PARLAMENTO EUROPEO
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Re: PARLAMENTO EUROPEO
La vox populi relativa all'articolo sui sondaggi Tecné:
effimero0664 • 13 minuti fa
A frenzie non interessano le riforme ... a frenzie (e ai suoi mandanti) interessa non far crescere il M5S, che io reputo un fenomeno "normale" ... quando si raggiunge il fondo ... senza più "margine di caduta".
Lo dimostra nel suo modus operandi ... innanzitutto dall'esordio (e qui già si dovrebbe chiudere la questione) .... ma non parla mai di "problemi" e le sue riforme sono sempre delle "sorprese" solo a lui note ... e non parla mai dei problemi ... cioè dire : "il problema è questo, facciamo questo" ... cosa che invece fa Grillo, perchè è più "libero" di "parlare" perchè non "colluso".
... poi, tutto può succedere.
Solo una cosa, da questa situazione non si esce con una "minoranza" anche del 40% o 50% ... si rifletta, io credo che, in italia, ne debbano essere coinvolti l'80% .. e si ammiri chi si prende queste responsabilità ... e soprattutto di iniziare il "ciclo" ... "tu non hai fatto questo ... a casa, non ti voto più".
Altro che sentirsi dire "in 20 anni non sono state fatte le riforme" ... detto da chi sta li da, minimo, 20 anni .... e perchè non le hanno fatte? .... e ne viene, di conseguenza, anche la domanda principe ... e se non sono state fatte perchè avrebbero toccato loro stessi? (berlosconi imprenditore docet ... se berlosconi è un grande imprenditore, allora non oso pensare cosa sia bill gates, per esempio)
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Paolo Di Giovanni • un'ora fa
Se gli italiani vogliono fare una rivoluzione, ad esempio quella tanto sbandierata dal M5S, i cui parlamentari mi ricordano piú dei liceali in perenne assemblea autogestita che gente competente e con reale voglia di fare, che la facciano e si chiuda il discorso e se apprezzino o paghino le conseguenze. Sento tanta gente dire che voterá M5S perché sono "contro questo e contro quello", con motivazioni esemplificative di qualunque problema degne di un bambino di quinta elementare, scontenti perenni e quasi compiaciuti di esserlo. Per una volta, una sola, cari concittadini, siate coerenti e andate fino a fondo nelle vostre scelte.
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effimero0664 Paolo Di Giovanni • un'ora fa
Io credo che non sia una "rivoluzione" ma un ripristino della normalità.
Vedrà quante cose "facili facili" c'erano da fare, solo perchè, per esempio, il bilancio pubblico si è formato in 30 anni di obbrobri ... in tutti i sensi ... non parliamo del "famigerato" PIL.
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effimero0664 effimero0664 • 29 minuti fa
Caro isidoro ferrari, questo lo scrivevo 3 anni fa, lo so che siamo messi male, ma nessuno fa qualcosa per sanare o parare .... ma per, sempre di più, aumentare sto disastro.
Lo possono fare solo quelli "non coinvolti" ... però, il coinvolgimento" è molto esteso.
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6.5 • un'ora fa
Margine di errore +/- 3,1%???????????
Ha,ha,ha,ha,ha!
Ma a che servono stì sondaggi??
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effimero0664 • un'ora fa
Frenzie lo sapeva che senza nano ... c'era da "aver paura" ... perciò lo ha resuscitato, speriamo che sa l'ultima "presa per i fondelli" per gli italiani.
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unoqualunque • un'ora fa
Matteostaisereno, gli Italiani "credono" in te
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MartinL_Utero • un'ora fa
Voi del M5S non capite una mazza:
con 80 € si possono fare ben 40 primarie, cavolo!
W la demencrazia!
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Cristiano Ferri • un'ora fa
a calpestare il proprio elettorato storico facendo la corte ai Berlusconiani puo' succedere di colare a picco... nessuna sorpresa
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effimero0664 • 13 minuti fa
A frenzie non interessano le riforme ... a frenzie (e ai suoi mandanti) interessa non far crescere il M5S, che io reputo un fenomeno "normale" ... quando si raggiunge il fondo ... senza più "margine di caduta".
Lo dimostra nel suo modus operandi ... innanzitutto dall'esordio (e qui già si dovrebbe chiudere la questione) .... ma non parla mai di "problemi" e le sue riforme sono sempre delle "sorprese" solo a lui note ... e non parla mai dei problemi ... cioè dire : "il problema è questo, facciamo questo" ... cosa che invece fa Grillo, perchè è più "libero" di "parlare" perchè non "colluso".
... poi, tutto può succedere.
Solo una cosa, da questa situazione non si esce con una "minoranza" anche del 40% o 50% ... si rifletta, io credo che, in italia, ne debbano essere coinvolti l'80% .. e si ammiri chi si prende queste responsabilità ... e soprattutto di iniziare il "ciclo" ... "tu non hai fatto questo ... a casa, non ti voto più".
Altro che sentirsi dire "in 20 anni non sono state fatte le riforme" ... detto da chi sta li da, minimo, 20 anni .... e perchè non le hanno fatte? .... e ne viene, di conseguenza, anche la domanda principe ... e se non sono state fatte perchè avrebbero toccato loro stessi? (berlosconi imprenditore docet ... se berlosconi è un grande imprenditore, allora non oso pensare cosa sia bill gates, per esempio)
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Paolo Di Giovanni • un'ora fa
Se gli italiani vogliono fare una rivoluzione, ad esempio quella tanto sbandierata dal M5S, i cui parlamentari mi ricordano piú dei liceali in perenne assemblea autogestita che gente competente e con reale voglia di fare, che la facciano e si chiuda il discorso e se apprezzino o paghino le conseguenze. Sento tanta gente dire che voterá M5S perché sono "contro questo e contro quello", con motivazioni esemplificative di qualunque problema degne di un bambino di quinta elementare, scontenti perenni e quasi compiaciuti di esserlo. Per una volta, una sola, cari concittadini, siate coerenti e andate fino a fondo nelle vostre scelte.
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effimero0664 Paolo Di Giovanni • un'ora fa
Io credo che non sia una "rivoluzione" ma un ripristino della normalità.
Vedrà quante cose "facili facili" c'erano da fare, solo perchè, per esempio, il bilancio pubblico si è formato in 30 anni di obbrobri ... in tutti i sensi ... non parliamo del "famigerato" PIL.
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effimero0664 effimero0664 • 29 minuti fa
Caro isidoro ferrari, questo lo scrivevo 3 anni fa, lo so che siamo messi male, ma nessuno fa qualcosa per sanare o parare .... ma per, sempre di più, aumentare sto disastro.
Lo possono fare solo quelli "non coinvolti" ... però, il coinvolgimento" è molto esteso.
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6.5 • un'ora fa
Margine di errore +/- 3,1%???????????
Ha,ha,ha,ha,ha!
Ma a che servono stì sondaggi??
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effimero0664 • un'ora fa
Frenzie lo sapeva che senza nano ... c'era da "aver paura" ... perciò lo ha resuscitato, speriamo che sa l'ultima "presa per i fondelli" per gli italiani.
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unoqualunque • un'ora fa
Matteostaisereno, gli Italiani "credono" in te
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MartinL_Utero • un'ora fa
Voi del M5S non capite una mazza:
con 80 € si possono fare ben 40 primarie, cavolo!
W la demencrazia!
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Cristiano Ferri • un'ora fa
a calpestare il proprio elettorato storico facendo la corte ai Berlusconiani puo' succedere di colare a picco... nessuna sorpresa
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Re: PARLAMENTO EUROPEO
v.viana • un'ora fa
Poi basta vedere che bei pregiudicati hanno messo nelle liste
FI: Aldo Patriciello (finanziamento illecit); Fitto (4 anni per corruzione, finanziamento illecito e abuso); Franco Bonanin (truffa allo Stato, falso, abuso, corruzione,
concussione, violenza privata e calunni);Samorì (associazione per delinquere nel crac della Banca Tercas); Mastella (associazione per delinquere);Leontini (peculato)
Fratelli d'Italia: Agostino Ghiglia ( 9 mesi per un'aggressione fascista); Alemanno
(finanziamento illecito); Iannone (abuso d'ufficio).
NCD: Scopelliti (6 anni per abuso d'ufficio); Paolo Romano(peculato);Guido Podestà ( firme false);Lupi(abuso d'ufficio);Lorenzo Ces(condannato in 1° grado
a 3 anni e 3 mesi per corruzione nello scandalo Anas e di nuovo indagato per finanziamento illecito nell'affaire Finmeccanica)
Pd: Renato Soru (evasione fiscale plurimilionari, falso in bilancio e aggiotaggio); Nicola Caputo (truffa e peculato);Anna Petrone (peculato); Giosi Ferrandino (falso ideologico e abuso)
Viva l'Italia, viva l'Europa.
Ps. C'è un partito che non compare in questo elenco. Tenetelo presente.
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PiadinAssassinA • un'ora fa
DOPO CHE TRAVAGLIO E' STATO "EPURATO" DA SANTORO (finalmente)
ARRIVANO I SONDAGGIONI DEL TG.COM
Ultima spiaggia editoriale?
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Cheoresono • un'ora fa
...godiamoci le ultime tre settimane della seconda repubblica
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lacorda • un'ora fa
IL BOOMERANG DEI FALSI 80,00 EURO COLPISCE IL PD!!!!!!!!!!!!!!!!!
E' bastato leggere la busta paga di Aprile per capire che erano solo chiacchiere!!!
Be gli 80,00 ci sono ma IN USCITA, infatti molti dipendenti leggendo la busta paga di APRILE si sono resi conto da soli dov'era l'inganno.
La decurtazione delle detrazioni per moglie e figli a carico infatti incidono mediamente di 80/85 euro in meno.
PERTANTO PIU' TASSE MENO STIPENDIO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Basterà attendere che vengano recapitate anche le buste paga del 7 MAGGIO per vedere il PD almeno di 3 punti sotto il M5S.
Ieri a Pordenone si parlava proprio di questo tra i pochi lavoratori intervenuti alla manifestazione, ma come al solito nessun giornale e nessuna TV nazionale ne ha dato conto.
Su qualche TV locale qualche ardito giornalista lo ha anche documentato, (in rete troverete qualcosa) riprendendo un gruppo di lavoratori che ostentavano le loro buste paga con le decurtazioni ben evidenziate..
Ora avete compreso il motivo per il quale nonostante le innumerevoli promesse COMPRESI GLI 80 EURO, il PD è in caduta libera.
Mio caro RENZI gli italiani sono un poco gnoccoloni, ma attenzione a toccargli la saccoccia!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Specialmente ai COMPAGNI!!!!!!!!!!!!
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effimero0664 lacorda • un'ora fa
Le sanno ste cose ... le sanno.
Frenzie avrà una brutta sorpresa ... oramai sono non-credibili
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info • un'ora fa
Quindi è accertato che l'operaio della Lucchini presente ieri in studio è un ex candidato del Pd, talmente fuori dai giochi di partito che ci sono le foto di quando Veltroni andò a pranzo a casa sua.
Talmente onesto, il soggetto, da non avere alcuna rimostranza nei confronti della politica che ha affondato Piombino e dimenticare chi ha governato la Toscana e province. Nessuna parola sul Monte Paschi e tantomeno sul governo. In compenso vorrebbe la Concordia, sostenendo che conviene smantellarla lì a 110 milioni piuttosto che in Turchia a 40, classico modo di pensare da politicante e capetto sindacale dimentico della realtà dei fatti.
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jeanbarjean • un'ora fa
Come fa 5 stelle a rimontare se già alle ultime elezioni era il primo partito ?
Disinformare e illudersi è un'altra cosa. La rimonta sarebbe, caso mai, quella di Renzi.
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Guest • un'ora fa
Povero Renzusconi..........
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newpirate • un'ora fa
l'igienizzazione del parlamento è vicina
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saro45 • un'ora fa
Non potendo mantenere le promesse da marinaio, i sondaggi sono destinati a crollare e il nano destinato a rimontare.
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Guido Liverani • un'ora fa
l'articolo poteva essere scritto anche senza alcun riferimento al sondaggio - da una parte è comprensibile il fatto che ogni partito abbia le sue preoccupazioni dall'altra è comprensibile il fatto che il fatto decidesse di schierarsi ... in fondo anche la linea editoriale si gioca qualche cosa .... a questo punto il prossimo titolone sarà per pelù
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rafdoppiozero • un'ora fa
I tecnici del senato hanno bocciato le coperture per li 80 euro in busta paga, c'è un lungo articolo sull'Huffington giornale molto amico della sinistra che smonta pezzo pezzo le coperture di renzi, ora vediamo cosa risponde padoan ma se il buongiorno si vede dal mattimo...
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Poi basta vedere che bei pregiudicati hanno messo nelle liste
FI: Aldo Patriciello (finanziamento illecit); Fitto (4 anni per corruzione, finanziamento illecito e abuso); Franco Bonanin (truffa allo Stato, falso, abuso, corruzione,
concussione, violenza privata e calunni);Samorì (associazione per delinquere nel crac della Banca Tercas); Mastella (associazione per delinquere);Leontini (peculato)
Fratelli d'Italia: Agostino Ghiglia ( 9 mesi per un'aggressione fascista); Alemanno
(finanziamento illecito); Iannone (abuso d'ufficio).
NCD: Scopelliti (6 anni per abuso d'ufficio); Paolo Romano(peculato);Guido Podestà ( firme false);Lupi(abuso d'ufficio);Lorenzo Ces(condannato in 1° grado
a 3 anni e 3 mesi per corruzione nello scandalo Anas e di nuovo indagato per finanziamento illecito nell'affaire Finmeccanica)
Pd: Renato Soru (evasione fiscale plurimilionari, falso in bilancio e aggiotaggio); Nicola Caputo (truffa e peculato);Anna Petrone (peculato); Giosi Ferrandino (falso ideologico e abuso)
Viva l'Italia, viva l'Europa.
Ps. C'è un partito che non compare in questo elenco. Tenetelo presente.
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PiadinAssassinA • un'ora fa
DOPO CHE TRAVAGLIO E' STATO "EPURATO" DA SANTORO (finalmente)
ARRIVANO I SONDAGGIONI DEL TG.COM
Ultima spiaggia editoriale?
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Cheoresono • un'ora fa
...godiamoci le ultime tre settimane della seconda repubblica
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lacorda • un'ora fa
IL BOOMERANG DEI FALSI 80,00 EURO COLPISCE IL PD!!!!!!!!!!!!!!!!!
E' bastato leggere la busta paga di Aprile per capire che erano solo chiacchiere!!!
Be gli 80,00 ci sono ma IN USCITA, infatti molti dipendenti leggendo la busta paga di APRILE si sono resi conto da soli dov'era l'inganno.
La decurtazione delle detrazioni per moglie e figli a carico infatti incidono mediamente di 80/85 euro in meno.
PERTANTO PIU' TASSE MENO STIPENDIO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Basterà attendere che vengano recapitate anche le buste paga del 7 MAGGIO per vedere il PD almeno di 3 punti sotto il M5S.
Ieri a Pordenone si parlava proprio di questo tra i pochi lavoratori intervenuti alla manifestazione, ma come al solito nessun giornale e nessuna TV nazionale ne ha dato conto.
Su qualche TV locale qualche ardito giornalista lo ha anche documentato, (in rete troverete qualcosa) riprendendo un gruppo di lavoratori che ostentavano le loro buste paga con le decurtazioni ben evidenziate..
Ora avete compreso il motivo per il quale nonostante le innumerevoli promesse COMPRESI GLI 80 EURO, il PD è in caduta libera.
Mio caro RENZI gli italiani sono un poco gnoccoloni, ma attenzione a toccargli la saccoccia!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Specialmente ai COMPAGNI!!!!!!!!!!!!
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effimero0664 lacorda • un'ora fa
Le sanno ste cose ... le sanno.
Frenzie avrà una brutta sorpresa ... oramai sono non-credibili
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info • un'ora fa
Quindi è accertato che l'operaio della Lucchini presente ieri in studio è un ex candidato del Pd, talmente fuori dai giochi di partito che ci sono le foto di quando Veltroni andò a pranzo a casa sua.
Talmente onesto, il soggetto, da non avere alcuna rimostranza nei confronti della politica che ha affondato Piombino e dimenticare chi ha governato la Toscana e province. Nessuna parola sul Monte Paschi e tantomeno sul governo. In compenso vorrebbe la Concordia, sostenendo che conviene smantellarla lì a 110 milioni piuttosto che in Turchia a 40, classico modo di pensare da politicante e capetto sindacale dimentico della realtà dei fatti.
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jeanbarjean • un'ora fa
Come fa 5 stelle a rimontare se già alle ultime elezioni era il primo partito ?
Disinformare e illudersi è un'altra cosa. La rimonta sarebbe, caso mai, quella di Renzi.
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Guest • un'ora fa
Povero Renzusconi..........
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newpirate • un'ora fa
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saro45 • un'ora fa
Non potendo mantenere le promesse da marinaio, i sondaggi sono destinati a crollare e il nano destinato a rimontare.
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Guido Liverani • un'ora fa
l'articolo poteva essere scritto anche senza alcun riferimento al sondaggio - da una parte è comprensibile il fatto che ogni partito abbia le sue preoccupazioni dall'altra è comprensibile il fatto che il fatto decidesse di schierarsi ... in fondo anche la linea editoriale si gioca qualche cosa .... a questo punto il prossimo titolone sarà per pelù
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rafdoppiozero • un'ora fa
I tecnici del senato hanno bocciato le coperture per li 80 euro in busta paga, c'è un lungo articolo sull'Huffington giornale molto amico della sinistra che smonta pezzo pezzo le coperture di renzi, ora vediamo cosa risponde padoan ma se il buongiorno si vede dal mattimo...
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Re: PARLAMENTO EUROPEO
SONDAGGI
Europee, a 20 giorni regna ancora l'indecisione
Elettorato instabile e molto tentato dall'astensione nei dati dell'ultimo rilevamento del Barometro Politico Demopolis. Se si votasse oggi il PD otterrebbe il 33%, il Movimento 5 Stelle il 25,5%
A meno di 20 giorni dalle Europee – secondo i dati dell’ultima indagine condotta per l’Espresso dall’Istituto Demopolis - il consenso appare ancora instabile e cresce in modo significativo il numero degli elettori che si dichiarano orientati all’astensione.
“Mentre sembrano per il momento piuttosto limitati gli effetti del ritorno in TV di Berlusconi sul consenso a Forza Italia (attestata tra il 17 ed il 18%), il voto del 25 maggio – afferma il direttore di Demopolis Pietro Vento – si profila sempre più come una sfida elettorale tra Matteo Renzi e Beppe Grillo. In un voto fluido e d'opinione, come quello per le Europee, sono possibili comunque molte sorprese: il tasso di affluenza alle urne potrebbe divenire l'elemento decisivo nella misurazione del consenso ai partiti”.
Europee, a 20 giorni regna ancora l'indecisione
Elettorato instabile e molto tentato dall'astensione nei dati dell'ultimo rilevamento del Barometro Politico Demopolis. Se si votasse oggi il PD otterrebbe il 33%, il Movimento 5 Stelle il 25,5%
A meno di 20 giorni dalle Europee – secondo i dati dell’ultima indagine condotta per l’Espresso dall’Istituto Demopolis - il consenso appare ancora instabile e cresce in modo significativo il numero degli elettori che si dichiarano orientati all’astensione.
“Mentre sembrano per il momento piuttosto limitati gli effetti del ritorno in TV di Berlusconi sul consenso a Forza Italia (attestata tra il 17 ed il 18%), il voto del 25 maggio – afferma il direttore di Demopolis Pietro Vento – si profila sempre più come una sfida elettorale tra Matteo Renzi e Beppe Grillo. In un voto fluido e d'opinione, come quello per le Europee, sono possibili comunque molte sorprese: il tasso di affluenza alle urne potrebbe divenire l'elemento decisivo nella misurazione del consenso ai partiti”.
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Re: PARLAMENTO EUROPEO
https://www.youtube.com/watch?v=Vf_BtbdgzEY
Grillo: "Associazione a Delinquere" - #VinciamoNoi Tour - Cagliari
Ciao
Paolo11
Grillo: "Associazione a Delinquere" - #VinciamoNoi Tour - Cagliari
Ciao
Paolo11
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Re: PARLAMENTO EUROPEO
11 MAG 2014 12:54
GRULLINI ANTI-GRILLINI - LA PAURA DEL “BOOM” DEI CINQUESTELLE IN EUROPA, RISVEGLIA IL BUROSAURO SCHULZ: “GRILLO È SOLTANTO VENTO, MI RICORDA STALIN. O CHÁVEZ. E COME ATTORE NON VALE BERLUSCONI” - - -
“Grillo non ha sostanza. Minaccia ammende ed espulsioni per i deputati che non votano come dice lui. Se l’avesse detto in Germania, avrebbe dovuto temere l’intervento della magistratura. È espressione di un totalitarismo moderno. Berlusconi è un fenomeno. Condannato al carcere, se la cava con quattro ore alla settimana di volontariato”…
Aldo Cazzullo per il "Corriere della Sera"
Martin Schulz, in tutto il mondo si reagisce alla crisi con una politica di espansione e di investimenti. L'Europa ha scelto l'austerità. Non è un errore?
«Certo che lo è. Agire solo sul versante dei tagli è folle e sbagliato. Dobbiamo far crescere i redditi e i consumi. La disciplina di bilancio e gli investimenti strategici sono le due facce della stessa medaglia».
Lei ha le sue responsabilità. E' presidente del Parlamento europeo. Candidato alla guida della Commissione. Ed è un leader politico tedesco. L'austerità è la linea tedesca.
«Non è così. In questi anni la Germania è stata in buona compagnia: Austria, Paesi bassi, il mondo scandinavo...».
Ma a comandare è la Merkel. Non è troppo potente?
«Mi viene mente Lineker, quando diceva: "Il calcio è uno sport che si gioca in undici contro undici e alla fine vince la Germania". Purtroppo, non è vero; come ben sapete voi italiani. La Merkel è senz'altro una donna forte. Ma a Berlino non governa più da sola. Da quando i socialdemocratici fanno parte della maggioranza, la politica tedesca è oggettivamente cambiata».
Voi dell'Spd avete ottenuto qualcosa sul piano interno, ad esempio sul salario minimo. Non sulla politica europea.
«Non è così. Pensi all'unione bancaria. Pensi alla tassa sulle transazioni finanziarie. Ma già il secondo salvataggio della Grecia passò con i voti dell'Spd. Abbiamo stabilito il principio per cui il rispetto dei parametri di Maastricht non può prevalere sui diritti sociali: una conquista fondamentale, che farà valere i suoi effetti nel tempo. E Sigmar Gabriel, il nostro leader, ha detto chiaramente a Wolfgang Schäuble che il ministro delle Finanze da solo non può fare la politica della Repubblica federale tedesca».
Riuscirete anche a rompere il tabù del 3% sul rapporto deficit-Pil?
«Il 3% va rispettato. Ma per calcolarlo bisogna distinguere il debito dello Stato dalle spese per l'emergenza e dagli investimenti per il futuro. Ad esempio, i fondi spesi in via eccezionale per far fronte alla crisi bancaria non devono essere computati nel calcolo del 3%. Lo stesso vale per gli investimenti produttivi».
In un'intervista a «Le Monde», lei si è detto favorevole ad accordare un anno di tempo in più a Francia e Italia per mantenere gli impegni di bilancio. Conferma?
«Prendo atto che sia la Francia sia l'Italia hanno detto di non aver bisogno di rinvii. Ma non è importante il tempo in cui si consegue la stabilità; è importante la stabilità».
Di questo passo, a vincere le Europee saranno le forze anti-europee. Sarà una catastrofe? O potrebbe essere uno choc salutare, come sostiene Prodi?
«Forse Romano ha bisogno di uno choc. Io sono choccato già ora. Ma non dall'ascesa degli estremisti, che considero un allarme esagerato; dai 27 milioni di disoccupati, dai giovani senza lavoro, che sono il terreno fertile su cui gli estremisti seminano. Oggi gli anti-europei hanno 90 seggi a Bruxelles. Potranno averne 20 o 25 in più; ma non avranno alcun impatto sulla direzione dell'Europa. Cosa cambierà se Marine Le Pen avrà 8 o 10 o 12 seggi?».
Resta il fatto che la crisi sociale dovrebbe rafforzare la sinistra. Invece non accade. Perché?
«Sono convinto che la sinistra sarà il primo gruppo al Parlamento europeo. Le do ragione però sul fatto che non c'è lo spostamento a sinistra che vorremmo. Dobbiamo mobilitare il nostro elettorato tradizionale, che è tentato dall'astensionismo e dal populismo».
Come giudica Grillo?
«Grillo è vento. Come si fa a giudicare il vento? Non vedo la sostanza. Berlusconi ha una sostanza politica, su cui posso dare un giudizio. Grillo minaccia ammende ed espulsioni per i deputati che non votano come dice lui. L'ultimo a dire una cosa del genere è stato Stalin. O forse Hugo Chávez. Se l'avesse detto in Germania, avrebbe dovuto temere l'intervento della magistratura. La libertà di mandato dei parlamentari è uno dei fondamenti della democrazia. Mi verrebbe da dire che Grillo è espressione di un totalitarismo moderno...».
Addirittura?
«Diciamo che si sente in Grillo una tendenza autoritaria. In Spagna si direbbe caudillismo».
Renzi?
«Coraggioso e combattivo. Vincerà le Europee».
Cos'è successo tra lei e Berlusconi? Sono dieci anni che vi beccate.
«Berlusconi è un fenomeno. Condannato al carcere, se la cava con quattro ore alla settimana di volontariato. Come attore, Grillo non vale Berlusconi».
Berlusconi ha vinto tre volte le elezioni.
«Ma ha fallito. Ha lasciato l'Italia con più debito e più disoccupazione».
Molti italiani, non solo tra i berlusconiani, pensano che la Germania abbia raggiunto con la pace lo scopo che aveva fallito con due guerre mondiali: imporre la sua egemonia in Europa.
«Questo è falso. La grande maggioranza dei tedeschi vuole "una Germania europea, non un'Europa germanizzata", secondo la formula di Thomas Mann. Su 700 miliardi di euro messi per stabilizzare le finanze europee, 400 miliardi vengono o sono garantiti dalla Germania. Non si può dire che i tedeschi non siano solidali. Eppure, su questo le do ragione, restiamo impopolari. Dobbiamo stare attenti a presentare i nostri aiuti all'Europa non come carità ai più poveri, ma come un'azione che rientra nell'interesse di un Paese il cui Pil è legato per il 35% all'export: la stabilità dei nostri vicini è la nostra».
Lei è favorevole agli eurobond?
«Sì. Ma per gli eurobond ci vuole l'unanimità. Oggi non ci sono le condizioni. E' bastato però che Draghi si dichiarasse pronto a intervenire comprando i buoni del tesoro dei vari Stati europei, per far diminuire i tassi. Dobbiamo appoggiare tutto quel che va verso la garanzia europea dei debiti sovrani dei singoli Stati».
Draghi le piace?
«Draghi ha salvato l'Europa».
L'euro è troppo forte?
«E' eccezionalmente forte. Capisco le preoccupazioni dei Paesi esportatori. Ma la materia è di competenza della Banca centrale europea. Rispetto la sua autonomia».
Tsipras come lo trova?
«Mi pare si stia socialdemocratizzando».
C'è un pericolo Mosca per l'Europa?
«No. Mosca deve capire che un Paese con potere di veto all'Onu non può violare il diritto internazionale; e la Crimea rappresenta un vulnus. Ma, come dice Obama, dobbiamo tenere un canale negoziale aperto, alla ricerca di un terreno comune. Sono convinto che tra la Russia e l'Unione europea ci sia un terreno comune».
Non prova imbarazzo nel vedere Schröder che abbraccia Putin e lavora per Gazprom?
«Non condivido tutto quello che fa Gerhard Schröder. Però, come ha riconosciuto lo stesso Putin, il nostro ex cancelliere ha fatto pressione perché i tedeschi ostaggio dei filo-russi fossero liberati. Il che è avvenuto».
Il suo ultimo libro, pubblicato in Italia da Fazi, si intitola «Il gigante incatenato». Vedremo mai una vera unione politica europea, magari senza il Regno Unito?
«Proprio Cameron faceva notare che nel 2040 nessun Paese europeo sarà nel G8. La stessa Germania sarà soltanto la nona economia al mondo. L'unione politica degli Stati sovrani europei non è solo un sogno; è una necessità».
GRULLINI ANTI-GRILLINI - LA PAURA DEL “BOOM” DEI CINQUESTELLE IN EUROPA, RISVEGLIA IL BUROSAURO SCHULZ: “GRILLO È SOLTANTO VENTO, MI RICORDA STALIN. O CHÁVEZ. E COME ATTORE NON VALE BERLUSCONI” - - -
“Grillo non ha sostanza. Minaccia ammende ed espulsioni per i deputati che non votano come dice lui. Se l’avesse detto in Germania, avrebbe dovuto temere l’intervento della magistratura. È espressione di un totalitarismo moderno. Berlusconi è un fenomeno. Condannato al carcere, se la cava con quattro ore alla settimana di volontariato”…
Aldo Cazzullo per il "Corriere della Sera"
Martin Schulz, in tutto il mondo si reagisce alla crisi con una politica di espansione e di investimenti. L'Europa ha scelto l'austerità. Non è un errore?
«Certo che lo è. Agire solo sul versante dei tagli è folle e sbagliato. Dobbiamo far crescere i redditi e i consumi. La disciplina di bilancio e gli investimenti strategici sono le due facce della stessa medaglia».
Lei ha le sue responsabilità. E' presidente del Parlamento europeo. Candidato alla guida della Commissione. Ed è un leader politico tedesco. L'austerità è la linea tedesca.
«Non è così. In questi anni la Germania è stata in buona compagnia: Austria, Paesi bassi, il mondo scandinavo...».
Ma a comandare è la Merkel. Non è troppo potente?
«Mi viene mente Lineker, quando diceva: "Il calcio è uno sport che si gioca in undici contro undici e alla fine vince la Germania". Purtroppo, non è vero; come ben sapete voi italiani. La Merkel è senz'altro una donna forte. Ma a Berlino non governa più da sola. Da quando i socialdemocratici fanno parte della maggioranza, la politica tedesca è oggettivamente cambiata».
Voi dell'Spd avete ottenuto qualcosa sul piano interno, ad esempio sul salario minimo. Non sulla politica europea.
«Non è così. Pensi all'unione bancaria. Pensi alla tassa sulle transazioni finanziarie. Ma già il secondo salvataggio della Grecia passò con i voti dell'Spd. Abbiamo stabilito il principio per cui il rispetto dei parametri di Maastricht non può prevalere sui diritti sociali: una conquista fondamentale, che farà valere i suoi effetti nel tempo. E Sigmar Gabriel, il nostro leader, ha detto chiaramente a Wolfgang Schäuble che il ministro delle Finanze da solo non può fare la politica della Repubblica federale tedesca».
Riuscirete anche a rompere il tabù del 3% sul rapporto deficit-Pil?
«Il 3% va rispettato. Ma per calcolarlo bisogna distinguere il debito dello Stato dalle spese per l'emergenza e dagli investimenti per il futuro. Ad esempio, i fondi spesi in via eccezionale per far fronte alla crisi bancaria non devono essere computati nel calcolo del 3%. Lo stesso vale per gli investimenti produttivi».
In un'intervista a «Le Monde», lei si è detto favorevole ad accordare un anno di tempo in più a Francia e Italia per mantenere gli impegni di bilancio. Conferma?
«Prendo atto che sia la Francia sia l'Italia hanno detto di non aver bisogno di rinvii. Ma non è importante il tempo in cui si consegue la stabilità; è importante la stabilità».
Di questo passo, a vincere le Europee saranno le forze anti-europee. Sarà una catastrofe? O potrebbe essere uno choc salutare, come sostiene Prodi?
«Forse Romano ha bisogno di uno choc. Io sono choccato già ora. Ma non dall'ascesa degli estremisti, che considero un allarme esagerato; dai 27 milioni di disoccupati, dai giovani senza lavoro, che sono il terreno fertile su cui gli estremisti seminano. Oggi gli anti-europei hanno 90 seggi a Bruxelles. Potranno averne 20 o 25 in più; ma non avranno alcun impatto sulla direzione dell'Europa. Cosa cambierà se Marine Le Pen avrà 8 o 10 o 12 seggi?».
Resta il fatto che la crisi sociale dovrebbe rafforzare la sinistra. Invece non accade. Perché?
«Sono convinto che la sinistra sarà il primo gruppo al Parlamento europeo. Le do ragione però sul fatto che non c'è lo spostamento a sinistra che vorremmo. Dobbiamo mobilitare il nostro elettorato tradizionale, che è tentato dall'astensionismo e dal populismo».
Come giudica Grillo?
«Grillo è vento. Come si fa a giudicare il vento? Non vedo la sostanza. Berlusconi ha una sostanza politica, su cui posso dare un giudizio. Grillo minaccia ammende ed espulsioni per i deputati che non votano come dice lui. L'ultimo a dire una cosa del genere è stato Stalin. O forse Hugo Chávez. Se l'avesse detto in Germania, avrebbe dovuto temere l'intervento della magistratura. La libertà di mandato dei parlamentari è uno dei fondamenti della democrazia. Mi verrebbe da dire che Grillo è espressione di un totalitarismo moderno...».
Addirittura?
«Diciamo che si sente in Grillo una tendenza autoritaria. In Spagna si direbbe caudillismo».
Renzi?
«Coraggioso e combattivo. Vincerà le Europee».
Cos'è successo tra lei e Berlusconi? Sono dieci anni che vi beccate.
«Berlusconi è un fenomeno. Condannato al carcere, se la cava con quattro ore alla settimana di volontariato. Come attore, Grillo non vale Berlusconi».
Berlusconi ha vinto tre volte le elezioni.
«Ma ha fallito. Ha lasciato l'Italia con più debito e più disoccupazione».
Molti italiani, non solo tra i berlusconiani, pensano che la Germania abbia raggiunto con la pace lo scopo che aveva fallito con due guerre mondiali: imporre la sua egemonia in Europa.
«Questo è falso. La grande maggioranza dei tedeschi vuole "una Germania europea, non un'Europa germanizzata", secondo la formula di Thomas Mann. Su 700 miliardi di euro messi per stabilizzare le finanze europee, 400 miliardi vengono o sono garantiti dalla Germania. Non si può dire che i tedeschi non siano solidali. Eppure, su questo le do ragione, restiamo impopolari. Dobbiamo stare attenti a presentare i nostri aiuti all'Europa non come carità ai più poveri, ma come un'azione che rientra nell'interesse di un Paese il cui Pil è legato per il 35% all'export: la stabilità dei nostri vicini è la nostra».
Lei è favorevole agli eurobond?
«Sì. Ma per gli eurobond ci vuole l'unanimità. Oggi non ci sono le condizioni. E' bastato però che Draghi si dichiarasse pronto a intervenire comprando i buoni del tesoro dei vari Stati europei, per far diminuire i tassi. Dobbiamo appoggiare tutto quel che va verso la garanzia europea dei debiti sovrani dei singoli Stati».
Draghi le piace?
«Draghi ha salvato l'Europa».
L'euro è troppo forte?
«E' eccezionalmente forte. Capisco le preoccupazioni dei Paesi esportatori. Ma la materia è di competenza della Banca centrale europea. Rispetto la sua autonomia».
Tsipras come lo trova?
«Mi pare si stia socialdemocratizzando».
C'è un pericolo Mosca per l'Europa?
«No. Mosca deve capire che un Paese con potere di veto all'Onu non può violare il diritto internazionale; e la Crimea rappresenta un vulnus. Ma, come dice Obama, dobbiamo tenere un canale negoziale aperto, alla ricerca di un terreno comune. Sono convinto che tra la Russia e l'Unione europea ci sia un terreno comune».
Non prova imbarazzo nel vedere Schröder che abbraccia Putin e lavora per Gazprom?
«Non condivido tutto quello che fa Gerhard Schröder. Però, come ha riconosciuto lo stesso Putin, il nostro ex cancelliere ha fatto pressione perché i tedeschi ostaggio dei filo-russi fossero liberati. Il che è avvenuto».
Il suo ultimo libro, pubblicato in Italia da Fazi, si intitola «Il gigante incatenato». Vedremo mai una vera unione politica europea, magari senza il Regno Unito?
«Proprio Cameron faceva notare che nel 2040 nessun Paese europeo sarà nel G8. La stessa Germania sarà soltanto la nona economia al mondo. L'unione politica degli Stati sovrani europei non è solo un sogno; è una necessità».
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Re: PARLAMENTO EUROPEO
Sondaggio Usa, “gli italiani sono i più euroscettici. Il 44% vuole tornare alla lira”
E' quanto emerge da una rilevazione del Pew Research Center, secondo cui i tedeschi sembrano "vivere in un continente differente". Se appena il 10% degli europei intervistati ritiene che l’economia vada bene, in Germania sono l’85% a crederlo
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 15 maggio 2014Commenti (57)
Più dei greci tartassati dalla crisi, dei francesi travolti dall’ondata di Marine Le Pen e degli inglesi attratti dal populismo di Nigel Farage. Gli elettori italiani, secondo un sondaggio realizzato dal centro demoscopico americano Pew Research Center, “appaiono sempre più critici delle istituzioni europee e sono divisi sull’opportunità di mantenere l’euro” e vincono così la palma dell’euroscetticismo. Una fotografia a pochi giorni dalle elezioni europee che mostra come, pur rimanendo forte e diffuso il sentimento di sfiducia nei confronti di Bruxelles, si registri una “timida ripresa” dell’immagine della Ue, dopo il tracollo negli anni bui della crisi del debito. L’Italia, a pochi giorni dalle elezioni europee, sembra esclusa dal trend di “timida ripresa” nei confronti della Ue che si manifesta nell’eurozona. Al contrario, il nostro Paese registra un netto peggioramento del sentimento nei confronti di Bruxelles e rimane l’unico a “flirtare con l’idea di lasciare l’euro”. Il sondaggio, realizzato nei sette maggiori paesi dell’Unione (Francia, Gran Bretagna, Germania, Polonia, Spagna, Grecia e Italia), registra infatti che in media il 52% degli europei intervistati ha un’opinione favorevole della Ue, con un più 6% rispetto al 2013. Rimane comunque alto il numero degli europei, il 71%, che ritiene che la propria voce non venga ascoltata dalle istituzioni europee che non comprendono le esigenze dei cittadini (65%), violano la loro privacy (63%) e sono inefficienti (57%).
L’Euro e il ritorno alla lira – Per gli analisti, che registrano un sentimento di “amarezza” nel nostro paese, il 44% degli italiani esprimerebbe il desiderio di tornare alla lira, e il sostegno alla moneta unica è precipitato di 19 punti in un anno, mentre rimane forte non solo in Germania (72%) e Francia (64%), ma anche in paesi travolti dalla crisi come la Grecia (69%) e la Spagna (68%). Riguardo poi al prossimo appuntamento elettorale del 25 maggio, si sottolinea che mentre in Italia, Gran Bretagna, Polonia e Germania sono gli elettori vicini alla destra ad essere euroscettici, in Spagna e Grecia le critiche arrivano maggiormente da elettori di sinistra. Un capitolo a parte meritano i risultati registrati tra i tedeschi che sembrano “vivere in un continente differente”: se appena il 10% degli europei intervistati ritiene che l’economia vada bene, in Germania sono l’85% a crederlo. E in Italia, invece, il 96% ritiene che l’economia vada male.
Tornando però alla ripresa di sentimento di fiducia, anche se si è ancora lontani da livelli precrisi, è la Francia a guidare il trend positivo, con un più 13%, che viene anche confermato anche dalla Spagna, +4%. Solo in Italia la fiducia nell’Europa è precipitata del 12% dallo scorso anno – quando però, va notato, era al 58%, ben più alta della media europea del 46% – rendendoci secondi solo ai greci, tra i quali il ‘sentiment’ per l’Europa è comunque salito dal 33% al 34%. Non solo: il 74% degli italiani crede, stando a questo sondaggio, che l’integrazione economica europea ci abbia indeboliti. Solo il 9% sarebbe convinto del contrario, mentre anche su questo fronte il sentimento degli altri europei sembra orientato verso un trend più positivo: non solo i tedeschi – con il 63%, più 9% rispetto allo scorso anno – o i polacchi – con un più 12% che li porta al 53% con gli analisti del Pew che li descrivono come i più forti sostenitori della Ue – ma anche per i greci, con un 17% che segna un balzo in avanti di sei punti. Persino tra gli euroscettici per definizione, i britannici, convinti assertori dell’opting out, si registra uno sbalzo in avanti di 15 punti, dal 26% al 41%, nella convinzione che l’integrazione economica europea faccia bene all’economia nazionale. E anche la percentuale dei britannici che vogliono rimanere nella Ue, il 50%, è superiore a quella di chi vorrebbe lasciarla, il 41%.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... ra/986862/
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Re: PARLAMENTO EUROPEO
FACCIAMO UN PO DI CONTI
Per l'ALDE il candidato è Guy Verhofstadt, che costituisce un'anomalia nel tran-tran dei politici europei. Poliglotta (parla bene anche l'italiano), per dieci anni primo ministro in Belgio a capo di una coalizione tra liberali e socialisti che è andata avanti a forza di riforme economiche e per i diritti civili, compagno di strada di Daniel Cohn-Bendit (col quale ha scritto "In Europa!" pubblicato da Mondadori e fondato il Gruppo Spinelli), federalista allergico allo status quo ma anche ai passi indietro. Aperta a tutti coloro che in Italia si sentono, pur nelle loro specificità di politica nazionale (che, credetemi, è davvero poca cosa rispetto a cosa ci sia in ballo in Europa), la lista dell'ALDE ha deciso di chiamarsi "Scelta Europea". La "scelta" è infatti una decisione convinta, maturata, non solo una "mia" o una "nostra" Europa. Il suo Manifesto propone riforme che non sono un castello di sogni, ma posizioni portate avanti in questi anni e sostenibili sia economicamente che politicamente. E non solo euro sì/euro no, ma anche diritti civili, Europa nel mondo, ambiente, e altro.
L'ALDE avrà circa 65 seggi
GUE-TSIPRAS e la sinistra circa 55 seggi
S&D -PSE circa 210 seggi
I VERDI circa 41 seggi
Arriviamo a circa 371 seggi
Per avere una maggioranza bisogna raggiungere almeno 376 seggi
Potrebbe essere decisiva la collocazione dei non collocati fra i quali il M5S.
Certo lasciare la Merkel e il PPE in minoranza potrebbe finalmente aprirsi una speranza e una svolta in Europa.
Per l'ALDE il candidato è Guy Verhofstadt, che costituisce un'anomalia nel tran-tran dei politici europei. Poliglotta (parla bene anche l'italiano), per dieci anni primo ministro in Belgio a capo di una coalizione tra liberali e socialisti che è andata avanti a forza di riforme economiche e per i diritti civili, compagno di strada di Daniel Cohn-Bendit (col quale ha scritto "In Europa!" pubblicato da Mondadori e fondato il Gruppo Spinelli), federalista allergico allo status quo ma anche ai passi indietro. Aperta a tutti coloro che in Italia si sentono, pur nelle loro specificità di politica nazionale (che, credetemi, è davvero poca cosa rispetto a cosa ci sia in ballo in Europa), la lista dell'ALDE ha deciso di chiamarsi "Scelta Europea". La "scelta" è infatti una decisione convinta, maturata, non solo una "mia" o una "nostra" Europa. Il suo Manifesto propone riforme che non sono un castello di sogni, ma posizioni portate avanti in questi anni e sostenibili sia economicamente che politicamente. E non solo euro sì/euro no, ma anche diritti civili, Europa nel mondo, ambiente, e altro.
L'ALDE avrà circa 65 seggi
GUE-TSIPRAS e la sinistra circa 55 seggi
S&D -PSE circa 210 seggi
I VERDI circa 41 seggi
Arriviamo a circa 371 seggi
Per avere una maggioranza bisogna raggiungere almeno 376 seggi
Potrebbe essere decisiva la collocazione dei non collocati fra i quali il M5S.
Certo lasciare la Merkel e il PPE in minoranza potrebbe finalmente aprirsi una speranza e una svolta in Europa.
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Re: PARLAMENTO EUROPEO
Questione morale, l’ex responsabile giustizia del Pci: “Il M5S è l’erede di Berlinguer
Intervista a Giuseppe Zupo, a cura di MicroMega
(E' consentita la riproduzione, anche integrale, indicando www.micromega.net come fonte)
“A miei tempi l’onestà era un dna che andava preservato accuratamente, oggi è un optional fastidioso. Il pensiero di Berlinguer è attualissimo e l’unico erede della questione morale è il Movimento 5 Stelle”. E Renzi? “E’ il nulla e sul niente c’è poco da dire”. Mentre Vendola? “Sull’Ilva di Taranto ha fatto uno scivolone terribile e avrebbe dovuto trarne immediatamente le conseguenze, non si ride con i padroni che hanno inquinato una città e prodotto morti su morti”. A parlare né Grillo né altro attivista pentastellato ma l’avvocato Giuseppe Zupo, 73 anni, responsabile nazionale giustizia del Pci ai tempi di Berlinguer e del caso Moro.
Avvocato, Lei è stato dirigente ai tempi del Partito comunista di Berlinguer. Alla luce di questa esperienza come valuta i recenti casi - per l’ultimo l’Expo - di corruzione nella politica italiana?
Allora la corruzione non aveva il peso devastante che ha assunto negli anni successivi, il maggior problema da fronteggiare per noi era quel terrorismo che generava danni e apprensione. Serpeggiava grande tensione per la risposta dei partiti alle richieste sociali: il terrorismo trovava terreno fertile tra l’insoddisfazione dei giovani e delle masse popolari. E quindi il Pci di Berlinguer si è preoccupato di riguadagnare la fiducia dei cittadini nei confronti dello Stato, da qui la questione morale e l’intransigenza sull’onestà delle Istituzioni.
Il Berlinguer della questione morale lo considera ancora attuale o superato?
E’ attualissimo. La questione morale non era ascrivibile solamente al “non rubare”, era la concezione che lo Stato e le istituzioni democratiche fossero un bene pubblico e quindi da preservare con attenzione essendo di proprietà di una comunità, frutto di sforzi di generazioni che nel passato hanno costruito le fondamenta per quelle future.
Ciò ispirava Berlinguer e il Pci: la questione morale era figlia di una grande tradizione liberale – che proviene dalla Rivoluzione francese, almeno prima che degenerasse – non relegabile al campo della sinistra ma a chiunque amasse lo Stato e le istituzioni democratiche. Come Berlinguer anche Natta, suo ultimo segretario di fiducia, si batté per tali principi. Lui fu defenestrato, mentre era in ospedale, dai vari D’Alema, Occhetto e Veltroni: lo dichiararono dimissionario – mentre era un falso - e lui apprese dal giornale radio di non essere più segretario del Pci. Prima di morire, nel 2001, ha rilasciato una bellissima intervista all’Unità in cui ha ricostruito quelle concitate giornate e si diceva preoccupato dalla degenerazione che si era creata con Occhetto.
Tra le forze politiche organizzate di oggi, vede qualcosa che abbia preso il testimone di Berlinguer sulla questione morale?
Lo so, farò inorridire i miei compagni di una volta. Sono comunista semel semper berlingueriano e dopo il Pci non mi sono iscritto a nessun partito perché nessuno ha portato più avanti quei valori. Ora vedo nel M5S l’unico possibile erede. Ho votato il movimento alle ultime elezioni nazionali e – pur non essendo un uomo ricco – l’ho finanziato. Sono andato al comizio di San Giovanni a Roma, prima del voto, e sono rimasto colpito dall’enorme partecipazione e dalla composizione della piazza: cittadini, lavoratori, giovani. La rappresentanza come servizio nelle istituzioni, a termine, per poi ritornare al proprio status di prima. Senza fortune politiche come avviene per gli altri partiti. I parlamentari 5 stelle sono persone normalissime: casalinghe, ingegneri, impiegati, gente dalla porta accanto, non arruffoni di soldi e poltrone. Per questo sono del M5S e tornerò a votarlo. Dall’altra parte abbiamo quel Pd che, tra l’incostituzionale Porcellum e la nuova legge elettorale, ha abrogato le preferenze togliendo alle persone il diritto di poter selezionare la propria classe dirigente. Il nominare loro i parlamentari è solo l’ennesimo atto di autoreferenzialità di una politica ormai lontana dai cittadini.
Qualcuno le potrebbe fare l’obiezione che nella sinistra ci sono ancora personaggi come Renzi, Civati, Vendola… Lei come risponderebbe?
Berlinguer riteneva che Occhetto fosse solo un venditore di slogan e non un costruttore di politiche. Io penso lo stesso del premier Matteo Renzi, non aggiungo altro perché per me rappresenta il nulla e sul nulla c’è poco da dilungarsi. Civati è una persona simpatica ed educata ma è compatibile al sistema, ogni volta è lì lì per rompere e poi rientra nei ranghi: voto il M5S perché voglio una forza capace di ribaltare il tavolo su cui questi signori consumano la politica e non qualcuno che cambi loro le stoviglie. Per quanto riguarda Vendola… Sull’Ilva di Taranto ha fatto uno scivolone terribile e avrebbe dovuto trarne immediatamente le conseguenze, non si ride con i padroni che hanno inquinato una città e prodotto morti su morti.
Mi scusi, una curiosità. Negli anni ’90 prima del M5S cosa votava?
Per i Comunisti italiani. Non ho mai votato né il Pds né il Pd. Poi ho smesso di sostenere anche il Pdci perché oltre a testimonianze simpatiche e colorate ci vuole ben altro.
E così l’infatuazione per il M5S…
Al M5S sono stati tesi dei trabocchetti e sorprese, come da Bersani, e i neoparlamentari hanno commesso degli errori per inesperienza e ingenuità, invece il movimento va sostenuto e fatto crescere. Il Pd ha disperso un immenso patrimonio, quello del Pci. Come diceva Natta, non hanno tenuto conto che eravamo il punto di arrivo di una particolarità storica, significativa ed apprezzata a livello internazionale: un partito socialdemocratico, sul modello scandinavo, che aveva con sé la classe operaia. E penso che tutto ciò non deve essere per forza perduto, il M5S è un’occasione. In Europa il malcontento si sta riversando verso partiti reazionari, fascisti o addirittura neonazisti mente qui da noi prende le sembianze del M5S che è invece antifascista, democratico e progressista. Basta osservare come Grillo ha replicato al corteggiamento di Marine Le Pen. Questa specificità del M5S andava compresa e sostenuta e non osteggiata come fatto dal Pd. Anche le istituzioni che continuano ad accusare il movimento di populismo sbagliano in maniera grossolana.
(15 maggio 2014)
http://temi.repubblica.it/micromega-onl ... %E2%80%9D/
Ciao
Paolo11
Intervista a Giuseppe Zupo, a cura di MicroMega
(E' consentita la riproduzione, anche integrale, indicando www.micromega.net come fonte)
“A miei tempi l’onestà era un dna che andava preservato accuratamente, oggi è un optional fastidioso. Il pensiero di Berlinguer è attualissimo e l’unico erede della questione morale è il Movimento 5 Stelle”. E Renzi? “E’ il nulla e sul niente c’è poco da dire”. Mentre Vendola? “Sull’Ilva di Taranto ha fatto uno scivolone terribile e avrebbe dovuto trarne immediatamente le conseguenze, non si ride con i padroni che hanno inquinato una città e prodotto morti su morti”. A parlare né Grillo né altro attivista pentastellato ma l’avvocato Giuseppe Zupo, 73 anni, responsabile nazionale giustizia del Pci ai tempi di Berlinguer e del caso Moro.
Avvocato, Lei è stato dirigente ai tempi del Partito comunista di Berlinguer. Alla luce di questa esperienza come valuta i recenti casi - per l’ultimo l’Expo - di corruzione nella politica italiana?
Allora la corruzione non aveva il peso devastante che ha assunto negli anni successivi, il maggior problema da fronteggiare per noi era quel terrorismo che generava danni e apprensione. Serpeggiava grande tensione per la risposta dei partiti alle richieste sociali: il terrorismo trovava terreno fertile tra l’insoddisfazione dei giovani e delle masse popolari. E quindi il Pci di Berlinguer si è preoccupato di riguadagnare la fiducia dei cittadini nei confronti dello Stato, da qui la questione morale e l’intransigenza sull’onestà delle Istituzioni.
Il Berlinguer della questione morale lo considera ancora attuale o superato?
E’ attualissimo. La questione morale non era ascrivibile solamente al “non rubare”, era la concezione che lo Stato e le istituzioni democratiche fossero un bene pubblico e quindi da preservare con attenzione essendo di proprietà di una comunità, frutto di sforzi di generazioni che nel passato hanno costruito le fondamenta per quelle future.
Ciò ispirava Berlinguer e il Pci: la questione morale era figlia di una grande tradizione liberale – che proviene dalla Rivoluzione francese, almeno prima che degenerasse – non relegabile al campo della sinistra ma a chiunque amasse lo Stato e le istituzioni democratiche. Come Berlinguer anche Natta, suo ultimo segretario di fiducia, si batté per tali principi. Lui fu defenestrato, mentre era in ospedale, dai vari D’Alema, Occhetto e Veltroni: lo dichiararono dimissionario – mentre era un falso - e lui apprese dal giornale radio di non essere più segretario del Pci. Prima di morire, nel 2001, ha rilasciato una bellissima intervista all’Unità in cui ha ricostruito quelle concitate giornate e si diceva preoccupato dalla degenerazione che si era creata con Occhetto.
Tra le forze politiche organizzate di oggi, vede qualcosa che abbia preso il testimone di Berlinguer sulla questione morale?
Lo so, farò inorridire i miei compagni di una volta. Sono comunista semel semper berlingueriano e dopo il Pci non mi sono iscritto a nessun partito perché nessuno ha portato più avanti quei valori. Ora vedo nel M5S l’unico possibile erede. Ho votato il movimento alle ultime elezioni nazionali e – pur non essendo un uomo ricco – l’ho finanziato. Sono andato al comizio di San Giovanni a Roma, prima del voto, e sono rimasto colpito dall’enorme partecipazione e dalla composizione della piazza: cittadini, lavoratori, giovani. La rappresentanza come servizio nelle istituzioni, a termine, per poi ritornare al proprio status di prima. Senza fortune politiche come avviene per gli altri partiti. I parlamentari 5 stelle sono persone normalissime: casalinghe, ingegneri, impiegati, gente dalla porta accanto, non arruffoni di soldi e poltrone. Per questo sono del M5S e tornerò a votarlo. Dall’altra parte abbiamo quel Pd che, tra l’incostituzionale Porcellum e la nuova legge elettorale, ha abrogato le preferenze togliendo alle persone il diritto di poter selezionare la propria classe dirigente. Il nominare loro i parlamentari è solo l’ennesimo atto di autoreferenzialità di una politica ormai lontana dai cittadini.
Qualcuno le potrebbe fare l’obiezione che nella sinistra ci sono ancora personaggi come Renzi, Civati, Vendola… Lei come risponderebbe?
Berlinguer riteneva che Occhetto fosse solo un venditore di slogan e non un costruttore di politiche. Io penso lo stesso del premier Matteo Renzi, non aggiungo altro perché per me rappresenta il nulla e sul nulla c’è poco da dilungarsi. Civati è una persona simpatica ed educata ma è compatibile al sistema, ogni volta è lì lì per rompere e poi rientra nei ranghi: voto il M5S perché voglio una forza capace di ribaltare il tavolo su cui questi signori consumano la politica e non qualcuno che cambi loro le stoviglie. Per quanto riguarda Vendola… Sull’Ilva di Taranto ha fatto uno scivolone terribile e avrebbe dovuto trarne immediatamente le conseguenze, non si ride con i padroni che hanno inquinato una città e prodotto morti su morti.
Mi scusi, una curiosità. Negli anni ’90 prima del M5S cosa votava?
Per i Comunisti italiani. Non ho mai votato né il Pds né il Pd. Poi ho smesso di sostenere anche il Pdci perché oltre a testimonianze simpatiche e colorate ci vuole ben altro.
E così l’infatuazione per il M5S…
Al M5S sono stati tesi dei trabocchetti e sorprese, come da Bersani, e i neoparlamentari hanno commesso degli errori per inesperienza e ingenuità, invece il movimento va sostenuto e fatto crescere. Il Pd ha disperso un immenso patrimonio, quello del Pci. Come diceva Natta, non hanno tenuto conto che eravamo il punto di arrivo di una particolarità storica, significativa ed apprezzata a livello internazionale: un partito socialdemocratico, sul modello scandinavo, che aveva con sé la classe operaia. E penso che tutto ciò non deve essere per forza perduto, il M5S è un’occasione. In Europa il malcontento si sta riversando verso partiti reazionari, fascisti o addirittura neonazisti mente qui da noi prende le sembianze del M5S che è invece antifascista, democratico e progressista. Basta osservare come Grillo ha replicato al corteggiamento di Marine Le Pen. Questa specificità del M5S andava compresa e sostenuta e non osteggiata come fatto dal Pd. Anche le istituzioni che continuano ad accusare il movimento di populismo sbagliano in maniera grossolana.
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Paolo11
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Re: PARLAMENTO EUROPEO
https://www.youtube.com/watch?v=-YhvXJIMc94
Ecco il piano segreto della Germania per ridurre l'Italia in schiavitù
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Paolo11
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Re: PARLAMENTO EUROPEO
Debito pubblico in eccesso? Arriva il Fondo Europeo di Redenzione
di Economia e Politica | 10 maggio 2014
di Economia e Politica | 10 maggio 2014Commenti (225)
Più informazioni su: Angela Merkel, Bond, Debito Pubblico, Europa, Fiscal Compact, Titoli di Stato, Unione Europea.
Che nell’ideologia del rigore oggi dominante nel processo di costruzione europea ci fosse una componente “moralistica”, per non dire addirittura religiosa, l’avevamo capito da un pezzo. Dietro la partizione dell’Unione in paesi “virtuosi” e paesi “spreconi” c’è sempre stata, al di là del dato economico e finanziario in senso stretto, un’idea del debito come “colpa”, da espiare anche al costo di veri e propri supplizi (Grecia docet).
Non fa difetto, in questo quadro, il lessico utilizzato per definire strategie, programmi, clausole e parametri in cui si sostanziano da qualche anno a questa parte le politiche di austerity. Ne è dimostrazione il nuovo strumento che potrebbe essere adottato per il conseguimento degli obiettivi del Fiscal Compact, il cui nome da questo punto di vista è molto eloquente: Fondo Europeo di Redenzione (Erf). Si avete letto bene: “redenzione”. E sì, perché se il debito costituisce un peccato, la risposta può essere o quella della comminazione della pena o quella del perdono. Stando alla parola, in questo caso si dovrebbe pensare alla seconda ipotesi, ovvero ad una cancellazione, totale o parziale, del debito (rimetti a noi i nostri debiti…). Ma è proprio così? Vediamo di capirci qualcosa.
Com’è noto nel mese di gennaio del 2012 il Consiglio europeo approvava il nuovo Patto di bilancio, meglio conosciuto come Fiscal compact. È anche abbastanza noto, ormai, che questo trattato, ratificato dal Parlamento italiano nel mese di luglio dello stesso anno, prevede, oltre all’obbligo del pareggio di bilancio in termini strutturali, anche l’abbattimento dell’eccedenza del debito sopra il 60% del Pil. Più precisamente esso dispone che gli Stati con debito superiore al 60% del prodotto lordo si impegnino a ridurlo a un ritmo soddisfacente, definito come una riduzione annua di 1/20 dell’eccedenza, registrata nel corso degli ultimi tre anni, tenendo conto dell’incidenza del ciclo economico.
C’è un dibattito aperto sull’entità delle manovre annue necessarie per rispettare tale impegno. In ogni caso, anche qualora non si trattasse dei 50 miliardi all’anno di cui spesso si è parlato, saremmo pur sempre in presenza di un marchingegno micidiale per la tenuta della nostra economia e dei nostri livelli di welfare. Una cosa è certa, comunque: subito dopo la sua adozione, qualcuno, a Berlino, ha pensato che alla possibile inadempienza di qualche paese “sprecone” si dovesse rispondere con un meccanismo più o meno automatico di esecuzione dei suoi obblighi.
Ecco allora che già nel mese di luglio del 2012 (il 2 per la precisione), sulla base di una proposta elaborata del Consiglio degli esperti economici della Cancelleria tedesca Angel Merkel (German Council of Economics Expert) già oggetto di risoluzioni approvate dal Parlamento di Strasburgo, la Commissione europea incaricava un Comitato di esperti composto da 11 membri, tutti economisti, per valutare i requisiti legali e le conseguenze finanziarie della creazione di un fondo nel quale far confluire le eccedenze di debito dei paesi dell’Eurozona. Lo scorso mese di marzo, questa equipe guidata dall’ex banchiera centrale austriaca Gertrude Trumpel-Gugerell ha terminato i suoi lavori, approvando l’idea originaria degli esperti tedeschi di dare vita ad un Fondo Europeo di Redenzione, ovvero l’Erf, acronimo di European Redemption Fund.
Entriamo nel merito. Il meccanismo dovrebbe funzionare a grandi linee in questa maniera: gli stati che aderiranno al progetto andranno a conferire in un fondo unico europeo una quota del proprio debito corrispondente alla parte di esso eccedente il 60% del Pil. Il fondo, a sua volta, trasformerebbe i titoli nazionali in titoli europei, emettendo sul mercato nuove obbligazioni per una durata massima di 20-25 anni, che, con ogni probabilità, potranno godere di tassi più bassi rispetto a quelli di molti paesi della periferia.
Ma va là, direbbe subito un osservatore esperto: la Germania si sarebbe piegata all’esigenza degli eurobond? Be’, detta così parrebbe proprio di sì. Purtroppo non si è né in presenza di una moratoria sul debito, né di una condivisione dello stesso attraverso gli eurobond. Entrando nel dettaglio della proposta, infatti, le insidie (o la perfidia) si intravedono immediatamente. In cambio dell’alleggerimento del proprio debito, i paesi contraenti dovrebbero dare “in pegno” al nuovo fondo i propri asset nazionali, le loro riserve auree e valutarie, perfino una quota del proprio gettito fiscale, la cui esazione avverrebbe direttamente ad opera del fondo. Più precisamente dal gettito fiscale degli stati partecipanti ogni anno sarebbe effettuato un prelievo automatico pari a 1/20 del debito conferito al fondo di “redenzione”.[1]
Se finora in Italia, a proposito della nuova governance europea, abbiamo parlato di “cessione di quote di sovranità”, con accento negativo o positivo a seconda del tasso di europeismo che c’è in ciascuno di noi, con l’adesione ad un simile progetto consegneremmo direttamente il Paese nelle mani di strutture burocratiche slegate da qualsivoglia controllo democratico. Nel concreto, stando alla grandezza della nostra eccedenza di debito (circa 1.200 miliardi di euro, oltre il 70% del Pil), sia il prelievo fiscale (automatico), sia la liquidazione, anche parziale, degli asset messi a garanzia (es: le partecipazioni statali in Eni, Finmeccanica, Poste, Enel, ecc.) avrebbero proporzioni ed effetti insostenibili per il sistema paese.
Mediobanca ha stimato che nei primi anni di attività del fondo, circa l’8% delle nostre entrate fiscali verrebbe ad essere assoggettato al meccanismo di “redenzione”. Mentre il nostro patrimonio pubblico, a mo’ di pegno, rischierebbe di essere svenduto, senza controllo, in ogni momento.
Per dire se questa prospettiva si tramuterà in realtà bisognerà attendere le prossime elezioni europee e il rinnovo dei vertici delle istituzioni di Bruxelles. Intanto dobbiamo prendere atto che un apposito comitato, su incarico della Commissione europea, ha esperito il suo lavoro, dando il via libera al progetto. E ad ogni modo, qui, a dispetto della terminologia utilizzata, più che di fronte ad una “redenzione del peccato” saremmo in presenza di un’esecuzione implacabile della pena.
[1] Fonte: Camera dei Deputati (http://www.camera.it/leg17/481)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... ne/980330/
Ciao
Paolo11
di Economia e Politica | 10 maggio 2014
di Economia e Politica | 10 maggio 2014Commenti (225)
Più informazioni su: Angela Merkel, Bond, Debito Pubblico, Europa, Fiscal Compact, Titoli di Stato, Unione Europea.
Che nell’ideologia del rigore oggi dominante nel processo di costruzione europea ci fosse una componente “moralistica”, per non dire addirittura religiosa, l’avevamo capito da un pezzo. Dietro la partizione dell’Unione in paesi “virtuosi” e paesi “spreconi” c’è sempre stata, al di là del dato economico e finanziario in senso stretto, un’idea del debito come “colpa”, da espiare anche al costo di veri e propri supplizi (Grecia docet).
Non fa difetto, in questo quadro, il lessico utilizzato per definire strategie, programmi, clausole e parametri in cui si sostanziano da qualche anno a questa parte le politiche di austerity. Ne è dimostrazione il nuovo strumento che potrebbe essere adottato per il conseguimento degli obiettivi del Fiscal Compact, il cui nome da questo punto di vista è molto eloquente: Fondo Europeo di Redenzione (Erf). Si avete letto bene: “redenzione”. E sì, perché se il debito costituisce un peccato, la risposta può essere o quella della comminazione della pena o quella del perdono. Stando alla parola, in questo caso si dovrebbe pensare alla seconda ipotesi, ovvero ad una cancellazione, totale o parziale, del debito (rimetti a noi i nostri debiti…). Ma è proprio così? Vediamo di capirci qualcosa.
Com’è noto nel mese di gennaio del 2012 il Consiglio europeo approvava il nuovo Patto di bilancio, meglio conosciuto come Fiscal compact. È anche abbastanza noto, ormai, che questo trattato, ratificato dal Parlamento italiano nel mese di luglio dello stesso anno, prevede, oltre all’obbligo del pareggio di bilancio in termini strutturali, anche l’abbattimento dell’eccedenza del debito sopra il 60% del Pil. Più precisamente esso dispone che gli Stati con debito superiore al 60% del prodotto lordo si impegnino a ridurlo a un ritmo soddisfacente, definito come una riduzione annua di 1/20 dell’eccedenza, registrata nel corso degli ultimi tre anni, tenendo conto dell’incidenza del ciclo economico.
C’è un dibattito aperto sull’entità delle manovre annue necessarie per rispettare tale impegno. In ogni caso, anche qualora non si trattasse dei 50 miliardi all’anno di cui spesso si è parlato, saremmo pur sempre in presenza di un marchingegno micidiale per la tenuta della nostra economia e dei nostri livelli di welfare. Una cosa è certa, comunque: subito dopo la sua adozione, qualcuno, a Berlino, ha pensato che alla possibile inadempienza di qualche paese “sprecone” si dovesse rispondere con un meccanismo più o meno automatico di esecuzione dei suoi obblighi.
Ecco allora che già nel mese di luglio del 2012 (il 2 per la precisione), sulla base di una proposta elaborata del Consiglio degli esperti economici della Cancelleria tedesca Angel Merkel (German Council of Economics Expert) già oggetto di risoluzioni approvate dal Parlamento di Strasburgo, la Commissione europea incaricava un Comitato di esperti composto da 11 membri, tutti economisti, per valutare i requisiti legali e le conseguenze finanziarie della creazione di un fondo nel quale far confluire le eccedenze di debito dei paesi dell’Eurozona. Lo scorso mese di marzo, questa equipe guidata dall’ex banchiera centrale austriaca Gertrude Trumpel-Gugerell ha terminato i suoi lavori, approvando l’idea originaria degli esperti tedeschi di dare vita ad un Fondo Europeo di Redenzione, ovvero l’Erf, acronimo di European Redemption Fund.
Entriamo nel merito. Il meccanismo dovrebbe funzionare a grandi linee in questa maniera: gli stati che aderiranno al progetto andranno a conferire in un fondo unico europeo una quota del proprio debito corrispondente alla parte di esso eccedente il 60% del Pil. Il fondo, a sua volta, trasformerebbe i titoli nazionali in titoli europei, emettendo sul mercato nuove obbligazioni per una durata massima di 20-25 anni, che, con ogni probabilità, potranno godere di tassi più bassi rispetto a quelli di molti paesi della periferia.
Ma va là, direbbe subito un osservatore esperto: la Germania si sarebbe piegata all’esigenza degli eurobond? Be’, detta così parrebbe proprio di sì. Purtroppo non si è né in presenza di una moratoria sul debito, né di una condivisione dello stesso attraverso gli eurobond. Entrando nel dettaglio della proposta, infatti, le insidie (o la perfidia) si intravedono immediatamente. In cambio dell’alleggerimento del proprio debito, i paesi contraenti dovrebbero dare “in pegno” al nuovo fondo i propri asset nazionali, le loro riserve auree e valutarie, perfino una quota del proprio gettito fiscale, la cui esazione avverrebbe direttamente ad opera del fondo. Più precisamente dal gettito fiscale degli stati partecipanti ogni anno sarebbe effettuato un prelievo automatico pari a 1/20 del debito conferito al fondo di “redenzione”.[1]
Se finora in Italia, a proposito della nuova governance europea, abbiamo parlato di “cessione di quote di sovranità”, con accento negativo o positivo a seconda del tasso di europeismo che c’è in ciascuno di noi, con l’adesione ad un simile progetto consegneremmo direttamente il Paese nelle mani di strutture burocratiche slegate da qualsivoglia controllo democratico. Nel concreto, stando alla grandezza della nostra eccedenza di debito (circa 1.200 miliardi di euro, oltre il 70% del Pil), sia il prelievo fiscale (automatico), sia la liquidazione, anche parziale, degli asset messi a garanzia (es: le partecipazioni statali in Eni, Finmeccanica, Poste, Enel, ecc.) avrebbero proporzioni ed effetti insostenibili per il sistema paese.
Mediobanca ha stimato che nei primi anni di attività del fondo, circa l’8% delle nostre entrate fiscali verrebbe ad essere assoggettato al meccanismo di “redenzione”. Mentre il nostro patrimonio pubblico, a mo’ di pegno, rischierebbe di essere svenduto, senza controllo, in ogni momento.
Per dire se questa prospettiva si tramuterà in realtà bisognerà attendere le prossime elezioni europee e il rinnovo dei vertici delle istituzioni di Bruxelles. Intanto dobbiamo prendere atto che un apposito comitato, su incarico della Commissione europea, ha esperito il suo lavoro, dando il via libera al progetto. E ad ogni modo, qui, a dispetto della terminologia utilizzata, più che di fronte ad una “redenzione del peccato” saremmo in presenza di un’esecuzione implacabile della pena.
[1] Fonte: Camera dei Deputati (http://www.camera.it/leg17/481)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... ne/980330/
Ciao
Paolo11
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