Il nuovo fascismo (mascherato) è cominciato
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Re: Il nuovo fascismo (mascherato) è cominciato
Assemblea Pd -
Intervento di Walter Tocci, senatore Pd
"...Il potere esecutivo deve tacere quando il potere legislativo riscrive la carta fondamentale della repubblica.
Nella assemblea costituente il grande Calamandrei si alzo e chiese ai ministri di uscire dall'aula..."
http://www.youdem.tv/doc/269040/assembl ... -tocci.htm
Intervento di Walter Tocci, senatore Pd
"...Il potere esecutivo deve tacere quando il potere legislativo riscrive la carta fondamentale della repubblica.
Nella assemblea costituente il grande Calamandrei si alzo e chiese ai ministri di uscire dall'aula..."
http://www.youdem.tv/doc/269040/assembl ... -tocci.htm
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Re: Il nuovo fascismo (mascherato) è cominciato
Qualcuno spieghi al caimano-bis che la Rai ha la metà dei dipendenti della BBC. Tanto per dire quante ne spara a casaccio
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Il nuovo fascismo (mascherato) è cominciato
"Quando sento parlare della cultura metto mano alla pistola"
Joseph Goebbels
“Renzi sbaglia, il governo non può toccare la Carta”
(Silvia Truzzi).
15/06/2014 di triskel182
Le vicende di questi giorni hanno un vizio di origine”: la diagnosi di Alessandro Pace, professore emerito di Diritto costituzionale alla Sapienza non è confortante.
“In una Repubblica parlamentare la revisione costituzionale spetta al Parlamento e non al governo, e a tale principio (separazione tra Costituzione e legge ordinaria) si ispirò appunto la stessa Assemblea costituente che continuò a lavorare in piena concordia d’intenti fino all’approvazione della Carta, nonostante l’estromissione dal governo De Gasperi dei partiti comunista e socialista nel maggio 1947.
Tale principio è rimasto fermo fino al 2005, ma prima Berlusconi (2005), poi Letta (2013), infine Renzi hanno avocato al governo l’iniziativa della revisione della Costituzione”.
La nostra Carta fondamentale però non lo vieta esplicitamente…
Esatto. Ma il sistema parlamentare sì.
Se la tematica della revisione costituzionale entra nell’indirizzo politico di maggioranza, da un lato la Costituzione scade di livello, dall’altro si finisce per applicare al procedimento di revisione costituzionale le regole proprie del procedimento legislativo ordinario.
Esemplare il precedente dello scorso anno: il disegno di legge costituzionale 813 costituì il frutto delle ‘larghe intese’ volute dal presidente Napolitano su cui si basava il governo Letta. Dovette però essere ritirato nel dicembre 2013 quando Forza Italia tolse l’appoggio al governo. Se il disegno di legge 813 fosse stato svincolato dal programma di governo probabilmente sarebbe andato avanti…
E lei che ha avversato tanto quel disegno di legge che voleva modificare l’articolo 138 della Carta non è contento?
Certamente sì… Ma vorrei completare il mio pensiero.
Prego.
Ebbene, Letta, sia pure con minore esibizionismo di Berlusconi e di Renzi, tentò anche lui di piegare il procedimento di revisione costituzionale alla logica del procedimento legislativo ordinario, tant’è vero che al Senato chiese e ottenne la dimidiazione dei termini propria dei procedimenti d’urgenza (cosa inaudita!).
E da alcuni studiosi si preconizzò che il passo successivo avrebbe potuto essere la posizione della questione di fiducia sull’approvazione del disegno di legge costituzionale.
Proprio per questo, nell’audizione dello scorso 13 maggio dinanzi alla Commissione Affari costituzionali del Senato, io ritenni di dover sottolineare che la revisione della Costituzione in un sistema parlamentare compete in via esclusiva al Parlamento, e che pertanto mi sembrava preoccupante la dichiarazione del presidente Renzi di una ventina di giorni prima, secondo la quale egli intendeva ‘blindare’ la sua maggioranza .
Ciò che sta succedendo in questi giorni rientra in questa diversa logica ‘governativa’, anche se Matteo Renzi ci ha messo del suo rivolgendosi sarcasticamente a Corradino Mineo – reo di difendere la Costituzione e il Senato elettivo – e ai senatori che si sono ‘autosospesi’.
Comunque sia, Renzi insiste soprattutto sul fatto che l’abolizione del Senato sarebbe stata più volte approvata dal Pd e che pertanto i senatori Mineo e Chiti già solo per questo dovrebbero votare in favore del disegno di legge costituzionale che elimina il Senato elettivo.
Dal canto suo, il presidente del gruppo parlamentare Pd, senatore Zanda, afferma che l’art. 67 della Costituzione (che tutela il libero mandato parlamentare) non si applicherebbe ai lavori in commissione.
E non è così?
Non lo credo perché se il libero mandato è riconosciuto sarebbe assurdo che venisse tutelato solo in assemblea.
Tuttavia, quand’anche fossero calzanti sia l’argomento di Renzi che quello di Zanda, esso si applicherebbe tutt’al più alle leggi che rientrano nell’indirizzo politico di maggioranza e non, per quanto detto, alle leggi di revisione costituzionale.
Né mi si può venire a dire che le sostituzioni del senatore Mauro e dei senatori Mineo e Chiti siano state autonomamente decise dai presidenti dei gruppi.
A parte quanto esplicitamente dichiarato (e poi corretto) dal ministro delle Riforme – secondo cui la decisione delle sostituzioni è stata del governo, e cioè del premier segretario – oggi (ieri per chi legge, ndr) su Repubblica si legge che Renzi parrebbe intenzionato a rivendicare pubblicamente di essere il mandante di quanto accaduto in commissione.
Da Il Fatto Quotidiano del 15/06/2014.
Joseph Goebbels
“Renzi sbaglia, il governo non può toccare la Carta”
(Silvia Truzzi).
15/06/2014 di triskel182
Le vicende di questi giorni hanno un vizio di origine”: la diagnosi di Alessandro Pace, professore emerito di Diritto costituzionale alla Sapienza non è confortante.
“In una Repubblica parlamentare la revisione costituzionale spetta al Parlamento e non al governo, e a tale principio (separazione tra Costituzione e legge ordinaria) si ispirò appunto la stessa Assemblea costituente che continuò a lavorare in piena concordia d’intenti fino all’approvazione della Carta, nonostante l’estromissione dal governo De Gasperi dei partiti comunista e socialista nel maggio 1947.
Tale principio è rimasto fermo fino al 2005, ma prima Berlusconi (2005), poi Letta (2013), infine Renzi hanno avocato al governo l’iniziativa della revisione della Costituzione”.
La nostra Carta fondamentale però non lo vieta esplicitamente…
Esatto. Ma il sistema parlamentare sì.
Se la tematica della revisione costituzionale entra nell’indirizzo politico di maggioranza, da un lato la Costituzione scade di livello, dall’altro si finisce per applicare al procedimento di revisione costituzionale le regole proprie del procedimento legislativo ordinario.
Esemplare il precedente dello scorso anno: il disegno di legge costituzionale 813 costituì il frutto delle ‘larghe intese’ volute dal presidente Napolitano su cui si basava il governo Letta. Dovette però essere ritirato nel dicembre 2013 quando Forza Italia tolse l’appoggio al governo. Se il disegno di legge 813 fosse stato svincolato dal programma di governo probabilmente sarebbe andato avanti…
E lei che ha avversato tanto quel disegno di legge che voleva modificare l’articolo 138 della Carta non è contento?
Certamente sì… Ma vorrei completare il mio pensiero.
Prego.
Ebbene, Letta, sia pure con minore esibizionismo di Berlusconi e di Renzi, tentò anche lui di piegare il procedimento di revisione costituzionale alla logica del procedimento legislativo ordinario, tant’è vero che al Senato chiese e ottenne la dimidiazione dei termini propria dei procedimenti d’urgenza (cosa inaudita!).
E da alcuni studiosi si preconizzò che il passo successivo avrebbe potuto essere la posizione della questione di fiducia sull’approvazione del disegno di legge costituzionale.
Proprio per questo, nell’audizione dello scorso 13 maggio dinanzi alla Commissione Affari costituzionali del Senato, io ritenni di dover sottolineare che la revisione della Costituzione in un sistema parlamentare compete in via esclusiva al Parlamento, e che pertanto mi sembrava preoccupante la dichiarazione del presidente Renzi di una ventina di giorni prima, secondo la quale egli intendeva ‘blindare’ la sua maggioranza .
Ciò che sta succedendo in questi giorni rientra in questa diversa logica ‘governativa’, anche se Matteo Renzi ci ha messo del suo rivolgendosi sarcasticamente a Corradino Mineo – reo di difendere la Costituzione e il Senato elettivo – e ai senatori che si sono ‘autosospesi’.
Comunque sia, Renzi insiste soprattutto sul fatto che l’abolizione del Senato sarebbe stata più volte approvata dal Pd e che pertanto i senatori Mineo e Chiti già solo per questo dovrebbero votare in favore del disegno di legge costituzionale che elimina il Senato elettivo.
Dal canto suo, il presidente del gruppo parlamentare Pd, senatore Zanda, afferma che l’art. 67 della Costituzione (che tutela il libero mandato parlamentare) non si applicherebbe ai lavori in commissione.
E non è così?
Non lo credo perché se il libero mandato è riconosciuto sarebbe assurdo che venisse tutelato solo in assemblea.
Tuttavia, quand’anche fossero calzanti sia l’argomento di Renzi che quello di Zanda, esso si applicherebbe tutt’al più alle leggi che rientrano nell’indirizzo politico di maggioranza e non, per quanto detto, alle leggi di revisione costituzionale.
Né mi si può venire a dire che le sostituzioni del senatore Mauro e dei senatori Mineo e Chiti siano state autonomamente decise dai presidenti dei gruppi.
A parte quanto esplicitamente dichiarato (e poi corretto) dal ministro delle Riforme – secondo cui la decisione delle sostituzioni è stata del governo, e cioè del premier segretario – oggi (ieri per chi legge, ndr) su Repubblica si legge che Renzi parrebbe intenzionato a rivendicare pubblicamente di essere il mandante di quanto accaduto in commissione.
Da Il Fatto Quotidiano del 15/06/2014.
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Re: Il nuovo fascismo (mascherato) è cominciato
Renzi, Grillo e la servitù volontaria
di Pierfranco Pellizzetti | 14 giugno 2014Commenti (124)
Altri, in questo spazio consacrato alla libera discussione, hanno commentato le terribili pagliacciate della settimana: il viatico di base (seppure “sul ristretto”) all’apparentamento europeo di M5S con il ridanciano xenofobo inglese, fortemente voluto dai due feticisti del capello (cotonato o frisé) che governano il pensiero del Movimento; la liquidazione da parte di Superbone Renzi del dissenso interno riguardo all’inqualificabile pastrocchio di eliminare, con il Senato, la guarentigia della doppia lettura delle leggi; la sostituzione di un ramo del Parlamento con un consesso reclutato in quelle istituzioni periferiche, di cui ormai si parla soltanto per le indagini della magistratura sugli scippi di pubblico denaro in cui si sono penosamente segnalate frotte di consiglieri (in carenza di biancheria intima o aperitivi).
Quei consiglieri arraffoni (con presidenti di Regione che li lasciano fare per comprarsi la loro obbedienza a pochi spiccioli) che il nostro premier frettoloso, nella sua incommensurabile iattanza, vorrebbe far ascendere al rango di patres conscripti: “così si risparmia”, la motivazione da baretto.
Vicende pagliaccesche da cui vorrei trarre il succo di una morale, alla luce di una discussione avuta giovedì scorso in un incontro romano, organizzato dalla rivista Critica Liberale, con tre parlamentari per commentare gli esiti delle elezioni europee.
Nel trio – tra l’ex Margherita ora Neorenziano e la Popolare per l’Italia allo sbando – spiccava in quanto a evidente diversità antropologica il parlamentare di Cinquestelle (di cui non dico il nome per evitargli procedimenti disciplinari da parte dei pasdaran del suo stesso gruppo). Il giovane, garbato quanto palesemente fiero delle sue scelte e della missione in cui si sta impegnando, ragionava civilmente e spesso in modo convincente; spiazzando chi – tra il pubblico – era in attesa di eccessi verbali (il Vaffa). Insomma, conquistava una platea di criticoni liberali con l’arma dell’onestà intellettuale e con il decoro di una non ostentata sobrietà (“scusatemi, devo lasciarvi. Vado a dare una mano a mia moglie: abbiamo tre bambini e non ci sono bay-sitter ad aiutarci”).
Purtroppo lo sguardo del “cittadino parlamentare” iniziò a velarsi di tristezza alle immancabili domande sull’esito delle Farangialia (I like Farange), il referendum on line sul con chi stare nel Parlamento Ue (quando in Italia si teorizza lo stare da soli).
Quell’allineamento della presunta “base che decide” al disegno del duo demiurgico di collocare sull’estrema destra il loro partito personale, in evidente concorrenza con la Lega del tracotante Salvini, nell’intento di intercettare voti in libera uscita nell’inarrestabile declino berlusconiano.
Una scelta di puro marketing, operata da chi identifica la politica nei videogiochi tipo spara-spara (“è una guerra”), confermata da una mandria obbediente di baciatori della pantofola virtuale dei capi.
Lo stesso atteggiamento dei senatori Pd che avvallano lo stravolgimento della loro Camera, nel disegno (sovversivo/totalitario, toscanamente gelliano) di ridurre la politica a decisione del Capo, solo per poter lucrare i vantaggi monetari e pensionistici dell’arrivo sino alla fine della legislatura.
Nell’un caso come nell’altro, c’è solo un termine per definire tali comportamenti; tratto dal libricino di un proto illuminista del Cinquecento, Étienne de La Boétie: “servitù volontaria”.
«Quale vizio, o meglio quale orribile vizio vedere un numero infinito di uomini non obbedire ma servire; non essere governati ma tiranneggiati… da un qualche omuncolo».
Il vizio orribile nazionale di correre sempre in soccorso della vittoria, del “Franza o Spagna purché se magna”, che fa orrido capolino nelle vicende di questi giorni.
Mentre mi si stringeva il cuore dalla tristezza ascoltando le repliche imbarazzate di un giovanotto certamente per bene, finito in un evidente vicolo cieco: come esprimere la propria passione civile, evitando la tagliola della sudditanza a un potere che è tale solo perché viene confermato dalla diffusa vocazione al servaggio. Visto che alternative non ce ne sono e le forze della conformistizzazione traggono ulteriore vantaggio dalla rendita di posizione.
Quale danno la riduzione di Tsipras-Italia a zattera dalla Medusa; che ha imbarcato narcisismi di reduci da mille naufragi, calcoli personalistici di presunte star interessate a svernare a Strasburgo…
I 124 commenti li potete leggere sul sito di IFQ:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06 ... a/1027374/
di Pierfranco Pellizzetti | 14 giugno 2014Commenti (124)
Altri, in questo spazio consacrato alla libera discussione, hanno commentato le terribili pagliacciate della settimana: il viatico di base (seppure “sul ristretto”) all’apparentamento europeo di M5S con il ridanciano xenofobo inglese, fortemente voluto dai due feticisti del capello (cotonato o frisé) che governano il pensiero del Movimento; la liquidazione da parte di Superbone Renzi del dissenso interno riguardo all’inqualificabile pastrocchio di eliminare, con il Senato, la guarentigia della doppia lettura delle leggi; la sostituzione di un ramo del Parlamento con un consesso reclutato in quelle istituzioni periferiche, di cui ormai si parla soltanto per le indagini della magistratura sugli scippi di pubblico denaro in cui si sono penosamente segnalate frotte di consiglieri (in carenza di biancheria intima o aperitivi).
Quei consiglieri arraffoni (con presidenti di Regione che li lasciano fare per comprarsi la loro obbedienza a pochi spiccioli) che il nostro premier frettoloso, nella sua incommensurabile iattanza, vorrebbe far ascendere al rango di patres conscripti: “così si risparmia”, la motivazione da baretto.
Vicende pagliaccesche da cui vorrei trarre il succo di una morale, alla luce di una discussione avuta giovedì scorso in un incontro romano, organizzato dalla rivista Critica Liberale, con tre parlamentari per commentare gli esiti delle elezioni europee.
Nel trio – tra l’ex Margherita ora Neorenziano e la Popolare per l’Italia allo sbando – spiccava in quanto a evidente diversità antropologica il parlamentare di Cinquestelle (di cui non dico il nome per evitargli procedimenti disciplinari da parte dei pasdaran del suo stesso gruppo). Il giovane, garbato quanto palesemente fiero delle sue scelte e della missione in cui si sta impegnando, ragionava civilmente e spesso in modo convincente; spiazzando chi – tra il pubblico – era in attesa di eccessi verbali (il Vaffa). Insomma, conquistava una platea di criticoni liberali con l’arma dell’onestà intellettuale e con il decoro di una non ostentata sobrietà (“scusatemi, devo lasciarvi. Vado a dare una mano a mia moglie: abbiamo tre bambini e non ci sono bay-sitter ad aiutarci”).
Purtroppo lo sguardo del “cittadino parlamentare” iniziò a velarsi di tristezza alle immancabili domande sull’esito delle Farangialia (I like Farange), il referendum on line sul con chi stare nel Parlamento Ue (quando in Italia si teorizza lo stare da soli).
Quell’allineamento della presunta “base che decide” al disegno del duo demiurgico di collocare sull’estrema destra il loro partito personale, in evidente concorrenza con la Lega del tracotante Salvini, nell’intento di intercettare voti in libera uscita nell’inarrestabile declino berlusconiano.
Una scelta di puro marketing, operata da chi identifica la politica nei videogiochi tipo spara-spara (“è una guerra”), confermata da una mandria obbediente di baciatori della pantofola virtuale dei capi.
Lo stesso atteggiamento dei senatori Pd che avvallano lo stravolgimento della loro Camera, nel disegno (sovversivo/totalitario, toscanamente gelliano) di ridurre la politica a decisione del Capo, solo per poter lucrare i vantaggi monetari e pensionistici dell’arrivo sino alla fine della legislatura.
Nell’un caso come nell’altro, c’è solo un termine per definire tali comportamenti; tratto dal libricino di un proto illuminista del Cinquecento, Étienne de La Boétie: “servitù volontaria”.
«Quale vizio, o meglio quale orribile vizio vedere un numero infinito di uomini non obbedire ma servire; non essere governati ma tiranneggiati… da un qualche omuncolo».
Il vizio orribile nazionale di correre sempre in soccorso della vittoria, del “Franza o Spagna purché se magna”, che fa orrido capolino nelle vicende di questi giorni.
Mentre mi si stringeva il cuore dalla tristezza ascoltando le repliche imbarazzate di un giovanotto certamente per bene, finito in un evidente vicolo cieco: come esprimere la propria passione civile, evitando la tagliola della sudditanza a un potere che è tale solo perché viene confermato dalla diffusa vocazione al servaggio. Visto che alternative non ce ne sono e le forze della conformistizzazione traggono ulteriore vantaggio dalla rendita di posizione.
Quale danno la riduzione di Tsipras-Italia a zattera dalla Medusa; che ha imbarcato narcisismi di reduci da mille naufragi, calcoli personalistici di presunte star interessate a svernare a Strasburgo…
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Re: Il nuovo fascismo (mascherato) è cominciato
Renzi and C.: ducetti e burattini allo sbaraglio
di Fabio Marcelli | 15 giugno 2014
Tempi duri per la democrazia italiana. Forte del presunto oceanico consenso ricevuto alle ultime elezioni (in realtà solo il 25% tenendo conto, come è giusto che venga fatto, delle astensioni) il piccolo padre alla fiorentina liquida, con l’estromissione di Mineo e degli altri dissidenti, il pluralismo di opinioni e la democrazia nel suo partito, al fine di liquidarla nel Paese con i suoi disegni di legge in materia di soppressione del Senato e di legge elettorale antidemocratica che si accingono a passare con l’essenziale sostegno della destra berlusconiana.
Ancora una volta, il modo di procedere di Renzi si caratterizza per l’assoluto dispregio dei principi costituzionali.
A venire in discussione è, in particolare, l’art. 67 sul mandato imperativo, la cui violazione fino a ieri i piddini rimproverano a Grillo.
Ma a quanto pare, l’esigenza di disporre di un gruppo parlamentare formato non da persone dotate di discernimento e autonoma volontà ma da burattini, è comune un po’ a tutti i principali schieramenti parlamentari.
Non a caso del resto questa esigenza, fino all’abolizione delle preferenze, era al cuore del Porcellum che Renzi e Berlusconi vorrebbero su questo ed altri aspetti riproporre.
Come scrive Domenico Gallo “Renzi pretende l’obbedienza ed esclude che il Parlamento possa decidere in autonomia in tema di riforme della Costituzione, una materia che per consolidata tradizione costituzionale è sempre stata esclusa dall’indirizzo politico di governo e riservata al Parlamento.
Certo, la natura del Parlamento è stata corrotta dalla legge elettorale (il Porcellum), la quale ha attribuito ad una ristretta élite il potere esclusivo di nomina dei parlamentari che – di fatto - sono diventati dei rappresentanti del Capo politico piuttosto che degli elettori.
In questo modo è stato “neutralizzato” l’art. 67 della Costituzione che prevede che “ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.
Anche per questo motivo la Consulta ha dichiarato incostituzionale il Porcellum e, proprio per questo, Renzi ha riproposto con l’Italicum lo stesso istituto della nomina dall’alto dei parlamentari, per non privare il Capo politico di una prerogativa così importante”.
Né le cose vanno meglio sul fronte della presunta opposizione.
Il referendum in rete bandito da Grillo e Casaleggio ha dato come risultato l’assenso dei Cinquestelle all’alleanza con il razzista e neoliberista Farage.
Una bella pensata del Beppe nazionale che dimostra così di aver definitivamente esaurito la sua creatività e la sua intelligenza.
Perché mai dalle opzioni possibili sono stati esclusi il gruppo della sinistra europea e i verdi? Forse perché il professor Becchi ci spiega che la distinzione fra destra e sinistra è oramai superata, contraddicendo peraltro se stesso alla fine del suo ultimo articolo in materia?
Occorre dire parole molto chiare al riguardo.
La distinzione fra destra e sinistra è oggi più che mai attuale e riposa nelle tendenze stesse del capitalismo, che determina, come spiega in modo eccellente Thomas Piketty, una voragine crescente tra pochi privilegiati e una moltitudine di deprivati.
Chi non vede questa voragine e non prende atto della necessità di una distinzione e di una qualificazione sociale e politica delle proprie scelte, lo fa per puro e semplice opportunismo, per lasciarsi le mani libere in modo tale da potersi alleare con chiunque, perfino, appunto, con lo spregiudicato individuo che ha preso le redini della peggiore destra britannica.
Addio Cinquestelle, quindi?
Da un certo punto di vista potrebbe anche non dispiacere, dato che, come suggerito da un’interessante analisi effettuata già qualche tempo fa, tale Movimento ha svolto per molti aspetti la funzione di un surrogato di protesta, contribuendo ad evitare che si verificassero in Italia dure proteste di massa come invece in Grecia, Spagna, Portogallo ed altrove.
Per altri aspetti, tuttavia, occorre dire che il Movimento Cinque Stelle costituisce tuttora un serbatoio di energie vive e positive che occorre evitare sia portato nel dirupo dai pifferai magici Grillo e Casaleggio i quali hanno da tempo esaurito ogni spinta propulsiva e che, se proprio hanno deciso di suicidarsi, è bene lo facciano in rigorosa solitudine.
Per tanti versi quindi l’Italia si conferma un Paese un po’ strano, popolato da ducetti e burattini, pastori e pecoroni.
Cacciare i burattinai e liberare i pecoroni rappresenta quindi una condizione ineliminabile per uscire dalla nostra crisi attuale, che non è solo economica ma anche profondamente culturale e di identità.
Ahi serva Italia di dolore ostello, manda a quel Paese i ducetti di ogni genere e ritroverai la tua grande bellezza! Nonostante tutto ci siamo liberati di Mussolini, Craxi e Berlusconi. Possibile non riuscire a liberarsi di Renzi e Grillo, dilettanti allo sbaraglio?
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06 ... o/1025990/
di Fabio Marcelli | 15 giugno 2014
Tempi duri per la democrazia italiana. Forte del presunto oceanico consenso ricevuto alle ultime elezioni (in realtà solo il 25% tenendo conto, come è giusto che venga fatto, delle astensioni) il piccolo padre alla fiorentina liquida, con l’estromissione di Mineo e degli altri dissidenti, il pluralismo di opinioni e la democrazia nel suo partito, al fine di liquidarla nel Paese con i suoi disegni di legge in materia di soppressione del Senato e di legge elettorale antidemocratica che si accingono a passare con l’essenziale sostegno della destra berlusconiana.
Ancora una volta, il modo di procedere di Renzi si caratterizza per l’assoluto dispregio dei principi costituzionali.
A venire in discussione è, in particolare, l’art. 67 sul mandato imperativo, la cui violazione fino a ieri i piddini rimproverano a Grillo.
Ma a quanto pare, l’esigenza di disporre di un gruppo parlamentare formato non da persone dotate di discernimento e autonoma volontà ma da burattini, è comune un po’ a tutti i principali schieramenti parlamentari.
Non a caso del resto questa esigenza, fino all’abolizione delle preferenze, era al cuore del Porcellum che Renzi e Berlusconi vorrebbero su questo ed altri aspetti riproporre.
Come scrive Domenico Gallo “Renzi pretende l’obbedienza ed esclude che il Parlamento possa decidere in autonomia in tema di riforme della Costituzione, una materia che per consolidata tradizione costituzionale è sempre stata esclusa dall’indirizzo politico di governo e riservata al Parlamento.
Certo, la natura del Parlamento è stata corrotta dalla legge elettorale (il Porcellum), la quale ha attribuito ad una ristretta élite il potere esclusivo di nomina dei parlamentari che – di fatto - sono diventati dei rappresentanti del Capo politico piuttosto che degli elettori.
In questo modo è stato “neutralizzato” l’art. 67 della Costituzione che prevede che “ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.
Anche per questo motivo la Consulta ha dichiarato incostituzionale il Porcellum e, proprio per questo, Renzi ha riproposto con l’Italicum lo stesso istituto della nomina dall’alto dei parlamentari, per non privare il Capo politico di una prerogativa così importante”.
Né le cose vanno meglio sul fronte della presunta opposizione.
Il referendum in rete bandito da Grillo e Casaleggio ha dato come risultato l’assenso dei Cinquestelle all’alleanza con il razzista e neoliberista Farage.
Una bella pensata del Beppe nazionale che dimostra così di aver definitivamente esaurito la sua creatività e la sua intelligenza.
Perché mai dalle opzioni possibili sono stati esclusi il gruppo della sinistra europea e i verdi? Forse perché il professor Becchi ci spiega che la distinzione fra destra e sinistra è oramai superata, contraddicendo peraltro se stesso alla fine del suo ultimo articolo in materia?
Occorre dire parole molto chiare al riguardo.
La distinzione fra destra e sinistra è oggi più che mai attuale e riposa nelle tendenze stesse del capitalismo, che determina, come spiega in modo eccellente Thomas Piketty, una voragine crescente tra pochi privilegiati e una moltitudine di deprivati.
Chi non vede questa voragine e non prende atto della necessità di una distinzione e di una qualificazione sociale e politica delle proprie scelte, lo fa per puro e semplice opportunismo, per lasciarsi le mani libere in modo tale da potersi alleare con chiunque, perfino, appunto, con lo spregiudicato individuo che ha preso le redini della peggiore destra britannica.
Addio Cinquestelle, quindi?
Da un certo punto di vista potrebbe anche non dispiacere, dato che, come suggerito da un’interessante analisi effettuata già qualche tempo fa, tale Movimento ha svolto per molti aspetti la funzione di un surrogato di protesta, contribuendo ad evitare che si verificassero in Italia dure proteste di massa come invece in Grecia, Spagna, Portogallo ed altrove.
Per altri aspetti, tuttavia, occorre dire che il Movimento Cinque Stelle costituisce tuttora un serbatoio di energie vive e positive che occorre evitare sia portato nel dirupo dai pifferai magici Grillo e Casaleggio i quali hanno da tempo esaurito ogni spinta propulsiva e che, se proprio hanno deciso di suicidarsi, è bene lo facciano in rigorosa solitudine.
Per tanti versi quindi l’Italia si conferma un Paese un po’ strano, popolato da ducetti e burattini, pastori e pecoroni.
Cacciare i burattinai e liberare i pecoroni rappresenta quindi una condizione ineliminabile per uscire dalla nostra crisi attuale, che non è solo economica ma anche profondamente culturale e di identità.
Ahi serva Italia di dolore ostello, manda a quel Paese i ducetti di ogni genere e ritroverai la tua grande bellezza! Nonostante tutto ci siamo liberati di Mussolini, Craxi e Berlusconi. Possibile non riuscire a liberarsi di Renzi e Grillo, dilettanti allo sbaraglio?
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Re: Il nuovo fascismo (mascherato) è cominciato
"Ahi serva Italia di dolore ostello, manda a quel Paese i ducetti di ogni genere e ritroverai la tua grande bellezza! Nonostante tutto ci siamo liberati di Mussolini, Craxi e Berlusconi. Possibile non riuscire a liberarsi di Renzi e Grillo, dilettanti allo sbaraglio?"
Parole verissime... spero solo che non ci vogliano altri 20 anni per liberarci di costoro...
Parole verissime... spero solo che non ci vogliano altri 20 anni per liberarci di costoro...
Ultima modifica di Maucat il 17/06/2014, 8:51, modificato 1 volta in totale.
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Re: Il nuovo fascismo (mascherato) è cominciato
Ieri ho avuto una lunga e talvolta dura discussione con un mio vecchio amico di estrazione PCI-PDS-DS-PD che era così felice e soddisfatto del nuovo. Renzi e i suoi puppets lo entusiasmano a tal punto che ha pure indetto una festa al suo Circolo per il nuovo Presidente del PD (c'era anche Civati...). Afferma che quella del PD è l'unica sinistra possibile in Italia e che Renzi sta operando bene con tutti quei giovani che portano una ventata di nuovo...
Io ho ribadito che se il PD è sinistra allora le nostre posizioni sono diventate incompatibili perchè la sinistra è un'altra cosa rispetto alla nuova DC che è ora il PD; ho ribadito che è giusto che ci sia il ricambio generazionale ma non con tutti quei "bimbominchia" del cerchio magico renziano; ho affermato che interventi populistici e a effetto boomerang come gli 80 euro o la soppressione dell'elettività del Senato non sono interventi di sinistra ma senza scalfire le certezze di questo oramai ex-compagno e dei suoi accoliti ormai saltati sul carro del vincitore (pensando che veramente sia il 40% degli italiani a sostenerli e non il 40% di una percentuale sempre più misera di votanti -25% scarso effettivo) e in preda a demenza senile affetti dalla sindrome berlusconiana di sentirsi giovani se e solo se circondati da giovani (solo nell'aspetto e nella carta d'identità dato che i ragionamenti di queste nuove leve sono più vecchi di quelli che faceva mio padre a 80 anni...).
Povera Italia e poveri noi...
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Re: Il nuovo fascismo (mascherato) è cominciato
il Fatto Lettere 17.6.14
Le strategia di Renzi: morte della democrazia
di Giampiero Buccianti
La Democrazia è gravemente ammalata, non solo in Italia; da noi si è raggiunto l’assurdo, fatto passare per “normale”, quando dal partito “democratico” si è visto balzare al Governo un Sindaco molto disinvolto che, per prima cosa, ha fatto fuori il compagno di partito Letta. Poi, pur proclamando una molto condivisibile intenzione di risanare al più presto tutti i mali del Paese, sta perseguendo i propri progetti con metodi via, via definibili “dittatoriali”. E’ vero che sia stato votato dal 40,8%, ma di chi è andato ancora alle urne: fatti i conti, non può pretendere di avere carta bianca dalla maggioranza dei cittadini neppure alle Europee, che non sono le ”politiche”. Democrazia ammalata, là dove si continuano a votare le promesse tanto più siano di improbabile realizzazione. Renzi, cinicamente, si appoggia al personaggio ed al partito più incostituzionali d’Italia; l’esausto Napolitano mette ancora più fretta di quella che mostri il Renzi stesso: il Capo dello Stato ed il Presidente del Consiglio, per motivi convergenti, sembrano privilegiare l’urgenza dell’approvazione delle riforme molto di più del loro contenuto. Equilibri, costituzionalità e probabili conseguenze negative future per la democrazia non interessano. Una democrazia, io credo, gravemente ammalata.
Le strategia di Renzi: morte della democrazia
di Giampiero Buccianti
La Democrazia è gravemente ammalata, non solo in Italia; da noi si è raggiunto l’assurdo, fatto passare per “normale”, quando dal partito “democratico” si è visto balzare al Governo un Sindaco molto disinvolto che, per prima cosa, ha fatto fuori il compagno di partito Letta. Poi, pur proclamando una molto condivisibile intenzione di risanare al più presto tutti i mali del Paese, sta perseguendo i propri progetti con metodi via, via definibili “dittatoriali”. E’ vero che sia stato votato dal 40,8%, ma di chi è andato ancora alle urne: fatti i conti, non può pretendere di avere carta bianca dalla maggioranza dei cittadini neppure alle Europee, che non sono le ”politiche”. Democrazia ammalata, là dove si continuano a votare le promesse tanto più siano di improbabile realizzazione. Renzi, cinicamente, si appoggia al personaggio ed al partito più incostituzionali d’Italia; l’esausto Napolitano mette ancora più fretta di quella che mostri il Renzi stesso: il Capo dello Stato ed il Presidente del Consiglio, per motivi convergenti, sembrano privilegiare l’urgenza dell’approvazione delle riforme molto di più del loro contenuto. Equilibri, costituzionalità e probabili conseguenze negative future per la democrazia non interessano. Una democrazia, io credo, gravemente ammalata.
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Re: Il nuovo fascismo (mascherato) è cominciato
Maucat ha scritto:Ieri ho avuto una lunga e talvolta dura discussione con un mio vecchio amico di estrazione PCI-PDS-DS-PD che era così felice e soddisfatto del nuovo. Renzi e i suoi puppets lo entusiasmano a tal punto che ha pure indetto una festa al suo Circolo per il nuovo Presidente del PD (c'era anche Civati...). Afferma che quella del PD è l'unica sinistra possibile in Italia e che Renzi sta operando bene con tutti quei giovani che portano una ventata di nuovo...
Io ho ribadito che se il PD è sinistra allora le nostre posizioni sono diventate incompatibili perchè la sinistra è un'altra cosa rispetto alla nuova DC che è ora il PD; ho ribadito che è giusto che ci sia il ricambio generazionale ma non con tutti quei "bimbominchia" del cerchio magico renziano; ho affermato che interventi populistici e a effetto boomerang come gli 80 euro o la soppressione dell'elettività del Senato non sono interventi di sinistra ma senza scalfire le certezze di questo oramai ex-compagno e dei suoi accoliti ormai saltati sul carro del vincitore (pensando che veramente sia il 40% degli italiani a sostenerli e non il 40% di una percentuale sempre più misera di votanti -25% scarso effettivo) e in preda a demenza senile affetti dalla sindrome berlusconiana di sentirsi giovani se e solo se circondati da giovani (solo nell'aspetto e nella carta d'identità dato che i ragionamenti di queste nuove leve sono più vecchi di quelli che faceva mio padre a 80 anni...).
Povera Italia e poveri noi...
Io, caro Maucat, sono messo un po’ peggio di te in quanto è il numero degli amici del tipo da te descritto che pesa sensibilmente, in quanto ognuno corrisponde al 95 % alla descrizione da te fatta.
Per me è un fenomeno del tutto nuovo che non avrei mai immaginato di vivere. A Settant’anni credevo che dal punto di vista della conoscenza dei rapporti sociali non ci fosse più niente da scoprire. Non è così.
Con l’avvento di Renzi mi trovo a scoprire un mutazione del pensiero da parte di chi ha condiviso battaglie politiche di sinistra e che ora va nella direzione da te descritta.
Ero convinto di poter discutere con gente di sinistra mentre mi ritrovo a che fare con gente di destra.
E questo fino al punto di dover decidere di evitare ogni tipo di confronto diretto, in quanto ritengo sia completamente inutile questo tipo di indirizzo a cui mi sono affidato per più di mezzo secolo.
E’ come se si fosse completato un percorso circolare. Sono tornato al punto di partenza.
All’inizio, fine anni ’50, l’interlocutore prevalente era il classico democristiano dove il contrasto era più che evidente e scontato, ma mai del tipo di quanto avverrà dopo. Poi, nel 1976 inizia l’era Craxi. I tratti del despota, Bettino di certo non li ha mai nascosti. Un contrasto enorme ed insanabile rispetto a Pertini che viene assunto a modello della sinistra italiana. Togliendo gli anni di Ciampi e Prodi è come aver vissuto 38 anni di campo di concentramento.
Socialisti, leghisti, berluscones. Trentotto anni di discussioni inutili, sempre le stesse che poi hanno portato ai risultati che sappiamo. Bettino concorre sensibilmente al crollo della prima Repubblica. La Lega era quella che era ed è finita con il cerchio magico, anche se oggi Salvini tenta la sua avventura su basi strapaesane. Un ventennio passato affinché i berluscones capissero chi era Berlusconi e non è ancora finita. Quando era fin troppo chiaro chi fosse ancora prima che entrasse in politica.
Ma quelli sostanzialmente erano avversari politici. Oggi invece ci si accorge che chi ha condiviso per anni battaglie di sinistra ora è a destra. E questo è troppo.
E’ completamente destituito di fondamento, fare le stesse indentiche discussioni di sempre anche con gli ex sinistri che si credono di sinistra.
Interrogando qua e là, sto cercando di capire questo strano fenomeno.
1) Una parte, forse inconsapevolmente, od anche non, vuole l’uomo forte. Quello che risolve tutti i problemi con la bacchetta magica. Anche i loro. Non fa niente con quali mezzi. La Costituzione??? Un vaffa.
2) Una parte tende mantenere le proprie posizioni acquisite, e vede in Renzi colui che gliele può garantire.
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Re: Il nuovo fascismo (mascherato) è cominciato
Certi vocaboli non mi sono mai piaciuti da sempre, penso per una questione fonetica, mentre mi sembra un pochino meno deprecabile nella versione alla francese. Mi suona come un’eccessiva volgarizzazione, ma non saprei spiegare le motivazioni del profondo dell’avversione. Ma quando ce vò ce vò.
In questo caso non si può non riportarla come l’ha definita l’autore, l’ex ministro socialista Rino Formica a suo tempo.
Pur volgare, ha dato ampi riscontri veritieri negli ultimi 35 anni.
<<La politica è sangue e merda>>
A cui aggiungerei che da tempo il sangue scarseggia.
Nel proseguimento della disputa in corso con i personaggi ex Pci, descritti da Maucat, stamani mi sono dovuto scontrare con i devoti del renzismo.
Una pausa, quando per volontà degli interlocutori, il discorso è caduto su Alfano & Romina, in merito al recente caso Gambirasio. Senza fallo e con velocità renziana, il devoto renzino ha definito il ministro della sua coalizione “un emerito cretino” (spero con questa definizione di non mettere nei guai il forum, ma si tratta di dovere di cronaca. E’ una valutazione unanime a livello popolare).
Valutazione di merito un’anime da sempre da parte degli ex Pci del Pd nei confronti del ministro dell’Interno.
Solo che questa sera i devoti del renzismo che ci hanno tenuto a classificare il ministro dell’Interno in quel modo senza appello, sono stati clamorosamente smentiti dal sottosegretario Delrio all’inizio della puntata odierna di Otto e mezzo, dopo che Lilli Gruber Gruber ha chiesto lumi in merito.
Il sottosegretario renzino ha definito il tutto un’inutile montatura.
Questo è il rinnovamento pratico dello sbandierato renzismo.
Ha voglia Alan Friedman ha uccidere il gattopardo. L’Italia è un Paese di gattopardi.
In questo caso non si può non riportarla come l’ha definita l’autore, l’ex ministro socialista Rino Formica a suo tempo.
Pur volgare, ha dato ampi riscontri veritieri negli ultimi 35 anni.
<<La politica è sangue e merda>>
A cui aggiungerei che da tempo il sangue scarseggia.
Nel proseguimento della disputa in corso con i personaggi ex Pci, descritti da Maucat, stamani mi sono dovuto scontrare con i devoti del renzismo.
Una pausa, quando per volontà degli interlocutori, il discorso è caduto su Alfano & Romina, in merito al recente caso Gambirasio. Senza fallo e con velocità renziana, il devoto renzino ha definito il ministro della sua coalizione “un emerito cretino” (spero con questa definizione di non mettere nei guai il forum, ma si tratta di dovere di cronaca. E’ una valutazione unanime a livello popolare).
Valutazione di merito un’anime da sempre da parte degli ex Pci del Pd nei confronti del ministro dell’Interno.
Solo che questa sera i devoti del renzismo che ci hanno tenuto a classificare il ministro dell’Interno in quel modo senza appello, sono stati clamorosamente smentiti dal sottosegretario Delrio all’inizio della puntata odierna di Otto e mezzo, dopo che Lilli Gruber Gruber ha chiesto lumi in merito.
Il sottosegretario renzino ha definito il tutto un’inutile montatura.
Questo è il rinnovamento pratico dello sbandierato renzismo.
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