Il "nuovo" governo Renzi

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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camillobenso
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Re: Il nuovo governo Renzi

Messaggio da camillobenso »

Ettecredo che quasi quasi nessuno ne parla!!!

Questa è un’atomica sganciata sulla città Eterna.


Ne consegue che l'attuale Parlamento, stante " la oggettiva e grave alterazione della rappresentanza democratica", non ha alcuna legittimazione democratica per apportare modifiche alla vigente Costituzione, né per modificare la legge elettorale risultante dalla sentenza n. 1/2014 della Corte Costituzionale.

Ne consegue che l'attuale Parlamento, stante " la oggettiva e grave alterazione della rappresentanza democratica", non ha alcuna legittimazione democratica per apportare modifiche alla vigente Costituzione, né per modificare la legge elettorale risultante dalla sentenza n. 1/2014 della Corte Costituzionale.



Boccia di fatto il vecchio von Hindenburg, al secolo, Re Giorgio.

E’ lui il custode della Costituzione. Invece per arcani motivi disattende al suo incarico. E’ Re Giorgio l’arbitro che deve far rispettare la Costituzione.

Invece è proprio lui che ha il pallino delle riforme Costituzionali e continua a forzare la situazione.


E' possibile che dopo un mese non sappia cosa fare. Per il momento conviene tacere aspettando l'esplosione dell'atomica.

Passi lui per via dell’età e della possibile ignoranza. Può capitare a tutti.

Ma non è accettabile l’ignoranza dei suoi collaboratori. Se no che collaborano a fa???

Salta tutto l’ambaradan perché il Bomba ha puntato tutto inizialmente sulla legge elettorale sotto dettatura del Caimano già a metà strada del Sunset Boulevard.

Saltano quindi il Titolo V e l’abolizione del Senato.

Ergo ad oggi 3 maggio 2014, per quanto ho capito, bisogna indire subito elezioni ed andare a votare.

Salta quindi tutta la propaganda del Bomba.

Una figura da peracottaro da niente. A qualcuno dei grullini verrà pure il dubbio che le parole iniziali del Prof. Sartori erano ragionevoli quando ha visionato la formazione di governo.

“Un governo di incompetenti guidato da un incompetente”.

Per non parlare poi della figuraccia da peracottari verso l’Europa e il resto del mondo.

Forse il silenzio è dovuto a non intaccare la campagna elettorale di Pittibimbo.
erding
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Re: Il nuovo governo Renzi

Messaggio da erding »


“Un governo di incompetenti guidato da un incompetente”.


Si tratta solo di incompetenza???

Mi rifiuto di crederlo.
Sono portato a pensare che ci sia un tacito gioco/accordo di ruoli,
maggioranza ed opposizione, per salvaguardare, status, posizioni, carriere, ecc.

Spudoratamente e cinicamente giocano con gli italiani che si lasciano giocare,
anche loro (buona parte di loro) per illusoria ed "interessata" miopia.
aaaa42
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Re: Il nuovo governo Renzi

Messaggio da aaaa42 »

anche a me sembra molto importante la sentenza della corte costituzionale , andrebbe studiata e poi linkato il post di iospero nelle pagine facebook .
il problema che dobbiamo risolvere il problema dell' AGGIORNAMENTO POLITICO CULTURALE di questo forum.
ogni linkaggio come forum del 'centrosinistra' non ha senso.
ve lo dico perchè lo verificato.
Ultima modifica di aaaa42 il 03/05/2014, 18:12, modificato 1 volta in totale.
iospero
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Re: Il nuovo governo Renzi

Messaggio da iospero »

Da " Affari italiani", riportato dal blog di Grillo

Gli avvocati Aldo Bozzi e Claudio Tani, in una lettera al presidente della Repubblica, scrivono: “Vorremmo attirare la Sua attenzione sulla importantissima recente sentenza pronunciata dalla Corte di Cassazione, n. 8878/14 del 4 aprile 2014, nella quale, con l’efficacia del “giudicato erga omnes ” è stato accertato e dichiarato che “…i cittadini elettori non hanno potuto esercitare il diritto di voto personale, eguale, libero e diretto secondo il paradigma costituzionale, per la oggettiva e grave alterazione della rappresentanza democratica, a causa del meccanismo di traduzione dei voti in seggi, intrinsecamente alterato dal premio di maggioranza disegnato dal legislatore del 2005, e a causa della impossibilità per i cittadini elettori di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento…”.

Dopo questa premessa, arriva la parte decisiva: “Il principio di continuità dello Stato non può legittimare fino alla fine della legislatura le Camere elette in violazione della libertà di voto e che sono il frutto della grave ferita inferta “alla logica della rappresentanza consegnata dalla Costituzione”. Ciò comporterebbe una grave violazione del giudicato costituzionale e di quello della Corte di Cassazione, nonché una persistente inammissibile violazione della Costituzione. Si tratta di pronuncia che è destinata a spiegare i propri effetti proprio per il futuro e che, quindi, non può essere ignorata, poiché ha accertato con forza di giudicato l’avvenuta violazione del diritto di voto di tutti gli elettori italiani, non soltanto dei ricorrenti. Ne consegue che l’attuale Parlamento, stante ” la oggettiva e grave alterazione della rappresentanza democratica”, non ha alcuna legittimazione democratica per apportare modifiche alla vigente Costituzione, né per modificare la legge elettorale risultante dalla sentenza n. 1/2014 della Corte Costituzionale. Auspichiamo, pertanto, che Lei, preso atto dell’ineludibile giudicato e dell’obbligo giuridico di darvi pronta attuazione, promuova gli atti necessari affinché il Popolo Italiano sia finalmente messo in grado di “esercitare il diritto di voto personale, eguale, libero e diretto secondo il paradigma costituzionale”.

Questa sentenza del 4 aprile scorso è ignorata da stampa e TV, ma dove siamo finiti ?
cielo 70
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Re: Il nuovo governo Renzi

Messaggio da cielo 70 »

La Corte Costituzionale (che è più autorevole della Cassazione) non ha detto che il Parlamento è legittimo? Che poi, allora, non dovevano esserlo anche i 2 precedenti, e anche il governo Berlusconi 2008-2011.
camillobenso
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Re: Il nuovo governo Renzi

Messaggio da camillobenso »

cielo 70 ha scritto:La Corte Costituzionale (che è più autorevole della Cassazione) non ha detto che il Parlamento è legittimo? Che poi, allora, non dovevano esserlo anche i 2 precedenti, e anche il governo Berlusconi 2008-2011.

Siamo quindi di fronte ad un conflitto istituzionale??? Tra Corte di Cassazione e Corte di Costituzionale???
Ultima modifica di camillobenso il 04/05/2014, 9:59, modificato 1 volta in totale.
camillobenso
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Re: Il nuovo governo Renzi

Messaggio da camillobenso »

Il Bomba contro tutti



L’INTERVISTA - IL CAPO DEL GOVERNO SPIEGA LA SUA STRATEGIA. «GRILLO STRUMENTALIZZA I DRAMMI PER I VOTI»
«I sindacati non mi fermano»
Il premier Matteo Renzi: quante resistenze dai prefetti ai segretari comunali. «Mai visto Gelli, mio padre mi ha cresciuto nel mito di Tina Anselmi»
di Aldo Cazzullo


«È iniziata la rivoluzione. Una rivoluzione pacifica, ma che le resistenze del sistema non fermeranno - dice Matteo Renzi al Corriere della Sera -. Il fatto che tutti gli organismi siano contro lo considero un elemento particolarmente incoraggiante: noi non facciamo favoritismi».
Matteo Renzi, la attaccano sindacati e prefetti, protestano le banche, la burocrazia, le Camere di commercio. Non sta esagerando? Come si fa a governare avendo tutti contro?
«Noi siamo qui per cambiare l’Italia. Se qualcuno pensava che fossimo su Scherzi a parte, si sarà ricreduto. Trovo legittimo il malumore di tante realtà. Certo, non mi sarei aspettato che rappresentanti delle istituzioni abituati a servire lo Stato usassero espressioni come “coltellate alla schiena”. Ma il punto è un altro: l’Italia ha tutte le carte in regola per essere un leader nel mondo e il leader in Europa; ma per farlo deve cambiare. Non basta cambiare il Senato o le Province o i poteri delle Regioni; ma se ci riusciamo, se la politica dimostra che può riformare se stessa, allora abbiamo l’autorevolezza morale per cambiare gli intoccabili».
Quale resistenze sta incontrando? Aveva ragione Nardella, quando diceva che l’establishment la considera un barbaro e fa bene, perché lei lo vuole scardinare?
«I miei avversari non sono in trincea. Sono piuttosto nella palude. Nell’establishment ci sono, come dappertutto, forze conservatrici. Ma ci sono anche forze di cambiamento. È evidente che una larga parte della classe dirigente ci osteggia. È altrettanto evidente che noi non arretreremo davanti all’obiettivo di garantire ai cittadini una pubblica amministrazione in cui non si sentano ospiti indesiderati, ma padroni di casa. Se per far questo dobbiamo prenderci un po’ di insulti e contumelie, ce le prendiamo. Non dico che dobbiamo cambiare tutto, ma che dobbiamo cambiare tutti. Sono qui per cambiare il Palazzo; non accetteremo che il Palazzo cambi noi. Non diventeremo “buoni” al punto da modificare il nostro dna».
I sindacati sono all’opposizione su due fronti: decreto lavoro e riforma della pubblica amministrazione.
«Sono due cantieri aperti. Si confrontino, discutano, ci dicano le loro idee: non abbiamo problemi ad ascoltarli. Ma vogliamo negare che occorra un cambio radicale delle regole del lavoro? La Germania l’ha fatto più di dieci anni fa; e l’ha fatto la sinistra, non la destra radicale. Ora la Germania è leader in Europa. In America il Jobs Act di Obama ha portato la disoccupazione sotto il 7%; noi siamo al 13, e tra i giovani al 42. Dobbiamo fare di tutto per consentire a chi vuole creare lavoro di farlo. Le resistenza del sindacato sono rispettabili, non comprensibili».
Sta dicendo che anche il sindacato è un elemento di conservazione del sistema?
«Il sindacato non può occuparsi solo di chi il lavoro ce l’ha o di chi è in pensione. Anche i sindacati, come la politica, devono farsi un esame di coscienza, devono cambiare. Sogno un sindacato che, nel momento in cui cerchiamo di semplificare le regole, dia una mano e non metta i bastoni tra le ruote. Non vogliamo fare tutto da soli, sulla riforma della pubblica amministrazione aspettiamo anche le loro idee; ma vogliamo che a un certo punto si decida, altrimenti non è politica, è chiacchiericcio. Non vorrei che la polemica derivasse dal fatto che si dimezza il monte ore dei permessi sindacali e che i sindacati saranno obbligati a mettere on line ogni centesimo di spesa. Non i bilanci, che spesso sono illeggibili; ogni centesimo. Di fronte all’avanzare di Grillo e del grillismo la risposta è sfidare i sindacati a viso aperto».
Che c’entra Grillo?
«Mi ha molto colpito l’atteggiamento di Grillo a Piombino. È andato in un’azienda che sta morendo, dove hanno appena spento l’altoforno, a strumentalizzare un dramma con il solo obiettivo di prendere voti e attaccare i sindacati. Ma le persone che vogliono bene ai lavoratori non si comportano così; cercano di salvare i posti di lavoro. Noi abbiamo messo su Piombino più di 200 milioni, riconoscendo come interlocutore unico il presidente della Toscana, che in passato su di me aveva espresso opinioni non particolarmente esaltanti. Non ho attaccato i sindacati su Piombino: li ho coinvolti. Non per questo i sindacati possono fare finta di niente mentre l’Italia soffre. Anche loro devono mettere qualcosa. In ogni caso, non sarà un sindacato a fermarci».
Lei è sicuro che le prefetture siano enti inutili?
«La presenza dello Stato va riorganizzata. Le prefetture appartengono a un modello di Stato diverso da quello di oggi. È possibile ridurne il numero. Che senso ha mandare a casa il ceto politico delle Province e mantenere in ogni provincia uffici distaccati della Ragioneria dello Stato? C’è un filo logico che lega tutto: via le Province, le auto blu, il Cnel, gli stipendi dei supermanager; ora iniziamo a semplificare gli organismi dello Stato su base territoriale. Mi ha molto colpito scoprire che esiste un sindacato dei prefetti, e pure un’associazione dei segretari comunali: la sindacalizzazione ha portato anche a questo. Ma non può passare la logica del “cambiate tutto, purché non si inizi da me”; oppure “vai avanti tu, che a me scappa da ridere”. Se l’Italia avrà un sistema burocratico più efficiente, potrà attrarre più investimenti, e restituire speranza ai giovani che non trovano lavoro e ai cinquantenni che lo perdono. Ho incontrato un sacco di investitori stranieri, Padoan ha fatto lo stesso in Europa questa settimana: se riusciamo a cambiare l’Italia, qui i soldi arrivano a palate. A me piace creare posti di lavoro. Se il sindacato dei prefetti, l’associazione dei segretari comunali e la lobby dei consiglieri provinciali si oppongono, è un problema loro, non nostro».
I tecnici del Senato avanzano dubbi sulla copertura del decreto degli 80 euro. Sono oppositori anche loro?
«Con loro vorrei un dibattito pubblico. E vorrei rivedere tutte le scelte che hanno avallato in passato. Comunque non cambia nulla: la decisione spetta alla maggioranza politica, che al Senato è molto compatta. Abbiamo calcolato in modo prudenziale ogni voce. Ora i tecnici del Senato - casualmente - esprimono dubbi. L’avevo messo in conto. L’aspetto più divertente è che io non vivo questa vicenda con la foga di uno che deve dimostrare a tutti i costi che si può fare. Io so che si può fare. Vince chi molla per ultimo. Pensano di trascinarsi in un pantano; ma a me non interessa aver ragione, mi interessa riorganizzare lo Stato, perché vedo lo spazio economico, politico e culturale per fare dell’Italia la guida d’Europa, e trovo allucinante non cogliere l’occasione».
Italia guida d’Europa? Non è una formula da campagna elettorale?
«Lunedì dirò al partito di buttarsi nella sfida: campagna porta a porta; tavolini in piazza. Ma la campagna non serve per una vicenda interna al governo; serve a mandare in Europa persone capaci di riportare l’Italia là dove deve stare. Se si manda Borghezio, non ci si può lamentare dell’immigrazione; se si mandano persone competenti, si può scegliere sull’immigrazione una linea diversa. Se mandiamo i rappresentanti 5 Stelle che credono alle sirene, sconsiglierei di affidare a loro la gestione di Mare Nostrum. Ho stima dei 5 Stelle e ancor più delle sirene, ma è una vicenda un po’ più complicata. I miei amici mi dicono: se hai un buon risultato hai risolto il problema della legittimazione popolare...».
Non è così?
«No. La legittimazione popolare non l’avrò mai, neanche se il Pd stravincesse le Europee; a questo giro è andata così, mi basta la legittimazione costituzionale prevista dalle norme vigenti. I sondaggisti mi dicono che mettere il mio nome nel simbolo varrebbe un paio di punti. Ma lo scopo di queste elezioni non è il fixing dei partiti. È spiegare che le grandi questioni, dalla disoccupazione alle tasse, dipendono dalla credibilità che abbiamo in Europa. Il Pd può essere il primo gruppo parlamentare dei 28 Paesi, e questa è una cosa importante. Ma è molto più importante evitare che il grillismo, inteso come populismo demagogico, caratterizzi il nostro Paese; altrimenti l’Italia sarà sempre meno credibile».
La vedo molto preoccupato da Grillo.
«Sinceramente no. Battono i pugni sul tavolo e dicono: usciamo dall’euro. Ma questo scenario porterebbe code ai bancomat, fallimento delle aziende, bancarotta dei conti pubblici; il modello Argentina di qualche anno fa. Se non riusciamo a spiegarlo, è colpa nostra, non merito di Grillo».
Non la preoccupa anche il ritardo dell’intesa con 13 Regioni per attuare il piano sul lavoro ai giovani?
«Non è questo ritardo a preoccuparmi. È il fatto che dobbiamo imparare a spendere meglio i soldi europei. I miei amici mi dicono anche: non parlare d’Europa. Invece noi parleremo molto d’Europa. Non si tratta di uscire dall’euro, ma di entrare in Europa; perché in questi anni non abbiamo toccato palla».
I tecnici del Senato parlano anche di incostituzionalità dell’aumento delle tasse sulle banche.
«Ma stiamo scherzando? Sono tasse previste per l’esercizio 2014. Non sono retroattive. Di cosa stiamo parlando? Anche su questo dobbiamo organizzare un confronto pubblico».
Carlo De Benedetti prevede elezioni politiche anticipate in autunno. Sbaglia?
«La data delle elezioni la decide il capo dello Stato, non il presidente del Consiglio, né i parlamentari, né un imprenditore, pure autorevole. Quanto alle previsioni, la mia è che si voti nel febbraio 2018, alla scadenza della legislatura».
Qual è la posizione del governo sull’Ucraina? A Roma sta per cominciare il G-7 sull’energia: salterà il condotto South Stream?
«La giornata passa tra emendamenti e comunicati, ma poi la sera prima di andare a letto ti vengono in mente dubbi e pensieri, di fronte al dolore del mondo. Penso al Papa che piange per i ragazzi cristiani crocefissi in Siria. Penso alla situazione delicatissima dell’Ucraina. Noi la stiamo gestendo con rigore e coerenza: come ho detto al premier ucraino Yatsenyuk e al presidente Putin, dobbiamo fare di tutto per lasciare aperto un canale diplomatico, ripartendo dagli accordi di Ginevra. Questa non è la posizione dell’Italia; è la posizione di tutti. Al G-7 diremo che siamo per confermare l’impegno South Stream. Ma la questione energetica non può essere considerata l’altra faccia della questione dei valori. Il problema non è la fornitura di gas per l’anno prossimo; è quale rapporti vogliamo costruire con la Russia, quale futuro vogliamo per la Nato, quale ideale di democrazia e di libertà coltiviamo».
Cos’è successo tra lei e Piero Pelù?
«Sono vecchie polemiche fiorentine che lasciano il tempo che trovano. A me non interessano gli incarichi di Pelù con il Comune, né quanto prende dalla Rai. Mi dispiace solo la spocchia sugli 80 euro da parte di un certo mondo artistico, imprenditoriale, salottiero. Chi parla di elemosina non si rende conto di cosa significhi per chi guadagna 1.100 euro guadagnarne il mese prossimo 1.180. Nessun rinnovo contrattuale ha mai dato ai lavoratori quel che diamo noi. Non chiedo rispetto per me, ma per chi avrà gli 80 euro e per chi è costretto a vivere davvero di elemosina».
Sono in molti a considerarlo un obolo elettorale.
«Non è vero. Arriva in busta paga dopo le elezioni. È una misura stabile. Ed è l’inizio di un vero cambiamento, che da una parte pone un tetto agli stipendi pubblici e dall’altra avvia una battaglia di equità sociale».
Ma perché continuano ad associarla a Licio Gelli? L’ha mai incontrato?
«Mai, ovviamente: è quanto di più lontano ci sia da me. Mio padre, zaccagniniano della sinistra Dc, mi ha cresciuto nel mito di Tina Anselmi. Le parole di Pelù sono una contraddizione in termini. Tra l’altro non gli venivano dal cuore, perché non le ha dette; ha letto un testo che qualcuno gli avrà preparato».
Come giudica l’accenno di discesa in campo di Marina Berlusconi?
«Non so se sia una strategia elettorale sull’immediato. So che è sbagliato sottovalutare Berlusconi. L’anno scorso il Pdl, con Alfano, prese il 21%. Oggi Forza Italia è quasi allo stesso livello. Voglio dire ai miei di aspettare a fare ironie».
Pare quasi che lei tifi perché Berlusconi non affondi, visto che è il perno della sua strategia per le riforme.
«Ma no. A me quel che prende Berlusconi non interessa. Però sono grande abbastanza per ricordare che la sinistra ha sempre riso di Berlusconi in campagna elettorale, per poi piangere. Io voglio ridere dopo, non prima. Massima concentrazione sulle Europee e anche sulle città».
A Firenze pensa di vincere al primo turno?
«Sì, Dario Nardella è bravo. Ma Il simbolo di queste elezioni per me è Prato con Matteo Biffoni. Cinque anni fa il Pd subì una sconfitta storica. Oggi riprenderla significa non solo recuperare l’onore perduto, ma dare una prospettiva di sviluppo a una città manifatturiera degna di stima e di rispetto».

4 maggio 2014 | 08:17
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http://www.corriere.it/politica/14_magg ... b296.shtml
iospero
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Re: Il nuovo governo Renzi

Messaggio da iospero »

camillobenso ha scritto:
cielo 70 ha scritto:La Corte Costituzionale (che è più autorevole della Cassazione) non ha detto che il Parlamento è legittimo? Che poi, allora, non dovevano esserlo anche i 2 precedenti, e anche il governo Berlusconi 2008-2011.

Siamo quindi di fronte ad un conflitto istituzionale??? Tra Corte di Cassazione e Corte di Costituzionale???
Entrambe precisano che il Parlamento deve funzionare , non c'è nessuna altra soluzione possibile, perché il vuoto sarebbe incolmabile, quindi è sì legittimo, ma viene a mancare di quella autorità che dovrebbe avere un Parlamento eletto con una legge costituzionalmente valida per cui prima si cambia meglio è.

A dire il vero la corte di cassazione non ha intimato di sciogliere le camere e non ha detto che gli atti del parlamento passati e futuri siano illeggittimi.

Tuttavia chiunque può fare ricorso per gli stessi motivi -la sentenza è erga omnes (verso tutti)- , e chiunque avrà ragione contro lo Stato. Lo Stato, sotto questo aspetto, si trova in situazione di conclamata illegalità.
Possiamo anche dire di fare una class action contro lo Stato su questo argomento SICURI DI AVERE RAGIONE
camillobenso
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Re: Il nuovo governo Renzi

Messaggio da camillobenso »

Crisi, Istat: “Spesa famiglie risale. 80 euro produrranno effetto minimo”
Il tasso di disoccupazione aumenterà al 12,7% nel 2014 (5 decimi in più rispetto al 2013). Un lieve miglioramento dell’indicatore, secondo l'Istata, è atteso per la seconda metà dell’anno in corso, con il tasso che nel 2015 è previsto al 12,4%. Nel 2014 il Pil in termini reali salirà dello 0,6%, mentre nel 2015 è prevista una crescita dell’1,0% stima l’Istat nella nuove prospettive dell’economia italiana

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 5 maggio 2014Commenti (482)

“Effetto minino positivo” degli “80 euro in busta paga” decisi dal governo Renzi, la disoccupazione che aumenterà ma lieve aumento della spesa delle famiglia. Sono stime dell’Italia che fotografano ancora una Italia in crisi che tenta di rialzarsi.


Aumento nel 2014 la spesa dopo tre anni di riduzione. “Nell’anno in corso la spesa delle famiglie, dopo tre anni di riduzione, segnerebbe un aumento dello 0,2%“. Nel 2015 si prevede un ulteriore miglioramento con una crescita dei consumi delle famiglie pari allo 0,5%.

Il tasso di disoccupazione aumenterà al 12,7% nel 2014 (5 decimi in più rispetto al 2013). Un lieve miglioramento dell’indicatore, secondo l’Istat, è atteso per la seconda metà dell’anno in corso, con il tasso che nel 2015 è previsto al 12,4%.Nel 2013 in Italia la quota dei disoccupati di lunga durata è risultata la più elevata tra i principali paesi europei, con un crescita rispetto all’anno precedente di circa 6 punti percentuali. Tale componente è cresciuta significativamente (circa il 56,4% del totale dei disoccupati, erano il 45,1% all’inizio della crisi), sia nel Mezzogiorno sia nel Nord-Est.

Gli 80 auro in busta paga produranno “effetto minimo positivo”. Nel 2014 il Pil in termini reali salirà dello 0,6%, mentre nel 2015 è prevista una crescita dell’1,0% stima l’Istat nella nuove prospettive dell’economia italiana. Il governo nelle ultime stime ufficiali indicava +0,8% per il 2014 e +1,3% per il 2015.

Gli 80 euro in più in busta paga produrranno un “effetto minimo positivo” sui consumi nel 2014, previsti in ripresa dello 0,2%. Nel 2014 è attesa una ripresa significativa dei tassi di crescita degli investimenti (+1,9%) che si consoliderebbe nel 2015 (+3,5%) e nel 2016 (+3,8%). La crescita dell’economia, spiegano gli esperti dell’Istituto, deriverebbe infatti proprio dagli investimenti, mentre la spinta prodotta dai consumi sarebbe “minima”.

Il Pil nel 2016 aumenterà ancora, con un rialzo dell’1,4%. Riassumendo, quindi, l’Istituto ricorda come “la caduta congiunturale del Pil italiano iniziata nel terzo trimestre del 2011” si sia “arrestata nell’ultimo trimestre del 2013”. Guadando più in là, spiega, “nei prossimi trimestri, l’evoluzione dell’attività economica è attesa proseguire secondo ritmi moderatamente positivi e sarebbe favorita dal graduale venire meno di alcuni principali fattori di incertezza”.

La novità è la ripresa della domanda interna, che nel 2014 al netto delle scorte tornerebbe a fornire un contributo positivo (+0,4 punti percentuali). Ciò si accompagnerebbe a un aumento marginale della domanda estera netta (+0,2 punti percentuali), mentre l’apporto delle scorte risulterebbe nullo. E anche nel 2015 il rafforzamento nella crescita del Pil, sottolinea l’Istat, sarebbe “determinato in misura prevalente dal contributo positivo della domanda interna (+0,9 punti)”


http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... mo/973502/


***********

Chissà se l'Istat ha tenuto conto dell'unico sondaggio in materia, effettuato dal presidente di Ixè Roberto Weber in cui prevede l'acqua calda.

Il 53 % userà gli 80 euro per pagamenti arretrati e bollette (dato molto reale per chi sta in mezzo alla gente comune e non ai visionari della casta)

Sono in molti a chiedere aiuto alle famiglie d'origine, a fratelli, sorelle, zie e nonne/i.

I nonni sono i veri ammortizzatori sociali ma i politici non ne tengono conto. Chissà se lo ha fatto l'Istat?

Il 29 % ha dichiarato di destinare il bonus al risparmio.
Anche questo è un dato reale perché nel campione scelto dal governo, esiste anche una fascia in cui non necessita di destinare il bonus né alle bollette o pagamenti arretrati, e che raggiunge anche se in modalità contenuta rispetto agli anni precedenti, né quindi ai consumi immediati.
In sostanza si può permettere di destinare il bonus al risparmio.

Solo il 18 % prevede di destinare il bonus ai consumi per evidente necessità.

Si tratta quindi di mera propaganda alla Comandante Lauro effettuata a livello nazionale.

Il 53 % è un dato ineludibile per tutte le fasce al di sotto della ex media borghesia.

Per incrementare i fondi destinati al consumo al posto del risparmio avrebbe richiesto troppo tempo d'indagine e quindi il governo, con la premura della propaganda, non ci stava.

Era preferibile che arrivassero a quel milione e trecentomila famiglie senza reddito.
camillobenso
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Re: Il nuovo governo Renzi

Messaggio da camillobenso »

La malattia di Pittibimbo raccontata dal Prof. Sartori



5 MAG 2014 18:16
RACCONTI DI SARTORI(A) – IL POLITOLOGO GIOVANNI SARTORI: “IL PREMIER HA MESSO SU UN GOVERNO CON GENTE ASSOLUTAMENTE INCOMPETENTE” –
‘’BERLUSCONI È COME UN INCANTATORE DI SERPENTI: E SE IL SERPENTE OBBEDISCE, BENE. ALTRIMENTI LUI LO CANCELLA’’ – IL CANCRO DI ORIANA FALLACI

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“Un giorno – racconta il professore - andai a ritirare un premio a Firenze, in una trattoria che ogni anno regala un prosciutto. Appena entrato mi si fece incontro un signore che non conoscevo, con un sacco di fotografi: mi baciò per le telecamere e senza presentarsi se ne andò. Era Renzi: non l'ho mai più rivisto…”

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Tratto da :


Silvia Truzzi per "Il Fatto Quotidiano"


Nel suo diario Cesare Pavese annota: "La politica è l'arte del possibile. Tutta la vita è politica". Una frase - vien da pensare sulla porta di casa di Giovanni Sartori - che si adatta benissimo al professore in procinto di compiere novant'anni. Apre la porta Isabella Gherardi, artista e (innamoratissima) moglie di Sartori: difficile dire se in queste stanze inondate dalla luce del pomeriggio ci siamo più libri (del prof) o quadri (di Isabella).

Ed è lei che suggerisce il primo aneddoto di una lunga serie: il giovane Vanni faceva l'allenatore di salto sugli sci all'Abetone. "Io non andavo mai alle adunate. Pertanto fui convocato dalla commissione disciplinare del Pnf da un signore piemontese di nobili casati. Mi chiese perché non mi presentavo mai alle riunioni. Raggiungemmo quest'accordo: io non andavo alle adunate perché allenavo la squadra di sci. Ero uno slalomista, ma tra le specialità c'era anche il salto sugli sci: così portavo dei contadinotti sopra il trampolino e quasi dovevo dar loro un calcio per convincerli a buttarsi. Quasi tutti, ahimè, finivano all'ospedale".

E prosegue così: "All'inizio del '43 avrei dovuto essere reclutato, ma la mia chiamata alle armi avvenne solo nell'ottobre, quando era già stata proclamata la Repubblica di Salò, alla quale certo io non mi volevo unire. Prima mi sono chiuso in una villa nella campagna attorno a Firenze, poi i tedeschi cominciarono a rastrellare anche da quelle parti. Una notte scappai per i prati: feci una lunga camminata fino alla città e mi chiusi in una stanza della casa dei miei nonni. La pena per i disertori era la fucilazione, ma anche chi nascondeva un disertore rischiava la vita. Per parecchi mesi restai rintanato lì, senza nemmeno affacciarmi alla finestra, finché Firenze non venne liberata dall'occupazione tedesca nell'agosto '44.

Che potevo fare tutto il giorno? Leggere. Mi misi a leggere Hegel, Kant, Croce e Gentile. Siccome erano quasi tutti autori difficili e noiosi, di notte dormivo alla grande. Dopo, scrissi che da Kant a Hegel si passa dalla fotografia alla cinematografia del pensiero. Il bello di Hegel è che era quasi indecifrabile: quando finalmente pubblicarono le sue annotazioni capimmo che le interpretazioni del suo pensiero erano quasi tutte sbagliate".

Poi la guerra finì.
Mi laureai in gran fretta in Scienze politiche e sociali, nel 1946, con una tesi sulla scuola storica del diritto. In quella seconda metà degli anni Quaranta, l'università era quasi un deserto: moltissimi professori erano sotto inchiesta per collaborazione con il fascismo. Erano la maggioranza, visto che avevano rifiutato di giurare solo in dodici. L'università fu portata avanti dai più giovani, come Giorgio La Pira.

Eravate amici con La Pira?
Era un tipo spassoso, ridevo molto con lui. Parlava velocissimo e lo capivo a stento. Una volta intervenne a un convegno organizzato dalla Ceca, la comunità europea del carbone e dell'acciaio: alla fine andai a dirgli che grazie al traduttore francese avevo finalmente capito un suo discorso! Sarà stato anche un santo, ma certo un santo furbo... Vedi la sceneggiata dei suoi mantelli: quando era sindaco e d'inverno vedeva un povero, si toglieva il suo tabarro e glielo dava. Pochi sanno però che era il Comune che li ordinava e li pagava. Una volta penetrai nella sua cella, bella tra l'altro, al Convento di San Marco: mi serviva un libro della biblioteca che risultava in prestito a lui da anni. Non comprava libri, né li restituiva mai.

Forse era un sant'uomo ma anche un po' imbroglione. Entrò nella prima tornata di concorsi universitari dopo la guerra, quando era facile, ma di Diritto romano, la sua materia, ne sapeva poco. Anch'io ero a volte in commissione di esami con lui: come dicevo, di professori ce n'eran pochi. Ricordo che l'interrogazione si svolgeva così: La Pira faceva una domanda, il candidato rispondeva spesso sbagliando (e lui pure). Allora Cugia, l'altro ordinario di Diritto romano, gli diceva : "No La Pira, le cose non stanno così". Fece anche fallire la clinica Palumbo: a forza di fare il francescano, senza calze e con i sandali, s'ammalò. E si fece ricoverare nella clinica del professor Palumbo dove si fece sistemare all'ultimo piano, che occupò completamente attorniato da suore e suoricelle. Non se andò mai, la clinica fallì.

Torniamo al giovane Sartori.
Ero considerato un enfant prodige e diventai subito assistente di Pompeo Biondi, che insegnava Teoria generale dello Stato: un uomo intelligente, davvero brillante. Però non c'era quasi mai e i corsi li tenevo io al suo posto. Si nascondeva anche in campagna a un certo punto perché scappò con la moglie del suo migliore amico, il quale disse che lo avrebbe ammazzato: e lui si guardò bene dal farsi vedere all'Università. Ad un consiglio di Facoltà del 1950 il preside, Giuseppe Maranini, propose un giovane promettente: Giovanni Spadolini, che all'epoca aveva 25 anni. E promettente lo era davvero: sarebbe diventato direttore del Corriere della Sera, presidente del Consiglio, presidente del Senato, mancando di un soffio la presidenza della Repubblica. Maranini lo definì "un genio" e siccome Pompeo Biondi non poteva essere da meno, decise di lanciare me come suo "contro-genio".

Il compromesso fu "tutti e due" - sia Spadolini sia Sartori - e così venni nominato di punto in bianco "professore incaricato". Solo il giorno successivo venni a sapere che avrei dovuto insegnare Storia della filosofia, cosa che poi feci per sei anni, fino al '56. Da allora, ho sempre creduto che la fortuna e il caso contino moltissimo nella vita, non meno della virtù.

E la Scienza politica quando arriva?
Mi ostinai a volere una cattedra di Scienza politica che non esisteva negli statuti delle Università. Ebbi vita dura. Bisognava rivolgersi al Consiglio superiore dell'istruzione e allora l'incaricato del ministero era Carlo Antoni: crociano, uomo di grande cultura ma timidissimo. Purtroppo gli erano note le mie opinioni critiche su Croce e dunque andai da Antoni tremebondo, sapendo che dovevo strappare da un crociano l'assenso per una materia che secondo Croce non esisteva. Me la cavai così: "Lei professore insegna filosofia della Storia, materia che secondo Croce non esiste. Potrebbe consentire anche a me d'insegnare un'altra materia che non esiste, la Scienza politica?". L'argomento lo convinse e così in Italia fu istituita la cattedra di Scienza politica.

E' stato preside negli anni della contestazione studentesca.
Sì, me lo chiesero i colleghi, sapendo che ero un combattente. Misi un paio di condizioni: cioè che gli altri insegnanti mi avrebbero dovuto sostenere senza defezioni e che io sarei stato l'unico a intervenire alle assemblee degli studenti. Era un mestiere ingrato, nessuno lo voleva fare. Qualche volta dormii anche in facoltà. Quando scoprii che gli studenti facevano telefonate addirittura in Cina tolsi il telefono, d'inverno staccai anche il riscaldamento: tutti i rivoluzionari sparirono in un secondo. Non feci mai entrare la polizia, ma la tenevo sempre fuori dalla porta.

Gli studenti non l'avranno amata molto...
La peggiore ingiuria contro di me fu "Giovanni Sartori come Monaldo Leopardi". Non me l'ero cavata male... Li fregai perché dissi loro: "Io sono il primo insegnate di Scienza politica in Italia, se perdo distruggo la mia materia". Tutti i professori facevano lezione regolarmente e misi regole alle assemblee. Alla fine indissi un referendum tra gli studenti, il quesito era: "Volete fare regolarmente lezione?". Vinse trionfalmente il sì e la contestazione da me finì. Fu così che non ancora quarantenne vinsi una medaglia d'oro per i benemeriti della scuola e della cultura, un'onorificenza da professore ottuagenario...

Quegli anni, "formidabili", sono stati mitizzati. Eppure il 68 ha fatto danni incalcolabili all'Università: è d'accordo?
L'ha distrutta. I sessantottini si dividono tra gli imbecilli che sono rimasti tali e i furbacchioni che hanno fatto carriera dimenticando il loro passato.

Com'è arrivato in America?
Erano gli anni Settanta. Mi arrivarono due offerte in contemporanea: una da Oxford e una da Stanford. Sarei andato volentieri in Inghilterra, ma la proposta economica degli americani era molto più alta. Ero già stato negli Stati Uniti negli anni Cinquanta, perché avevo vinto una borsa di studio. C'ero andato in Transatlantico da Genova, sul Saturnia. Incappammo in una tempesta terribile, tanto che la nave arrivò con un giorno di ritardo. E non era un pattino, pesava ventinovemila tonnellate! Tutti vomitavamo, a parte me e un altro signore che incontravo quando uscivo sul ponte a prendere un po' d'aria, nonostante l'uragano. Quel signore era Salvador Dalì.

Poi ci è tornato, in aereo.
Certo. A Stanford sono stato tre anni. Avevo una casa stupenda, a Palo Alto, con una piscina quasi olimpionica. Al mattino mi svegliavo e mi facevo subito un bagno. In tre anni ho sentito solo una volta piovere, di notte. Poi la Columbia mi fece un'offerta che, come avrebbe detto il Padrino, non si poteva rifiutare. Era la più importante cattedra di New York, mi triplicavano lo stipendio e avevo anche una segretaria personale. Così divenni Albert Schweitzer professor in the Humanities alla Columbia University, dove dal 1994 sono professore emerito. Era, naturalmente, un posto molto ambito.

Quando si dice trovare l'America...Chi incontrò in quegli anni?
Ronald Reagan l'ho conosciuto bene dopo i suoi due mandati da governatore della California, quando già si sapeva che aveva intenzione di correre per la Casa Bianca. Era, come me, fellow dell'Hoover Institution di Stanford. L'ho visto spesso in accese discussioni con gli studenti, che ovunque, anche in America, sono di sinistra. E lo attaccavano duramente durante le conferenze. Ma lui era bravissimo, affrontava il fuoco e li scornava dati alla mano. Ci trovavamo spesso a pranzo: un piacevole conversatore. Quando mi chiedevano di lui dicevo: "E' molto simpatico, peccato che sia già arteriosclerotico".

Sapeva tutto della California, ma se andava in Nevada era già perduto. Neanche a farlo apposta diventò presidente: sono andato spesso a trovarlo a Washington. Vorrei dire in sua difesa che aveva un formidabile istinto politico. A Stanford c'era anche Edward Teller, uno degli inventori della bomba atomica, padre dello scudo spaziale, l'uomo che riuscì a convincere Reagan - e pure i sovietici - che l'America avrebbe potuto difendersi da attacchi di missili balistici con testate nucleari. In sostanza la guerra fredda finì grazie a una balla di Teller e alla credulità di Reagan.

Altri amici americani?
Oriana Fallaci, una donna terribilmente nevrotica ma di grande talento. La conoscevo da quando aveva 16 anni, siamo stati amici tutta la vita: credo che solo con me non abbia mai litigato. A New York andavo spesso a cena da lei, che era una bravissima cuoca. Una volta nel suo salotto m'avvicinai alla macchina da scrivere e lei mi aggredì urlando: "Mi rubi le idee". Sull'uscio del suo ufficio, sulla 57esima strada, c'era un cartello con scritto "Go away". Quando si ammalò la convinsi ad andare allo Sloan Kettering, il centro più importante del mondo per la cura del cancro. La portai io: all'ingresso, la segretaria le diede un modulo ma lei si rifiutò di compilarlo. Mi disse: "Io sono Oriana Fallaci, non riempio questionari". Cosa che ribadì anche al medico, che naturalmente la mandò via. Al Kettering ci è tornata due anni dopo, ma era troppo tardi.

Lei è rientrato in Italia nel '94, un periodo di grandi cambiamenti politici.
Compivo settant'anni e il mio mandato di insegnamento terminava. Ma ho continuato a lungo a fare la spola con New York. Tornato qui, per un certo periodo ho avuto rapporti stretti con D'Alema. Un uomo intelligentissimo, anche se politicamente non ne ha vinta una: è un dato di fatto. Ha il difetto di essere un complottista. Ero riuscito a convincerlo che il sistema migliore era quello francese. Lui mi disse: "Va bene professore, la autorizzo a sondare i partiti a mio nome". E io lo feci: erano tutti d'accordo.

Andò anche da Berlusconi? E' riuscito a dare del comunista perfino a lei.
Sì andai, obtorto collo, anche da lui. M'invitò a cena, con una ventina di persone, incluso il mio allievo Giuliano Urbani, e mi regalò anche una bottiglia di liquore. Berlusconi è come un incantatore di serpenti: e se il serpente obbedisce, bene. Altrimenti lui lo cancella. Comunque alla fine mi disse: "Può riferire a D'Alema che sono d'accordo". Il giorno dopo mi precipitai da D'Alema e gli consigliai di cogliere al volo l'occasione, perché Berlusconi poteva cambiare idea da un momento all'altro. Però era successo qualcosa: D'Alema era stato poco prima in Israele e gli piaceva il modello di premierato forte di quel Paese. Mi disse : "Si occupi dei suoi studi, alla politica ci penso io". Per parecchi anni non ci siamo rivisti. Poi ho ricevuto la laurea ad honorem a Urbino. Lui era tra i relatori e fu molto bravo e simpatico. Sulla Bicamerale voglio dire una cosa, perché ora se ne danno versioni sbagliate. Non la fece saltare D'Alema, ma Berlusconi al quale premeva soltanto una garanzia di immunità giudiziaria.


Parlando con Gad Lerner, di Renzi lei ha detto: "E' un peso piuma malato di velocismo. Vende velocità che non può rispettare. Sono cose che incantano il pubblico: un mese faccio questo, un mese faccio quello. Fa ridere, io ho molti dubbi. L'uomo è molto contento di se stesso e questo gli dà forza, ma temo che si sgonfierà rapidamente nel fare".
Guardi, il giovanilismo nella Storia non ha mai pagato. E' sempre servita una giusta di miscela di esperienza e innovazione, di vecchi e giovani. Renzi ha messo su un governo con gente assolutamente incompetente. Lo dico perché di certe materie me ne intendo.

Siete entrambi fiorentini: lo conosce?
Un giorno andai a ritirare un premio a Firenze, in una trattoria storica che ogni anno regala un prosciutto. Appena entrato mi si fece incontro un signore che non conoscevo, insieme a un sacco di fotografi: mi baciò per le telecamere e senza presentarsi se ne andò. Era il candidato sindaco Matteo Renzi: non l'ho mai più rivisto.

Invece conosce bene il presidente Napolitano.
E' stato il più riformista del Pci, il loro capo migliorista. L'ho conosciuto quando venne in America; allora fu bravissimo. Sono stato al Quirinale a pranzo da lui poco tempo fa. Il punto è che fa una vita faticosissima ed è molto invecchiato. Ormai ha la rigidità delle persone anziane e lo dico da coetaneo. Sono dispiaciuto perché lui ha bocciato il sistema francese: è un vecchio parlamentarista.

E' uno dei più longevi editorialisti del Corriere della Sera.
Iniziai a collaborare con Spadolini, alla fine degli Anni Sessanta. Nel ventennio americano però di fatto non ho mai scritto: ho ricominciato quando sono rientrato. Tutte le volte che cambiava il direttore, mandavo una lettera di dimissioni: un editorialista deve avere la fiducia del direttore. Mi è sempre stata respinta, anche da Piero Ottone, il direttore che venne dopo Spadolini. Allora eravamo molto lontani. Oggi, leggendolo, vedo con piacere che ci siamo molto avvicinati.

L'ultima è una domanda personale: si è sposato da pochi mesi. Ci racconta come ha fatto a conquistare sua moglie Isabella? Vi siete sposati da poco e lei è molto più giovane.
Ah no, io a questo non rispondo.

Ma al suo posto la fa Isabella: Ci siamo conosciuti negli anni Novanta a una festa: io rimasi colpitissima da lui, ma non fu reciproco. Poi tre anni fa andai a un convegno perché dovevo fare delle foto a Philippe Daverio per Il Corriere fiorentino. C'era anche Giovanni e finalmente ci presentarono. Cominciammo a parlare. All'uscita pioveva, io avevo un ombrello grandissimo, sotto ci poteva stare un'intera famiglia islamica. Lui mi disse: "Perbacco che bell'ombrello". Gli lasciai il numero di telefono sperando che mi richiamasse, ma non lo fece. Scoprii dopo che gli avevano rubato l'agenda... Per fortuna mi feci viva io. E pochi mesi dopo, con una scusa, lo andai a trovare a New York. Anche lì pioveva a dirotto. Per l'agitazione di ricevermi gli venne la febbre a 38, per cena mi offrì una zuppa di pomodoro in scatola, marca "Progreso" . Ma fu una delle più belle cene della mia vita.
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