Il "nuovo" governo Renzi

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camillobenso
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Re: Il nuovo governo Renzi

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Immunità, M5s e minoranza Pd accusano
"La vogliono il governo e Forza Italia"
Ministro Boschi: "Non è centrale per Senato" (leggi). Buccarella (5 Stelle) al Fatto.it: "Frutto del loro

accordo". E Mucchetti (Pd): "E' un caso che idea venga proprio dopo l'incontro con Verdini?" (leggi)
Immunità, M5s e minoranza Pd accusano "La vogliono il governo e Forza Italia"
Non si placa la polemica sull'emendamento firmato da Finocchiaro e Calderoli. Buccarella, capogruppo M5s in Senato, parla di scambio tra esecutivo e berlusconiani. La prova? "Il governo ha rallentato l'iter del ddl anticorruzione". Mucchetti, della minoranza dem, sottolinea le sospette coincidenze cronologiche del provvedimento. I tecnici di Palazzo Madama, intanto, puntano il dito contro il testo del governo: togliere l'immunità potrebbe andare contro il "principio di ragionevolezza"


di Marco Pasciuti

http://www.ilfattoquotidiano.it/


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Immunità ai senatori, minoranza Pd e M5S: “Frutto di scambio con Forza Italia”
Non si placa la polemica sull'emendamento firmato da Finocchiaro e Calderoli. Buccarella, capogruppo 5 Stelle in Senato, attacca: "Il governo ha fortemente rallentato l'iter del ddl anticorruzione". Mucchetti, senatore dem dissidente: "Combinazione, l'idea viene dopo l'ennesimo incontro con il senatore Verdini". I tecnici di Palazzo Madama, intanto, puntano il dito contro il testo del governo: togliere l'immunità ai senatori potrebbe andare contro il "principio di ragionevolezza"

di Marco Pasciuti | 22 giugno 2014Commenti (63)


Non smette di suscitare polemiche e frizioni nel Partito Democratico l’emendamento con cui Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli puntano a reintrodurre per i membri del futuro Senato l’immunità esclusa nel testo del governo. “E’ frutto di uno scambio con Forza Italia”, è la spiegazione che molti parlamentari danno dell’emendamento 6.1000 firmato dai relatori sia nel Pd che nel Movimento 5 Stelle. Intanto anche i tecnici del Senato muovono dei rilievi al testo presentato dal governo: l’abolizione dell’immunità per i senatori “potrebbe ritenersi da approfondire alla luce del principio di ragionevolezza“.

“Se la tutela dei senatori riguardasse solo le ‘opinioni espresse’ e i ‘voti dati nell’esercizio delle loro funzioni’ come recita la Costituzione, sarei d’accordo. Ma poiché la guarentigia farà da scudo anche nel caso di altri reati, dico no”. Maurizio Buccarella, capogruppo Cinque Stelle in Senato, al FattoQuotidiano.it traccia un quadro a tinte fosche di quella che sarà la nuova assemblea di Palazzo Madama alla luce della reintrodotta , per ora solo nella discussione parlamentare, immunità dei suoi membri: “Se l’emendamento passasse, non mi sorprenderei nel vedere l’Aula piena di sindaci indagati che approfittano dello scudo parlamentare per restare impuniti”.

A destare le maggiori perplessità è il modo in cui la tutela è uscita dalla porta e rientrata dalla finestra attraverso un emendamento della stessa maggioranza. “E’ un esempio plastico della modalità raffazzonata e propagandistica in cui il governo sta mettendo mano all’impianto costituzionale del paese”, spiega il capogruppo M5S. Se ieri Sandra Zampa affermava che Finocchiaro e Calderoli “ci hanno provato” a “mantenere in vita un privilegio che di questi tempi e con la riforma che stiamo realizzando non ha più ragione di esistere”,

Buccarella va oltre: “Da quello che dice la vice-presidente del Pd mi viene da pensare che in ballo ci sia uno scambio tra il governo e Forza Italia: in Senato il governo ha fortemente rallentato l’iter del ddl anticorruzione e questo emendamento sull’immunità sembra la moneta dello scambio con Forza Italia, che vede la reintroduzione del reato di falso in bilancio di cui vogliamo provare a discutere come il fumo negli occhi”.

L’idea fa irrigidire Maria Elena Boschi, in ogni caso sorpresa dall’emendamento: “Il governo aveva fatto la scelta opposta”, sibila il ministro delle Riforme in un’intervista a Repubblica“, ma all’idea di un do ut des la Boschi reagisce: “Ma quale scambio! Berlusconi è fuori dal Senato da alcuni mesi e quindi non c’entra, la richiesta dell’immunità non è una condizione chiesta da Forza Italia. E’ emersa durante i lavori ed è stata sollevata da diverse forze politiche”. Ma tra coloro che vedono nell’improvviso ritorno dell’immunità nel testo della riforma il frutto di un accordo con Berlusconi ci sono anche esponenti del Pd. In una lettera aperta al ministro Boschi, Massimo Mucchetti, presidente della commissione Industria del Senato e tra i 22 firmatari del testo di riforma Chiti, fa notare: “Combinazione, questa brillante idea viene dopo l’ennesimo incontro con il senatore Verdini“.

A 72 ore dal termine stabilito per la presentazione dei sub-emendamenti fissato per mercoledì, la polemica non si placa. Il fuoco di fila proviene principalmente dai fronti Cinque Stelle e Sel. “Il Pd voterà l’ennesimo vergognoso privilegio alla politica pur di tenere in piedi l’accordo (ancora in alto mare) con Berlusconi e Lega? - domanda Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera in quota M5S – sappiate che il vostro alibi preferito ‘non ci sono alternative’ ormai non funziona più. Avete avuto la nostra disponibilità a discutere di riforme. Date una risposta agli italiani”. “Mi auguro che il governo, oltre a lavarsi le mani da ogni responsabilità per l’immunità dei senatori non eletti scaricando l’addebito sui relatori, intervenga concretamente con un preciso emendamento”, afferma la presidente del Gruppo Misto e capogruppo di Sel al Senato, Loredana De Petris, riferendosi alle parole della Boschi – sarebbe davvero inspiegabile che senatori non eletti godessero dell’immunità. Equivarrebbe di fatto a un salvacondotto, soprattutto in un momento come questo, quando numerosissime amministrazioni locali sono oggetto di indagini per reati molto gravi”.

Da maggioranza e opposizione si levano gli scudi. Fabrizio Cicchitto professa tutta la propria fiducia nell’onestà della classe dirigente: “Non si capisce perché dovrebbe essere totalmente eliminata la questione immunità. Sarà impegno di ogni forza politica non eleggere in Senato chi ne potrebbe usufruire strumentalmente per fini della propria situazione giudiziaria”, assicura l’esponente Ncd. Forza Italia respinge l’idea dello scambio. “Noi non c’entriamo – assicura Paolo Romani - è una norma messa dai due relatori Calderoli e Finocchiaro senza dire niente a nessuno”. Poi il capogruppo FI al Senato va oltre: “E’ un discorso che non ci appassiona. Noi abbiamo un’idea non positiva di questo Senato formato dai sindaci e dai rappresentanti regionali, se in più diamo loro l’immunità, proprio non ci siamo”. La voce fuori dal coro tra le file forziste, al solito, è quella di Daniela Santanchè: “ ”Bisogna mantenere l’immunità per i senatori. Renzi, come capo del governo, dovrebbe avere più coraggio, dovrebbe osare di più e portare avanti anche il presidenzialismo”.

Sul testo del governo, invece, interviene l’Ufficio Studi del Senato. Che punta il dito contro l’abolizione dell’immunità per i senatori, che va approfondita “anche alla luce del principio di ragionevolezza”, si legge sul Dossier sulle riforme depositato in Commissione ad aprile, quando iniziò il dibattito. Il dossier osserva che il ddl “introduce una non marginale differenziazione” tra deputati e senatori, i quali vengono equiparati ai consiglieri regionali, che oggi non hanno immunità. Primo problema: i senatori a vita. Il ddl del governo, scrivono i tecnici, “conferma che il Presidente della Repubblica, dopo la cessazione del mandato, diviene Senatore di diritto e a vita” e in questo caso per lui si determinerebbe “una riduzione delle prerogative sulla libertà personale e sulle comunicazioni”. L’esclusione dell’immunità, nel ddl Boschi-Renzi, riguarda tutti “i senatori, siano essi ordinari o, come nel caso dell’ex Presidente della Repubblica, di diritto e a vita”. E “tale ‘reductio’ potrebbe ritenersi propria anche dei senatori a vita attualmente in carica, a meno che il permanere nella stessa carica non si intenda in modo comprensivo del medesimo status“.

Non solo: il Senato sembra rimanere – scrivono ancora i tecnici – “organo immediatamente partecipe ‘del potere sovrano dello Stato’” a causa delle funzioni che svolge, come “la partecipazione pur limitata al procedimento legislativo ordinario” e la partecipazione paritaria alla funzione legislativa costituzionale a differenza dei consiglieri regionali, cui il testo del governo equipara i membri del futuro Senato. Insomma, conclude il dossier, se si ritiene che l’assemblea di Palazzo Madama continui ad esercitare un potere sovrano dello Stato, “l’equiparazione dei suoi componenti, in tema di prerogative, ai componenti dei consigli regionali potrebbe ritenersi da approfondire, anche alla luce del principio di ragionevolezza“.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06 ... a/1036160/
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Re: Il nuovo governo Renzi

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La vox populi:

reddoctor1 • 18 minuti fa
Un altro decreto salva-ladri,stavolta con il consenso record del 40,8%degli italioti votanti.Con queste percentuali ,tra un po' reintrodurranno la schiavitu' ,lo slave act:Due pasti caldi al giorno e camminare.Chi e' causa della sua stupidita' ,voti renzie.
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Derapage • 23 minuti fa
Ed io nel 2008 ho donato 5€ e votato PD. Mi vergogno tantissimo, non gli ho più votati da quando hanno scoperto le carte e si sono rivelati per quello che sono, il partito unico PD+L! (Partito Dei+Ladri)4 • Rispondi•Condividi › TwitterFacebookLink
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Re: Il nuovo governo Renzi

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sab • 39 minuti fa
Non c'è niente da fare chi comanda le danze è sempre e solo il NANO-pregiudicato. Renzie è solo un mero esecutore.
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DeSimone • 40 minuti fa
vedrete che il Pd a breve farà B PDR
a breve molto breve



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Stefac79 • 41 minuti fa
Si è ufficializzato il PU = Partito Unico.
Adesso si è capito da dove arriva quel 40%

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Re: Il nuovo governo Renzi

Messaggio da camillobenso »

reddoctor1 • un'ora fa
Invece del falso in bilancio,faranno il falso in bilancia:puniranno qualche commerciante che fa la cresta sulla tara del prosciutto.E la stampa embedded fara' il resto.
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LondonNW6 • un'ora fa
patto scellerato di stampo mafioso tra finocchiaro e calderoli..
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Sard Fox • un'ora fa
Vedrete che la colpa sarà solo dell'arbitro brasiliano, l'Italia perde e tutti si riscoprono disoccupati e cassintegrati con un premier nominato e non eletto.
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carlet • un'ora fa
Niente di nuovo all'orizzonte..alla faccia del #cambiaverso #svoltabuona #governodelfare...insomma #italianostaisereno...
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Re: Il nuovo governo Renzi

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Immunità Senato, a pensar male si fa peccato
di Amalia Signorelli | 22 giugno 2014Commenti (101)



…e dunque non penseremo che tutta la manfrina per la riforma del Senato avesse come principale obbiettivo il ripristino della cosiddetta immunità parlamentare.

Non lo penseremo. Troppo ci brucia ancora aver visto il Parlamento italiano votare che era credibile che Ruby Rubacuori fosse la nipote di Mubarak.

Non vogliamo neppure pensare che possa succedere di nuovo qualcosa di simile. L’immunità servirà per salvaguardare i politici onesti e coraggiosi che non devono correre rischi solo perché hanno opinioni diverse da quelle della maggioranza del Parlamento o del paese. E chi sta leggendo e sogghigna vuol dire che non ha fiducia nella democrazia.

Certo, lo ammetto: sarebbe più facile anche per me avere fiducia se, invece di tanta fretta per il Senato, avessimo assistito alla messa in cantiere di una legge sul conflitto di interessi, di un’altra che sanzionasse in modo serio il falso in bilancio, di una che allungasse i tempi della prescrizione dei processi, di una che vietasse tassativamente i doppi e tripli incarichi e l’esercizio di attività professionali se si è parlamentari. Non è tutto quello che vorrei, ma già la mia fiducia si rafforzerebbe.

Certo, lo ammetto: un paese in cui scoppiano a breve distanza due scandali (ma è adeguato chiamarli solo scandali?) come quelli dell’Expo e del Mose, non offre molte ragioni per essere fiduciosi, positivi. Personalmente trovo particolarmente avvilenti gli aspetti culturali delle due faccende:

-non abbiamo visto scoppi di indignazione adeguati alla gravità dei fatti;
-la corruzione nella società italiana si trova a tutti i livelli e in tutti gli ambienti della vita sociale, forse è per questo che c’è così poca indignazione: non ci si indigna con chi fa le stesse cose che facciamo noi;
- infine, proprio mentre l’espressione ‘metterci la faccia’ imperversa nei discorsi, nei proclami, negli annunci, si ha la prova empirica che la classe dirigente italiana ha completamente perso la faccia. Non ci si vergogna di nulla. A quanto pare, nessuno ha più una reputazione da difendere, una estraneità ai fatti da conclamare, un rispetto da pretendere. Anche noi dovremo farcene una ragione: tra coloro che ci governano e coloro che ci amministrano c’è un’alta percentuale di ladri, imbroglioni, bugiardi, truffatori e prevaricatori, i quali considerano se stessi dei ‘dritti’ ovvero delle persone molto abili e furbe. Giudizio condiviso dai milioni di italiani che li votano e li ammirano.


Una società dove il fattore reputazione non gioca più alcun ruolo non è una società facile da governare.

Le leggi e le regole si rispettano per uno dei seguenti motivi: o si è interiorizzato un principio morale così robusto che non ammette deroghe, ed è un caso abbastanza raro in questo paese; o si tiene molto alla propria reputazione, a “quello che dirà la gente”, perché una cattiva reputazione è socialmente dannosa o molto dannosa; o si rispettano per coercizione e per paura.

Ma quest’ultima possibilità si vanifica quando si scopre che sono corruttibili anche coloro che dovrebbero controllare. Almeno alcuni e non dei meno importanti. E allora?

Per completare il ‘pacchetto’ di quello che mi aiuterebbe a avere più fiducia, c’è anche la questione della presunzione di innocenza. E’ un dispositivo che dovrebbe garantire all’indagato, all’inquisito, all’imputato il massimo della possibilità di difesa, mettendolo al riparo da pre-giudizi negativi degli inquirenti, dei giudicanti, della stessa opinione pubblica. Ma presunzione di innocenza non è dichiarazione di innocenza. Se sei per qualche ragione inquisito, ancorché presunto innocente, sarebbe opportuno che tu abbandonassi qualsiasi incarico pubblico la cui natura sia tale

-da presupporre un rapporto di fiducia tra te e i cittadini;
- da poter per sua natura interferire con le indagini

Insomma mi darebbe una grande fiducia una legge che, senza alcun intento persecutorio ma solo per garantire i cittadini, escludesse o sospendesse da qualsiasi incarico pubblico chi è indagato, inquisito, imputato. Salvo reintegrarlo con tutti gli onori il giorno in cui la sua innocenza fosse dimostrata.

E come chiusura, un saluto alla Ministra Boschi e a tutti quelli che condividono con lei l’idea che se uno si becca qualche milione di voti è perciò redento, ripulito, degno di far parte di qualsiasi consesso. Ministra, mi meraviglio di Lei, che certe cose dovrebbe saperle: ma lo sa come si costruisce il consenso nell’età della comunicazione di massa? Sa qualcosa sui processi di identificazione e di feticizzazione che può mettere in moto chi controlla la televisione?

Forse il più grave ritardo culturale del Paese sta proprio qui: abbiamo i media ma non abbiamo fatto i conti, almeno sul piano istituzionale, con l’esistenza dei media.

P.S. E per favore: l’ultima frase non è una invocazione alla censura!


http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06 ... o/1035950/
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Re: Il nuovo governo Renzi

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Le ministre berlusconiane si potevano attaccare, le renziane no
di Andrea Scanzi | 22 giugno 2014Commenti (629)



Di bianco vestite, sedute l’una accanto all’altra, i ministri “Karina Huff” Boschi e Marianna “Acume” Madia davano due giorni fa la sensazione, peraltro giustificatissima, di divertirsi molto all’idea che qualcuno – anzitutto i media – fosse disposto a prenderle sul serio come esperte di riforme costituzionali.

La novità del renzismo è proprio questa: la disparità di trattamento di stampa e giornali nei confronti della loro provvisorietà politica.

Quando ad argomentare non poco confusamente erano le berlusconiane, le mitragliate “moraliste” dei giornalisti erano spietate.

Se la Santanché veniva attaccata, nessuno tirava fuori la storiella lisa del sessismo. E così se a ricevere la critica erano le Carfagna e le Gelmini, le Comi e le Biancofiore.

Adesso che le novelle statiste sono renziane, l’atteggiamento cambia: a parità di impreparazione coincide una sorta di rapimento mistico generale.

Sull’ex showgirl Carfagna si poteva ironizzare, sulla nota costituzionalista Boschi no. 9

E giù copertine, articolesse infatuate e servizi atti a tratteggiarla come una sorta di quasi-Madonna aretina. Fa simpatia anche l’accento toscano, su cui lei stessa aveva – goffamente – provato a ironizzare nello spot raggelante col futuro sindaco di Bari Decaro (sì, quello della “fohaccia o schiaccia”). La berlusconiana era per forza oca giuliva, emblema della mancanza di meritocrazia; al contrario, le renziane hanno fatto carriera perché tutte eredi evidenti di Nilde Jotti.

Anche il candore dei vestiti è prova certa della loro castità e candor, al contrario delle berlusconiane equivoche o (peggio) delle grilline volgari.

E’ vero, anche la Carfagna aveva provato a reinventarsi sobria in un tripudio di tailleur e pettinature da dopoguerra, ma non andava comunque bene.

Invece la Boschi è sempre perfetta, che scelga il bianco o l’azzurro shocking. Le renziane sono – per Decreto Regio firmato da Scalfari in persona – brave e buone, anche se collezionano errori e gaffe: se la Madia sbaglia ministero fa simpatia, se la Gelmini si copre di ridicolo coi neutrini è uno scandalo planetario.

Se la Morani affoga nelle supercazzole para-economiche a Ballarò va capita (“è inesperta”), mentre se a inciampare è una Taverna occorre evidenziare come quella senatrice lì sembri proprio la Sora Lella.

Le renziane sono palesemente droidi berlusconiane 2.0, col buonismo finto al posto del garantismo livido, però l’imperativo di quasi tutti i media è gridare al miracolo del “finalmente la nuova politica”.

Non importa che, a voler essere puntigliosi, le somiglianze riguardino pure pettegolezzi e maldicenze. Non importa che, fino a ieri, quasi tutte loro non fossero per niente renziane.

Non importa che, della Bonafé, l’unica cosa che si ricordi del pensiero politico sia forse il tacco 12. E non importa che Pina “Dolce Forno” Picierno ricordi in tutto – e in peggio – Daniela Santanchè: le renziane vanno sempre incensate e le altre ogni volta abbattute.

Il Fatto Quotidiano, 22 Giugno 2014

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Re: Il nuovo governo Renzi

Messaggio da camillobenso »

Tutti al mare?....Non scrive più nissciuno.....
Maucat
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Re: Il nuovo governo Renzi

Messaggio da Maucat »

No è che siamo basiti dalle notizie...
camillobenso
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Re: Il nuovo governo Renzi

Messaggio da camillobenso »

Maucat ha scritto:No è che siamo basiti dalle notizie...

Quali ad esempio???
camillobenso
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Re: Il nuovo governo Renzi

Messaggio da camillobenso »

Repubblica 23.6.14
Finocchiaro: sono disgustata dallo scaricabarile ma è stato il governo ad autorizzare tutti gli emendamenti
intervista di Goffredo De Marchis


ROMA. Parla il presidente della Commissione Affari Costituzionali: “L’esecutivo ha vistato due volte i nostri testi, sapeva tutto, e ora mi fanno passare per quella che protegge i corrotti e i delinquenti. Non c’è più gratitudine in politica.
Di tutto quello che abbiamo fatto è rimasta alla fine soltanto la storia dell’immunità, ma se attribuisci a una Camera alcune funzioni sulla politiche pubbliche, così com’è nella riforma emendata, non ci può essere disparità con l’altro ramo del Parlamento. Lo sostengono anche i costituzionalisti. Io ero per fare decidere la Corte costituzionale sulle richieste di arresto, ma il governo ha detto di no, perché in questo modo si sarebbe appesantito il lavoro dei giudici. Io ne ho preso atto, però dopo tutte queste polemiche mi domando: ora cosa vogliono da me?”.
«Cosa vogliono da me? Vogliono dire che la Finocchiaro protegge i corrotti e i delinquenti? Ma stiamo scherzando. È questo il loro giochino? Sono disgustata. Allora racconto com’è andata davvero la storia dell’immunità».

Anna Finocchiaro ha la voce affilata di una persona furibonda, che vorrebbe spaccare tutto.

Al telefono si sente che accende una sigaretta prima di cominciare la ricostruzione. La presidente della commissione Affari costituzionali del Senato è in Sicilia dov’è tornata dopo il lavoro sugli emendamenti che hanno in parte riscritto la riforma di Palazzo Madama.
«Di tutto quello che abbiamo fatto è rimasta soltanto la storia dell’immunità. Questo mi dispiace».

Ha capito che è in corso uno scaricabarile da parte del governo sui relatori e sulle loro proposte di modifica: Renzi e Boschi, nel disegno di legge originale, avevano tolto lo scudo, i relatori lo hanno rimesso. «La gratitudine non è di questo mondo e so che in politica è ancora più vero. Ma non riesco ad abituarmi a questo andazzo barbaro».

L’immunità per i senatori porta la firma sua e di Calderoli, è un dato di fatto.
«Mettiamo subito in chiaro. La riforma dell’immunità dopo Tangentopoli, nel ’93, porta la mia firma.
L’ho scritta di mio pugno, dall’inizio alla fine. C’è la mia firma anche nella battaglia contro i reati ministeriali che la destra voleva allargare. Questa sono io».

Adesso però gli emendamenti del Senato che reintroducono l’immunità portano il suo nome. Nel testo del governo quella norma non c’era.
«Noi il Senato lo abbiamo ridisegnato. Il Senato del governo era completamente diverso. Non aveva le stesse funzioni, le stesse competenze... ».

Sta dicendo che il ddl Boschi era un guscio vuoto quindi era normale che non ci fosse lo scudo?
«Lasciamo perdere. Questo lo dice lei».

Perché i nuovi senatori devono avere delle garanzie?
«Se attribuisci a una Camera alcune funzioni sulle politiche pubbliche, così com’è nella rifornocchiaro ma emendata, non ci può essere disparità con l’altro ramo del Parlamento. E non lo dico io, lo dicono tutti i costituzionalisti. Stamattina in televisione per esempio l’ho sentito affermare con precisione dal professor Ainis. Ciò detto, i relatori non scrivono gli emendamenti di testa loro. Raccolgono le indicazioni che emergono durante il dibattito e hanno il dovere di valutarle quando scrivono le loro proposte. Ma se mi chiede come la penso io, allora rispondo: la Fi- pensa che l’immunità non va bene così neanche per i deputati. Si figuri».

Aveva elaborato un emendamento diverso?
«Avevo proposto che a decidere sulle autorizzazioni all’arresto e alle intercettazioni dovesse essere una sezione della Corte costituzionale e non il Parlamento. Valeva sia per il Senato sia per la Camera. È una proposta di legge che ho presentato in questa legislatura e anche nella precedente. È chiara la mia posizione? Stavolta l’avevo scritta in un emendamento».

Poi che è successo?
«È sparito dal testo perché il governo ritiene che non si debba appesantire il lavoro della Corte costituzionale».

Quindi il governo sapeva. Difficile che torni indietro.
«Non lo so. Ma so che l’esecutivo ha vistato due volte i nostri emendamenti, compreso quello sull’immunità. Conosceva il testo, sapeva tutto. Ha fatto una scelta».

Così si crea una disparità tra consiglieri regionali e sindaci. Ci saranno quelli con lo scudo e quelli senza.
«I senatori avranno funzioni di controllo che vanno difese dalla limitazione della libertà. I costituzionalisti sono d’accordo su questo punto. Come lo sono i partiti, da Forza Italia al Pd, alla Lega, all’Ncd e anche M5S. E noi abbiamo raccolto i loro pareri. Io però penso che l’articolo 68 non deve coprire gli atti svolti da sindaco o da consigliere regionale. Per quei fatti l’autorizzazione a procedere non dovrebbe essere necessaria. Fermo restando che la mia proposta è un’altra: rimettere il tema dell’immunità alla Consulta. Ma il governo mi ha risposto di no, motivandolo con la necessità di non pesare troppo sui giudici costituzionali. Ho preso atto. Perciò mi chiedo: cosa vogliono da me?».

Che farà adesso?
«Sto pensando di proporre addirittura un emendamento al mio emendamento per far passare l’idea del rinvio alla Corte. Sono favorevole anche a uno scudo valido solo per le espressioni e i voti dati in aula. Risponderò così a questo fastidioso scaricabarile su di me. Però è incredibile che tutto si riduca all’immunità ».

Perché?
«Abbiamo fatto un lavoro pazzesco tutti insieme. Ne è venuto fuori un Senato vero ma innovativo. Non può rimanere solo la vicenda dell’immunità».
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