Il nuovo fascismo (mascherato) è cominciato
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Il nuovo fascismo (mascherato) è cominciato
Riforme, Renzi: “Affossarle non è libertà di coscienza, rivoluzioniamo l’Italia”
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 13 giugno 2014
Renzi sbatte il suo 41% sul tavolo. Presenta le sue riforme, sventaglia i suoi nomi, rivendica di aver messo da parte Mineo e gli altri per ridisegnare la Costituzione.( Di Licio Gelli - ndt)
E’ la “renzizzazione”, forse definitiva. Scuola, pubblica amministrazione, fisco, imprese, corruzione, ambiente, agricoltura, edilizia, grandi opere, trasparenza, ordini professionali.
La conferenza stampa al termine di due ore di consiglio dei ministri tiene dentro tutto, è un bignami di molto di ciò di cui un governo deve occuparsi.
In più il presidente del Consiglio scatena anche la sua forza da segretario nei confronti dei 14 senatori aventiniani e ancora di più sul sindaco dimissionario di Venezia, Giorgio Orsoni, che oggi gli aveva dato del “fariseo”.
“Non guardiamo in faccia nessuno” dice Renzi: si riferisce a Orsoni, ma è un motto che vale per tutto e per tutti.
Se prima del 25 maggio Renzi era definito decisionista, dopo quella data si è trasformato in uno schiacciasassi.
Chi si trova dall’altra parte, viene travolto. Il lessico è sempre quello, un po’ da slogan, quello cioè che proprio i 14 senatori autosospesi gli hanno rimproverato: “affossare”, “palude”, “vivacchiare” le parole negative, da combattere. Tutto gira dietro a un concetto: “Non ho preso il 40% per per stare a vivacchiare. Mentre qualcuno passa la giornata a vedere cosa fa un senatore noi stiamo rivoluzionando l’Italia”
Quindi mentre il Pd si prepara a uno scontro duro nell’assemblea nazionale che domani dovrà eleggere il nuovo presidente, Renzi tratta i critici alle riforme istituzionali come se soffiasse su un castello di carte. ”Se utilizzi il tuo voto decisivo in commissione per affossare un progetto del governo, non stai esercitando la tua libertà di coscienza ma stai cercando di affossare la legge costituzionale – dice – E’ del tutto normale, evidente e pacifico il potere sostitutivo. Non è epurazione nè espulsione ma coerenza”. Il capo del governo la legge così: “La sostituzione di singoli parlamentari da commissioni dove la maggioranza ha un voto di scarto può essere considerata in tutti i modi ma non certo come esercizio di un potere dittatoriale”. Quindi “se stai in commissione e non segui la linea del tuo partito, hai il dovere di farti da parte rispettando la linea del partito”.
E alla fine ribadisce un concetto già espresso dai suoi alfieri in mezzo alle polemiche sulla sostituzione di Mineo e Vannino Chiti: “Il Pd che noi vogliamo discute fino in fondo, trova posizioni di mediazione ma un partito democratico non consente a nessuno di diventare anarchico e indipendentemente da Fi e dalla Lega va con una voce sola e non fa dipendere la sua idea di riforme dall’idea di un singolo senatore, se stai in una comunità ci devi stare”.
O prendere o lasciare, ma “Se davanti agli elettori delle primarie e delle europee non andiamo avanti con le riforme per un senatore, ci prendono per matti e ci ricoverano tutti. Un senatore può esprimere le sue posizioni in Aula, non espelliamo nessuno ma in commissione è doveroso che ci siano i numeri per rispetto della volontà dei cittadini. Il tempo delle mediazioni è finito”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06 ... a/1027051/
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 13 giugno 2014
Renzi sbatte il suo 41% sul tavolo. Presenta le sue riforme, sventaglia i suoi nomi, rivendica di aver messo da parte Mineo e gli altri per ridisegnare la Costituzione.( Di Licio Gelli - ndt)
E’ la “renzizzazione”, forse definitiva. Scuola, pubblica amministrazione, fisco, imprese, corruzione, ambiente, agricoltura, edilizia, grandi opere, trasparenza, ordini professionali.
La conferenza stampa al termine di due ore di consiglio dei ministri tiene dentro tutto, è un bignami di molto di ciò di cui un governo deve occuparsi.
In più il presidente del Consiglio scatena anche la sua forza da segretario nei confronti dei 14 senatori aventiniani e ancora di più sul sindaco dimissionario di Venezia, Giorgio Orsoni, che oggi gli aveva dato del “fariseo”.
“Non guardiamo in faccia nessuno” dice Renzi: si riferisce a Orsoni, ma è un motto che vale per tutto e per tutti.
Se prima del 25 maggio Renzi era definito decisionista, dopo quella data si è trasformato in uno schiacciasassi.
Chi si trova dall’altra parte, viene travolto. Il lessico è sempre quello, un po’ da slogan, quello cioè che proprio i 14 senatori autosospesi gli hanno rimproverato: “affossare”, “palude”, “vivacchiare” le parole negative, da combattere. Tutto gira dietro a un concetto: “Non ho preso il 40% per per stare a vivacchiare. Mentre qualcuno passa la giornata a vedere cosa fa un senatore noi stiamo rivoluzionando l’Italia”
Quindi mentre il Pd si prepara a uno scontro duro nell’assemblea nazionale che domani dovrà eleggere il nuovo presidente, Renzi tratta i critici alle riforme istituzionali come se soffiasse su un castello di carte. ”Se utilizzi il tuo voto decisivo in commissione per affossare un progetto del governo, non stai esercitando la tua libertà di coscienza ma stai cercando di affossare la legge costituzionale – dice – E’ del tutto normale, evidente e pacifico il potere sostitutivo. Non è epurazione nè espulsione ma coerenza”. Il capo del governo la legge così: “La sostituzione di singoli parlamentari da commissioni dove la maggioranza ha un voto di scarto può essere considerata in tutti i modi ma non certo come esercizio di un potere dittatoriale”. Quindi “se stai in commissione e non segui la linea del tuo partito, hai il dovere di farti da parte rispettando la linea del partito”.
E alla fine ribadisce un concetto già espresso dai suoi alfieri in mezzo alle polemiche sulla sostituzione di Mineo e Vannino Chiti: “Il Pd che noi vogliamo discute fino in fondo, trova posizioni di mediazione ma un partito democratico non consente a nessuno di diventare anarchico e indipendentemente da Fi e dalla Lega va con una voce sola e non fa dipendere la sua idea di riforme dall’idea di un singolo senatore, se stai in una comunità ci devi stare”.
O prendere o lasciare, ma “Se davanti agli elettori delle primarie e delle europee non andiamo avanti con le riforme per un senatore, ci prendono per matti e ci ricoverano tutti. Un senatore può esprimere le sue posizioni in Aula, non espelliamo nessuno ma in commissione è doveroso che ci siano i numeri per rispetto della volontà dei cittadini. Il tempo delle mediazioni è finito”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06 ... a/1027051/
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Re: Il nuovo fascismo (mascherato) è cominciato
La vox populi
goodison08 • 4 minuti fa
Ricapitolando : un categorico Renzi , in tono vagamente marziale , ha informato la nazione che Orsoni " non può continuare a fare il sindaco ": giù applausi , con l'informazione a senso unico che grida al "cambiamento " di verso .
Qualcuno , però , si è scordato di far presente che per la tanto decantata Legge Severino - approvata con il decisivo contributo del suo partito - il primo cittadino di Venezia poteva invece continuare indisturbato nella carica .
Siamo sempre alle solite : lor signori ragionano come monarchi che , in maniera del tutto discrezionale , sceglievano se e quando fare qualche concessione.
In questo caso , visto il colossale scandalo attorno al Mose , hanno furbescamente impallinato Orsoni dopo un nanosecondo , costringendolo di fatto alle dimissioni.
It's a beautiful country...
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goodison08 • 4 minuti fa
Ricapitolando : un categorico Renzi , in tono vagamente marziale , ha informato la nazione che Orsoni " non può continuare a fare il sindaco ": giù applausi , con l'informazione a senso unico che grida al "cambiamento " di verso .
Qualcuno , però , si è scordato di far presente che per la tanto decantata Legge Severino - approvata con il decisivo contributo del suo partito - il primo cittadino di Venezia poteva invece continuare indisturbato nella carica .
Siamo sempre alle solite : lor signori ragionano come monarchi che , in maniera del tutto discrezionale , sceglievano se e quando fare qualche concessione.
In questo caso , visto il colossale scandalo attorno al Mose , hanno furbescamente impallinato Orsoni dopo un nanosecondo , costringendolo di fatto alle dimissioni.
It's a beautiful country...
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Re: Il nuovo fascismo (mascherato) è cominciato
Dall'articolo del Fatto:
Riforme, Renzi: “Affossarle non è libertà di coscienza, rivoluzioniamo l’Italia”
Un senatore può esprimere le sue posizioni in Aula, non espelliamo nessuno ma in commissione è doveroso che ci siano i numeri per rispetto della volontà dei cittadini.
Tutti i dittatori citano sempre "la volontà dei cittadini per mascherare" la propria volontà.
Riforme, Renzi: “Affossarle non è libertà di coscienza, rivoluzioniamo l’Italia”
Un senatore può esprimere le sue posizioni in Aula, non espelliamo nessuno ma in commissione è doveroso che ci siano i numeri per rispetto della volontà dei cittadini.
Tutti i dittatori citano sempre "la volontà dei cittadini per mascherare" la propria volontà.
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Re: Il nuovo fascismo (mascherato) è cominciato
Autoritarismo democratico
(Giannelli).
13/06/2014 di triskel182
I fascisti ex rossi hanno perso la testa anche nell'interpretazione delle vignette di Giannelli.
Anche se Giannelli inequivocabilmente ha titolato "LA GRANDEUR", dove il riferimento di grandeur è riferito solo al Duce, mentre Chiti e Mineo sono stati disegnati piccoli, l'interpretazione dei fascisti ex rossi è l'esatto contrario.
Renzi è a dimensione normale mentre Chiti e Mineo sono piccoli perché non contano un caXXo.
Perchè allora il titolo "LA GRANDEUR"?
Nello stesso tempo fanno finta di non capire il significato della vignetta del 10 giugno scorso in cui venivano adattate dichiarazioni del Duce dal balcone di Piazza Venezia. Dove al balcone al posto di Mussolini ci stava Renzi.
(Giannelli).
13/06/2014 di triskel182
I fascisti ex rossi hanno perso la testa anche nell'interpretazione delle vignette di Giannelli.
Anche se Giannelli inequivocabilmente ha titolato "LA GRANDEUR", dove il riferimento di grandeur è riferito solo al Duce, mentre Chiti e Mineo sono stati disegnati piccoli, l'interpretazione dei fascisti ex rossi è l'esatto contrario.
Renzi è a dimensione normale mentre Chiti e Mineo sono piccoli perché non contano un caXXo.
Perchè allora il titolo "LA GRANDEUR"?
Nello stesso tempo fanno finta di non capire il significato della vignetta del 10 giugno scorso in cui venivano adattate dichiarazioni del Duce dal balcone di Piazza Venezia. Dove al balcone al posto di Mussolini ci stava Renzi.
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Re: Il nuovo fascismo (mascherato) è cominciato
SENATO: OGGI SI, DOMANI NO.
13/06/2014 di triskel182
13/06/2014 di triskel182
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Re: Il nuovo fascismo (mascherato) è cominciato
“Avevamo ragione: è svolta autoritaria”
(Silvia Truzzi).
13/06/2014 di triskel182
Stefano Rodotà Il “Professorone”.
Bisogna chiamarlo, Stefano Rodotà, per chiedergli un commento sull’epurazione democratica dei senatori dissenzienti, sapendo che alla fine si diranno cose molto simili alle ultime interviste? “Non bisogna essere pessimisti. Vede, la scomunica a noi professoroni è stata utile. Dopo si è innescato un circuito virtuoso di proposte e audizioni parlamentari. La vicenda dei senatori, quella di Mineo in particolare, è l’ennesima forzatura”.
Professore, da dove nasce l’insofferenza verso il dissenso?
Se Renzi e i suoi, la ministra Boschi soprattutto, avessero degnato di un minimo d’attenzione la discussione che c’è stata nell’ultimo periodo, sarebbero oggi in condizione di fare una riforma costituzionale davvero innovativa, considerando i suggerimenti che sono arrivati per la legge elettorale, per la composizione e le funzioni del Senato. Invece c’è stata un’indifferenza assoluta verso una discussione che ha visto coinvolti anche molti studiosi vicini all’area politica in cui si muove il governo: la conferma di una scarsissima cultura costituzionale.
Hanno fretta, dicono.
È questo lo sbaglio: la fretta non è solo cattiva consigliera, ma produce ritardi. Basta vedere tutto il tempo perso con il cronoprogramma del governo Letta, quando si voleva smantellare l’articolo 138 della Costituzione.
In più occasioni, come altri colleghi, mi permisi di suggerire che forse era meglio partire da riforme molto condivise, come la riduzione del numero dei parlamentari e il bicameralismo perfetto, invece di mettere mano al procedimento di revisione.
Se allora si fosse incardinata la discussione in Parlamento, oggi avremmo fatto passi avanti: per avere una fretta scriteriata, hanno buttato via molti mesi.
Il ministro Boschi ha detto: “Il processo delle riforme va avanti, non si può fermare per dieci senatori”.
Questa non è una riforma come tutte le altre, è la riforma della Costituzione. E nella Carta stessa è previsto un procedimento “contro la fretta”: le letture distanziate di almeno tre mesi nelle due Camere, l’eventuale referendum. Perché si deve poter discutere! I senatori di cui parla Boschi hanno fatto obiezioni e proposte che non sono l’espressione di un capriccio, ma registrano opinioni diffuse nel Pd. E comunque una discussione sulle riforme costituzionali dovrebbe dar conto dell’opinione diversa anche di un solo senatore.
I 14 senatori sostengono che sia stata “un’epurazione delle idee non ortodosse” e una “palese violazione della Carta, riferendosi all’articolo 67 che prevede l’assenza di vincolo di mandato per i parlamentari.
Certo, il vincolo di mandato è rilevante. Quell’articolo dice anche che i parlamentari “rappresentano la Nazione”: chi rappresenta punti di vista diversi non deve certo essere allontanato. Aggiungo che sia il regolamento della Camera sia quello del Senato prevedono la sostituzione di un membro delle Commissioni facendo riferimento a singole sedute o a singoli disegni di legge. Ma la ratio di queste norme sono non è eliminare chi la pensa diversamente, bensì quello di aiutare il lavoro. Ossia di poter procedere in caso di assenza o in caso in cui ci siano competenze specifiche di un altro parlamentare.
Dalla Cina il premier ha ribadito: “Contano più i voti degli italiani che il veto di qualche senatore”.
Quante volte abbiamo contestato la lettura del voto-lavacro a Berlusconi? Questi comportamenti gettano un’ombra molto inquietante sul futuro: Renzi non vuol negoziare con i membri del suo partito, ma continua a farlo con Berlusconi.
Il Parlamento non è il luogo di ratifica delle scelte governative. Si confermano le mie enormi perplessità sull’Italicum, una legge elettorale studiata per questo. Temo che Renzi abbia già introiettato l’idea di una democrazia d’investitura.
Credo si corra il rischio di rinnovati interventi della Consulta, anche sulla nuova legge elettorale. Attenzione però: sarebbe una delegittimazione dell’intero sistema, di un Parlamento non più in grado di legiferare in accordo con i principi costituzionali.
Avevate ragione a temere “la svolta autoritaria”?
La svolta autoritaria non è quella che nel Novecento ha portato l’Italia verso una dittatura. Una svolta autoritaria si può avere anche quando si dice “prendere o lasciare” o quando si eliminano istituzionalmente le voci fuori dal coro.
Da Il Fatto Quotidiano del 13/06/2014.
(Silvia Truzzi).
13/06/2014 di triskel182
Stefano Rodotà Il “Professorone”.
Bisogna chiamarlo, Stefano Rodotà, per chiedergli un commento sull’epurazione democratica dei senatori dissenzienti, sapendo che alla fine si diranno cose molto simili alle ultime interviste? “Non bisogna essere pessimisti. Vede, la scomunica a noi professoroni è stata utile. Dopo si è innescato un circuito virtuoso di proposte e audizioni parlamentari. La vicenda dei senatori, quella di Mineo in particolare, è l’ennesima forzatura”.
Professore, da dove nasce l’insofferenza verso il dissenso?
Se Renzi e i suoi, la ministra Boschi soprattutto, avessero degnato di un minimo d’attenzione la discussione che c’è stata nell’ultimo periodo, sarebbero oggi in condizione di fare una riforma costituzionale davvero innovativa, considerando i suggerimenti che sono arrivati per la legge elettorale, per la composizione e le funzioni del Senato. Invece c’è stata un’indifferenza assoluta verso una discussione che ha visto coinvolti anche molti studiosi vicini all’area politica in cui si muove il governo: la conferma di una scarsissima cultura costituzionale.
Hanno fretta, dicono.
È questo lo sbaglio: la fretta non è solo cattiva consigliera, ma produce ritardi. Basta vedere tutto il tempo perso con il cronoprogramma del governo Letta, quando si voleva smantellare l’articolo 138 della Costituzione.
In più occasioni, come altri colleghi, mi permisi di suggerire che forse era meglio partire da riforme molto condivise, come la riduzione del numero dei parlamentari e il bicameralismo perfetto, invece di mettere mano al procedimento di revisione.
Se allora si fosse incardinata la discussione in Parlamento, oggi avremmo fatto passi avanti: per avere una fretta scriteriata, hanno buttato via molti mesi.
Il ministro Boschi ha detto: “Il processo delle riforme va avanti, non si può fermare per dieci senatori”.
Questa non è una riforma come tutte le altre, è la riforma della Costituzione. E nella Carta stessa è previsto un procedimento “contro la fretta”: le letture distanziate di almeno tre mesi nelle due Camere, l’eventuale referendum. Perché si deve poter discutere! I senatori di cui parla Boschi hanno fatto obiezioni e proposte che non sono l’espressione di un capriccio, ma registrano opinioni diffuse nel Pd. E comunque una discussione sulle riforme costituzionali dovrebbe dar conto dell’opinione diversa anche di un solo senatore.
I 14 senatori sostengono che sia stata “un’epurazione delle idee non ortodosse” e una “palese violazione della Carta, riferendosi all’articolo 67 che prevede l’assenza di vincolo di mandato per i parlamentari.
Certo, il vincolo di mandato è rilevante. Quell’articolo dice anche che i parlamentari “rappresentano la Nazione”: chi rappresenta punti di vista diversi non deve certo essere allontanato. Aggiungo che sia il regolamento della Camera sia quello del Senato prevedono la sostituzione di un membro delle Commissioni facendo riferimento a singole sedute o a singoli disegni di legge. Ma la ratio di queste norme sono non è eliminare chi la pensa diversamente, bensì quello di aiutare il lavoro. Ossia di poter procedere in caso di assenza o in caso in cui ci siano competenze specifiche di un altro parlamentare.
Dalla Cina il premier ha ribadito: “Contano più i voti degli italiani che il veto di qualche senatore”.
Quante volte abbiamo contestato la lettura del voto-lavacro a Berlusconi? Questi comportamenti gettano un’ombra molto inquietante sul futuro: Renzi non vuol negoziare con i membri del suo partito, ma continua a farlo con Berlusconi.
Il Parlamento non è il luogo di ratifica delle scelte governative. Si confermano le mie enormi perplessità sull’Italicum, una legge elettorale studiata per questo. Temo che Renzi abbia già introiettato l’idea di una democrazia d’investitura.
Credo si corra il rischio di rinnovati interventi della Consulta, anche sulla nuova legge elettorale. Attenzione però: sarebbe una delegittimazione dell’intero sistema, di un Parlamento non più in grado di legiferare in accordo con i principi costituzionali.
Avevate ragione a temere “la svolta autoritaria”?
La svolta autoritaria non è quella che nel Novecento ha portato l’Italia verso una dittatura. Una svolta autoritaria si può avere anche quando si dice “prendere o lasciare” o quando si eliminano istituzionalmente le voci fuori dal coro.
Da Il Fatto Quotidiano del 13/06/2014.
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Re: Il nuovo fascismo (mascherato) è cominciato
Chiti, mi sento offeso e amareggiato
13 giugno 2014 - Nessun Commento »
“Sono in Parlamento grosso modo da quando Chiti c’è Luigi Zanda: mai ho visto dimissionamenti autoritari dalle commissioni.
Del resto non era possibile: non ha precedenti nella storia repubblicana”.
Lo afferma in una nota il senatore del Pd Vannino Chiti. “Mauro e Mineo – aggiunge Chiti – sono stati dimissionati dai rispettivi gruppi per dissenso possibile: io, senza essere avvertito, per misura cautelativa preventiva. Mi sento sinceramente amareggiato e offeso”.
“Per nessun atto del mio impegno, ormai lungo, nelle istituzioni – prosegue Chiti – penso mi possa essere addebitato un comportamento di scorrettezza”.
“Più serio è il fatto che una parte di parlamentari e dell’opinione pubblica non si rendano conto pienamente di quello che è successo in questa settimana: è stato calpestato l’articolo 67 della Costituzione che assicura libertà di mandato senza vincolo per ogni parlamentare. Questo articolo della Costituzione non può essere fatto valere discrezionalmente o solo in aula e non nelle commissioni: vale sempre o mai.
Del resto l’assurdità si rivela sulla base di una semplice considerazione: le commissioni a volte hanno – e per funzionare meglio il Parlamento dovrebbero avere più spesso – una funzione deliberante. In questo caso allora?”.
“Il problema vero è che calpestare l’articolo 67 equivale a rendere nella pratica le commissioni del Parlamento, di fatto, ‘organi di partito’. Una aberrazione che va tolta di mezzo, altrimenti con il tanto discutere sulle innovazioni politico-culturali si realizza invece una occupazione del Parlamento ad opera dei partiti”.
http://www.libertaegiustizia.it/2014/06 ... areggiato/
13 giugno 2014 - Nessun Commento »
“Sono in Parlamento grosso modo da quando Chiti c’è Luigi Zanda: mai ho visto dimissionamenti autoritari dalle commissioni.
Del resto non era possibile: non ha precedenti nella storia repubblicana”.
Lo afferma in una nota il senatore del Pd Vannino Chiti. “Mauro e Mineo – aggiunge Chiti – sono stati dimissionati dai rispettivi gruppi per dissenso possibile: io, senza essere avvertito, per misura cautelativa preventiva. Mi sento sinceramente amareggiato e offeso”.
“Per nessun atto del mio impegno, ormai lungo, nelle istituzioni – prosegue Chiti – penso mi possa essere addebitato un comportamento di scorrettezza”.
“Più serio è il fatto che una parte di parlamentari e dell’opinione pubblica non si rendano conto pienamente di quello che è successo in questa settimana: è stato calpestato l’articolo 67 della Costituzione che assicura libertà di mandato senza vincolo per ogni parlamentare. Questo articolo della Costituzione non può essere fatto valere discrezionalmente o solo in aula e non nelle commissioni: vale sempre o mai.
Del resto l’assurdità si rivela sulla base di una semplice considerazione: le commissioni a volte hanno – e per funzionare meglio il Parlamento dovrebbero avere più spesso – una funzione deliberante. In questo caso allora?”.
“Il problema vero è che calpestare l’articolo 67 equivale a rendere nella pratica le commissioni del Parlamento, di fatto, ‘organi di partito’. Una aberrazione che va tolta di mezzo, altrimenti con il tanto discutere sulle innovazioni politico-culturali si realizza invece una occupazione del Parlamento ad opera dei partiti”.
http://www.libertaegiustizia.it/2014/06 ... areggiato/
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Re: Il nuovo fascismo (mascherato) è cominciato
Che qualcosa di importante non funziona nel Pd se ne è accorto anche PG Battista.
ISTITUZIONI E FORZA DEL CONSENSO
Insofferenti e dissidenti
di PIERLUIGI BATTISTA
Il Pd è, con merito, il partito italiano a più alto grado di democrazia interna. Non si capisce perché voglia compromettere questo primato, conquistato anche grazie all’insofferenza autoritaria per il dissenso interno degli altri due partiti maggiori, con un banale ma sintomatico gesto di prepotenza nervosa nei confronti di senatori contrari al progetto di riforma del Senato disegnato nell’incontro al Nazareno tra Renzi e Berlusconi.
Il Pd è sembrato sin qui coltivare anche un peculiare senso delle istituzioni. Non si capisce allora perché abbia superficialmente scambiato una commissione parlamentare per una sede di partito, estromettendone i senatori come se fossero militanti tenuti a una disciplina interna e non a esponenti delle istituzioni che non devono rispondere a un segretario di partito ma ai cittadini nel loro complesso.
Ecco perché Matteo Renzi e i dirigenti del Pd a lui più vicini hanno commesso un duplice errore «epurando» i senatori Mineo e Chiti dalla commissione Affari Costituzionali facendo così in modo che si aggregasse una pattuglia di 14 «dissidenti» che si sono autosospesi in segno di solidarietà con i loro colleghi messi fuori d’imperio.
È molto verosimile che i senatori del Pd accantonati fossero mossi da una forma di conservatorismo culturale che in questi anni ha ostacolato qualsiasi riforma impantanandola in un vortice di veti e di inconcludenza. Ma se Renzi ha il merito di aver impresso una brusca accelerazione alle riforme istituzionali, facendole uscire dalla palude degli eterni rinvii, non si può neanche pensare che su un tema così delicato e costituzionalmente rilevante qualunque discussione sia equiparabile a un «sabotaggio», qualunque dissenso a un «tradimento», qualunque perplessità a un «veto».
Bisogna far presto, e Renzi ha ragione a essere insofferente di freni e dilazioni che in passato hanno fatto inabissare ogni riforma. Ma non ci si può «impiccare a una data», l’espressione è dello stesso presidente del Consiglio, e dunque un mese in più per fare una riforma del Senato non raffazzonata e rabberciata non è la fine del mondo: la campagna elettorale si è conclusa in modo trionfale, non c’è più una data tagliola oltre la quale l’immagine riformista del governo e del Parlamento possa risultare intaccata.
http://www.corriere.it/editoriali/14_gi ... 02f9.shtml
ISTITUZIONI E FORZA DEL CONSENSO
Insofferenti e dissidenti
di PIERLUIGI BATTISTA
Il Pd è, con merito, il partito italiano a più alto grado di democrazia interna. Non si capisce perché voglia compromettere questo primato, conquistato anche grazie all’insofferenza autoritaria per il dissenso interno degli altri due partiti maggiori, con un banale ma sintomatico gesto di prepotenza nervosa nei confronti di senatori contrari al progetto di riforma del Senato disegnato nell’incontro al Nazareno tra Renzi e Berlusconi.
Il Pd è sembrato sin qui coltivare anche un peculiare senso delle istituzioni. Non si capisce allora perché abbia superficialmente scambiato una commissione parlamentare per una sede di partito, estromettendone i senatori come se fossero militanti tenuti a una disciplina interna e non a esponenti delle istituzioni che non devono rispondere a un segretario di partito ma ai cittadini nel loro complesso.
Ecco perché Matteo Renzi e i dirigenti del Pd a lui più vicini hanno commesso un duplice errore «epurando» i senatori Mineo e Chiti dalla commissione Affari Costituzionali facendo così in modo che si aggregasse una pattuglia di 14 «dissidenti» che si sono autosospesi in segno di solidarietà con i loro colleghi messi fuori d’imperio.
È molto verosimile che i senatori del Pd accantonati fossero mossi da una forma di conservatorismo culturale che in questi anni ha ostacolato qualsiasi riforma impantanandola in un vortice di veti e di inconcludenza. Ma se Renzi ha il merito di aver impresso una brusca accelerazione alle riforme istituzionali, facendole uscire dalla palude degli eterni rinvii, non si può neanche pensare che su un tema così delicato e costituzionalmente rilevante qualunque discussione sia equiparabile a un «sabotaggio», qualunque dissenso a un «tradimento», qualunque perplessità a un «veto».
Bisogna far presto, e Renzi ha ragione a essere insofferente di freni e dilazioni che in passato hanno fatto inabissare ogni riforma. Ma non ci si può «impiccare a una data», l’espressione è dello stesso presidente del Consiglio, e dunque un mese in più per fare una riforma del Senato non raffazzonata e rabberciata non è la fine del mondo: la campagna elettorale si è conclusa in modo trionfale, non c’è più una data tagliola oltre la quale l’immagine riformista del governo e del Parlamento possa risultare intaccata.
http://www.corriere.it/editoriali/14_gi ... 02f9.shtml
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Re: Il nuovo fascismo (mascherato) è cominciato
Purghe sì, ma democratiche
(Marco Travaglio).
14/06/2014 di triskel182
Ma che soave delicatezza, cari colleghi giornalisti!
E qual flautati vocaboli state escogitando per non chiamare con il suo nome la brutale eliminazione dei dissidenti ordinata da Renzi e dai suoi giannizzeri, anche in gonnella, dalla commissione che deve (imperativo categorico) approvare la cosiddetta riforma del Senato, cioè l’abolizione dei suoi poteri e delle relative elezioni!
Eppure le parole giuste le conoscete bene, perchè le avete usate per mesi e mesi, ogni qual volta Grillo e Casaleggio chiamavano gli iscritti a votare sull’espulsione di questo o quel dissenziente: purghe, ostracismi, stalinismo, fascismo, nazismo, metodi antidemocratici, autoritari, populisti.
Ora che toccherebbe a Renzi (caso molto più grave perchè riguarda un partito strutturato che per giunta si chiama Democratico, e coinvolge il premier), invece, siete tutti velluto e vaselina: “tensioni nel Pd”, “stretta di Renzi”(Corriere),“Renzi attacca i ribelli Pd”, “lite sulle riforme”, “pasticciaccio brutto”, “rimozione” (Repubblica), “scontro nel Pd”, “sostituzione”,“Renzi: no veti” (l’Unità).
Solo Pigi Battista – una volta tanto onore al merito – mette il dito nella piaga del doppiopesismo italiota. Intendiamoci.
L’abbiamo scritto per alcuni sabotatori a 5 Stelle, che all’evidenza avevano sbagliato partito e che il Movimento aveva tutto il diritto di espellere (anche se poi lo fece con forme antidemocratiche e inaccettabili, senza dar loro la possibilità di difendersi e chiamando gli iscritti a un unico voto su quattro senatori con storie diverse, un po’ come sulla scelta di Farage che scelta non era perchè mancavano alternative all’altezza e adeguatamente supportate): i partiti e i movimenti non sono hotel con porte girevoli dove uno entra e fa il suo comodo.
La disciplina di partito non è antidemocratica: è una delle basi della democrazia. Esistono regole d’accesso e di permanenza, e chi le viola può essere espulso, purchè con procedure trasparenti e garantiste.
Ora, non pare proprio che Corradino Mineo abbia violato alcunchè: se la degradazione del Senato da Camera Alta del Parlamento a inutile dopolavoro di sindaci e consiglieri regionali nominati dalla Casta fosse stata prevista dal programma del Pd alle elezioni 2013, è ovvio che il dissenso di Mineo&C. sarebbe inaccettabile fino a giustificare l’esclusione dalla commissione e anche l’espulsione dal Pd.
La controriforma del Senato però l’han partorita Renzi&B. a gennaio nel famigerato Patto del Nazareno che nessuno – tranne i due contraenti, leader di partiti che agli elettori si presentano come avversari irriducibili – ha il privilegio di conoscere nei dettagli.
Quindi rispetto a cosa Mineo, Chiti & C. sarebbero traditori da punire?
Mercoledì il renziano Giachetti ha votato con FI, Lega e 70 franchi tiratori Pd la boiata sulla responsabilità diretta dei magistrati, contro il programma del Pd e il parere del governo Renzi: niente da dire?
Intanto è stato appena eletto sindaco di Susa Sandro Plano, Pd e No-Tav: e ha preso i voti non perchè è Pd, ma perchè è No-Tav.
Ora i vertici del Pd piemontese, infischiandosene degli elettori, minacciano di espellerlo perchè osa bestemmiare il dogma dell’Immacolata Grande Opera tanto caro a Chiamparino, Fassino e amici di Greganti assortiti, che però non compare nello statuto del Pd.
Quale regole avrebbe violato Plano?
Grillo e Casaleggio – secondo noi sbagliando – contestano la norma costituzionale degli eletti “senza vincolo di mandato”.
Ma con che faccia chi – secondo noi giustamente – la rivendica spegne il dissenso di chi vorrebbe votare secondo coscienza contro il Patto del Nazareno, mai discusso da nessuno prima che fosse siglato aumma aumma?
Renzi dice: “Ho preso il 41% e si vota a maggioranza”.
Giusto, anche se il 41% l’ha preso alle Europee (dove non era neanche candidato).
Ma votare a maggioranza non significa eliminare la minoranza, altrimenti il voto è bulgaro.
L’anno scorso, quando il Pd di Bersani decise a maggioranza – secondo noi sbagliando – di mandare al Quirinale Franco Marini, i renziani rifiutarono – secondo noi giustamente – di votarlo.
Ora vogliono negare ad altri il diritto di fare altrettanto: le purghe renziane profumano di Chanel numero 5.
Da Il Fatto Quotidiano del 14/06/2014.
(Marco Travaglio).
14/06/2014 di triskel182
Ma che soave delicatezza, cari colleghi giornalisti!
E qual flautati vocaboli state escogitando per non chiamare con il suo nome la brutale eliminazione dei dissidenti ordinata da Renzi e dai suoi giannizzeri, anche in gonnella, dalla commissione che deve (imperativo categorico) approvare la cosiddetta riforma del Senato, cioè l’abolizione dei suoi poteri e delle relative elezioni!
Eppure le parole giuste le conoscete bene, perchè le avete usate per mesi e mesi, ogni qual volta Grillo e Casaleggio chiamavano gli iscritti a votare sull’espulsione di questo o quel dissenziente: purghe, ostracismi, stalinismo, fascismo, nazismo, metodi antidemocratici, autoritari, populisti.
Ora che toccherebbe a Renzi (caso molto più grave perchè riguarda un partito strutturato che per giunta si chiama Democratico, e coinvolge il premier), invece, siete tutti velluto e vaselina: “tensioni nel Pd”, “stretta di Renzi”(Corriere),“Renzi attacca i ribelli Pd”, “lite sulle riforme”, “pasticciaccio brutto”, “rimozione” (Repubblica), “scontro nel Pd”, “sostituzione”,“Renzi: no veti” (l’Unità).
Solo Pigi Battista – una volta tanto onore al merito – mette il dito nella piaga del doppiopesismo italiota. Intendiamoci.
L’abbiamo scritto per alcuni sabotatori a 5 Stelle, che all’evidenza avevano sbagliato partito e che il Movimento aveva tutto il diritto di espellere (anche se poi lo fece con forme antidemocratiche e inaccettabili, senza dar loro la possibilità di difendersi e chiamando gli iscritti a un unico voto su quattro senatori con storie diverse, un po’ come sulla scelta di Farage che scelta non era perchè mancavano alternative all’altezza e adeguatamente supportate): i partiti e i movimenti non sono hotel con porte girevoli dove uno entra e fa il suo comodo.
La disciplina di partito non è antidemocratica: è una delle basi della democrazia. Esistono regole d’accesso e di permanenza, e chi le viola può essere espulso, purchè con procedure trasparenti e garantiste.
Ora, non pare proprio che Corradino Mineo abbia violato alcunchè: se la degradazione del Senato da Camera Alta del Parlamento a inutile dopolavoro di sindaci e consiglieri regionali nominati dalla Casta fosse stata prevista dal programma del Pd alle elezioni 2013, è ovvio che il dissenso di Mineo&C. sarebbe inaccettabile fino a giustificare l’esclusione dalla commissione e anche l’espulsione dal Pd.
La controriforma del Senato però l’han partorita Renzi&B. a gennaio nel famigerato Patto del Nazareno che nessuno – tranne i due contraenti, leader di partiti che agli elettori si presentano come avversari irriducibili – ha il privilegio di conoscere nei dettagli.
Quindi rispetto a cosa Mineo, Chiti & C. sarebbero traditori da punire?
Mercoledì il renziano Giachetti ha votato con FI, Lega e 70 franchi tiratori Pd la boiata sulla responsabilità diretta dei magistrati, contro il programma del Pd e il parere del governo Renzi: niente da dire?
Intanto è stato appena eletto sindaco di Susa Sandro Plano, Pd e No-Tav: e ha preso i voti non perchè è Pd, ma perchè è No-Tav.
Ora i vertici del Pd piemontese, infischiandosene degli elettori, minacciano di espellerlo perchè osa bestemmiare il dogma dell’Immacolata Grande Opera tanto caro a Chiamparino, Fassino e amici di Greganti assortiti, che però non compare nello statuto del Pd.
Quale regole avrebbe violato Plano?
Grillo e Casaleggio – secondo noi sbagliando – contestano la norma costituzionale degli eletti “senza vincolo di mandato”.
Ma con che faccia chi – secondo noi giustamente – la rivendica spegne il dissenso di chi vorrebbe votare secondo coscienza contro il Patto del Nazareno, mai discusso da nessuno prima che fosse siglato aumma aumma?
Renzi dice: “Ho preso il 41% e si vota a maggioranza”.
Giusto, anche se il 41% l’ha preso alle Europee (dove non era neanche candidato).
Ma votare a maggioranza non significa eliminare la minoranza, altrimenti il voto è bulgaro.
L’anno scorso, quando il Pd di Bersani decise a maggioranza – secondo noi sbagliando – di mandare al Quirinale Franco Marini, i renziani rifiutarono – secondo noi giustamente – di votarlo.
Ora vogliono negare ad altri il diritto di fare altrettanto: le purghe renziane profumano di Chanel numero 5.
Da Il Fatto Quotidiano del 14/06/2014.
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Re: Il nuovo fascismo (mascherato) è cominciato
L'uomo che le spara grosse - 1
L’ASSEMBLEA DEL PD
Per il premier finito il tempo delle mediazioni
Anche con Silvio, Custer, Amstrong, Berlusconi???????????
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