Il "nuovo" governo Renzi

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camillobenso
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Re: Il nuovo governo Renzi

Messaggio da camillobenso »

Questo è diventato oramai un Paese di banditi e non potrà più salvarsi.


Se il debito pubblico continua a salire, non è colpa dell'euro.

Se l'evasione fiscale ammonta a 120 miliardi, non è colpa dell'euro.

Se il governo Lettanipote e i precedenti hanno scontato alla criminalità organizzata 98 miliardi di multa per le slot machine e spedito a casa il colonnello Rapetto che indagava su quel giro della criminalità organizzata, non è colpa dell'euro.

Se la corruzione costa 60 miliardi/anno, non è colpa dell'euro

Se le partecipate costano 25 miliardi/anno non è colpa dell'euro

Se si danno 30 miliardi/anno a fondo perduto alle aziende amiche , non è colpa dell'euro.

Se alla Camera i commessi percepiscono 9 mila euro/mese non è colpa dell'euro.


Non che i tedeschi siano degli angioletti, ma non hanno lo spreco che abbiamo noi.

Quando sostengono che l'Italia si deve raddrizzare, si riferiscono agli sperperi.

Ma tutti fanno finta che non sia così perché hanno il loro tornaconto.

Parole di grande soddisfazione da parte dei renziani per l'interventi di Strasburgo.

Finalmente abbiamo il Duce che mette in riga il Kaiser e i suoi crucchi mangiapatate.

Questi la diplomazia non sanno dove sta di casa.

Era più che evidente che le parole di Renzi di ieri avrebbero creato reazioni.

Ed oggi sono puntualmente arrivate.

Prima lo sbruffone di Hardcore, poi la mammoletta Lettanipote, e adesso un nuovo sbruffone.

E' chiaro che già dal 2001 l'Italia doveva cambiare passo.

Con la crisi del 2008, si doveva cambiare registro.

Sei anni dopo siamo messi decisamente peggio.

Se non ci diamo una regolata è ovvio che gli altri stati ci trattino a questo modo.

Ma è dura da capire per i predatori tricolori.



Bundesbank ironizza su premier. Palazzo Chigi: “Non ci fate paura”
Dopo le dure critiche al rigore tedesco, lanciate dal premier italiano a Strasburgo arriva la replica del presidente della banca centrale tedesca: "Adesso viene a dirci cosa dobbiamo fare"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 3 luglio 2014Commenti (15)



E’ scontro tra la Bundesbank e palazzo Chigi.

”Fare più debiti non è il presupposto della crescita” così il presidente della banca tedesca Jens Weidmann, intervenendo alla giornata del consiglio economico della Cdu a Berlino, ha ironizzato sulle parole di Matteo Renzi pronunciate all’Europarlamento di Strasburgo, con le quali il premier italiano ha criticato fortemente la politica del rigore sostenuta in primis dalla Germania e dalla sua banca nazionale.

Il numero uno della Bundesbank ha aggiunto che ”il premier italiano Matteo Renzi dice che la fotografia dell’Europa è il volto della noia e ci dice cosa dobbiamo fare”.

Gli risponde a stretto giro Palazzo Chigi: “Se la Bundesbank pensa di farci paura forse ha sbagliato paese. Sicuramente, ha sbagliato governo”

La scia lunga delle polemiche tra Italia e Germania, dunque, prosegue. Nel suo discorso davanti agli europarlamentari Renzi ha puntato il dito contro il rigore: “Noi non chiediamo di cambiare le regole, ma diciamo però che rispetta le regole chi si ricorda che abbiamo firmato insieme il patto stabilità e crescita. Senza crescita l’Europa non ha futuro”. E’ stato questo il cuore del discorso che ha inaugurato il semestre di presidenza italiana.

Parole che hanno scatenato l’ira del Ppe: “L’Europa è forte se gli Stati fanno i compiti a casa” e “rispettano le regole di bilancio – taglia corto il capogruppo Manfred Weber, tedesco – nuovi debiti non creano futuro ma lo distruggono: l’Italia ha il 130% di debito, dove prende i soldi?”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07 ... a/1049220/
paolo11
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Re: Il nuovo governo Renzi

Messaggio da paolo11 »

camillobenso
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Re: Il nuovo governo Renzi

Messaggio da camillobenso »

Riforme, Renzi: “In mille giorni faremo un grande restyling dell’Italia”

“Con il progetto di riforme dei mille giorni, l’Italia vedrà un grande restyling complessivo”. Lo ha detto il premier Matteo Renzi in conferenza stampa con il presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso, durante la visita a Villa Madama, a Roma. “L’Italia – ha detto Barroso – ha intrapreso un percorso di riforme grazie al quale ora c’è fiducia. Se un Paese deve fare degli sforzi a breve per riforme strutturali – ha proseguito – bisogna dargli credito e sarebbe un errore essere ossessionati solo dal consolidamento dei conti, che è pur indispensabile”. Barroso poi ha aggiunto: “Se non trovassimo un presidente per la Commissione, in futuro potremmo chiedere a Giorgio Napolitano. E’ davvero uomo con una grande carica di entusiasmo che ho toccato con mano durante il nostro incontro. E’ fondamentale ci sia passione in Europa”
di Manolo Lanaro

Video
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/07/ ... ia/287294/
iospero
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Re: Il nuovo governo Renzi

Messaggio da iospero »

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Antonella Policastrese

Molte parole non sono mai indizio di molta sapienza. (Talète) Che Renzi non abbia saggezza e sapienza lo dimostra il fatto di non conoscere la storia del senato, una delle più antiche istituzioni per il funzionamento della democrazia. Secondo la tradizione fu Romolo ad averlo costituito. Il termine senex significa vecchio,perchè inizialmente i membri del senato erano gli anziani del popolo romano.Tutto aveva una sua logica, in quanto c'era e c'è la convinzione che la saggezza sia figlia dell'esperienza. Non solo Renzi non possiede nè saggezza, nè esperienza, ma non conosce a fondo la storia se in un impeto di parole, usate per dimostrare la sua competenza di oratore, arriva a parlare di rapporto tra Cicerone e Pericle citando le figure di Enea ed Anchise. Evidentemente ha dimenticato le date in cui i due illustri personaggi hanno vissuto come ignora il significato della parola rapporto. Renzi fa talmente confusione da aver scambiato il Pd con il partito comunista cinese, dentro il quale a governare è il segretario della repubblica cinese. Qui siamo in Italia, garantiti da una costituzione che il zelante oratore vuole stravolgere con patti stretti con un condannato e figure simili a Richelieu. Pur di ottenere il risultato governando da nominato, non ha esitato a cambiare i membri delle commissioni che si opponevano a un disegno così scellerato. Il senato diventerebbe il luogo deputato per i propri adepti, sindaci e consiglieri che nelle singole realtà pur di essere eletti non disdegnano pacchetti di voti con uomini appartenenti al sottobosco della legalità. La Costituzione deve essere un discorso condiviso ed urge difenderla prima di finire nelle mani di berlusconi, in quanto a manovrare è sempre lui , e grazie ad un inutile idiota sta portando avanti riforme al limite della legalità.
camillobenso
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Re: Il nuovo governo Renzi

Messaggio da camillobenso »

Quando, anche il sempre ottimo Sergio Rizzo, coglie sostanzialmente temi marginali.

Nell'indifferenza generale, come sempre naturalmente, i media hanno trascurato la notizia bomba passata ieri mattina a Omnibus.

Una notizia che avrebbe dovuto fare drizzare le orecchie anche ai morti.

I nostri accademici stanno studiando come superare l'eventuale default.


Definizione di default secondo la Treccani.it

L’emotivo mondo delle Borse “nervose”

Se si passa dall’asettico mondo dei bit all’emotivo mondo dell’economia e della finanza, pieno di Borse “nervose” e di titoli “instabili”, la musica cambia e il significato dell’anglicismo pure. Qui il default è una cosa molto brutta, una vera mina vagante: una grande azienda quotata in Borsa, una banca, un intero Paese in condizioni di insolvenza rispetto a obbligazioni o debiti si trovano in una situazione per cui calza a pennello il termine default, che, al limite e sempre più spesso nel linguaggio dei media, assume il significato estensivo di ‘fallimento’. Mala tempora currunt per la Grecia; ma, per qualche tempo, grande e, per i comuni mortali ignari di scienze economico-finanziarie, improvvisa paura c’è anche per gli abitanti del Bel Paese.

Solvibilità e insolvenza


Si viene a sapere che la condizione di solvibilità dell’Italia non è più tanto pacifica. Anzi, è a rischio. Se il Governo italiano dichiarasse una situazione di insolvenza, tutto ciò avrebbe conseguenze drammatiche sui patrimoni bancari e assicurativi dei maggiori istituti e poi sulle economie d’Italia e d’Europa. Ora, la solvibilità, cioè la capacità di far fronte agli impegni economici assunti, non è soltanto una questione di dare e avere, di addizioni, sottrazioni e percentuali. Certo, c’entra il rapporto tra Pil e deficit, ma se il Mercato, essere dai sembianti mitologici e dalla complessione psichica fragile, “perde la fiducia” – come dicono gli (psico)analisti economici – nel Governo che ha il compito di fare fronte alla crisi determinata da uno squilibrio incalzante tra Pil (basso ovvero ristagnante) e deficit (crescente), allora si innescano meccanismi che portano alla richiesta di tassi d’interesse più alti, visti come possibile controbilanciamento di un eventuale default. Il che può, in una sorta di corto circuito da cane che si morde la coda, aumentare ulteriormente la dimensione del deficit. Facile, poi, che di conserva cresca anche la sfiducia e l’orizzonte si faccia sempre più cupo, la situazione sempre meno governabile e non soltanto più il Governo ma tutto il Paese rischi il default.


*******

RIDURRE LE FERIE, SMALTIRE LA GIACENZA
Troppe misure solo su carta
di Sergio Rizzo


Le ferie estive, in Italia, sono sacre. Sacre nelle industrie, come pure sacre nei ministeri, e sacre nel Palazzo. Non sono sacre, a quanto pare, soltanto per i due Papi: né per Francesco, né per il suo predecessore Benedetto XVI. I quali hanno deciso, a quanto pare, di farne volentieri a meno.

Due esempi che suggeriamo caldamente di imitare. Le riforme, come ha ricordato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan su questo giornale, sono urgenti e decisive per il futuro immediato del Paese? L’arretrato ministeriale, con centinaia di decreti attuativi che non hanno ancora visto la luce (ce n’è qualcuno che dev’essere emanato, ha ricordato l’ex premier Romano Prodi, addirittura dal 1997), è spaventoso? L’agenda del semestre italiano è così densa, e il confronto con i rigoristi di Bruxelles tanto duro, da non poterci permettere di rinviare le scadenze a settembre? Abbiamo noi la soluzione: tagliamo le ferie, come hanno deciso di fare Jorge Mario Bergoglio e Joseph Ratzinger. E come si farebbe in qualunque altro Paese europeo date le stesse condizioni.
Le ferie dei politici, dei burocrati, degli alti vertici ministeriali. Quelli che devono esaminare e approvare i provvedimenti di riforma, scrivere le centinaia di decreti di cui sopra, studiare la strategia per vincere il braccio di ferro in Europa. Due settimane, meglio se spezzate, sono più che sufficienti per ritemprare il fisico e rinfrancare lo spirito, senza interrompere in modo drastico il ritmo delle cose da fare. Evitando quindi non soltanto la serrata, ma anche il solito rallentamento dell’attività che precede la pausa estiva e il classico vuoto inevitabile che la segue con i motori che faticano sempre a riavviarsi, se non quando l’autunno è ormai alle porte. Risultato, due o tre mesi buttati: accade solo in Italia. E non succederebbe nel caso in cui si tagliassero le ferie degli apparati.
Vi assicuriamo che si può fare. Si fece, per rammentare un episodio relativamente vicino, tre anni fa, in quell’estate del 2011 torrida soprattutto per il clima economico e politico infuocato. Ricordate i fatti? Il governo di Silvio Berlusconi aveva appena sfornato una manovra economica che alla prova dei mercati si era rivelata del tutto insufficiente. Le borse erano in fibrillazione, lo spread fra i Btp e i Bund tedeschi veleggiava in modo inarrestabile: duecento, trecento, quattrocento... Con somma indifferenza rispetto al rischio (decisamente concreto, come si sarebbe visto in seguito) che la crisi finanziaria degenerasse, i deputati avevano programmato ben cinque settimane di ferie, agganciando alla tradizionale sosta dei lavori parlamentari un pellegrinaggio in Terra Santa: il che avrebbe comportato la chiusura della Camera fino al 12 settembre. Progetto fallito grazie a un sussulto di responsabilità che fece comunque storcere la bocca a qualcuno. E anche, va detto, grazie alle pressioni esterne: il 5 agosto 2011 arrivò la famosa lettera della Bce che indusse il governo italiano a fare una manovra bis a Ferragosto. Iniziativa che non fu certamente risolutiva ma senza di cui la situazione, già abbastanza grave, sarebbe diventata ancor più drammatica di quella che avrebbe trovato tre mesi dopo Mario Monti.
Non siamo nelle stesse condizioni di allora, è chiaro. E meno male, aggiungiamo. Ma il terreno da recuperare è talmente tanto che conviene dare retta ai due Papi: un sacrificio estivo, neppure troppo doloroso, agli italiani lo si deve. O no?

7 luglio 2014 | 08:23
© RIPRODUZIONE RISERVATARIDURRE LE FERIE, SMALTIRE LA GIACENZA
Troppe misure solo su carta
di Sergio Rizzo
1 CULTURA
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Le ferie estive, in Italia, sono sacre. Sacre nelle industrie, come pure sacre nei ministeri, e sacre nel Palazzo. Non sono sacre, a quanto pare, soltanto per i due Papi: né per Francesco, né per il suo predecessore Benedetto XVI. I quali hanno deciso, a quanto pare, di farne volentieri a meno.
Due esempi che suggeriamo caldamente di imitare. Le riforme, come ha ricordato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan su questo giornale, sono urgenti e decisive per il futuro immediato del Paese? L’arretrato ministeriale, con centinaia di decreti attuativi che non hanno ancora visto la luce (ce n’è qualcuno che dev’essere emanato, ha ricordato l’ex premier Romano Prodi, addirittura dal 1997), è spaventoso? L’agenda del semestre italiano è così densa, e il confronto con i rigoristi di Bruxelles tanto duro, da non poterci permettere di rinviare le scadenze a settembre? Abbiamo noi la soluzione: tagliamo le ferie, come hanno deciso di fare Jorge Mario Bergoglio e Joseph Ratzinger. E come si farebbe in qualunque altro Paese europeo date le stesse condizioni.
Le ferie dei politici, dei burocrati, degli alti vertici ministeriali. Quelli che devono esaminare e approvare i provvedimenti di riforma, scrivere le centinaia di decreti di cui sopra, studiare la strategia per vincere il braccio di ferro in Europa. Due settimane, meglio se spezzate, sono più che sufficienti per ritemprare il fisico e rinfrancare lo spirito, senza interrompere in modo drastico il ritmo delle cose da fare. Evitando quindi non soltanto la serrata, ma anche il solito rallentamento dell’attività che precede la pausa estiva e il classico vuoto inevitabile che la segue con i motori che faticano sempre a riavviarsi, se non quando l’autunno è ormai alle porte. Risultato, due o tre mesi buttati: accade solo in Italia. E non succederebbe nel caso in cui si tagliassero le ferie degli apparati.
Vi assicuriamo che si può fare. Si fece, per rammentare un episodio relativamente vicino, tre anni fa, in quell’estate del 2011 torrida soprattutto per il clima economico e politico infuocato. Ricordate i fatti? Il governo di Silvio Berlusconi aveva appena sfornato una manovra economica che alla prova dei mercati si era rivelata del tutto insufficiente. Le borse erano in fibrillazione, lo spread fra i Btp e i Bund tedeschi veleggiava in modo inarrestabile: duecento, trecento, quattrocento... Con somma indifferenza rispetto al rischio (decisamente concreto, come si sarebbe visto in seguito) che la crisi finanziaria degenerasse, i deputati avevano programmato ben cinque settimane di ferie, agganciando alla tradizionale sosta dei lavori parlamentari un pellegrinaggio in Terra Santa: il che avrebbe comportato la chiusura della Camera fino al 12 settembre. Progetto fallito grazie a un sussulto di responsabilità che fece comunque storcere la bocca a qualcuno. E anche, va detto, grazie alle pressioni esterne: il 5 agosto 2011 arrivò la famosa lettera della Bce che indusse il governo italiano a fare una manovra bis a Ferragosto. Iniziativa che non fu certamente risolutiva ma senza di cui la situazione, già abbastanza grave, sarebbe diventata ancor più drammatica di quella che avrebbe trovato tre mesi dopo Mario Monti.
Non siamo nelle stesse condizioni di allora, è chiaro. E meno male, aggiungiamo. Ma il terreno da recuperare è talmente tanto che conviene dare retta ai due Papi: un sacrificio estivo, neppure troppo doloroso, agli italiani lo si deve. O no?
7 luglio 2014 | 08:23
© RIPRODUZIONE RISERVATA

http://www.corriere.it/editoriali/14_lu ... 7f8f.shtml
camillobenso
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Re: Il nuovo governo Renzi

Messaggio da camillobenso »

Sprofondo azzurro
http://www.youtube.com/watch?v=Mly-ZtyhAAo&hd=1#!


I padri costituenti del 1946:

Parri,
Pertini,
Amendola,
Moro, De Gasperi,
La Malfa Ugo
Nenni,
Calamandrei

I padri costituenti del partito del casellario della Questura:

Berlusconi,
Verdini,
Scajola,
Galan,
Abrigani,
Cosentino,
De Gregorio,
Fitto,
Cosentino


Stamani i renzini del Pd ex Pci, che avrebbero voluto vedere fisicamente morto il Caimano, insistevano sulla necessità del patto del Nazareno.

Al banditismo non c’è mai fine……………

^^^^^^^^^^^^^

Denis Verdini a giudizio per associazione a delinquere, bancarotta e truffa
Dal tavolo per le riforme al banco degli imputati. Il coordinatore di Forza Italia sarà processato per la vicenda legata alla gestione del Credito cooperativo fiorentino (Ccf) del quale il senatore è stato presidente fino al 2010. È la decisione del giudice per l'udienza preliminare del tribunale di Firenze Fabio Frangini. Tra gli altri imputati rinviati a giudizio anche il parlamentare di Forza Italia Massimo Parisi. La prima udienza è stata fissata per il 21 aprile 2015

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 15 luglio 2014Commenti (137)


Associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita, truffa ai danni dello Stato. Dal tavolo per le riforme al banco degli imputati. Denis Verdini è stato rinviato a giudizio per la vicenda legata alla gestione del Credito cooperativo fiorentino (Ccf) del quale il coordinatore di Forza Italia è stato presidente fino al 2010. È la decisione del giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Firenze Fabio Frangini. Tra gli altri imputati rinviati a giudizio anche il parlamentare di Forza Italia Massimo Parisi. La prima udienza è stata fissata per il 21 aprile 2015.

Verdini sarà chiamato a rispondere dell’accusa di truffa ai danni dello Stato per i fondi per l’editoria, che secondo la Procura di Firenze, avrebbe percepito illegittimamente per la pubblicazione di “Il Giornale della Toscana”. Sempre per il reato di truffa allo Stato per la vicenda dei fondi per l’editoria è stato rinviato a giudizio anche il deputato di Forza Italia Massimo Parisi, coordinatore del partito in Toscana. Stralciata la posizione di Marcello Dell’Utri, attualmente in carcere a Parma per scontare la condanna definitiva per concorso esterno. La nuova udienza è stata fissata per il 18 settembre 2014. Complessivamente sono state rinviate a giudizio 47 persone tra le 69 che erano state iscritte nel registro degli indagati (e tra questi tutti componenti del Cda del Ccf e i sindaci revisori della banca). Ventuno i proscioglimenti o le assoluzioni con rito abbreviato per posizioni considerate ”minori”. Fra le persone prosciolte anche la moglie di Verdini, Simonetta Fossombroni, e il fratello dell’esponente di Forza Italia Ettore.

Secondo le indagini preliminari, chiuse nell’ottobre 2011, FINANZIAMENTI e crediti milionari sarebbero stati concessi senza “garanzie”, sulla base di contratti preliminari di compravendite ritenute fittizie. Soldi che, per la Procura di Firenze venivano dati a “persone ritenute vicine” a Verdini stesso sulla base di “documentazione carente e in assenza di adeguata istruttoria”. In totale, secondo la magistratura il volume d’affari, ricostruito dai carabinieri dei Ros di Firenze, sarebbe stato pari a “un importo di circa 100 milioni di euro” di finanziamenti deliberati dal Cda del Credito i cui membri, secondo la notifica della chiusura indagini “partecipavano all’associazione svolgendo il loro ruolo di consiglieri quali meri esecutori delle determinazioni del Verdini”. In sintesi secondo l’accusa, Verdini decideva a chi dare, e quanto, mentre gli altri si limitavano a ratificare “senza sollevare alcuna obiezione”.

A dare il via all’indagine indagine, la relazione dei commissari di Bankitalia che in 1.500 pagine, allegati compresi, avevano riassunto lo stato di salute della banca di Verdini. E le anomalie riscontrate. Dell’Utri in particolare sarebbe riuscito a ottenere, nonostante una situazione di “sofferenza” bancaria, un affidamento nella forma dello scoperto bancario di 250mila euro, diventati in appena 7 mesi ben 2.800.000, per poi lievitare a 3.200.000. Questo, per l’accusa, era avvenuto senza garanzie. “Vicinanza a Verdini, Parisi e alle altre persone rinviate a giudizio. Tutti, amici e avversari, ricordino sempre garantismo e presunzione di innocenza” scrive su Twitter Daniele Capezzone, presidente della Commissione Finanze della Camera.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07 ... o/1061076/
camillobenso
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Re: Il nuovo governo Renzi

Messaggio da camillobenso »

17 LUG 2014 16:36
1. LO STOP ALLA NOMINA DI FEDERICA MOGHERINI EVIDENZIA QUATTRO ERRORI DI RENZI -

2. APPARE INCOMPRENSIBILE LA SCELTA DEGLI ESTERI VI
STO CHE DAL PRIMO MOMENTO RENZI HA FISSATO L'OBIETTIVO DI 'FLESSIBILIZZARE' I PARAMETRI EUROPEI IN CAMPO ECONOMICO -

3. SECONDO: IL CARATTERE GAUCHISTA DELLA MOGHERINI E' INDIGESTO PER I CONSERVATORI -

4. TERZO ERRORE: LA SUPER-PERSONALIZZAZIONE RENZIANA E' MOLTO SGRADITA A BRUXELLES -

5. QUARTO, LA STRATEGIA. COSA VUOLE L'ITALIA? RIENTRARE NELLA CABINA DI GUIDA DI BRUXELLES? NE È PIÙ FUORI CHE MAI, NONOSTANTE LA PRESIDENZA (QUASI INSIGNIFICANTE) -

5. L'IDEA DI RESPINGERE A PRIORI ENRICO LETTA HA SOTTOLINEATO IL SUO CARATTERE SETTARIO -

6. ORA: SE IL PREMIER CAZZARO VORRÀ INSISTERE SULLA MOGHERINI, DOVRÀ MOLLARE ULTERIORMENTE IN ALTRI SETTORI DEL NEGOZIATO EUROPEO. SE MOLLERÀ LA MOGHERINI, SI TROVERÀ NEI PROSSIMI ANNI CON UN MINISTRO DEGLI ESTERI GRAVEMENTE INDEBOLITO -

Diplomaticus per Dagospia

Lo stop alla nomina di Federica Mogherini come Alto Rappresentante della politica estera europea evidenzia quattro errori fondamentali del premier Matteo Renzi.

PRIMO ERRORE. L'OBIETTIVO.
Appare incomprensibile la scelta della posizione oggi nelle mani di Lady Catherine Ashton, visto che dal primo momento Renzi ha fissato l'obiettivo di 'flessibilizzare' i parametri europei in campo economico. Tra le posizioni UE di vertice, quella voluta dal "matador" fiorentino (cosi' ironicamente definito dalla Merkel) e' certamente la più ininfluente rispetto alla politica economica.

Anzi: il neo-Presidente Juncker, nel suo discorso programmatico a Strasburgo, ha chiarito che intende ulteriormente depotenziarla, visto che il nuovo Alto Rappresentante dovrà essere in giro per il mondo più di quanto non abbia fatto l'algida Ashton.

Secondo il "cerchio magico" renziano, la scelta sarebbe stata legata all'obiettivo di incassare una top position relativamente meno appetita, e di lasciare a Roma l'ultima parola nei negoziati economico-finanziari. Errore blu.

SECONDO ERRORE. IL CANDIDATO.
Gli ambienti conservatori hanno avuto buon gioco nel sottolineare il carattere gauchista della Mogherini - ex-funzionaria di partito dei DS - evidenziato dal Wall Street Journal. I Paesi dell'Europa Centro-orientale (gli unici veramente interessati alla poltrona), nel sottolineare l'insufficiente rigore verso Mosca. I seniores delle istituzioni UE, nel sottolineare l'esilissimo curriculum di un personaggio sconosciuto ai più.

Sorprendente la falsa minaccia di schierare l'ancora più sgradito D'Alema (‘’Le Monde’’ ha citato un Renzi secondo cui l'Ue doveva scegliere tra "una giovane donna e un vecchio coi baffi").

Ora: se Renzi vorrà insistere sulla Mogherini, dovrà mollare ulteriormente in altri settori del negoziato europeo. Se mollerà la Mogherini, si troverà nei prossimi anni con un Ministro degli Esteri gravemente indebolito.

TERZO ERRORE. LA TATTICA
La super-personalizzazione renziana e' molto sgradita a Bruxelles. Le incessanti sparate e le oscillazioni hanno creato fastidio diffuso: non giova certo ammiccare talvolta al conservatore Cameron, poi accusare la "burocrazia di Bruxelles", infine picchiare duro, a beneficio dell'opinione italiana interna, contro la forte struttura di potere di Berlino (come se si potesse separare la Merkel dalla Bundesbank, e addirittura dal ministro Schaeuble).

L'idea renziana di respingere a priori le disponibilità su Enrico Letta ha sottolineato il suo carattere settario; la storia delle istituzioni UE e' piena di governi che nominano oppositori interni a beneficio dell'interesse nazionale. E in questo senso e' stato molto più patriottico e filo-europeo l'"impresentabile" Berlusconi, che accetto' anche Prodi, Monti e Bonino.

QUARTO ERRORE. LA STRATEGIA.
Qui si torna all'inizio. Cosa vuole l'Italia? Ridiscutere il tetto del deficit al 3%? Già vi ha rinunciato. Ottenere flessibilità senza riforme? Impossibile. Comandare sulla politica estera UE? Impossibile, oltre che inutile. Rientrare nella cabina di guida di Bruxelles? Finora, ne è più fuori che mai, nonostante la Presidenza di turno (quasi insignificante).

Ciò che sorprende più di tutto, è l'acquiescenza - questa, sì, anti-patriottica e non certo filo-europea - di commentatori, diplomatici e addetti ai lavori che conoscono perfettamente questi 4 errori, ma tacciono completamente. Come sepolcri imbiancati.
camillobenso
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Re: Il nuovo governo Renzi

Messaggio da camillobenso »

18 LUG 2014 12:04
1. IL PREMIER CAZZARO HA CAPITO CHE L’EUROPA NON È UN PARCHEGGO DEL ‘’DRIVE IN’’, DOVE SCARICARE L’INADEGUATA FEDERICA MOGHERINI SOLO PER FARE IL RIMPASTO IN ITALIA, SPOSTANDO ALFANO VERSO LA FARNESINA E INFILANDO DELRIO AL VIMINALE? -

2. L’ASSE LONDRA-BERLINO VOLEVA ENRICO LETTA A GUIDARE IL CONSIGLIO EUROPEO. - ELMAR BROK, EURODEPUTATO POPOLARE VICINO ALLA MERKEL, HA AMMESSO CHE “TUTTI SAPEVANO DA SETTIMANE CHE LETTA AVREBBE AVUTO BUONE POSSIBILITÀ SE PROPOSTO’’ -

3. LA PAURA DI RENZI DI RITROVARSI IL SUO NEMICO LETTA AL POSTO DI VAN RAMPUY, COSÌ L’ITALIA E I SOCIALISTI NON HANNO INTASCATO LA PIÙ PESANTE POLTRONA EUROPEA! -

4. ANCHE ROMANO PRODI FA IL MARAMALDO SULLA DISFATTA DI RENZI AL VERTICE UE: “IL RINVIO DELLE NOMINE EUROPEE È ESTREMAMENTE PESANTE: SEMESTRE ITALIANO DIMEZZATO” -

5. IL CAZZARO REPLICA ACIDO DI UNO YOGURT: “IL VERTICE NON È STATO PREPARATO BENE. LA PROSSIMA VOLTA BASTA UN SMS, ALMENO RISPARMIAMO I COSTI DEI VOLI DI STATO” -

1. RENZI INSISTE SULLA SUA LINEA “UN’IPOTESI INESISTENTE USATA A FINI STRUMENTALI”

Paolo Baroni per “la Stampa”


A Roma continuano a ripeterlo: «L’ipotesi non c’è, l’ipotesi Letta non è mai uscita». E poco importa se il giorno dopo il fallimento del vertice sulle nomine europee un consigliere della Merkel rilancia la questione: Palazzo Chigi continuano a fare muro. Perché ormai è chiaro che a Renzi l’idea di far guidare il Consiglio europeo al suo predecessore, maturata nelle scorse settimane sull’asse Londra-Berlino, non va per nulla a genio.

Ufficialmente il governo italiano però non si sbilancia. Ma nemmeno si spende. «Se c’è un nome italiano noi siamo aperti a qualsiasi posizione. Ma se quel nome non c’è...» ha scandito Matteo Renzi martedì notte al termine del vertice cercando di respingere l’immagine dello sconfitto di turno. «Ho letto di Letta, stamattina di Monti, noi siamo aperti, ma se quel nome non c’è...».

Peccato, ha ammesso ieri lo stesso Elmar Brok, che il nome dell’ex premier italiano fosse diventato così «pubblico» che non c’era nemmeno più il bisogno di farlo. Un segreto di Pulcinella, insomma. O se vogliamo, vista da palazzo Chigi, «solo una strumentalizzazione», un modo per intorbidire le acque nella fase clou della battaglia per le nomine europee.

Letta, che ieri era alla Camera per partecipare ad alcune votazioni, non solo non ha commentato ma ha chiesto ai parlamentari che gli sono più vicini di non parlare per suo conto. Qualcosa però scappa. E un deputato azzarda: «Negare in pubblico che il nome di Letta sia stato fatto, equivale da parte di Renzi a mettere implicitamente un veto».

Per farcela ora Roma deve tenere duro per quaranta giorni e sperare di arrivare con la Mogherini «indenne» al nuovo summit del 30 di agosto. Ce la farà la candidata italiana? Il capogruppo del Pse Gianni Pittella, che si incarica di dare una risposta un po’ a muso duro a Brok sia per conto del Pse sia per conto dell’Italia, è convinto che dopo l’inasprimento delle sanzioni contro la Russia i baltici dovrebbero placarsi e rimuovere i loro veti. Mercoledì «abbiamo pareggiato fuori casa - scherzava invece ieri il premier con i suoi -. L’Italia è in campo per l’incarico di Alto rappresentante per la politica estera».

La partita, però, è tutt’altro che chiusa. Anzi. Antonio Tajani, primo vicepresidente del Parlamento europeo e vicepresidente del Ppe, ieri è tornato a spiegare che «Letta è un personaggio molto gradito in Europa» e che Renzi ha commesso il «grave errore» di «chiedere il posto di Alto rappresentante» senza avere un nome di peso da spendere. Meglio sarebbe stato chiedere altri portafogli. «Non voglio disturbare il manovratore, ma forse è mal consigliato».

Quello che tra Roma e Bruxelles molti non capiscono è proprio questo: perché Renzi non voglia cogliere al volo l’occasione per conquistare una casella ancora più prestigiosa di quella di Lady Pesc e poi, visto che l’incarico di presidente del Consiglio non rientra nel «Cencelli» dei commissari, assicurarsi comunque anche un portafoglio importante.

«Perché decide solo in base agli interessi individuali», è la risposta che viene data dai più maligni: la Mogherini deve andare in Europa per poter fare in Italia il rimpasto, nessuna parola su Letta per evitare poi di ritrovarselo tra i piedi in Europa. A tutti Renzi risponde in maniera secca: «L’obiettivo dell’Italia non è avere una poltrona». Punto. Quanto all’Europa, spiegava invece ieri il premier, «l’Unione deve dotarsi presto di una squadra competitiva in cui siano presenti freschezza ed esperienza».


L’irritazione, insomma, resta forte. Tanto più dopo il summit finito nel nulla ed il faccia a faccia non certo sereno con Van Rompuy, che guarda caso è anche un altro degli “sponsor” di Letta. «Il vertice non è stato preparato bene - è quasi sbottato Renzi l’altra sera -. La prossima volta basta un sms, almeno risparmiamo i costi dei voli di Stato». Acidità allo stato puro, che rende bene l’idea della situazione.



3. MOGHERINI, IL PREMIER NON CEDE
Laura Cesaretti per “Il Giornale”


A mollare e cambiare cavallo non ci pensa per niente, Matteo Renzi. «Molti in Europa ancora non conoscono il mio metodo di lavoro e non ci sono abituati. Ma io non cambio», spiega a chi gli chiede se lo stop incassato a Bruxelles lo abbia fatto venire a più miti consigli. O se lo abbia convinto a cercarsi un «piano B»: «Ma quale piano B, il nostro candidato è e resta il ministro degli Esteri italiano».

Dunque in questo mese, di qui al prossimo vertice Ue, si continuerà a lavorare per spedire Federica Mogherini al posto di Lady Ashton, nella convinzione che quelli che contano (il Pse, Hollande in testa, e la Cancelliera Merkel, con la quale l'interlocuzione è praticamente quotidiana) il loro appoggio all'Italia di Renzi non potranno negarlo.

D'altronde la strategia dell'unico colpo, per la quale il premier è andato a Bruxelles con un solo nome, non lascia altre vie: se cambiasse candidato, Renzi ne uscirebbe come lo sconfitto. Per cui non arretrerà.

A sentire i suoi, il presidente del Consiglio sarebbe anche assai seccato per le «manovre sottobanco» che altri attori italiani (e del Pd) avrebbero messo in atto alle sue spalle. Qualcuno, tra i renziani, confida a mezza bocca il sospetto che dietro molte posizioni sia politiche (alcuni paesi dell'Est) che di stampa (anglosassone) ostili alla Mogherini ci sia lo zampino degli «amici di Enrico Letta».

Così come c'è chi fa notare come l'ambasciatore Nelli Feroci, che ha sostituito Tajani nella Commissione uscente, sia «molto vicino a Massimo D'Alema». Il quale peraltro si è comprensibilmente seccato di essere stato usato «come uomo nero, anzi rosso», come ha scritto in un sms a Renzi riportato da Repubblica, «per far passare la tua amica Mogherini», tanto più dopo che il premier (prima delle elezioni e del fatidico 40%) qualche speranza di andare lui a Bruxelles gliela aveva data.

Di certo, una volta promossa in Ue, la Mogherini andrà sostituita e il successore è già lì che freme: «Non ci sarà nessun rimpasto», assicura Angelino Alfano, «solo una sostituzione fisiologica». Sarà lui a riempire la casella, probabilmente: «Al Viminale, dove va raramente, Alfano ha grossi problemi, mentre alla Farnesina non ne creerebbe. Tanto, la politica estera la fa Matteo», spiega un renziano. Mentre al Viminale potrebbe andare Graziano Delrio, lasciando Luca Lotti a Palazzo Chigi. Anche se una parte del Pd sponsorizza per l'Interno Marco Minniti, attuale responsabile dei Servizi segreti. Nell'ipotesi «soft», il rimpasto d'autunno potrebbe fermarsi qui.


Ma nel Pd ci sono scuole di pensiero diverse, e c'è chi prevede una «messa a punto» complessiva della squadra: in bilico il ministro della Pubblica Istruzione Stefania Giannini, di Scelta civica (al suo posto potrebbe entrare Andrea Romano) e quello degli Affari Regionali Carmela Lanzetta, possibile candidata alle Regionali in Calabria. Ma la seconda scuola, in aumento, esclude il rimpasto e vede piuttosto elezioni anticipate. «Con una situazione economica difficilissima e un Parlamento bloccato dall'ostruzionismo anti-riforme», ragiona un dirigente Pd, «Renzi potrebbe decidere di fare l'Italicum e andare subito all'incasso nelle urne. Magari non farà il 40%, ma col 37% e un Parlamento più motivato può essere ancora più forte».

3. PRODI AFFONDA IL COLPO: «SEMESTRE ITALIANO DIMEZZATO»
Da “Il Giornale”

«Il rinvio alla fine di agosto delle nomine europee è estremamente pesante. Soprattutto per il semestre italiano che avrà istituzioni complete solo nell'ultima parte». L'ex premier Romano Prodi ha messo a nudo così la sconfitta di Matteo Renzi, che nel vertice Ue non è riuscito a imporre Federica Mogherini come rappresentante della politica estera dell'Unione.

Il presidente dell'Europarlamento, il socialista Martin Schulz, ha ribadito che il cavallo sul quale si punta è appunto la titolare della Farnesina. Ma il problema è nel manico: troppo forte l'opposizione della Germania per un premier con poca autorevolezza internazionale.

Anche il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, in un colloquio telefonico con il presidente del Ppe, Joseph Daul, ha constatato la difficile situazione, lamentandosi di non poter presenziare alle riunioni del gruppo per via dell'ingiusto divieto di espatrio. Il vicepresidente del Ppe, Antonio Tajani, ha evidenziato come l'ex inquilino di Palazzo Chigi, Enrico Letta, sia «molto gradito in Europa» (circostanza confermata anche dall'eurodeputato e consigliere di Angela Merkel, Elmar Brok). «Renzi è mal consigliato - ha aggiunto Tajani - perché avrebbe dovuto scegliere qualcuno di maggior peso o ambire a un altro incarico».
camillobenso
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Re: Il "nuovo" governo Renzi

Messaggio da camillobenso »

Da Dagospia

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18 LUG 2014 18:05
1. L'ASSOLUZIONE DI BERLUSCONI METTE RENZI DAVANTI AD UN BIVIO: O ALLARGA LA MAGGIORANZA VERSO FORZA ITALIA, ESSENDO VENUTI MENO CON LA SENTENZA DI APPELLO MOLTI DEI PROBLEMI CHE LO IMPEDIVANO, OPPURE APRE DAVVERO UN SECONDO FORNO CON IL MOVIMENTO CINQUE STELLE DI GRILLO/DI MAIO, FACENDO FELICI GRAN PARTE DEI QUADRI DEL PD -

2. SE DECIDESSE PER QUESTA SECONDA IPOTESI, RENZI AVREBBE ANCHE LA STRADA SPIANATA PER UNA RICOMPOSIZIONE A SINISTRA CON NICKY VENDOLA, PERCHÉ A QUEL PUNTO NON SOLO SEL MA LO STESSO MOVIMENTO DI PIPPO CIVATI NON AVREBBERO RAGIONE DI ESISTERE -

3. SI RIDUCE DI CONSEGUENZA LO SPAZIO POLITICO DI NCD POICHÉ MOLTI DEGLI ATTUALI ADEPTI, A COMINCIARE DA LUPI E DE GIROLAMO, FARANNO A GARA PER TORNARE AD ARCORE -

4. ECCO PERCHE’ L'ASSOLUZIONE DI B. COMPLICA NON POCO LA VITA DEL PREMIER, LIMITANDONE ANCHE LA LIBERTÀ DI CHIEDERE A RE GIORGIO QUANDO STACCARE LA SPINA DELLA LEGISLATURA. DECISIONE CHE, A QUESTO PUNTO, DOVRÀ DIVIDERE CON FORZA ITALIA -


DAGOREPORT

Il colpaccio dell'assoluzione avrà conseguenze politiche non solo, com'è ovvio, per Berlusconi Silvio e per il suo cerchio magico ma anche per Renzi Matteo. Il primo si rilancia, almeno temporaneamente, in attesa delle sentenze di Napoli, Bari e della stessa sentenza della Cassazione su Ruby entro un anno.

Il secondo si trova di fronte ad un bivio: o allarga la maggioranza verso Forza Italia essendo venuti meno con l'assoluzione molti dei problemi che lo impedivano (e del resto il tema si sarebbe posto comunque all'indomani dell'approvazione in prima lettura delle riforme costituzionali con l'appoggio decisivo di un pezzo importante di Forza Italia), oppure apre davvero un secondo forno con il Movimento Cinque Stelle, magari a fronte di garanzie programmatiche, e facendo felici gran parte dei quadri del Pd.

E, se decidesse per questa seconda ipotesi, Renzi Matteo avrebbe anche la strada spianata per una ricomposizione a sinistra non solo con Migliore Gennaro, ma anche con lo stesso Vendola Niki, perché a quel punto non solo Sel ma lo stesso movimento cui sta lavorando Civati Pippo non avrebbero ragione di esistere e andrebbero a ingrossare le fila del Pd renziano, che ormai aspira sempre di più, nonostante le figuracce europee e le tasse dietro l'angolo, a occupare spazi che partono dal centro destra, passano per il centro e occupano ogni spazio a sinistra.

L'assoluzione dell'uomo di Cesano Boscone complica dunque non poco la vita del premier, accelerandone alcune scelte che egli avrebbe voluto fare più in la' e limitandone in qualche misura anche la libertà di chiedere autonomamente al Presidente della Repubblica quando staccare la spina della legislatura. Decisione che, a questo punto, dovrà necessariamente dividere con Forza Italia.

Si riduce di conseguenza lo spazio politico di Ncd e degli alfanoidi poiché molti degli attuali adepti, a cominciare da Lupi Maurizio e De Girolamo Nunzia, faranno a gara per tornare ad Arcore.
camillobenso
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Re: Il "nuovo" governo Renzi

Messaggio da camillobenso »

In questo momento al TG7 Enrico Mentana ha posto due domande più che ovvie nel silenzio generale.

Noi da che parte stiamo come governo e come partiti, sia in Ucraina che in Medio Oriente, nella guerra Israelo - Palestinese.

Il loquace Bomba e le sue vestali portavoce ce lo faranno sapere????
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