Il "nuovo" governo Renzi
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Re: Il nuovo governo Renzi
Torna la tassa di successione. Patrimoniale dietro l'angolo?
24/06/2014 - Messi gli ormai famigerati 80 euro nella busta paga di maggio per 10 milioni di lavoratori italiani, non accennano a placarsi le polemiche riguardo le coperture economiche con cui il governo Renzi potrà effettivamente rendere strutturale un bonus mensile che, al momento, è certo solo per quanto riguarda l'anno 2014. Molto dipenderà dagli effetti della spending review e dalla scommessa su un'economia in crescita, ma se non si dovessero realizzare tutte le condizioni ipotizzate dal duo Renzi-Padoan, il governo rischierebbe di dover ricorrere ad un piano B. Ed in questo senso, sebbene da parte dell'esecutivo non sia ancora mai stata avanzata nessuna ipotesi in merito, alcune carte tecniche e simulazioni fanno pensare che in caso di necessità non sarebbe escluso a priori il ricorso ad una tassa patrimoniale.
STUDI E SIMULAZIONI DI PATRIMONIALE - Si sarebbero intensificati nelle ultime settimane gli scambi di dati e le interlocuzioni tra la Banca d'Italia, l'Istat e il ministero dell'Economia attorno alle ipotesi di interventi fiscali sulle attività finanziarie. Esistono carte tecniche e simulazioni sui 3.670 miliardi di euro che le famiglie italiane posseggono in attività finanziarie: una ricchezza suddivisa principalmente tra bot e btp (che, ricordiamo, saranno esenti dall'innalzamanto al 26% restando dunque tassati al 12,5%), obbligazoni, quote di fondi comuni di investimento, azioni, polizze sulla vita e conti correnti. Un intervento una tantum pari all'1 per mille su questa montagna di soldi, per fare un esempio pratico, frutterebbe 3,67 miliardi. Sul tavolo del governo non ci sono decreti già scritti né bozze pronte per il consiglio dei ministri in questo senso, ma si tratta comunque di ipotesi "di scuola" da tener presenti in caso di necessità. Nel caso, a esempio, le coperture varate da palazzo Chigi per i primi interventi fiscali (il bonus 80 euro e il taglio Irap) si rivelassero inconsistenti, come hanno ipotizzato tecnici del Senato "strigliati" dallo stesso Renzi. se la crescita del pil, che l'esecutivo indica a più 0,8% nel 2014, dovesse rivelarsi più modesta, i conti pubblici potrebbero subire un contraccolpo importante, portando a un rapporto tra lo stesso pil e il deficit più vicino, se non oltre, la soglia critica del 3%.
IL CATASTO - E’ in via di completamento il lavoro di rivisitazione dei valori catastali (SE NE PARLA QUI). Ad oggi, sono fermi all’anno 1989, risultando mediamente più bassi di 2-3 volte rispetto ai valori di mercato. L’adeguamento non sarebbe in sé un fatto negativo, ma il trucco sta nel fatto che attualmente sui valori catastali si basa la tassazione della casa (ex IMU), per cui, se man mano che questi vengono rivalutati, le aliquote ex IMU non scenderanno, per il contribuente medio si tratterà di pagare un’imposta sulla casa di 2-3 volte in più dei livelli odierni. Per ovviare alla questione, il governo potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi – si apprende – di fare pagare la tassa sulla casa sui metri quadrati e non più sui valori catastali.
TORNA LA TASSA DI SUCCESSIONE - Altra tassa in arrivo è sulla successione. Il governo Berlusconi l’aveva abrogata nel 2011, il governo Prodi l’aveva reintrodotta nel 2006, ma prevedendo una franchigia di un milione di euro. Al di sopra di questa cifra, l’eredità viene tassata al 4%. Se il lascito, ad esempio, è di 1,5 milioni di euro, il beneficiario dovrà sborsare il 4% sui 500 mila euro oltre la soglia esentata, ossia 20 mila euro. Il premier Renzi, invece, vorrebbe abbassare la franchigia a soli 100 mila euro (meno di un immobile di periferia) e prevedere una tassazione progressiva, con aliquota anche del 30% oltre il milione di euro.
http://www.quifinanza.it/8653/tasse/tor ... refresh_ce
Ciao
Paolo11
24/06/2014 - Messi gli ormai famigerati 80 euro nella busta paga di maggio per 10 milioni di lavoratori italiani, non accennano a placarsi le polemiche riguardo le coperture economiche con cui il governo Renzi potrà effettivamente rendere strutturale un bonus mensile che, al momento, è certo solo per quanto riguarda l'anno 2014. Molto dipenderà dagli effetti della spending review e dalla scommessa su un'economia in crescita, ma se non si dovessero realizzare tutte le condizioni ipotizzate dal duo Renzi-Padoan, il governo rischierebbe di dover ricorrere ad un piano B. Ed in questo senso, sebbene da parte dell'esecutivo non sia ancora mai stata avanzata nessuna ipotesi in merito, alcune carte tecniche e simulazioni fanno pensare che in caso di necessità non sarebbe escluso a priori il ricorso ad una tassa patrimoniale.
STUDI E SIMULAZIONI DI PATRIMONIALE - Si sarebbero intensificati nelle ultime settimane gli scambi di dati e le interlocuzioni tra la Banca d'Italia, l'Istat e il ministero dell'Economia attorno alle ipotesi di interventi fiscali sulle attività finanziarie. Esistono carte tecniche e simulazioni sui 3.670 miliardi di euro che le famiglie italiane posseggono in attività finanziarie: una ricchezza suddivisa principalmente tra bot e btp (che, ricordiamo, saranno esenti dall'innalzamanto al 26% restando dunque tassati al 12,5%), obbligazoni, quote di fondi comuni di investimento, azioni, polizze sulla vita e conti correnti. Un intervento una tantum pari all'1 per mille su questa montagna di soldi, per fare un esempio pratico, frutterebbe 3,67 miliardi. Sul tavolo del governo non ci sono decreti già scritti né bozze pronte per il consiglio dei ministri in questo senso, ma si tratta comunque di ipotesi "di scuola" da tener presenti in caso di necessità. Nel caso, a esempio, le coperture varate da palazzo Chigi per i primi interventi fiscali (il bonus 80 euro e il taglio Irap) si rivelassero inconsistenti, come hanno ipotizzato tecnici del Senato "strigliati" dallo stesso Renzi. se la crescita del pil, che l'esecutivo indica a più 0,8% nel 2014, dovesse rivelarsi più modesta, i conti pubblici potrebbero subire un contraccolpo importante, portando a un rapporto tra lo stesso pil e il deficit più vicino, se non oltre, la soglia critica del 3%.
IL CATASTO - E’ in via di completamento il lavoro di rivisitazione dei valori catastali (SE NE PARLA QUI). Ad oggi, sono fermi all’anno 1989, risultando mediamente più bassi di 2-3 volte rispetto ai valori di mercato. L’adeguamento non sarebbe in sé un fatto negativo, ma il trucco sta nel fatto che attualmente sui valori catastali si basa la tassazione della casa (ex IMU), per cui, se man mano che questi vengono rivalutati, le aliquote ex IMU non scenderanno, per il contribuente medio si tratterà di pagare un’imposta sulla casa di 2-3 volte in più dei livelli odierni. Per ovviare alla questione, il governo potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi – si apprende – di fare pagare la tassa sulla casa sui metri quadrati e non più sui valori catastali.
TORNA LA TASSA DI SUCCESSIONE - Altra tassa in arrivo è sulla successione. Il governo Berlusconi l’aveva abrogata nel 2011, il governo Prodi l’aveva reintrodotta nel 2006, ma prevedendo una franchigia di un milione di euro. Al di sopra di questa cifra, l’eredità viene tassata al 4%. Se il lascito, ad esempio, è di 1,5 milioni di euro, il beneficiario dovrà sborsare il 4% sui 500 mila euro oltre la soglia esentata, ossia 20 mila euro. Il premier Renzi, invece, vorrebbe abbassare la franchigia a soli 100 mila euro (meno di un immobile di periferia) e prevedere una tassazione progressiva, con aliquota anche del 30% oltre il milione di euro.
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Paolo11
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Re: Il nuovo governo Renzi
I blog de IlFattoQuotidiano.it
Governo Renzi, le 4 ‘i’: inutilità, inciucio, immunità e incompetenza
di Andrea Scanzi | 24 giugno 2014Commenti (346)
La riforma del Senato voluta da Matteo Renzi è caratterizzata da quattro “i”: Inutilità, Inciucio, Immunità, Incapacità. E’ una riforma scritta male e concepita peggio, che serve solo a soddisfare il sogno di Renzi: poter dire a familiari ed amici che “io ho abolito il Senato”.
1)”Inutilità”. E’ una riforma che non serve a niente. Il Senato non viene abolito, ma solo reso pressoché inutile. Il risparmio è minimo e il rischio di “assolutismo” massimo. Non esistono contrappesi democratici e la legge elettorale amplifica le preoccupazioni. Non è abolito il Senato, ma le elezioni per eleggerlo; il “nuovo” Senato sarà nominato dai partiti, fatto perlopiù da inquisiti (garantiti da immunità), non potrà sfiduciare il governo e verrà espropriato del potere legislativo (a parte le leggi costituzionali).
2)”Inciucio”. Per quanto ora il Pd possa dialogare con il Movimento 5 Stelle, la via maestra resta Verdini. Il Pd, che continua a volersi chiamare “Democratico”, preferisce dunque condannati e piduisti a forze odiabili quanto si vuole ma certo oneste. La larga intesa, ovviamente, non riguarda solo Pd e Forza Italia ma anche tutte le altre frattaglie parlamentari, da Sciolta Civica ai due o tre alfaniani avvistati sul Pianeta Terra. Un Parlamento di nominati, eletto con una legge incostituzionale, si diverte allegramente a sventrare la Costituzione italiana: da Calamandrei a Gasparri, con buona pace di Darwin e dell’evoluzionismo. Di buona parte della cosiddetta “opposizione” non v’è traccia. Sel è troppo impegnata a frignare per la Spinelli che ha rubato lo scranno europarlamentare a tal Furfaro (chi?) e a correre in soccorso del vincitore capeggiata da Migliore (il cui cognome è un’ulteriore prova di incoerenza). C’è poi la Fronda Don Abbondio, costituita dai Mineo e dalle Puppato, che “si costerna si indigna si impegna e poi getta la spugna con gran dignità” (cit). L’unica opposizione reale, volenti o nolenti, sono i 5 Stelle. Siam sempre lì.
3)”Immunità” (ma anche “Impunità”). Il teatrino di queste ore sulla immunità “a loro insaputa” è sconfortante. Nessuno la voleva, però c’è. Non la voleva il Pacioccone Mannaro Renzi, non la voleva Karina Huff Boschi, non la voleva Milady Finocchiaro. Però c’è. Il “nuovo” Senato concepito da Renzi sarebbe composto da 21 sindaci, 74 consiglieri regionali e 5 nominati dal Capo dello Stato. Ridotto a dopolavoro per inquisiti (17 Consigli Regionali sono sotto inchiesta), il “nuovo” Senato alla francese – ma più che altro ad minchiam – vedrebbe sfilare neanche troppo ipoteticamente figuri ameni tipo Fiorito e Minetti, Barracciu e Ippazio Stefano, Cota e Formigoni, Del Basso De Caro e Lombardo. Tutta gente che nei Consigli Regionali c’è o c’è stata. Il fior fiore della politica italiana. Vamos.
4) “Incompetenza”. Di questa Armata Brancaleone renziana colpisce – e fa paura – l’ambizione direttamente proporzionale all’incapacità quasi sempre smisurata. Pur di soddisfare il loro Dio Renzi, sarebbero perfino disposti a credersi politici per davvero. Ne è prova più evidente il ministro (chiedo scusa se la chiamo ministro) Karina Huff Boschi, che di fronte alla grana immunità ha provato a dire che lei non ne sapeva nulla. Peccato che Calderoli e Finocchiaro l’abbiano pubblicamente sbugiardata: la sua bozza era un colabrodo (toh, che strano) e loro l’hanno riempita – immunità compresa – d’intesa con gli altri partiti della maggioranza. Il governo l’ha letta e approvata due volte. La Boschi, di questa Riforma, dovrebbe essere titolare (poveri noi). In questi giorni, e una volta di più, ha denotato se va bene inadeguatezza titanica e se va male una assai poco gradevole propensione alla bugia. Non è in grado di fare il Ministro, non ne ha competenze e capacità: si dimetta. Per il bene degli italiani, ma anche per il bene della povera Maria Elena, che oggettivamente non merita una tale gogna continua e sistematica.
P.S. Volendo ci starebbe anche una quinta “i”, “Indecenza”, ma oggi mi sento buono.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06 ... a/1038238/
Governo Renzi, le 4 ‘i’: inutilità, inciucio, immunità e incompetenza
di Andrea Scanzi | 24 giugno 2014Commenti (346)
La riforma del Senato voluta da Matteo Renzi è caratterizzata da quattro “i”: Inutilità, Inciucio, Immunità, Incapacità. E’ una riforma scritta male e concepita peggio, che serve solo a soddisfare il sogno di Renzi: poter dire a familiari ed amici che “io ho abolito il Senato”.
1)”Inutilità”. E’ una riforma che non serve a niente. Il Senato non viene abolito, ma solo reso pressoché inutile. Il risparmio è minimo e il rischio di “assolutismo” massimo. Non esistono contrappesi democratici e la legge elettorale amplifica le preoccupazioni. Non è abolito il Senato, ma le elezioni per eleggerlo; il “nuovo” Senato sarà nominato dai partiti, fatto perlopiù da inquisiti (garantiti da immunità), non potrà sfiduciare il governo e verrà espropriato del potere legislativo (a parte le leggi costituzionali).
2)”Inciucio”. Per quanto ora il Pd possa dialogare con il Movimento 5 Stelle, la via maestra resta Verdini. Il Pd, che continua a volersi chiamare “Democratico”, preferisce dunque condannati e piduisti a forze odiabili quanto si vuole ma certo oneste. La larga intesa, ovviamente, non riguarda solo Pd e Forza Italia ma anche tutte le altre frattaglie parlamentari, da Sciolta Civica ai due o tre alfaniani avvistati sul Pianeta Terra. Un Parlamento di nominati, eletto con una legge incostituzionale, si diverte allegramente a sventrare la Costituzione italiana: da Calamandrei a Gasparri, con buona pace di Darwin e dell’evoluzionismo. Di buona parte della cosiddetta “opposizione” non v’è traccia. Sel è troppo impegnata a frignare per la Spinelli che ha rubato lo scranno europarlamentare a tal Furfaro (chi?) e a correre in soccorso del vincitore capeggiata da Migliore (il cui cognome è un’ulteriore prova di incoerenza). C’è poi la Fronda Don Abbondio, costituita dai Mineo e dalle Puppato, che “si costerna si indigna si impegna e poi getta la spugna con gran dignità” (cit). L’unica opposizione reale, volenti o nolenti, sono i 5 Stelle. Siam sempre lì.
3)”Immunità” (ma anche “Impunità”). Il teatrino di queste ore sulla immunità “a loro insaputa” è sconfortante. Nessuno la voleva, però c’è. Non la voleva il Pacioccone Mannaro Renzi, non la voleva Karina Huff Boschi, non la voleva Milady Finocchiaro. Però c’è. Il “nuovo” Senato concepito da Renzi sarebbe composto da 21 sindaci, 74 consiglieri regionali e 5 nominati dal Capo dello Stato. Ridotto a dopolavoro per inquisiti (17 Consigli Regionali sono sotto inchiesta), il “nuovo” Senato alla francese – ma più che altro ad minchiam – vedrebbe sfilare neanche troppo ipoteticamente figuri ameni tipo Fiorito e Minetti, Barracciu e Ippazio Stefano, Cota e Formigoni, Del Basso De Caro e Lombardo. Tutta gente che nei Consigli Regionali c’è o c’è stata. Il fior fiore della politica italiana. Vamos.
4) “Incompetenza”. Di questa Armata Brancaleone renziana colpisce – e fa paura – l’ambizione direttamente proporzionale all’incapacità quasi sempre smisurata. Pur di soddisfare il loro Dio Renzi, sarebbero perfino disposti a credersi politici per davvero. Ne è prova più evidente il ministro (chiedo scusa se la chiamo ministro) Karina Huff Boschi, che di fronte alla grana immunità ha provato a dire che lei non ne sapeva nulla. Peccato che Calderoli e Finocchiaro l’abbiano pubblicamente sbugiardata: la sua bozza era un colabrodo (toh, che strano) e loro l’hanno riempita – immunità compresa – d’intesa con gli altri partiti della maggioranza. Il governo l’ha letta e approvata due volte. La Boschi, di questa Riforma, dovrebbe essere titolare (poveri noi). In questi giorni, e una volta di più, ha denotato se va bene inadeguatezza titanica e se va male una assai poco gradevole propensione alla bugia. Non è in grado di fare il Ministro, non ne ha competenze e capacità: si dimetta. Per il bene degli italiani, ma anche per il bene della povera Maria Elena, che oggettivamente non merita una tale gogna continua e sistematica.
P.S. Volendo ci starebbe anche una quinta “i”, “Indecenza”, ma oggi mi sento buono.
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Re: Il nuovo governo Renzi
Renzi, dall’anti-casta all’impunità. Metamorfosi di un leader
di Peter Gomez | 24 giugno 2014Commenti (306)
La legge sull’immunità parlamentare da concedere anche ai fortunati sindaci e consiglieri regionali che siederanno nel nuovo Senato minaccia di far finire in anticipo sul previsto la luna di miele tra Matteo Renzi e il suo 40 per cento di elettori. Tre giorni di goffo scaricabarile tra gli esponenti del Pd sulla paternità del provvedimento, amplificati dall’eloquente e imbarazzato silenzio del premier, bastano (e forse avanzano) per riportare alla mente le molte dichiarazioni in materia di privilegi della casta che tanto avevano reso popolare Renzi quando ancora era sindaco di Firenze. Frasi forti e ricche di buon senso che oggi paiono essere state pronunciate da una persona diversa dall’attuale inquilino di Palazzo Chigi: “Se dobbiamo parlare degli articoli della costituzione che parlano dei parlamentari bisognerebbe avere il coraggio di dire che i parlamentari andrebbero dimezzati e che andrebbe dimezzata anche la loro indennità”. “L’immunità aveva un valore in un altro momento, in un altro contesto”. E ancora: “Non abbiamo bisogno di dare altre garanzie ai parlamentari, ma di farli diventare sempre più normali”.
Intendiamoci, non è una novità che le bugie vadano di moda tra chi fa politica. Due secoli fa il barone Otto Von Bismark, avvertiva: “Non si mente mai così tanto prima delle elezioni, durante la guerra e dopo la caccia”. Stupisce però che, passate le Europee, Renzi non si ponga più il problema del consenso.
Solo chi non si cura del parere dei cittadini, quasi fosse certo di essere destinato a non dover più subire nell’urna il loro giudizio, può davvero credere che, in Paese rapinato e offeso dalle malefatte della propria classe dirigente, sia popolare l’idea di permettere in futuro a 95 fortunati nuovi senatori di rubare in casa propria (regioni e comuni) per poi salvarsi a Palazzo Madama.
Eppure il premier tace. Segno che per lui le questioni più importanti da risolvere sono altre. In sua vece parlano però i renziani secondo i quali “non è il caso di di mettere a rischio la riforma della Costituzione per un solo articolo” (Ivan Scalfarotto) visto che la “questione non è centrale” (Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme).
Ovviamente non è vero. Far eleggere 95 senatori da mille consiglieri regionali, un terzo dei quali sono attualmente indagati, imputati o condannati, significa popolare l’assemblea di palazzo Madama di personaggi il cui principale obbiettivo sarà quello di entrare in Senato per difendersi dai processi e regolare i propri conti con la giustizia.
Per esorcizzare il dubbio di molti (a questo punto, perfettamente legittimo) che l’emendamento sull’immunità non sia frutto di cialtroneria, ma di calcolo, il ministro Boschi ha tentato di levarsi d’impaccio accusando il presidente della commissione affari costituzionali, Anna Finocchiaro, di essersi mossa all’insaputa del governo. Poi quando documenti alla mano la compagna di partito le ha dimostrato che il governo sapeva (e condivideva) ecco che il ministro ha cambiato registro. E ha spiegato che tutti i gruppi, tranne il Nuovo centro destra, avevano presentato emendamenti per garantire il privilegio pure ai nuovi senatori non eletti dai cittadini.
Ora, anche a voler sorvolare sui distinguo (i 5 stelle ricordano di aver presentato pure due emendamenti per rendere perquisibili e intercettabili i parlamentari senza autorizzazione delle Camere), il così fan tutti della Boschi, è utile forse per ripulirsi la coscienza, ma non certo per tranquillizzare gli elettori. Mentre a Venezia l’ex sindaco Orsoni dice ai magistrati di aver incassato finanziamenti illeciti per ordine del partito (lo avrebbe mai fatto se scelto come senatore?) e gli investigatori sono sulle tracce di personaggi sospettati di aver creato fondi neri “per esponenti milanesi di Forza Italia”, un fatto è chiaro: l’impunità torna prepotentemente di moda.
A poco a poco il combinato disposto tra la nuova legge elettorale e riforma del Senato appare per quello che è: un sistema per espropriare definitivamente i cittadini dalla possibilità di scegliere i propri rappresentanti (a Montecitorio le liste saranno bloccate) e consegnare in toto la nomina delle due Camere alle segreterie dei partiti. Che in qualche caso, come monarchi illuminati, concederanno al di fuori di ogni controllo e regola il divertissement delle primarie. Povera Italia e poveri italiani. Votando Renzi pensavano di abbattere la casta. Ma se continua così molti di loro si convinceranno che l’unica rottamazione in corso è quella della speranza.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06 ... r/1038246/
di Peter Gomez | 24 giugno 2014Commenti (306)
La legge sull’immunità parlamentare da concedere anche ai fortunati sindaci e consiglieri regionali che siederanno nel nuovo Senato minaccia di far finire in anticipo sul previsto la luna di miele tra Matteo Renzi e il suo 40 per cento di elettori. Tre giorni di goffo scaricabarile tra gli esponenti del Pd sulla paternità del provvedimento, amplificati dall’eloquente e imbarazzato silenzio del premier, bastano (e forse avanzano) per riportare alla mente le molte dichiarazioni in materia di privilegi della casta che tanto avevano reso popolare Renzi quando ancora era sindaco di Firenze. Frasi forti e ricche di buon senso che oggi paiono essere state pronunciate da una persona diversa dall’attuale inquilino di Palazzo Chigi: “Se dobbiamo parlare degli articoli della costituzione che parlano dei parlamentari bisognerebbe avere il coraggio di dire che i parlamentari andrebbero dimezzati e che andrebbe dimezzata anche la loro indennità”. “L’immunità aveva un valore in un altro momento, in un altro contesto”. E ancora: “Non abbiamo bisogno di dare altre garanzie ai parlamentari, ma di farli diventare sempre più normali”.
Intendiamoci, non è una novità che le bugie vadano di moda tra chi fa politica. Due secoli fa il barone Otto Von Bismark, avvertiva: “Non si mente mai così tanto prima delle elezioni, durante la guerra e dopo la caccia”. Stupisce però che, passate le Europee, Renzi non si ponga più il problema del consenso.
Solo chi non si cura del parere dei cittadini, quasi fosse certo di essere destinato a non dover più subire nell’urna il loro giudizio, può davvero credere che, in Paese rapinato e offeso dalle malefatte della propria classe dirigente, sia popolare l’idea di permettere in futuro a 95 fortunati nuovi senatori di rubare in casa propria (regioni e comuni) per poi salvarsi a Palazzo Madama.
Eppure il premier tace. Segno che per lui le questioni più importanti da risolvere sono altre. In sua vece parlano però i renziani secondo i quali “non è il caso di di mettere a rischio la riforma della Costituzione per un solo articolo” (Ivan Scalfarotto) visto che la “questione non è centrale” (Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme).
Ovviamente non è vero. Far eleggere 95 senatori da mille consiglieri regionali, un terzo dei quali sono attualmente indagati, imputati o condannati, significa popolare l’assemblea di palazzo Madama di personaggi il cui principale obbiettivo sarà quello di entrare in Senato per difendersi dai processi e regolare i propri conti con la giustizia.
Per esorcizzare il dubbio di molti (a questo punto, perfettamente legittimo) che l’emendamento sull’immunità non sia frutto di cialtroneria, ma di calcolo, il ministro Boschi ha tentato di levarsi d’impaccio accusando il presidente della commissione affari costituzionali, Anna Finocchiaro, di essersi mossa all’insaputa del governo. Poi quando documenti alla mano la compagna di partito le ha dimostrato che il governo sapeva (e condivideva) ecco che il ministro ha cambiato registro. E ha spiegato che tutti i gruppi, tranne il Nuovo centro destra, avevano presentato emendamenti per garantire il privilegio pure ai nuovi senatori non eletti dai cittadini.
Ora, anche a voler sorvolare sui distinguo (i 5 stelle ricordano di aver presentato pure due emendamenti per rendere perquisibili e intercettabili i parlamentari senza autorizzazione delle Camere), il così fan tutti della Boschi, è utile forse per ripulirsi la coscienza, ma non certo per tranquillizzare gli elettori. Mentre a Venezia l’ex sindaco Orsoni dice ai magistrati di aver incassato finanziamenti illeciti per ordine del partito (lo avrebbe mai fatto se scelto come senatore?) e gli investigatori sono sulle tracce di personaggi sospettati di aver creato fondi neri “per esponenti milanesi di Forza Italia”, un fatto è chiaro: l’impunità torna prepotentemente di moda.
A poco a poco il combinato disposto tra la nuova legge elettorale e riforma del Senato appare per quello che è: un sistema per espropriare definitivamente i cittadini dalla possibilità di scegliere i propri rappresentanti (a Montecitorio le liste saranno bloccate) e consegnare in toto la nomina delle due Camere alle segreterie dei partiti. Che in qualche caso, come monarchi illuminati, concederanno al di fuori di ogni controllo e regola il divertissement delle primarie. Povera Italia e poveri italiani. Votando Renzi pensavano di abbattere la casta. Ma se continua così molti di loro si convinceranno che l’unica rottamazione in corso è quella della speranza.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06 ... r/1038246/
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Re: Il nuovo governo Renzi
Siamo fatti così. Siamo ancora primitivi, infantili e tifosi, oltre ad essere molto inclini al fascismo.
Trovo opportune le osservazioni di Padellaro che sono rivolte al ex defunta sinistra.
DOPPIO PESO ALL’ITALIANA
(Antonio Padellaro).
28/06/2014 di triskel182
Perché a Matteo Renzi viene perdonato tutto ciò che non è stato perdonato a Silvio Berlusconi?Brevepromemoria.Nelfamigerato ventennio, più volte gli scherani del sultano di Arcore provarono a liberarsi delle intercettazioni telefoniche e ambientali comprovanti i loro traffici. Con la scusa della privacy da difendere, minacciarono la chiusura dei giornali che avessero pubblicato quei verbali e altri sfracelli. Si coniò giustamente il termine “bavaglio”, si organizzarono piazze ricolme di sdegno e gli strilli fecero tremare le vetrate del Quirinale e di Palazzo Chigi. Non se ne parlò più. L’altroieri, dagli uffici del ministro Orlando è stata fatta filtrare una riforma della giustizia riguardante anche la (non) pubblicazione delle intercettazioni per vedere l’effetto che faceva.
L’obiettivo è il medesimo perseguito dal crudele Caimano: evitare che finiscano sui giornali conversazioni sconvenienti per i potenti. Ma quella che un tempo sembrava una macelleria messicana oggi è una elegante sala da tè dove giornalisti ed esperti trattano il non più bavaglio con grazia e soavità come piluccassero pasticcini. E che dire della soppressione del Senato elettivo che il premier di Rignano sull’Arno ha proposto, ponendo i parlamentari della Repubblica davanti alla cortese alternativa: o la votate o ve ne andate a casa? Per aver vagheggiato qualcosa di simile, il presidente-padrone fu paragonato a Mussolini, mentre al vincitore della Ruota della fortuna ’94 basta enunciare la supercazzola del bicameralismo perfetto e tutto tace (tranne i soliti rompiscatole). La spiegazione più banale del doppiopesismo all’italiana è che Renzi non è Berlusconi, non ha i suoi trascorsi, appare meno pericoloso e non si tinge i capelli. Senza contare che quello stesso Pd che ieri tuonava dall’opposizione contro la democrazia messa in pericolo dalla destra oggi concorda le riforme con gli ex nemici in una confusione di ruoli dove non cisonopiùbuoniecattivi,masolo una grande marmellata dolciastra. O forse, l’immunità di Renzi nasce dallo spirito del tempo di un Paese talmente stanco e sfibrato dalle nefandezze subìte e così imbrogliatoerassegnato,chepreferisce lasciar perdere, e il naufragar gli è dolce in questo mare.
Da Il Fatto Quotidiano del 28/06/2014.
NB. La notizia pubblicata da Paolino, in merito al fatto che il Cicciobello gigliato ha chiamato in causa l'ex dipendente comunale di Firenze, è stata nascosta finora dai media.
Eppure le accuse del dipendente comunale sono vecchie da quando Renzie faceva il sindaco.
E' difficile non vedere il "regime", al di là del merito, anche perché è stato lo stesso premier a promuovere la causa.
Trovo opportune le osservazioni di Padellaro che sono rivolte al ex defunta sinistra.
DOPPIO PESO ALL’ITALIANA
(Antonio Padellaro).
28/06/2014 di triskel182
Perché a Matteo Renzi viene perdonato tutto ciò che non è stato perdonato a Silvio Berlusconi?Brevepromemoria.Nelfamigerato ventennio, più volte gli scherani del sultano di Arcore provarono a liberarsi delle intercettazioni telefoniche e ambientali comprovanti i loro traffici. Con la scusa della privacy da difendere, minacciarono la chiusura dei giornali che avessero pubblicato quei verbali e altri sfracelli. Si coniò giustamente il termine “bavaglio”, si organizzarono piazze ricolme di sdegno e gli strilli fecero tremare le vetrate del Quirinale e di Palazzo Chigi. Non se ne parlò più. L’altroieri, dagli uffici del ministro Orlando è stata fatta filtrare una riforma della giustizia riguardante anche la (non) pubblicazione delle intercettazioni per vedere l’effetto che faceva.
L’obiettivo è il medesimo perseguito dal crudele Caimano: evitare che finiscano sui giornali conversazioni sconvenienti per i potenti. Ma quella che un tempo sembrava una macelleria messicana oggi è una elegante sala da tè dove giornalisti ed esperti trattano il non più bavaglio con grazia e soavità come piluccassero pasticcini. E che dire della soppressione del Senato elettivo che il premier di Rignano sull’Arno ha proposto, ponendo i parlamentari della Repubblica davanti alla cortese alternativa: o la votate o ve ne andate a casa? Per aver vagheggiato qualcosa di simile, il presidente-padrone fu paragonato a Mussolini, mentre al vincitore della Ruota della fortuna ’94 basta enunciare la supercazzola del bicameralismo perfetto e tutto tace (tranne i soliti rompiscatole). La spiegazione più banale del doppiopesismo all’italiana è che Renzi non è Berlusconi, non ha i suoi trascorsi, appare meno pericoloso e non si tinge i capelli. Senza contare che quello stesso Pd che ieri tuonava dall’opposizione contro la democrazia messa in pericolo dalla destra oggi concorda le riforme con gli ex nemici in una confusione di ruoli dove non cisonopiùbuoniecattivi,masolo una grande marmellata dolciastra. O forse, l’immunità di Renzi nasce dallo spirito del tempo di un Paese talmente stanco e sfibrato dalle nefandezze subìte e così imbrogliatoerassegnato,chepreferisce lasciar perdere, e il naufragar gli è dolce in questo mare.
Da Il Fatto Quotidiano del 28/06/2014.
NB. La notizia pubblicata da Paolino, in merito al fatto che il Cicciobello gigliato ha chiamato in causa l'ex dipendente comunale di Firenze, è stata nascosta finora dai media.
Eppure le accuse del dipendente comunale sono vecchie da quando Renzie faceva il sindaco.
E' difficile non vedere il "regime", al di là del merito, anche perché è stato lo stesso premier a promuovere la causa.
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Re: Il nuovo governo Renzi
27 GIU 2014 13:56
1. CALDEROLI SPUTTANA LA BOSCHI: “CERTO CHE SAPEVA DELL’IMMUNITÀ PER I SENATORI!” -
2. IL LEGHISTA, CHE PUR NON ESSENDO AL GOVERNO LAVORA CON LA PIDDINA FINOCCHIARO ALLA COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI, MOSTRA UN’EMAIL CHE PROVA COME PALAZZO CHIGI SAPESSE BENISSIMO CHE C’ERA L’IMMUNITÀ ANCHE PER I NUOVI SENATORI
1. IMMUNITÀ AI SENATORI ECCO LA PROVA CHE IL GOVERNO SAPEVA
Carlo Tecce per "il Fatto Quotidiano"
Stringe la sigaretta accesa con la mano destra, con la sinistra ne tira una seconda dal pacchetto: “Calma, non manca il tempo”, dice Roberto Calderoli. Tra un’ora e mezza la Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama verrà inondata da emendamenti di qualsiasi estrazione e tipologia: 581, scalpitano i Cinque Stelle e i democratici di maggioranza e di Chiti&Mineo.
Il relatore Calderoli, che fa coppia e sponda con Anna Finocchiaro, deve sbrogliare esigenze politiche e pressioni governative e deve, soprattutto, osservare il destino di un’immunità - Costituzione, articolo 68 - applicata ai futuri senatori non eletti, delegazione di consiglieri regionali, sindaci e nominati: niente arresti, niente intercettazioni, niente perquisizioni. Come i colleghi di Montecitorio, i deputati. Il paravento per i prossimi senatori resiste, ma ancora non s’è capito chi l’ha messo, chi l’ha voluto e chi, sornione, non lo vuole rimuovere: “Per me, chi deve finire in galera non deve aspettare”.
Il leghista Calderoli, politico tattico e autore di “porcate” per sua stessa ammissione (la legge elettorale), non vuole passare per il vigile distratto o per il protettore di una nuova casta: “Io posso giurare, e adesso le prendo le prove, che giovedì 19 giugno – l’orologio segnava le 19:30 – dal ministero di Maria Elena Boschi, per la seconda e definitiva volta, ci arriva un documento con l’approvazione di quel contestato, e giustamente, articolo 68”.
Ma non l’avete chiesto voi, Calderoli&Finocchiaro?
“Noi ci siamo posti il problema. All’inizio, non ce n’era bisogno perché Palazzo Madama diventava un guscio vuoto, adesso abbiamo ripristinato dei poteri legislativi, di controllo e di garanzia e abbiamo riformulato la domanda”.
Quale e come? “Caro governo, cara ministro, l’immunità va estesa ai senatori? Noi pensavamo di coinvolgere la Consulta, un arbitro imparziale e competente”. E invece? “Non ci hanno seguito, non ci hanno risposto, anzi posso dire che lo stesso Pd ha compulsato la commissione per introdurre e confermare l’immunità”.
Il primo commento di Maria Elena Boschi bandiva le libere interpretazioni: “La proposta del governo non prevedeva l’immunità per i senatori, non per una facile risposta al giustizialismo, ma per una valutazione di merito: non ci sembrava giusto dare una tutela ad alcuni consiglieri regionali nominati senatori e non agli altri”.
Calderoli, come risponde? Il leghista scatta in piedi e va verso la scrivania ricoperta di faldoni e adornata da vignette che lo ritraggono ora a Pontida con la spada e ora con Berlusconi al guinzaglio: “Guardi qui, questo è il testo – che trovate in pagina, ndr – che ci è stato spedito dal ministero della Boschi. In rosso ci sono le ultime nostre modifiche. E come vede, le correzioni, che il dicastero fa in verde, non ci sono. Ecco, prendiamo un altro articolo a caso, il 55, e troviamo le puntualizzazioni in verde”. Cosa vuol dire? “La Boschi sapeva, poteva correggere subito, se riteneva. Di più: ha avuto due occasioni per farlo. E forse doveva anche coordinarsi meglio con la segreteria del Nazareno”.
E se la Boschi la smentisce, fa una brutta figura: ne è consapevole, Calderoli? “Questo che le faccio vedere è il contenuto di una doppia email arrivata in commissione. Ci sono le tracce, e non si possono cancellare”.
Il governo sostiene che l’immunità non è un capitolo dirimente, ma sarà eliminata? “Vediamo, io non ci capisco più nulla, da Forza Italia a Nuovo Centro Destra, passando per il governo, tutti cambiano versione. Soltanto io e Anna stiamo seguendo le indicazioni iniziali”. Ma voi leghisti non siete al governo. “Appunto, vede come sono ridotti”.
1. CALDEROLI SPUTTANA LA BOSCHI: “CERTO CHE SAPEVA DELL’IMMUNITÀ PER I SENATORI!” -
2. IL LEGHISTA, CHE PUR NON ESSENDO AL GOVERNO LAVORA CON LA PIDDINA FINOCCHIARO ALLA COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI, MOSTRA UN’EMAIL CHE PROVA COME PALAZZO CHIGI SAPESSE BENISSIMO CHE C’ERA L’IMMUNITÀ ANCHE PER I NUOVI SENATORI
1. IMMUNITÀ AI SENATORI ECCO LA PROVA CHE IL GOVERNO SAPEVA
Carlo Tecce per "il Fatto Quotidiano"
Stringe la sigaretta accesa con la mano destra, con la sinistra ne tira una seconda dal pacchetto: “Calma, non manca il tempo”, dice Roberto Calderoli. Tra un’ora e mezza la Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama verrà inondata da emendamenti di qualsiasi estrazione e tipologia: 581, scalpitano i Cinque Stelle e i democratici di maggioranza e di Chiti&Mineo.
Il relatore Calderoli, che fa coppia e sponda con Anna Finocchiaro, deve sbrogliare esigenze politiche e pressioni governative e deve, soprattutto, osservare il destino di un’immunità - Costituzione, articolo 68 - applicata ai futuri senatori non eletti, delegazione di consiglieri regionali, sindaci e nominati: niente arresti, niente intercettazioni, niente perquisizioni. Come i colleghi di Montecitorio, i deputati. Il paravento per i prossimi senatori resiste, ma ancora non s’è capito chi l’ha messo, chi l’ha voluto e chi, sornione, non lo vuole rimuovere: “Per me, chi deve finire in galera non deve aspettare”.
Il leghista Calderoli, politico tattico e autore di “porcate” per sua stessa ammissione (la legge elettorale), non vuole passare per il vigile distratto o per il protettore di una nuova casta: “Io posso giurare, e adesso le prendo le prove, che giovedì 19 giugno – l’orologio segnava le 19:30 – dal ministero di Maria Elena Boschi, per la seconda e definitiva volta, ci arriva un documento con l’approvazione di quel contestato, e giustamente, articolo 68”.
Ma non l’avete chiesto voi, Calderoli&Finocchiaro?
“Noi ci siamo posti il problema. All’inizio, non ce n’era bisogno perché Palazzo Madama diventava un guscio vuoto, adesso abbiamo ripristinato dei poteri legislativi, di controllo e di garanzia e abbiamo riformulato la domanda”.
Quale e come? “Caro governo, cara ministro, l’immunità va estesa ai senatori? Noi pensavamo di coinvolgere la Consulta, un arbitro imparziale e competente”. E invece? “Non ci hanno seguito, non ci hanno risposto, anzi posso dire che lo stesso Pd ha compulsato la commissione per introdurre e confermare l’immunità”.
Il primo commento di Maria Elena Boschi bandiva le libere interpretazioni: “La proposta del governo non prevedeva l’immunità per i senatori, non per una facile risposta al giustizialismo, ma per una valutazione di merito: non ci sembrava giusto dare una tutela ad alcuni consiglieri regionali nominati senatori e non agli altri”.
Calderoli, come risponde? Il leghista scatta in piedi e va verso la scrivania ricoperta di faldoni e adornata da vignette che lo ritraggono ora a Pontida con la spada e ora con Berlusconi al guinzaglio: “Guardi qui, questo è il testo – che trovate in pagina, ndr – che ci è stato spedito dal ministero della Boschi. In rosso ci sono le ultime nostre modifiche. E come vede, le correzioni, che il dicastero fa in verde, non ci sono. Ecco, prendiamo un altro articolo a caso, il 55, e troviamo le puntualizzazioni in verde”. Cosa vuol dire? “La Boschi sapeva, poteva correggere subito, se riteneva. Di più: ha avuto due occasioni per farlo. E forse doveva anche coordinarsi meglio con la segreteria del Nazareno”.
E se la Boschi la smentisce, fa una brutta figura: ne è consapevole, Calderoli? “Questo che le faccio vedere è il contenuto di una doppia email arrivata in commissione. Ci sono le tracce, e non si possono cancellare”.
Il governo sostiene che l’immunità non è un capitolo dirimente, ma sarà eliminata? “Vediamo, io non ci capisco più nulla, da Forza Italia a Nuovo Centro Destra, passando per il governo, tutti cambiano versione. Soltanto io e Anna stiamo seguendo le indicazioni iniziali”. Ma voi leghisti non siete al governo. “Appunto, vede come sono ridotti”.
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Re: Il nuovo governo Renzi
http://www.lastampa.it/2014/06/29/econo ... agina.html
Scusate eh
Se c'è l'obbligo e non ci sono sanzioni, che obbligo è?
Ma le cazzate...
Scusate eh
Se c'è l'obbligo e non ci sono sanzioni, che obbligo è?
Ma le cazzate...
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Il nuovo governo Renzi
Non va bene che la soglia sia così bassa. Così si obbliga ad avere per forza la moneta elettronica, come se uno i soldi dovesse averli sempre in banca.
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Re: Il nuovo governo Renzi
cielo 70 ha scritto:Non va bene che la soglia sia così bassa. Così si obbliga ad avere per forza la moneta elettronica, come se uno i soldi dovesse averli sempre in banca.
Non solo, direi che le spese che la banca ti addebita per l'operazione debba essere pagata dallo Stato o dalla Banca.
I momenti di economia disastrosa come questa non si possono aggiungere balzelli inutili.
E poi la vecchietta che preferisce tenere i soldi sotto il materasso che fà???
Obbligata a pagare con il Pos???
Certo che la Banda larga tricolore per gettare fumo negli occhi ai merli tricolori è fenomenale.
Ha ridotto la multa alla criminalità organizzata delle slot machine, di 98 miliardi di euro, concordando per 600 milioni e poi fà l'ammuina con il Pos.
Il colonnello Rapetto che indagava da anni sul traffico delle slot machine è stato costretto a lasciare la Guardia di Finanza perché rompeva troppo.
Immagino che da domani gli "emerenziani" diranno che è una conquista di Cicciobello.
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Re: Il nuovo governo Renzi
Dal Corriere.it
LE NUOVE REGOLE DA DOMANI
Obbligo di Pos sopra i 30 euro
Gli artigiani: regalo alle banche
http://www.corriere.it/economia/14_giug ... 4268.shtml
****
Dovrebbero essere i commercianti a lamentarsi per primi, ma la risposta degli artigiani è giusta.
LE NUOVE REGOLE DA DOMANI
Obbligo di Pos sopra i 30 euro
Gli artigiani: regalo alle banche
http://www.corriere.it/economia/14_giug ... 4268.shtml
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Dovrebbero essere i commercianti a lamentarsi per primi, ma la risposta degli artigiani è giusta.
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Re: Il nuovo governo Renzi
il Fatto 29.6.14
Il sindacalista Maurizio Landini (Fiom)
“Basta spot! Matteo, lascia stare Marchionne”
di Salvatore Cannavò
Se Renzi vuol cambiare verso, lo cambi davvero, altrimenti non va da nessuna parte. La fase degli spot è finita”. Maurizio Landini, segretario Fiom che con il premier ha costituito un rapporto diretto tale da infastidire la segreteria Cgil, invita il presidente del Consiglio a prendere le distanze da Sergio Marchionne con cui domani parteciperà al convegno degli Industriali di Torino alla Maserati di Grugliasco.
C’è il rischio che il convegno di domani sia uno
spot alla Fiat?
La fase degli spot è finita. In Italia la disoccupazione cresce, la maggioranza dei lavoratori Fiat è in cassa integrazione, si continuano a fare accordi separati, come pochi giorni fa a Melfi.
Cosa dovrebbe dire il premier?
Il governo non può più stare a guardare. Non si può subire un progressivo disimpegno della Fiat o avallare la cancellazione del sindacato dai luoghi di lavoro. È singolare che Marchionne trovi il tempo di volare in Italia per fare fronte a un’ora di sciopero e non trovi mai il tempo per confrontarsi sugli investimenti che servono.
Perché Marchionne è volato di corsa da Detroit a Grugliasco?
Negli Stati Uniti gli analisti finanziari non sono entusiasti del suo piano e stanno attenti a tutto quello che si muove. Poi, la Fiat si era fatta l'idea che esistessero solo sindacati che firmano gli accordi. La sentenza della Corte costituzionale ha messo in discussione il modello. Non se lo aspettava.
Voi cosa proponete?
Credo che ci sia un bilancio da fare. Sono passati quattro anni e c’è tanta cassa integrazione e i salari dei lavoratori Fiat sono più bassi degli altri metalmeccanici. Occorre chiedersi che industria vuole questo paese. Se la Germania è un paese forte è perché ha la più forte industria.
Crede che Renzi abbia da imparare?
Penso proprio di sì. Il governo francese ha imposto alla General Electric di creare mille posti di lavoro. In Italia, alla Ducati Motor, di proprietà della tedesca Audi, discutiamo di maggior utilizzo degli impianti e di riduzione degli orari.
Non le sembra che anche Renzi sia stato subordinato alla Fiat?
I governi precedenti, da Berlusconi a Monti a Letta, hanno apertamente sostenuto Marchionne. Ora c’è una possibilità di un cambiamento.
Eppure il governo parla ancora di articolo 18.
Mi sembrano pure sciocchezze. In un paese con un’evasione fiscale che non ha eguali e con investimenti in ricerca tra i più bassi d’Europa bisognerebbe parlare d’altro.
Sembra di capire che il credito a Renzi non è esaurito.
Non si tratta di fare credito. Abbiamo giudicato positivamente gli 80 euro e negativamente il decreto lavoro. Renzi dice che vuole cambiare? Bene, lo faccia. Gli esodati, ad esempio, non sono un errore ma il prodotto di un taglio secco del sistema pensionistico.
Vi incontrerete pubblicamente con il premier?
Entro il mese di luglio organizzeremo un convegno che metta attorno a un tavolo diversi soggetti per discutere di evasione, legge sugli appalti, corruzione.
Verrà anche Renzi?
Se c’è una disponibilità abbiamo intenzione di fare un confronto anche con il governo. Noi non mandiamo email. A Renzi, al governo, portiamo i lavoratori in carne e ossa.
Cosa pensa delle mosse del governo sull'Ilva?
Il problema è avere un profilo industriale, mettere a norma l’azienda, applicare il piano ambientale. Per farlo c’è bisogno di un nuovo assetto proprietario: i Riva devono pagare e andarsene. Ma nella fase transitoria, il governo deve intervenire, tramite la Cassa depositi e prestiti o il Fondo strategico per facilitare una nuova proprietà.
Può essere anche ArcelorMittal?
Il problema sono i piani industriali.
La Fiom è una minoranza in Cgil. Pensa ancora che servano le primarie per eleggere i vertici?
La segretaria della Cgil è entrata al congresso con il 98% dei voti, la sua lista al direttivo ha ottenuto l’80%, lei è stata eletta con il 70 e la segreteria di maggioranza, proposta qualche giorno fa, con poco più del 60%. Considero che una democratizzazione e trasparenza della Cgil sia necessaria. Con5,7 milioni di iscritti, 95 persone decidono tutto. È una questione irrisolta.
Il sindacalista Maurizio Landini (Fiom)
“Basta spot! Matteo, lascia stare Marchionne”
di Salvatore Cannavò
Se Renzi vuol cambiare verso, lo cambi davvero, altrimenti non va da nessuna parte. La fase degli spot è finita”. Maurizio Landini, segretario Fiom che con il premier ha costituito un rapporto diretto tale da infastidire la segreteria Cgil, invita il presidente del Consiglio a prendere le distanze da Sergio Marchionne con cui domani parteciperà al convegno degli Industriali di Torino alla Maserati di Grugliasco.
C’è il rischio che il convegno di domani sia uno
spot alla Fiat?
La fase degli spot è finita. In Italia la disoccupazione cresce, la maggioranza dei lavoratori Fiat è in cassa integrazione, si continuano a fare accordi separati, come pochi giorni fa a Melfi.
Cosa dovrebbe dire il premier?
Il governo non può più stare a guardare. Non si può subire un progressivo disimpegno della Fiat o avallare la cancellazione del sindacato dai luoghi di lavoro. È singolare che Marchionne trovi il tempo di volare in Italia per fare fronte a un’ora di sciopero e non trovi mai il tempo per confrontarsi sugli investimenti che servono.
Perché Marchionne è volato di corsa da Detroit a Grugliasco?
Negli Stati Uniti gli analisti finanziari non sono entusiasti del suo piano e stanno attenti a tutto quello che si muove. Poi, la Fiat si era fatta l'idea che esistessero solo sindacati che firmano gli accordi. La sentenza della Corte costituzionale ha messo in discussione il modello. Non se lo aspettava.
Voi cosa proponete?
Credo che ci sia un bilancio da fare. Sono passati quattro anni e c’è tanta cassa integrazione e i salari dei lavoratori Fiat sono più bassi degli altri metalmeccanici. Occorre chiedersi che industria vuole questo paese. Se la Germania è un paese forte è perché ha la più forte industria.
Crede che Renzi abbia da imparare?
Penso proprio di sì. Il governo francese ha imposto alla General Electric di creare mille posti di lavoro. In Italia, alla Ducati Motor, di proprietà della tedesca Audi, discutiamo di maggior utilizzo degli impianti e di riduzione degli orari.
Non le sembra che anche Renzi sia stato subordinato alla Fiat?
I governi precedenti, da Berlusconi a Monti a Letta, hanno apertamente sostenuto Marchionne. Ora c’è una possibilità di un cambiamento.
Eppure il governo parla ancora di articolo 18.
Mi sembrano pure sciocchezze. In un paese con un’evasione fiscale che non ha eguali e con investimenti in ricerca tra i più bassi d’Europa bisognerebbe parlare d’altro.
Sembra di capire che il credito a Renzi non è esaurito.
Non si tratta di fare credito. Abbiamo giudicato positivamente gli 80 euro e negativamente il decreto lavoro. Renzi dice che vuole cambiare? Bene, lo faccia. Gli esodati, ad esempio, non sono un errore ma il prodotto di un taglio secco del sistema pensionistico.
Vi incontrerete pubblicamente con il premier?
Entro il mese di luglio organizzeremo un convegno che metta attorno a un tavolo diversi soggetti per discutere di evasione, legge sugli appalti, corruzione.
Verrà anche Renzi?
Se c’è una disponibilità abbiamo intenzione di fare un confronto anche con il governo. Noi non mandiamo email. A Renzi, al governo, portiamo i lavoratori in carne e ossa.
Cosa pensa delle mosse del governo sull'Ilva?
Il problema è avere un profilo industriale, mettere a norma l’azienda, applicare il piano ambientale. Per farlo c’è bisogno di un nuovo assetto proprietario: i Riva devono pagare e andarsene. Ma nella fase transitoria, il governo deve intervenire, tramite la Cassa depositi e prestiti o il Fondo strategico per facilitare una nuova proprietà.
Può essere anche ArcelorMittal?
Il problema sono i piani industriali.
La Fiom è una minoranza in Cgil. Pensa ancora che servano le primarie per eleggere i vertici?
La segretaria della Cgil è entrata al congresso con il 98% dei voti, la sua lista al direttivo ha ottenuto l’80%, lei è stata eletta con il 70 e la segreteria di maggioranza, proposta qualche giorno fa, con poco più del 60%. Considero che una democratizzazione e trasparenza della Cgil sia necessaria. Con5,7 milioni di iscritti, 95 persone decidono tutto. È una questione irrisolta.
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