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Una campagna elettorale avvelenata - 1


Lo ha capito, e quindi scritto, tre giorni fa Stefano Folli su "Il Sole 24 Ore"


Sole 24 Ore di mercoledì 30 aprile 2014, pagina 21
Il punto - Una campagna avvelenata - Si annuncia una campagna avvelenata contro l'Europa e le istituzioni

di Folli Stefano


IL PUNTO di Stefano Folli Una campagna avvelenata • pagina 21

Si annuncia una campagna avvelenata contro l'Europa e le istituzioni Berlusconi, Grillo e gli altri si combattono su una linea estremista e sempre più aspra il PUNTO Fra le contraddizioni minori ma emblematiche dell'eterna campagna elettorale italiana, c'è anche questa. Silvio Ber-lusconi è un condannato a titolo definitivo per frode fiscale in attesa di scontare la sua pena, anch'essa molto simbolica, come servizio sociale a Cesano Boscone.

Ma Berlusconi è anche il leader di Forza Italia che ieri è intervenuto via telefono al congresso del Sap, il sindacato autonomo della polizia

Parole applaudite che sono servite all'ex premier per rivendicare i meriti dei suoi governi a sostegno delle forze dell'ordine.

Bisogna ammettere che la situazione è bizzarra, probabilmente senza precedenti.

Un condannato che parla a un congresso di poliziotti forse non si era mai visto (fra l'altro - episodio inquietante - gli stessi congressisti hanno dedicato un applauso di cinque minuti ai tre loro colleghi giudicati colpevoli di avere provocato la morte del giovane Federico Aldovrandi nel 2005).

La contraddizione è l'inevitabile conseguenza del compromesso all'italiana che ha chiuso per ora la vicenda Berlusconi è entrato in una zona grigia che non gli permette di essere del tutto libero, ma gli consente di fare tutto quello che vuole in campagna elettorale tranne candidarsi.

In effetti si tratta di un ex presidente del Consiglio e tuttora leader politico, sia pure sul viale del tramonto: si è deciso che la cosiddetta «agibilità politica» non gli poteva essere negata.

Ma ciò non toglie che la soluzione individuata sia un pasticcio foriero di guai.

Difatti il Berlusconi di oggi è un personaggio indotto dalle circostanze e dai suoi rancori a imboccare una strada senza ritorno, in un'offensiva sempre più aspra contro le istituzioni e l'Europa mescolate insieme come due facce della stessa medaglia.


Bastavedere l'attacco al capo dello Stato che non avrebbe avvertito il «dovere morale» di concedergli la grazia «motu proprio», cioè di sua iniziativa.

Chiederla, infatti, avrebbe costituito da parte di Berlusconi «un'ammissione di colpevolezza».

Si capisce che su questi presupposti dobbiamo attenderci una campagna elettorale violenta ed estremista, giocata sul registro anti-europeo e in cui il capo dello Stato diventa una sorta di bersaglio fisso, in quanto fattore di equilibrio del sistema Berlusconi, che oggi è parecchio sotto il 20 per cento, vuole recuperare a tutti i costi i voti del centrodestra tentati da Grillo.

A sua volta quest'ultimo si batte come fosse la partita della vita perché vede la concreta possibilità d'insediarsi come secondo polo a non grande distanza dal Pd.

E poi ci sono la Lega e Fratelli d'Italia, decisamente euro-scettici.

Il voto di protesta rischia di essere quasi il 30 per cento dell'elettorato, forse più. Un dato su cui riflettere.

E benché le elezioni di maggio siano più che altro un grande sondaggio sull'Unione e la moneta unica, non c'è dubbio che gli esiti riguarderanno la politica interna.

Specie se la campagna si svolgerà secondo le peggiori previsioni, in un crescendo di demagogia e con toni quasi eversivi.


Questo dovrebbe obbligare Renzi e i suoi a una convincente controffensiva, senza assecondare più di tanto il populismo degli avversari (cosa che accade spesso).

Ora che il primo voto sulle riforme è stato rinviato al 10 giugno, il premier dovrebbe stare attento ad adombrare le sue dimissioni.

Non è il messaggio giusto da mandare agli elettori a poche settimane dal voto.
camillobenso
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Una campagna elettorale avvelenata – 2
La guerra di potere – 1




Il miglior giornalista politico degli ultimi anni é senza ombra di dubbio Maurizio Crozza. Ma come, direte voi ?? Crozza è un comico, non un giornalista!!!

Vero, ma in tutti questi anni, nella costante ricerca di mettere alla berlina i vari personaggi politici, ha sempre colto l’essenza politica di ognuno di loro.

In modo particolare lo ha fatto nella puntata di ieri sera, 2 maggio 2014, mettendo sullo stesso piano i tre personaggi politici che stanno dominando la scena in questa fase tormentata. Berlusconi, Grillo e Renzi.

Unico nel panorama dei media italiani ad aver colto questa sfumatura elementare.

Non era mai successo nella storia repubblicana che tre comici si contendessero il potere.

Questa amara realtà, ingigantisce ed esalta ancor di più la tragicità della fase che stiamo attraversando.

La sera del 12 marzo 2012, il giurista, giudice e poi presidente della Corte Costituzionale, Gustavo Zagrebelsky, al Teatro Smeraldo di Milano, presentando il suo manifesto politico “Dipende da noi”, rende noto ufficialmente, primo ed unico tra tutti, che i partiti politici sono falliti.

In realtà, per chi segue la politica i partiti erano già falliti molto tempo prima, quando di fronte ad una crisi economica senza precedenti, molto più grave di quella del 1929, maggioranza ed opposizione hanno tirato a campare senza proporre rimedi adeguati fino al novembre del 2011, quando Berlusconi rassegna le dimissioni e gli subentra Mario Monti su nomina quirinalizia.

I partiti sono costretti all’ammucchiata per fronteggiare la drammatica emergenza, ma questo non basterà.

La scelta di andare alle urne nel febbraio 2013, si dimostrerà come un ulteriore segno del fallimento dei partiti tradizionali.

Sfonda il M5S, come segno evidente di profondo malessere della società italiana.

La lotta politica dominata da infimi e squallidi personaggi della politica italiana, porta alla mancata elezione di Romano Prodi alla presidenza della Repubblica.

Il sistema marcio dei partiti che intendono conservare il loro potere a tutti i costi, porta alla conseguente rielezione di Napolitano primo caso nella storia repubblicana.

La nomina di Lettanipote è il segno evidente che il sistema morente non intende mollare.

La condanna definitiva di Silvio Berlusconi da parte della Cassazione, il primo agosto 2013, offre nuovi scenari, ma gli intrecci precedenti costringono ancora il sistema a procedere con accordi di infimo livello fino ai giorni nostri.

Lettanipote riesce a mettere in un angolo Berlusconi, costringendo il Pdl all’opposizione, ma Renzi per interessi suoi personali di giochi di potere, decreta l’ennesima resurrezione del Caimano morente.

Il vuoto di potere è abissale, anche perché di leader politici di tipo tradizionale non se ne vedono all’orizzonte.

Sono presenti solo tre avventurieri.

Berlusconi sempre più dentro al Sunset Boulevard (Il viale del Tramonto) non intende cedere portando alla rovina sia Forza Italia che il Paese.

Grillo mira a governare da solo, ma anche se dovesse vincere queste elezioni, non ha i numeri in Parlamento e sarà costretto ad andare ad elezioni con l’incertezza di poter ripetere il bis.

Perché un conto è dare un segnale al potere dominante in elezioni che sono per noi lontane come sempre.

E un conto è dare la responsabilità di governo a gente poco preparata.

Difficilmente poi Napolitano concederebbe le elezioni senza una nuova legge elettorale, a cui mancano tra l’altro i numeri per essere votata in Parlamento anche perché Berlusconi sconfitto potrebbe richiudersi ancora più su sé stesso guardando i suoi esclusivi interessi personali.

Senza poi tenere conto che il presidente è fissato sulle riforme, senza capire che la riforma principale in assoluto è quella di reperire i fondi per tamponare la moria delle aziende e la conseguente disoccupazione, e cercare dopo una fase di stabilizzazione di far ripartire l’economia. Ma questa è un’operazione da De Gasperi presidente del Consiglio ed Einaudi ministro dell’Economia, che però sono entrambi deceduti.

Renzi è preda della sua smisurata smania devastante di successo e si è ficcato in un guaio più grande di lui che riuscirà a comprendere solo man mano che passano i giorni.

Completamente digiuno di strategia politica e di conoscenza della politica, andrà a sbattere portando a sbattere anche l’Italia.

In un quadro drammatico come questo siamo di fronte al buio oltre la siepe.

Non sappiamo quale sarà il nostro destino da una settimana con l’altra.

Il fantasma della Repubblica di Weimar s’aggira per lo stivalone. Là ci stava il vecchio von Hindendurg che equivale a Napolitano, che come Re Giorgio non aveva capito la situazione.

Il 29 marzo 1930 il vecchio generale von Hindendurg nomina alla cancelleria l'esperto di finanza Heinrich Brüning, che potremmo considerare l’equivalente di Mario Monti.

Tre anni più tardi Adolf Hitler vincerà le elezioni dando vita al Terzo Reich.

Noi per fortuna non abbiamo l’equivalente di Hitler né il Partito Nazional Socialista, ma solo un grandissimo vuoto di potere riempito per il momento da tre comici in cerca di autore.
camillobenso
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Non interessa a nessuno - 1


Solo 1 persona su 7 vive in un Paese con una stampa “libera”.
04/05/2014 di triskel182



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Italia 64esima insieme a Namibia, Nauru e Cile.

Secondo il rapporto Freedom of the Press 2014 di Freedom House, la libertà di stampa globale è scesa al livello più basso da oltre un decennio. Secondo il rapporto, «La flessione è stata determinata in parte dalla regressione della libertà in diversi Stati del Medio Oriente, tra cui Egitto, Libia e Giordania; marcate battute d’arresto in Turchia, Ucraina, e un certo numero di Paesi dell’Africa orientale; e dal deterioramento nell’ambiente relativamente aperto e del sostegno ai media negli Stati Uniti».

Stampa davvero libera in Europa in Estonia, Lettonia, Lituania, Finlandia, Svezia, Norvegia, Islanda, Danimarca/Groenlandia, Gran Bretagna, Irlanda, Francia,Spagna, Portogallo, Svizzera, Austria, Slovenia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo, Malta, Cipro, Andorra, Liechtestein, Monaco, San Marino. L’Italia è a 31 punti, come la Namibia, Nauru e il Cile.

L’Europa è laregione che vanta il più alto livello di libertà di stampa, ma il punteggio medio regionale ha registrato il secondo più grande calo del mondo nel 2013., in particolare per gli attacchi alla stampa ed ai nuovi media in Turchia, Grecia, Montenegro e Gran Bretagna. In Italia la situazione è leggermente migliorata con l’uscita di Silvio Berlusconi dal governo, ma «Rimane tra i parzialmente liberi».

In Eurasia (ex Urss) il 97% delle persone vive in ambienti Not Free media. In Russia le condizioni di libertà di stampa non sono buone, l’agenzia di stampa Ria Novosti è passata sotto il totale controllo del governo che ha promulgato ulteriori restrizioni legali alla libertà di parola online. L’Ucraina nel 2013 è stata declassata a “Not Free” soprattutto a causa degli attacchi contro ai giornalisti che hanno coperto prima le proteste di Euromaidan ed ora quelle filo-russe. Un’’ulteriore erosione della libertà di stampa ha avuto luogo in Azerbaigian, mentre sviluppi positivi co sono stati in Kirghizistan e in Georgia.

In America in Canada, Usa, Giamaica, Belize, Bahamas, Barbados, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadines, Saint Kitts e Nevis, Grenada, Dominica, Trinidad e Tobago, Costarica, Suriname, Uruguay. Nelle Americhe la media regionale è al livello più basso degli ultimi 5 anni, e solo il 2% della popolazione dell’America Latina vive in un ambiente mediatico libero. I cali più grossi per la libertà di stampa sono avvenuti in Honduras, Panama, Suriname e Venezuela, mentre è migliorato il punteggio del Paraguay. Le condizioni negli Usa si sono deteriorate soprattutto per i tentativi del governo di inibire le notizie sulle questioni di sicurezza nazionale.

In Africa la piena libertà di stampa esiste solo a Capo Verde, Ghana, Sao Tomè e Pincipe, Mauritius.

In Medio Oriente e Nord Africa solo il 2% della popolazione vive in ambienti con media liberi, mentre la stragrande maggioranza, l’84% vive in paesi o territori non liberi. I regressi peggiori ci sono stati in Libia ed Egitto, mentre un deterioramento significativo ha avuto luogo in Giordania e in misura minore in Iraq ed Emirati Arabi Uniti. La libertà di stampa è ulteriormente diminuita in Siria, nel bel mezzo di una guerra civile particolarmente brutale che pone enormi pericoli per i giornalisti. Miglioramenti solo in Algeria, Yemen, la Cisgiordania e Striscia di Gaza e Israele, che torna tra i Paesi v con la stampa totalmente libera.

Nell’Africa sub-sahariana la maggioranza delle persone (56%) vive in Paesi con media parzialmente liberi. Nel 2013 i miglioramenti giuridici ed economici sono stati bilanciati da peggioramenti di tipo politico, in particolare per i giornalisti la situazione si è fatta più difficile in Sud Sudan e Zambia, Repubblica Centrafricana ed in diversi Paesi dell’Africa orientale, tra cui Kenya, Mozambico, Tanzania e Uganda. L’Africa occidentale ha visto una serie di miglioramenti, compresi quelli in Costa d’Avorio, Mali, Senegal e Togo. Un miglioramento della classifica lo hanno fatto registrare anche Repubblica democratica del Congo, Madagascar, Seychelles e Zimbabwe.

In Oceania godono di libertà di stampa Australia, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Palau, Isole Marshall, Micronesia, Vanuatu, Tuvalu, Tonga, Kiribati, Samoa In Asia un vera Libertà di stampa c’è solo in Giappone, Taiwan ed Israele (ma qui siamo al limite, proprio davanti all’Italia).

Nonostante l’ottima performance democratica di praticamente tutta l’Oceania, nell’Asia-Pacifico solo il 5% della popolazione ha libero accesso ai mezzi di informazione. La Cina continua a reprimere la circolazione di notizie online, in particolare sui microblog, ed ha aumentato la pressione sui giornalisti stranieri. La libertà di stampa si è deteriorata ad Hong Kong, India, Sri Lanka, Thailandia, e molti Stati insulari del Pacifico, tra cui Nauru, che è stato declassati. Birmania e Nepal registrano un miglioramento del loro punteggio.

Per Freedom of the Press 2014, nonostante gli sviluppi positive in un certo numero di Paesi, in particolare nell’Africa sub-sahariana, i trend dominanti riflettono battute di arresto in ogni altro continente.

Il paradiso della libertà di stampa è l’Europa: la top ten vede ai primi tre posti a pari merito Olanda, Norvegia e Svezia, seguono Belgio e Finlandia, Danmarca/Groenlandia Islanda, Svizzera e Lussemburgo, e chiude Andorra. Gli Usa sono solo al 30esimo posto. Per trovare l’Italia bisogna scendere al 64esimo.

All’ultimo posto, 197eseima c’è la Corea del nord, preceduta da Uzbekistan, Turkmenistan, Eritrea, Bielorussia, Iran, Cuba, Guinea Equatoriale, Siria, Bahrain. La Cina è poco lontana, 183esima, separata dai peggiori 10 solo da Vietnam e Kazakistan. La Cina e la Russia (176esima insieme a Sudan ed Etiopia) hanno mantenuto uno stretto controllo sui media locali, mentre tentano anche di controllare i punti di vista più indipendenti sia nella blogosfera che da fonti di notizie straniere.

Da greenreport.it
camillobenso
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L’Italia in frantumi - 1


Il Tg3 delle 19,00 apre e dedica 13 minuti (più di un terzo del Tg) ai fatti di ieri della finale di Coppa Italia.

La violenza dentro e fuori dagli stadi è un problema sociale che ci portiamo dietro da sempre. Nessuno però intende mai porvi rimedio perché gli interessi in ballo sono molti.

Questa è materia da sociologi, psicologi, psichiatri e antropologi, non certo dei politici dell’esercito sfascista che mira sempre ai propri interessi personali e di gruppo.

Faccio poi fatica a non tirare in ballo quel gruppo di ultrà cattolici che si erano mobilitati per il diritto alla vita nella fase finale dell’esistenza di Eluana Englaro. Non li mai sentiti schierarsi per il diritto alla vita dei molteplici casi italiani in cui ci si rimette la vita con troppa facilità. Spesso anche nel calcio, anche se il fatto di ieri non è arrivato a questo punto. Ma molto probabilmente chi è stato colpito da un colpo di pistola potrebbe perdere l’uso delle gambe. Una tortura a vita.

E’ un’Italia cialtrona quella che sta mettendo in onda lo spettacolo generale dell’ultimo ventennio. Il fatto poi di ieri, che ha fatto il giro del mondo, squalifica ulteriormente questo popolo che non ha neppure più la forza di reagire, di riscattarsi.

Evidentemente le iniezioni soporifere di chi gestisce il potere hanno fatto effetto.

Eppure in momenti peggiori una parte di italiani non era così. Basta pensare al Risorgimento italiano o all’anno e mezzo della Resistenza.
camillobenso
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L’Italia in frantumi - 2



Calcioscommesse, droga e affari. Dietro alla violenza il business delle curve
Leggi durissime e contestate, tessere e tornelli non sono bastati: la violenza si è spostata fuori dall'Olimpico e per la prima volta sono apparse le pistole. Una violenza che conviene a molti e di cui molti si approfittano
di Luca Pisapia | 4 maggio 2014
Commenti (6

“La Coppa della Vergogna” titola lo spagnolo Marca. “La violenza rovina la finale italiana”, scrivono Guardian e Cnn. “Il Napoli vince una coppa marchiata da armi da fuoco” per Le Monde.

Il resto del mondo si interroga su quanto sia sceso in basso il calcio italiano, al di là del rankingUefa che è comunque uno specchio di questo declino, e non riesce a darsi spiegazioni.

La figuraccia è stata in mondovisione.

Se prefetto e questore trattano per lunghi, lunghissimi minuti, con un capo della curva mentre in tribuna autorità ministri e presidenti del calcio e dello sport italiano assistono basiti e impotenti a quanto accade, l’immagine è chiara: in Italia la dialettica del potere è tra forze dell’ordine e criminalità, più o meno organizzata, la politica ne è completamente tagliata fuori.

Il ministro degli Interni è Genny ‘a carogna, scrivono oggi i quotidiani.

Ironia, fino a un certo punto. All’estero queste cose non succedono, si dice. Non succedono certamente nel resto d’Europa, e fino a ieri non era mai successo nemmeno in Italia di sentire degli spari fuori da uno stadio.

Colpa di leggi troppo permissive, che in Inghilterra ci sono le prigioni negli stadi e ti arrestano se tiri un accendino in campo? Anche no, in Italia ci sono provvedimenti durissimi, tacciati anche di incostituzionalità, come la tessera del tifoso e il daspo: un tifoso normale deve fare i salti mortali per entrare allo stadio e spesso anche una semplice bottiglietta d’acqua è requisita ai tornelli d’ingresso. Se invece entrano bombe carta e pseudo tifosi già soggetti in passato a daspo è perché qualcuno glielo permette. Perché qualcuno ne ha convenienza.

Episodi di tifosi che riescono a bloccare l’andamento di una partita in realtà negli ultimi anni si sono visti sia anche in Europa, in Belgio (Standard Liegi-Charleroi). Le pistole mai, quelle no.

Spari dentro o appena fuori gli stadi si sono invece visti e sentiti, anche di recente, in Brasile, paese che ospiterà i prossimi mondiali, e in cui l’afflusso di denaro intorno al calcio sta crescendo vertiginosamente. Come in Russia, Mondiali del 2018, dove la violenza è in crescita parallela ai soldi che girano.

Non è un mistero infatti che nelle curve spesso la fanno da padrone personaggi più interessati ai guadagni: biglietti gratis e soggiorni per le trasferte, commercio di prodotti col marchio sociale e/o contraffatto.

Per non parlare dello spaccio, altro grande business del tifoso ‘duro e puro’ e causa di molti episodi di violenza all’interno delle stesse curve.

Il tutto spesso con gli occhi chiusi delle società. Che in cambio mantengono il controllo delle curve, la possibilità di gestire le contestazioni a loro piacimento e di allontanare i tifosi dissidenti dalla linea societaria.



La figura ieratica di Genny a cavalcioni sulle barriere della curva dell’Olimpico non può poi che rimandare a quella di Ivan Bogdanovic, che nell’ottobre del 2010 a Genova riesce a far sospendere la partita di qualificazioni agli Europei tra Italia e Serbia. Sempre a Marassi nel 2012 i tifosi del Genoa riescono a far interrompere il match col Siena e obbligano i giocatori a togliersi le maglie.

Dalle intercettazioni l’episodio si collega con il giro del calcioscommesse. Soldi, sempre soldi.

All’Olimpico invece il precedente è quello del “derby del bambino morto” del 2004, tra i leader della curva giallorossa che impongono lo stop della partita c’è Daniele De Santis, accusato stamattina di tentato omicidio per aver sparato ieri a Ciro Esposito.

Ma la pistola?

Un salto di qualità degli scontri tra tifoserie? Difficile, molto difficile, anche perché la discoteca Ciak – il luogo da cui sono partiti i colpi di arma da fuoco – e i personaggi che ci gravitano intorno sono legati all’estrema destra, e alcuni di loro alla criminalità organizzata, così come Gennaro De Tommaso dall’altra parte.

E lo stadio diventa il luogo dove regolare altri conti, approfittando dell’assoluta immobilità di ministri vari e capi del calcio, mentre la dialettica del potere nel paese ballava tra forze dell’ordine e criminalità.
twitter @ellepuntopi
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L’Italia in frantumi - 3


Siamo in campagna elettorale e la destra berlusconiana ne approfitta per il regolamento di conti con la destra alfaniana.

Il Giornale si esprime così:


Scoppia lo scandalo Genny'a carogna
E Alfano nega l'evidenza: "Nessuna trattativa"
Solo dopo 45’ di discussioni, il capo degli ultras ha dato il suo assenso annuendo visibilmente


^^^^^^^^^


Coppa Italia, scoppia la polemica su Genny'a carogna. Il fischio d'inizio deciso dal figlio di un camorrista
Solo dopo 45’ di discussioni con giocatori e forze dell'ordine, il capo degli ultras Gennaro De Tommaso ha dato il suo assenso annuendo visibilmente. I sindacati di polizia contro il Viminale. Gravissimo il tifoso ferito
Nico Di Giuseppe - Dom, 04/05/2014 - 20:43


È stato arrestato per tentato omicidio Daniele De Santis, il 48enne romano, già noto alle forze di polizia, titolare di un esercizio commerciale e sospettato di aver avuto un ruolo diprimo piano nel gravissimo ferimento di un tifoso napoletano prima che si giocasse la finale di Coppa Italia, davanti a 62mila spettatori.

Lo rende noto la Questura, precisando che si stanno valutando le posizioni di altri che avrebbero partecipato alla rissa. Stando a una prima ricostruzione, pare che De Santis abbia provocato i tifosi napoletani lanciando loro dei fumogeni. Alla violenta reazione dei campani, l’ultrà giallorosso ha risposto esplodendo dei colpi d’arma da fuoco.
Cinque appartenenti alle forzedell’ordine, oltre a due steward, sono rimasti feriti durante l’afflusso di tifosi nel tentativo di impedire che gli ultrà del Napoli e quelli della Fiorentina venissero a contatto. Un trentatreenne tifoso napoletano è stato poi arrestato per resistenza violenza e lesioni a pubblico ufficiale e sanzionato con un daspo per cinque anni, mentre altri due supporter azzurri sono stati denunciati (uno per resistenza a pubblico ufficiale, l’altro per possesso di petardo), e sanzionati con daspo.

Intanto, restano gravissime le condizioni del tifoso trentenne napoletano ferito ieri da un colpo di pistola esploso da un ultrà della Roma. Il giovane è ricoverato in sala rianimazione al Policlinico Gemelli di Roma. Il proiettile, che era poi stato estratto ieri all’ospedale Villa San Pietro, aveva trapassato il polmone e si era fermato alla colonna vertebrale. Fonti mediche definiscono la situazione "disperata, saranno determinanti le prossime 24 ore". "Io come mamma voglio dire innanzitutto che per nessun motivo si deve usare la violenza perché mio figlio ama la vita, ama lo sport e non è andato lì per essere ucciso. Non doveva succedere è una follia", ha detto Antonella Leardi, la mamma di Ciro Esposito il tifoso del Napoli che lotta per sopravvivere.

Si inizia a fare luce nel frattempo su quanto accaduto ieri sugli spalti. La gara è iniziata con 45 minuti di ritardo. Sotto la Curva Nord dello stadio Olimpico sono andati prima il centrocampista azzurro Marek Hamsik, poi i dirigenti di polizia, per cercare di convincere i tifosi a non provocare ulteriori incidenti. Solo appunto dopo 45’ di discussioni, il capo degli ultras, a cavalcioni delle barriere di protezione, ha dato il suo assenso annuendo visibilmente. Si tratta di "Genny'a carogna", nome vero: "Gennaro De Tommaso". Indossava una magliatta con la scritta "Spaziale libero", riferita all'ultras condannato in via definitiva per la morte, nel 2007, dell'ispettore capo Filippo Raciti. È Gennaro che dà l'ok per l'inizio della partita. Lui, in base a quanto si apprende da fonti investigative, sarebbe figlio di Ciro De Tommaso, ritenuto affiliato al clan camorristico del Rione Sanità dei Misso.
Contro il Viminale si è scagliato il sindacato autonomo della polizia (finito nella bufera giorni fa per gli applausi agli agenti condannati per la morte di Aldrovandi): "Il vero cretino si trovava ieri allo stadio Olimpico di Roma, indossava una maglietta inneggiante all’assassino di un poliziotto, è stato in passato soggetto a Daspo e addirittura risulta essere figlio di un boss della camorra, vogliamo vedere adesso la stessa indignazione dei vertici della nostra Amministrazione e del Viminale, vogliamo capire se per le autorità dello Stato i morti sono tutti uguali o se qualcuno è più uguale di un altro, vogliamo comprendere se in questo nostro strano Paese chi si è affrettato a crocifiggere i poliziotti per un applauso tarocco oggi riesce a condannare senza se e senza ma le sceneggiate dell’Olimpico dove a godersi lo spettacolo c’erano anche il premier Matteo Renzi e il presidente del Senato, Pietro Grasso", afferma Gianni Tonelli, segretario generale del sindacato di polizia Sap.

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 16115.html
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Re: CATTIVI PENSIERI

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L’Italia in frantumi - 4

Solo un Paese alla deriva può permettere il finale del Caimano, dove solo ieri ha ribadito la sua intenzione di diventare padre della Patria.

Neppure Crozza era arrivato tanto.


David Lane: “Berlusconi a Londra sarebbe in galera. Renzi? Molta apparenza”

Video
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/05/ ... za/277421/

“Silvio Berlusconi? Gode di troppa libertà, in Inghilterra sarebbe in carcere”. David Lane è il giornalista dell’Economist che alla vigilia delle elezioni del 2001 scrisse il famoso servizio di copertina su Berlusconi “unfit”, inadatto a governare l’Italia.
(Tredici anni per capire che non era idoneo a governare. Era evidente senza il bisogno del prestigioso intervento dell'Economist. Adesso la storia si ripete con Renzi - ndt)

Ma, ospite al Festival del giornalismo di Perugia, a ilfattoquotidiano.it si dice anche convinto che oggi l’Economist non affronterebbe le spese di un’inchiesta così corposa. E Matteo Renzi? “Molta apparenza”. Dopo anni di interesse per la (mala)sorte della politica nostrana, oggi Lane preferisce dedicarsi allo “stile italiano”, dalla moda alle auto

di Lorenzo Galeazzi e Mario Portanova
4 maggio 2014
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Re: CATTIVI PENSIERI

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L’Italia in frantumi - 5



GLI ULTRÀ E IL CASO COPPA ITALIA, L’IMMAGINE CHE IL PAESE NON MERITA
Una vergogna da riscattare
di Beppe Severgnini


Che umiliazione, per il presidente del Consiglio e per il presidente del Senato: ostaggi di un energumeno in diretta televisiva. Che pena per le autorità sportive riunite all’Olimpico: impotenti davanti alla loro sconfitta. Che tristezza per i bambini che accompagnavano le squadre in campo: un giorno speciale rovinato così. Che vergogna per tutti noi, ammutoliti davanti ai televisori.

Lo spettacolo offerto, all’Italia e al mondo che ancora ha voglia di guardare, dalla finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli non è soltanto squallido. Puzza di pessimo passato prossimo. Quello che tutti, da Palazzo Chigi in giù, dicono di volersi lasciare alle spalle. Abbiamo una sola possibilità per redimerci. Fare in modo che cose del genere non accadano mai più. Il 3 maggio 2014 sia il capolinea della nostra vigliaccheria.


Basta sociologia, basta letteratura, basta piagnistei, basta paura. Basta leggi cervellotiche dai nomi complicati. Basta palliativi come il Daspo. Ha ragione Mario Sconcerti: allontanare i violenti dagli stadi è come tenere i ladri fuori dai supermercati. Ma questi ultimi si processano e si puniscono; per i violenti del calcio troviamo sempre qualche giustificazione. Sono passionali, sono spettacolari, sono divertenti, sono della nostra squadra! Storie: sono dei delinquenti, e noi siamo i loro ostaggi.
Gli stadi sono luoghi della vita italiana, e le partite sono momenti di festa: contenitori di ricordi, esercizi di umiltà, lezioni di vittoria e sconfitta. È intollerabile che qualcuno violenti tutto questo. Che giochi alla guerra perché, in fondo, si diverte. Il nostro silenzio è diventato assenso. Politica e forze di polizia, magistratura e autorità sportive, società e tifoserie: siamo tutti pavidi, patetici amanti del calcio.


È ora di reagire: l’Italia non è il pietoso impasto di fumogeni e arroganza che abbiamo visto sabato. L’Italia non è odio e pallottole e bande dementi. L’Italia non è questa. L’Italia è ancora il posto dove nessuno tiene armi in casa, e basta un sorriso a smontare la diffidenza. Prendete un treno, parlate con i viaggiatori. Gli italiani sono gente che fatica ma non odia, che sbaglia ma non distrugge, che sogna e ha pudore di ammetterlo.
Come può, quest’Italia normale, riconquistare lo sport che ama di più? Esiste un modo? Certo che esiste. Abolire qualsiasi reticolato, transenna, ingresso separato, treno speciale, presenza massiccia delle forze dell’ordine (hanno di meglio fare). Lo stadio è una festa, e alle feste non si va scortati dalla polizia. I biglietti si acquisteranno in rete o al botteghino, senza formalità, come al cinema o per un concerto. Ma se qualcuno sgarra - insulta, esplode, minaccia, colpisce, ferisce - dev’essere immediatamente fermato e punito. Come accade in una piazza o in qualunque altro posto.

I luoghi dello sport non sono extraterritoriali. Sono, ripetiamo, luoghi della vita. Tra i più belli, oltretutto. Lo sanno bene negli Stati Uniti, dove lo sport è una grande festa, una magnifica coreografia, un enorme business. Lo hanno capito in tutta Europa. Come hanno fatto gli inglesi a debellare gli hooligan ? Processi per direttissima negli stadi. Pene proporzionate, rapide, certe. Invece, in Italia, le pene sono sempre teoricamente drammatiche, praticamente lentissime, assolutamente incerte.

Abbia coraggio, Matteo Renzi, che ama il calcio e ha visto da vicino, sabato, cosa ne abbiamo fatto. Basta scenografie di guerra preventiva, basta impunità, nessuna nuova legge: basta e avanza il codice penale. Basta volere.
È una riforma che non costa niente, e cambierebbe tutto.

5 maggio 2014 | 07:40
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http://www.corriere.it/opinioni/14_magg ... 4fc3.shtml
camillobenso
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Re: CATTIVI PENSIERI

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L’Italia in frantumi - 6


Puntata esplosiva ad Agorà. Calcio più immigrazione. Perfino un mollaccione come P.G. Battista, diventa un contestatario del potere.
camillobenso
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Re: CATTIVI PENSIERI

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L’Italia in frantumi - 7


Il tempo su questo pianeta gioca un ruolo importante in molti settori. Nel campo della medicina, ad esempio, è un patrimonio comune dell'intera umanità la conoscenza che la trascuratezza dell'insorgenza di una patologia, nel tempo determina danni irreparabili ed irreversibili. Il cancro in modo particolare non concede sconti.

Gli effetti negativi della trascuratezza in politica sono molto, molto, molto simili a quelli riscontrati nel campo della medicina.

Il Padrino della Patria, è ritornato nelle ultime ore sul fatto che fosse stato King George ad obbligarlo alle dimissioni nel dicembre del 2014.

E ha fatto male perché doveva estrometterlo quando non ha fatto nulla per salvare il Paese al verificarsi della della crisi più grave del mondo Occidentale dopo quella del 1929.

L'ingrato poi omette volontariamente il salvataggio di King George, nell'estate del 2008, quando perdendo la faccia ha insistito nel ritenere Costituzionale quella porcata solenne del Lodo Alfano poi regolarmente bocciato dalla Consulta 15 mesi più tardi.

E lì King George lo ha salvato da condanna sicura nel processo Mills.

L'ingrato poi si dimentica che senza una pistola puntata alla schiena, di sua sponte, ha dichiarato il 3 dicembre 2011 alla stampa estera che in Italia non c'era la crisi, che alberghi, ristoranti e luoghi di villeggiatura erano pieni. In sostanza il paese del bengodi.

Con l'incarico a Mario Monti, il 70 % degli italiani ha creduto che fosse arrivato il momento di chiudere con il Padrino.

Non è stato così. Trenta mesi dopo siamo ancora in presenza di questa palla al piede che non consente di voltare pagina chiudendo la seconda Repubblica ed il ventennio berlusconiano.

Dal Corriere.it


Berlusconi di nuovo in televisione
«Diventerò il padre della patria»

Il leader di Forza Italia a «In mezz’ora» ammette di essere in «un momento difficile» e pronostica il successo alle Europee. Domenica scorsa era ospite di «Domenica Live»
di Redazione Online


Seconda domenica pomeriggio di fila in televisione per Silvio Berlusconi. Il 77enne leader di Forza Italia è stato intervistato da Lucia Annunziata nella trasmissione «In mezz’ora», su Rai tre, a una settimana dal suo intervento a «Domenica Live» su Canale 5. «Sarò mondato e diventerò un padre della patria - ha detto sicuro di sé come sempre l’ex cavaliere -. Credo che il destino mi abbia messo nelle condizioni di essere l’uomo del grande cambiamento per il nostro Paese». Durante l’intervista Berlusconi ha ammesso poi di essere «in un periodo difficile» ma «non sono depresso», ha precisato. Anzi, «questo è un periodo eroico» ha detto riferendosi alle sue vicende giudiziarie (il prossimo 9 maggio inizierà l’affidamento ai servizi sociali come pena alternativa al carcere dopo la condanna per frode fiscale). Ha poi pronosticato che alle Europee Forza Italia avrà «un buon risultato, sicuramente superiore al 25% che, aumentato dagli altri partiti, dovrebbe portare il centrodestra a prevalere in una futura tornata per le elezioni nazionali sul centrosinistra». Berlusconi ha quindi smentito la frase sul cero da lui pronunciata una settimana fa, quando a Milano aveva presentato i candidati di Fi: «Anche questa frase del cero che vorrei accendere se arrivassimo al 20% è assolutamente inventata»

Berlusconi: "Alle Europee superiamo 25 per cento"
http://video.corriere.it/berlusconi-all ... 752493b296

«Avevo speranze su Renzi ma sono deluso»
«Non pensavo di dover ritornare a occuparmi in prima fila della politica e del mio paese - ha continuato l’ex premier - ci sono dovuto ritornare perché quando dovetti dare forzatamente dimissioni autorevolmente consigliato dall’attuale presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, decisi di lasciare Pdl nelle mani di Alfano e di altri e mi occupai di quello di cui mi piacerebbe occuparmi in futuro, del mio Milan, dell’università della Libertà, di costruire ospedali nei paesi poveri del mondo per i bambini. Ma sono stato di forza richiamato». Poi ha rinnovato l’attacco al premier Renzi: «Voglio vedere quale sarà il tragitto futuro di Renzi perché avevo delle speranze su di lui e sono piuttosto deluso». E ha sentenziato: «Non dura al di là di un anno, un anno e mezzo, la situazione generale dell’economia imporrà un cambiamento nella classe dirigente e di governo» con una nuova «che sappia anche affrontare i rapporti con l’Ue». L’ex sindaco di Firenze, ha aggiunto, «ha un deficit di credibilità democratica». A proposito della riforma del Senato il leader di Fi ha ribadito anche su Rai tre che se il testo non cambierà sarà bocciato. «Si è parlato tanto di riforme ma ora si parla solo della riforma del Senato - ha detto - Renzi in Consiglio dei ministri, senza consultarci, ha presentato un’ipotesi del Senato inaccettabile: è tutta da ridiscutere, io non credo che arriveranno a presentarla perché sanno che sarà bocciata».
«Sull’Ucraina sbagliano Ue, Nato e Usa»
Non è mancato anche un accenno alla politica estera con Berlusconi che si è schierato dalal parte dell’amico Putin a proposito della crisi con Kiev. «Sull’Ucraina stanno facendo molto male l’Unione europea, i Paesi della Nato e gli Usa - ha dichiarato il presidente di Forza Italia -. Andando avanti con questa pretesa di imporre sanzioni si rischia di tornare alla guerra fredda che finì soltanto grazie al mio intervento». Riguardo alla sua reputazione fuori dall’Italia Berlusconi ha aggiunto: «Io non ero affatto criticato dagli ambienti internazionali più importanti con i quali ho tutt’ora ottimi rapporti: con i vertici Usa, con la Federazione russa e con tanti colleghi in altri Paesi».
«Marina leader perfetto ma spero non accada»
Silvio e Marina Berlusconi (LaPresse)
Silvio e Marina Berlusconi (LaPresse)
Quali qualità ha Marina Berlusconi? ha chiesto l’intervistatrice in riferimento a un’eventuale futura discesa in politica della presidente Fininvest e figlia dell’ex premier. «Le ha tutte perché ha un grandissimo intuito immediato, è più veloce come tutte le donne rispetto a tutti gli uomini. Ha una grande preparazione perché è stata alla testa di un’impresa con migliaia e migliaia di collaboratori. Ha una disciplina di studio e di vita ragguardevole ed è, come me, innamorata della libertà». Sarebbe «un leader perfetto - ha ripetuto - ma spero non accada».
«Il controllo della polizia? Non è stato umiliante»
A proposito del controllo di routine della polizia del 30 aprile dopo le 23 nella residenza romana di Silvio Berlusconi a palazzo Grazioli , il leader di Fi ha detto che «non è stato umiliante». «Io sono di mio di grande umiltà - ha spiegato -. I militari adempiono ad un loro dovere e non c’è stato nulla che sia stato spiacevole veramente». «È chiaro - è andato avanti Berlusconi - che per una persona come il sottoscritto, che ha ritenuto di dover cambiare la propria vita 20 anni fa e che per 20 anni è stato impegnato in una battaglia per la democrazia e la libertà, sentirsi limitato nella sua libertà non fa piacere».
Fuori programma con Salvini
Roberto Calderoli e Silvio Berlusconi (Ansa)
Roberto Calderoli e Silvio Berlusconi (Ansa)
L’ex cavaliere, contrariamente a quanto stabilito, ha poi deciso di rimanere in trasmissione dopo la fine della sua intervista per intervenire anche nello spazio dedicato al leader della Lega Nord Matteo Salvini, in collegamento da Pontida. «Ha ragione quando dice che l’euro ci ha procurato tutti questi guai, ci ha fortemente penalizzati - ha detto Berlusconi -. Salvini ha molte ragioni, ma dico che uscire così dall’euro ora sarebbe un fatto avventuristico». «La invito ad Arcore - ha aggiunto però il presidente azzurro rivolto al segretario del Carroccio - magari mi convince». Sul finale, dopo essersi confrontato con Salvini sulle politiche italiane rispetto ai migranti («I nostri governi insieme alla Lega avevano risolto il problema dell’immigrazione» e «Cancellare la Bossi-Fini è stato un grande errore, ma mantenerla in vigore non avrebbe risolto nulla») e aver ripreso la questione Senato («Sono in contatto quasi quotidiano con Calderoli, stiamo cercando una soluzione ragionevole al futuro Senato»), l’ex premier ha ammesso con amara autoironia: «Lo invidio molto perché può girare l’Italia, io in molti posti non ci posso più andare».
4 maggio 2014 | 14:52
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