TANGENTOPOLI - 2
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TANGENTOPOLI - 2
La politica cerca di tirarsi fuori, ma Paolo Colonnello (giudiziaria de La Stampa), Flavia Perina, Prof. Campi, Specchia di Libero, Marco Damilano a Omnibus raccontano un’altra storia.
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Inchiesta Expo e sanità. Bersani: “Al telefono millantano, la coop non sono io”
Parla l'ex segretario del Pd dopo la bufera giudiziaria che a Milano ha svelato una cupola per gestire appalti e affari. E sulle intercettazioni che o tirano in ballo dice: "E' tutto falso"
di Marco Lillo | 10 maggio 2014
Bersani si indigna per le conversazioni intercettate nelle quali l’ex parlamentare di Forza Italia Gianstefano Frigerio lo tira in ballo più volte: “È tutto falso” dice al Fatto Quotidiano.
L’ex segretario del Pd è molto meno deciso quando gli si chiede di stigmatizzare il comportamento diClaudio Levorato, presidente di Manutencoop, un colosso da un miliardo di fatturato e 15 mila dipendenti. Per Bersani “le indagini vanno fatte, ma questo polverone rischia di danneggiare il Pd alle elezioni”.
Frigerio nel settembre del 2012 dice ad Antonio Rognoni, direttore di Infrastrutture Lombarde poi arrestato, di avere parlato con lei dell’appalto della Città della Salute. Una torta di circa 320 milioni.
Le avrebbe detto: ‘A sinistra che fate?’. Poi fa il nome della coop rossa Manutencoop. Lei cosa dice al riguardo?
Io smentisco totalmente. Non ho mai detto una cosa del genere è totalmente fuori dal mio linguaggio. Io non ho mai incontrato Frigerio. È pura invenzione.
Manutencoop però poi si allea con le imprese sponsorizzate da Frigerio per quella gara. A novembre del 2013 il presidente Levorato e Frigerio parlano mentre sono intercettati. Da un lato si accordano per la gara della Città della salute, competenza di Rognoni. E dall’altro pensano di farlo nominare in una società a Roma, magari all’Anas grazie ai politici amici. Lei che ne dice?
Io dico che spesso nel mondo degli affari si riempono la bocca di cose che poi non si fanno. Mi pare sconveniente che parlino di nomine ma da lì a passare ai fatti ce ne corre.
Da uomo di sinistra lei non pensa che Levorato si debba dimettere per il bene di Manutencoop?
Ahahahah, oh Signore, io dovrei chiedere che Levorato si dimetta? E perché?
Forse perché un ex deputato condannato di Forza Italia gli dice: “Vanno attivati tutti i collegamenti che lei e io abbiamo … sul quadro politico” per sponsorizzare la nomina a Roma di Rognoni. E aggiunge: “Questo può essere un elemento che ci aiuta ad apprezzare il nostro progetto”. Levorato non si indigna e anzi, secondo i pm assicura il suo sostegno all’operazione. Lei dovrebbe almeno dire: ‘Levorato non si permetta più di occuparsi di nomine che spettano al Pd’.
Le nomine dell’Anas non spettano nemmeno al Pd ma mi pare al ministro delle Infrastrutture e lei può chiedere a Lupi se gli ho mai fatto un nome per le nomine. Manutencoop ha un suo consiglio di amministrazione, cosa c’entro io con le dimissioni? Poi non siamo in presenza di un reato.
Levorato è indagato
Sarà pure indagato. Se la magistratura accerta reati trarremo le conseguenze.
Secondo lei non è grave di per sé incontrare Frigerio per parlare di quelle cose?
Io non lo incontrerei per il mestiere che faccio e non l’ho incontrato ma non mi faccia fare il giudice, non è il mio mestiere.
Non se la sente di scaricare un vecchio compagno del Pci?
Io l’ho sempre conosciuto da manager di una grande impresa cooperativa e mi risulta sia un manager che ha portato risultati ed è stimato. Lo incrocio una volta l’anno. Ora se poi volete tirare fuori ancora il Pci e le coop e Greganti, fate pure ma è archeologia.
Archeologia mica tanto. Il ministro dello Sviluppo del governo Renzi è l’ex presidente della Legacoop. Secondo lei, questa storia può essere imbarazzante per Poletti?
Certo, sono storie molto amare che aumentano il distacco tra cittadini e politica.
L’indagine potrà danneggiare il Pd alle elezioni?
Già è successo col Monte dei Paschi: abbiamo perso un bel po’ di punti e poi s’è visto che era un polverone. Io sogno una campagna elettorale in cui si parli di come aumentare i posti di lavoro. Le indagini vanno fatte ma le strumentalizzazioni inevitabilmente aumenteranno il distacco dei cittadini dalla politica.
Non è solo un polverone: il capo della coop rossa di Bologna, con Primo Greganti e Frigerio, uomo di Forza Italia già condannato per le mazzette, parlano di affari da 300 milioni e delle nomine dell’Anas. Si rende conto che queste intercettazioni sono un assist a Grillo? Cosa dice a chi grida: “Sono tutti uguali”?
Grillo dirà quello che vuole. Ma lei mette una simbologia in questa domanda che non condivido. Come se dietro Manutencoop ci fosse il centrosinistra e dietro Frigerio ci fosse il centrodestra.
Non lo dico io, lo dicono loro. Levorato e Frigerio parlano di intervenire sui loro amici nel governo proprio mentre si discute di nomine e appalti.
Sarà che a forza di dirlo voi, ormai ci credono pure loro. Io non la seguo. Vengo dall’Emilia e so che le coop sono imprese come le altre. Poi c’era il Pci che era una cosa diversa. Se voi continuate a pensare che le coop siano la longa manus dei partiti io non posso farci nulla.
da Il Fatto Quotidiano del 10 maggio 2014
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... io/980595/
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Inchiesta Expo e sanità. Bersani: “Al telefono millantano, la coop non sono io”
Parla l'ex segretario del Pd dopo la bufera giudiziaria che a Milano ha svelato una cupola per gestire appalti e affari. E sulle intercettazioni che o tirano in ballo dice: "E' tutto falso"
di Marco Lillo | 10 maggio 2014
Bersani si indigna per le conversazioni intercettate nelle quali l’ex parlamentare di Forza Italia Gianstefano Frigerio lo tira in ballo più volte: “È tutto falso” dice al Fatto Quotidiano.
L’ex segretario del Pd è molto meno deciso quando gli si chiede di stigmatizzare il comportamento diClaudio Levorato, presidente di Manutencoop, un colosso da un miliardo di fatturato e 15 mila dipendenti. Per Bersani “le indagini vanno fatte, ma questo polverone rischia di danneggiare il Pd alle elezioni”.
Frigerio nel settembre del 2012 dice ad Antonio Rognoni, direttore di Infrastrutture Lombarde poi arrestato, di avere parlato con lei dell’appalto della Città della Salute. Una torta di circa 320 milioni.
Le avrebbe detto: ‘A sinistra che fate?’. Poi fa il nome della coop rossa Manutencoop. Lei cosa dice al riguardo?
Io smentisco totalmente. Non ho mai detto una cosa del genere è totalmente fuori dal mio linguaggio. Io non ho mai incontrato Frigerio. È pura invenzione.
Manutencoop però poi si allea con le imprese sponsorizzate da Frigerio per quella gara. A novembre del 2013 il presidente Levorato e Frigerio parlano mentre sono intercettati. Da un lato si accordano per la gara della Città della salute, competenza di Rognoni. E dall’altro pensano di farlo nominare in una società a Roma, magari all’Anas grazie ai politici amici. Lei che ne dice?
Io dico che spesso nel mondo degli affari si riempono la bocca di cose che poi non si fanno. Mi pare sconveniente che parlino di nomine ma da lì a passare ai fatti ce ne corre.
Da uomo di sinistra lei non pensa che Levorato si debba dimettere per il bene di Manutencoop?
Ahahahah, oh Signore, io dovrei chiedere che Levorato si dimetta? E perché?
Forse perché un ex deputato condannato di Forza Italia gli dice: “Vanno attivati tutti i collegamenti che lei e io abbiamo … sul quadro politico” per sponsorizzare la nomina a Roma di Rognoni. E aggiunge: “Questo può essere un elemento che ci aiuta ad apprezzare il nostro progetto”. Levorato non si indigna e anzi, secondo i pm assicura il suo sostegno all’operazione. Lei dovrebbe almeno dire: ‘Levorato non si permetta più di occuparsi di nomine che spettano al Pd’.
Le nomine dell’Anas non spettano nemmeno al Pd ma mi pare al ministro delle Infrastrutture e lei può chiedere a Lupi se gli ho mai fatto un nome per le nomine. Manutencoop ha un suo consiglio di amministrazione, cosa c’entro io con le dimissioni? Poi non siamo in presenza di un reato.
Levorato è indagato
Sarà pure indagato. Se la magistratura accerta reati trarremo le conseguenze.
Secondo lei non è grave di per sé incontrare Frigerio per parlare di quelle cose?
Io non lo incontrerei per il mestiere che faccio e non l’ho incontrato ma non mi faccia fare il giudice, non è il mio mestiere.
Non se la sente di scaricare un vecchio compagno del Pci?
Io l’ho sempre conosciuto da manager di una grande impresa cooperativa e mi risulta sia un manager che ha portato risultati ed è stimato. Lo incrocio una volta l’anno. Ora se poi volete tirare fuori ancora il Pci e le coop e Greganti, fate pure ma è archeologia.
Archeologia mica tanto. Il ministro dello Sviluppo del governo Renzi è l’ex presidente della Legacoop. Secondo lei, questa storia può essere imbarazzante per Poletti?
Certo, sono storie molto amare che aumentano il distacco tra cittadini e politica.
L’indagine potrà danneggiare il Pd alle elezioni?
Già è successo col Monte dei Paschi: abbiamo perso un bel po’ di punti e poi s’è visto che era un polverone. Io sogno una campagna elettorale in cui si parli di come aumentare i posti di lavoro. Le indagini vanno fatte ma le strumentalizzazioni inevitabilmente aumenteranno il distacco dei cittadini dalla politica.
Non è solo un polverone: il capo della coop rossa di Bologna, con Primo Greganti e Frigerio, uomo di Forza Italia già condannato per le mazzette, parlano di affari da 300 milioni e delle nomine dell’Anas. Si rende conto che queste intercettazioni sono un assist a Grillo? Cosa dice a chi grida: “Sono tutti uguali”?
Grillo dirà quello che vuole. Ma lei mette una simbologia in questa domanda che non condivido. Come se dietro Manutencoop ci fosse il centrosinistra e dietro Frigerio ci fosse il centrodestra.
Non lo dico io, lo dicono loro. Levorato e Frigerio parlano di intervenire sui loro amici nel governo proprio mentre si discute di nomine e appalti.
Sarà che a forza di dirlo voi, ormai ci credono pure loro. Io non la seguo. Vengo dall’Emilia e so che le coop sono imprese come le altre. Poi c’era il Pci che era una cosa diversa. Se voi continuate a pensare che le coop siano la longa manus dei partiti io non posso farci nulla.
da Il Fatto Quotidiano del 10 maggio 2014
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... io/980595/
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Re: TANGENTOPOLI - 2
La vox populi:
foradibal • 6 minuti fa
Pierluigi non fare la "zoccoletta" come "Fonzie" !
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socio lucio • 6 minuti fa
meritiamo la fine che stiamo facendo, soprattutto se il pd prenderà più del 20% alle prossime elezioni europee.
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pablito • 6 minuti fa
"Come se dietro Manutencoop ci fosse il centrosinistra e dietro Frigerio ci fosse il centrodestra."
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aldo • 7 minuti fa
decidi dc ?
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aldo • 8 minuti fa
la farinetta del diavolo va tutta in crusca
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TULUNDRUUM • 15 minuti fa
L' EXPO è uno dei migliori motivi per non fare la TAV...
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challenger • 15 minuti fa
Due poteri fantomatici, non rappresentano ne dx e ne sx, vengono chiamati così per comodo, Berlusconi un ducetto fatto su alla buona per arricchire se stesso ed i suoi amici, De Benedetti uguale altrettanto, in questi 22 anni non abbiamo fatto altro che ad assistere una lotta tra questi due gruppi che di politica non hanno assolutamente nulla, ma questo è un bipolarismo manipolato con compiacenza dei media, chi ha più parlatina mediatica si attira la maggior parte dell'elettorato che inconsapevole ed ingenuamente li votano. Si fanno leggi a personam per tali scopi, poi vedi la legge elettorale che con Renzi rimane un porcellum modificato, non ne vogliono sapere di fare una legge elettorale veramente democratica, non è che servirebbero molti studi per farla.
Questi furfanti tramano sottobanco quello che devono fare, mentre nelle campagne elettorali dicono mediaticamente quello che i cittadini pensano per poi fare quello che vogliono loro.
Buttarli fuori a pedate sarebbe poco, oppure fare una bella rivoluzione civile, andando avanti di questo passo non mancherà molto!
Molto meglio i vecchi partiti dove le se le davano di santa ragione senza sotterfugi.
Basta populismi!!!
Si torni alla lotta di classe!!
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socio lucio • 17 minuti fa
-io non ho mai incontrato frigerio. È pura invenzione.
-ruby, mai detto fosse nipote mubarak
-non ho mai alzato il dito medio verso i tifosi
-non sono mai andato in vacanza con i soldi degli altri
-mi hanno comprato la casa, ma a mia insaputa
-etc., etc.,etc..........
che fede profonda hanno ancora alcuni italiani per credere a questi signori !!!!!!!
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miomao70 • 18 minuti fa
Certo... millantano, millantano...
E li dove stavano chi ce li ha piazzati?
Il loro curriculum da spavento?
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Davide Lucciano • 19 minuti fa
Vai che il 25 maggio si avvicina. Tutti a casa!! W movimento 5 stelle
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Alessandro Farina • 21 minuti fa
"Ahahahah, oh Signore, io dovrei chiedere che Levorato si dimetta? E perché?"
Questa risposta contiene la summa di tutti i problemi della politica italiana, mai una volta che questa risponda alla giustizia in anticipo, senza aspettare come si fa sempre ,in nome del garantismo (una volta era un male esclusivo della destra) che la polizia venga a bussare alla porta, il concetto di opportunita' da tempo dato per scontato negli altri paesi, qui semplicemente non va di moda.
E siamo contenti, signor Bersani che sia di buon umore.
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Salvatore Fasola • 21 minuti fa
Caro Bersani da grillino io voglio credere alla tua buona fede, ma se è tale allora mi aspetto una querela da parte tua. Se così non fosse, la tua credibilità, da ex elettore del PD, ti posso solo dire, che se ne va a p...ane, come si usa dire, e quindi ti suggerisco di andare a fanc....
2 • Rispondi•Condividi ›
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LaMiaSuperOpinione • 22 minuti fa
Giornalisti del fatto, non convincete gli elettori pddini a cambiare opinione raccontando frottole., state pur certi,
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fabry51 • 23 minuti fa
E da questo ultimo atto di disonestà penso nasca il nuovo partito del centro-destra-sinistra.......FDS ( Forza Democratica di Sinistra)
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ilfaro1 • 25 minuti fa
Ma Bersani sa di cosa parla ? forse si dimentica che il PD è a capo di un impero finanziario che nel nostro paese non ha eguali ed è formato da: MPS, UnipolSai, CCC, CMB, Coop, Manutencoop ecc. ecc.
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mhie • 25 minuti fa
la coop non sono io, certo siete voi del pd...
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Interventizio • 27 minuti fa
Bersani è stato beccato con il sorcio in bocca e dice quello che dicono tutti: "Non ho detto e fatto niente, si sono inventati tutto."
La classe dirigente della DC fu ripulita dopo le indagini del'92; quella del Pc/Pds/Ds/Pd ha ancora tutti i ladri di allora in pancia, grazie all'omertà di Primo Greganti. Berlusconi lo sa e lo può provare, per questo ricatta con successo gli ex-comunisti da 20 anni.
Il Pd è il vero partito dell'illegalità.
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foradibal • 6 minuti fa
Pierluigi non fare la "zoccoletta" come "Fonzie" !
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socio lucio • 6 minuti fa
meritiamo la fine che stiamo facendo, soprattutto se il pd prenderà più del 20% alle prossime elezioni europee.
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pablito • 6 minuti fa
"Come se dietro Manutencoop ci fosse il centrosinistra e dietro Frigerio ci fosse il centrodestra."
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aldo • 7 minuti fa
decidi dc ?
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aldo • 8 minuti fa
la farinetta del diavolo va tutta in crusca
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TULUNDRUUM • 15 minuti fa
L' EXPO è uno dei migliori motivi per non fare la TAV...
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challenger • 15 minuti fa
Due poteri fantomatici, non rappresentano ne dx e ne sx, vengono chiamati così per comodo, Berlusconi un ducetto fatto su alla buona per arricchire se stesso ed i suoi amici, De Benedetti uguale altrettanto, in questi 22 anni non abbiamo fatto altro che ad assistere una lotta tra questi due gruppi che di politica non hanno assolutamente nulla, ma questo è un bipolarismo manipolato con compiacenza dei media, chi ha più parlatina mediatica si attira la maggior parte dell'elettorato che inconsapevole ed ingenuamente li votano. Si fanno leggi a personam per tali scopi, poi vedi la legge elettorale che con Renzi rimane un porcellum modificato, non ne vogliono sapere di fare una legge elettorale veramente democratica, non è che servirebbero molti studi per farla.
Questi furfanti tramano sottobanco quello che devono fare, mentre nelle campagne elettorali dicono mediaticamente quello che i cittadini pensano per poi fare quello che vogliono loro.
Buttarli fuori a pedate sarebbe poco, oppure fare una bella rivoluzione civile, andando avanti di questo passo non mancherà molto!
Molto meglio i vecchi partiti dove le se le davano di santa ragione senza sotterfugi.
Basta populismi!!!
Si torni alla lotta di classe!!
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socio lucio • 17 minuti fa
-io non ho mai incontrato frigerio. È pura invenzione.
-ruby, mai detto fosse nipote mubarak
-non ho mai alzato il dito medio verso i tifosi
-non sono mai andato in vacanza con i soldi degli altri
-mi hanno comprato la casa, ma a mia insaputa
-etc., etc.,etc..........
che fede profonda hanno ancora alcuni italiani per credere a questi signori !!!!!!!
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miomao70 • 18 minuti fa
Certo... millantano, millantano...
E li dove stavano chi ce li ha piazzati?
Il loro curriculum da spavento?
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Davide Lucciano • 19 minuti fa
Vai che il 25 maggio si avvicina. Tutti a casa!! W movimento 5 stelle
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Alessandro Farina • 21 minuti fa
"Ahahahah, oh Signore, io dovrei chiedere che Levorato si dimetta? E perché?"
Questa risposta contiene la summa di tutti i problemi della politica italiana, mai una volta che questa risponda alla giustizia in anticipo, senza aspettare come si fa sempre ,in nome del garantismo (una volta era un male esclusivo della destra) che la polizia venga a bussare alla porta, il concetto di opportunita' da tempo dato per scontato negli altri paesi, qui semplicemente non va di moda.
E siamo contenti, signor Bersani che sia di buon umore.
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Salvatore Fasola • 21 minuti fa
Caro Bersani da grillino io voglio credere alla tua buona fede, ma se è tale allora mi aspetto una querela da parte tua. Se così non fosse, la tua credibilità, da ex elettore del PD, ti posso solo dire, che se ne va a p...ane, come si usa dire, e quindi ti suggerisco di andare a fanc....
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LaMiaSuperOpinione • 22 minuti fa
Giornalisti del fatto, non convincete gli elettori pddini a cambiare opinione raccontando frottole., state pur certi,
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fabry51 • 23 minuti fa
E da questo ultimo atto di disonestà penso nasca il nuovo partito del centro-destra-sinistra.......FDS ( Forza Democratica di Sinistra)
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ilfaro1 • 25 minuti fa
Ma Bersani sa di cosa parla ? forse si dimentica che il PD è a capo di un impero finanziario che nel nostro paese non ha eguali ed è formato da: MPS, UnipolSai, CCC, CMB, Coop, Manutencoop ecc. ecc.
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mhie • 25 minuti fa
la coop non sono io, certo siete voi del pd...
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Interventizio • 27 minuti fa
Bersani è stato beccato con il sorcio in bocca e dice quello che dicono tutti: "Non ho detto e fatto niente, si sono inventati tutto."
La classe dirigente della DC fu ripulita dopo le indagini del'92; quella del Pc/Pds/Ds/Pd ha ancora tutti i ladri di allora in pancia, grazie all'omertà di Primo Greganti. Berlusconi lo sa e lo può provare, per questo ricatta con successo gli ex-comunisti da 20 anni.
Il Pd è il vero partito dell'illegalità.
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Re: TANGENTOPOLI - 2
Flavia Perina
Renzi non è implicato nella nuova Tangentopoli milanese perché le nomine non sono sue, ma da martedì quando andrà a Milano per vedere meglio da vicino, il tutto diventerà a carico suo.
Ci sono implicati anche sottosegretari.
***
A cui aggiungerei anche ministri.
^^^^^^^
Maroni dichiara che vuole più soldi o salta tutto.
******
Nel giorno in cui scattano gli arresti, in serata alla Camera è stato infilato il solito emendamento omnibus per l'aumento delle accise della benzina per pagare il Comune di Milano per l'Expò.
Dire che questa è una situazione esplosiva è dire poco.
Renzi non è implicato nella nuova Tangentopoli milanese perché le nomine non sono sue, ma da martedì quando andrà a Milano per vedere meglio da vicino, il tutto diventerà a carico suo.
Ci sono implicati anche sottosegretari.
***
A cui aggiungerei anche ministri.
^^^^^^^
Maroni dichiara che vuole più soldi o salta tutto.
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Nel giorno in cui scattano gli arresti, in serata alla Camera è stato infilato il solito emendamento omnibus per l'aumento delle accise della benzina per pagare il Comune di Milano per l'Expò.
Dire che questa è una situazione esplosiva è dire poco.
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Re: TANGENTOPOLI - 2
Cantone: “Cancellare Expo? Una sconfitta. Tangentopoli non ci ha insegnato nulla”
Raffaele Cantone, magistrato anticamorra e neopresidente del'Autorità anticorruzione
Per la verità nulla ci mai insegnato nulla. Dobbiamo ammetterlo, siamo ancora una società primitiva un poco più evoluta di quella di 8mila anni fa. Certamente fortemente più evoluta sotto l'aspetto tecnologico, ma il bagaglio umano dell'oggi è quello di allora.
I difetti di fondo non siamo in grado di superarli.
Ci uccidiamo ancora oggi con grande soddisfazione. Abbiamo detto basta con le guerre dopo il disastro immane della prima guerra mondiale e abbiamo fondato la Società delle Nazioni. Ma nel 1939 eravamo da capo con un disastro ancora peggiore.
E di nuovo ci siamo affidati all'Onu, che risolve ben poco. Nell'ottobre del 1962 abbiamo sfiorato la terza guerra mondiale solo per un soffio. Solo per 2 ore di differenza.
E se questo non è avvenuto lo dobbiamo all'intervento di Papa Roncalli, Giovanni XXIII, che si spese in prima persona per evitare il primo conflitto atomico.
Due ore dopo le sue pressioni sul Cremlino, le navi russe che trasportavano i missili destinati a Cuba invertivano la rotta e rientravano alle loro basi.
La corruzione che ci accompagna dalle origini è peggio, molto peggio della peste che almeno siamo stati in grado di debellare, non sappiamo farne a meno.
**************
Cantone: “Cancellare Expo? Una sconfitta. Tangentopoli non ci ha insegnato nulla”
Il magistrato antimafia, chiamato dal premier Matteo Renzi a seguire i lavori della rassegna internazionale del 2015, in un'intervista al Mattino spiega: "I partiti sono ancora in preda del malcostume. E l'opinione pubblica è spesso distratta"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 12 maggio 2014Commenti (896)
La più grande sconfitta per la democrazia? Cancellare Expo. Perché “sarebbe come ammettere che l’illegalità ha vinto”. Quindi, nonostante gli scandali che hanno travolto i vertici dell’evento milanese, “bisogna andare avanti e il governo ci mette la faccia”. Il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone, chiamato dal premier Matteo Renzi a seguire i lavori dell’Expo, in un’intervista al Mattino chiede alla politica di “rialzare la guardia”. E non è soltanto il caso scoppiato in Lombardia che deve sollecitare la politica a operare sul tema della prevenzione.
Video
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... la/981579/
Infatti, Cantone ravvisa un “filo comune” tra le vicende della rassegna internazionale 2015, Silvio Berlusconi ai servizi sociali, l’arresto di Claudio Scajola e la condanna definitiva e la richiesta di estradizione dal Libano per Marcello Dell’Utri.
“La politica tarda a liberarsi da un diffuso malcostume. Non so se si tratta di un fallimento politico. Di certo in questi anni si è sbagliato a non lavorare abbastanza sulla prevenzione. Si è clamorosamente abbassato il livello di guardia di fronte a certi fenomeni. L’abbassamento della guardia – aggiunge l’ex magistrato – è anche il frutto di un’opinione pubblica spesso distratta” e che “su alcuni temi si è rivelata eccessivamente ondeggiante”. Perché, se a fronte di alcuni episodi “c’è stata grandissima attenzione, finanche con rigurgiti di moralismo“, in altri “si è stati del tutto incapaci di indignazione”.
Alla luce degli scandali che hanno travolto Expo, il magistrato ricorda Mani Pulite e traccia differenze e parallelismi. “Tangentopoli non ci ha insegnato nulla – dice-. Tornano alla ribalta personaggi già condannati: il peggio poteva essere scongiurato”, spiega il magistrato, secondo cui “i partiti hanno grandi responsabilità perché non hanno saputo attrezzarsi con delle regole chiare di finanziamento trasparente.
La trasparenza – sottolinea – è l’anticorpo più potente nei confronti del malaffare“.
Ed è convinto che il controllo pubblico non sia sinonimo di ritardi e inefficienze, perché “si può tranquillamente mettere in campo una rete di controlli efficace, intelligente, agile e non burocratica, purché ci sia davvero trasparenza”.
Ricorda che alcuni “personaggi già condannati per corruzione” sono “arrivati a ritagliarsi un ruolo, non di diritto ma di fatto, per incidere nuovamente nell’assegnazione e nella gestione degli appalti”. Non solo “Uno di questi soggetti era riuscito a farsi candidare ed eleggere in Parlamento (Gianstefano Frigerio, ndr), nonostante la precedente condanna per corruzione”.
Un passaggio che è avvenuto “davanti a tutti e nel disinteresse generale”. Ed è proprio questa, secondo Cantone, l’anomalia italiana. Ma, a differenza del 1992, “lo scenario “è indubbiamente cambiato: oggi – prosegue – esistono gruppi di potere o di pressione del tutto autonomi dalla politica, ovvero che rispondono ai partiti ma piuttosto ne influenzano l’attività politica”.
Si tratta quindi di una situazione “molto diversa dal passato”, perché “adesso alcuni manager, invece di essere espressione dei partiti, utilizzano la politica”.
Al Mattino Cantone parla anche della legge Severino che“ha il merito di alzare il livello di attenzione nella pubblica amministrazione, e la parte migliore è quella riguardante la prevenzione”. Tuttavia “sta creando problemi lo sdoppiamento del reato di concussione”. Precisa anche che tracciare oggi un bilancio della legge è troppo prematuro, perché “nella lotta alla corruzione certi cambiamenti non possono verificarsi dall’oggi al domani. Soprattutto – puntualizza – se ci sono pezzi di classe dirigente, magari anche trasversale ai partiti e legata al mondo economico e finanziario, che si è resa responsabile di un abbassamento del livello di controllo da parte dello Stato”.
Nonostante gli scandali, però,”l’unica cosa da non fare è cancellare Expo. Sarebbe la più grande sconfitta per la democrazia, sarebbe come ammettere che l’illegalità ha vinto. Bisogna andare avanti e il governo ci mette la faccia”. In più “la comunità internazionale ci guarda”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... la/981579/
Raffaele Cantone, magistrato anticamorra e neopresidente del'Autorità anticorruzione
Per la verità nulla ci mai insegnato nulla. Dobbiamo ammetterlo, siamo ancora una società primitiva un poco più evoluta di quella di 8mila anni fa. Certamente fortemente più evoluta sotto l'aspetto tecnologico, ma il bagaglio umano dell'oggi è quello di allora.
I difetti di fondo non siamo in grado di superarli.
Ci uccidiamo ancora oggi con grande soddisfazione. Abbiamo detto basta con le guerre dopo il disastro immane della prima guerra mondiale e abbiamo fondato la Società delle Nazioni. Ma nel 1939 eravamo da capo con un disastro ancora peggiore.
E di nuovo ci siamo affidati all'Onu, che risolve ben poco. Nell'ottobre del 1962 abbiamo sfiorato la terza guerra mondiale solo per un soffio. Solo per 2 ore di differenza.
E se questo non è avvenuto lo dobbiamo all'intervento di Papa Roncalli, Giovanni XXIII, che si spese in prima persona per evitare il primo conflitto atomico.
Due ore dopo le sue pressioni sul Cremlino, le navi russe che trasportavano i missili destinati a Cuba invertivano la rotta e rientravano alle loro basi.
La corruzione che ci accompagna dalle origini è peggio, molto peggio della peste che almeno siamo stati in grado di debellare, non sappiamo farne a meno.
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Cantone: “Cancellare Expo? Una sconfitta. Tangentopoli non ci ha insegnato nulla”
Il magistrato antimafia, chiamato dal premier Matteo Renzi a seguire i lavori della rassegna internazionale del 2015, in un'intervista al Mattino spiega: "I partiti sono ancora in preda del malcostume. E l'opinione pubblica è spesso distratta"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 12 maggio 2014Commenti (896)
La più grande sconfitta per la democrazia? Cancellare Expo. Perché “sarebbe come ammettere che l’illegalità ha vinto”. Quindi, nonostante gli scandali che hanno travolto i vertici dell’evento milanese, “bisogna andare avanti e il governo ci mette la faccia”. Il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone, chiamato dal premier Matteo Renzi a seguire i lavori dell’Expo, in un’intervista al Mattino chiede alla politica di “rialzare la guardia”. E non è soltanto il caso scoppiato in Lombardia che deve sollecitare la politica a operare sul tema della prevenzione.
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Infatti, Cantone ravvisa un “filo comune” tra le vicende della rassegna internazionale 2015, Silvio Berlusconi ai servizi sociali, l’arresto di Claudio Scajola e la condanna definitiva e la richiesta di estradizione dal Libano per Marcello Dell’Utri.
“La politica tarda a liberarsi da un diffuso malcostume. Non so se si tratta di un fallimento politico. Di certo in questi anni si è sbagliato a non lavorare abbastanza sulla prevenzione. Si è clamorosamente abbassato il livello di guardia di fronte a certi fenomeni. L’abbassamento della guardia – aggiunge l’ex magistrato – è anche il frutto di un’opinione pubblica spesso distratta” e che “su alcuni temi si è rivelata eccessivamente ondeggiante”. Perché, se a fronte di alcuni episodi “c’è stata grandissima attenzione, finanche con rigurgiti di moralismo“, in altri “si è stati del tutto incapaci di indignazione”.
Alla luce degli scandali che hanno travolto Expo, il magistrato ricorda Mani Pulite e traccia differenze e parallelismi. “Tangentopoli non ci ha insegnato nulla – dice-. Tornano alla ribalta personaggi già condannati: il peggio poteva essere scongiurato”, spiega il magistrato, secondo cui “i partiti hanno grandi responsabilità perché non hanno saputo attrezzarsi con delle regole chiare di finanziamento trasparente.
La trasparenza – sottolinea – è l’anticorpo più potente nei confronti del malaffare“.
Ed è convinto che il controllo pubblico non sia sinonimo di ritardi e inefficienze, perché “si può tranquillamente mettere in campo una rete di controlli efficace, intelligente, agile e non burocratica, purché ci sia davvero trasparenza”.
Ricorda che alcuni “personaggi già condannati per corruzione” sono “arrivati a ritagliarsi un ruolo, non di diritto ma di fatto, per incidere nuovamente nell’assegnazione e nella gestione degli appalti”. Non solo “Uno di questi soggetti era riuscito a farsi candidare ed eleggere in Parlamento (Gianstefano Frigerio, ndr), nonostante la precedente condanna per corruzione”.
Un passaggio che è avvenuto “davanti a tutti e nel disinteresse generale”. Ed è proprio questa, secondo Cantone, l’anomalia italiana. Ma, a differenza del 1992, “lo scenario “è indubbiamente cambiato: oggi – prosegue – esistono gruppi di potere o di pressione del tutto autonomi dalla politica, ovvero che rispondono ai partiti ma piuttosto ne influenzano l’attività politica”.
Si tratta quindi di una situazione “molto diversa dal passato”, perché “adesso alcuni manager, invece di essere espressione dei partiti, utilizzano la politica”.
Al Mattino Cantone parla anche della legge Severino che“ha il merito di alzare il livello di attenzione nella pubblica amministrazione, e la parte migliore è quella riguardante la prevenzione”. Tuttavia “sta creando problemi lo sdoppiamento del reato di concussione”. Precisa anche che tracciare oggi un bilancio della legge è troppo prematuro, perché “nella lotta alla corruzione certi cambiamenti non possono verificarsi dall’oggi al domani. Soprattutto – puntualizza – se ci sono pezzi di classe dirigente, magari anche trasversale ai partiti e legata al mondo economico e finanziario, che si è resa responsabile di un abbassamento del livello di controllo da parte dello Stato”.
Nonostante gli scandali, però,”l’unica cosa da non fare è cancellare Expo. Sarebbe la più grande sconfitta per la democrazia, sarebbe come ammettere che l’illegalità ha vinto. Bisogna andare avanti e il governo ci mette la faccia”. In più “la comunità internazionale ci guarda”.
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Re: TANGENTOPOLI - 2
Cioè ma greganti ancora sta in mezzo a queste cose dopo gli anni '90?
Vabbè che gira ancora il caimano...
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"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: TANGENTOPOLI - 2
peanuts ha scritto:Cioè ma greganti ancora sta in mezzo a queste cose dopo gli anni '90?
Vabbè che gira ancora il caimano...
Non deve meravigliare che il compagno G. sia ancora in circolazione, anche il resto della cupola di allora è in servizio permanente effettivo (SPE-termine militare)
La politica trema davanti a quanto è successo perché teme di fare la fine della classe politica del 1992, quando Mani pulite fa crollare la prima Repubblica.
I politici sanno che se la magistratura insiste per loro è finita un’epoca. E quindi, come allora cerca di depistare l’opinione pubblica. Soprattutto perché siamo a quindici giorni da un passaggio elettorale.
Temono di essere travolti.
Ma in realtà, dal dopo Mani pulite non è assolutamente cambiato nulla. E’ solo cambiato il costo della mazzetta, perché in base all’esperienza di allora, si è cominciato a chiedere un’aggiunta per le spese processuali.
Qualcuno è in grado di rispondere perché il compagno Greganti si è fatto la galera?
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Re: TANGENTOPOLI - 2
12 MAG 2014 17:25
MAZZETTA ROSSA LA TRIONFERÀ! - PANSA: “GREGANTI ERA SOLO IL COLLETTORE FINALE DEL SISTEMA DI TANGENTI GESTITO DAL PCI FIN DAGLI ANNI SESSANTA E DI CUI TUTTI, COMPRESO BERLINGUER, ERANO A CONOSCENZA. E ANCHE STAVOLTA…”
“In questa guerra civile tra tanti corrotti e i pochi onesti, il compagno Greganti era davvero soltanto una pulce. Per concludere un accordo con Mosca per il gas siberiano, Cefis dell’Eni, si disse pronto a versare una tangente al Pci. L’accordo fu raggiunto nel dicembre 1969. A Botteghe Oscure fu riconosciuta una mazzetta colossale: oltre 12 mln di dollari”…
Giampaolo Pansa per "Libero quotidiano"
Non so quale sarà la sorte di Primo Greganti nella sua vicenda giudiziaria odierna. Ma vorrei dire una parola in difesa del «compagno G.». Dalla prima Tangentopoli ha ereditato non soltanto una serie di fotografie di se stesso che oggi stanno su tutti i media. Il lascito più pesante è la convinzione che fosse un cacciatore solitario di mazzette a proprio favore. Avvalorata anche dal silenzio di Greganti che, da militante disposto al sacrificio, rifiutava con tenacia di mettere nei guai il proprio partito, il Pci diventato Pds. In realtà il compagno G. è sempre stato una pulce.
Chi incassava le tangenti, in pratica chi rubava, erano le Botteghe oscure. Come dimostrerà la storia seguente. La storia ha un protagonista ben più forte di Greganti: Eugenio Cefis, il successore di Enrico Mattei alla guida dell'Eni. Cefis era un friulano di Cividale, classe 1921, un pezzo d'uomo alto un metro e novanta.
Nel corso della guerra civile, da partigiano autonomo aveva tenuto testa alle bande comuniste di Cino Moscatelli. Era un manager che amava il segreto, l'oscurità, il silenzio. Una regola di vita che mantenne sempre, tranne in un caso. Quando nell'aprile 1993, durante la Tangentopoli numero uno, venne interrogato come testimone dal sostituto procuratore Pier Luigi Maria Dell'Osso. Sentite che cosa raccontò.
L'AFFARE RUSSO
Si era tra la fine degli anni Cinquanta e l'alba dei Sessanta. L'Eni disponeva di un'ottima rete per la distribuzione del metano, ma stava esaurendo le riserve di gas della Pianura Padana. Mattei incontrò a Roma il vicepresidente sovietico Aleksej Kosygin e apprese che l'Urss possedeva una sterminata quantità di metano, disponibile in Siberia. Mattei dichiarò di essere pronto ad acquistarne una parte, da immettere sul mercato italiano. La trattativa risultò molto complessa e durò qualche anno.
Per concluderla, Cefis, succeduto a Mattei nel 1962, si disse pronto a versare una tangente al Pci. L'accordo fu raggiunto nel dicembre 1969. Alle Botteghe Oscure venne riconosciuta una mazzetta colossale: oltre dodici milioni di dollari, come contributo dell'Eni per il buon esito dell'intesa. Poiché il contratto di fornitura del gas aveva una durata ventennale, la tangente fu pagata a rate. Un milione e duecentomila dollari alla firma dell'accordo, il resto in versamenti trimestrali.
Il tutto passava per un conto svizzero indicato da Amerigo Terenzi, un burocrate dal pugno di ferro che governava la stampa comunista in Italia. È inutile aggiungere che l'Eni di Mattei e poi di Cefis pagava quasi tutti i partiti, a cominciare dalla Dc,dal Pci e dal Psi. La regola seguita da entrambi i presidenti dell'ente petrolifero aveva quattro punti cardine.
Primo: erano i partiti a dover chiedere la mazzetta.
Secondo: dovevano domandarla almeno tre volte e l'Eni aveva l'obbligo di rispondere sempre no.
Terzo: quando l'Eni si decideva a darla, non poteva superare il 25-30 per cento della cifra richiesta.
Quarto: comunque la somma doveva essere proporzionata all'aiuto che il gruppo Eni aveva ricevuto da quel partito.
La testimonianza di Cefis basterebbe da sola a smentire tutte le favole sul Pci immacolato. I militanti comunistici tenevano molto all'immagine illibata del Partitone rosso.
Era un riflesso della vantata diversità genetica del Pci, tanto cara a Berlinguer. Anche Re Enrico sapeva tutto delle tangenti incassate dal suo partito.Però sosteneva che le mazzette rosse erano ben altra cosa dalle mazzette ricevute dalle altre parrocchie. Per un motivo che i militanti più scafati ti spiegavano persino nella più periferica tra le Feste dell'Unità.
Il motivo era che le tangenti pretese dalle Botteghe Oscure e dalle tante federazioni provinciali avevano uno scopo ben diverso da quelle agguantate dai partiti borghesi.Queste servivano a finanziare una politica che avversava il proletariato, la classe operaia e gli ultimi della scala sociale.
Invece le tangenti incassate dal Pci erano il carburante necessario per far avanzare la democrazia e favorire l'avvento di una società più giusta. Detto in modo più esplicito: anche noi comunisti pratichiamo la corruzione politica, però a fin di bene. Infine su tutto il sistema imperava un principio confermato da un libro di Gianni Cervetti, «L'oro di Mosca», pubblicato nel 1993 da Baldini & Castoldi.
L'autore non era un signore qualunque. Cervetti, che in settembre compirà 81 anni, all'epoca di Berlinguer era membro della segreteria nazionale del Pci, il responsabile del settore amministrativo e finanziario. Ascoltate che cosa racconta a proposito di uno scandalo edilizio emerso nel 1975 a Parma,quando la città era governata dalle sinistre, con il Pci in prima fila.
Secondo Cervetti, il commento di Berlinguer fu il seguente: «Occorre ammettere che noi comunisti ci distinguiamo dagli altri partiti non perché rifiutiamo finanziamenti deprecabili. Siamo diversi perché, nel ricorrervi, il disinteresse dei nostri compagni è stato assoluto».
Il problema, dunque, non era il fango della corruzione politica, un cancro destinato a diventare incurabile, tanto che ci perseguita ancora oggi, a vent'anni da Tangentopoli e a quarantacinque dalla gigantesca mazzetta pagata dall'Eni al Pci per il gas siberiano. A salvare la coscienza del Bottegone erano le mani nette dei compagni impegnati nel lavoro sporco su quel fronte. Un lavoro diventato sempre più massiccio con il crescere degli apparati dei partiti e dei costi generali della politica.
Anno dopo anno, tutti i segmenti della Casta, da quelli grandi ai più piccoli, cominciarono a mangiare alla stessa greppia. La loro voracità non conosceva più freni. Al punto che le aziende, dalle maxi alle medie, arrivarono a offrire tangenti senza che venissero richieste. Le regole di comportamento esposte da Mattei e da Cefis per l'Eni finirono nel guardaroba dei cani. Le imprese consideravano le mazzette un costo fisso, indispensabile per concludere un affare od ottenere una commessa, un appalto,una fornitura. Nessuno era più in grado di resistere alle pressioni della Casta. Neppure la Fiat, la Montedison, la stessa Eni.
Adesso qualche anima bella si domanda come sia nata l'antipolitica che domina la scena pubblica italiana. L'origine sta nella devastante crescita della corruzione pubblica. Nell'osservare il baratro che sta inghiottendo la Casta dei partiti, mi domando come mai un tribuno pericoloso quale è Beppe Grillo abbia tardato così tanto a farsi strada. Un giorno qualcuno ci spiegherà che i suoi sponsor non sono soltanto i partiti di oggi, ma anche quelli di ieri.
Compreso il Partitone rosso guidato da Berlinguer, un santo da vivo e da morto, messo sull'altare dall'ultimo celebrante, il candido Walter Veltroni. In questa guerra civile tra i tanti corrotti e i pochi onesti, il compagno Greganti era davvero soltanto una pulce. Gli avevo parlato a lungo nel 1993, per due volte, quando era appena uscito dal carcere di San Vittore, dopo tre mesi di cella.
I nostri colloqui li pubblicammo sull'Espresso di Claudio Rinaldi. Greganti mi parve un soldato di ferro al servizio di un'ideale politico e del super comando installato al Bottegone. Allora il Compagno G aveva 49 anni. Oggi deve stare sui settanta. Si sarà rimesso in pista come consulente delle cooperative rosse interessate ai padiglioni dell'Expo, quelli dei cinesi. Così sento dire, però non so altro. Credo che la Procura milanese non caverà molto da un tipo duro come lui. Comunque non resta che aspettare e vedere.
MAZZETTA ROSSA LA TRIONFERÀ! - PANSA: “GREGANTI ERA SOLO IL COLLETTORE FINALE DEL SISTEMA DI TANGENTI GESTITO DAL PCI FIN DAGLI ANNI SESSANTA E DI CUI TUTTI, COMPRESO BERLINGUER, ERANO A CONOSCENZA. E ANCHE STAVOLTA…”
“In questa guerra civile tra tanti corrotti e i pochi onesti, il compagno Greganti era davvero soltanto una pulce. Per concludere un accordo con Mosca per il gas siberiano, Cefis dell’Eni, si disse pronto a versare una tangente al Pci. L’accordo fu raggiunto nel dicembre 1969. A Botteghe Oscure fu riconosciuta una mazzetta colossale: oltre 12 mln di dollari”…
Giampaolo Pansa per "Libero quotidiano"
Non so quale sarà la sorte di Primo Greganti nella sua vicenda giudiziaria odierna. Ma vorrei dire una parola in difesa del «compagno G.». Dalla prima Tangentopoli ha ereditato non soltanto una serie di fotografie di se stesso che oggi stanno su tutti i media. Il lascito più pesante è la convinzione che fosse un cacciatore solitario di mazzette a proprio favore. Avvalorata anche dal silenzio di Greganti che, da militante disposto al sacrificio, rifiutava con tenacia di mettere nei guai il proprio partito, il Pci diventato Pds. In realtà il compagno G. è sempre stato una pulce.
Chi incassava le tangenti, in pratica chi rubava, erano le Botteghe oscure. Come dimostrerà la storia seguente. La storia ha un protagonista ben più forte di Greganti: Eugenio Cefis, il successore di Enrico Mattei alla guida dell'Eni. Cefis era un friulano di Cividale, classe 1921, un pezzo d'uomo alto un metro e novanta.
Nel corso della guerra civile, da partigiano autonomo aveva tenuto testa alle bande comuniste di Cino Moscatelli. Era un manager che amava il segreto, l'oscurità, il silenzio. Una regola di vita che mantenne sempre, tranne in un caso. Quando nell'aprile 1993, durante la Tangentopoli numero uno, venne interrogato come testimone dal sostituto procuratore Pier Luigi Maria Dell'Osso. Sentite che cosa raccontò.
L'AFFARE RUSSO
Si era tra la fine degli anni Cinquanta e l'alba dei Sessanta. L'Eni disponeva di un'ottima rete per la distribuzione del metano, ma stava esaurendo le riserve di gas della Pianura Padana. Mattei incontrò a Roma il vicepresidente sovietico Aleksej Kosygin e apprese che l'Urss possedeva una sterminata quantità di metano, disponibile in Siberia. Mattei dichiarò di essere pronto ad acquistarne una parte, da immettere sul mercato italiano. La trattativa risultò molto complessa e durò qualche anno.
Per concluderla, Cefis, succeduto a Mattei nel 1962, si disse pronto a versare una tangente al Pci. L'accordo fu raggiunto nel dicembre 1969. Alle Botteghe Oscure venne riconosciuta una mazzetta colossale: oltre dodici milioni di dollari, come contributo dell'Eni per il buon esito dell'intesa. Poiché il contratto di fornitura del gas aveva una durata ventennale, la tangente fu pagata a rate. Un milione e duecentomila dollari alla firma dell'accordo, il resto in versamenti trimestrali.
Il tutto passava per un conto svizzero indicato da Amerigo Terenzi, un burocrate dal pugno di ferro che governava la stampa comunista in Italia. È inutile aggiungere che l'Eni di Mattei e poi di Cefis pagava quasi tutti i partiti, a cominciare dalla Dc,dal Pci e dal Psi. La regola seguita da entrambi i presidenti dell'ente petrolifero aveva quattro punti cardine.
Primo: erano i partiti a dover chiedere la mazzetta.
Secondo: dovevano domandarla almeno tre volte e l'Eni aveva l'obbligo di rispondere sempre no.
Terzo: quando l'Eni si decideva a darla, non poteva superare il 25-30 per cento della cifra richiesta.
Quarto: comunque la somma doveva essere proporzionata all'aiuto che il gruppo Eni aveva ricevuto da quel partito.
La testimonianza di Cefis basterebbe da sola a smentire tutte le favole sul Pci immacolato. I militanti comunistici tenevano molto all'immagine illibata del Partitone rosso.
Era un riflesso della vantata diversità genetica del Pci, tanto cara a Berlinguer. Anche Re Enrico sapeva tutto delle tangenti incassate dal suo partito.Però sosteneva che le mazzette rosse erano ben altra cosa dalle mazzette ricevute dalle altre parrocchie. Per un motivo che i militanti più scafati ti spiegavano persino nella più periferica tra le Feste dell'Unità.
Il motivo era che le tangenti pretese dalle Botteghe Oscure e dalle tante federazioni provinciali avevano uno scopo ben diverso da quelle agguantate dai partiti borghesi.Queste servivano a finanziare una politica che avversava il proletariato, la classe operaia e gli ultimi della scala sociale.
Invece le tangenti incassate dal Pci erano il carburante necessario per far avanzare la democrazia e favorire l'avvento di una società più giusta. Detto in modo più esplicito: anche noi comunisti pratichiamo la corruzione politica, però a fin di bene. Infine su tutto il sistema imperava un principio confermato da un libro di Gianni Cervetti, «L'oro di Mosca», pubblicato nel 1993 da Baldini & Castoldi.
L'autore non era un signore qualunque. Cervetti, che in settembre compirà 81 anni, all'epoca di Berlinguer era membro della segreteria nazionale del Pci, il responsabile del settore amministrativo e finanziario. Ascoltate che cosa racconta a proposito di uno scandalo edilizio emerso nel 1975 a Parma,quando la città era governata dalle sinistre, con il Pci in prima fila.
Secondo Cervetti, il commento di Berlinguer fu il seguente: «Occorre ammettere che noi comunisti ci distinguiamo dagli altri partiti non perché rifiutiamo finanziamenti deprecabili. Siamo diversi perché, nel ricorrervi, il disinteresse dei nostri compagni è stato assoluto».
Il problema, dunque, non era il fango della corruzione politica, un cancro destinato a diventare incurabile, tanto che ci perseguita ancora oggi, a vent'anni da Tangentopoli e a quarantacinque dalla gigantesca mazzetta pagata dall'Eni al Pci per il gas siberiano. A salvare la coscienza del Bottegone erano le mani nette dei compagni impegnati nel lavoro sporco su quel fronte. Un lavoro diventato sempre più massiccio con il crescere degli apparati dei partiti e dei costi generali della politica.
Anno dopo anno, tutti i segmenti della Casta, da quelli grandi ai più piccoli, cominciarono a mangiare alla stessa greppia. La loro voracità non conosceva più freni. Al punto che le aziende, dalle maxi alle medie, arrivarono a offrire tangenti senza che venissero richieste. Le regole di comportamento esposte da Mattei e da Cefis per l'Eni finirono nel guardaroba dei cani. Le imprese consideravano le mazzette un costo fisso, indispensabile per concludere un affare od ottenere una commessa, un appalto,una fornitura. Nessuno era più in grado di resistere alle pressioni della Casta. Neppure la Fiat, la Montedison, la stessa Eni.
Adesso qualche anima bella si domanda come sia nata l'antipolitica che domina la scena pubblica italiana. L'origine sta nella devastante crescita della corruzione pubblica. Nell'osservare il baratro che sta inghiottendo la Casta dei partiti, mi domando come mai un tribuno pericoloso quale è Beppe Grillo abbia tardato così tanto a farsi strada. Un giorno qualcuno ci spiegherà che i suoi sponsor non sono soltanto i partiti di oggi, ma anche quelli di ieri.
Compreso il Partitone rosso guidato da Berlinguer, un santo da vivo e da morto, messo sull'altare dall'ultimo celebrante, il candido Walter Veltroni. In questa guerra civile tra i tanti corrotti e i pochi onesti, il compagno Greganti era davvero soltanto una pulce. Gli avevo parlato a lungo nel 1993, per due volte, quando era appena uscito dal carcere di San Vittore, dopo tre mesi di cella.
I nostri colloqui li pubblicammo sull'Espresso di Claudio Rinaldi. Greganti mi parve un soldato di ferro al servizio di un'ideale politico e del super comando installato al Bottegone. Allora il Compagno G aveva 49 anni. Oggi deve stare sui settanta. Si sarà rimesso in pista come consulente delle cooperative rosse interessate ai padiglioni dell'Expo, quelli dei cinesi. Così sento dire, però non so altro. Credo che la Procura milanese non caverà molto da un tipo duro come lui. Comunque non resta che aspettare e vedere.
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Re: TANGENTOPOLI - 2
Expo, prime ammissioni: “I biglietti con la contabilità delle tangenti”. I politici negano
L'imprenditore vicentino Enrico Maltauro confessa e indica nell'ex esponente ligure dell’Udc Sergio Cattozzo il veicolo per arrivare agli appalti e quest'ultimo ammette di aver tentato di nascondere "i bigliettini con la contabilità delle tangenti". Il manager (ormai ex) Expo Angelo Paris dichiara di aver "commesso errori" pur negando di aver fatto parte della "cupola" L'ex funzionario Pci Primo Greganti, l'ex parlamentare Dc Gianstefano Frigerio e l'ex senatore Fi-Pdl Luigi Grillo invece, considerati "promotori", hanno negato tutto. L'ex compagno G: "Mi occupo di legno"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 12 maggio 2014Commenti (61)
Le mazzette, 22 anni dopo Tangentopoli, si travestono da consulenze e i mediatori diventano lobbisti. I politici, invece, negano. Tre giorni dopo gli arresti arrivano le spiegazioni che in alcuni casi sanno di confessione. E così l’imprenditore vicentino Enrico Maltauro ammette e indica nell’ex esponente ligure dell’Udc Sergio Cattozzo il veicolo per arrivare agli appalti e quest’ultimo ammette di aver tentato di nascondere “i bigliettini con la contabilità delle tangenti”. E poi il manager (ormai ex) Expo Angelo Paris racconta di aver “commesso errori” anche se negando di aver fatto parte della “cupola” o “squadra”. Che però, secondo la Procura di Milano, tramava per spartire, in modalità perfettamente bipartisan, gli appalti per Expo e la Città della Salute, e bandi di gara nella sanità lombarda. L’ex funzionario Pci Primo Greganti, l’ex parlamentare Dc Gianstefano Frigerio e l’ex senatore Fi-Pdl Luigi Grillo invece, considerati i “promotori”, negano tutto.
L’imprenditore Maltauro: “Pagavo Cattozzo per mediazione”. L’imprenditore Maltauro ammette davanti al gip di Milano Fabio Antezza “i fatti nella loro materialità” e prenota un incontro con i pubblici ministeri Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio. Il costruttore non ha del resto potuto negare i fatti contestati, peraltro, filmati dagli investigatori (guarda il video), ma ha aggiunto anche di volerli spiegare in un interrogatorio che potrebbe essere fissato già martedì. L’imprenditore, difeso dagli avvocati Paolo Grasso e Giovanni Dedola, ha squadernato la sua carriera di imprenditore e ha sostenuto che con Cattozzo aveva un rapporto professionale che veniva retribuito di fatto anche con consulenze false.
Cattozzo: “In biglietti nascosti la contabilità tangenti”. “Ho fatto il mediatore per le imprese edili in cerca di lavoro soprattutto nel privato. Sono un procacciatore di affari, un lobbista all’americana” ha dichiarato Cattozzo, difeso dagli avvocati Michele Ciravegna, Riccardo Ferrari e Rodolfo Senes, al giudice ammettendo: “I biglietti che ho cercato di nascondere (al momento dell’arresto, ndr) erano quelli su cui ho annotato la contabilità delle tangenti“, il libro mastro “dei soldi ricevuti dall’imprenditore Enrico Maltauro”. I pizzini erano stati poi consegnati alla Guardia di Finanza, con tante scuse. Anche lui nei prossimi giorni sarà interrogato. A testimonianza che venivano pagate tangenti e non commissioni c’è, tra le tantissime, una intercettazione del 24 ottobre del 2013 in cui Cattozzo parlando con Frigerio dice: ”Bisogna metterne 20 di stecche in forno per tirar fuori 10”.
Secondo i pm inoltre Cattozzo e Maltauro si davano appuntamento per vedersi con “modalità tipiche della fissazione di incontri da parte della criminalità organizzata“. Del resto questa indagine nasce proprio da quella denominata “Crimine-Infinto”.
Paris: “Ho fatto errori, ma non faccio parte di una cupola”. Anche Paris ha ammesso. Soprattutto di aver fatto “errori”, e cioè di aver fornito informazioni riservate, negando però di avere fatto parte della “cupola” e respingendo l’accusa di associazione per delinquere. L’ex manager, che verrà interrogato dai pm, ha depositato nel fascicolo del gip la lettera di dimissioni da Expo, che però sarà inoltrata domani una volta che il giudice avrà rilasciato l’autorizzazione. “Si è dimesso perché ha sempre creduto nel progetto Expo e quindi ci tiene che vada avanti senza intralci” dice il difensore Luca Troyer.
Grillo al gip: “Mai presi soldi, non so nulla di appalti”. L’ex parlamentare forzista invece ha respinto le accuse. Ha “spiegato”, ha negato “di aver preso soldi” e anche di aver avuto a che fare con “gli appalti Expo”. Al giudice ha raccontato di aver visto Paris una sola volta per pochi minuti alcuni giorni fa, mentre di aver parlato con Rognoni (ex dg di Infrastrutture Lombarde, arrestato lo scorso 20 marzo) alcune volte in contesti istituzionali e due volte a cena. Grillo ha ammesso di conoscere da anni Cattozzo, Maltauro e Frigerio e di essersi interessato alle sorti di Giuseppe Nucci (rimasto fuori dal Cda Sogin lo scorso settembre) ritenendola una persona di valore. Solo quale settimana fa, a metà aprile, quando veniva deciso il rinnovo dei vertici di molte società pubbliche Grillo, secondo l’accusa, telefonò a “Cesare Previti per fare il punto della situazione sull’attività di pressing in corso per la nomina di Nucci al vertice di Terna”, cosa che però non avvenne come ricorda l’avvocato Andrea Corradino. Grillo ha spiegato di non aver “mai messo piede nel Circolo Tommaso Moro”, per gli inquirenti la sede operativa della “cupola”.
L’ex Dc Greganti (“mi occupo di legno”) e l’ex Pci Frigerio negano tutto. Hanno negato tutto l’ex funzionario del Pci Primo Greganti e l’ex parlamentare della Dc Gianstefano Frigerio. Hanno respinto l’accusa dei pm di essere stati gli organizzatori e i promotori di quella “cupola” che voleva mettere le mani e gestire una serie di appalti relativi all’Expo, alla Sogin e alla sanità lombarda. Gli arrestati devono rispondere, a vario titolo, infatti di associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta finalizzata.
L’ex compagno G. ha negato di aver “preso soldi e di aver interferito in maniera illecita negli appalti” e ha spiegato, invece, che “da anni” si “occupa della promozione della filiera del legno”. L’avvocato Roberto Macchia ha spiegato che anche “l’interesse” per l’Expo del suo assistito era legato all’eventuale realizzazione di “padiglioni in legno”. Il legale ha spiegato che Greganti nel corso del suo interrogatorio ha “contestato tutti gli addebiti” e ha detto di non aver “mai preso soldi” e di non aver mai “chiesto o ottenuto favori in relazione ad appalti”. L’attività dell’ex funzionario del Pci, invece, come ha aggiunto il legale, è quella di “cercare imprenditori interessati alla realizzazione di immobili in legno e di seguire tutta questa filiera, dalla lavorazione del legno alla fabbricazione degli immobili, tenendo conto che anche per l’Expo ci saranno padiglioni così realizzati”. La “tesi” di Greganti, infatti, secondo il suo legale, “è che in questo settore in futuro si potrà garantire molta occupazione”. Riguardo a Gianstefano Frigerio, l’ex parlamentare Dc arrestato, Greganti, invece, ha spiegato di averlo incontrato “più volte”, ma sempre “in relazione alla promozione di queste iniziative”. Mentre per quanto riguarda Luigi Grillo, ex senatore del Pdl, ha raccontato di averlo visto “solo poche volte”. Il legale ha anche chiarito che Greganti si è reso disponibile ad un interrogatorio davanti ai pm.
“Condizionati appalti di fondamentale rilievo per la vita del Paese”. Il giudice per le indagini preliminari dovrà valutare se le ammissioni e le “negazioni” hanno più o meno attenuato il quadro di estrema pericolosità disegnato dalla Procura con queste parole: “Per quanto attiene nello specifico i componenti a vario titolo dell’associazione criminosa gli elementi di indagine esposti nella presente richiesta dimostrano la formidabile efficienza, ramificazione, capacità di infiltrazione e condizionamento degli appalti e delle condotte dei pubblici ufficiali in capo al sodalizio criminoso e l’attuale estrema pericolosità dello stesso. Siamo in presenza di un’associazione delinquere che anche nel momento in cui l’Ufficio sta scrivendo queste righe sta condizionando in modo illecito e continua ad “inquinare” appalti di fondamentale rilievo per la vita economica del Paese”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... te/981887/
L'imprenditore vicentino Enrico Maltauro confessa e indica nell'ex esponente ligure dell’Udc Sergio Cattozzo il veicolo per arrivare agli appalti e quest'ultimo ammette di aver tentato di nascondere "i bigliettini con la contabilità delle tangenti". Il manager (ormai ex) Expo Angelo Paris dichiara di aver "commesso errori" pur negando di aver fatto parte della "cupola" L'ex funzionario Pci Primo Greganti, l'ex parlamentare Dc Gianstefano Frigerio e l'ex senatore Fi-Pdl Luigi Grillo invece, considerati "promotori", hanno negato tutto. L'ex compagno G: "Mi occupo di legno"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 12 maggio 2014Commenti (61)
Le mazzette, 22 anni dopo Tangentopoli, si travestono da consulenze e i mediatori diventano lobbisti. I politici, invece, negano. Tre giorni dopo gli arresti arrivano le spiegazioni che in alcuni casi sanno di confessione. E così l’imprenditore vicentino Enrico Maltauro ammette e indica nell’ex esponente ligure dell’Udc Sergio Cattozzo il veicolo per arrivare agli appalti e quest’ultimo ammette di aver tentato di nascondere “i bigliettini con la contabilità delle tangenti”. E poi il manager (ormai ex) Expo Angelo Paris racconta di aver “commesso errori” anche se negando di aver fatto parte della “cupola” o “squadra”. Che però, secondo la Procura di Milano, tramava per spartire, in modalità perfettamente bipartisan, gli appalti per Expo e la Città della Salute, e bandi di gara nella sanità lombarda. L’ex funzionario Pci Primo Greganti, l’ex parlamentare Dc Gianstefano Frigerio e l’ex senatore Fi-Pdl Luigi Grillo invece, considerati i “promotori”, negano tutto.
L’imprenditore Maltauro: “Pagavo Cattozzo per mediazione”. L’imprenditore Maltauro ammette davanti al gip di Milano Fabio Antezza “i fatti nella loro materialità” e prenota un incontro con i pubblici ministeri Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio. Il costruttore non ha del resto potuto negare i fatti contestati, peraltro, filmati dagli investigatori (guarda il video), ma ha aggiunto anche di volerli spiegare in un interrogatorio che potrebbe essere fissato già martedì. L’imprenditore, difeso dagli avvocati Paolo Grasso e Giovanni Dedola, ha squadernato la sua carriera di imprenditore e ha sostenuto che con Cattozzo aveva un rapporto professionale che veniva retribuito di fatto anche con consulenze false.
Cattozzo: “In biglietti nascosti la contabilità tangenti”. “Ho fatto il mediatore per le imprese edili in cerca di lavoro soprattutto nel privato. Sono un procacciatore di affari, un lobbista all’americana” ha dichiarato Cattozzo, difeso dagli avvocati Michele Ciravegna, Riccardo Ferrari e Rodolfo Senes, al giudice ammettendo: “I biglietti che ho cercato di nascondere (al momento dell’arresto, ndr) erano quelli su cui ho annotato la contabilità delle tangenti“, il libro mastro “dei soldi ricevuti dall’imprenditore Enrico Maltauro”. I pizzini erano stati poi consegnati alla Guardia di Finanza, con tante scuse. Anche lui nei prossimi giorni sarà interrogato. A testimonianza che venivano pagate tangenti e non commissioni c’è, tra le tantissime, una intercettazione del 24 ottobre del 2013 in cui Cattozzo parlando con Frigerio dice: ”Bisogna metterne 20 di stecche in forno per tirar fuori 10”.
Secondo i pm inoltre Cattozzo e Maltauro si davano appuntamento per vedersi con “modalità tipiche della fissazione di incontri da parte della criminalità organizzata“. Del resto questa indagine nasce proprio da quella denominata “Crimine-Infinto”.
Paris: “Ho fatto errori, ma non faccio parte di una cupola”. Anche Paris ha ammesso. Soprattutto di aver fatto “errori”, e cioè di aver fornito informazioni riservate, negando però di avere fatto parte della “cupola” e respingendo l’accusa di associazione per delinquere. L’ex manager, che verrà interrogato dai pm, ha depositato nel fascicolo del gip la lettera di dimissioni da Expo, che però sarà inoltrata domani una volta che il giudice avrà rilasciato l’autorizzazione. “Si è dimesso perché ha sempre creduto nel progetto Expo e quindi ci tiene che vada avanti senza intralci” dice il difensore Luca Troyer.
Grillo al gip: “Mai presi soldi, non so nulla di appalti”. L’ex parlamentare forzista invece ha respinto le accuse. Ha “spiegato”, ha negato “di aver preso soldi” e anche di aver avuto a che fare con “gli appalti Expo”. Al giudice ha raccontato di aver visto Paris una sola volta per pochi minuti alcuni giorni fa, mentre di aver parlato con Rognoni (ex dg di Infrastrutture Lombarde, arrestato lo scorso 20 marzo) alcune volte in contesti istituzionali e due volte a cena. Grillo ha ammesso di conoscere da anni Cattozzo, Maltauro e Frigerio e di essersi interessato alle sorti di Giuseppe Nucci (rimasto fuori dal Cda Sogin lo scorso settembre) ritenendola una persona di valore. Solo quale settimana fa, a metà aprile, quando veniva deciso il rinnovo dei vertici di molte società pubbliche Grillo, secondo l’accusa, telefonò a “Cesare Previti per fare il punto della situazione sull’attività di pressing in corso per la nomina di Nucci al vertice di Terna”, cosa che però non avvenne come ricorda l’avvocato Andrea Corradino. Grillo ha spiegato di non aver “mai messo piede nel Circolo Tommaso Moro”, per gli inquirenti la sede operativa della “cupola”.
L’ex Dc Greganti (“mi occupo di legno”) e l’ex Pci Frigerio negano tutto. Hanno negato tutto l’ex funzionario del Pci Primo Greganti e l’ex parlamentare della Dc Gianstefano Frigerio. Hanno respinto l’accusa dei pm di essere stati gli organizzatori e i promotori di quella “cupola” che voleva mettere le mani e gestire una serie di appalti relativi all’Expo, alla Sogin e alla sanità lombarda. Gli arrestati devono rispondere, a vario titolo, infatti di associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta finalizzata.
L’ex compagno G. ha negato di aver “preso soldi e di aver interferito in maniera illecita negli appalti” e ha spiegato, invece, che “da anni” si “occupa della promozione della filiera del legno”. L’avvocato Roberto Macchia ha spiegato che anche “l’interesse” per l’Expo del suo assistito era legato all’eventuale realizzazione di “padiglioni in legno”. Il legale ha spiegato che Greganti nel corso del suo interrogatorio ha “contestato tutti gli addebiti” e ha detto di non aver “mai preso soldi” e di non aver mai “chiesto o ottenuto favori in relazione ad appalti”. L’attività dell’ex funzionario del Pci, invece, come ha aggiunto il legale, è quella di “cercare imprenditori interessati alla realizzazione di immobili in legno e di seguire tutta questa filiera, dalla lavorazione del legno alla fabbricazione degli immobili, tenendo conto che anche per l’Expo ci saranno padiglioni così realizzati”. La “tesi” di Greganti, infatti, secondo il suo legale, “è che in questo settore in futuro si potrà garantire molta occupazione”. Riguardo a Gianstefano Frigerio, l’ex parlamentare Dc arrestato, Greganti, invece, ha spiegato di averlo incontrato “più volte”, ma sempre “in relazione alla promozione di queste iniziative”. Mentre per quanto riguarda Luigi Grillo, ex senatore del Pdl, ha raccontato di averlo visto “solo poche volte”. Il legale ha anche chiarito che Greganti si è reso disponibile ad un interrogatorio davanti ai pm.
“Condizionati appalti di fondamentale rilievo per la vita del Paese”. Il giudice per le indagini preliminari dovrà valutare se le ammissioni e le “negazioni” hanno più o meno attenuato il quadro di estrema pericolosità disegnato dalla Procura con queste parole: “Per quanto attiene nello specifico i componenti a vario titolo dell’associazione criminosa gli elementi di indagine esposti nella presente richiesta dimostrano la formidabile efficienza, ramificazione, capacità di infiltrazione e condizionamento degli appalti e delle condotte dei pubblici ufficiali in capo al sodalizio criminoso e l’attuale estrema pericolosità dello stesso. Siamo in presenza di un’associazione delinquere che anche nel momento in cui l’Ufficio sta scrivendo queste righe sta condizionando in modo illecito e continua ad “inquinare” appalti di fondamentale rilievo per la vita economica del Paese”.
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Re: TANGENTOPOLI - 2
Pd Torino, non solo Greganti. I condannati di Mani pulite in posizioni chiave
Ai vertici del partito di Fassino e Chiamparino si trova l'ex sodale del "compagno G", Giancarlo Quagliotti. Che al pm Parenti disse: "Avevo un conto in Svizzera, ma non intendo parlarne". E Salvatore Gallo, signore delle tessere e "corrente autostradale" dei democratici. Il candidato Viotti: "Questione morale non affrontata"
di Elena Ciccarello | 12 maggio 2014Commenti (1)
Il compagno G è il Primo, ma non l’unico. Il Pd lo ha sospeso “cautelativamente” perché è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta milanese su Expo2015, ma fino a ieri Greganti sedeva in prima fila per la presentazione ufficiale della candidatura di Sergio Chiamparino alle regionali piemontesi del prossimo 25 maggio. Ed era in buona compagnia. Non è infatti l’unico sopravvissuto a Tangentopoli che negli anni è riuscito a recuperare un posto di primo piano nel Pd torinese. Accanto a lui c’è Giusy La Ganga, che dopo aver saldato i conti con la giustizia è oggi consigliere di maggioranza a Torino, ma anche Giancarlo Quagliotti, condannato nel 1997 per il caso di tangenti Fiat al Pci e oggi vice segretario regionale Pd. Presenze che risultano problematiche solo per una parte minoritaria del partito. “Noi vorremmo cacciare tutti” dice Daniele Viotti, candidato Pd alle Europee, referente regionale della mozione civatiana, “ma la questione morale nel Pd continua a non è affrontata. Al netto delle questioni giudiziarie, c’è un problema di pratiche politiche. E su questo in Piemonte registriamo alcune situazioni gravissime”.
Oggi il segretario provinciale del Pd di Torino Fabrizio Morri, che contava il compagno G tra i suoi tesserati nel circolo 4 di San Donato-Campidoglio, ha preso le distanze da Greganti. “Faceva tutto per sé e non per il partito”, ha dichiarato all’Huffington Post. Ma si tratta di una presa di distanza che non riesce a nascondere la stima che molti iscritti al partito continuano a tributare a Greganti , considerandolo “un duro”, uno che nonostante la pena la carcere per finanziamento illecito non ha mai collaborato con la giustizia.
La stessa stima di cui gode l’altro reduce di Tangentopoli Giancarlo Quagliotti, che da qualche settimana è stato nominato vice segretario del Pd piemontese. Legatissimo al sindaco Fassino, Quagliotti è stato anche il coordinatore politico per la campagna elettorale del sindaco nel 2011 ed è presidente della Musinet Engineering Spa, una controllata del gruppo Sitaf, la società che gestisce l’autostrada A32, il traforo del Frejus e si sta occupando del suo raddoppio. Sul passato di Quagliotti pesa una condanna definitiva per finanziamento illecito ai partiti. Come ricorda Marco Travaglio su Il Fatto Quotidiano dell’11 maggio, Quagliotti fu indagato e condannato definitivamente nel 1997, insieme a Primo Greganti, per una tangente pagata dalla Fiat al Pci, per l’appalto del depuratore del consorzio Po-Sangone.
Il denaro era transitato su due conti aperti da Quagliotti e Greganti in Svizzera, “Idea” e “Sorgente”, che poi si recarono personalmente oltreconfine per procedere all’incasso. La loro posizione fu confermata anche in Cassazione: “I fatti sono incontestabilmente provati” scrissero i giudici, che riscontrarono anche la “piena coscienza dei due imputati di concorrere in un finanziamento illecito”, indirizzato all’ora Pci.
Un duro anche Quagliotti. Interrogato da Tiziana Parenti, allora pm a Milano, nel 1992, il dirigente postcomunista dice senza mezzi termini di aver volutamente taciuto fino ad allora dei suoi rapporti con Greganti: “Non ho ritenuto che tale circostanza fosse utile nell’ambito dell’indagine”. Di più. Nello stesso verbale, parlando dei conti correnti esteri gestiti per conto del partito, alla pm chiarisce: “Ho avuto un conto in Svizzera che ho chiuso di recente e di cui al momento non intendo parlare”.
Eppure Quagliotti è ancora lì. E lo è in compagnia di Salvatore Gallo, a sua volta presidente di Sitalfa, altra controllata Sitaf, insieme al quale viene considerato la “corrente autostradale del Pd”. Salvatore Gallo detto “Sasà”, già potente uomo di Craxi a Torino, ha dovuto lasciare il suo partito nel 1992 perché condannato in primo grado a un anno e 4 mesi per una faccenda di mazzette e sanità. Oggi è noto all’interno del Pd come “il signore delle tessere”. Pare che sia in grado di mobilitarne centinaia in un sol colpo. Per questo è stato anche accusato di costringere i dipendenti ad andare a votare dietro la minaccia del licenziamento. Ma ha sempre rispedito al mittente queste accuse.
Nonostante l’interruzione della sua carriera nell’allora Psi, in piena Tangentopoli, Gallo non ha mai abbandonato veramente la politica. Anzi. Non solo si è ritagliato un ruolo da protagonista nella vicenda della moltiplicazione delle tessere Pd piemontesi (più che raddoppiate nell’ultimo anno), ma ha continuato a vivere la scena pubblica anche attraverso i figli Stefano, assessore allo Sport di Palazzo Civico e Raffaele, candidato con il Pd per le prossime regionali piemontesi,
“Il Pd è diventato il partito delle tessere” denuncia a ilfattoquotidiano.it Daniele Viotti. “Chi ha un potere economico perché è imprenditore o ha gruppi imprenditoriali alle spalle, ti compra pacchetti di 500-700 tessere in un circolo vuol dire che diventa padrone del circolo e del partito”. Con buona pace del ricambio o della “questione morale”. Per Viotti la nomina di Quagliotti alla vicesegreteria regionale è stata “l’ennesima brutta sorpresa”. “Se l’Italia vuole avere un ruolo e credibilità in Europa” dice “non deve solo mettere a posto i conti. Perché ci sono altre due questioni urgenti per cui siamo osservati speciali: i diritti e la legalità”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... ve/982932/
Ai vertici del partito di Fassino e Chiamparino si trova l'ex sodale del "compagno G", Giancarlo Quagliotti. Che al pm Parenti disse: "Avevo un conto in Svizzera, ma non intendo parlarne". E Salvatore Gallo, signore delle tessere e "corrente autostradale" dei democratici. Il candidato Viotti: "Questione morale non affrontata"
di Elena Ciccarello | 12 maggio 2014Commenti (1)
Il compagno G è il Primo, ma non l’unico. Il Pd lo ha sospeso “cautelativamente” perché è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta milanese su Expo2015, ma fino a ieri Greganti sedeva in prima fila per la presentazione ufficiale della candidatura di Sergio Chiamparino alle regionali piemontesi del prossimo 25 maggio. Ed era in buona compagnia. Non è infatti l’unico sopravvissuto a Tangentopoli che negli anni è riuscito a recuperare un posto di primo piano nel Pd torinese. Accanto a lui c’è Giusy La Ganga, che dopo aver saldato i conti con la giustizia è oggi consigliere di maggioranza a Torino, ma anche Giancarlo Quagliotti, condannato nel 1997 per il caso di tangenti Fiat al Pci e oggi vice segretario regionale Pd. Presenze che risultano problematiche solo per una parte minoritaria del partito. “Noi vorremmo cacciare tutti” dice Daniele Viotti, candidato Pd alle Europee, referente regionale della mozione civatiana, “ma la questione morale nel Pd continua a non è affrontata. Al netto delle questioni giudiziarie, c’è un problema di pratiche politiche. E su questo in Piemonte registriamo alcune situazioni gravissime”.
Oggi il segretario provinciale del Pd di Torino Fabrizio Morri, che contava il compagno G tra i suoi tesserati nel circolo 4 di San Donato-Campidoglio, ha preso le distanze da Greganti. “Faceva tutto per sé e non per il partito”, ha dichiarato all’Huffington Post. Ma si tratta di una presa di distanza che non riesce a nascondere la stima che molti iscritti al partito continuano a tributare a Greganti , considerandolo “un duro”, uno che nonostante la pena la carcere per finanziamento illecito non ha mai collaborato con la giustizia.
La stessa stima di cui gode l’altro reduce di Tangentopoli Giancarlo Quagliotti, che da qualche settimana è stato nominato vice segretario del Pd piemontese. Legatissimo al sindaco Fassino, Quagliotti è stato anche il coordinatore politico per la campagna elettorale del sindaco nel 2011 ed è presidente della Musinet Engineering Spa, una controllata del gruppo Sitaf, la società che gestisce l’autostrada A32, il traforo del Frejus e si sta occupando del suo raddoppio. Sul passato di Quagliotti pesa una condanna definitiva per finanziamento illecito ai partiti. Come ricorda Marco Travaglio su Il Fatto Quotidiano dell’11 maggio, Quagliotti fu indagato e condannato definitivamente nel 1997, insieme a Primo Greganti, per una tangente pagata dalla Fiat al Pci, per l’appalto del depuratore del consorzio Po-Sangone.
Il denaro era transitato su due conti aperti da Quagliotti e Greganti in Svizzera, “Idea” e “Sorgente”, che poi si recarono personalmente oltreconfine per procedere all’incasso. La loro posizione fu confermata anche in Cassazione: “I fatti sono incontestabilmente provati” scrissero i giudici, che riscontrarono anche la “piena coscienza dei due imputati di concorrere in un finanziamento illecito”, indirizzato all’ora Pci.
Un duro anche Quagliotti. Interrogato da Tiziana Parenti, allora pm a Milano, nel 1992, il dirigente postcomunista dice senza mezzi termini di aver volutamente taciuto fino ad allora dei suoi rapporti con Greganti: “Non ho ritenuto che tale circostanza fosse utile nell’ambito dell’indagine”. Di più. Nello stesso verbale, parlando dei conti correnti esteri gestiti per conto del partito, alla pm chiarisce: “Ho avuto un conto in Svizzera che ho chiuso di recente e di cui al momento non intendo parlare”.
Eppure Quagliotti è ancora lì. E lo è in compagnia di Salvatore Gallo, a sua volta presidente di Sitalfa, altra controllata Sitaf, insieme al quale viene considerato la “corrente autostradale del Pd”. Salvatore Gallo detto “Sasà”, già potente uomo di Craxi a Torino, ha dovuto lasciare il suo partito nel 1992 perché condannato in primo grado a un anno e 4 mesi per una faccenda di mazzette e sanità. Oggi è noto all’interno del Pd come “il signore delle tessere”. Pare che sia in grado di mobilitarne centinaia in un sol colpo. Per questo è stato anche accusato di costringere i dipendenti ad andare a votare dietro la minaccia del licenziamento. Ma ha sempre rispedito al mittente queste accuse.
Nonostante l’interruzione della sua carriera nell’allora Psi, in piena Tangentopoli, Gallo non ha mai abbandonato veramente la politica. Anzi. Non solo si è ritagliato un ruolo da protagonista nella vicenda della moltiplicazione delle tessere Pd piemontesi (più che raddoppiate nell’ultimo anno), ma ha continuato a vivere la scena pubblica anche attraverso i figli Stefano, assessore allo Sport di Palazzo Civico e Raffaele, candidato con il Pd per le prossime regionali piemontesi,
“Il Pd è diventato il partito delle tessere” denuncia a ilfattoquotidiano.it Daniele Viotti. “Chi ha un potere economico perché è imprenditore o ha gruppi imprenditoriali alle spalle, ti compra pacchetti di 500-700 tessere in un circolo vuol dire che diventa padrone del circolo e del partito”. Con buona pace del ricambio o della “questione morale”. Per Viotti la nomina di Quagliotti alla vicesegreteria regionale è stata “l’ennesima brutta sorpresa”. “Se l’Italia vuole avere un ruolo e credibilità in Europa” dice “non deve solo mettere a posto i conti. Perché ci sono altre due questioni urgenti per cui siamo osservati speciali: i diritti e la legalità”.
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Re: TANGENTOPOLI - 2
Expo 2015, non solo scandali: “Troppa retorica, sogni e previsioni sovrastimate”
L'ebook dell'economista Roberto Perotti, scaricabile gratuitamente su Lavoce.info, si intitola: "Perché l'Expo è un grande errore": "E' un affare da 14 miliardi che nessuno ha osato criticare: partiti, sindacati, industriali"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 13 maggio 2014Commenti (98)
Quanto costa la retorica? Quanto costerà l’Expo 2015 e quanti benefici reali porterà? L’economista Roberto Perotti parte da qui per parlare – in un pamphlet scaricabile gratuitamente su Lavoce.info – non tanto degli scandali che stanno travolgendo l’esposizione universale di Milano dell’anno prossimo, quanto dei reali effetti dell’evento. “Perché l’Expo è un grande errore” è il titolo dell’e-book di Perotti ed è anche la risposta quelle domande. Perotti – editorialista del Sole 24 Ore e ex consulente tra l’altro di Fmi, Banca Mondiale, Bankitalia e Bce – spiega che “né la corruzione né i ritardi sono il problema principale di Expo 2015″. Piuttosto l’Expo “non sarebbe dovuto accadere” e invece è nato, cresciuto e “sospinto da un’orgia di retorica”. Nessuno ha osato rompere l’idillio, criticando l’idea e le modalità del percorso che porteranno alla manifestazione di Milano. Tutti sono saliti sul carro del “sì”: le aziende edili, ovviamente, ma anche i partiti, soprattutto quelli che da anni contestano i fondi prodotti dal nord e trasferiti al sud.
Un affare da 14 miliardi che è divenuta la chance – dice Perotti – per far uscire dal cassetto i sogni “di ogni urbanista, ogni politico, ogni esponente della cultura, della finanza, dell’industria” e perfino di chi immagina il nuovo futuro e “un nuovo paradigma per l’esistenza del mondo”. Tutti d’accordo: sinistra, destra, sindacati, industriali. E quindi riqualificazione urbanistica, nuovi sistemi di sviluppo, lotta alla fame del mondo, lavoro, crescita e via andando. Ma soprattutto stime economiche azzardate, secondo Perotti. Se l’investimento iniziale è 3,2 miliardi “prima o poi bisogna alzare le tasse”: “Questo non significa che l’Expo non possa essere finanziato in deficit – continua Perotti – ma solo che prima o poi bisognerà ripagare il debito alzando le tasse. Ma alzare le tasse riduce la produzione e il Pil e di questo bisognerebbe parlare”. Oppure le stime sui flussi turistici: si attendono 20 milioni di persone, di cui 15 italiani, ma “se non avesse visitato l’Expo, sarebbe andato al ristorante nella sua città, allo stadio, a un museo”.
Poi la questione dei progetti alternativi che potrebbero generare un aumento ancora maggiore di produzione e Pil e a un costo inferiore. Tra le migliaia di esempi possibili, dice Perotti, c’è quello della Darsena, area milanese di circa 20mila metri quadri. Il costo della riqualificazione “è di circa 19 milioni di euro, poco più di un millesimo del costo dell’Expo” spiega l’economista. Quindi con il costo dell’Esposizione si potrebbero “far rinascere mille Darsene, cioè l’intera Milano”, mentre l’Expo rimarrà inutilizzato in una zona isolata e distante da Milano. Infine le previsioni ottimistiche: si stima che un italiano su 4 visiterà l’Expo, quando la “maggior attrattiva dell’Expo saranno i padiglioni dei vari Paesi, con le loro colture (non culture). E’ molto difficile immaginare degli adolescenti che si appassionano a vedere il riso coltivato in Bhutan o il luppolo della Germania”. O magari il turismo culturale e congressuale che già ha fallito con le Olimpiadi di Torino.
Dunque cosa resta? Secondo Perotti “quando fallisce ogni argomento razionale, c’è sempre il valore simbolico”. Il paragone che fa l’economista è con la guerra di Libia del 1911. Non serviva quasi a niente, ma provocò “l’effetto sogno“. E infatti non portò vantaggi, “se non la convinzione di essere entrati a far parte dell’elite delle potenze coloniali”. Eppure la lezione non bastò, come ricorda Perotti: di lì a poco l’Italia si infilò nell’immane tragedia della prima guerra mondiale. La lezione è la stessa, secondo l’economista: “Quando si rinuncia ad ogni considerazione razionale di costi e benefici per la collettività”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... te/983022/
L'ebook dell'economista Roberto Perotti, scaricabile gratuitamente su Lavoce.info, si intitola: "Perché l'Expo è un grande errore": "E' un affare da 14 miliardi che nessuno ha osato criticare: partiti, sindacati, industriali"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 13 maggio 2014Commenti (98)
Quanto costa la retorica? Quanto costerà l’Expo 2015 e quanti benefici reali porterà? L’economista Roberto Perotti parte da qui per parlare – in un pamphlet scaricabile gratuitamente su Lavoce.info – non tanto degli scandali che stanno travolgendo l’esposizione universale di Milano dell’anno prossimo, quanto dei reali effetti dell’evento. “Perché l’Expo è un grande errore” è il titolo dell’e-book di Perotti ed è anche la risposta quelle domande. Perotti – editorialista del Sole 24 Ore e ex consulente tra l’altro di Fmi, Banca Mondiale, Bankitalia e Bce – spiega che “né la corruzione né i ritardi sono il problema principale di Expo 2015″. Piuttosto l’Expo “non sarebbe dovuto accadere” e invece è nato, cresciuto e “sospinto da un’orgia di retorica”. Nessuno ha osato rompere l’idillio, criticando l’idea e le modalità del percorso che porteranno alla manifestazione di Milano. Tutti sono saliti sul carro del “sì”: le aziende edili, ovviamente, ma anche i partiti, soprattutto quelli che da anni contestano i fondi prodotti dal nord e trasferiti al sud.
Un affare da 14 miliardi che è divenuta la chance – dice Perotti – per far uscire dal cassetto i sogni “di ogni urbanista, ogni politico, ogni esponente della cultura, della finanza, dell’industria” e perfino di chi immagina il nuovo futuro e “un nuovo paradigma per l’esistenza del mondo”. Tutti d’accordo: sinistra, destra, sindacati, industriali. E quindi riqualificazione urbanistica, nuovi sistemi di sviluppo, lotta alla fame del mondo, lavoro, crescita e via andando. Ma soprattutto stime economiche azzardate, secondo Perotti. Se l’investimento iniziale è 3,2 miliardi “prima o poi bisogna alzare le tasse”: “Questo non significa che l’Expo non possa essere finanziato in deficit – continua Perotti – ma solo che prima o poi bisognerà ripagare il debito alzando le tasse. Ma alzare le tasse riduce la produzione e il Pil e di questo bisognerebbe parlare”. Oppure le stime sui flussi turistici: si attendono 20 milioni di persone, di cui 15 italiani, ma “se non avesse visitato l’Expo, sarebbe andato al ristorante nella sua città, allo stadio, a un museo”.
Poi la questione dei progetti alternativi che potrebbero generare un aumento ancora maggiore di produzione e Pil e a un costo inferiore. Tra le migliaia di esempi possibili, dice Perotti, c’è quello della Darsena, area milanese di circa 20mila metri quadri. Il costo della riqualificazione “è di circa 19 milioni di euro, poco più di un millesimo del costo dell’Expo” spiega l’economista. Quindi con il costo dell’Esposizione si potrebbero “far rinascere mille Darsene, cioè l’intera Milano”, mentre l’Expo rimarrà inutilizzato in una zona isolata e distante da Milano. Infine le previsioni ottimistiche: si stima che un italiano su 4 visiterà l’Expo, quando la “maggior attrattiva dell’Expo saranno i padiglioni dei vari Paesi, con le loro colture (non culture). E’ molto difficile immaginare degli adolescenti che si appassionano a vedere il riso coltivato in Bhutan o il luppolo della Germania”. O magari il turismo culturale e congressuale che già ha fallito con le Olimpiadi di Torino.
Dunque cosa resta? Secondo Perotti “quando fallisce ogni argomento razionale, c’è sempre il valore simbolico”. Il paragone che fa l’economista è con la guerra di Libia del 1911. Non serviva quasi a niente, ma provocò “l’effetto sogno“. E infatti non portò vantaggi, “se non la convinzione di essere entrati a far parte dell’elite delle potenze coloniali”. Eppure la lezione non bastò, come ricorda Perotti: di lì a poco l’Italia si infilò nell’immane tragedia della prima guerra mondiale. La lezione è la stessa, secondo l’economista: “Quando si rinuncia ad ogni considerazione razionale di costi e benefici per la collettività”.
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