Venezia Il Mose
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Re: Venezia Il Mose
Con Brunetta e Ghedini aumenta il partito del casellario della questura.
Il capo dello Stato, che vuole andare a casa, sollecita le riforme. Anche Squinzi sollecita le riforme.
Sono quarant'anni che la casta propone le riforme, ma non specifica mai quali.
Siamo in guerra commerciale da 15 anni con la Cina e l'India. La Cina è diventata la prima nazione commerciale al mondo due mesi fa superando gli Usa.
Noi dobbiamo combattere con una paga mensile di 83 dollari al mese all'interno della Cina, che corrisponde alla paga di 3 ore di un'operaio italiano.
Di questa realtà tacciono tutti.
La riforma primaria in assoluto da fare è quella del lavoro. La seconda è quella del lavoro e la terza quella del lavoro.
Parallelamente bisogna affiancare la questione morale legata all'economia.
Ma pensare di fare le riforme con il partito del casellario della questura è da folli (non Stefano).
“Abbiamo pagato tutti dal Pdl milanese a Ghedini e Brunetta”.
10/06/2014 di triskel182
VENEZIA - È un mare magnum di imbrogli e di mazzette. Ce n’è per tutti, centro sinistra, centro destra. Milioni di euro di tangenti e di “finanziamenti” a singoli politici, soprattutto ed anche, ai partiti. Un malaffare che durava da anni e che coinvolge il Consorzio del Mose sempre pronto a creare fondi neri proprio per ingraziarsi i politici, regionali e nazionali. «Abbiamo dato soldi — mette a verbale Piergiorgio Baita, braccio destro del “supremo “ Giovanni Mazzacurati, nel corso dei suoi 5 interrogatori — a Forza Italia, al Pdl milanese, a Giancarlo Galan, Niccolò Ghedini, Renato Brunetta, Pietro Lunardi, Altero Matteoli, Giorgio Orsoni».
Dichiarazioni che scuotono i palazzi del potere romani.
Ecco cosa racconta a proposito del Pdl e della pratica, ormai chiara, della “retrocessione”, cioè lo storno di somme dai bilanci attraverso le sovraffatturazioni: «Le richieste del Consorzio Venezia nuova continuavano ad aumentare. Si è presentata la società Bmc, con la quale eravamo venuti in contatto per una questione di sostegno elettorale alla campagna del governatore Galan, dicendoci che, oltre a fare le prestazioni di pubbliche relazioni, immagini e altre cose, loro erano in grado di retrocedere somme in nero, mestiere che facevano normalmente per tutto l’entourage politico del Pdl milanese, allora non so se si chiamasse Forza Italia o quello che era. Tanto è vero che si presentarono accreditate dal segretario regionale del partito, che a quel tempo era l’avvocato Ghedini. Quindi in quel momento, 2005-2006, cominciammo ad integrare le retrocessioni derivanti dal sasso (un tipo di lavori effettuati sul Mose) con le retrocessioni derivanti dal rapporto con Bmc. Questo fino al 2010».
E poi c’erano le elezioni. «Abbiamo sempre pagato le campagne elettorali a un sacco di gente», confessa Baita, «ogni volta era un salasso… e l’ingegner Mazzacurati proponeva un budget di fondi neri per ogni competizione, politiche, regionali, comunali». La spartizione, ricorda l’ex amministratore delegato della Mantovani, «creava difficoltà al Consorzio Venezia Nuova ed alla nostra impresa, che è tra i principali soci, perché qualche candidato del partito disponeva di più mezzi di altri, perché pagavamo tutti ma non pagavamo i partiti, e questo ha creato non pochi malumori a livello di segreterie dei partiti, perché questi non vedevano arrivare una lira, così che alcuni candidati riuscivano anche ad imporsi all’interno del proprio partito». La linea imposta da Mazzacurati era dunque chiara: «Non pagare i partiti, ma le singole persone che avessero avuto una probabilità di vincere per diventare deputati, sindaci ed altro…».
Baita, negli interrogatori, passa al dettaglio. «Ho pagato come socio la campagna elettorale delle regionali del 2005 consegnando 200 mila euro alla signora Minutillo, che lavorava col Presidente Galan, come contributo elettorale. Glieli ho consegnati all’Hotel Santa Chiara di piazzale Roma a Venezia». Quindi i “contributi” al sindaco di Venezia Orsoni che il Consorzio sosteneva e che fecero «arrabbiare tanto» il senatore Renato Brunetta: «Abbiamo sostenuto una serie di costi elettorali per Brunetta, ma non gli ho dato soldi in contanti». Ed aggiunge: «So che l’ultima campagna elettorale il Consorzio ha chiesto 250 mila euro di budget. Il candidato su cui aveva puntato in modo preciso era Orsoni».
Ci sono anche i “contributi” all’ex ministro Matteoli, prima all’Ambiente e poi alle Infrastrutture. Secondo Baita i soldi a Matteoli arrivano attraverso l’imprenditore romano Erasmo Cinque che «sui lavori fittizi che prendeva dal Consorzio pagava una tangente del 6 per cento, ed una volta a Matteoli — racconta Baita — furono consegnati 400 mila euro in contanti». Baita è un fiume in piena, travolge tutto, nonostante i suoi avvocati gli avessero consigliato di non farsi interrogare e di «andarsi ad operare al cuore» per evitare il confronto con i magistrati. Mette dentro anche l’Expo di Milano. Fa riferimento a un appalto che la Mantovani s’era aggiudicata e «che fece infuriare il presidente della Regione Lombardia Formigoni perché noi eravamo fuori dal “mazzo” delle imprese che partecipavano. Il governatore ci odiava, ha fatto una dichiarazione di fuoco il giorno dopo che avevamo vinto».
Baita fa anche il nome dell’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari, sostenendo che Mazzacurati «aveva con lui un dialogo perché Parusso era l’uomo che Massimo Cacciari aveva chiesto di mettere a Thetis. Poi c’è stato un momento di scontro molto violento con Cacciari..». E sempre a proposito della Thetis Baita racconta che «Cacciari chiamò Mazzacurati e gli disse di comprare le azioni dell’Eni in Thetis, sostituendosi all’Eni. Da quel momento Thetis è stato il Consorzio bis, sottratto ai consorziati».
Da La Repubblica del 10/06/2014.
Il capo dello Stato, che vuole andare a casa, sollecita le riforme. Anche Squinzi sollecita le riforme.
Sono quarant'anni che la casta propone le riforme, ma non specifica mai quali.
Siamo in guerra commerciale da 15 anni con la Cina e l'India. La Cina è diventata la prima nazione commerciale al mondo due mesi fa superando gli Usa.
Noi dobbiamo combattere con una paga mensile di 83 dollari al mese all'interno della Cina, che corrisponde alla paga di 3 ore di un'operaio italiano.
Di questa realtà tacciono tutti.
La riforma primaria in assoluto da fare è quella del lavoro. La seconda è quella del lavoro e la terza quella del lavoro.
Parallelamente bisogna affiancare la questione morale legata all'economia.
Ma pensare di fare le riforme con il partito del casellario della questura è da folli (non Stefano).
“Abbiamo pagato tutti dal Pdl milanese a Ghedini e Brunetta”.
10/06/2014 di triskel182
VENEZIA - È un mare magnum di imbrogli e di mazzette. Ce n’è per tutti, centro sinistra, centro destra. Milioni di euro di tangenti e di “finanziamenti” a singoli politici, soprattutto ed anche, ai partiti. Un malaffare che durava da anni e che coinvolge il Consorzio del Mose sempre pronto a creare fondi neri proprio per ingraziarsi i politici, regionali e nazionali. «Abbiamo dato soldi — mette a verbale Piergiorgio Baita, braccio destro del “supremo “ Giovanni Mazzacurati, nel corso dei suoi 5 interrogatori — a Forza Italia, al Pdl milanese, a Giancarlo Galan, Niccolò Ghedini, Renato Brunetta, Pietro Lunardi, Altero Matteoli, Giorgio Orsoni».
Dichiarazioni che scuotono i palazzi del potere romani.
Ecco cosa racconta a proposito del Pdl e della pratica, ormai chiara, della “retrocessione”, cioè lo storno di somme dai bilanci attraverso le sovraffatturazioni: «Le richieste del Consorzio Venezia nuova continuavano ad aumentare. Si è presentata la società Bmc, con la quale eravamo venuti in contatto per una questione di sostegno elettorale alla campagna del governatore Galan, dicendoci che, oltre a fare le prestazioni di pubbliche relazioni, immagini e altre cose, loro erano in grado di retrocedere somme in nero, mestiere che facevano normalmente per tutto l’entourage politico del Pdl milanese, allora non so se si chiamasse Forza Italia o quello che era. Tanto è vero che si presentarono accreditate dal segretario regionale del partito, che a quel tempo era l’avvocato Ghedini. Quindi in quel momento, 2005-2006, cominciammo ad integrare le retrocessioni derivanti dal sasso (un tipo di lavori effettuati sul Mose) con le retrocessioni derivanti dal rapporto con Bmc. Questo fino al 2010».
E poi c’erano le elezioni. «Abbiamo sempre pagato le campagne elettorali a un sacco di gente», confessa Baita, «ogni volta era un salasso… e l’ingegner Mazzacurati proponeva un budget di fondi neri per ogni competizione, politiche, regionali, comunali». La spartizione, ricorda l’ex amministratore delegato della Mantovani, «creava difficoltà al Consorzio Venezia Nuova ed alla nostra impresa, che è tra i principali soci, perché qualche candidato del partito disponeva di più mezzi di altri, perché pagavamo tutti ma non pagavamo i partiti, e questo ha creato non pochi malumori a livello di segreterie dei partiti, perché questi non vedevano arrivare una lira, così che alcuni candidati riuscivano anche ad imporsi all’interno del proprio partito». La linea imposta da Mazzacurati era dunque chiara: «Non pagare i partiti, ma le singole persone che avessero avuto una probabilità di vincere per diventare deputati, sindaci ed altro…».
Baita, negli interrogatori, passa al dettaglio. «Ho pagato come socio la campagna elettorale delle regionali del 2005 consegnando 200 mila euro alla signora Minutillo, che lavorava col Presidente Galan, come contributo elettorale. Glieli ho consegnati all’Hotel Santa Chiara di piazzale Roma a Venezia». Quindi i “contributi” al sindaco di Venezia Orsoni che il Consorzio sosteneva e che fecero «arrabbiare tanto» il senatore Renato Brunetta: «Abbiamo sostenuto una serie di costi elettorali per Brunetta, ma non gli ho dato soldi in contanti». Ed aggiunge: «So che l’ultima campagna elettorale il Consorzio ha chiesto 250 mila euro di budget. Il candidato su cui aveva puntato in modo preciso era Orsoni».
Ci sono anche i “contributi” all’ex ministro Matteoli, prima all’Ambiente e poi alle Infrastrutture. Secondo Baita i soldi a Matteoli arrivano attraverso l’imprenditore romano Erasmo Cinque che «sui lavori fittizi che prendeva dal Consorzio pagava una tangente del 6 per cento, ed una volta a Matteoli — racconta Baita — furono consegnati 400 mila euro in contanti». Baita è un fiume in piena, travolge tutto, nonostante i suoi avvocati gli avessero consigliato di non farsi interrogare e di «andarsi ad operare al cuore» per evitare il confronto con i magistrati. Mette dentro anche l’Expo di Milano. Fa riferimento a un appalto che la Mantovani s’era aggiudicata e «che fece infuriare il presidente della Regione Lombardia Formigoni perché noi eravamo fuori dal “mazzo” delle imprese che partecipavano. Il governatore ci odiava, ha fatto una dichiarazione di fuoco il giorno dopo che avevamo vinto».
Baita fa anche il nome dell’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari, sostenendo che Mazzacurati «aveva con lui un dialogo perché Parusso era l’uomo che Massimo Cacciari aveva chiesto di mettere a Thetis. Poi c’è stato un momento di scontro molto violento con Cacciari..». E sempre a proposito della Thetis Baita racconta che «Cacciari chiamò Mazzacurati e gli disse di comprare le azioni dell’Eni in Thetis, sostituendosi all’Eni. Da quel momento Thetis è stato il Consorzio bis, sottratto ai consorziati».
Da La Repubblica del 10/06/2014.
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Re: Venezia Il Mose
MOSE “L’UOMO NERO” DI GHEDINI E LA DITTA LETTA&MATTEOLI
(Antonio Massari e Davide Vecchi).
10/06/2014 di triskel182
Mose
GLI APPALTI SPARTITI DA SOCIETÀ VICINE AI DUE POTENTI E IL RUOLO DEL LEGALE DI B.
Non rendiamo altri interrogatori e facciamo un’operazione all’aorta…”. Può apparire surreale, come idea per saltare un interrogatorio, ma questo avevano proposto gli avvocati Piero Longo ed Elisabetta Rubini, soci dello studio Ghedini, a Piergiorgio Baita, l’imprenditore ora che sta raccontando il sistema Mose agli inquirenti. A rivelarlo è lo stesso Baita: “Strutturalmente sono un iperteso – dice ai pm – però ho una pressione che è controllata dai farmaci. E ho rifiutato, nonostante la visita dei due cardiologi in carcere, di farmi operare, dicendo che non vedevo il motivo di farmi operare, per non rendere l’interrogatorio ulteriore rispetto a quello del 10, e che era mia intenzione invece rendere un interrogatorio diverso. E a quel punto mi è stato detto: ‘Beh, ma se è così allora non possiamo più difenderti perché abbiamo delle incompatibilità con delle persone’”. Questa è la versione di Baita.
Anzi: l’inizio di una serie di confessioni che, da quel momento in poi, tireranno in ballo stesso avvocato Nicolò Ghedini, parlamentare di Forza Italia (e storico legale di Silvio Berlusconi) che, secondo Baita, sponsorizza l’uomo che costruirà il “nero” a San Marino per il Pdl milanese. E non solo. Ricostruisce il meccanismodelle tangenti destinate all’ex ministro Altero Matteoli e gli appalti affidati su richiesta di Gianni Letta. Né Ghedini né Letta risultano indagati.
Il Pdl e i fondi extra-bilancio portati a San Marino
“In quel periodo – racconta Baita – si è presentata la società Bmc, con la quale eravamo venuti in contatto per una questione di sostegno elettorale alla campagna del governatore Galan…”. La Bmc è una società sammarinese guidata da William Colombelli. Arrestato nei giorni scorsi, Colombelli è accusato di aver emesso, con la sua Bmc, fatture inesistenti per Mantovani. Secondo la Guardia di finanza il giro di false fatture, emesse dalla società di Colombella, è superiore ai 10 milioni di euro. ntabili risultava Superiore ai 10 milioni di euro. La Bmc – spiega Baita – non si occupa soltanto di “pubbliche relazioni” ma è in grado di fare ben altro: “Loro erano in grado di retrocedere somme in nero”. Un vero e proprio “mestiere”, sostiene Baita, destinato a soddisfare una precisa parte politica: “Mestiere – dice l’imprenditore – che facevano normalmente per tutto l’entourage politico del Pdl milanese, allora non so se si chiamasse Forza Italia o quello che era. Tanto è vero che a quel tempo si presentarono accreditate dal segretario regionale del partito, che era l’avvocato Ghedini…”. Siamo tra il 2005 e il 2006 e l’accordo dura fino al 2010: “Nel 2010 interrompiamo i rapporti con Bmc per una serie di motivi, prima di tutto perché San Marino entra in blacklist, quindi diventa difficile anche la gestione stessa amministrativa del rapporto, secondo perché il signor Colombelli cominciava a evidenziare già atteggiamenti ricattatori molto spinti, sia nei confronti nostri, sia nei confronti dei suoi chiamiamoli sponsor politici, e quindi il rapporto cominciava a diventare molto pericoloso…”. Ma torniamo ai primi incontri. Baita ribadisce al pm: “Il ruolo della società di Colombelli come un’organizzazione in grado di fare una provvista di fondi extrabilancio, attività che Colombelli a me direttamente ha affermato di fare da qualche anno per conto di Forza Italia a Milano… l’accredito principale che poi è stato quello che ci ha spinto ad avvalerci dei servizi dell’organizzazione di Colombelli era quello dell’onorevole Ghedini”.
La cartiera del partito e il fattore fiducia
“C’era stato fatto presente… direttamente dal governatore Galan… che c’era un malessere da parte della segreteria del partito regionale perché con tutti i soldi che il partito aveva convogliato sul Consorzio Venezia Nuova la segreteria del partito non aveva visto niente, sospettando che il presidente Galan intercettasse tutto a monte. E quindi il Presidente Galan ha detto: “Se date l’incarico a Bmc mi risolvete anche un problema di rapporto col mio partito” .
“Io Ghedini non l’ho mai incontrato..”, continua Baita, “ne ho parlato con l’ingegner Mazzacurati, manifestando il disappunto presunto di Ghedini sui comportamenti del Consorzio…” “Disappunto – chiede il pm – per il fatto che i soldi… andavano non al partito ma alle tasche di Galan?”. “Non al partito, sì, sì”, risponde Baita, “di questo ebbi anche una specifica sollecitazione dalla dottoressa Minutillo che si recò allo studio di Ghedini per verificare, ricavandone la conferma, che è il motivo poi per cui abbiamo incominciato a intrattenere i rapporti con l’organizzazione di Colombelli”. “Colombelli – insiste il pm – quindi viene presentato come uomo di fiducia del segretario di partito?” “Assolutamente, totalmente”, replica Baita, “non c’è stato il minimo dubbio.
“Non so se era cartiera pura o una cartiera indiretta – continua Baita – però non cambia niente, anche se fosse stata una cartiera impura…”. “Sì”, continua il pm, “ma intendo dire: in realtà lui (Colombelli, ndr) vi viene messo là, vi viene consegnato, vi viene dato… Cioè il segretario del partito sapeva benissimo che la Bmc… faceva per voi?”. “Dottore”, conferma Baita, “non c’è il minimo dubbio. Da quando ho dato l’incarico a Bmc io non ho più avuto richieste, né da Galan né dal partito… Finché ho avuto rapporto con Bmc non ho avuto nessun tipo di richiesta ulteriore dal partito, da Galan. Quindi davo per assolutamente certo il fatto che Bmc avesse.. intrattenesse i suoi rapporti di soddisfazione col partito….”
I due milioni anticipati al governatore
Ma Colombelli non intende interrompere i rapporti. Dice di aver anticipato 2 milioni a Galan – attraverso passaggi con la Fondazione Mbc e Claudia Minutillo, segretaria dell’ex governatore – e ne pretende la restituzione. Poi viene cacciato “brutalmente dallo studio di Ghedini” e invita lo stesso Galan a sistemare i suoi conti a San Marino: “Quando nel 2010 ho interrotto i rapporti – continua Baita – Colombelli disse: ‘gli ho anticipato oltre due milioni di euro, quelli me li restituite’. Dico: ‘guarda che io non ho niente a che vedere con i soldi che tu hai anticipato alla Minutillo’. Colombelli non si è mai dato per vinto fino all’ultimo, ha cercato di avere gli ulteriori due milioni e mezzo, però che fosse abbastanza vero l’ho intuito quando Colombelli, avendo avuto la richiesta di una rogatoria a San Marino sulle prestazioni Bmc, mi disse, tramite la Minutillo, che aveva cercato di mettersi in contatto urgente con l’onorevole Ghedini, che l’aveva estromesso dallo studio brutalmente, che aveva cercato un contatto con Galan che non glielo dava e che riferissimo al presidente Galan che era urgente che lui andasse a San Marino a sistemare i suoi conti…”.
Interrogato dai pm, Colombelli, racconta che attraverso Galan ottiene anche un’importante carica: “Conosco il presidente Giancarlo Galan, e per la presentazione ufficiale tra i due governi, per questo accordo, sono stato nominato console a disposizione della Repubblica di San Marino sul Veneto, con una delibera apposta per la Regione Veneto. Quindi ufficialmente fino a due giorni fa avevo questa nomina…”.
Altero e la tangente dal 6,5 al 7,5 per cento
I soldi? “Erano per Matteoli e per il partito di An”. È il 17 giugno 2013 quando Piergiorgio Baita, che ha guidato la Mantovani spa fino al suo arresto avvenuto il 28 febbraio 2013, ricostruisce ai pm il patto tra Matteoli e il “grande burattinaio” Giovanni Mazzacurati, per trenta anni alla guida del Cnv. Il “papà del Mose” ora accusato di aver fatto lievitare di oltre un miliardo di euro l’opera, dissipato in tangenti e consulenze agli amici: un euro ogni cinque bruciato in favori. E i favori che fanno a Matteoli costano cari: affida fondi del ministero al Consorzio in cambio di una percentuale da versare all’azienda di Erasmo Cinque, suo uomo di fiducia che poi, stando alla ricostruzione contenuta nelle oltre 109 mila pagine dell’inchiesta sul Mose, girava a Matteoli una parte di quanto riceveva “senza mai operare fra l’altro”. Per Cinque “la tangente era prima del 6,5% e poi è lievitata al 7,5%”, ricostruisce Baita ai pm Stefano Ancillotto, Stefano Buccini e Paola Tonini.
Il rapporto tra Matteoli e Mazzacurati comincia nel 2003, quando l’allora esponente di An è ministro dell’ambiente e dà il via libera al cosiddetto “protocollo Marghera”, un patteggiamento ambientale: i proprietari delle aree contaminate versavano una sorta di condono al ministero che con quei soldi avrebbe dovuto poi procedere alla messa in sicurezza delle aree. Edison, Eni ed Enel pagarono oltre 600 milioni di euro nelle casse del ministero dell’Ambiente. Matteoli che fa? Chiama l’amico Mazzacurati, racconta Baita, per “decidere come spendere quei soldi”. Potrebbe impiegarli “facendo il progetto, le gare, gli appalti, oppure può fare, come in realtà ha poi fatto, un accordo di programma con il magistrato alle acque per inserire quei fondi come lavori aggiuntivi sui lavori del Consorzio”. Magistrato delle acque, fa un inciso Baita, “che suggerisce e fa nominare sempre Matteoli”, sia Cuccio-letta sia il suo successore D’Alessio. L’accordo è semplice da chiudere e vantaggioso per il Consorzio, perché si garantisce fondi e lavori senza neanche dover partecipare a gare, ma la condizione per chiudere la pone il ministro: “Che i lavori venissero affidati all’impresa Socostramo di Cinque, impresa che in primo momento non poteva avere i lavori perché, non essendo socia del Consorzio, non poteva essere direttamente assegnataria; pertanto i lavori sono stati assegnati a Fisia Impregilo, al quale poi noi siamo subentrati, con il vincolo di subappaltarli a Cinque”. Poi in uno dei tanti giri di scatole vuote, prosegue Baita, “Fisia riceve fuori quota, cioè fuori dal piano di riparto del Consorzio, questi lavori e li subappalta a Cinque e a Mantovani perché Mantovani ha i requisiti per la bonifica, Cinque non ha niente, però lo prendiamo (…) e ci risubappalta la sua parte di lavori in cambio di una percentuale fissa”. Questo 6,5% è la tangente, sintetizzano i pm. “Fino al 2003-2004”, precisa Baita perché poi Matteoli ha altre richieste e oltre a Cinque vuole inserire altre persone.
Prima “Vittadello per il lavori di Napoli” poi quando diventa “ministro delle Infrastrutture deve aver litigato con Cinque perché presenta un altro signore, un certo Gualterio Masini di una ditta Teseco, che si propone di liberare il Consorzio dalla presenza di Cinque”. Il magistrato chiede: “Di eliminare la tangente?” Baita: “No, no. Di eliminare Erasmo Cinque, non la tangente (…) quella rimane”. Perché, aggiunge, “il Consorzio, invece di dare i lavori a Cinque, dà l’incarico a Teseco di fare questo progetto per 7 milioni e mezzo (…) solo che Masini probabilmente… non gira tutto quello che deve girare, perché dopo un po’ Matteoli si fa di nuovo vivo (…) con Mazzacurati sempre, Mazzacurati è l’unico che ha rapporti diretti con Matteoli… e dice che bisogna riprendere Erasmo Cinque. E così avviene, e riprendiamo il meccanismo fino al 2010-2011”. Però Cinque aumenta la percentuale di un punto: dal 6,5 al 7,5%. Non solo, ma “credo che Colombelli abbia fatto anche una consegna di 400 mila euro direttamente a Cinque a Roma”. Baita spiega di aver avuto una frequentazione assidua con Cinque quindi il pm gli chiede se lui gli ha mai parlato del destinatario finale di queste somme. Baita Risponde: “Erano per Matteoli e per il partito di An, ma tutti quanti abbiamo sempre avuto il dubbio che ci facesse una importante cresta. Però”. Il magistrato insiste: “Diciamo che Erasmo Cinque ammetteva che, avendo ricevuto questo benefit dal ministro, era lui alla fine, il suo partito, il destinatario della somma?” Baita: “Non c’è dubbio. La cosa è stata ancora più evidente quando c’è stata la nomina del presidente Cuccioletta, che è stato un uomo indicato da Matteoli”.
Così come il suo successore D’Alessio. “Venne indicato da Cinque in contrasto con Mazzacurati, che voleva Balducci invece. Ma è stato in quell’occasione che Cinque per Mazzacurati è stato un filtro insormontabile verso Matteoli”. I magistrati si stupiscono: “Non è riuscito ad arrivare tramite Gianni Letta? “Ci ha provato, però in quel momento mi pare che Letta gli avesse consigliato di non inasprire il rapporto politico con Matteoli”.
I favori richiesti dal dottor Gianni
Mazzacurati, infatti, aveva un rapporto privilegiato con Gianni Letta. Lo sanno i pm e lo ribadisce anche Baita che, anche in questo caso, ricostruisce nel dettaglio la rete di uomini e società soddisfatte per “operare alcuni favori richiesti dal dottor Letta a Roma” (…) “ subappalti dati a ditte richieste dal dottor Letta”. Il “doge” dell’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio era l’ingegnere Mazzi della Fincosit. Ricorda Baita: “Mazzi mi diceva ‘siccome io ho un rapporto troppo diretto con Letta, è meglio che glielo dai tu il subappalto a queste ditte’, in particolare un certo Cerami, che io non conosco”.
Una società in particolare crea persino malumore tra i soci, la Technital “perché Technital nella vita del Consorzio ha avuto incarichi per oltre 120 milioni di euro di progettazioni” e il Consorzio opera così “rimettendoci dei soldi”. Baita ricorda di essersene lamentato con Mazzi “che mi ha sempre detto ‘parlane con Mazzacurati, ti spiega”. Lui va: “Mi ha detto ‘non rompermi le scatole che va bene così’”.
Da Il Fatto Quotidiano del 10/06/2014.
(Antonio Massari e Davide Vecchi).
10/06/2014 di triskel182
Mose
GLI APPALTI SPARTITI DA SOCIETÀ VICINE AI DUE POTENTI E IL RUOLO DEL LEGALE DI B.
Non rendiamo altri interrogatori e facciamo un’operazione all’aorta…”. Può apparire surreale, come idea per saltare un interrogatorio, ma questo avevano proposto gli avvocati Piero Longo ed Elisabetta Rubini, soci dello studio Ghedini, a Piergiorgio Baita, l’imprenditore ora che sta raccontando il sistema Mose agli inquirenti. A rivelarlo è lo stesso Baita: “Strutturalmente sono un iperteso – dice ai pm – però ho una pressione che è controllata dai farmaci. E ho rifiutato, nonostante la visita dei due cardiologi in carcere, di farmi operare, dicendo che non vedevo il motivo di farmi operare, per non rendere l’interrogatorio ulteriore rispetto a quello del 10, e che era mia intenzione invece rendere un interrogatorio diverso. E a quel punto mi è stato detto: ‘Beh, ma se è così allora non possiamo più difenderti perché abbiamo delle incompatibilità con delle persone’”. Questa è la versione di Baita.
Anzi: l’inizio di una serie di confessioni che, da quel momento in poi, tireranno in ballo stesso avvocato Nicolò Ghedini, parlamentare di Forza Italia (e storico legale di Silvio Berlusconi) che, secondo Baita, sponsorizza l’uomo che costruirà il “nero” a San Marino per il Pdl milanese. E non solo. Ricostruisce il meccanismodelle tangenti destinate all’ex ministro Altero Matteoli e gli appalti affidati su richiesta di Gianni Letta. Né Ghedini né Letta risultano indagati.
Il Pdl e i fondi extra-bilancio portati a San Marino
“In quel periodo – racconta Baita – si è presentata la società Bmc, con la quale eravamo venuti in contatto per una questione di sostegno elettorale alla campagna del governatore Galan…”. La Bmc è una società sammarinese guidata da William Colombelli. Arrestato nei giorni scorsi, Colombelli è accusato di aver emesso, con la sua Bmc, fatture inesistenti per Mantovani. Secondo la Guardia di finanza il giro di false fatture, emesse dalla società di Colombella, è superiore ai 10 milioni di euro. ntabili risultava Superiore ai 10 milioni di euro. La Bmc – spiega Baita – non si occupa soltanto di “pubbliche relazioni” ma è in grado di fare ben altro: “Loro erano in grado di retrocedere somme in nero”. Un vero e proprio “mestiere”, sostiene Baita, destinato a soddisfare una precisa parte politica: “Mestiere – dice l’imprenditore – che facevano normalmente per tutto l’entourage politico del Pdl milanese, allora non so se si chiamasse Forza Italia o quello che era. Tanto è vero che a quel tempo si presentarono accreditate dal segretario regionale del partito, che era l’avvocato Ghedini…”. Siamo tra il 2005 e il 2006 e l’accordo dura fino al 2010: “Nel 2010 interrompiamo i rapporti con Bmc per una serie di motivi, prima di tutto perché San Marino entra in blacklist, quindi diventa difficile anche la gestione stessa amministrativa del rapporto, secondo perché il signor Colombelli cominciava a evidenziare già atteggiamenti ricattatori molto spinti, sia nei confronti nostri, sia nei confronti dei suoi chiamiamoli sponsor politici, e quindi il rapporto cominciava a diventare molto pericoloso…”. Ma torniamo ai primi incontri. Baita ribadisce al pm: “Il ruolo della società di Colombelli come un’organizzazione in grado di fare una provvista di fondi extrabilancio, attività che Colombelli a me direttamente ha affermato di fare da qualche anno per conto di Forza Italia a Milano… l’accredito principale che poi è stato quello che ci ha spinto ad avvalerci dei servizi dell’organizzazione di Colombelli era quello dell’onorevole Ghedini”.
La cartiera del partito e il fattore fiducia
“C’era stato fatto presente… direttamente dal governatore Galan… che c’era un malessere da parte della segreteria del partito regionale perché con tutti i soldi che il partito aveva convogliato sul Consorzio Venezia Nuova la segreteria del partito non aveva visto niente, sospettando che il presidente Galan intercettasse tutto a monte. E quindi il Presidente Galan ha detto: “Se date l’incarico a Bmc mi risolvete anche un problema di rapporto col mio partito” .
“Io Ghedini non l’ho mai incontrato..”, continua Baita, “ne ho parlato con l’ingegner Mazzacurati, manifestando il disappunto presunto di Ghedini sui comportamenti del Consorzio…” “Disappunto – chiede il pm – per il fatto che i soldi… andavano non al partito ma alle tasche di Galan?”. “Non al partito, sì, sì”, risponde Baita, “di questo ebbi anche una specifica sollecitazione dalla dottoressa Minutillo che si recò allo studio di Ghedini per verificare, ricavandone la conferma, che è il motivo poi per cui abbiamo incominciato a intrattenere i rapporti con l’organizzazione di Colombelli”. “Colombelli – insiste il pm – quindi viene presentato come uomo di fiducia del segretario di partito?” “Assolutamente, totalmente”, replica Baita, “non c’è stato il minimo dubbio.
“Non so se era cartiera pura o una cartiera indiretta – continua Baita – però non cambia niente, anche se fosse stata una cartiera impura…”. “Sì”, continua il pm, “ma intendo dire: in realtà lui (Colombelli, ndr) vi viene messo là, vi viene consegnato, vi viene dato… Cioè il segretario del partito sapeva benissimo che la Bmc… faceva per voi?”. “Dottore”, conferma Baita, “non c’è il minimo dubbio. Da quando ho dato l’incarico a Bmc io non ho più avuto richieste, né da Galan né dal partito… Finché ho avuto rapporto con Bmc non ho avuto nessun tipo di richiesta ulteriore dal partito, da Galan. Quindi davo per assolutamente certo il fatto che Bmc avesse.. intrattenesse i suoi rapporti di soddisfazione col partito….”
I due milioni anticipati al governatore
Ma Colombelli non intende interrompere i rapporti. Dice di aver anticipato 2 milioni a Galan – attraverso passaggi con la Fondazione Mbc e Claudia Minutillo, segretaria dell’ex governatore – e ne pretende la restituzione. Poi viene cacciato “brutalmente dallo studio di Ghedini” e invita lo stesso Galan a sistemare i suoi conti a San Marino: “Quando nel 2010 ho interrotto i rapporti – continua Baita – Colombelli disse: ‘gli ho anticipato oltre due milioni di euro, quelli me li restituite’. Dico: ‘guarda che io non ho niente a che vedere con i soldi che tu hai anticipato alla Minutillo’. Colombelli non si è mai dato per vinto fino all’ultimo, ha cercato di avere gli ulteriori due milioni e mezzo, però che fosse abbastanza vero l’ho intuito quando Colombelli, avendo avuto la richiesta di una rogatoria a San Marino sulle prestazioni Bmc, mi disse, tramite la Minutillo, che aveva cercato di mettersi in contatto urgente con l’onorevole Ghedini, che l’aveva estromesso dallo studio brutalmente, che aveva cercato un contatto con Galan che non glielo dava e che riferissimo al presidente Galan che era urgente che lui andasse a San Marino a sistemare i suoi conti…”.
Interrogato dai pm, Colombelli, racconta che attraverso Galan ottiene anche un’importante carica: “Conosco il presidente Giancarlo Galan, e per la presentazione ufficiale tra i due governi, per questo accordo, sono stato nominato console a disposizione della Repubblica di San Marino sul Veneto, con una delibera apposta per la Regione Veneto. Quindi ufficialmente fino a due giorni fa avevo questa nomina…”.
Altero e la tangente dal 6,5 al 7,5 per cento
I soldi? “Erano per Matteoli e per il partito di An”. È il 17 giugno 2013 quando Piergiorgio Baita, che ha guidato la Mantovani spa fino al suo arresto avvenuto il 28 febbraio 2013, ricostruisce ai pm il patto tra Matteoli e il “grande burattinaio” Giovanni Mazzacurati, per trenta anni alla guida del Cnv. Il “papà del Mose” ora accusato di aver fatto lievitare di oltre un miliardo di euro l’opera, dissipato in tangenti e consulenze agli amici: un euro ogni cinque bruciato in favori. E i favori che fanno a Matteoli costano cari: affida fondi del ministero al Consorzio in cambio di una percentuale da versare all’azienda di Erasmo Cinque, suo uomo di fiducia che poi, stando alla ricostruzione contenuta nelle oltre 109 mila pagine dell’inchiesta sul Mose, girava a Matteoli una parte di quanto riceveva “senza mai operare fra l’altro”. Per Cinque “la tangente era prima del 6,5% e poi è lievitata al 7,5%”, ricostruisce Baita ai pm Stefano Ancillotto, Stefano Buccini e Paola Tonini.
Il rapporto tra Matteoli e Mazzacurati comincia nel 2003, quando l’allora esponente di An è ministro dell’ambiente e dà il via libera al cosiddetto “protocollo Marghera”, un patteggiamento ambientale: i proprietari delle aree contaminate versavano una sorta di condono al ministero che con quei soldi avrebbe dovuto poi procedere alla messa in sicurezza delle aree. Edison, Eni ed Enel pagarono oltre 600 milioni di euro nelle casse del ministero dell’Ambiente. Matteoli che fa? Chiama l’amico Mazzacurati, racconta Baita, per “decidere come spendere quei soldi”. Potrebbe impiegarli “facendo il progetto, le gare, gli appalti, oppure può fare, come in realtà ha poi fatto, un accordo di programma con il magistrato alle acque per inserire quei fondi come lavori aggiuntivi sui lavori del Consorzio”. Magistrato delle acque, fa un inciso Baita, “che suggerisce e fa nominare sempre Matteoli”, sia Cuccio-letta sia il suo successore D’Alessio. L’accordo è semplice da chiudere e vantaggioso per il Consorzio, perché si garantisce fondi e lavori senza neanche dover partecipare a gare, ma la condizione per chiudere la pone il ministro: “Che i lavori venissero affidati all’impresa Socostramo di Cinque, impresa che in primo momento non poteva avere i lavori perché, non essendo socia del Consorzio, non poteva essere direttamente assegnataria; pertanto i lavori sono stati assegnati a Fisia Impregilo, al quale poi noi siamo subentrati, con il vincolo di subappaltarli a Cinque”. Poi in uno dei tanti giri di scatole vuote, prosegue Baita, “Fisia riceve fuori quota, cioè fuori dal piano di riparto del Consorzio, questi lavori e li subappalta a Cinque e a Mantovani perché Mantovani ha i requisiti per la bonifica, Cinque non ha niente, però lo prendiamo (…) e ci risubappalta la sua parte di lavori in cambio di una percentuale fissa”. Questo 6,5% è la tangente, sintetizzano i pm. “Fino al 2003-2004”, precisa Baita perché poi Matteoli ha altre richieste e oltre a Cinque vuole inserire altre persone.
Prima “Vittadello per il lavori di Napoli” poi quando diventa “ministro delle Infrastrutture deve aver litigato con Cinque perché presenta un altro signore, un certo Gualterio Masini di una ditta Teseco, che si propone di liberare il Consorzio dalla presenza di Cinque”. Il magistrato chiede: “Di eliminare la tangente?” Baita: “No, no. Di eliminare Erasmo Cinque, non la tangente (…) quella rimane”. Perché, aggiunge, “il Consorzio, invece di dare i lavori a Cinque, dà l’incarico a Teseco di fare questo progetto per 7 milioni e mezzo (…) solo che Masini probabilmente… non gira tutto quello che deve girare, perché dopo un po’ Matteoli si fa di nuovo vivo (…) con Mazzacurati sempre, Mazzacurati è l’unico che ha rapporti diretti con Matteoli… e dice che bisogna riprendere Erasmo Cinque. E così avviene, e riprendiamo il meccanismo fino al 2010-2011”. Però Cinque aumenta la percentuale di un punto: dal 6,5 al 7,5%. Non solo, ma “credo che Colombelli abbia fatto anche una consegna di 400 mila euro direttamente a Cinque a Roma”. Baita spiega di aver avuto una frequentazione assidua con Cinque quindi il pm gli chiede se lui gli ha mai parlato del destinatario finale di queste somme. Baita Risponde: “Erano per Matteoli e per il partito di An, ma tutti quanti abbiamo sempre avuto il dubbio che ci facesse una importante cresta. Però”. Il magistrato insiste: “Diciamo che Erasmo Cinque ammetteva che, avendo ricevuto questo benefit dal ministro, era lui alla fine, il suo partito, il destinatario della somma?” Baita: “Non c’è dubbio. La cosa è stata ancora più evidente quando c’è stata la nomina del presidente Cuccioletta, che è stato un uomo indicato da Matteoli”.
Così come il suo successore D’Alessio. “Venne indicato da Cinque in contrasto con Mazzacurati, che voleva Balducci invece. Ma è stato in quell’occasione che Cinque per Mazzacurati è stato un filtro insormontabile verso Matteoli”. I magistrati si stupiscono: “Non è riuscito ad arrivare tramite Gianni Letta? “Ci ha provato, però in quel momento mi pare che Letta gli avesse consigliato di non inasprire il rapporto politico con Matteoli”.
I favori richiesti dal dottor Gianni
Mazzacurati, infatti, aveva un rapporto privilegiato con Gianni Letta. Lo sanno i pm e lo ribadisce anche Baita che, anche in questo caso, ricostruisce nel dettaglio la rete di uomini e società soddisfatte per “operare alcuni favori richiesti dal dottor Letta a Roma” (…) “ subappalti dati a ditte richieste dal dottor Letta”. Il “doge” dell’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio era l’ingegnere Mazzi della Fincosit. Ricorda Baita: “Mazzi mi diceva ‘siccome io ho un rapporto troppo diretto con Letta, è meglio che glielo dai tu il subappalto a queste ditte’, in particolare un certo Cerami, che io non conosco”.
Una società in particolare crea persino malumore tra i soci, la Technital “perché Technital nella vita del Consorzio ha avuto incarichi per oltre 120 milioni di euro di progettazioni” e il Consorzio opera così “rimettendoci dei soldi”. Baita ricorda di essersene lamentato con Mazzi “che mi ha sempre detto ‘parlane con Mazzacurati, ti spiega”. Lui va: “Mi ha detto ‘non rompermi le scatole che va bene così’”.
Da Il Fatto Quotidiano del 10/06/2014.
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Re: Venezia Il Mose
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GIUSTIZIA & IMPUNITÀ
Mose, "150mila euro anche a Enrico Letta"
L'ex premier: "Non mi lascerò infangare"
L'ex presidente del Consiglio (non indagato) nei verbali di Roberto Pravatà, vice direttore generale
del Consorzio: "Soldi per campagna elettorale nel 2007 con finto incarico". Lui: "Non ne so niente"
Mose, "150mila euro anche a Enrico Letta" L'ex premier: "Non mi lascerò infangare"
Dopo quelli di Matteoli, Gianni Letta, Galan e Orsoni, nelle 109mila pagine dell'inchiesta Mose spunta anche il nome di Enrico Letta. A parlarne è Roberto Pravatà, per 30 anni ombra del dominus del Consorzio Mazzacurati. Il suo racconto è ritenuto affidabile: nel febbraio 2013 durante una perquisizione gli viene ritrovato un diario che, trascritto e secretato dai magistrati, viene poi confermato dagli interrogatori. L’ex premier, non indagato nella vicenda, replica: “Nego assolutamente, i miei finanziamenti sono tutti pubblici"
di Antonio Massari e Davide Vecchi
http://www.ilfattoquotidiano.it/
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Mose, “150mila euro a Enrico Letta attraverso un incarico fittizio”
Nella tangentopoli veneta non sarebbero stati finanziati solo esponenti del centrodestra come Altero Matteoli, ma anche l'ex premier con un contribuito per le primarie del Partito democrtico del 2007. A dirlo è Roberto Pravatà, vicedirettore generale del Consorzio, per trenta anni l'ombra di Giovanni Mazzacurati. La replica: “Nego tutto, non lascerò che mi si infanghi così"
di Antonio Massari e Davide Vecchi |
11 giugno 2014Commenti (768)
Mazzette bipartisan. La cricca del Mose non avrebbe finanziato solo esponenti del centrodestra come Altero Matteoli, ma avrebbe contribuito anche all’attività di personaggi di primo piano del Partito democratico come Enrico Letta, aiutato attraverso un incarico fittizio di 150 mila euro. A parlare dell’ex premier è Roberto Pravatà, vicedirettore generale del Consorzio, per trenta anni fidatissima e silenziosa ombra di Giovanni Mazzacurati, il grande burattinaio del sistema che tra finanziamenti illeciti e consulenze ha trasformato la grande opera di Venezia in una tangentopoli a larghe intese: per ogni cinque euro, hanno calcolato gli inquirenti, uno è stato speso per favori. Il Mose costa allo Stato 5 miliardi. Il racconto di Pravatà è ritenuto dai pm non solo veritiero ma assolutamente affidabile perché le modalità con cui è stato raccolto sono state del tutto casuali: nel febbraio 2013 durante una perquisizione a casa di Pravatà viene rinvenuto una sorta di diario che l’uomo teneva costantemente aggiornato in cui annota ciò che da ombra di Mazzacurati vede e sente. Non solo, ma Pravatà è anche la cerniera con il centrosinistra: quando Massimo Cacciari, da sindaco di Venezia, chiede a Mazzacurati di comprare le azioni dell’Eni in Tethis – creando un consorzio bis – è lui a gestire l’intera operazione. Quel diario è stato sequestrato e registrato tra le 109 mila pagine di carte dell’inchiesta sul Mose come “memoriale”. Le pagine sono state trascritte e secretate dai magistrati accompagnate da interrogatori successivi durante i quali Pravatà conferma tutto quanto aveva scritto. “Mazzacurati mi convocò per dirmi che il Cvn avrebbe dovuto concorrere al sostenimento delle spese elettorali dell’onorevole Enrico Letta che si presentava come candidato per un turno elettorale attorno al 2007 con un contributo dell’ordine di 150mila euro. Mi disse che il Letta Enrico aveva come intermediario per il Veneto, anche per tale finanziamento illecito, Arcangelo Boldrin con studio a Mestre in viale Ancona. In effetti venne predisposto un incarico fittizio per un’attività concernente l’arsenale di Venezia”.
L’ex premier: “Tutti pubblici i miei finanziamenti”
L’ex premier, raggiunto telefonicamente dal Fatto Quotidiano, ha ribattuto alle accuse: “Non ne so niente. Nego assolutamente. I finanziamenti che ho ricevuto sono tutti pubblici”. Posizione ribadita anche mercoledì 11 giugno: “Leggo falsità sul mio conto legate al Mose. Smentisco con sdegno e nel modo più categorico. Non lascerò che mi si infanghi così”, ha scritto Letta su Twitter. Sta di fatto che Pravatà mette in ordine anche i rapporti con lo zio Gianni. E ricorda di quando Mazzacurati gli disse che “Gianni Letta aveva per la prima volta chiesto soldi. Bisognava fare un intervento per permettere al ministro Lunardi di liquidare la sanzione di danno erariale della Corte dei Conti, derivante dall’ingiustificato allontanamento del presidente dell’Anas”. Circostanza già emersa negli ultimi giorni da altri verbali e che hanno spinto Gianni Letta a smentire ogni suo coinvolgimento. Di fatto né zio né nipote figurano indagati nel procedimento.
500 mila euro portati a casa di Matteoli e la regola del 7%
Anche l’ex ministro Matteoli ieri ha dichiarato di essere estraneo alla vicenda, eppure non solo è indagato per le bonifiche ambientali a Marghera, ma tra le oltre 109 mila pagine i riscontri a suo carico emergono costantemente. Non solo, ma stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, Matteoli si sarebbe adoperato su più fronti: da ministro dell’Ambiente prima e delle Infrastrutture poi, avrebbe ricevuto finanziamenti per le campagne elettorali dalla riserva di fondi neri creati dalla cricca Serenissima avvinghiata attorno al Consorzio Nuova Venezia; avrebbe ricevuto mazzette per almeno 500 mila euro consegnate direttamente a casa sua in Toscana; avrebbe proposto di scendere a patti con il Consorzio assegnandogli direttamente e senza bando 600 milioni di fondi del dicastero che guidava in cambio del versamento di una tangente compresa tra il 6,5 e il 7,5% all’azienda Socrostrano di un suo uomo di fiducia, Erasmo Cinque, e l’avrebbe poi fatta accomodare anche nella prossima grande partita italiana: l’Expo 2015 di Milano. Questo è lo sconcertante ritratto dell’ex ministro. Intercettazioni, verbali di interrogatori, riscontri messi in fila dai tre magistrati di Venezia Stefano Ancillotto, Stefano Buccini e Paola Tonini.
L’anello di congiunzione tra la Laguna e l’Expo
Dopo Piergiorgio Baita, ex presidente della Mantovani, anche Mazzacurati racconta con particolari dettagliati il ruolo di Matteoli e confermando che l’uomo dell’ex ministro era Cinque. “Abbiamo versato cifre intorno al mezzo milione di euro. Poi c’era Erasmo Cinque, ma questa persona è entrata nel Consorzio aggregandosi a Matteoli, è una persona un po’ discutibile.. è titolare di una società che si chiama Socostramo. Io li ho trovati varie volte al ristorante vicino al ministero, c’è un ristorante che si chiama Enoteca Capranica. Questa persona (Cinque, ndr) ha stretto un legame molto solido con Baita”. Cinque “è una persona che praticamente non ha impresa, è una combinazione di effetti, così, insomma. È una persona con cui io non ho un rapporto buono per cui potrei essere indotto a non parlarne benissimo, però è una persona così, insomma, discutibile per tanti aspetti”. Baita e Cinque hanno molti interessi in comune, prosegue l’ingegnere, “insomma, hanno dei lavori in comune. Per esempio hanno preso un lotto della… di quel grande lavoro a Milano, come si chiama… l’Expo di Milano e direi che… l’Expo di Milano che Baita ha preso con un fortissimo ribasso, facendo conto che il lotto che ha preso con Cinque è un lotto strategico, per cui lui ha un po’ in mano la situazione”. Il lotto è la Piastra, già finita sotto inchiesta, il cui appalto è stato seguito da Infrastrutture Lombarde che un mese fa hanno portato all’arresto del direttore generale Antonio Rognoni per corruzione e turbativa d’asta, uomo di fiducia di Roberto Formigoni. Il papà del Mose, Mazzacurati spiega come ha fatto entrare Erasmo nella partita di Expo.
“Il referente politico di Erasmo era Matteoli (…) Socostramo ha il 5% di Ati” che si aggiudica i lavori. “Un 5% pagato a Socostramo che è di Erasmo Cinque, il cui referente è Matteoli?”, chiedono i pm. “Il 5% è sull’Expo”, conferma Mazzacurati. Ma il “lavoro lo fa tutto Baita, tutto…” come “per le bonifiche a Marghera”. La questione di Marghera, come abbiamo ricostruito ieri sul Fatto, la riferisce Baita: Matteoli propone a Mazzacurati di affidare le bonifiche nell’area al Consorzio senza gara e destinargli i 600 milioni di “condono ambientale” pagati da Edison, Eni ed Enel, a condizione che nei lavori venisse coinvolta la società di Erasmo al quale veniva versata una “tangente da 6,5%” prima e del “7,5% in un secondo momento”. Matteoli sarà accontentato, stando a quanto riferiscono sia Baita sia Mazzacurati, e nell’Ati.
Il ruolo dell’avvocato di Berlusconi
C’è poi la conferma del coinvolgimento di Ghedini. Sempre Mazzacurati: “Erano venute… delle lamentele attraverso… gli avvocati di Berlusconi, Ghedini, è una roba molto antipatica, una persona non simpatica Ghedini, che niente, che ha detto che noi soldi non ne tiravamo fuori, che facevamo per cui ci fu una discussione avvenne perché dicevano che davamo troppo pochi soldi”. “A chi?”, chiede il pm. “Che davamo pochi soldi a loro”, risponde Mazzacurati. “Quindi alla loro parte, al Pdl intende?”, insiste il pm. “Sì, sì”, conferma l’imprenditore, che aggiunge: “Replicai che purtroppo quelli erano i soldi che avevo”. A riferire della lamentela, continua Mazzacurati, non fu Ghedini personalmente: “La lamentela me l’hanno riferita… per esempio Ghedini, che non l’ha detto a me, l’ha detto a… hanno detto che noi eravamo troppo tirchi… Me l’ha detto Baita: ‘Sai cosa dicono? Che dai troppi pochi soldi’”. “Ma lei replicò – domanda il pm – che al solo governatore dava un milione di euro all’anno?”. “Sì”, risponde Mazzacurati, “solo che dovevo star attento a dire cose del genere, perché dopo Ghedini andava da Berlusconi e diceva… potevano venir fuori degli incidenti diplomatici…”. A parlare di Ghedini, anche Claudia Minutillo, ex segretaria di Galan, che racconta l’incontro tra Ghedini e William Colombelli, console di San Marino e fondatore della Bmc che, secondo gli inquirenti era il tramite per creare fondi neri della cricca all’estero: “Ho conosciuto Colombelli a casa di Ghedini”. Ghedini – che non è indagato – ha smentito qualsiasi coinvolgimento.
Da Il Fatto Quotidiano di mercoledì 11 giugno 2014
Aggiornato da Redazione web alle 11:37
GIUSTIZIA & IMPUNITÀ
Mose, "150mila euro anche a Enrico Letta"
L'ex premier: "Non mi lascerò infangare"
L'ex presidente del Consiglio (non indagato) nei verbali di Roberto Pravatà, vice direttore generale
del Consorzio: "Soldi per campagna elettorale nel 2007 con finto incarico". Lui: "Non ne so niente"
Mose, "150mila euro anche a Enrico Letta" L'ex premier: "Non mi lascerò infangare"
Dopo quelli di Matteoli, Gianni Letta, Galan e Orsoni, nelle 109mila pagine dell'inchiesta Mose spunta anche il nome di Enrico Letta. A parlarne è Roberto Pravatà, per 30 anni ombra del dominus del Consorzio Mazzacurati. Il suo racconto è ritenuto affidabile: nel febbraio 2013 durante una perquisizione gli viene ritrovato un diario che, trascritto e secretato dai magistrati, viene poi confermato dagli interrogatori. L’ex premier, non indagato nella vicenda, replica: “Nego assolutamente, i miei finanziamenti sono tutti pubblici"
di Antonio Massari e Davide Vecchi
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Mose, “150mila euro a Enrico Letta attraverso un incarico fittizio”
Nella tangentopoli veneta non sarebbero stati finanziati solo esponenti del centrodestra come Altero Matteoli, ma anche l'ex premier con un contribuito per le primarie del Partito democrtico del 2007. A dirlo è Roberto Pravatà, vicedirettore generale del Consorzio, per trenta anni l'ombra di Giovanni Mazzacurati. La replica: “Nego tutto, non lascerò che mi si infanghi così"
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11 giugno 2014Commenti (768)
Mazzette bipartisan. La cricca del Mose non avrebbe finanziato solo esponenti del centrodestra come Altero Matteoli, ma avrebbe contribuito anche all’attività di personaggi di primo piano del Partito democratico come Enrico Letta, aiutato attraverso un incarico fittizio di 150 mila euro. A parlare dell’ex premier è Roberto Pravatà, vicedirettore generale del Consorzio, per trenta anni fidatissima e silenziosa ombra di Giovanni Mazzacurati, il grande burattinaio del sistema che tra finanziamenti illeciti e consulenze ha trasformato la grande opera di Venezia in una tangentopoli a larghe intese: per ogni cinque euro, hanno calcolato gli inquirenti, uno è stato speso per favori. Il Mose costa allo Stato 5 miliardi. Il racconto di Pravatà è ritenuto dai pm non solo veritiero ma assolutamente affidabile perché le modalità con cui è stato raccolto sono state del tutto casuali: nel febbraio 2013 durante una perquisizione a casa di Pravatà viene rinvenuto una sorta di diario che l’uomo teneva costantemente aggiornato in cui annota ciò che da ombra di Mazzacurati vede e sente. Non solo, ma Pravatà è anche la cerniera con il centrosinistra: quando Massimo Cacciari, da sindaco di Venezia, chiede a Mazzacurati di comprare le azioni dell’Eni in Tethis – creando un consorzio bis – è lui a gestire l’intera operazione. Quel diario è stato sequestrato e registrato tra le 109 mila pagine di carte dell’inchiesta sul Mose come “memoriale”. Le pagine sono state trascritte e secretate dai magistrati accompagnate da interrogatori successivi durante i quali Pravatà conferma tutto quanto aveva scritto. “Mazzacurati mi convocò per dirmi che il Cvn avrebbe dovuto concorrere al sostenimento delle spese elettorali dell’onorevole Enrico Letta che si presentava come candidato per un turno elettorale attorno al 2007 con un contributo dell’ordine di 150mila euro. Mi disse che il Letta Enrico aveva come intermediario per il Veneto, anche per tale finanziamento illecito, Arcangelo Boldrin con studio a Mestre in viale Ancona. In effetti venne predisposto un incarico fittizio per un’attività concernente l’arsenale di Venezia”.
L’ex premier: “Tutti pubblici i miei finanziamenti”
L’ex premier, raggiunto telefonicamente dal Fatto Quotidiano, ha ribattuto alle accuse: “Non ne so niente. Nego assolutamente. I finanziamenti che ho ricevuto sono tutti pubblici”. Posizione ribadita anche mercoledì 11 giugno: “Leggo falsità sul mio conto legate al Mose. Smentisco con sdegno e nel modo più categorico. Non lascerò che mi si infanghi così”, ha scritto Letta su Twitter. Sta di fatto che Pravatà mette in ordine anche i rapporti con lo zio Gianni. E ricorda di quando Mazzacurati gli disse che “Gianni Letta aveva per la prima volta chiesto soldi. Bisognava fare un intervento per permettere al ministro Lunardi di liquidare la sanzione di danno erariale della Corte dei Conti, derivante dall’ingiustificato allontanamento del presidente dell’Anas”. Circostanza già emersa negli ultimi giorni da altri verbali e che hanno spinto Gianni Letta a smentire ogni suo coinvolgimento. Di fatto né zio né nipote figurano indagati nel procedimento.
500 mila euro portati a casa di Matteoli e la regola del 7%
Anche l’ex ministro Matteoli ieri ha dichiarato di essere estraneo alla vicenda, eppure non solo è indagato per le bonifiche ambientali a Marghera, ma tra le oltre 109 mila pagine i riscontri a suo carico emergono costantemente. Non solo, ma stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, Matteoli si sarebbe adoperato su più fronti: da ministro dell’Ambiente prima e delle Infrastrutture poi, avrebbe ricevuto finanziamenti per le campagne elettorali dalla riserva di fondi neri creati dalla cricca Serenissima avvinghiata attorno al Consorzio Nuova Venezia; avrebbe ricevuto mazzette per almeno 500 mila euro consegnate direttamente a casa sua in Toscana; avrebbe proposto di scendere a patti con il Consorzio assegnandogli direttamente e senza bando 600 milioni di fondi del dicastero che guidava in cambio del versamento di una tangente compresa tra il 6,5 e il 7,5% all’azienda Socrostrano di un suo uomo di fiducia, Erasmo Cinque, e l’avrebbe poi fatta accomodare anche nella prossima grande partita italiana: l’Expo 2015 di Milano. Questo è lo sconcertante ritratto dell’ex ministro. Intercettazioni, verbali di interrogatori, riscontri messi in fila dai tre magistrati di Venezia Stefano Ancillotto, Stefano Buccini e Paola Tonini.
L’anello di congiunzione tra la Laguna e l’Expo
Dopo Piergiorgio Baita, ex presidente della Mantovani, anche Mazzacurati racconta con particolari dettagliati il ruolo di Matteoli e confermando che l’uomo dell’ex ministro era Cinque. “Abbiamo versato cifre intorno al mezzo milione di euro. Poi c’era Erasmo Cinque, ma questa persona è entrata nel Consorzio aggregandosi a Matteoli, è una persona un po’ discutibile.. è titolare di una società che si chiama Socostramo. Io li ho trovati varie volte al ristorante vicino al ministero, c’è un ristorante che si chiama Enoteca Capranica. Questa persona (Cinque, ndr) ha stretto un legame molto solido con Baita”. Cinque “è una persona che praticamente non ha impresa, è una combinazione di effetti, così, insomma. È una persona con cui io non ho un rapporto buono per cui potrei essere indotto a non parlarne benissimo, però è una persona così, insomma, discutibile per tanti aspetti”. Baita e Cinque hanno molti interessi in comune, prosegue l’ingegnere, “insomma, hanno dei lavori in comune. Per esempio hanno preso un lotto della… di quel grande lavoro a Milano, come si chiama… l’Expo di Milano e direi che… l’Expo di Milano che Baita ha preso con un fortissimo ribasso, facendo conto che il lotto che ha preso con Cinque è un lotto strategico, per cui lui ha un po’ in mano la situazione”. Il lotto è la Piastra, già finita sotto inchiesta, il cui appalto è stato seguito da Infrastrutture Lombarde che un mese fa hanno portato all’arresto del direttore generale Antonio Rognoni per corruzione e turbativa d’asta, uomo di fiducia di Roberto Formigoni. Il papà del Mose, Mazzacurati spiega come ha fatto entrare Erasmo nella partita di Expo.
“Il referente politico di Erasmo era Matteoli (…) Socostramo ha il 5% di Ati” che si aggiudica i lavori. “Un 5% pagato a Socostramo che è di Erasmo Cinque, il cui referente è Matteoli?”, chiedono i pm. “Il 5% è sull’Expo”, conferma Mazzacurati. Ma il “lavoro lo fa tutto Baita, tutto…” come “per le bonifiche a Marghera”. La questione di Marghera, come abbiamo ricostruito ieri sul Fatto, la riferisce Baita: Matteoli propone a Mazzacurati di affidare le bonifiche nell’area al Consorzio senza gara e destinargli i 600 milioni di “condono ambientale” pagati da Edison, Eni ed Enel, a condizione che nei lavori venisse coinvolta la società di Erasmo al quale veniva versata una “tangente da 6,5%” prima e del “7,5% in un secondo momento”. Matteoli sarà accontentato, stando a quanto riferiscono sia Baita sia Mazzacurati, e nell’Ati.
Il ruolo dell’avvocato di Berlusconi
C’è poi la conferma del coinvolgimento di Ghedini. Sempre Mazzacurati: “Erano venute… delle lamentele attraverso… gli avvocati di Berlusconi, Ghedini, è una roba molto antipatica, una persona non simpatica Ghedini, che niente, che ha detto che noi soldi non ne tiravamo fuori, che facevamo per cui ci fu una discussione avvenne perché dicevano che davamo troppo pochi soldi”. “A chi?”, chiede il pm. “Che davamo pochi soldi a loro”, risponde Mazzacurati. “Quindi alla loro parte, al Pdl intende?”, insiste il pm. “Sì, sì”, conferma l’imprenditore, che aggiunge: “Replicai che purtroppo quelli erano i soldi che avevo”. A riferire della lamentela, continua Mazzacurati, non fu Ghedini personalmente: “La lamentela me l’hanno riferita… per esempio Ghedini, che non l’ha detto a me, l’ha detto a… hanno detto che noi eravamo troppo tirchi… Me l’ha detto Baita: ‘Sai cosa dicono? Che dai troppi pochi soldi’”. “Ma lei replicò – domanda il pm – che al solo governatore dava un milione di euro all’anno?”. “Sì”, risponde Mazzacurati, “solo che dovevo star attento a dire cose del genere, perché dopo Ghedini andava da Berlusconi e diceva… potevano venir fuori degli incidenti diplomatici…”. A parlare di Ghedini, anche Claudia Minutillo, ex segretaria di Galan, che racconta l’incontro tra Ghedini e William Colombelli, console di San Marino e fondatore della Bmc che, secondo gli inquirenti era il tramite per creare fondi neri della cricca all’estero: “Ho conosciuto Colombelli a casa di Ghedini”. Ghedini – che non è indagato – ha smentito qualsiasi coinvolgimento.
Da Il Fatto Quotidiano di mercoledì 11 giugno 2014
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Re: Venezia Il Mose
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La vox populi
1943santino • 10 minuti fa
Non esiste un partito che in qualche modo piu' o meno importante non sia coinvolto in scandali, corruzione e furti di ogni tipo.Tranne 5 STELLE mi sembra...in ogni caso come fara' Renzi a recuperare i famosi 80 euro in un ambiente cosi' ?
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MARION • 11 minuti fa
tutti corrotti, nessun corrotto! altro che tangentopoli!
aveva ragione renzie che li voleva rottamare tutti.
ma per farlo davvero bisognerebbe abolire il finanziamento ai partiti,fonte viva a cui si abbeverano le seconde file del pd che prima erano prime file.
ma questo sembra impossibile, anzi si pensa gia' ad un fondo(15o mln ??) per i fuoriusciti da camera e senato. se questa non e' pazzia...
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camillobenso MARION • 2 minuti fa
Tieni duro, questo commento deve ancora essere approvato da Il Fatto Quotidiano.
E dell'aeroporto di Pisa che dice Renzi???
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Nick09 • 11 minuti fa
Con questi continui scandali mi domando sempre più come ha fatto un Partito a prendere oltre il 40% dei voti alle elezioni.
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Re Accadico • 11 minuti fa
Lui non sa niente... Ha intascato i soldi pensando fossero un regalo fatto dagli elettori del PD.
Un rimborso spese per aver fatto prendere al PD il 40% dei voti!
A me sembra innocente!
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corto maltese • 13 minuti fa
è proprio vero che i pisani nn son bravi a rubare.... 150.000 euro son bazzecole e poi per una campagna elettorale... poverino! ma vuoi mettere col livornese, mister 7%!?
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La vox populi
1943santino • 10 minuti fa
Non esiste un partito che in qualche modo piu' o meno importante non sia coinvolto in scandali, corruzione e furti di ogni tipo.Tranne 5 STELLE mi sembra...in ogni caso come fara' Renzi a recuperare i famosi 80 euro in un ambiente cosi' ?
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MARION • 11 minuti fa
tutti corrotti, nessun corrotto! altro che tangentopoli!
aveva ragione renzie che li voleva rottamare tutti.
ma per farlo davvero bisognerebbe abolire il finanziamento ai partiti,fonte viva a cui si abbeverano le seconde file del pd che prima erano prime file.
ma questo sembra impossibile, anzi si pensa gia' ad un fondo(15o mln ??) per i fuoriusciti da camera e senato. se questa non e' pazzia...
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camillobenso MARION • 2 minuti fa
Tieni duro, questo commento deve ancora essere approvato da Il Fatto Quotidiano.
E dell'aeroporto di Pisa che dice Renzi???
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Nick09 • 11 minuti fa
Con questi continui scandali mi domando sempre più come ha fatto un Partito a prendere oltre il 40% dei voti alle elezioni.
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Re Accadico • 11 minuti fa
Lui non sa niente... Ha intascato i soldi pensando fossero un regalo fatto dagli elettori del PD.
Un rimborso spese per aver fatto prendere al PD il 40% dei voti!
A me sembra innocente!
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corto maltese • 13 minuti fa
è proprio vero che i pisani nn son bravi a rubare.... 150.000 euro son bazzecole e poi per una campagna elettorale... poverino! ma vuoi mettere col livornese, mister 7%!?
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Re: Venezia Il Mose
paolo • 19 minuti fa
ed ecco che siamo arrivati finalmente alle ciliegine sulla torta...io direi che non occorre altro per dire che ci siano tutti i presupposti per non votare piu' questa gente ,adesso chi vota a favore non puo' che essere d'accordo sul fatto che rubare e' nel DNA di alcuni italiani .
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Saverio Gentile • 19 minuti fa
Infangare... uhmmm
Eppure io mi ricordo che da bambino, giocando con in miei amici nelle campagne casertane, finivamo sempre con l'infangarci.
Certo non era sempre cosi' piacevole. Anzi, a volte trovavamo il fango in posti davvero "scomodi"... tanto da confonderlo con materia organica di altra natura... Ma non era, non puzzava.
Poi c'erano le sgridate delle mamme ma bastava una doccia. Molto spesso la facevamo all'aperto, in gruppo, dove tutti potevano vedere ed a volte apprezzare come il fango scorresse via dai nostri corpi. A volte con acqua dolce, a volte con acqua di mare.
Si andava a letto, sereni, felici e sognavamo. Sognavamo ancora di battaglie di fango, in pozzanghere di fango, riparati da mura di fango, sporchi di fango. Erano i nostri sogni d'oro. L'unica cosa che fosse veramente d'oro nonostante apparisse come fango e costava niente.
Letta, ma sei sicuro che e' di fango che vi siete sporcati?
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grandePertini1 • 20 minuti fa
Per Renzie,il suo ex compare EnricoLetta,e` la persona giusta da proporre in Europa per un incarico di responsabilita`.Stimato,educato,sobrio,silurato e anche un tantino traffichino ,il che` non guasta quando ci si siede al tavolo con gli squali.
Bravo Renzie,la coerenza prima di tutto.
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antonia 46 • 20 minuti fa
caspiterina che parcella il commercialista..sarei proprio curiosa di sapere quali siano stati i suoi consigli e il suo lavoro
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fra\taglia • 22 minuti fa
CHe pidocchio con tutti quei soldi le palle se le poteva comprare di platino.
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Andrea • 25 minuti fa
molti di coloro che commentano questi cialtroni sono andati ancora una volta a votarli...poveri c........ quando capirete che solo una rivoluzione salva questo Paese è sempre tardi..... la m....dei miei cani vale molto di più di questa massa di mantenuti corrotti
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Pino • 25 minuti fa
Tra un po' sentiremo Letta-nipote dire che è tutto fango figlio di un complotto grillino.
Enricostaiserenissimo#
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gemino69 • 27 minuti fa
Sono sicurissimo che letta è innocente. Questa storia mi ricorda la vicenda della casa al Colosseo di scajola, anche lui innocente.
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Corredino Mineo • 28 minuti fa
Chi sarà il primo politico italiano che prenderà una "euromazzetta"?
ed ecco che siamo arrivati finalmente alle ciliegine sulla torta...io direi che non occorre altro per dire che ci siano tutti i presupposti per non votare piu' questa gente ,adesso chi vota a favore non puo' che essere d'accordo sul fatto che rubare e' nel DNA di alcuni italiani .
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Saverio Gentile • 19 minuti fa
Infangare... uhmmm
Eppure io mi ricordo che da bambino, giocando con in miei amici nelle campagne casertane, finivamo sempre con l'infangarci.
Certo non era sempre cosi' piacevole. Anzi, a volte trovavamo il fango in posti davvero "scomodi"... tanto da confonderlo con materia organica di altra natura... Ma non era, non puzzava.
Poi c'erano le sgridate delle mamme ma bastava una doccia. Molto spesso la facevamo all'aperto, in gruppo, dove tutti potevano vedere ed a volte apprezzare come il fango scorresse via dai nostri corpi. A volte con acqua dolce, a volte con acqua di mare.
Si andava a letto, sereni, felici e sognavamo. Sognavamo ancora di battaglie di fango, in pozzanghere di fango, riparati da mura di fango, sporchi di fango. Erano i nostri sogni d'oro. L'unica cosa che fosse veramente d'oro nonostante apparisse come fango e costava niente.
Letta, ma sei sicuro che e' di fango che vi siete sporcati?
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grandePertini1 • 20 minuti fa
Per Renzie,il suo ex compare EnricoLetta,e` la persona giusta da proporre in Europa per un incarico di responsabilita`.Stimato,educato,sobrio,silurato e anche un tantino traffichino ,il che` non guasta quando ci si siede al tavolo con gli squali.
Bravo Renzie,la coerenza prima di tutto.
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antonia 46 • 20 minuti fa
caspiterina che parcella il commercialista..sarei proprio curiosa di sapere quali siano stati i suoi consigli e il suo lavoro
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fra\taglia • 22 minuti fa
CHe pidocchio con tutti quei soldi le palle se le poteva comprare di platino.
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Andrea • 25 minuti fa
molti di coloro che commentano questi cialtroni sono andati ancora una volta a votarli...poveri c........ quando capirete che solo una rivoluzione salva questo Paese è sempre tardi..... la m....dei miei cani vale molto di più di questa massa di mantenuti corrotti
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Pino • 25 minuti fa
Tra un po' sentiremo Letta-nipote dire che è tutto fango figlio di un complotto grillino.
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gemino69 • 27 minuti fa
Sono sicurissimo che letta è innocente. Questa storia mi ricorda la vicenda della casa al Colosseo di scajola, anche lui innocente.
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Corredino Mineo • 28 minuti fa
Chi sarà il primo politico italiano che prenderà una "euromazzetta"?
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Re: Venezia Il Mose
paolo • 19 minuti fa
ed ecco che siamo arrivati finalmente alle ciliegine sulla torta...io direi che non occorre altro per dire che ci siano tutti i presupposti per non votare piu' questa gente ,adesso chi vota a favore non puo' che essere d'accordo sul fatto che rubare e' nel DNA di alcuni italiani .
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Saverio Gentile • 19 minuti fa
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Eppure io mi ricordo che da bambino, giocando con in miei amici nelle campagne casertane, finivamo sempre con l'infangarci.
Certo non era sempre cosi' piacevole. Anzi, a volte trovavamo il fango in posti davvero "scomodi"... tanto da confonderlo con materia organica di altra natura... Ma non era, non puzzava.
Poi c'erano le sgridate delle mamme ma bastava una doccia. Molto spesso la facevamo all'aperto, in gruppo, dove tutti potevano vedere ed a volte apprezzare come il fango scorresse via dai nostri corpi. A volte con acqua dolce, a volte con acqua di mare.
Si andava a letto, sereni, felici e sognavamo. Sognavamo ancora di battaglie di fango, in pozzanghere di fango, riparati da mura di fango, sporchi di fango. Erano i nostri sogni d'oro. L'unica cosa che fosse veramente d'oro nonostante apparisse come fango e costava niente.
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grandePertini1 • 20 minuti fa
Per Renzie,il suo ex compare EnricoLetta,e` la persona giusta da proporre in Europa per un incarico di responsabilita`.Stimato,educato,sobrio,silurato e anche un tantino traffichino ,il che` non guasta quando ci si siede al tavolo con gli squali.
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antonia 46 • 20 minuti fa
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fra\taglia • 22 minuti fa
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Andrea • 25 minuti fa
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Pino • 25 minuti fa
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gemino69 • 27 minuti fa
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Corredino Mineo • 28 minuti fa
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ed ecco che siamo arrivati finalmente alle ciliegine sulla torta...io direi che non occorre altro per dire che ci siano tutti i presupposti per non votare piu' questa gente ,adesso chi vota a favore non puo' che essere d'accordo sul fatto che rubare e' nel DNA di alcuni italiani .
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Eppure io mi ricordo che da bambino, giocando con in miei amici nelle campagne casertane, finivamo sempre con l'infangarci.
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Poi c'erano le sgridate delle mamme ma bastava una doccia. Molto spesso la facevamo all'aperto, in gruppo, dove tutti potevano vedere ed a volte apprezzare come il fango scorresse via dai nostri corpi. A volte con acqua dolce, a volte con acqua di mare.
Si andava a letto, sereni, felici e sognavamo. Sognavamo ancora di battaglie di fango, in pozzanghere di fango, riparati da mura di fango, sporchi di fango. Erano i nostri sogni d'oro. L'unica cosa che fosse veramente d'oro nonostante apparisse come fango e costava niente.
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Per Renzie,il suo ex compare EnricoLetta,e` la persona giusta da proporre in Europa per un incarico di responsabilita`.Stimato,educato,sobrio,silurato e anche un tantino traffichino ,il che` non guasta quando ci si siede al tavolo con gli squali.
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caspiterina che parcella il commercialista..sarei proprio curiosa di sapere quali siano stati i suoi consigli e il suo lavoro
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Pino • 25 minuti fa
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Corredino Mineo • 28 minuti fa
Chi sarà il primo politico italiano che prenderà una "euromazzetta"?
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Re: Venezia Il Mose
Mose: “Cacciari, soldi per salvare Venezia Calcio”. Lui: “Sindaco fa anche questo”
A dirlo è il presidente indagato del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati. Il politico, dice, "chiese anche di aiutare un'azienda per un cantiere da 10 milioni". Cacciari: "Io ho chiesto decine di interventi, non favori, sulle situazioni di crisi in città. E sanno che sono incorruttibile"
di Antonio Massari e Davide Vecchi | 11 giugno 2014Commenti (114)
Con Massimo Cacciari nacque un “consorzio bis” e anche l’ex sindaco – che non è indagato – chiese favori su favori ai “burattinai” del Mose, Giovanni Mazzacurati e Piergiorgio Baita, che nei mesi scorsi l’hanno raccontato agli inquirenti.
Oltre a Enrico Letta, l’altro nome eccellente del centrosinistra, emerso nei verbali d’interrogatorio è quello di Massimo Cacciari.
E c’è un personaggio che unisce i due – Letta e Cacciari – nel racconto di Mazzacurati e Baita: parliamo di Roberto Pravatà, ex vice direttore generale del consorzio, l’uomo che raccolse il memoriale su Letta. È lo stesso Pravatà che, secondo Baita, gestisce la nascita di un “consorzio bis” su input di Cacciari.
Il consorzio bis
“Thetis – dice Baita ai pm – è una società che ha sempre fatto bilancio con trasferimenti dal Consorzio. Ma non ha creato niente, purtroppo, li ha spesi tutti, in Cina…”. All’inizio Cacciari – dice Baita – chiede di inserire in Thetis un suo uomo di fiducia: “La società nasce perché era l’unico tavolo dove per esempio, con Cacciari, Mazzacurati aveva un dialogo, perché Paruzzo era l’uomo che Cacciari aveva chiesto di mettere a Thetis, ed era l’unico…”.
Su Paruzzo, tra Cacciari e Mazzacurati, si creano anche forti tensioni: “C’è stato un momento di scontro molto violento con Cacciari quando c’è stata la questione delle alternative. La persona che teneva i contatti era Paruzzo”. “Questo quando l’ha voluto Cacciari?”, chiede il pm. “Quando è nata Thetis”, risponde Baita.
L’imprenditore racconta l’evoluzione della società: “Thetis nasce per azione del gruppo Eni, un’intesa tra l’Eni e il Comune di Venezia. Poi l’Eni, stanca di spendere soldi, ha detto che se ne andava”.
E anche in quest’occasione , racconta Baita, Cacciari interviene su Mazzacurati; “Ha chiamato Mazzacurati e gli ha detto di comprare le azioni dell’Eni in Thetis.
E così il Consorzio entra in Thetis, sostituendosi all’Eni, nel 2003. Operazione che ha seguito Pravatà. Da quel momento Thetis è stato il consorzio bis, sottratto ai consorziati”. È quindi Pravatà l’uomo che gestisce l’operazione indicata da Cacciari. E non si tratta dell’unica operazione che l’ex sindaco ha proposto a Mazzacurati e Baita.
Rapporti politici
Mazzacurati, descrivendo le sue relazioni con il mondo della politica, spiega ai pm: “Ho avuto rapporto con Cacciari”.
L’ex sindaco di Venezia chiese a Mazzacurati di aiutare un imprenditore: “Mentre era sindaco mi ha chiesto di aiutare un’impresa che si chiamava Marinese, che veniva da quella che è una grossa impresa che si chiamava Guaraldo”.
La Guaraldo, che è della famiglia Marinese, è effettivamente una grande impresa che spazia dall’edilizia ai parcheggi pubblici. È stata molto attiva anche nel periodo in cui Cacciari era sindaco. E in un’occasione Lorenzo Marinese minacciò di far causa proprio al comune di Venezia mentre un progetto, che non dipendeva più dal municipio veneziano, iniziava ad arrancare: “Gli daremo tutto il supporto possibile e immaginabile. Purtroppo il progetto Cel-Ana non dipende più da atti del Comune, ma è legato a vicende che non possiamo controllare. Mi riferisco ad esempio ai ricorsi in sede giudiziaria.
La società sportiva
“Lì non possiamo proprio fare niente. Ma cercheremo comunque di dargli una mano”. Una mano per l’imprenditore d’origine siciliana, nella versione di Mazzacurati, Cacciari la chiese anche al dominus dell’affare Mose. E per ben altro: “Poi Cacciari mi ha chiesto una sponsorizzazione di 300 mila euro per la squadra di calcio, però, insomma, una roba così”. Marinese è infatti il patron della squadra di calcio del Venezia.
La versione di Cacciari
Contattato da ilfattoquotidiano.it, l’ex sindaco di Venezia spiega di avere chiesto “molto spesso interventi e non favori” al Consorzio, come ad altre aziende e anche a grandi società (Eni) per aiutare “imprese in difficoltà ed evitare licenziamenti”.
Per sanare, quindi, situazioni di crisi: “Un sindaco chiede quotidianamente decine e decine di interventi, e lo chiede a chi ne ha disponibilità. Non l’ho fatto 2, 3,4 volte, ma decine di volte al giorno e per cose che ritenevo utili per la città”. Cacciari, però, ricorda che le sue richieste di intervento “sortivano pochissimo effetto o niente”.
Perché? “Sapevano di non potere ottenere nulla dal sottoscritto perché non funzionava la logica del do ut des. O ritenevano utile in sé quello che richiedevo o altrimenti non lo facevano”. Colpisce che le dichiarazioni riferite da Mazzacurati sul Venezia Calcio e la Guaraldo riguardino entrambe l’imprenditore Lorenzo Marinese. “Quando venni rieletto sindaco – spiega Cacciari – Marinese aveva acquisito la maggioranza della squadra. Il fallimento avrebbe travolto anche la sua società”. Parla anche del rapporto di “grande franchezza” con Mazzacurati, che ha incontrato “decine di volte. Sapeva la mia posizione sul Mose e sapeva – precisa – che sono, come ero, incorruttibile. Gli dicevo: ‘Se può fare qualcosa lo faccia, se non può fare niente, niente’”. Non è preoccupato dalle indagini sul Mose? “Ma che, scherza?”.
Da Il Fatto Quotidiano di mercoledì 11 giugno 2014
Aggiornato da Redazione Web alle 12.05
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06 ... a/1023103/
A dirlo è il presidente indagato del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati. Il politico, dice, "chiese anche di aiutare un'azienda per un cantiere da 10 milioni". Cacciari: "Io ho chiesto decine di interventi, non favori, sulle situazioni di crisi in città. E sanno che sono incorruttibile"
di Antonio Massari e Davide Vecchi | 11 giugno 2014Commenti (114)
Con Massimo Cacciari nacque un “consorzio bis” e anche l’ex sindaco – che non è indagato – chiese favori su favori ai “burattinai” del Mose, Giovanni Mazzacurati e Piergiorgio Baita, che nei mesi scorsi l’hanno raccontato agli inquirenti.
Oltre a Enrico Letta, l’altro nome eccellente del centrosinistra, emerso nei verbali d’interrogatorio è quello di Massimo Cacciari.
E c’è un personaggio che unisce i due – Letta e Cacciari – nel racconto di Mazzacurati e Baita: parliamo di Roberto Pravatà, ex vice direttore generale del consorzio, l’uomo che raccolse il memoriale su Letta. È lo stesso Pravatà che, secondo Baita, gestisce la nascita di un “consorzio bis” su input di Cacciari.
Il consorzio bis
“Thetis – dice Baita ai pm – è una società che ha sempre fatto bilancio con trasferimenti dal Consorzio. Ma non ha creato niente, purtroppo, li ha spesi tutti, in Cina…”. All’inizio Cacciari – dice Baita – chiede di inserire in Thetis un suo uomo di fiducia: “La società nasce perché era l’unico tavolo dove per esempio, con Cacciari, Mazzacurati aveva un dialogo, perché Paruzzo era l’uomo che Cacciari aveva chiesto di mettere a Thetis, ed era l’unico…”.
Su Paruzzo, tra Cacciari e Mazzacurati, si creano anche forti tensioni: “C’è stato un momento di scontro molto violento con Cacciari quando c’è stata la questione delle alternative. La persona che teneva i contatti era Paruzzo”. “Questo quando l’ha voluto Cacciari?”, chiede il pm. “Quando è nata Thetis”, risponde Baita.
L’imprenditore racconta l’evoluzione della società: “Thetis nasce per azione del gruppo Eni, un’intesa tra l’Eni e il Comune di Venezia. Poi l’Eni, stanca di spendere soldi, ha detto che se ne andava”.
E anche in quest’occasione , racconta Baita, Cacciari interviene su Mazzacurati; “Ha chiamato Mazzacurati e gli ha detto di comprare le azioni dell’Eni in Thetis.
E così il Consorzio entra in Thetis, sostituendosi all’Eni, nel 2003. Operazione che ha seguito Pravatà. Da quel momento Thetis è stato il consorzio bis, sottratto ai consorziati”. È quindi Pravatà l’uomo che gestisce l’operazione indicata da Cacciari. E non si tratta dell’unica operazione che l’ex sindaco ha proposto a Mazzacurati e Baita.
Rapporti politici
Mazzacurati, descrivendo le sue relazioni con il mondo della politica, spiega ai pm: “Ho avuto rapporto con Cacciari”.
L’ex sindaco di Venezia chiese a Mazzacurati di aiutare un imprenditore: “Mentre era sindaco mi ha chiesto di aiutare un’impresa che si chiamava Marinese, che veniva da quella che è una grossa impresa che si chiamava Guaraldo”.
La Guaraldo, che è della famiglia Marinese, è effettivamente una grande impresa che spazia dall’edilizia ai parcheggi pubblici. È stata molto attiva anche nel periodo in cui Cacciari era sindaco. E in un’occasione Lorenzo Marinese minacciò di far causa proprio al comune di Venezia mentre un progetto, che non dipendeva più dal municipio veneziano, iniziava ad arrancare: “Gli daremo tutto il supporto possibile e immaginabile. Purtroppo il progetto Cel-Ana non dipende più da atti del Comune, ma è legato a vicende che non possiamo controllare. Mi riferisco ad esempio ai ricorsi in sede giudiziaria.
La società sportiva
“Lì non possiamo proprio fare niente. Ma cercheremo comunque di dargli una mano”. Una mano per l’imprenditore d’origine siciliana, nella versione di Mazzacurati, Cacciari la chiese anche al dominus dell’affare Mose. E per ben altro: “Poi Cacciari mi ha chiesto una sponsorizzazione di 300 mila euro per la squadra di calcio, però, insomma, una roba così”. Marinese è infatti il patron della squadra di calcio del Venezia.
La versione di Cacciari
Contattato da ilfattoquotidiano.it, l’ex sindaco di Venezia spiega di avere chiesto “molto spesso interventi e non favori” al Consorzio, come ad altre aziende e anche a grandi società (Eni) per aiutare “imprese in difficoltà ed evitare licenziamenti”.
Per sanare, quindi, situazioni di crisi: “Un sindaco chiede quotidianamente decine e decine di interventi, e lo chiede a chi ne ha disponibilità. Non l’ho fatto 2, 3,4 volte, ma decine di volte al giorno e per cose che ritenevo utili per la città”. Cacciari, però, ricorda che le sue richieste di intervento “sortivano pochissimo effetto o niente”.
Perché? “Sapevano di non potere ottenere nulla dal sottoscritto perché non funzionava la logica del do ut des. O ritenevano utile in sé quello che richiedevo o altrimenti non lo facevano”. Colpisce che le dichiarazioni riferite da Mazzacurati sul Venezia Calcio e la Guaraldo riguardino entrambe l’imprenditore Lorenzo Marinese. “Quando venni rieletto sindaco – spiega Cacciari – Marinese aveva acquisito la maggioranza della squadra. Il fallimento avrebbe travolto anche la sua società”. Parla anche del rapporto di “grande franchezza” con Mazzacurati, che ha incontrato “decine di volte. Sapeva la mia posizione sul Mose e sapeva – precisa – che sono, come ero, incorruttibile. Gli dicevo: ‘Se può fare qualcosa lo faccia, se non può fare niente, niente’”. Non è preoccupato dalle indagini sul Mose? “Ma che, scherza?”.
Da Il Fatto Quotidiano di mercoledì 11 giugno 2014
Aggiornato da Redazione Web alle 12.05
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Re: Venezia Il Mose
Mose, commercialista Letta: ’200mila euro a me, era lavoro vero. Enrico non c’entra’
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/06/ ... co/284180/
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Re: Venezia Il Mose
La vox populi
Silver • 23 minuti fa
carucci questi commercialisti.
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Cafonauta • 33 minuti fa
allora ho finalmente capito di chi e' la colpa della crisi. Delle parcelle dei commercialisti!!!
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yuri611 • 39 minuti fa
da quando gli asini volano?
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patagarrau • 41 minuti fa
Alla cara ditta PD/FI&Consociati.
#RUBIAMONOIMPSEXPOMOSE !!!
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Maria • 42 minuti fa
A commercialista. E per 200.000 euro che lavoro hai fatto? Hai costruito un intero muro con le tue manine sante? Ma vattene, và.
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thepirate • 44 minuti fa
poi bisognerebbe vedere a quanto ammonta il compenso per fare da capro espiatorio
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alessandro landi • un'ora fa
beh se lo dice il suo commercialista perchè non credergli, la categoria garantisce serietà e discrezione
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Dario Marchetti • un'ora fa
200mila euro per un lavoro. Poi si fa pagare quattro anni in uno. Lavora con la bocca? Ma questo pensa davvero che siamo tutti come i fessi che votano il nuovo partito craxiano?
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Matteo Bertinotti • un'ora fa
la politica e i suoi affiliati (mafia, imprenditori corrotti e corruttori ecc) si stanno mangiando il paese, questa è la realtà. Grande colpa anche dei cittadini che non si indignano mai, e della stampa in genere (oggi sul corriere forse 2 righe) chespesso è complice dei partiti. Il politico ha maggiore responsabilità di un cittadino normale quindi basta con questa presunzione di innocenza che in italia dura 10 anni per chi ha soldi per gli avvocati.
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niccneime • un'ora fa
200.000 EURO DI CONSULENZE di un commercialista fatturate dopo quattro anni e su quattro anni di lavoro?
Interessante sarebbe vedere traccia del lavoro svolto (telefonate, e-mail, incontri);
interessante sarebbe vedere le fatture e le altre corrispondenze contabili (ritenute e versamenti cassa previdenziale);
interessante sarebbe vedere i movimenti bancari degli ultimi quattro anni (prelievi particolari ad esempio tramite propri assegni intestati a M/M)
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AntoCit niccneime • 23 minuti fa
Come minimo è ciò che faranno (o hanno già fatto) i magistrati incaricati.
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i0 • aiZero • un'ora fa
segnalo alla redazione un refuso nel titolo...
avete messo una "v" invece della "n"...
intendeva dire "nero", naturally... no???!!!
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synesir • un'ora fa
Corruzione 2.0 ?
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massimov • un'ora fa
Balle spaziali ,alle domande precise su queste attività professionali svolte mi sembra molto confusionario e volutamente vago ,non si parla di prestazione fiscale e del lavoro (cosa che competono ai commercialisti) ma di vaghissime trattative durate 4 anni non si sa per cosa e per chi. Mi domando ancora perché non siano ancora indagati Letta & Combriccola varia . Moltissime tangenti purtroppo vengono coperte con false fatture di professionisti è arcinoto.
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gianluigi Loi massimov • 36 minuti fa
Ma se ha detto che gli ha controllato i contratti e poi fatto degli studi di settanta pagine su investimenti. Ma ha idea di quanto costano queste consulenze?
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obiettivamente • un'ora fa
E però, 200.000€, dev'essere un genio del commerciale vista la parcella
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massimo1950 obiettivamente • 31 minuti fa
E perchè non hai visto quella da 2,4 milioni di euro dello studio Tremonti con Tremonti ministro...
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Luca Perotti • un'ora fa
questo si fa' pagare ogni 4 anni ... non hanno proprio vergogna
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flaneg51 • un'ora fa
con tanti commercialisti.., proprio quello di enrichetto tuo...
ma come è piccolo il mondo...!!!
forse era meglio fosse stato zitto....
ahh..si, tanto lo scoprivano lo stesso..!!
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rafdoppiozero • un'ora fa
Consulenza un modo elegante per dire tangenti, ma non era silvio berlusconi che si qualifico alla guardi di finanza dicendo "sono solo un consulente"?
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olis47 • un'ora fa
Pure questo non ha fatto niente!
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Giggetto • un'ora fa
Non dovrebbe essere difficile controllare se è stato un lavoro vero, con tanto di fatture, con un risultato, che è servito a qualche cosa, preceduto da regolare ordine, firmato da chi e perché. Stiamo parlando di quattro anni di lavoro, quindi il risultato dovrebbe essere corposo, pagati con soldi in pratica pubblici, quindi è nostro diritto sapere. A questo punto, cari FQ, Lillo, Letta, Boldrin, Pravatà, e chissà chi altro, fuori le carte, se le cose sono a posto non c'è nessun bisogno di aspettare i processi e i magistrati!
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opinione13 Giggetto • un'ora fa
Giustissimo. Se ha fatto un lavoro vero può anche telefonare a Lillo e mostrargli le carte. Se non lo fa significa che che ha fatto un copia-incolla che potremmo fare sia io che lei, per giustificare un compenso
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massimo1950 opinione13 • 26 minuti fa
Beh, su quest'ultima conclusione avrei i miei dubbi (copia e incolla?). Fatturare 200.000 euro tutti d'un colpo in un anno fiscale vuol dire semplicemente alzarsi - in quell'anno e in maniera esponenziale - il reddito con conseguente proporzionale aumento di tasse. Basta andare a vedere allora la dichiarazione dei redditi di quell'anno...
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Fili-bustiere • un'ora fa
Niente da fare ragazzi... il cognome Boldrin inizio a pensare che sia di una famiggggghia...
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ilcallutonontella' • 2 ore fa
ci fate l' elenco delle attivita' di consulenza svolte con i costi per 200 mila euro please?
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Luca Perotti ilcallutonontella' • un'ora fa
occultatore e veicolatore senior di tangenti e testa di legno certificato ... in questo campo in Italia la richiesta e' alta e non conosce crisi occupazionale.
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flaneg51 ilcallutonontella' • un'ora fa
..i comuni sono pieni di debiti per "consulenze.."
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massimo1950 flaneg51 • 22 minuti fa
Il termine è generico e omnicomprensivo e, in genere, si sottintendono quegli incarichi di natura tecnico-legale e fiscale conferiti a professionisti esterni. In tema legale, per esempio, un'amministrazione non ha un proprio ufficio legale tale da permetterle, per esempio, di perorare un ricorso al TAR o alla Consulta...
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rafdoppiozero ilcallutonontella' • un'ora fa
Assaggiatore di caffé delle macchinette!
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flaneg51 rafdoppiozero • un'ora fa
..in cialda o capsule..???
..scommetto " macinato.."
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marcoc • 2 ore fa
Sono riusciti a cambiare nome alle tangenti,adesso si chiamano consulenze
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alessandro landi marcoc • 43 minuti fa
con l'approvazione degli italiani aventi diritto di voto
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s@lvo gurgone • 2 ore fa
Si, certamente. Con l‘Associazione Trecentosessanta per il Veneto vi siete allargati troppo, e avete dovuto fargli lo sconto?
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Cristian • 2 ore fa
Io rimango Basito.
In un periodo dove la gente muore di fame, parlano di soldi pubblici come fossero bruscolini.
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flaneg51 Cristian • un'ora fa
..i milioni si " SPRECANO.."..,ma nel vero senso della parola..!!
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Silver • 23 minuti fa
carucci questi commercialisti.
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Cafonauta • 33 minuti fa
allora ho finalmente capito di chi e' la colpa della crisi. Delle parcelle dei commercialisti!!!
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yuri611 • 39 minuti fa
da quando gli asini volano?
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patagarrau • 41 minuti fa
Alla cara ditta PD/FI&Consociati.
#RUBIAMONOIMPSEXPOMOSE !!!
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Maria • 42 minuti fa
A commercialista. E per 200.000 euro che lavoro hai fatto? Hai costruito un intero muro con le tue manine sante? Ma vattene, và.
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thepirate • 44 minuti fa
poi bisognerebbe vedere a quanto ammonta il compenso per fare da capro espiatorio
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alessandro landi • un'ora fa
beh se lo dice il suo commercialista perchè non credergli, la categoria garantisce serietà e discrezione
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Dario Marchetti • un'ora fa
200mila euro per un lavoro. Poi si fa pagare quattro anni in uno. Lavora con la bocca? Ma questo pensa davvero che siamo tutti come i fessi che votano il nuovo partito craxiano?
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Matteo Bertinotti • un'ora fa
la politica e i suoi affiliati (mafia, imprenditori corrotti e corruttori ecc) si stanno mangiando il paese, questa è la realtà. Grande colpa anche dei cittadini che non si indignano mai, e della stampa in genere (oggi sul corriere forse 2 righe) chespesso è complice dei partiti. Il politico ha maggiore responsabilità di un cittadino normale quindi basta con questa presunzione di innocenza che in italia dura 10 anni per chi ha soldi per gli avvocati.
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niccneime • un'ora fa
200.000 EURO DI CONSULENZE di un commercialista fatturate dopo quattro anni e su quattro anni di lavoro?
Interessante sarebbe vedere traccia del lavoro svolto (telefonate, e-mail, incontri);
interessante sarebbe vedere le fatture e le altre corrispondenze contabili (ritenute e versamenti cassa previdenziale);
interessante sarebbe vedere i movimenti bancari degli ultimi quattro anni (prelievi particolari ad esempio tramite propri assegni intestati a M/M)
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AntoCit niccneime • 23 minuti fa
Come minimo è ciò che faranno (o hanno già fatto) i magistrati incaricati.
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i0 • aiZero • un'ora fa
segnalo alla redazione un refuso nel titolo...
avete messo una "v" invece della "n"...
intendeva dire "nero", naturally... no???!!!
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synesir • un'ora fa
Corruzione 2.0 ?
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massimov • un'ora fa
Balle spaziali ,alle domande precise su queste attività professionali svolte mi sembra molto confusionario e volutamente vago ,non si parla di prestazione fiscale e del lavoro (cosa che competono ai commercialisti) ma di vaghissime trattative durate 4 anni non si sa per cosa e per chi. Mi domando ancora perché non siano ancora indagati Letta & Combriccola varia . Moltissime tangenti purtroppo vengono coperte con false fatture di professionisti è arcinoto.
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gianluigi Loi massimov • 36 minuti fa
Ma se ha detto che gli ha controllato i contratti e poi fatto degli studi di settanta pagine su investimenti. Ma ha idea di quanto costano queste consulenze?
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obiettivamente • un'ora fa
E però, 200.000€, dev'essere un genio del commerciale vista la parcella
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massimo1950 obiettivamente • 31 minuti fa
E perchè non hai visto quella da 2,4 milioni di euro dello studio Tremonti con Tremonti ministro...
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Luca Perotti • un'ora fa
questo si fa' pagare ogni 4 anni ... non hanno proprio vergogna
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flaneg51 • un'ora fa
con tanti commercialisti.., proprio quello di enrichetto tuo...
ma come è piccolo il mondo...!!!
forse era meglio fosse stato zitto....
ahh..si, tanto lo scoprivano lo stesso..!!
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rafdoppiozero • un'ora fa
Consulenza un modo elegante per dire tangenti, ma non era silvio berlusconi che si qualifico alla guardi di finanza dicendo "sono solo un consulente"?
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olis47 • un'ora fa
Pure questo non ha fatto niente!
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Giggetto • un'ora fa
Non dovrebbe essere difficile controllare se è stato un lavoro vero, con tanto di fatture, con un risultato, che è servito a qualche cosa, preceduto da regolare ordine, firmato da chi e perché. Stiamo parlando di quattro anni di lavoro, quindi il risultato dovrebbe essere corposo, pagati con soldi in pratica pubblici, quindi è nostro diritto sapere. A questo punto, cari FQ, Lillo, Letta, Boldrin, Pravatà, e chissà chi altro, fuori le carte, se le cose sono a posto non c'è nessun bisogno di aspettare i processi e i magistrati!
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Giustissimo. Se ha fatto un lavoro vero può anche telefonare a Lillo e mostrargli le carte. Se non lo fa significa che che ha fatto un copia-incolla che potremmo fare sia io che lei, per giustificare un compenso
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massimo1950 opinione13 • 26 minuti fa
Beh, su quest'ultima conclusione avrei i miei dubbi (copia e incolla?). Fatturare 200.000 euro tutti d'un colpo in un anno fiscale vuol dire semplicemente alzarsi - in quell'anno e in maniera esponenziale - il reddito con conseguente proporzionale aumento di tasse. Basta andare a vedere allora la dichiarazione dei redditi di quell'anno...
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Niente da fare ragazzi... il cognome Boldrin inizio a pensare che sia di una famiggggghia...
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ilcallutonontella' • 2 ore fa
ci fate l' elenco delle attivita' di consulenza svolte con i costi per 200 mila euro please?
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Luca Perotti ilcallutonontella' • un'ora fa
occultatore e veicolatore senior di tangenti e testa di legno certificato ... in questo campo in Italia la richiesta e' alta e non conosce crisi occupazionale.
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flaneg51 ilcallutonontella' • un'ora fa
..i comuni sono pieni di debiti per "consulenze.."
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Il termine è generico e omnicomprensivo e, in genere, si sottintendono quegli incarichi di natura tecnico-legale e fiscale conferiti a professionisti esterni. In tema legale, per esempio, un'amministrazione non ha un proprio ufficio legale tale da permetterle, per esempio, di perorare un ricorso al TAR o alla Consulta...
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..in cialda o capsule..???
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marcoc • 2 ore fa
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Si, certamente. Con l‘Associazione Trecentosessanta per il Veneto vi siete allargati troppo, e avete dovuto fargli lo sconto?
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Cristian • 2 ore fa
Io rimango Basito.
In un periodo dove la gente muore di fame, parlano di soldi pubblici come fossero bruscolini.
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flaneg51 Cristian • un'ora fa
..i milioni si " SPRECANO.."..,ma nel vero senso della parola..!!
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Venezia Il Mose
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lacorda • 44 minuti fa
“I soldi sono andati al Pd. E io vi posso anche indicare chi è quel Compagno X che ha ritirato i quattrini perché so chi si occupava dei finanziamenti per il partito in quel periodo”. Così Giorgio Orsoni ai Magistrati.
Mele marce isolate HHHHHeeeeeeee!!!!!!!!
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