troppo) sospetti Arturo Parisi. Ora quelle assemblee, così distratte da non accorgersi di buchi, anzi di crateri, nei bilanci di partiti, sono assurte ai disonori della cronaca. E con loro, gli abnormi rimborsi elettorali, l’opacità dei bilanci, le leggi che si moltiplicano per conservare la casta sana, felice e soprattutto ricca.
La politica costa. Oltre 2 miliardi e 253 milioni di euro per le tornate elettorali dal 1994 al 2008. Le elezioni del 2008 sono costate allo Stato oltre 503 milioni di euro, mentre i partiti hanno sostenuto spese accertate di poco più di un quinto, circa 110 milioni. La differenza, evidentemente, è rimasta nelle loro casse. E a fronte di tali costi, l’attività delle nostre Camere sembra ancor più misera. Oltre che travolta dagli scandali. “Questa classe politica non verrà seppellita da una risata, ma dal tintinnio delle manette”, fu amaramente profetico Umberto Bossi. Per tornare a Parisi e alle assemblee della fu Margherita, che è un partito tecnicamente morto, Luigi Lusi, ormai ex tesoriere, è accusato di appropriazione indebita e illecito reimpiego di capitali per aver utilizzato a fini personali circa 23 milioni di euro provenienti dai rimborsi elettorali.
Solo per le politiche del 2006 di rimborsi elettorali la ex Margherita incassò in Senato 30.769.000 milioni di euro a fronte di spese dichiarate di 10.441.000. E per la Camera, insieme ai Ds, 80.665.000 a fronte di 7.633.000 di spese. Se i dirigenti Dl impegnati in politica in vari partiti continuano a dire di non aver mai saputo nulla di quel che faceva Lusi, Bossi, dopo le inchieste che accusano il tesoriere (anche lui ex) Belsito di aver usato i rimborsi elettorali della Lega per sostenere la famiglia del Senatùr, oltre che per investimenti in Tanzania e non solo, si è dimesso. Il Carroccio solo per la legislatura del 2008 ha ricevuto complessivi 41.484.550 milioni di euro di rimborsi, a fronte di spese accertate di 2.939.987 milioni.
La stessa Lega, come ricorda Mario Staderini dei Radicali italiani “tra politiche 2006 e politiche 2008 ha documentato spese elettorali per 8 milioni e ricevuto rimborsi per 63″. Chiese nel 2006, in una lettera allo stesso Bossi, Giancarlo Pagliarini (lettera riportata da Paolo Bracalini nel suo libro Partiti Spa): “Che cosa ne facciamo di tutti quei soldi?”. Già cosa ne fanno? Quelli della ex Margherita e del Carroccio non sono gli unici casi. I finiani Antonio Buonfiglio ed Enzo Raisi hanno presentato un esposto alla magistratura sulla presunta scomparsa di 26 milioni di euro del tesoro di Alleanza nazionale. Tesoro di un altro partito morto valutato in decine e decine di milioni di euro.
Solo per la legislatura del 2006 riceveva 65.526.000 milioni a fronte di spese rendicontate di 6.234.000. Anche l’Idv ha la sua guerra interna: alcuni esponenti del Cantiere, l’associazione politica fondata nel 2004 da Elio Veltri insieme ad Achille Occhetto ed altri hanno portato in tribunale Di Pietro. Materia del contendere, la ripartizione del rimborso elettorale per le europee del 2004 (5 milioni 510 mila euro nell’arco dei 5 anni), per le quali Di Pietro e Occhetto diedero vita a un’alleanza. Dopo il suo scioglimento, Di Pietro decise di tenere i soldi per sé.
Gestiti disonestamente o no, i partiti sono comunque degli affari incredibilmente redditizi. Anche perché il sistema dei rimborsi elettorali è qualcosa di diabolico: nel 1993 un referendum disse basta al finanziamento pubblico. Fatta la legge, trovato l’inganno. Sparisce il finanziamento pubblico arrivano i rimborsi elettorali. Rimborsi che si calcolano a seconda dei voti presi dai partiti, in base al numero di iscritti alle liste elettorali alla Camera e al Senato: secondo una legge del ’99, per ogni elettore prima 4000 lire, poi 5 euro (dal 2008 ridotte del 30 per cento). Fatto sta che dall’abolizione del finanziamento, i contributi sono aumentati di 10 volte. “A prescindere” dalle spese effettuate. Da sottolineare che ogni volta che si vota c’è un nuovo rimborso. E che questi tra l’altro si sommano. Nel 2009 la Lega somma il rimborso per tre tornate elettorali: le politiche del 2006 (4.491.000 annui), le politiche del 2008 9.625.000, le europee del 2009 (circa 6 milioni di euro). Altre “anomalie”? Per le politiche del 2006 i partiti hanno ricevuto i soldi anche oltre la fine della legislatura. E poi: chi non arriva in Parlamento prende comunque i rimborsi, e i partiti che ottengono meno dell’uno per cento se li vedono distribuiti tra gli altri.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04 ... de/202874/
I partiti spendono un quinto dei rimborsi elettorali che ricevono dallo Stato
Oltre 2 miliardi e 253 milioni di euro per le tornate elettorali dal 1994 al 2008. Le elezioni del 2008 sono costate allo Stato oltre 503 milioni di euro, mentre i partiti hanno sostenuto spese accertate per circa 110 milioni. La differenza, evidentemente, è rimasta nelle loro casse.
“Di solito le riunioni dell’assemblea per discutere i bilanci vengono convocati in orari come quello del matrimonio di Renzo e Lucia. L’ultima volta eravamo in cinque”. Lo dichiarava in tempi ancora non (troppo) sospetti Arturo Parisi. Ora quelle assemblee, così distratte da non accorgersi di buchi, anzi di crateri, nei bilanci di partiti, sono assurte ai disonori della cronaca. E con loro, gli abnormi rimborsi elettorali, l’opacità dei bilanci, le leggi che si moltiplicano per conservare la casta sana, felice e soprattutto ricca.
La politica costa. Oltre 2 miliardi e 253 milioni di euro per le tornate elettorali dal 1994 al 2008. Le elezioni del 2008 sono costate allo Stato oltre 503 milioni di euro, mentre i partiti hanno sostenuto spese accertate di poco più di un quinto, circa 110 milioni. La differenza, evidentemente, è rimasta nelle loro casse. E a fronte di tali costi, l’attività delle nostre Camere sembra ancor più misera. Oltre che travolta dagli scandali. “Questa classe politica non verrà seppellita da una risata, ma dal tintinnio delle manette”, fu amaramente profetico Umberto Bossi. Per tornare a Parisi e alle assemblee della fu Margherita, che è un partito tecnicamente morto, Luigi Lusi, ormai ex tesoriere, è accusato di appropriazione indebita e illecito reimpiego di capitali per aver utilizzato a fini personali circa 23 milioni di euro provenienti dai rimborsi elettorali.
Solo per le politiche del 2006 di rimborsi elettorali la ex Margherita incassò in Senato 30.769.000 milioni di euro a fronte di spese dichiarate di 10.441.000. E per la Camera, insieme ai Ds, 80.665.000 a fronte di 7.633.000 di spese. Se i dirigenti Dl impegnati in politica in vari partiti continuano a dire di non aver mai saputo nulla di quel che faceva Lusi, Bossi, dopo le inchieste che accusano il tesoriere (anche lui ex) Belsito di aver usato i rimborsi elettorali della Lega per sostenere la famiglia del Senatùr, oltre che per investimenti in Tanzania e non solo, si è dimesso. Il Carroccio solo per la legislatura del 2008 ha ricevuto complessivi 41.484.550 milioni di euro di rimborsi, a fronte di spese accertate di 2.939.987 milioni.
La stessa Lega, come ricorda Mario Staderini dei Radicali italiani “tra politiche 2006 e politiche 2008 ha documentato spese elettorali per 8 milioni e ricevuto rimborsi per 63″. Chiese nel 2006, in una lettera allo stesso Bossi, Giancarlo Pagliarini (lettera riportata da Paolo Bracalini nel suo libro Partiti Spa): “Che cosa ne facciamo di tutti quei soldi?”. Già cosa ne fanno? Quelli della ex Margherita e del Carroccio non sono gli unici casi. I finiani Antonio Buonfiglio ed Enzo Raisi hanno presentato un esposto alla magistratura sulla presunta scomparsa di 26 milioni di euro del tesoro di Alleanza nazionale. Tesoro di un altro partito morto valutato in decine e decine di milioni di euro.
Solo per la legislatura del 2006 riceveva 65.526.000 milioni a fronte di spese rendicontate di 6.234.000. Anche l’Idv ha la sua guerra interna: alcuni esponenti del Cantiere, l’associazione politica fondata nel 2004 da Elio Veltri insieme ad Achille Occhetto ed altri hanno portato in tribunale Di Pietro. Materia del contendere, la ripartizione del rimborso elettorale per le europee del 2004 (5 milioni 510 mila euro nell’arco dei 5 anni), per le quali Di Pietro e Occhetto diedero vita a un’alleanza. Dopo il suo scioglimento, Di Pietro decise di tenere i soldi per sé.
Gestiti disonestamente o no, i partiti sono comunque degli affari incredibilmente redditizi. Anche perché il sistema dei rimborsi elettorali è qualcosa di diabolico: nel 1993 un referendum disse basta al finanziamento pubblico. Fatta la legge, trovato l’inganno. Sparisce il finanziamento pubblico arrivano i rimborsi elettorali. Rimborsi che si calcolano a seconda dei voti presi dai partiti, in base al numero di iscritti alle liste elettorali alla Camera e al Senato: secondo una legge del ’99, per ogni elettore prima 4000 lire, poi 5 euro (dal 2008 ridotte del 30 per cento). Fatto sta che dall’abolizione del finanziamento, i contributi sono aumentati di 10 volte. “A prescindere” dalle spese effettuate. Da sottolineare che ogni volta che si vota c’è un nuovo rimborso. E che questi tra l’altro si sommano. Nel 2009 la Lega somma il rimborso per tre tornate elettorali: le politiche del 2006 (4.491.000 annui), le politiche del 2008 9.625.000, le europee del 2009 (circa 6 milioni di euro). Altre “anomalie”? Per le politiche del 2006 i partiti hanno ricevuto i soldi anche oltre la fine della legislatura. E poi: chi non arriva in Parlamento prende comunque i rimborsi, e i partiti che ottengono meno dell’uno per cento se li vedono distribuiti tra gli altri.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04 ... de/202874/
Re: Poltrone & Forchette
CRONACA | di Redazione Il Fatto Quotidiano | 12 aprile 2012 Commenti (105)
L’Espresso: “30 milioni in Svizzera agli uomini di Cl. Soldi anche dal San Raffaele”
L'ex assessore alla sanità della Regione Lombardia Antonio Simone avrebbe accumulato un "tesoretto" insieme al procacciatore d'affari Pierangelo Daccò, indagato per il crac dell'istituto fondato da don Verzé
Più di 30 milioni di euro sui conti svizzeri di due personaggi vicini a Comunione e Liberazione, l’ex assessore regionale lombardo alla sanità Antonio Simone e il procacciatore d’affari Pierangelo Daccò. Il primo è indagato e il secondo soltanto citato nell’inchiesta della procura di Milano sul crac del San Raffaele, e proprio dall’ospedale fondato da don Luigi Verzé sarebbe arrivata parte della somma. Lo rivela il settimanale l’Espresso, in edicola domani, in un’inchiesta di Paolo Biondani.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... 2178441//2
I due, molto vicini al presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, grazie alla loro attività nel settore sanitario, in vent’anni “si sono divisi più di 30 milioni di euro, ma la cifra totale, compresi gli investimenti tuttora in corso, potrebbe superare (e di molto) quota 50 milioni”, scrive l’Espresso. “I due ciellini hanno intascato buona parte di questo denaro per consulenze, mediazioni e progetti pagati da almeno tre grandi gruppi della sanità privata, tutti accreditati (e quindi rimborsati con fondi pubblici) dalla Regione Lombardia: San Raffaele, Fondazione Maugeri e Ordine dei Fatebenefratelli“.
Secondo la ricostruzione del settimanale, “di solito il contratto era intestato al solo Daccò, che poi girava circa un quarto della somma a Simone, ma con una fattura separata, segno di un lavoro autonomo”. E’ stata la Guardia di Finanza a trovare “le prime tracce dei due tesoretti analizzando i conti esteri che secondo l’accusa sono serviti a far sparire i fondi neri del San Raffaele”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04 ... le/204007/
L’Espresso: “30 milioni in Svizzera agli uomini di Cl. Soldi anche dal San Raffaele”
L'ex assessore alla sanità della Regione Lombardia Antonio Simone avrebbe accumulato un "tesoretto" insieme al procacciatore d'affari Pierangelo Daccò, indagato per il crac dell'istituto fondato da don Verzé
Più di 30 milioni di euro sui conti svizzeri di due personaggi vicini a Comunione e Liberazione, l’ex assessore regionale lombardo alla sanità Antonio Simone e il procacciatore d’affari Pierangelo Daccò. Il primo è indagato e il secondo soltanto citato nell’inchiesta della procura di Milano sul crac del San Raffaele, e proprio dall’ospedale fondato da don Luigi Verzé sarebbe arrivata parte della somma. Lo rivela il settimanale l’Espresso, in edicola domani, in un’inchiesta di Paolo Biondani.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... 2178441//2
I due, molto vicini al presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, grazie alla loro attività nel settore sanitario, in vent’anni “si sono divisi più di 30 milioni di euro, ma la cifra totale, compresi gli investimenti tuttora in corso, potrebbe superare (e di molto) quota 50 milioni”, scrive l’Espresso. “I due ciellini hanno intascato buona parte di questo denaro per consulenze, mediazioni e progetti pagati da almeno tre grandi gruppi della sanità privata, tutti accreditati (e quindi rimborsati con fondi pubblici) dalla Regione Lombardia: San Raffaele, Fondazione Maugeri e Ordine dei Fatebenefratelli“.
Secondo la ricostruzione del settimanale, “di solito il contratto era intestato al solo Daccò, che poi girava circa un quarto della somma a Simone, ma con una fattura separata, segno di un lavoro autonomo”. E’ stata la Guardia di Finanza a trovare “le prime tracce dei due tesoretti analizzando i conti esteri che secondo l’accusa sono serviti a far sparire i fondi neri del San Raffaele”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04 ... le/204007/
Re: Poltrone & Forchette
L’elenco dei deputati che solo un anno fa hanno firmato la proposta di legge per raddoppiare il finanziamento ai partiti
14 aprile 2012
E’ una autentica farsa. Una colossale presa in giro. Ora i partiti politici parlano di riforma del sistema del finanziamento pubblico, qualcuno spinge per diminuire i milioni di euro che finiscono nelle loro tasche, qualcuno annuncia rinunce e rinvii. Fanno gli indignati. Loro stessi ora sembrano vergognarsi di intascarsi una montagna di soldi. Ma non credeteci, non è vero: fingono.
La prova? In tempi non sospetti, soltanto un anno fa, è iniziata in Commissione Affari Costituzionali della Camera la discussione un progetto di legge che mirava a raddoppiare il finanziamento ai partito. Un-anno-fa. Il primo firmatario del progetto di legge numero 3809 era Ugo Sposetti del Partito Democratico (è anche lo storico tesoriere dei DS, che tuttora esistono).
In verità alla sua firma se ne sono aggiunte subito altre*, di tutti i partiti. Ve lo avevamo detto: sono tutti d’accordo. Tra le firme c’erano parecchi del Pd, cinque del Pdl, l’Udc Savino Pezzotta, il Responsabile D’Anna, l’Idv Di Stanislao e Luca Barbareschi, all’epoca in Futuro e Libertà.
Ora fanno finta di tagliare, ma soltanto un anno fa volevano raddoppiare il finanziamento pubblico. Raddoppiare. E la porcata era davvero eclatante: perché quel progetto di legge mirava a finanziare con i rimborsi anche le fondazioni dei partiti. Arrivando quindi a raddoppiare la somma del finanziamento pubblico.
Nei lavori in commissione spunta anche un particolare curioso. E agghiacciante. Guardate un po’ chi era presente nella seduta del 12 aprile 2011:
Martedì 12 aprile 2011. – Presidenza del presidente Donato BRUNO. – Interviene il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Francesco Belsito.
Francesco Belsito. Vi ricorda qualcosa? Sì, proprio lui. Il tesoriere della Lega Nord era presente, soltanto un anno fa, alla discussione sulla riforma di rimborsi elettorali, una riforma che prevedeva il raddoppio della somma da destinare ai partiti.
Il progetto di legge è stato, nel corso dell’anno, abbinato ad altre proposte e, nel corso degli ultimi giorni, si è riaperto in Commissione il dibattito. Qualche deputato si è accorto della “crescente attenzione dell’opinione pubblica”e i “recenti scandali apparsi sui giornali”. E quindi ora stanno molto attenti. Ma tra qualche tempo, quando inevitabilmente se ne parlerà di meno….
* L’ELENCO COMPLETO.
TUTTI i deputati che – solo un anno fa – hanno firmato la proposta di legge per RADDOPPIARE Il finanziamento ai partiti:
SPOSETTI Ugo; ALBONETTI Gabriele; BOCCIA Francesco; BRANDOLINI Sandro; CAPODICASA Angelo; CECCUZZI Franco; COLANINNO Matteo; CUPERLO Giovanni; ESPOSITO Stefano; FADDA Paolo; FARINA Gianni; FLUVI Alberto; FONTANELLI Paolo; GARAVINI Laura; GATTI Maria Grazia; GIACOMELLI Antonello; GNECCHI Marialuisa; GRAZIANO Stefano; LENZI Donata; LOLLI Giovanni; LOSACCO Alberto; LOVELLI Mario; LUONGO Antonio; MADIA Maria Anna; MARCHIGNOLI Massimo; MARINI Cesare; MERLO Giorgio; MIGLIOLI Ivano; MURER Delia; OLIVERIO Nicodemo Nazzareno; PAGANO Alessandro; PIZZETTI Luciano; PORTA Fabio; QUARTIANI Erminio Angelo; RAMPI Elisabetta; RUGGHIA Antonio; SANI Luca; SCHIRRU Amalia; SERVODIO Giuseppina; TIDEI Pietro; TRAPPOLINO Carlo Emanuele; TULLO Mario; VACCARO Guglielmo; VELO Silvia; ZUNINO Massimo (Tutti PD)
BARBARESCHI Luca Giorgio; (ex Fli)
BRUGGER Siegfried; ZELLER Karl; (Misto)
D’ANNA Vincenzo; (PT)
MARINELLO Giuseppe Francesco Maria; VELLA Paolo; VIGNALI Raffaello; (Pdl)
PEZZOTTA Savino; (UDC)
(daw-blog.com)
http://infosannio.wordpress.com/2012/04 ... i-partiti/
14 aprile 2012
E’ una autentica farsa. Una colossale presa in giro. Ora i partiti politici parlano di riforma del sistema del finanziamento pubblico, qualcuno spinge per diminuire i milioni di euro che finiscono nelle loro tasche, qualcuno annuncia rinunce e rinvii. Fanno gli indignati. Loro stessi ora sembrano vergognarsi di intascarsi una montagna di soldi. Ma non credeteci, non è vero: fingono.
La prova? In tempi non sospetti, soltanto un anno fa, è iniziata in Commissione Affari Costituzionali della Camera la discussione un progetto di legge che mirava a raddoppiare il finanziamento ai partito. Un-anno-fa. Il primo firmatario del progetto di legge numero 3809 era Ugo Sposetti del Partito Democratico (è anche lo storico tesoriere dei DS, che tuttora esistono).
In verità alla sua firma se ne sono aggiunte subito altre*, di tutti i partiti. Ve lo avevamo detto: sono tutti d’accordo. Tra le firme c’erano parecchi del Pd, cinque del Pdl, l’Udc Savino Pezzotta, il Responsabile D’Anna, l’Idv Di Stanislao e Luca Barbareschi, all’epoca in Futuro e Libertà.
Ora fanno finta di tagliare, ma soltanto un anno fa volevano raddoppiare il finanziamento pubblico. Raddoppiare. E la porcata era davvero eclatante: perché quel progetto di legge mirava a finanziare con i rimborsi anche le fondazioni dei partiti. Arrivando quindi a raddoppiare la somma del finanziamento pubblico.
Nei lavori in commissione spunta anche un particolare curioso. E agghiacciante. Guardate un po’ chi era presente nella seduta del 12 aprile 2011:
Martedì 12 aprile 2011. – Presidenza del presidente Donato BRUNO. – Interviene il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Francesco Belsito.
Francesco Belsito. Vi ricorda qualcosa? Sì, proprio lui. Il tesoriere della Lega Nord era presente, soltanto un anno fa, alla discussione sulla riforma di rimborsi elettorali, una riforma che prevedeva il raddoppio della somma da destinare ai partiti.
Il progetto di legge è stato, nel corso dell’anno, abbinato ad altre proposte e, nel corso degli ultimi giorni, si è riaperto in Commissione il dibattito. Qualche deputato si è accorto della “crescente attenzione dell’opinione pubblica”e i “recenti scandali apparsi sui giornali”. E quindi ora stanno molto attenti. Ma tra qualche tempo, quando inevitabilmente se ne parlerà di meno….
* L’ELENCO COMPLETO.
TUTTI i deputati che – solo un anno fa – hanno firmato la proposta di legge per RADDOPPIARE Il finanziamento ai partiti:
SPOSETTI Ugo; ALBONETTI Gabriele; BOCCIA Francesco; BRANDOLINI Sandro; CAPODICASA Angelo; CECCUZZI Franco; COLANINNO Matteo; CUPERLO Giovanni; ESPOSITO Stefano; FADDA Paolo; FARINA Gianni; FLUVI Alberto; FONTANELLI Paolo; GARAVINI Laura; GATTI Maria Grazia; GIACOMELLI Antonello; GNECCHI Marialuisa; GRAZIANO Stefano; LENZI Donata; LOLLI Giovanni; LOSACCO Alberto; LOVELLI Mario; LUONGO Antonio; MADIA Maria Anna; MARCHIGNOLI Massimo; MARINI Cesare; MERLO Giorgio; MIGLIOLI Ivano; MURER Delia; OLIVERIO Nicodemo Nazzareno; PAGANO Alessandro; PIZZETTI Luciano; PORTA Fabio; QUARTIANI Erminio Angelo; RAMPI Elisabetta; RUGGHIA Antonio; SANI Luca; SCHIRRU Amalia; SERVODIO Giuseppina; TIDEI Pietro; TRAPPOLINO Carlo Emanuele; TULLO Mario; VACCARO Guglielmo; VELO Silvia; ZUNINO Massimo (Tutti PD)
BARBARESCHI Luca Giorgio; (ex Fli)
BRUGGER Siegfried; ZELLER Karl; (Misto)
D’ANNA Vincenzo; (PT)
MARINELLO Giuseppe Francesco Maria; VELLA Paolo; VIGNALI Raffaello; (Pdl)
PEZZOTTA Savino; (UDC)
(daw-blog.com)
http://infosannio.wordpress.com/2012/04 ... i-partiti/
Re: Poltrone & Forchette
Intervista a Borgogni - puntata 20 - Servizio Pubblico
Lorenzo Borgogni, ex dirigente di Finmeccanica, racconta le ingerenze della politica nelle nomine relative a posizioni di rilievo in Finmeccanica, Eni ed Enel.L'intervista è di Sandro Rutolo.
http://www.youtube.com/watch?feature=pl ... fROi5dGXSM
Lorenzo Borgogni, ex dirigente di Finmeccanica, racconta le ingerenze della politica nelle nomine relative a posizioni di rilievo in Finmeccanica, Eni ed Enel.L'intervista è di Sandro Rutolo.
http://www.youtube.com/watch?feature=pl ... fROi5dGXSM
Re: Poltrone & Forchette
Casta, Cicchitto: ‘Gente incazzata per tagli e tasse’, ma lui va allo stadio con l’auto blu
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/05/ ... to/196269/
“Per quanto riguarda i tagli oggi c’è una incazzatura mortale da parte della gente che si vede tagliare le voci più varie oppure aumentare le tasse”. E’ quanto dichiarato ieri dal capogruppo alla Camera del Pdl, Fabrizio Cicchitto in un incontro a Verona. E la gente ha ragione ad essere indignata, visto che l’onorevole continua ad andare allo stadio con l’auto blu con tanto di lampeggiante, come testimoniano le nostre telecamere la sera della partita Roma – Napoli all’Olimpico
1 maggio 2012
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/05/ ... to/196269/
“Per quanto riguarda i tagli oggi c’è una incazzatura mortale da parte della gente che si vede tagliare le voci più varie oppure aumentare le tasse”. E’ quanto dichiarato ieri dal capogruppo alla Camera del Pdl, Fabrizio Cicchitto in un incontro a Verona. E la gente ha ragione ad essere indignata, visto che l’onorevole continua ad andare allo stadio con l’auto blu con tanto di lampeggiante, come testimoniano le nostre telecamere la sera della partita Roma – Napoli all’Olimpico
1 maggio 2012
Re: Poltrone & Forchette
Enti inutili, otto leggi per cancellarli dal 1956. Eppure sono sempre lì
Le sforbiciate annunciate negli ultimi dieci anni ne hanno eliminati o riordinati solo 37. Per Calderoli prima erano 34mila, poi solo 714. Con Monti, taglio di 353 poltrone tra Agenzie e Autorità, ma solo quando saranno scaduti gli incarichi di chi ci sta seduto oggi
di Marco Palombi | 2 maggio 2012
Tagliare la spesa e stop a tasse e tariffe che impoveriscono i redditi medio-bassi. A spiegarlo qualche giorno fa dalle colonne del Corriere della Sera è stato Giulio Tremonti, l’ex ministro dell’Economia del governo Berlusconi che nelle sue manovre ha molto agito sulla leva fiscale, colpendo i meno abbienti. Curioso, comunque, che la sua intervista, uscita dopo aver dato alle stampe un altro libro, arrivi nelle edicole lo stesso mese in cui il Servizio per il controllo parlamentare della Camera pubblica un dossier che lo riguarda da vicino. E che ha a che fare con gli enti inutili. Infatti le sforbiciate annunciate negli ultimi dieci anni ne hanno cancellati o riordinati solo 37 – una decina dei quali sotto il governo Monti – ma comunque ne hanno creati quattro nuovi. Poco per la cospicua produzione normativa sul tema.
La prima legge “taglia-enti” pare risalga addirittura al 1956, ma nel nuovo millennio il legislatore non ha badato ad articoli e commi: una legge nel 2002, una nel 2007 (governo Prodi), un paio nel 2008, poi ancora nel 2009 e altre due nel 2010. Fu introdotta anche la famosa “ghigliottina”, così la chiamavano Pdl e Lega: o il governo trova un nuovo assetto meno costoso e con compiti chiari per queste strutture o verranno abolite d’ufficio a data da stabilire (tante le proroghe). Risultato: ad oggi “non risultano casi di soppressione conseguenti ai procedimenti di riordino e soppressione inizialmente previsti dall’originaria norma taglia-enti”, scrivono i tecnici di Montecitorio, “tutti gli enti soppressi lo sono stati mediante specifica norma di legge” e molti sono enti previdenziali alla fine riassorbiti nella nuova super-Inps. Sembra impossibile che i funzionari della Camera parlino della stessa materia su cui – era il 28 ottobre 2009 – l’allora ministro Roberto Calderoli ebbe a dichiarare che “a fine mese succederà una cosa che non è mai successa in Italia: cadrà la ghigliottina sugli enti inutili che non si sono ristrutturati, non hanno chiuso, non hanno ridotto il personale e non hanno tagliato le spese”. Già nel luglio di quell’anno, sul Giornale, aveva dato i numeri precisi, per così dire: “Scompariranno circa 34 mila enti inutili che bruciano risorse solo per sopravvivere”.
L’anno dopo però, secondo Calderoli gli enti inutili si erano ridotti a 714, ma comunque l’ex ministro prometteva la mannaia. Nulla di fatto: era riuscito a scrivere 29 decreti di riordino per altrettanti enti, ma glieli hanno bocciati. Il Consiglio di Stato ha dichiarato che erano scritti male, cioè che violavano i criteri stabiliti per legge dal duo Calderoli-Tremonti. Non manca qualche caso straordinario. Ad esempio, c’è l’Istituto per il commercio estero: abolito da Tremonti e da lui stesso resuscitato, e infine trasformato in Agenzia dai bocconiani. Poi c’è il caso dell’Indire (Istituto Nazionale di Documentazione per l’Innovazione e la Ricerca Educativa): la Finanziaria 2007 l’aveva chiuso e accorpato insieme agli Istituti regionali di ricerca educativa (Irre) nella nuova Ansas (Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica). Nel luglio 2011, però, il colpo di scena: dal settembre 2012 via l’Ansas, torna l’Indire. Anche i professori non si sono fatti mancare un po’ di suspense. Tra gli enti aboliti dalla manovra di dicembre, infatti, risultavano anche i tre Consorzi per i laghi del Ticino, dell’Oglio e dell’Adda con relativi presidenti e consiglieri: venivano accorpati in un unico Consorzio per i laghi prealpini. Ma non è tutto.
Passano due mesi e il Milleproroghe approvato a gennaio riporta tutto alla situazione di partenza: via il Consorzio nazionale, bentornati i tre precedenti. Oltre ai consorzi dei laghi, però, sono ancora ancora attivi quelli dell’Ente nazionale gente dell’aria, dell’Istituto nazionale per le case degli impiegati dello Stato costituito nel 1924 o dell’Ente nazionale per l’addestramento dei lavoratori del commercio (questo per non parlare della Cassa conguaglio zucchero o dell’Ente Colombo, quello di Genova 1992). Insomma, un decennio di legislazione buttato a mare: se gli enti che non esistono più sono 37, i risparmi attesi sono quantificati solo nel caso della Super-Inps (250 milioni da qui al 2014). Un po’ meglio è andata coi tagli alle poltrone in enti, Autorità e Agenzie voluti da Monti: 353 poltrone in meno. Però solo quando saranno naturalmente scaduti gli incarichi di chi ci sta seduto oggi.
Da Il Fatto quotidiano, 1 maggio 2012
Le sforbiciate annunciate negli ultimi dieci anni ne hanno eliminati o riordinati solo 37. Per Calderoli prima erano 34mila, poi solo 714. Con Monti, taglio di 353 poltrone tra Agenzie e Autorità, ma solo quando saranno scaduti gli incarichi di chi ci sta seduto oggi
di Marco Palombi | 2 maggio 2012
Tagliare la spesa e stop a tasse e tariffe che impoveriscono i redditi medio-bassi. A spiegarlo qualche giorno fa dalle colonne del Corriere della Sera è stato Giulio Tremonti, l’ex ministro dell’Economia del governo Berlusconi che nelle sue manovre ha molto agito sulla leva fiscale, colpendo i meno abbienti. Curioso, comunque, che la sua intervista, uscita dopo aver dato alle stampe un altro libro, arrivi nelle edicole lo stesso mese in cui il Servizio per il controllo parlamentare della Camera pubblica un dossier che lo riguarda da vicino. E che ha a che fare con gli enti inutili. Infatti le sforbiciate annunciate negli ultimi dieci anni ne hanno cancellati o riordinati solo 37 – una decina dei quali sotto il governo Monti – ma comunque ne hanno creati quattro nuovi. Poco per la cospicua produzione normativa sul tema.
La prima legge “taglia-enti” pare risalga addirittura al 1956, ma nel nuovo millennio il legislatore non ha badato ad articoli e commi: una legge nel 2002, una nel 2007 (governo Prodi), un paio nel 2008, poi ancora nel 2009 e altre due nel 2010. Fu introdotta anche la famosa “ghigliottina”, così la chiamavano Pdl e Lega: o il governo trova un nuovo assetto meno costoso e con compiti chiari per queste strutture o verranno abolite d’ufficio a data da stabilire (tante le proroghe). Risultato: ad oggi “non risultano casi di soppressione conseguenti ai procedimenti di riordino e soppressione inizialmente previsti dall’originaria norma taglia-enti”, scrivono i tecnici di Montecitorio, “tutti gli enti soppressi lo sono stati mediante specifica norma di legge” e molti sono enti previdenziali alla fine riassorbiti nella nuova super-Inps. Sembra impossibile che i funzionari della Camera parlino della stessa materia su cui – era il 28 ottobre 2009 – l’allora ministro Roberto Calderoli ebbe a dichiarare che “a fine mese succederà una cosa che non è mai successa in Italia: cadrà la ghigliottina sugli enti inutili che non si sono ristrutturati, non hanno chiuso, non hanno ridotto il personale e non hanno tagliato le spese”. Già nel luglio di quell’anno, sul Giornale, aveva dato i numeri precisi, per così dire: “Scompariranno circa 34 mila enti inutili che bruciano risorse solo per sopravvivere”.
L’anno dopo però, secondo Calderoli gli enti inutili si erano ridotti a 714, ma comunque l’ex ministro prometteva la mannaia. Nulla di fatto: era riuscito a scrivere 29 decreti di riordino per altrettanti enti, ma glieli hanno bocciati. Il Consiglio di Stato ha dichiarato che erano scritti male, cioè che violavano i criteri stabiliti per legge dal duo Calderoli-Tremonti. Non manca qualche caso straordinario. Ad esempio, c’è l’Istituto per il commercio estero: abolito da Tremonti e da lui stesso resuscitato, e infine trasformato in Agenzia dai bocconiani. Poi c’è il caso dell’Indire (Istituto Nazionale di Documentazione per l’Innovazione e la Ricerca Educativa): la Finanziaria 2007 l’aveva chiuso e accorpato insieme agli Istituti regionali di ricerca educativa (Irre) nella nuova Ansas (Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica). Nel luglio 2011, però, il colpo di scena: dal settembre 2012 via l’Ansas, torna l’Indire. Anche i professori non si sono fatti mancare un po’ di suspense. Tra gli enti aboliti dalla manovra di dicembre, infatti, risultavano anche i tre Consorzi per i laghi del Ticino, dell’Oglio e dell’Adda con relativi presidenti e consiglieri: venivano accorpati in un unico Consorzio per i laghi prealpini. Ma non è tutto.
Passano due mesi e il Milleproroghe approvato a gennaio riporta tutto alla situazione di partenza: via il Consorzio nazionale, bentornati i tre precedenti. Oltre ai consorzi dei laghi, però, sono ancora ancora attivi quelli dell’Ente nazionale gente dell’aria, dell’Istituto nazionale per le case degli impiegati dello Stato costituito nel 1924 o dell’Ente nazionale per l’addestramento dei lavoratori del commercio (questo per non parlare della Cassa conguaglio zucchero o dell’Ente Colombo, quello di Genova 1992). Insomma, un decennio di legislazione buttato a mare: se gli enti che non esistono più sono 37, i risparmi attesi sono quantificati solo nel caso della Super-Inps (250 milioni da qui al 2014). Un po’ meglio è andata coi tagli alle poltrone in enti, Autorità e Agenzie voluti da Monti: 353 poltrone in meno. Però solo quando saranno naturalmente scaduti gli incarichi di chi ci sta seduto oggi.
Da Il Fatto quotidiano, 1 maggio 2012
Re: Poltrone & Forchette
PARTITI E FONDI
E salta la rinuncia all'ultima tranche
Nelle bozze discusse finora nessun cenno al rifiuto dei soldi di luglio
MILANO - Avevano scherzato. Il congelamento della tranche di luglio dei «rimborsi elettorali», annunciato qualche settimana fa fra i mugugni, sembra destinato a evaporare nel percorso della legge che dovrebbe introdurre controlli sui bilanci dei partiti. Rinunciare a quei 182 milioni è evidentemente ritenuto un sacrificio inutile, ora che ha trovato posto l'idea, in linea con quella del Pd, di ridurre a metà il finanziamento pubblico.
A partire da quando, chissà? In realtà la spiegazione forse è più semplice: quei soldi qualche partito li ha già spesi. Magari facendoseli anticipare dalle banche, come consente la legge. Ecco spiegato perché nella bozza del disegno di legge che circola in queste ore non c'è alcuna traccia dell'atteso «congelamento». Vedremo il testo definitivo, che non sarà reso noto se non dopo le elezioni amministrative di questo fine settimana. Era atteso per ieri, ma i due relatori Giuseppe Calderisi e Gianclaudio Bressa hanno chiesto più tempo per approfondire questioni «tecniche».
SGRAVI FISCALI - Certo, gli aspetti «tecnici» non mancano. Per esempio la composizione della commissione esterna che dovrebbe controllare i bilanci, di cui faranno parte (per evitare gelosie) non più i presidenti delle varie magistrature, ma giudici designati da costoro. Per esempio, l'entità dello sgravio fiscale concesso a chi finanzia la politica: dovrebbe essere raddoppiato dall'attuale 19% al 38%, ma riservando lo stesso trattamento ai contributi versati a tutte le onlus. Se fosse così almeno si porrebbe fine all'odioso e inaccettabile sistema che concede ai finanziamenti alla politica erogati dai privati cittadini un vantaggio fiscale 51 volte più grande rispetto a quello consentito per le donazioni alla ricerca o alle associazioni benefiche. Staremo anche qui a vedere.
SCANDALI - I nodi, però, sono chiaramente politici. Trascorsi ormai dalla presentazione della proposta alla Camera più di 20 giorni, ovvero quanti furono sufficienti al Parlamento nel 1974 per approvare la legge sul finanziamento pubblico dei partiti, si avverte l'ostilità crescente degli apparati. Poco o per nulla turbati, è la sensazione, dagli scandali a ripetizione: come l'ultimo, che investendo l'ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito ha provocato un terremoto ai vertici del partito di Umberto Bossi. Prima la decisione, imposta dalla stessa Lega assieme ad alcuni parlamentari fra cui qualche appartenente al gruppo dei cosiddetti Responsabili, di far deragliare la legge dalla corsia preferenziale dell'approvazione diretta in commissione. Deragliamento sostenuto senza mezzi termini anche da qualcuno nei partiti che avevano proposto la «legislativa», come il deputato del Pd Salvatore Vassallo. «Che cosa si può approvare di veramente urgente oggi che non possa essere approvato fra tre mesi?», era stata la sua reazione quando era stata ventilato il ricorso all'iter abbreviato.
RINUNCIA - Del resto, che il congelamento della tranche di luglio sarebbe stato un boccone assai indigesto non l'aveva nascosto quasi nessuno, nei partiti della maggioranza che oggi sostiene il governo di Mario Monti. Il tesoriere del Pd Antonio Misiani aveva dichiarato: «Con onestà, diciamo di non poter rinunciare al rimborso di luglio». E ancora prima di lui il vice tesoriere del Popolo della Libertà Massimo Corsaro si era rifugiato in corner, definendo «tecnicamente complicata» la rinuncia alla prossima rata. Che cosa potessero significare queste affermazioni, rese da chi materialmente maneggia i quattrini, era intuibile. Come poi si è visto. Ora resta soltanto da capire se chi ha annunciato di non voler intascare quei soldi girandoli al ministro del Lavoro Elsa Fornero (Antonio Di Pietro) o dandoli in beneficenza (il leghista Roberto Maroni) manterrà la coerenza.
OSTILITÀ - Ma l'ostilità crescente degli apparati a una riforma seria deve averla avvertita anche Monti, se ha ritenuto di dover affidare a Giuliano Amato l'incarico, testuale, «di fornire al presidente del Consiglio analisi e orientamenti sulla disciplina dei partiti per l'attuazione dei principi di cui all'articolo 49 della Costituzione, sul loro finanziamento nonché sulle forme esistenti di finanziamento pubblico, in via diretta o indiretta, ai sindacati». Una decisione accolta nel Palazzo con freddo siberiano. Se il sarcasmo del leader della Destra Francesco Storace («Da accapponare la pelle... Dracula all'Avis!») e dell'ex sottosegretario del Pdl Guido Crosetto («Sarei ugualmente polemico se mi proponessero Erode all'Unicef») poteva essere forse prevedibile, meno scontata era certamente la bora che ha investito l'ex premier dal suo stesso schieramento di centrosinistra. Una ventata gelida prontamente registrata da Europa , il quotidiano già della Margherita: per il cui ex tesoriere Luigi Lusi, coinvolto nello scandalo dei rimborsi elettorali, i magistrati ieri hanno chiesto l'arresto. A chi gli domandava se il suo partito avrebbe collaborato con Amato, il segretario democratico Pier Luigi Bersani ha replicato impassibile: «Abbiamo presentato la nostra proposta che è calendarizzata in Parlamento». Mica male, per essere l'inizio.
Sergio Rizzo
4 maggio 2012 | 8:53
http://www.corriere.it/economia/12_magg ... ec02.shtml
E salta la rinuncia all'ultima tranche
Nelle bozze discusse finora nessun cenno al rifiuto dei soldi di luglio
MILANO - Avevano scherzato. Il congelamento della tranche di luglio dei «rimborsi elettorali», annunciato qualche settimana fa fra i mugugni, sembra destinato a evaporare nel percorso della legge che dovrebbe introdurre controlli sui bilanci dei partiti. Rinunciare a quei 182 milioni è evidentemente ritenuto un sacrificio inutile, ora che ha trovato posto l'idea, in linea con quella del Pd, di ridurre a metà il finanziamento pubblico.
A partire da quando, chissà? In realtà la spiegazione forse è più semplice: quei soldi qualche partito li ha già spesi. Magari facendoseli anticipare dalle banche, come consente la legge. Ecco spiegato perché nella bozza del disegno di legge che circola in queste ore non c'è alcuna traccia dell'atteso «congelamento». Vedremo il testo definitivo, che non sarà reso noto se non dopo le elezioni amministrative di questo fine settimana. Era atteso per ieri, ma i due relatori Giuseppe Calderisi e Gianclaudio Bressa hanno chiesto più tempo per approfondire questioni «tecniche».
SGRAVI FISCALI - Certo, gli aspetti «tecnici» non mancano. Per esempio la composizione della commissione esterna che dovrebbe controllare i bilanci, di cui faranno parte (per evitare gelosie) non più i presidenti delle varie magistrature, ma giudici designati da costoro. Per esempio, l'entità dello sgravio fiscale concesso a chi finanzia la politica: dovrebbe essere raddoppiato dall'attuale 19% al 38%, ma riservando lo stesso trattamento ai contributi versati a tutte le onlus. Se fosse così almeno si porrebbe fine all'odioso e inaccettabile sistema che concede ai finanziamenti alla politica erogati dai privati cittadini un vantaggio fiscale 51 volte più grande rispetto a quello consentito per le donazioni alla ricerca o alle associazioni benefiche. Staremo anche qui a vedere.
SCANDALI - I nodi, però, sono chiaramente politici. Trascorsi ormai dalla presentazione della proposta alla Camera più di 20 giorni, ovvero quanti furono sufficienti al Parlamento nel 1974 per approvare la legge sul finanziamento pubblico dei partiti, si avverte l'ostilità crescente degli apparati. Poco o per nulla turbati, è la sensazione, dagli scandali a ripetizione: come l'ultimo, che investendo l'ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito ha provocato un terremoto ai vertici del partito di Umberto Bossi. Prima la decisione, imposta dalla stessa Lega assieme ad alcuni parlamentari fra cui qualche appartenente al gruppo dei cosiddetti Responsabili, di far deragliare la legge dalla corsia preferenziale dell'approvazione diretta in commissione. Deragliamento sostenuto senza mezzi termini anche da qualcuno nei partiti che avevano proposto la «legislativa», come il deputato del Pd Salvatore Vassallo. «Che cosa si può approvare di veramente urgente oggi che non possa essere approvato fra tre mesi?», era stata la sua reazione quando era stata ventilato il ricorso all'iter abbreviato.
RINUNCIA - Del resto, che il congelamento della tranche di luglio sarebbe stato un boccone assai indigesto non l'aveva nascosto quasi nessuno, nei partiti della maggioranza che oggi sostiene il governo di Mario Monti. Il tesoriere del Pd Antonio Misiani aveva dichiarato: «Con onestà, diciamo di non poter rinunciare al rimborso di luglio». E ancora prima di lui il vice tesoriere del Popolo della Libertà Massimo Corsaro si era rifugiato in corner, definendo «tecnicamente complicata» la rinuncia alla prossima rata. Che cosa potessero significare queste affermazioni, rese da chi materialmente maneggia i quattrini, era intuibile. Come poi si è visto. Ora resta soltanto da capire se chi ha annunciato di non voler intascare quei soldi girandoli al ministro del Lavoro Elsa Fornero (Antonio Di Pietro) o dandoli in beneficenza (il leghista Roberto Maroni) manterrà la coerenza.
OSTILITÀ - Ma l'ostilità crescente degli apparati a una riforma seria deve averla avvertita anche Monti, se ha ritenuto di dover affidare a Giuliano Amato l'incarico, testuale, «di fornire al presidente del Consiglio analisi e orientamenti sulla disciplina dei partiti per l'attuazione dei principi di cui all'articolo 49 della Costituzione, sul loro finanziamento nonché sulle forme esistenti di finanziamento pubblico, in via diretta o indiretta, ai sindacati». Una decisione accolta nel Palazzo con freddo siberiano. Se il sarcasmo del leader della Destra Francesco Storace («Da accapponare la pelle... Dracula all'Avis!») e dell'ex sottosegretario del Pdl Guido Crosetto («Sarei ugualmente polemico se mi proponessero Erode all'Unicef») poteva essere forse prevedibile, meno scontata era certamente la bora che ha investito l'ex premier dal suo stesso schieramento di centrosinistra. Una ventata gelida prontamente registrata da Europa , il quotidiano già della Margherita: per il cui ex tesoriere Luigi Lusi, coinvolto nello scandalo dei rimborsi elettorali, i magistrati ieri hanno chiesto l'arresto. A chi gli domandava se il suo partito avrebbe collaborato con Amato, il segretario democratico Pier Luigi Bersani ha replicato impassibile: «Abbiamo presentato la nostra proposta che è calendarizzata in Parlamento». Mica male, per essere l'inizio.
Sergio Rizzo
4 maggio 2012 | 8:53
http://www.corriere.it/economia/12_magg ... ec02.shtml
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