Cosa c'è dietro l'angolo
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Re: Cosa c'è dietro l'angolo
Recita un detto italiano:
Solo gli stupidi non cambiano opinione - Il libro dei proverbi ...
http://www.riflessioni.it/proverbi-fals ... inione.htm
Solo gli stupidi non cambiano opinione. È vero che a volte i geni cambiano opinione ma molte persone lo fanno con una frequenza sospetta e sempre per ...
Io sono certamente stupido, ma come fa osservare questo lettore di Repubblica, E.Scalfari è "l'uomo meno stupido del Paese".
quijote • un'ora fa
Cicerone scalfari è stato via via, fascista, liberale, radicale, repubblicano.
socialista, comunista, demitiano e oggi profeta per ***.
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Solo gli stupidi non cambiano opinione - Il libro dei proverbi ...
http://www.riflessioni.it/proverbi-fals ... inione.htm
Solo gli stupidi non cambiano opinione. È vero che a volte i geni cambiano opinione ma molte persone lo fanno con una frequenza sospetta e sempre per ...
Io sono certamente stupido, ma come fa osservare questo lettore di Repubblica, E.Scalfari è "l'uomo meno stupido del Paese".
quijote • un'ora fa
Cicerone scalfari è stato via via, fascista, liberale, radicale, repubblicano.
socialista, comunista, demitiano e oggi profeta per ***.
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Re: Cosa c'è dietro l'angolo
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marjlu • un'ora fa
scalfari .. vai ai giardinetti, o a giocare a bocce, o a portare a spasso il cane, non dare consigli lascia stare
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katia • un'ora fa
Ecco un altro validissimo motivo per non votare Renzi e il PD. Mi pareva strano che ancora nulla fosse trapelato....
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luigi • 2 ore fa
eugenio........goditi questi ultimi anni di pensione serenamente................suvvia non hai più la lucidità necessaria per parlare di cose serie!!!!!!!!!!!!!
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il Tei • 2 ore fa
sono terrorizzati che le loro intoccabili posizioni di potere possano essere infrante dalla libertà d'informazione di un'editoria libera e indipendente, da una legge sul conflitto d'interesse che ci liberi da questa accozzaglia di burocrati d'impresa che sono spesso amministratori e controllori di se stessi allo stesso tempo. caro Scalfari quando si tutela solo se stessi e pochi altri non è più libertà ma è regime e tu ne sei parte attiva
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anna23 • 2 ore fa
L'attacco a 360 gradi ai 5Stelle non fa altro che confermare che i sondaggi non più pubblicati sono a loro favore.
E me ne compiaccio.
Molto.
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Parvati anna23 • un'ora fa
compiaciuta almeno quanto te.... :-)
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machicazze'guelfi? • 2 ore fa
E dire che prima che arrestassero IL COMPAGNO G, Renzi diceva " le Europee non sono un voto politico ".. Mi pare di capire, che la paura di perderele, NON LI FACCIA DORMIRE LA NOTTE..
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flaneg51 • 2 ore fa
...scalfari..
un altro ottuagenario che dovrebbe stare ( da tempo..) a cesano boscone...!!!
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mila • 2 ore fa
Ho "abbandonato" La Repubblica da qualche mese, la leggevo da anni. E' diventato un quotidiano di regime, e malgrado vi scrivano ottimi giornalisti e opinionisti di grande livello non c'è più un'analisi dei fatti e dei partiti che non sia eccessivamente di parte, talvolta addirittura "violenta", come quando Scalfari e Augias dopo il filibustering dei 5s sul decreto Bankitalia sfoderarono definizioni degne de "La Padania".
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Cristina Correani • 2 ore fa
Che dire di questo anziano signore che fascisteggia ordinando di votare per Renzi?
In una democrazia ognuno vota chi gli pare. Non BISOGNA fare proprio niente. Scalfari può al massimo chiamare alle armi la sua servitù se ce l'ha.
Chi è di sinistra il pd NON lo vota, se lo fa si inchina di nuovo alla necessità del voto "utile" non a far vincere chi vota ma a non far vincere altri. Che è lo spirito che anima da sempre la maggioranza degli italiani che va a votare come se dovesse scegliere il gusto della pizza anziché la gestione della roba sua.
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Rosario Pintaudi Cristina Correani • 2 ore fa
Brava e ben detto!
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mario • 2 ore fa
via il finanziamento all'editoria.
Solo allora repubblica potrà scrivere cio' che vuole
Io non voglio tirare fuori il più piccolo nichelino per sentire le parole di questo individuo
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machicazze'guelfi? • 2 ore fa
Il terrore di non poter più RUBARE FINANZIAMENTI PUBBLICI, INCIUCIARE CON I CORROTTI, I LOBBISTI ED I MAFIOSI, li sta distruggendo.
Ecco perche'..
VINCIAMO NOI!!
( HAI CAPITO VECCHIO ***? )
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DemocraticoNonDiretto • 2 ore fa
Ci prova anche Scalfari a frenare l'ascesa di Renzi ed avvantaggiare il M5SS, ma penso non ci riuscirà.
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Divoll79 • 2 ore fa
Scalfari, va' in pensione!
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societa • 2 ore fa
Sono rammaricato, che un giornalista tanto autorevole, nonchè fondatore di la Repubblica e altro ancora, "scende in campo" per sponsorizzare il premier Renzi. Credo, che gli elettori, dopo le tante, troppe promesse, sapranno scegliere chi promette poco, ma realizzabile e punisca con il voto chi è tropppo avventuroso e fa con le sue stravaganti battute e saggi ginnici solo marketing elettorale.
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mismomeio • 2 ore fa
questa è la fine degna di un "mai stato giornalista"
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Guest • 2 ore fa
Ma è un titolo o è una minaccia?
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Boocrb • 2 ore fa
...disorientato nel tempo e nello spazio, confuso, obnubilato e...a piede libero...nel senso che l'ospizio di cui è ospite gli ha concesso un permesso d'uscita straordinario contro il parere dei sanitari....
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sab • 2 ore fa
Scalfari: “Bisogna votare per Renzi e per Schulz”.
Votali tu, essendo strumento del potere.
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marjlu • un'ora fa
scalfari .. vai ai giardinetti, o a giocare a bocce, o a portare a spasso il cane, non dare consigli lascia stare
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katia • un'ora fa
Ecco un altro validissimo motivo per non votare Renzi e il PD. Mi pareva strano che ancora nulla fosse trapelato....
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luigi • 2 ore fa
eugenio........goditi questi ultimi anni di pensione serenamente................suvvia non hai più la lucidità necessaria per parlare di cose serie!!!!!!!!!!!!!
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il Tei • 2 ore fa
sono terrorizzati che le loro intoccabili posizioni di potere possano essere infrante dalla libertà d'informazione di un'editoria libera e indipendente, da una legge sul conflitto d'interesse che ci liberi da questa accozzaglia di burocrati d'impresa che sono spesso amministratori e controllori di se stessi allo stesso tempo. caro Scalfari quando si tutela solo se stessi e pochi altri non è più libertà ma è regime e tu ne sei parte attiva
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anna23 • 2 ore fa
L'attacco a 360 gradi ai 5Stelle non fa altro che confermare che i sondaggi non più pubblicati sono a loro favore.
E me ne compiaccio.
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Parvati anna23 • un'ora fa
compiaciuta almeno quanto te.... :-)
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machicazze'guelfi? • 2 ore fa
E dire che prima che arrestassero IL COMPAGNO G, Renzi diceva " le Europee non sono un voto politico ".. Mi pare di capire, che la paura di perderele, NON LI FACCIA DORMIRE LA NOTTE..
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flaneg51 • 2 ore fa
...scalfari..
un altro ottuagenario che dovrebbe stare ( da tempo..) a cesano boscone...!!!
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mila • 2 ore fa
Ho "abbandonato" La Repubblica da qualche mese, la leggevo da anni. E' diventato un quotidiano di regime, e malgrado vi scrivano ottimi giornalisti e opinionisti di grande livello non c'è più un'analisi dei fatti e dei partiti che non sia eccessivamente di parte, talvolta addirittura "violenta", come quando Scalfari e Augias dopo il filibustering dei 5s sul decreto Bankitalia sfoderarono definizioni degne de "La Padania".
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Cristina Correani • 2 ore fa
Che dire di questo anziano signore che fascisteggia ordinando di votare per Renzi?
In una democrazia ognuno vota chi gli pare. Non BISOGNA fare proprio niente. Scalfari può al massimo chiamare alle armi la sua servitù se ce l'ha.
Chi è di sinistra il pd NON lo vota, se lo fa si inchina di nuovo alla necessità del voto "utile" non a far vincere chi vota ma a non far vincere altri. Che è lo spirito che anima da sempre la maggioranza degli italiani che va a votare come se dovesse scegliere il gusto della pizza anziché la gestione della roba sua.
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Rosario Pintaudi Cristina Correani • 2 ore fa
Brava e ben detto!
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mario • 2 ore fa
via il finanziamento all'editoria.
Solo allora repubblica potrà scrivere cio' che vuole
Io non voglio tirare fuori il più piccolo nichelino per sentire le parole di questo individuo
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machicazze'guelfi? • 2 ore fa
Il terrore di non poter più RUBARE FINANZIAMENTI PUBBLICI, INCIUCIARE CON I CORROTTI, I LOBBISTI ED I MAFIOSI, li sta distruggendo.
Ecco perche'..
VINCIAMO NOI!!
( HAI CAPITO VECCHIO ***? )
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DemocraticoNonDiretto • 2 ore fa
Ci prova anche Scalfari a frenare l'ascesa di Renzi ed avvantaggiare il M5SS, ma penso non ci riuscirà.
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Divoll79 • 2 ore fa
Scalfari, va' in pensione!
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societa • 2 ore fa
Sono rammaricato, che un giornalista tanto autorevole, nonchè fondatore di la Repubblica e altro ancora, "scende in campo" per sponsorizzare il premier Renzi. Credo, che gli elettori, dopo le tante, troppe promesse, sapranno scegliere chi promette poco, ma realizzabile e punisca con il voto chi è tropppo avventuroso e fa con le sue stravaganti battute e saggi ginnici solo marketing elettorale.
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mismomeio • 2 ore fa
questa è la fine degna di un "mai stato giornalista"
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Guest • 2 ore fa
Ma è un titolo o è una minaccia?
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Boocrb • 2 ore fa
...disorientato nel tempo e nello spazio, confuso, obnubilato e...a piede libero...nel senso che l'ospizio di cui è ospite gli ha concesso un permesso d'uscita straordinario contro il parere dei sanitari....
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sab • 2 ore fa
Scalfari: “Bisogna votare per Renzi e per Schulz”.
Votali tu, essendo strumento del potere.
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Cosa c'è dietro l'angolo
Questa forma di democrazia che apre gli spazi ai commenti, distrugge carriere di una vita
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Cosa c'è dietro l'angolo
A UNA SETTIMANA DAL VOTO
Il parere de Il Giornale
Quel comico che tragedia
Il M5S non è un partito ortodosso ma una mina vagante. Grillo si alimenta delle disgrazie dei suoi avversari e ora è dato al 30%. Se il Pd dovesse vincere d'un soffio, Renzi sarebbe bruciato. E poi? Nel nostro futuro ci sarebbe il caos
Vittorio Feltri - Dom, 18/05/2014 - 20:29
«Il migliore governo è quello che agonizza, perché fa posto a un altro» (il virgolettato non è mio, ma di Gustave Flaubert). E mi pare che la compagine presieduta da Matteo Renzi non sia in salute come si sforza di apparire.
Abbiamo letto che i parametri economici autorizzano a emettere una diagnosi infausta: il Pil va giù e il debito pubblico va su; l'occupazione scende e le tasse salgono. Lasciamo perdere i consumi e la produzione: precipitano.
Non mi piace addossare troppe responsabilità al premier, però è lecito chiedergli se continua a essere ottimista quanto il giorno in cui s'insediò a Palazzo Chigi.
Molta gente che aveva sperato in lui quale uomo della provvidenza, comincia a ricredersi. Scuote la testa: teme di essere stata bidonata. Attende sviluppi e si prepara alla catastrofe, che si annuncia fra otto giorni, quando nella notte fra domenica e lunedì si conteranno le schede.
Le elezioni europee in un Paese normale - meno isterico del nostro - non incidono sulla politica interna; in Italia invece sono una specie di referendum circa la legittimità democratica dell'esecutivo in carica. Cosicché tra poco più di una settimana verificheremo se Matteo è oppure fu. Il suo destino è legato al risultato che otterrà non soltanto il Pd, del quale è segretario, ma anche il Movimento 5 stelle. Quest'ultimo non è un partito ortodosso ma una mina vagante, una minaccia, una calamità potenziale la cui forza devastante non si è ancora espressa completamente.
Beppe Grillo si alimenta delle disgrazie dei suoi avversari, pertanto ingrassa ogni dì e sta per diventare obeso: i sondaggi - quelli poco scientifici e basati sul fiuto - lo danno addirittura al 30 per cento.
Percentuale sbalorditiva ove si consideri che il Pd nella sua lunga storia (da Enrico Berlinguer a Walter Veltroni) non ha mai superato un terzo dei consensi, e anche nella presente circostanza non dovrebbe andare oltre.
Nel qual caso, il rischio che i grillini compiano il sorpasso non sarebbe remoto. Mettiamo pure che i democratici vincano di un soffio, come avvenne nel febbraio 2013: per Renzi sarebbe una sonora sconfitta, come fu per Bersani, e ciò inasprirebbe le tensioni fra gli ex (o post) comunisti, divisi in due tronconi: i tradizionalisti e i rottamatori, tanto per semplificare.
Il partito sarebbe scosso da un terremoto e fra le vittime si potrebbe contare lo stesso Matteo. Con i tempi che corrono, bruciare un leader è un gioco d'infanzia.
Se le nostre previsioni non sono campate in aria, ci attende un periodo burrascoso, quantomeno fosco.
Probabilmente i progressisti, che per vent'anni hanno combattuto Silvio Berlusconi con tutte le armi, comprese quelle improprie, si accorgeranno - se non ne sono già edotti - che il vero nemico non era lui, ma il comico genovese.
Il quale, essendosi inserito fra i due litiganti, si accinge a godere come un riccio.
Lui, e soltanto lui, infatti, è in grado di raccattare il suffragio dei nauseati dalla politica, ovvero coloro che non vorrebbero votare, ma che, se decidessero di farlo spinti dal cupio dissolvi (crepi Sansone con tutti i filistei), darebbero la preferenza all'uomo specializzato nella demolizione e incurante della riedificazione, ritenendola poco interessante, un mestiere diverso dal suo.
E qui arriviamo al punto. Finché la battaglia era circoscritta al bipolarismo - centrodestra contro centrosinistra - erano escluse sorprese: chiunque vincesse, più o meno erano noti i guai che avrebbe combinato. Non parliamo di vantaggi perché non ne abbiamo mai visti.
Comunque il Paese tirava avanti, sollevando i soliti mugugni popolari, ma senza essere trascinato nel burrone.
Adesso si registra che il terzo incomodo pentastellato contende il primato elettorale ai due protagonisti di una volta; qualora con un guizzo dell'ultim'ora passasse in testa, si aprirebbero degli scenari (inimmaginabili fino a un paio di anni orsono), nei quali Renzi avrebbe il ruolo di una meteora, anzi di una farfalla la cui vita è breve come un sospiro.
Difficile fare ipotesi su ciò che accadrebbe con Grillo sul gradino più alto del podio e con il Pd e Forza Italia al piano di sotto.
Ma è facile, conoscendo i nostri polli, prevedere un disastro.
Basta pensare che il M5s si è appiattito su posizioni giustizialiste e manettare: si augura che tutti i politici avversari vadano in galera e non escano più; auspica un repulisti indiscriminato; vagheggia un ripescaggio del marxismo. Non solo. Intende rifiutare di allearsi con altri partiti, per cui non si comprende quale tipo di maggioranza avrebbe l'opportunità di crearsi allo scopo di formare un governo.
Quale governo? Sostenuto da chi? Da sottolineare che Grillo, bene che gli vada, non otterrà, né il 25 maggio né a eventuali politiche (più o meno anticipate), il 50 e rotti per cento buono per un monocolore. E allora? Nel nostro futuro ci sarebbe il caos, aggravato dal fatto che non abbiamo ancora una legge elettorale sostitutiva del Porcellum. Di modo che si voterebbe con un sistema proporzionale foriero di disordini ampiamente sperimentati.
Chi giurava che, ferito Berlusconi, si sarebbe tornati al tran tran rasserenante della Prima Repubblica, con la sinistra stabilmente insediata al governo, scoprirà invece che il Paese sarà in balia di un manipolo di sfasciacarrozze coadiuvati da una giustizia ansiosa di farla pagare a chi mirava a riformarla per mandarla a cuccia.
http://www.ilgiornale.it/news/interni/q ... 20041.html
Il parere de Il Giornale
Quel comico che tragedia
Il M5S non è un partito ortodosso ma una mina vagante. Grillo si alimenta delle disgrazie dei suoi avversari e ora è dato al 30%. Se il Pd dovesse vincere d'un soffio, Renzi sarebbe bruciato. E poi? Nel nostro futuro ci sarebbe il caos
Vittorio Feltri - Dom, 18/05/2014 - 20:29
«Il migliore governo è quello che agonizza, perché fa posto a un altro» (il virgolettato non è mio, ma di Gustave Flaubert). E mi pare che la compagine presieduta da Matteo Renzi non sia in salute come si sforza di apparire.
Abbiamo letto che i parametri economici autorizzano a emettere una diagnosi infausta: il Pil va giù e il debito pubblico va su; l'occupazione scende e le tasse salgono. Lasciamo perdere i consumi e la produzione: precipitano.
Non mi piace addossare troppe responsabilità al premier, però è lecito chiedergli se continua a essere ottimista quanto il giorno in cui s'insediò a Palazzo Chigi.
Molta gente che aveva sperato in lui quale uomo della provvidenza, comincia a ricredersi. Scuote la testa: teme di essere stata bidonata. Attende sviluppi e si prepara alla catastrofe, che si annuncia fra otto giorni, quando nella notte fra domenica e lunedì si conteranno le schede.
Le elezioni europee in un Paese normale - meno isterico del nostro - non incidono sulla politica interna; in Italia invece sono una specie di referendum circa la legittimità democratica dell'esecutivo in carica. Cosicché tra poco più di una settimana verificheremo se Matteo è oppure fu. Il suo destino è legato al risultato che otterrà non soltanto il Pd, del quale è segretario, ma anche il Movimento 5 stelle. Quest'ultimo non è un partito ortodosso ma una mina vagante, una minaccia, una calamità potenziale la cui forza devastante non si è ancora espressa completamente.
Beppe Grillo si alimenta delle disgrazie dei suoi avversari, pertanto ingrassa ogni dì e sta per diventare obeso: i sondaggi - quelli poco scientifici e basati sul fiuto - lo danno addirittura al 30 per cento.
Percentuale sbalorditiva ove si consideri che il Pd nella sua lunga storia (da Enrico Berlinguer a Walter Veltroni) non ha mai superato un terzo dei consensi, e anche nella presente circostanza non dovrebbe andare oltre.
Nel qual caso, il rischio che i grillini compiano il sorpasso non sarebbe remoto. Mettiamo pure che i democratici vincano di un soffio, come avvenne nel febbraio 2013: per Renzi sarebbe una sonora sconfitta, come fu per Bersani, e ciò inasprirebbe le tensioni fra gli ex (o post) comunisti, divisi in due tronconi: i tradizionalisti e i rottamatori, tanto per semplificare.
Il partito sarebbe scosso da un terremoto e fra le vittime si potrebbe contare lo stesso Matteo. Con i tempi che corrono, bruciare un leader è un gioco d'infanzia.
Se le nostre previsioni non sono campate in aria, ci attende un periodo burrascoso, quantomeno fosco.
Probabilmente i progressisti, che per vent'anni hanno combattuto Silvio Berlusconi con tutte le armi, comprese quelle improprie, si accorgeranno - se non ne sono già edotti - che il vero nemico non era lui, ma il comico genovese.
Il quale, essendosi inserito fra i due litiganti, si accinge a godere come un riccio.
Lui, e soltanto lui, infatti, è in grado di raccattare il suffragio dei nauseati dalla politica, ovvero coloro che non vorrebbero votare, ma che, se decidessero di farlo spinti dal cupio dissolvi (crepi Sansone con tutti i filistei), darebbero la preferenza all'uomo specializzato nella demolizione e incurante della riedificazione, ritenendola poco interessante, un mestiere diverso dal suo.
E qui arriviamo al punto. Finché la battaglia era circoscritta al bipolarismo - centrodestra contro centrosinistra - erano escluse sorprese: chiunque vincesse, più o meno erano noti i guai che avrebbe combinato. Non parliamo di vantaggi perché non ne abbiamo mai visti.
Comunque il Paese tirava avanti, sollevando i soliti mugugni popolari, ma senza essere trascinato nel burrone.
Adesso si registra che il terzo incomodo pentastellato contende il primato elettorale ai due protagonisti di una volta; qualora con un guizzo dell'ultim'ora passasse in testa, si aprirebbero degli scenari (inimmaginabili fino a un paio di anni orsono), nei quali Renzi avrebbe il ruolo di una meteora, anzi di una farfalla la cui vita è breve come un sospiro.
Difficile fare ipotesi su ciò che accadrebbe con Grillo sul gradino più alto del podio e con il Pd e Forza Italia al piano di sotto.
Ma è facile, conoscendo i nostri polli, prevedere un disastro.
Basta pensare che il M5s si è appiattito su posizioni giustizialiste e manettare: si augura che tutti i politici avversari vadano in galera e non escano più; auspica un repulisti indiscriminato; vagheggia un ripescaggio del marxismo. Non solo. Intende rifiutare di allearsi con altri partiti, per cui non si comprende quale tipo di maggioranza avrebbe l'opportunità di crearsi allo scopo di formare un governo.
Quale governo? Sostenuto da chi? Da sottolineare che Grillo, bene che gli vada, non otterrà, né il 25 maggio né a eventuali politiche (più o meno anticipate), il 50 e rotti per cento buono per un monocolore. E allora? Nel nostro futuro ci sarebbe il caos, aggravato dal fatto che non abbiamo ancora una legge elettorale sostitutiva del Porcellum. Di modo che si voterebbe con un sistema proporzionale foriero di disordini ampiamente sperimentati.
Chi giurava che, ferito Berlusconi, si sarebbe tornati al tran tran rasserenante della Prima Repubblica, con la sinistra stabilmente insediata al governo, scoprirà invece che il Paese sarà in balia di un manipolo di sfasciacarrozze coadiuvati da una giustizia ansiosa di farla pagare a chi mirava a riformarla per mandarla a cuccia.
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Re: Cosa c'è dietro l'angolo
La fine dei partiti - 1
Il ciclo della seconda Repubblica si sta chiudendo. Lentamente ma si sta chiudendo. Dal punto di vista storico possiamo già dire senza ombra di dubbio che è stato il ventennio di Silvio Berlusconi e del berlusconismo. Cosa spinge ancora oggi l’ex cavaliere a battersi inutilmente a quasi 78 anni, lo sa solo lui.
Le sue aziende i 7.140 miliardi di vecchie lire di debiti del ’92 non li hanno più. Una serie di leggi ad personam gli ha evitato guai seri con la magistratura. Con l’unica condanna assegnata in vent’anni gli fanno scontare una pena risibile. Ha si altri processi in corso, ma sembra che il sistema politico giudiziario si accontenti dalla sua fuoriuscita dalla politica.
Susanna Turco ha scritto per L’Espresso lo svuotamento progressivo di FI.
FORZA ITALIA
Silvio Berlusconi, di "Fedele" gli è rimasto solo Confalonieri
Con i vecchi amici falcidiati da condanne e inchieste è tutto un "mi dispiace per Marcello", "mi dispiace per Claudio". L'ex Cavaliere tra valzer degli addii e nuovo cerchio magico. Che non si sa quanto durerà
DI SASANNA TURCO
16 maggio 2014
In pratica, a farlabreve, c’è ormai soloConfalonieri. Fedele, appunto. Del famoso gruppo di jogging e pantaloncini bianchi,delle crociere sul Barbarossa e dellefoto ai battesimi, degli amici del tempo dell’età dell’oro come pure dei sodali dell’età dell’argento, del bronzo e del ferro, per il resto, vicino al Cavaliere non c’è rimasto sostanzialmente nessuno. Stupisce un po’ farci i conti adesso, mentre Berlusconi è alle prese con la campagna elettorale e l’ennesima (la più difficile) scommessa di resurrezione, nell’era di Cesano Boscone, a suon di Francesca Pascale, Maria Rosaria Rossi, Giovanni Toti e basso continuo dell’abbaiar di Dudù
Fuori dalla nuova linfa del cerchio magico, pare di stare a un funerale. E’ tutto un, più o meno accorato, “mi dispiace per Claudio”, “mi dispiace per Marcello”, “mi dispiace per Sandro”. Una sorta di valzer degli addii: per tradimento, per sopravvenute inchieste o condanne, per non ricandidature, nuovi rancori, semplice consunzione
L’impero in decadenza, poi, fa il resto. Chi maligna nei corridoi dei Palazzi, sostiene del resto di aver individuato già il prossimo papabile, addirittura nel volto di Denis Verdini, e chissà se poi è solo il gusto del paradosso che da voce alle chiacchiere. Comunque, l’ultimo di cui rimbalza la notizia – riportata dalla Stampa – è Cesare Previti: un processo lungo di allontanamento, in verità. Divenuto palpabile, sei mesi fa, con il passaggio – quasi invisibile ma di peso – dell’avvocato e parlamentare Gianfranco Sammarco, cognato di Previti, al gruppo di Alfano. Ma cominciato nel 2007, all’epoca delle condanne definitive per Imi-Sir e Lodo Mondadori, quando l’avvocato ed ex ministro della Difesa, percorrendo con sette anni d’anticipo una sorte analoga a quella di Berlusconi, prima lasciò il Parlamento – dimettendosi subito prima che la Camera votasse la sua decadenza – poi scontò la pena tra domiciliari e servizi sociali. Un precursore, s’è scoperto adesso, che pure nell’ombra in qualche modo vicino al Cavaliere era rimasto. Come un’abitudine, una voce al telefono, una cerchia di poteri e relazioni che non si rompe mai. “La politica? E’come un vecchio amore”, diceva del resto Previti in un’intervista di qualche tempo fa. Il suo nome, infatti, anche adesso torna, citato, nelle intercettazioni relative all’inchiesta sull’Expo. Sempre in quelle intercettazioni compare Gianni Letta: anche lui, di fatto sparito dalle cronache di Palazzo Grazioli. Quando serve sta dalla parte del Cavaliere, ci mancherebbe: come quando si è trattato di accompagnarlo al Nazareno, o a Palazzo Chigi a incontrare Renzi. Altrimenti, però, è come pulviscolare. Dopo essere sgusciato indenne nella fase difficilissima in cui gli toccava triangolare tra Berlusconi, Alfano e il nipote premier, Letta zio è tornato alla sua vocazione originaria, quella di gran cerimoniere della Repubblica, tra giurie, commemorazioni e impalpabile ubiquità.
Degli altri, la cronaca è nota. Il braccio destro del tempo che fu Marcello Dell’Utri in Libano dopo la mancata ricandidatura decisa un anno e mezzo fa con relativa e spettacolare polemica con Angelino Alfano (si diedero reciprocamente del “povero disgraziato”), Claudio Scajola falciato dall’inchiesta sull’Expo subito dopo la mancata candidatura alle europee. Paolo Bonaiuti, storico portavoce, traslocato armi bagagli e coda polemica nell’Ncd, non senza l’abbraccio finale e la richiesta (del Cav) di ripensarci. Marinella, la segretaria di una vita, fuori anche lei. Sandro Bondi, ritiratosi a vita privata in stile intellettuale corrucciato ma non senza lividi. Pure il fedele maggiordomo Alfredo, del resto, pare abbia aperto un ristorante.
Insomma non c’è più nessuno ma quello che stupisce, alla fine, è il guizzo spietato dell’ex Cavaliere. Perché in effetti in vent’anni di Forza Italia, dai tempi di Gianni Pilo, Vittorio Dotti, Giuliano Urbani, Carlo Scognamiglio, Alfredo Biondi giusto per dirne qualcuno, la lista dei divorzi e degli addii è lunga quanto quella di chi è andato a comporre le prime file del partito. In un modo o nell’altro, si sono persi per strada tutti. Lui no, e li ha lasciati andare: in nome alla fine di un rinnovamento continuo e necessario, persino pre-politico, si direbbe alla Dorian Gray. Che poi, negli ultimi mesi, sia dipeso dalle trame e dai voleri del famoso cerchio magico, è circostanza in fondo occasionale. Gli si dia il tempo necessario e sufficiente, e l’ex Cavaliere potrebbe finire per far fuori anche quello.
© Riproduzione riservata16 maggio 2014
http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... er=1-77869
Il ciclo della seconda Repubblica si sta chiudendo. Lentamente ma si sta chiudendo. Dal punto di vista storico possiamo già dire senza ombra di dubbio che è stato il ventennio di Silvio Berlusconi e del berlusconismo. Cosa spinge ancora oggi l’ex cavaliere a battersi inutilmente a quasi 78 anni, lo sa solo lui.
Le sue aziende i 7.140 miliardi di vecchie lire di debiti del ’92 non li hanno più. Una serie di leggi ad personam gli ha evitato guai seri con la magistratura. Con l’unica condanna assegnata in vent’anni gli fanno scontare una pena risibile. Ha si altri processi in corso, ma sembra che il sistema politico giudiziario si accontenti dalla sua fuoriuscita dalla politica.
Susanna Turco ha scritto per L’Espresso lo svuotamento progressivo di FI.
FORZA ITALIA
Silvio Berlusconi, di "Fedele" gli è rimasto solo Confalonieri
Con i vecchi amici falcidiati da condanne e inchieste è tutto un "mi dispiace per Marcello", "mi dispiace per Claudio". L'ex Cavaliere tra valzer degli addii e nuovo cerchio magico. Che non si sa quanto durerà
DI SASANNA TURCO
16 maggio 2014
In pratica, a farlabreve, c’è ormai soloConfalonieri. Fedele, appunto. Del famoso gruppo di jogging e pantaloncini bianchi,delle crociere sul Barbarossa e dellefoto ai battesimi, degli amici del tempo dell’età dell’oro come pure dei sodali dell’età dell’argento, del bronzo e del ferro, per il resto, vicino al Cavaliere non c’è rimasto sostanzialmente nessuno. Stupisce un po’ farci i conti adesso, mentre Berlusconi è alle prese con la campagna elettorale e l’ennesima (la più difficile) scommessa di resurrezione, nell’era di Cesano Boscone, a suon di Francesca Pascale, Maria Rosaria Rossi, Giovanni Toti e basso continuo dell’abbaiar di Dudù
Fuori dalla nuova linfa del cerchio magico, pare di stare a un funerale. E’ tutto un, più o meno accorato, “mi dispiace per Claudio”, “mi dispiace per Marcello”, “mi dispiace per Sandro”. Una sorta di valzer degli addii: per tradimento, per sopravvenute inchieste o condanne, per non ricandidature, nuovi rancori, semplice consunzione
L’impero in decadenza, poi, fa il resto. Chi maligna nei corridoi dei Palazzi, sostiene del resto di aver individuato già il prossimo papabile, addirittura nel volto di Denis Verdini, e chissà se poi è solo il gusto del paradosso che da voce alle chiacchiere. Comunque, l’ultimo di cui rimbalza la notizia – riportata dalla Stampa – è Cesare Previti: un processo lungo di allontanamento, in verità. Divenuto palpabile, sei mesi fa, con il passaggio – quasi invisibile ma di peso – dell’avvocato e parlamentare Gianfranco Sammarco, cognato di Previti, al gruppo di Alfano. Ma cominciato nel 2007, all’epoca delle condanne definitive per Imi-Sir e Lodo Mondadori, quando l’avvocato ed ex ministro della Difesa, percorrendo con sette anni d’anticipo una sorte analoga a quella di Berlusconi, prima lasciò il Parlamento – dimettendosi subito prima che la Camera votasse la sua decadenza – poi scontò la pena tra domiciliari e servizi sociali. Un precursore, s’è scoperto adesso, che pure nell’ombra in qualche modo vicino al Cavaliere era rimasto. Come un’abitudine, una voce al telefono, una cerchia di poteri e relazioni che non si rompe mai. “La politica? E’come un vecchio amore”, diceva del resto Previti in un’intervista di qualche tempo fa. Il suo nome, infatti, anche adesso torna, citato, nelle intercettazioni relative all’inchiesta sull’Expo. Sempre in quelle intercettazioni compare Gianni Letta: anche lui, di fatto sparito dalle cronache di Palazzo Grazioli. Quando serve sta dalla parte del Cavaliere, ci mancherebbe: come quando si è trattato di accompagnarlo al Nazareno, o a Palazzo Chigi a incontrare Renzi. Altrimenti, però, è come pulviscolare. Dopo essere sgusciato indenne nella fase difficilissima in cui gli toccava triangolare tra Berlusconi, Alfano e il nipote premier, Letta zio è tornato alla sua vocazione originaria, quella di gran cerimoniere della Repubblica, tra giurie, commemorazioni e impalpabile ubiquità.
Degli altri, la cronaca è nota. Il braccio destro del tempo che fu Marcello Dell’Utri in Libano dopo la mancata ricandidatura decisa un anno e mezzo fa con relativa e spettacolare polemica con Angelino Alfano (si diedero reciprocamente del “povero disgraziato”), Claudio Scajola falciato dall’inchiesta sull’Expo subito dopo la mancata candidatura alle europee. Paolo Bonaiuti, storico portavoce, traslocato armi bagagli e coda polemica nell’Ncd, non senza l’abbraccio finale e la richiesta (del Cav) di ripensarci. Marinella, la segretaria di una vita, fuori anche lei. Sandro Bondi, ritiratosi a vita privata in stile intellettuale corrucciato ma non senza lividi. Pure il fedele maggiordomo Alfredo, del resto, pare abbia aperto un ristorante.
Insomma non c’è più nessuno ma quello che stupisce, alla fine, è il guizzo spietato dell’ex Cavaliere. Perché in effetti in vent’anni di Forza Italia, dai tempi di Gianni Pilo, Vittorio Dotti, Giuliano Urbani, Carlo Scognamiglio, Alfredo Biondi giusto per dirne qualcuno, la lista dei divorzi e degli addii è lunga quanto quella di chi è andato a comporre le prime file del partito. In un modo o nell’altro, si sono persi per strada tutti. Lui no, e li ha lasciati andare: in nome alla fine di un rinnovamento continuo e necessario, persino pre-politico, si direbbe alla Dorian Gray. Che poi, negli ultimi mesi, sia dipeso dalle trame e dai voleri del famoso cerchio magico, è circostanza in fondo occasionale. Gli si dia il tempo necessario e sufficiente, e l’ex Cavaliere potrebbe finire per far fuori anche quello.
© Riproduzione riservata16 maggio 2014
http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... er=1-77869
Ultima modifica di camillobenso il 19/05/2014, 0:33, modificato 1 volta in totale.
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Re: Cosa c'è dietro l'angolo
La fine dei partiti - 2
il Fatto 18.5.14
Ma chi è davvero Matteo Renzi?
risponde Furio Colombo
CARO COLOMBO, non penso male di Matteo Renzi, ma non riesco a farmi di lui un’idea precisa. Di sicuro non ha niente a che fare con il Pd, pregi e difetti, così come lo conoscevamo prima di lui. Dire “democristiano” funziona poco. È troppo giovane e attivo. Niente in lui ricorda la sinistra (sia che si apprezzi, sia che si tema), e gli spunti di destra mi sembrano più caratteriali che politici. Allora?
Vito
È UN BUON TEMA, di esercitazione, cercando però di evitare il processo.
Qui si tratta di analizzare e capire come si farebbe con il personaggio di un racconto, e non di emettere un verdetto politico.
Certo Renzi non è di sinistra, non nel senso sprezzante di Grillo, non nella interpretazione amica di quella buona parte del Pd che lo sostiene.
Qui si nota una estraneità completa che, causa l’irruenza giovanile, a volte diventa maleducato rigetto (le frasi dedicate ai sindacati), a volte pura e semplice e vistosa estraneità.
Gli si fa un cattivo servizio evocando continuamente il fantasma di Blair, uno che fa una guerra devastante appoggiando le ragioni su una finzione e su una bugia.
Definirlo di “destra” è facile, ma non chiarisce l’ambiguità di fondo del personaggio, dove “ambiguità” non significa deliberato camuffamento o messa in ombra di qualcosa.
Significa una sorta di asse di equilibrio che Renzi percorre con una notevole bravura (in senso ginnastico), ma che non ha disegnato lui.
Renzi è il terzo di tre governi non eletti, e il solo dei tre che non sia “del presidente” nel senso che Renzi si è fatto da solo: ha scelto se stesso per governare, ma non ha scelto, salvo vivacissime manifestazioni di volontà in senso contrario, dove portare il Paese se non, genericamente, “in salvo”.
Ma quello era stato il tema anche degli altri due governi. Una parte di questa storia resta oscura (quanto all’Italia, non quanto a Renzi) per due ragioni.
La prima è che nessuno ha mai spiegato che è stato il governo di Berlusconi a portare l’Italia al disastro (nel senso più tragico).
E in tal modo ha fatto perdere le tracce del sia pur tenue lavoro di opposizione del Pd, e dunque della identità di quel partito.
La seconda è che l’intero sistema politico italiano di governo è costruito in stretta associazione con Berlusconi, la sua gente, la sua cultura, i suoi valori, il suo passato, creando così un insieme indistinto che rende possibile solo una opposizione indistinta, fondata sulla promessa (sovietica più che fascista) di distruggere tutto, Stato incluso, in caso di vittoria.
A questo punto diventa immensamente difficile trovare, nell’orizzonte contraddittorio e confuso di ciò che sta accadendo, una parola per definire Matteo Renzi.
Governa con Berlusconi ma l’invenzione non è sua.
A lui è stata data come una scelta già fatta e una necessità.
Suo è l’avere spostato tutta l’attenzione su uno dei due termini, “governo”, decidendo di neutralizzare il partner con l’espediente del rispetto invece che con la dichiarazione di disprezzo.
Diamogli atto che in tal modo ha abbassato, e non alzato, il ruolo e l’efficacia di Berlusconi (che però non se ne va) anche se ha reso più ambigua tutta la scena, e dato più forza all’opposizione.
Come vedete, tutto si gioca sulla parola “governo” (bene o male, ma prima di Renzi nessuno governava). Proprio questo, però, ha dato una potente motivazione all’opposizione M5S, che ha già preso la rincorsa, e punta alla spallata. La verità è che quello di Renzi è il primo vero governo tecnico.
il Fatto 18.5.14
Ma chi è davvero Matteo Renzi?
risponde Furio Colombo
CARO COLOMBO, non penso male di Matteo Renzi, ma non riesco a farmi di lui un’idea precisa. Di sicuro non ha niente a che fare con il Pd, pregi e difetti, così come lo conoscevamo prima di lui. Dire “democristiano” funziona poco. È troppo giovane e attivo. Niente in lui ricorda la sinistra (sia che si apprezzi, sia che si tema), e gli spunti di destra mi sembrano più caratteriali che politici. Allora?
Vito
È UN BUON TEMA, di esercitazione, cercando però di evitare il processo.
Qui si tratta di analizzare e capire come si farebbe con il personaggio di un racconto, e non di emettere un verdetto politico.
Certo Renzi non è di sinistra, non nel senso sprezzante di Grillo, non nella interpretazione amica di quella buona parte del Pd che lo sostiene.
Qui si nota una estraneità completa che, causa l’irruenza giovanile, a volte diventa maleducato rigetto (le frasi dedicate ai sindacati), a volte pura e semplice e vistosa estraneità.
Gli si fa un cattivo servizio evocando continuamente il fantasma di Blair, uno che fa una guerra devastante appoggiando le ragioni su una finzione e su una bugia.
Definirlo di “destra” è facile, ma non chiarisce l’ambiguità di fondo del personaggio, dove “ambiguità” non significa deliberato camuffamento o messa in ombra di qualcosa.
Significa una sorta di asse di equilibrio che Renzi percorre con una notevole bravura (in senso ginnastico), ma che non ha disegnato lui.
Renzi è il terzo di tre governi non eletti, e il solo dei tre che non sia “del presidente” nel senso che Renzi si è fatto da solo: ha scelto se stesso per governare, ma non ha scelto, salvo vivacissime manifestazioni di volontà in senso contrario, dove portare il Paese se non, genericamente, “in salvo”.
Ma quello era stato il tema anche degli altri due governi. Una parte di questa storia resta oscura (quanto all’Italia, non quanto a Renzi) per due ragioni.
La prima è che nessuno ha mai spiegato che è stato il governo di Berlusconi a portare l’Italia al disastro (nel senso più tragico).
E in tal modo ha fatto perdere le tracce del sia pur tenue lavoro di opposizione del Pd, e dunque della identità di quel partito.
La seconda è che l’intero sistema politico italiano di governo è costruito in stretta associazione con Berlusconi, la sua gente, la sua cultura, i suoi valori, il suo passato, creando così un insieme indistinto che rende possibile solo una opposizione indistinta, fondata sulla promessa (sovietica più che fascista) di distruggere tutto, Stato incluso, in caso di vittoria.
A questo punto diventa immensamente difficile trovare, nell’orizzonte contraddittorio e confuso di ciò che sta accadendo, una parola per definire Matteo Renzi.
Governa con Berlusconi ma l’invenzione non è sua.
A lui è stata data come una scelta già fatta e una necessità.
Suo è l’avere spostato tutta l’attenzione su uno dei due termini, “governo”, decidendo di neutralizzare il partner con l’espediente del rispetto invece che con la dichiarazione di disprezzo.
Diamogli atto che in tal modo ha abbassato, e non alzato, il ruolo e l’efficacia di Berlusconi (che però non se ne va) anche se ha reso più ambigua tutta la scena, e dato più forza all’opposizione.
Come vedete, tutto si gioca sulla parola “governo” (bene o male, ma prima di Renzi nessuno governava). Proprio questo, però, ha dato una potente motivazione all’opposizione M5S, che ha già preso la rincorsa, e punta alla spallata. La verità è che quello di Renzi è il primo vero governo tecnico.
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Re: Cosa c'è dietro l'angolo
A UNA SETTIMANA DAL VOTO
Corriere 18.5.14
La corsa del premier a quel 5% indeciso se votare Pd
Al Nazareno timori per le amministrative persino nelle roccaforti «rosse»
di Maria Teresa Meli
ROMA. Cinque per cento. È una cifra da tenere a mente e da ricordare la notte del 25 maggio, quando si sapranno i risultati delle europee.
È la cifra che deciderà se quello di Beppe Grillo sarà ancora il partito più votato dagli italiani residenti nel nostro Paese, come accadde nelle politiche dello scorso anno, o se, piuttosto, questo primato gli verrà strappato nel giro di sei mesi (cioè da quando è stato eletto segretario del Pd) da Matteo Renzi.
È la cifra che spiega perché il presidente del Consiglio abbia deciso di scendere in campo con tanta forza in questa campagna elettorale, prendendo di mira il leader del Movimento Cinquestelle. Si tratta infatti, come spiega su «Europa» il politologo Paolo Natale, esperto della materia e consulente dell’Ipsos, della percentuale dei votanti effettivi che è ancora incerta se votare per Beppe Grillo o per il Partito democratico.
È vero che sinora alcuni sondaggi pubblicati fino al divieto elettorale davano addirittura dieci punti di distanza tra il Pd e i Cinquestelle, ma c’è da dire che Renzi non ha mai dato troppo credito a queste rilevazioni e che comunque riguardavano interviste fatte agli elettori prima che scoppiasse il caso dell’Expo, su cui, come sostiene il premier, Grillo «si è fiondato come uno sciacallo». Anche per questo motivo il presidente del Consiglio ci ha voluto «mettere la faccia», cercando di trasformare quella grana in un’occasione «per marcare la differenza tra il nostro modo di fare e certe pratiche antiche e poco lineari».
Dunque, l’avversario è Grillo. Il Pd è convinto di essere ben posizionato nel Nord est e nel Nord ovest, ma teme per le altre aree del Paese. «L’unica cosa che sanno fare Grillo e certi suoi epigoni — è il succo del ragionamento che il premier va facendo in questi giorni ai suoi — è sperare di ottenere vantaggi da eventuali errori del governo o del Partito democratico. È per questa ragione che non possiamo permetterci neanche uno sbaglio. Il nostro lavoro al governo è appena iniziato e non può essere interrotto, non lo dico perché sono attaccato alla poltrona, perché non è così, lo dico perché se andiamo bene noi, va bene anche l’Italia».
Già, ma Renzi sa che il leader del Movimento cinquestelle «trova terreno fertile» nelle «zone dove c’è maggiore disperazione e povertà» ed è per questo che secondo lui è proprio in quella parte d’Italia che il Partito democratico deve «far capire che il Paese può riprendere a sperare, che può riuscire a farcela». In questo modo, a suo giudizio, si toglierà «il terreno da sotto i piedi a Grillo». È quindi il Meridione(e la Sicilia soprattutto) a preoccupare il Partito democratico e il Presidente del Consiglio. Del resto, Renzi ha potuto toccare con mano nella sua trasferta a Palermo che la situazione da quelle parti è difficile. E anche altrove è dura. A Bari Michele Emiliano è rimasto male perché non ha fatto il capolista per le Europee, tant’è che c’è chi lo dà in avvicinamento ai grillini, benché lui smentisca categoricamente. A Salerno Vincenzo De Luca ha rotto i rapporti con Renzi, secondo le malelingue perché si aspettava un posto nel nuovo governo. Insomma nel Sud il premier non sembra messo benissimo, ma tutti sanno che sono gli ultimi giorni di campagna elettorale quelli che decidono le sorti del voto.
Se i grillini andassero bene alle europee, ragionano al Nazareno, sede nazionale del Partito democratico, c’è il rischio che vi sia un effetto trascinamento anche sulle elezioni amministrative, un voto questo in cui, salvo rare eccezioni (come quella di Parma), il Movimento cinquestelle «non ha mai brillato in modo particolare». Ma questa volta potrebbe essere diverso. L’estrema politicizzazione della campagna elettorale e il previsto calo del centrodestra potrebbero favorire i grillini. È questa eventualità che ha spinto il responsabile Enti Locali della segreteria del Partito democratico a dire nei giorni scorsi: «Nessuno immagini di essere già sicuro».
Insomma, anche chi, in teoria, avrebbe la vittoria in tasca in un comune blindato è bene che si mobiliti ventre a terra, perché nel Pd si teme che il voto grillino si estenda a macchia d’olio nelle zone tradizionalmente «rosse» come l’Emilia-Romagna e la Toscana.
Corriere 18.5.14
La corsa del premier a quel 5% indeciso se votare Pd
Al Nazareno timori per le amministrative persino nelle roccaforti «rosse»
di Maria Teresa Meli
ROMA. Cinque per cento. È una cifra da tenere a mente e da ricordare la notte del 25 maggio, quando si sapranno i risultati delle europee.
È la cifra che deciderà se quello di Beppe Grillo sarà ancora il partito più votato dagli italiani residenti nel nostro Paese, come accadde nelle politiche dello scorso anno, o se, piuttosto, questo primato gli verrà strappato nel giro di sei mesi (cioè da quando è stato eletto segretario del Pd) da Matteo Renzi.
È la cifra che spiega perché il presidente del Consiglio abbia deciso di scendere in campo con tanta forza in questa campagna elettorale, prendendo di mira il leader del Movimento Cinquestelle. Si tratta infatti, come spiega su «Europa» il politologo Paolo Natale, esperto della materia e consulente dell’Ipsos, della percentuale dei votanti effettivi che è ancora incerta se votare per Beppe Grillo o per il Partito democratico.
È vero che sinora alcuni sondaggi pubblicati fino al divieto elettorale davano addirittura dieci punti di distanza tra il Pd e i Cinquestelle, ma c’è da dire che Renzi non ha mai dato troppo credito a queste rilevazioni e che comunque riguardavano interviste fatte agli elettori prima che scoppiasse il caso dell’Expo, su cui, come sostiene il premier, Grillo «si è fiondato come uno sciacallo». Anche per questo motivo il presidente del Consiglio ci ha voluto «mettere la faccia», cercando di trasformare quella grana in un’occasione «per marcare la differenza tra il nostro modo di fare e certe pratiche antiche e poco lineari».
Dunque, l’avversario è Grillo. Il Pd è convinto di essere ben posizionato nel Nord est e nel Nord ovest, ma teme per le altre aree del Paese. «L’unica cosa che sanno fare Grillo e certi suoi epigoni — è il succo del ragionamento che il premier va facendo in questi giorni ai suoi — è sperare di ottenere vantaggi da eventuali errori del governo o del Partito democratico. È per questa ragione che non possiamo permetterci neanche uno sbaglio. Il nostro lavoro al governo è appena iniziato e non può essere interrotto, non lo dico perché sono attaccato alla poltrona, perché non è così, lo dico perché se andiamo bene noi, va bene anche l’Italia».
Già, ma Renzi sa che il leader del Movimento cinquestelle «trova terreno fertile» nelle «zone dove c’è maggiore disperazione e povertà» ed è per questo che secondo lui è proprio in quella parte d’Italia che il Partito democratico deve «far capire che il Paese può riprendere a sperare, che può riuscire a farcela». In questo modo, a suo giudizio, si toglierà «il terreno da sotto i piedi a Grillo». È quindi il Meridione(e la Sicilia soprattutto) a preoccupare il Partito democratico e il Presidente del Consiglio. Del resto, Renzi ha potuto toccare con mano nella sua trasferta a Palermo che la situazione da quelle parti è difficile. E anche altrove è dura. A Bari Michele Emiliano è rimasto male perché non ha fatto il capolista per le Europee, tant’è che c’è chi lo dà in avvicinamento ai grillini, benché lui smentisca categoricamente. A Salerno Vincenzo De Luca ha rotto i rapporti con Renzi, secondo le malelingue perché si aspettava un posto nel nuovo governo. Insomma nel Sud il premier non sembra messo benissimo, ma tutti sanno che sono gli ultimi giorni di campagna elettorale quelli che decidono le sorti del voto.
Se i grillini andassero bene alle europee, ragionano al Nazareno, sede nazionale del Partito democratico, c’è il rischio che vi sia un effetto trascinamento anche sulle elezioni amministrative, un voto questo in cui, salvo rare eccezioni (come quella di Parma), il Movimento cinquestelle «non ha mai brillato in modo particolare». Ma questa volta potrebbe essere diverso. L’estrema politicizzazione della campagna elettorale e il previsto calo del centrodestra potrebbero favorire i grillini. È questa eventualità che ha spinto il responsabile Enti Locali della segreteria del Partito democratico a dire nei giorni scorsi: «Nessuno immagini di essere già sicuro».
Insomma, anche chi, in teoria, avrebbe la vittoria in tasca in un comune blindato è bene che si mobiliti ventre a terra, perché nel Pd si teme che il voto grillino si estenda a macchia d’olio nelle zone tradizionalmente «rosse» come l’Emilia-Romagna e la Toscana.
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Re: Cosa c'è dietro l'angolo
Dietro L'angolo ci può essere il M5S.Movimento non contaminato da inciuci corruzione ecc...........
Potrebbe pure prendere i voti di quella massa che non andava a votare.
Ciao
Paolo11
Potrebbe pure prendere i voti di quella massa che non andava a votare.
Ciao
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Re: Cosa c'è dietro l'angolo
A UNA SETTIMANA DAL VOTO
Francamente non ci voleva un genio per capirlo.
Governo, Nencini: "Italicum fatto per far fuori Grillo, se alle Europee M5S vince la legge elettorale cade"
19 maggio 2014
Due indizi fanno una prova: l'Italicum è nato per far fuori Grillo.
E se a dirlo sono due esponenti del governo, ci sarebbe sufficiente materiale per sostenere la tesi del "complotto".
Dopo Mario Mauro dei Popolari per l'Italia, anche il sottosegretario alle Infrastrutture Riccardo Nencini, socialista, ha svelato gli altarini della legge elettorale: "L'Italicum era stato concepito per mettere fuori gioco Grillo e per ridurre a due, centrodestra contro centrosinistra, un ragionamento che fosse all'interno di una cornice europea, con una proposta di legge che però era troppo debole per raggiungere questo obiettivo - ha spiegato Nencini ad Agorà, su Raitre -. Se Grillo diventa il secondo partito alle europee - ha concluso - l'Italicum cade".
Se Grillo fa boom... -
Un messaggio spedito a Palazzo Chigi nel momento più difficile per il premier Matteo Renzi, alle prese con una vera e propria sindrome da sorpasso.
Secondo gli ultimi sondaggi che girano nelle sedi di partito, infatti, a una settimana scarsa dalle elezioni europee il Movimento 5 Stelle potrebbe superare il Pd oltre la fatidica quota del 30%, spinto da astensionismo e disaffezione per la politica.
In ogni caso, appare sempre più probabile che Forza Italia resti al palo, retrocedendo a terzo partito.
Se così sarà, a giugno cambierebbero inevitabilmente anche le carte in tavola della legge elettorale.
L'Italicum è fermo alla Camera, approvato in prima lettura grazie ai voti degli uomini di Berlusconi e in attesa che al Senato passi il testo sulla riforma di Palazzo Madama.
Tempi molto lunghi, che di per sé congelano la stessa legge elettorale.
Che a quel punto sarebbe a forte rischio ribaltone, per due motivi: sarebbe molto difficile, per Renzi, ignorare nel dibattito sulle riforme la posizione di quello che, ancora una volta, gli elettori hanno incoronato essere tra i principali, se non il principale partito italiano.
Secondo punto: altrettanto difficilmente Silvio Berlusconi incasserebbe un flop elettorale senza batter ciglio, mettendo cioè in discussione l'intesa con il Pd sulle riforme.
Il bivio di Renzi - A quel punto il premier avrebbe due opzioni: o mandare all'aria il patto del Nazareno, tentando un'ardita e forse controproducente intesa con i grillini (o parte di essi).
Oppure buttarsi nella prova di forza, accelerando i tempi e tornare alle urne, magari già il prossimo autunno.
A quel punto, con le riforme lasciate a metà, si andrebbe a votare alla Camera con l'Italicum e al Senato con quella sorta di Mattarellum uscito dalla bocciatura della Consulta sul Porcellum. Un caos, in ogni senso.
http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... licum.html
Francamente non ci voleva un genio per capirlo.
Governo, Nencini: "Italicum fatto per far fuori Grillo, se alle Europee M5S vince la legge elettorale cade"
19 maggio 2014
Due indizi fanno una prova: l'Italicum è nato per far fuori Grillo.
E se a dirlo sono due esponenti del governo, ci sarebbe sufficiente materiale per sostenere la tesi del "complotto".
Dopo Mario Mauro dei Popolari per l'Italia, anche il sottosegretario alle Infrastrutture Riccardo Nencini, socialista, ha svelato gli altarini della legge elettorale: "L'Italicum era stato concepito per mettere fuori gioco Grillo e per ridurre a due, centrodestra contro centrosinistra, un ragionamento che fosse all'interno di una cornice europea, con una proposta di legge che però era troppo debole per raggiungere questo obiettivo - ha spiegato Nencini ad Agorà, su Raitre -. Se Grillo diventa il secondo partito alle europee - ha concluso - l'Italicum cade".
Se Grillo fa boom... -
Un messaggio spedito a Palazzo Chigi nel momento più difficile per il premier Matteo Renzi, alle prese con una vera e propria sindrome da sorpasso.
Secondo gli ultimi sondaggi che girano nelle sedi di partito, infatti, a una settimana scarsa dalle elezioni europee il Movimento 5 Stelle potrebbe superare il Pd oltre la fatidica quota del 30%, spinto da astensionismo e disaffezione per la politica.
In ogni caso, appare sempre più probabile che Forza Italia resti al palo, retrocedendo a terzo partito.
Se così sarà, a giugno cambierebbero inevitabilmente anche le carte in tavola della legge elettorale.
L'Italicum è fermo alla Camera, approvato in prima lettura grazie ai voti degli uomini di Berlusconi e in attesa che al Senato passi il testo sulla riforma di Palazzo Madama.
Tempi molto lunghi, che di per sé congelano la stessa legge elettorale.
Che a quel punto sarebbe a forte rischio ribaltone, per due motivi: sarebbe molto difficile, per Renzi, ignorare nel dibattito sulle riforme la posizione di quello che, ancora una volta, gli elettori hanno incoronato essere tra i principali, se non il principale partito italiano.
Secondo punto: altrettanto difficilmente Silvio Berlusconi incasserebbe un flop elettorale senza batter ciglio, mettendo cioè in discussione l'intesa con il Pd sulle riforme.
Il bivio di Renzi - A quel punto il premier avrebbe due opzioni: o mandare all'aria il patto del Nazareno, tentando un'ardita e forse controproducente intesa con i grillini (o parte di essi).
Oppure buttarsi nella prova di forza, accelerando i tempi e tornare alle urne, magari già il prossimo autunno.
A quel punto, con le riforme lasciate a metà, si andrebbe a votare alla Camera con l'Italicum e al Senato con quella sorta di Mattarellum uscito dalla bocciatura della Consulta sul Porcellum. Un caos, in ogni senso.
http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... licum.html
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Re: Cosa c'è dietro l'angolo
A UNA SETTIMANA DAL VOTO
La Moretti conferma quello che afferma Libero e IFQ. Molto probabilmente i sondaggi danno un testa a testa M5S e Pd, se ci si abbandona a queste affermazioni:
Europee, Moretti: “Votate Pd, FI o Ncd. Ma non M5s, sarebbe voto sprecato”
Video
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/05/ ... 5s/280378/
[“Se vogliamo mandare in Europa dei buffoni e chi ci fa vergognare, va bene, questa è una scelta. Il M5S ha già deciso di non far parte delle 4 famiglie e non conterà nulla, non servirà niente in Europa. Quindi, votate chi volete: Pd, Forza Italia o Ncd. Ma il voto al M5S è un voto sprecato”. Sono le parole del deputato Pd Alessandra Moretti, ospite de “L’aria che tira”, su La7. La parlamentare, capolista del Pd nel collegio Nordest per le prossime elezioni europee, sottolinea: “E’ bene che i cittadini italiani sappiano che dare il voto a Beppe Grillo significherà poco, perché il M5S ha deciso di chiamarsi fuori, esattamente come sta facendo adesso in Italia, senza partecipare mai a un dibattito o a un confronto”. E aggiunge: “Ormai in questi primi 12 mesi di attività parlamentare è emerso che ci sono due modi di fare politica: quella di chi, anche all’opposizione, come Forza Italia, decide che su certe questioni ci si deve sedere intorno a un tavolo e costruire insieme il cambiamento. E penso a tutte le riforme costituzionali che stiamo facendo con loro. C’è, però” – continua – “chi, come il M5S, continua a offendere, a insultare, a distruggere tutto, a dare dalle piazze una prospettiva per cui è addirittura meglio che l’Italia fallisca. Nelle piazze e nei mercati incontro gente e c’è una grande fiducia per questo governo e questa nuova classe dirigente”. Poi spiega: “Nel Nordest, dove sono candidata e che è la locomotiva del pil, Grillo è molto basso nei sondaggi, mentre il Pd è alto. Addirittura l’Associazione Artigiani darà fiducia al governo Renzi perché vede che c’è il tentativo di fare. Questo è significativo. Laddove c’è disperazione e non c’è speranza, c’è il tentativo di aggrapparsi a chi urla e parla alla pancia. Invece nel Nordest ci si affida a chi parla alla testa” di Gisella Ruccia
19 maggio 2014b]Europee, Moretti: “Votate Pd, FI o Ncd. Ma non M5s, sarebbe voto sprecato”[/b]
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La Moretti conferma quello che afferma Libero e IFQ. Molto probabilmente i sondaggi danno un testa a testa M5S e Pd, se ci si abbandona a queste affermazioni:
Europee, Moretti: “Votate Pd, FI o Ncd. Ma non M5s, sarebbe voto sprecato”
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[“Se vogliamo mandare in Europa dei buffoni e chi ci fa vergognare, va bene, questa è una scelta. Il M5S ha già deciso di non far parte delle 4 famiglie e non conterà nulla, non servirà niente in Europa. Quindi, votate chi volete: Pd, Forza Italia o Ncd. Ma il voto al M5S è un voto sprecato”. Sono le parole del deputato Pd Alessandra Moretti, ospite de “L’aria che tira”, su La7. La parlamentare, capolista del Pd nel collegio Nordest per le prossime elezioni europee, sottolinea: “E’ bene che i cittadini italiani sappiano che dare il voto a Beppe Grillo significherà poco, perché il M5S ha deciso di chiamarsi fuori, esattamente come sta facendo adesso in Italia, senza partecipare mai a un dibattito o a un confronto”. E aggiunge: “Ormai in questi primi 12 mesi di attività parlamentare è emerso che ci sono due modi di fare politica: quella di chi, anche all’opposizione, come Forza Italia, decide che su certe questioni ci si deve sedere intorno a un tavolo e costruire insieme il cambiamento. E penso a tutte le riforme costituzionali che stiamo facendo con loro. C’è, però” – continua – “chi, come il M5S, continua a offendere, a insultare, a distruggere tutto, a dare dalle piazze una prospettiva per cui è addirittura meglio che l’Italia fallisca. Nelle piazze e nei mercati incontro gente e c’è una grande fiducia per questo governo e questa nuova classe dirigente”. Poi spiega: “Nel Nordest, dove sono candidata e che è la locomotiva del pil, Grillo è molto basso nei sondaggi, mentre il Pd è alto. Addirittura l’Associazione Artigiani darà fiducia al governo Renzi perché vede che c’è il tentativo di fare. Questo è significativo. Laddove c’è disperazione e non c’è speranza, c’è il tentativo di aggrapparsi a chi urla e parla alla pancia. Invece nel Nordest ci si affida a chi parla alla testa” di Gisella Ruccia
19 maggio 2014b]Europee, Moretti: “Votate Pd, FI o Ncd. Ma non M5s, sarebbe voto sprecato”[/b]
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