Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!!!!!
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!
31 LUG 2014 16:27
1. UN PREMIER ABBANDONATO NON SOLTANTO DAI POTERI FORTI MA ANCHE DAI LORO TECNICI: DOPO COTTARELLI, ANCHE PADOAN NON NE PUÒ PIÙ DEL RENZISMO SENZA LIMITISMO -
2. AGLI AMICI, IL MINISTRO DEL TESORO HA CONFESSATO: “HO SBAGLIATO AD ACCETTARE VIA XX SETTEMBRE, AVREI FATTO MOLTO MEGLIO A CONTINUARE CON GLI UFFICI STUDI” -
3. PADOAN HA UN GRANDE RIMPIANTO DI NOME ISTAT: POLTRONA SICURA E BEN PAGATA. ALTRO CHE QUESTO GOVERNO TRABALLANTE CHE RISCHIA DI COMPROMETTERE LA SUA BUONA IMMAGINE DI SERISSIMO CAPO UFFICIO STUDI DELL’OCSE -
4. LA NOTIZIA DI COTTARELLI, AL TESORO ERA GIÀ NOTA DA MAGGIO: A MONTANINO ERA GIÀ STATO ANTICIPATO IL MANCATO RINNOVO COME DIRETTORE ESECUTIVO DELL’FMI (IL DIVORZIO COTTARELLI-RENZI DEVE
TROVARE UNA QUALCHE COMPOSIZIONE) -
Francesco Bonazzi per Dagospia
Un premier abbandonato, non soltanto dai poteri forti che gli rinfacciano scarsa attenzione all’economia, ma anche dai loro tecnici.
Pier Carlo Padoan è sempre più preoccupato per la propria credibilità in Europa, tanto che taglierebbe volentieri i famosi 80 euro per il 2015.
E agli amici più stretti, il ministro del Tesoro ha confessato negli ultimi giorni di aver maturato una convinzione: “Ho sbagliato ad accettare di fare il ministro, avrei fatto molto meglio a continuare con gli uffici studi”.
Insomma, Padoan si è reso conto che con uno come Renzie, allergico alla presa d’atto dell’emergenza nei conti pubblici, rischia di compromettere la sua buona immagine di serissimo capo ufficio studi dell’Ocse. E si sta mangiando le mani per aver perso una poltrona sicura e prestigiosa come quella dell’Istat, dove sarebbe stato assai più tranquillo che in via XX Settembre. Ma lui a Napolitano non ha saputo dire di no.
A mettere di malumore Padoan c’è anche lo scontro tra Lurch Cottarelli e Pittibimbo, anche se l’andata via di Mister Spending Review, per lui, è tutto meno che una sorpresa. Raccontano i bene informati del Tesoro che l’abbandono di Cottarelli era cosa chiara già a maggio, quando Padoan, su ordine di Renzi, ha informato il direttore esecutivo italiano al Fondo monetario internazionale, Andrea Montanino, che non sarebbe stato confermato. Nulla di personale, per carità, ma serviva quel posto per Lurch Cottarelli.
Gli esperti di cose washingtoniane ricordano che è la prima volta che un executive director del Fondo non viene riconfermato almeno per un secondo biennio (Sadun, predecessore di Montanino, fu confermato 4 volte). Ma evidentemente il divorzio Cottarelli-Renzi deve trovare una qualche composizione.
1. UN PREMIER ABBANDONATO NON SOLTANTO DAI POTERI FORTI MA ANCHE DAI LORO TECNICI: DOPO COTTARELLI, ANCHE PADOAN NON NE PUÒ PIÙ DEL RENZISMO SENZA LIMITISMO -
2. AGLI AMICI, IL MINISTRO DEL TESORO HA CONFESSATO: “HO SBAGLIATO AD ACCETTARE VIA XX SETTEMBRE, AVREI FATTO MOLTO MEGLIO A CONTINUARE CON GLI UFFICI STUDI” -
3. PADOAN HA UN GRANDE RIMPIANTO DI NOME ISTAT: POLTRONA SICURA E BEN PAGATA. ALTRO CHE QUESTO GOVERNO TRABALLANTE CHE RISCHIA DI COMPROMETTERE LA SUA BUONA IMMAGINE DI SERISSIMO CAPO UFFICIO STUDI DELL’OCSE -
4. LA NOTIZIA DI COTTARELLI, AL TESORO ERA GIÀ NOTA DA MAGGIO: A MONTANINO ERA GIÀ STATO ANTICIPATO IL MANCATO RINNOVO COME DIRETTORE ESECUTIVO DELL’FMI (IL DIVORZIO COTTARELLI-RENZI DEVE
TROVARE UNA QUALCHE COMPOSIZIONE) -
Francesco Bonazzi per Dagospia
Un premier abbandonato, non soltanto dai poteri forti che gli rinfacciano scarsa attenzione all’economia, ma anche dai loro tecnici.
Pier Carlo Padoan è sempre più preoccupato per la propria credibilità in Europa, tanto che taglierebbe volentieri i famosi 80 euro per il 2015.
E agli amici più stretti, il ministro del Tesoro ha confessato negli ultimi giorni di aver maturato una convinzione: “Ho sbagliato ad accettare di fare il ministro, avrei fatto molto meglio a continuare con gli uffici studi”.
Insomma, Padoan si è reso conto che con uno come Renzie, allergico alla presa d’atto dell’emergenza nei conti pubblici, rischia di compromettere la sua buona immagine di serissimo capo ufficio studi dell’Ocse. E si sta mangiando le mani per aver perso una poltrona sicura e prestigiosa come quella dell’Istat, dove sarebbe stato assai più tranquillo che in via XX Settembre. Ma lui a Napolitano non ha saputo dire di no.
A mettere di malumore Padoan c’è anche lo scontro tra Lurch Cottarelli e Pittibimbo, anche se l’andata via di Mister Spending Review, per lui, è tutto meno che una sorpresa. Raccontano i bene informati del Tesoro che l’abbandono di Cottarelli era cosa chiara già a maggio, quando Padoan, su ordine di Renzi, ha informato il direttore esecutivo italiano al Fondo monetario internazionale, Andrea Montanino, che non sarebbe stato confermato. Nulla di personale, per carità, ma serviva quel posto per Lurch Cottarelli.
Gli esperti di cose washingtoniane ricordano che è la prima volta che un executive director del Fondo non viene riconfermato almeno per un secondo biennio (Sadun, predecessore di Montanino, fu confermato 4 volte). Ma evidentemente il divorzio Cottarelli-Renzi deve trovare una qualche composizione.
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!
"Questo è un governo di incompetenti guidato da un incompetente"
(Giovanni Sartori)
Se il pifferaio stona, il concertone diventerà una gazzarra
di EUGENIO SCALFARI
27 luglio 2014
Oggi il tema che l'attualità mi suggerisce riguarda l'Italia e l'Europa, ma non posso tralasciare quanto sta avvenendo nella striscia di Gaza, un dramma storico che si protrae ormai da oltre mezzo secolo, una strage che non trova soluzione e della quale il resto del mondo ha in realtà cessato d'occuparsi con la serietà necessaria.
Ricordo ancora la guerra dei sei giorni, uno dei tanti episodi della tragedia mediorientale, la sconfitta fulminante che Israele inflisse a Egitto, Giordania, Siria e al movimento palestinese allora guidato da Arafat. Ci fu una crisi all'interno dell'Espresso e una rottura che non posso dimenticare tra il gruppo dei liberali che avevano come riferimento politico e culturale Ugo La Malfa, Arrigo Benedetti e Mario Pannunzio da una parte e me che allora dirigevo l'Espresso dall'altra. I liberali esaltavano la forza militare di Israele e la civiltà occidentale che lo Stato ebraico rappresentava di fronte a cento milioni di arabi. Io scrissi un articolo che determinò la rottura con quei vecchi e fedeli compagni di idee, intitolato "I veri amici di Israele".
La tesi da me sostenuta era questa: Israele aveva pieno diritto di esistere, e di esser difeso, a patto che a sua volta difendesse i palestinesi dalle vessazioni cui erano sottoposti dalle varie tirannie arabe. Il ricordo della Shoah doveva ispirare lo Stato ebraico a impedire che un altro tipo di genocidio fosse perpetuato in loro nome e addirittura da loro stessi. I veri amici di Israele dovevano dunque esortarlo a percorrere la strada opposta.
Soltanto l'alleanza tra ebrei e palestinesi e la fondazione di uno Stato che li rappresentasse poteva risolvere il problema che avvelenava l'intera regione mediorientale.
I tempi sono cambiati profondamente in tutto il mondo da allora, ma il rapporto tra ebrei e palestinesi è rimasto lo stesso: una ferita purulenta che non si chiude e sparge i suoi veleni in tutta la regione. Con in più un elemento sconvolgente: tra le grandi potenze mondiali quella che dovrebbe esser più interessata a risolvere il problema e invece di fatto lo ignora è l'Europa.
L'Europa dovrebbe essere l'interlocutore principale di quei due popoli e di quei due Stati e collegarli con un trattato che entrambi li coinvolga nell'Unione europea. Questa è la sola via da percorrere a cominciare da subito e questo dovrebbero proporsi i veri amici di Israele.
***
Noi italiani ed europei siamo tuttavia afflitti da un altro tema che riguarda da vicino la nostra sopravvivenza economica e sociale: l'andamento negativo del nostro reddito, della nostra produzione, della nostra occupazione, della discrasia tra le richieste che noi facciamo all'Europa e quelle che l'Europa fa a noi.
Questo tema è rappresentato da una persona: Matteo Renzi.
Molti - amici ed anche avversari - lo considerano dotato di coraggio, di intelligenza e capacità e rapidità di sintesi; altri al contrario gli attribuiscono i difetti di un'eccessiva ambizione e di un'insufficiente preparazione; altri infine gli riconoscono una leadership attualmente insostituibile che può oscillare verso il bene e verso il male secondo le persone capaci di esercitare un'influenza positiva o negativa sulle sue decisioni; pongono cioè il problema d'un partito che dovrebbe riappropriarsi di se stesso e sia in grado di influire sul solo leader di cui attualmente dispone.
Non dimentichiamo, in questo panorama che serve ad orientare i nostri giudizi, che Renzi è e sarà fino alla fine dell'anno in corso il presidente di turno dell'Ue ed è il segretario del Partito democratico aderente al Partito socialista europeo, il solo che ha avuto un'inattesa massa di voti che ne ha fatto il vincitore solitario d'uno scontro elettorale nel quale poco si è votato e mediocri sono stati i risultati delle altre formazioni politiche di sentimenti democratici ed europeisti.
Dunque: Matteo Renzi e il suo partito, i rapporti con gli altri governi europei, i rapporti con il Parlamento di Strasburgo, con Juncker già eletto presidente della nuova Commissione, con la Germania che è la potenza egemone, con la Francia, la Spagna e gli altri paesi del Sud Europa che hanno problemi simili ai nostri. Infine i rapporti con Draghi e la Bce. Non è roba da poco e Renzi si è assunto quel compito con lena ed entusiasmo, che è uno dei tratti del suo carattere.
Per chi osserva da fuori con la funzione di giornalista e testimone, il primo guaio è il suo partito che, come tale, ha repentinamente cambiato natura.
Dopo tanti nomi, dalla Bolognina di Occhetto in poi, l'approdo di Veltroni al Partito democratico ha subìto una rilevante modifica, non ufficiale ma reale: si chiama ormai partito democratico renziano.
Non mancano i contestatori ma sono pochi e discordi tra loro.
Manca un gruppo dirigente di cui il leader sia l'espressione ma non il padrone. I luogotenenti sono numerosi, giovani, uomini e donne, ma nessuno di loro ha una voce propria, salvo il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ma questo si sapeva e il suo ruolo tende a restringersi.
Fa bene Napolitano a dichiarare che non esiste un rischio d'autoritarismo; fa bene chi si oppone al contingentamento del dibattito; fa bene chi non vuole l'ostruzionismo.
Fa bene chi vede addirittura mettere un termine di calendario alla riforma del Senato: 8 agosto, a costo di non dormire neppure la notte di domenica.
Fanno tutti bene ma attenti perché con tutti questi divieti, a volte chiamati ghigliottina e altre volte tagliola senza che sia chiara la differenza tra quelle due parole, l'autoritarismo rispunta inevitabilmente.
Rispunta non perché qualcuno lo voglia ma perché se ne creano le condizioni.
Se parla e decide solo il capo, la democrazia dov'è? Dice Renzi: ne parliamo da tre anni di queste riforme. Ma chi ne ha parlato? E di quali riforme?
I tre governi "presidenziali" di Monti, Letta, Renzi, alcune riforme le hanno fatte e il Parlamento le ha approvate. I tempi non sono stati particolarmente lunghi; il preteso balletto tra Camera e Senato che sarebbe il male numero uno della democrazia italiana, non ha rallentato le leggi, ne abbiamo già fornito le cifre. Ma ora ne diamo un'altra di cifra, estremamente significativa: 800 leggi, approvate da entrambe le Camere durante i tre governi sopraindicati, non sono ancora entrate in vigore. Pensateci bene: 800 leggi approvate da entrambe le Camere non vengono attuate. Perché? Perché mancano i regolamenti attuativi che dovrebbero essere studiati e ufficializzati dalla burocrazia ministeriale. Ottocento leggi. E poi si parla di balletto tra le due Camere, magari, ma il balletto non è quello: riguarda la burocrazia ministeriale, in gran parte in mano al Consiglio di Stato.
======================================================================
Si vuole abolire il Senato per snellire il potere legislativo e farlo diventare monocamerale. Ma non è affatto questa la ragione. Se la burocrazia resta quella che è, il monocameralismo non farà diminuire i tempi nemmeno di un giorno.
======================================================================
Ricordo ancora la mia ultima intervista con Aldo Moro, quindici giorni prima del suo rapimento.
Mi spiegò perché l'alleanza tra la Dc e il Pci di Berlinguer era inevitabile: "Bisogna modernizzare e rifondare lo Stato. È ancora quello della destra storica, poi modificato dal fascismo. Ci vorrà almeno un'intera legislatura, forse non basterà. Quando avremo adempiuto a questo compito, i due grandi partiti riprenderanno il loro posto e si alterneranno democraticamente. Ma non prima e non bastano pochi mesi per ottenere un risultato storico di questa natura".
Forse Renzi non ha mai letto quel documento. Forse, con grandi intese e tre mesi di tempo dati alla Madia pensa di farcela. Ma nel frattempo perché non prova a far attuare quelle 800 leggi paralizzate? Quanto alle tagliole e alle ghigliottine: il presidente del Senato ha il potere di abolire alcuni emendamenti chiaramente ripetitivi, ma la procedura prevista dai regolamenti è estremamente gravosa. Non varrebbe la pena di modificare e dare a Grasso (e alla Boldrini) il potere di cassare gli emendamenti volutamente ripetitivi? Probabilmente gli ottomila previsti si ridurrebbero a poche centinaia e si lavorerebbe col tempo necessario.
Ma in realtà non è per questo che Renzi vuole abolire il Senato. Vuole potenziare l'Esecutivo e ridurre al minimo il Legislativo. È vero che c'è la trovata del referendum confermativo ma è, appunto, una trovata: gli elettori dei partiti delle larghe intese voteranno in massa l'abolizione del Senato; non gliene importa nulla di quella riforma. Provate a mettere a referendum una legge che abolisca il prolungamento dell'età lavorativa o che aumenti gli 80 euro a 100 e vedrete il risultato.
Renzi vuole il monocameralismo, dove agirà come presidente del Consiglio e leader del partito. Berlusconi farà altrettanto. Così andremo avanti fino al 2018. Se almeno riformassero lo Stato, ma temo sia l'ultimo dei loro pensieri.
***
In Europa però le cose non vanno molto bene e l'Italia è guardata con giustificato sospetto. Insiste molto sulla flessibilità, ma intanto il Pil scende, la produzione scende, i consumi scendono, la natalità scende. Dovrebbero abbassare le tasse, ma quali e come? Hanno bisogno di soldi da investire e volete che abbassino le tasse? Semmai dovrebbero tassare un po' di più i ricchi e alleggerire i poveri. Le rendite le hanno toccate, anche le pensioni che superano un certo tetto. Ma sono quisquilie, c'è l'evasione da stroncare. C'è molto e molto da fare.
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Abolire il Senato non serve a niente e all'Europa non interessa affatto.
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Draghi ha detto quali sono le leggi di riforma da attuare: competitività, produttività, aumento della base occupazionale, equità sociale. Lo ripete quasi ogni giorno. Renzi non gli dispiace, anzi gli piace. Se farà quelle riforme che, tanto per dire, la Spagna ha portato avanti e infatti sta andando meglio di noi. La Spagna ha ricominciato a crescere, noi no.
Speriamo nella Madia. E nella Boschi. E nella Pinotti. E nella Mogherini. Se il pifferaio suona bene, loro faranno un buon coro, ma se il pifferaio stona, il concertone rischierà di diventare una gazzarra. Il pericolo è questo.
(ndt - quello che Scalfari non ha capito è che il pifferaio stona da anni)
http://www.repubblica.it/politica/2014/ ... -92485218/
(Giovanni Sartori)
Se il pifferaio stona, il concertone diventerà una gazzarra
di EUGENIO SCALFARI
27 luglio 2014
Oggi il tema che l'attualità mi suggerisce riguarda l'Italia e l'Europa, ma non posso tralasciare quanto sta avvenendo nella striscia di Gaza, un dramma storico che si protrae ormai da oltre mezzo secolo, una strage che non trova soluzione e della quale il resto del mondo ha in realtà cessato d'occuparsi con la serietà necessaria.
Ricordo ancora la guerra dei sei giorni, uno dei tanti episodi della tragedia mediorientale, la sconfitta fulminante che Israele inflisse a Egitto, Giordania, Siria e al movimento palestinese allora guidato da Arafat. Ci fu una crisi all'interno dell'Espresso e una rottura che non posso dimenticare tra il gruppo dei liberali che avevano come riferimento politico e culturale Ugo La Malfa, Arrigo Benedetti e Mario Pannunzio da una parte e me che allora dirigevo l'Espresso dall'altra. I liberali esaltavano la forza militare di Israele e la civiltà occidentale che lo Stato ebraico rappresentava di fronte a cento milioni di arabi. Io scrissi un articolo che determinò la rottura con quei vecchi e fedeli compagni di idee, intitolato "I veri amici di Israele".
La tesi da me sostenuta era questa: Israele aveva pieno diritto di esistere, e di esser difeso, a patto che a sua volta difendesse i palestinesi dalle vessazioni cui erano sottoposti dalle varie tirannie arabe. Il ricordo della Shoah doveva ispirare lo Stato ebraico a impedire che un altro tipo di genocidio fosse perpetuato in loro nome e addirittura da loro stessi. I veri amici di Israele dovevano dunque esortarlo a percorrere la strada opposta.
Soltanto l'alleanza tra ebrei e palestinesi e la fondazione di uno Stato che li rappresentasse poteva risolvere il problema che avvelenava l'intera regione mediorientale.
I tempi sono cambiati profondamente in tutto il mondo da allora, ma il rapporto tra ebrei e palestinesi è rimasto lo stesso: una ferita purulenta che non si chiude e sparge i suoi veleni in tutta la regione. Con in più un elemento sconvolgente: tra le grandi potenze mondiali quella che dovrebbe esser più interessata a risolvere il problema e invece di fatto lo ignora è l'Europa.
L'Europa dovrebbe essere l'interlocutore principale di quei due popoli e di quei due Stati e collegarli con un trattato che entrambi li coinvolga nell'Unione europea. Questa è la sola via da percorrere a cominciare da subito e questo dovrebbero proporsi i veri amici di Israele.
***
Noi italiani ed europei siamo tuttavia afflitti da un altro tema che riguarda da vicino la nostra sopravvivenza economica e sociale: l'andamento negativo del nostro reddito, della nostra produzione, della nostra occupazione, della discrasia tra le richieste che noi facciamo all'Europa e quelle che l'Europa fa a noi.
Questo tema è rappresentato da una persona: Matteo Renzi.
Molti - amici ed anche avversari - lo considerano dotato di coraggio, di intelligenza e capacità e rapidità di sintesi; altri al contrario gli attribuiscono i difetti di un'eccessiva ambizione e di un'insufficiente preparazione; altri infine gli riconoscono una leadership attualmente insostituibile che può oscillare verso il bene e verso il male secondo le persone capaci di esercitare un'influenza positiva o negativa sulle sue decisioni; pongono cioè il problema d'un partito che dovrebbe riappropriarsi di se stesso e sia in grado di influire sul solo leader di cui attualmente dispone.
Non dimentichiamo, in questo panorama che serve ad orientare i nostri giudizi, che Renzi è e sarà fino alla fine dell'anno in corso il presidente di turno dell'Ue ed è il segretario del Partito democratico aderente al Partito socialista europeo, il solo che ha avuto un'inattesa massa di voti che ne ha fatto il vincitore solitario d'uno scontro elettorale nel quale poco si è votato e mediocri sono stati i risultati delle altre formazioni politiche di sentimenti democratici ed europeisti.
Dunque: Matteo Renzi e il suo partito, i rapporti con gli altri governi europei, i rapporti con il Parlamento di Strasburgo, con Juncker già eletto presidente della nuova Commissione, con la Germania che è la potenza egemone, con la Francia, la Spagna e gli altri paesi del Sud Europa che hanno problemi simili ai nostri. Infine i rapporti con Draghi e la Bce. Non è roba da poco e Renzi si è assunto quel compito con lena ed entusiasmo, che è uno dei tratti del suo carattere.
Per chi osserva da fuori con la funzione di giornalista e testimone, il primo guaio è il suo partito che, come tale, ha repentinamente cambiato natura.
Dopo tanti nomi, dalla Bolognina di Occhetto in poi, l'approdo di Veltroni al Partito democratico ha subìto una rilevante modifica, non ufficiale ma reale: si chiama ormai partito democratico renziano.
Non mancano i contestatori ma sono pochi e discordi tra loro.
Manca un gruppo dirigente di cui il leader sia l'espressione ma non il padrone. I luogotenenti sono numerosi, giovani, uomini e donne, ma nessuno di loro ha una voce propria, salvo il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ma questo si sapeva e il suo ruolo tende a restringersi.
Fa bene Napolitano a dichiarare che non esiste un rischio d'autoritarismo; fa bene chi si oppone al contingentamento del dibattito; fa bene chi non vuole l'ostruzionismo.
Fa bene chi vede addirittura mettere un termine di calendario alla riforma del Senato: 8 agosto, a costo di non dormire neppure la notte di domenica.
Fanno tutti bene ma attenti perché con tutti questi divieti, a volte chiamati ghigliottina e altre volte tagliola senza che sia chiara la differenza tra quelle due parole, l'autoritarismo rispunta inevitabilmente.
Rispunta non perché qualcuno lo voglia ma perché se ne creano le condizioni.
Se parla e decide solo il capo, la democrazia dov'è? Dice Renzi: ne parliamo da tre anni di queste riforme. Ma chi ne ha parlato? E di quali riforme?
I tre governi "presidenziali" di Monti, Letta, Renzi, alcune riforme le hanno fatte e il Parlamento le ha approvate. I tempi non sono stati particolarmente lunghi; il preteso balletto tra Camera e Senato che sarebbe il male numero uno della democrazia italiana, non ha rallentato le leggi, ne abbiamo già fornito le cifre. Ma ora ne diamo un'altra di cifra, estremamente significativa: 800 leggi, approvate da entrambe le Camere durante i tre governi sopraindicati, non sono ancora entrate in vigore. Pensateci bene: 800 leggi approvate da entrambe le Camere non vengono attuate. Perché? Perché mancano i regolamenti attuativi che dovrebbero essere studiati e ufficializzati dalla burocrazia ministeriale. Ottocento leggi. E poi si parla di balletto tra le due Camere, magari, ma il balletto non è quello: riguarda la burocrazia ministeriale, in gran parte in mano al Consiglio di Stato.
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Si vuole abolire il Senato per snellire il potere legislativo e farlo diventare monocamerale. Ma non è affatto questa la ragione. Se la burocrazia resta quella che è, il monocameralismo non farà diminuire i tempi nemmeno di un giorno.
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Ricordo ancora la mia ultima intervista con Aldo Moro, quindici giorni prima del suo rapimento.
Mi spiegò perché l'alleanza tra la Dc e il Pci di Berlinguer era inevitabile: "Bisogna modernizzare e rifondare lo Stato. È ancora quello della destra storica, poi modificato dal fascismo. Ci vorrà almeno un'intera legislatura, forse non basterà. Quando avremo adempiuto a questo compito, i due grandi partiti riprenderanno il loro posto e si alterneranno democraticamente. Ma non prima e non bastano pochi mesi per ottenere un risultato storico di questa natura".
Forse Renzi non ha mai letto quel documento. Forse, con grandi intese e tre mesi di tempo dati alla Madia pensa di farcela. Ma nel frattempo perché non prova a far attuare quelle 800 leggi paralizzate? Quanto alle tagliole e alle ghigliottine: il presidente del Senato ha il potere di abolire alcuni emendamenti chiaramente ripetitivi, ma la procedura prevista dai regolamenti è estremamente gravosa. Non varrebbe la pena di modificare e dare a Grasso (e alla Boldrini) il potere di cassare gli emendamenti volutamente ripetitivi? Probabilmente gli ottomila previsti si ridurrebbero a poche centinaia e si lavorerebbe col tempo necessario.
Ma in realtà non è per questo che Renzi vuole abolire il Senato. Vuole potenziare l'Esecutivo e ridurre al minimo il Legislativo. È vero che c'è la trovata del referendum confermativo ma è, appunto, una trovata: gli elettori dei partiti delle larghe intese voteranno in massa l'abolizione del Senato; non gliene importa nulla di quella riforma. Provate a mettere a referendum una legge che abolisca il prolungamento dell'età lavorativa o che aumenti gli 80 euro a 100 e vedrete il risultato.
Renzi vuole il monocameralismo, dove agirà come presidente del Consiglio e leader del partito. Berlusconi farà altrettanto. Così andremo avanti fino al 2018. Se almeno riformassero lo Stato, ma temo sia l'ultimo dei loro pensieri.
***
In Europa però le cose non vanno molto bene e l'Italia è guardata con giustificato sospetto. Insiste molto sulla flessibilità, ma intanto il Pil scende, la produzione scende, i consumi scendono, la natalità scende. Dovrebbero abbassare le tasse, ma quali e come? Hanno bisogno di soldi da investire e volete che abbassino le tasse? Semmai dovrebbero tassare un po' di più i ricchi e alleggerire i poveri. Le rendite le hanno toccate, anche le pensioni che superano un certo tetto. Ma sono quisquilie, c'è l'evasione da stroncare. C'è molto e molto da fare.
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Abolire il Senato non serve a niente e all'Europa non interessa affatto.
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Draghi ha detto quali sono le leggi di riforma da attuare: competitività, produttività, aumento della base occupazionale, equità sociale. Lo ripete quasi ogni giorno. Renzi non gli dispiace, anzi gli piace. Se farà quelle riforme che, tanto per dire, la Spagna ha portato avanti e infatti sta andando meglio di noi. La Spagna ha ricominciato a crescere, noi no.
Speriamo nella Madia. E nella Boschi. E nella Pinotti. E nella Mogherini. Se il pifferaio suona bene, loro faranno un buon coro, ma se il pifferaio stona, il concertone rischierà di diventare una gazzarra. Il pericolo è questo.
(ndt - quello che Scalfari non ha capito è che il pifferaio stona da anni)
http://www.repubblica.it/politica/2014/ ... -92485218/
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!
https://www.youtube.com/watch?v=ET_aN2t ... ploademail
Grasso fugge dall'aula, il M5S risponde così
Ciao
Paolo11
Grasso fugge dall'aula, il M5S risponde così
Ciao
Paolo11
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!
Spending review, Renzi scarica Cottarelli
"Problema non i numeri, ma la politica"
Il premier gela il commissario che ha accusato il governo di spendere in anticipo il frutto dei tagli
BLOG LA VOCE.INFO, BOERI E BORDIGNON: "TAGLIARE BENE PER TAGLIARE MENO"
Dopo lo sfogo del commissario contro l'utilizzo dei risparmi di spesa "per aumentare la spesa stessa" (leggi), il premier risponde: "Facciamo da soli". Poche ore prima dal ministro dell'Economia era arrivato un assist all'ex collega del Fondo monetario
http://www.ilfattoquotidiano.it/
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Spending review, Renzi scarica Cottarelli. “Numeri non sono un problema”
Dopo lo sfogo del commissario contro l'utilizzo dei risparmi di spesa "per aumentare la spesa stessa", il premier risponde che il governo farà da sé: "Non si deve lasciare che a gestire l'Italia siano i tecnici. Taglieremo le uscite di 16 miliardi e porteremo il rapporto deficit/Pil al 2,3%". Allarme dell'associazione delle banche estere: "Rischio di fuga degli investitori dai titoli di Stato italiani"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 31 luglio 2014Commenti (281)
Dopo lo sfogo di Carlo Cottarelli contro l’utilizzo dei risparmi di spesa “per aumentare la spesa stessa”, Matteo Renzi scarica il commissario incaricato di mettere a punto un maxi-piano di tagli alle uscite dello Stato. “Non è Cottarelli il punto fondamentale: la spending review la facciamo anche se va via, dicendo con chiarezza che i numeri sono quelli”, ha detto il premier durante la direzione Pd. “Rispetto e stimo Cottarelli. Farà quello che crede”. Ma, è il succo, il suo contributo non serve più. Ammesso che Renzi abbia mai pensato di servirsene davvero. Come rivelato dal Corriere della Sera, infatti, il dossier che elenca punto per punto (dagli enti locali alle società partecipate) dove e di quanto è possibile ridurre le spese è pronto da mesi, ma non è mai stato reso pubblico. Nonostante quelle due parole, spending review, vengano ripetute come un mantra ogni volta che ci sono da trovare coperture per le promesse del governo. Vedi il bonus di 80 euro. E l’andazzo, con o senza Cottarelli, non sembra destinato a cambiare: “Con “la revisione della spesa che noi faremo, i 16 miliardi che sono nel programma presentato, porteremo al 2,3% il rapporto deficit/Pil”, ha assicurato infatti Renzi. Precisando poi che sarà oggetto di discussione “se sia giusto scendere a quella cifra. Lo vedremo”. Un messaggio diretto ai “gufi” che sostengono, al contrario, che con l’economia stagnante quel rapporto sia destinato a salire e a superare il tetto massimo consentito da Bruxelles. Tanto che nella legge di Stabilità, attesa per metà ottobre, Renzi e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan dovranno per forza prevedere una corposa correzione che porterà la cifra totale della manovra verso i 20 miliardi.
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07 ... a/1078379/
“I numeri non sono un problema” – Dettagli, per Renzi. E’ vero, ha ammesso il premier, che “la situazione economica nella quale siamo non è quella che avremmo voluto vedere” (parole rubate al ministro Padoan) perché “si immaginava una ripresa a livello europeo che non sta arrivando o sta arrivando in modo meno forte”. Ma in fondo, a dispetto della raffica di dati sulla ripresa che non ingrana, per il presidente del Consiglio “i numeri non sono un problema”. Poco importa che proprio giovedì l’Istat, nella sua nota mensile, abbia informato che “il recupero della crescita economica si annuncia più difficile di quanto prospettato” e “i segnali provenienti dalle famiglie e dalle imprese sembrano delineare una fase di sostanziale stagnazione dell’attività”. D’altronde solo pochi giorni fa, intervistato dal Corriere della Sera, Renzi aveva esposto con parole diverse lo stesso concetto: arrivare a una crescita dello 0,8% (la stima inserita nel Documento di economia e finanza e su cui il governo ha finora basato tutta la sua politica economica) sarà “molto difficile”, aveva detto. Ma “che la crescita sia 0,4 o 0,8 o 1,5% non cambia niente dal punto di vista della vita quotidiana delle persone”. Insomma: per il premier che in Europa invoca flessibilità per poter finanziare gli interventi pro-crescita, richiesta ribadita anche durante la direzione, in fondo le cifre non contano.
“Non incaponirsi su una virgola, la questione è politica” – “La vera questione”, ha ribadito il presidente del Consiglio dal palco del Nazareno, “non è incaponirsi su una virgola a livello di discussione tecnica o teorica. Qui c’è una questione politica: o la politica riprende spazio e inizia a fare il suo dovere o nessuno di noi ha un ruolo”. E “se la crescita non arriva vuol dire che dobbiamo lavorare di più e meglio”. Non si deve lasciare che “a gestire l’Italia siano i tecnici“. E’ la politica che deve ”tornare a fare il suo mestiere”, senza “mettersi a discutere”, e “portare questo Paese fuori dalle sabbie mobili” per permettergli di “tornare a creare ricchezza”. Poi la consueta iniezione di ottimismo e la rivendicazione dei risultati ottenuti: “Ricordo a tutti che gli 80 euro a 10 milioni di famiglie non sono il tentativo di rimettere in moto il Paese con la bacchetta magica ma un fatto di giustizia sociale. Io rivendico il tetto allo stipendio dei manager e l’operazione 80 euro, insieme”. Sul bonus Irpef per il prossimo anno “siamo sicuri che abbiamo le coperture, alla faccia dei gufi. E siccome abbiamo il 40%, alla faccia dei gufi, analizzeremo bene la situazione economica”. Mai detto poi, ha sostenuto Renzi, “che gli 80 euro facessero crescita”.
Le banche straniere: “Rischio di fuga degli investitori dai titoli di Stato italiani” - Un posto tra i gufi se lo è conquistata, poco dopo il discorso di Renzi, anche l’Associazione delle banche estere in Italia (Aibe), che citando esplicitamente il “caso Cottarelli” ha manifestato “forte preoccupazione” per il rischio di “un abbandono degli operatori internazionali nella sottoscrizione dei titoli di stato” a causa del “susseguirsi di delusioni” in tema di riforme e controllo della spesa pubblica. Non solo. Per i banchieri stranieri l’incapacità di ridurre in modo credibile e duraturo le uscite e il “probabile accantonamento dell’ennesimo tentativo di un severo controllo del debito pubblico” rischiano di ridurre la già bassa “attrattività complessiva del sistema Italia”. In parole povere, davanti a questo scenario gli investitori esteri che oggi acquistano il 35% dei nostri titoli di Stato potrebbero smettere di sottoscriverli. Per un Paese con 2.120 miliardi di debito pubblico da finanziare, sarebbe una catastrofe.
Un divorzio atteso – Non era un mistero che molti punti del dossier messo a punto dall’economista del Fondo monetario con l’obiettivo di ridurre in modo sostanziale ma soprattutto strutturale la spesa pubblica non piacessero al premier. Che quella figura l’ha “ereditata” dal predecessore Enrico Letta. E, secondo Repubblica, avrebbe già pronto il sostituto: il consigliere economico Yoram Gutgeld. La rottura di Renzi arriva però a poche ore da un’uscita di segno opposto del ministro Padoan. Che aveva lanciato un assist all’ex collega del Fondo monetario dicendo che “la situazione dell’economia è meno favorevole” e “serve uno sforzo per sostenere la crescita in un contesto di consolidamento delle finanze”. Parole, quelle dell’ex capo economista e direttore esecutivo per l’Italia del Fmi, che erano suonate come una sponda a distanza all’attuale commissario alla spending review.
Anche per Delrio “la spending review è una scelta politica” – Ma a chiarire che Cottarelli aveva i minuti contati ci ha pensato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, che entrando alla direzione nazionale del partito poco prima del discorso di Renzi ha detto: ”Non c’è nessun caso Cottarelli. Continueremo l’impegno del governo. La spending review non dipende dalle persone che la conducono, è una scelta politica. Dietro la vicenda di Cottarelli ci sono vicende di vario tipo, anche personali sue. La finanziaria si farà ad ottobre, ma la spending review va avanti”.
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"Problema non i numeri, ma la politica"
Il premier gela il commissario che ha accusato il governo di spendere in anticipo il frutto dei tagli
BLOG LA VOCE.INFO, BOERI E BORDIGNON: "TAGLIARE BENE PER TAGLIARE MENO"
Dopo lo sfogo del commissario contro l'utilizzo dei risparmi di spesa "per aumentare la spesa stessa" (leggi), il premier risponde: "Facciamo da soli". Poche ore prima dal ministro dell'Economia era arrivato un assist all'ex collega del Fondo monetario
http://www.ilfattoquotidiano.it/
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Spending review, Renzi scarica Cottarelli. “Numeri non sono un problema”
Dopo lo sfogo del commissario contro l'utilizzo dei risparmi di spesa "per aumentare la spesa stessa", il premier risponde che il governo farà da sé: "Non si deve lasciare che a gestire l'Italia siano i tecnici. Taglieremo le uscite di 16 miliardi e porteremo il rapporto deficit/Pil al 2,3%". Allarme dell'associazione delle banche estere: "Rischio di fuga degli investitori dai titoli di Stato italiani"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 31 luglio 2014Commenti (281)
Dopo lo sfogo di Carlo Cottarelli contro l’utilizzo dei risparmi di spesa “per aumentare la spesa stessa”, Matteo Renzi scarica il commissario incaricato di mettere a punto un maxi-piano di tagli alle uscite dello Stato. “Non è Cottarelli il punto fondamentale: la spending review la facciamo anche se va via, dicendo con chiarezza che i numeri sono quelli”, ha detto il premier durante la direzione Pd. “Rispetto e stimo Cottarelli. Farà quello che crede”. Ma, è il succo, il suo contributo non serve più. Ammesso che Renzi abbia mai pensato di servirsene davvero. Come rivelato dal Corriere della Sera, infatti, il dossier che elenca punto per punto (dagli enti locali alle società partecipate) dove e di quanto è possibile ridurre le spese è pronto da mesi, ma non è mai stato reso pubblico. Nonostante quelle due parole, spending review, vengano ripetute come un mantra ogni volta che ci sono da trovare coperture per le promesse del governo. Vedi il bonus di 80 euro. E l’andazzo, con o senza Cottarelli, non sembra destinato a cambiare: “Con “la revisione della spesa che noi faremo, i 16 miliardi che sono nel programma presentato, porteremo al 2,3% il rapporto deficit/Pil”, ha assicurato infatti Renzi. Precisando poi che sarà oggetto di discussione “se sia giusto scendere a quella cifra. Lo vedremo”. Un messaggio diretto ai “gufi” che sostengono, al contrario, che con l’economia stagnante quel rapporto sia destinato a salire e a superare il tetto massimo consentito da Bruxelles. Tanto che nella legge di Stabilità, attesa per metà ottobre, Renzi e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan dovranno per forza prevedere una corposa correzione che porterà la cifra totale della manovra verso i 20 miliardi.
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“I numeri non sono un problema” – Dettagli, per Renzi. E’ vero, ha ammesso il premier, che “la situazione economica nella quale siamo non è quella che avremmo voluto vedere” (parole rubate al ministro Padoan) perché “si immaginava una ripresa a livello europeo che non sta arrivando o sta arrivando in modo meno forte”. Ma in fondo, a dispetto della raffica di dati sulla ripresa che non ingrana, per il presidente del Consiglio “i numeri non sono un problema”. Poco importa che proprio giovedì l’Istat, nella sua nota mensile, abbia informato che “il recupero della crescita economica si annuncia più difficile di quanto prospettato” e “i segnali provenienti dalle famiglie e dalle imprese sembrano delineare una fase di sostanziale stagnazione dell’attività”. D’altronde solo pochi giorni fa, intervistato dal Corriere della Sera, Renzi aveva esposto con parole diverse lo stesso concetto: arrivare a una crescita dello 0,8% (la stima inserita nel Documento di economia e finanza e su cui il governo ha finora basato tutta la sua politica economica) sarà “molto difficile”, aveva detto. Ma “che la crescita sia 0,4 o 0,8 o 1,5% non cambia niente dal punto di vista della vita quotidiana delle persone”. Insomma: per il premier che in Europa invoca flessibilità per poter finanziare gli interventi pro-crescita, richiesta ribadita anche durante la direzione, in fondo le cifre non contano.
“Non incaponirsi su una virgola, la questione è politica” – “La vera questione”, ha ribadito il presidente del Consiglio dal palco del Nazareno, “non è incaponirsi su una virgola a livello di discussione tecnica o teorica. Qui c’è una questione politica: o la politica riprende spazio e inizia a fare il suo dovere o nessuno di noi ha un ruolo”. E “se la crescita non arriva vuol dire che dobbiamo lavorare di più e meglio”. Non si deve lasciare che “a gestire l’Italia siano i tecnici“. E’ la politica che deve ”tornare a fare il suo mestiere”, senza “mettersi a discutere”, e “portare questo Paese fuori dalle sabbie mobili” per permettergli di “tornare a creare ricchezza”. Poi la consueta iniezione di ottimismo e la rivendicazione dei risultati ottenuti: “Ricordo a tutti che gli 80 euro a 10 milioni di famiglie non sono il tentativo di rimettere in moto il Paese con la bacchetta magica ma un fatto di giustizia sociale. Io rivendico il tetto allo stipendio dei manager e l’operazione 80 euro, insieme”. Sul bonus Irpef per il prossimo anno “siamo sicuri che abbiamo le coperture, alla faccia dei gufi. E siccome abbiamo il 40%, alla faccia dei gufi, analizzeremo bene la situazione economica”. Mai detto poi, ha sostenuto Renzi, “che gli 80 euro facessero crescita”.
Le banche straniere: “Rischio di fuga degli investitori dai titoli di Stato italiani” - Un posto tra i gufi se lo è conquistata, poco dopo il discorso di Renzi, anche l’Associazione delle banche estere in Italia (Aibe), che citando esplicitamente il “caso Cottarelli” ha manifestato “forte preoccupazione” per il rischio di “un abbandono degli operatori internazionali nella sottoscrizione dei titoli di stato” a causa del “susseguirsi di delusioni” in tema di riforme e controllo della spesa pubblica. Non solo. Per i banchieri stranieri l’incapacità di ridurre in modo credibile e duraturo le uscite e il “probabile accantonamento dell’ennesimo tentativo di un severo controllo del debito pubblico” rischiano di ridurre la già bassa “attrattività complessiva del sistema Italia”. In parole povere, davanti a questo scenario gli investitori esteri che oggi acquistano il 35% dei nostri titoli di Stato potrebbero smettere di sottoscriverli. Per un Paese con 2.120 miliardi di debito pubblico da finanziare, sarebbe una catastrofe.
Un divorzio atteso – Non era un mistero che molti punti del dossier messo a punto dall’economista del Fondo monetario con l’obiettivo di ridurre in modo sostanziale ma soprattutto strutturale la spesa pubblica non piacessero al premier. Che quella figura l’ha “ereditata” dal predecessore Enrico Letta. E, secondo Repubblica, avrebbe già pronto il sostituto: il consigliere economico Yoram Gutgeld. La rottura di Renzi arriva però a poche ore da un’uscita di segno opposto del ministro Padoan. Che aveva lanciato un assist all’ex collega del Fondo monetario dicendo che “la situazione dell’economia è meno favorevole” e “serve uno sforzo per sostenere la crescita in un contesto di consolidamento delle finanze”. Parole, quelle dell’ex capo economista e direttore esecutivo per l’Italia del Fmi, che erano suonate come una sponda a distanza all’attuale commissario alla spending review.
Anche per Delrio “la spending review è una scelta politica” – Ma a chiarire che Cottarelli aveva i minuti contati ci ha pensato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, che entrando alla direzione nazionale del partito poco prima del discorso di Renzi ha detto: ”Non c’è nessun caso Cottarelli. Continueremo l’impegno del governo. La spending review non dipende dalle persone che la conducono, è una scelta politica. Dietro la vicenda di Cottarelli ci sono vicende di vario tipo, anche personali sue. La finanziaria si farà ad ottobre, ma la spending review va avanti”.
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Ultima modifica di camillobenso il 31/07/2014, 20:28, modificato 1 volta in totale.
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!
La vox populi.
Civico • 22 minuti fa
Cottarelli è un professionista serio ed onesto e vuole salvare l'Italia! Se non lo capisci Renzi dimettiti coi tuoi nani e ballerine!
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Civico • 22 minuti fa
Cottarelli è un professionista serio ed onesto e vuole salvare l'Italia! Se non lo capisci Renzi dimettiti coi tuoi nani e ballerine!
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!
Claudio • un'ora fa
Cottarelli ha fatto un'osservazione di natura tecnica, non uno sfogo: se obbiettivo della spending review era quello di recuperare risorse per tagliare le tasse, non è coerente neutralizzare gli effetti dei tagli introducendo nuove voci di spesa. La replica del governo appare prepotente e fuori tema, e suona, più o meno: "Cottarelli vada via, sappiamo noi cosa fare e non dobbiamo dare conto a nessuno". Risposta isterica e stupida proveniente da persone valide: anche perchè, come diceva la pubblicità del film di Godzilla, i numeri e "le dimensioni contano" (diversamente, su cosa si basano le economie, da quella domestica a quelle degli Stati? e l'econometria è una scienza inutile? e come si progetta la distribuzione del reddito?)
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Cesare Goffredo Granese • un'ora fa
Ve lo ricordate lo scalpitante b. annata 2009 mentre accusava le opposizioni di remare contro divulgando informazioni pessimiste sulla crisi che invogliavano a non spendere ? Ora c'è un tale al governo che accusa di "gufismo" tutti quelli che portano le cifre e i conti poco allettanti dell'economia come argomento di discussione politica.Ah la saggezza dei latini....Qualis pater talis filius
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Alessandro • un'ora fa
Non stiamo uscendo dalla palude, ci stiamo entrando con tutte le scarpe!
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luKA Alessandro • un'ora fa
veramente ci siamo fino al collo. . .
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roscoe • un'ora fa
Stiamo Rantolando, è meglio andare in default subito e ricominciare azzerando tutti i vertici.
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MASTRUCATO • un'ora fa
numeri non sono un problema .......la MERKEL ha comprato subito una lavagna e convocato RENZIE ......
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giovanni bacco • un'ora fa
Ora tutti nel mondo capiranno, non solo gli italiani, che Renzi è molto peggio di Berlusconi che almeno ci aveva tolto la tassa sulla prima casa che i comuni ora usano per darli ai clandestini, A Bologna il comune da 1500 euro al mese a chi ospita un africano , che c'è là lungo, al punto che tutte le racchie e vecchie di Bologna fanno la fila non solo per i 1500 euro per il coso. Ecco perché Balotelli dice che i negri sono avanti anni luce dai biancastri. Loro lo chiamano anni luce! Poveri noi che dobbiamo per forza scherzare su queste tragedie vere per il popolo onesto
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mariofarina • un'ora fa
A seguito della dichiarazione di Renzi : " che i numeri non sono un problema" , nel merito si sente odore di bruciato, e si vedono ANALOGIE IDENTICHE al governo Berlusconi\2011, il quale al G20 in data 04\11\2011 dichiarava : "La vita in Italia è la vita di un Paese benestante, i consumi non sono diminuiti, per gli aerei si riesce a fatica a prenotare un posto, i ristoranti sono pieni", ed in data 12\11\2011 rassegnava le dimissioni dal governo.
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Alessandro • un'ora fa
Per Renzi avere i numeri non è un problema... quelli che gli toglie il PD li prende direttamente dalla ditta "Berlusconi-Verdini" di cui lui è socio di minoranza!
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rbn • un'ora fa
Nomorespendinreviú.
Cottarelli é troppo gufo: dice le cose come stanno.
Lui.
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Marzia De Santis • 2 ore fa
Prima tutti a parlar male di Cottarelli per la sua provenienza "sospetta" etc... ora anche lui diventa un eroe..
Le solite banderuole ...
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Cottarelli ha fatto un'osservazione di natura tecnica, non uno sfogo: se obbiettivo della spending review era quello di recuperare risorse per tagliare le tasse, non è coerente neutralizzare gli effetti dei tagli introducendo nuove voci di spesa. La replica del governo appare prepotente e fuori tema, e suona, più o meno: "Cottarelli vada via, sappiamo noi cosa fare e non dobbiamo dare conto a nessuno". Risposta isterica e stupida proveniente da persone valide: anche perchè, come diceva la pubblicità del film di Godzilla, i numeri e "le dimensioni contano" (diversamente, su cosa si basano le economie, da quella domestica a quelle degli Stati? e l'econometria è una scienza inutile? e come si progetta la distribuzione del reddito?)
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Cesare Goffredo Granese • un'ora fa
Ve lo ricordate lo scalpitante b. annata 2009 mentre accusava le opposizioni di remare contro divulgando informazioni pessimiste sulla crisi che invogliavano a non spendere ? Ora c'è un tale al governo che accusa di "gufismo" tutti quelli che portano le cifre e i conti poco allettanti dell'economia come argomento di discussione politica.Ah la saggezza dei latini....Qualis pater talis filius
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Alessandro • un'ora fa
Non stiamo uscendo dalla palude, ci stiamo entrando con tutte le scarpe!
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luKA Alessandro • un'ora fa
veramente ci siamo fino al collo. . .
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roscoe • un'ora fa
Stiamo Rantolando, è meglio andare in default subito e ricominciare azzerando tutti i vertici.
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MASTRUCATO • un'ora fa
numeri non sono un problema .......la MERKEL ha comprato subito una lavagna e convocato RENZIE ......
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giovanni bacco • un'ora fa
Ora tutti nel mondo capiranno, non solo gli italiani, che Renzi è molto peggio di Berlusconi che almeno ci aveva tolto la tassa sulla prima casa che i comuni ora usano per darli ai clandestini, A Bologna il comune da 1500 euro al mese a chi ospita un africano , che c'è là lungo, al punto che tutte le racchie e vecchie di Bologna fanno la fila non solo per i 1500 euro per il coso. Ecco perché Balotelli dice che i negri sono avanti anni luce dai biancastri. Loro lo chiamano anni luce! Poveri noi che dobbiamo per forza scherzare su queste tragedie vere per il popolo onesto
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mariofarina • un'ora fa
A seguito della dichiarazione di Renzi : " che i numeri non sono un problema" , nel merito si sente odore di bruciato, e si vedono ANALOGIE IDENTICHE al governo Berlusconi\2011, il quale al G20 in data 04\11\2011 dichiarava : "La vita in Italia è la vita di un Paese benestante, i consumi non sono diminuiti, per gli aerei si riesce a fatica a prenotare un posto, i ristoranti sono pieni", ed in data 12\11\2011 rassegnava le dimissioni dal governo.
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Alessandro • un'ora fa
Per Renzi avere i numeri non è un problema... quelli che gli toglie il PD li prende direttamente dalla ditta "Berlusconi-Verdini" di cui lui è socio di minoranza!
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rbn • un'ora fa
Nomorespendinreviú.
Cottarelli é troppo gufo: dice le cose come stanno.
Lui.
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Marzia De Santis • 2 ore fa
Prima tutti a parlar male di Cottarelli per la sua provenienza "sospetta" etc... ora anche lui diventa un eroe..
Le solite banderuole ...
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!
Pittibimbo corre ai ripari dopo gli interventi di Cottarelli e Padoan.
Governo, Renzi: “Estensione bonus 80 euro? Ci proveremo, ma non garantisco”
Il premier conferma la misura per il 2015 ma su pensionati e professionisti lascia in sospeso: "Ci proveremo". Sulla manovra: "Non ci sarà stangata", anche se dalla crescita "aspettavamo di più". Brunetta: "Solito format: proclami e provvedimenti rinviati"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 1 agosto 2014Commenti (811)
Il BONUS degli 80 euro in busta paga? “Garantito per chi lo riceve. Sarà possibile estenderlo? Non sono in grado di garantirlo, ci proveremo”. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi a Palazzo Chigi per presentare il decreto (non ancora approvato) “sblocca Italia” parla della difficile situazione economica e prende tempo sulla promessa estensione a pensionati e partite Iva del BONUS in busta paga. Un mezzo passo indietro e un temporeggiamento su quello che fu in campagna elettorale uno dei cavalli di battaglia del leader Pd. “Gli 80 euro”, disse nel corso della conferenza stampa degli 80 giorni di governo a due giorni dalle elezioni, “sono giustizia sociale. E’ l’inizio di una riduzione fiscale che riguarderà anche famiglie che guadagnano meno di 1500 euro, pensionati e partite Iva”. Ora però, alla luce delle nuove valutazioni, le promesse potrebbero saltare. Solo qualche ora prima c’era stato lo scontro con il commissario alla Spending Review Carlo Cottarelli che sul suo blog ha scritto: “Se il governo spende i soldi dei risparmi, impossibile abbassare le tasse”.
Ma sui conti pubblici Renzi continua a dirsi sereno: “Le cose si stanno rimettendo in carreggiata e quindi non c’è nessuna stangata in arrivo. Gli italiani possono andare in vacanza tranquilli. Il dato sulla crescita ce lo aspettavamo più alto, cercheremo di lavorare con maggiore determinazione”. Poi comincia l’annuncio degli interventi su infrastrutture e burocrazia. Lo critica il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta: “Solito format Renzi: conferenza stampa di proclami e provvedimenti rinviati. Anche con riferimento al cosiddetto ‘Sblocca Italia’, il presidente del Consiglio promette mari e monti in un decreto e un disegno di legge delega che verranno, se verranno. Non avendo testi alla mano, possiamo solo fidarci delle parole del premier. Dove prende i soldi il presidente del Consiglio? Sorvoliamo su tutti gli altri slogan”.
Renzi inizia la conferenza stampa ribadendo il suo ottimismo sulle riforme e sul “nuovo clima con le opposizioni”, che da qualche ora hanno incontrato il ministro Boschi per una mediazione. Fallita però nel caso di Lega Nord e 5 Stelle che non sono più rientrati in Aula. Ma il presidente del Consiglio annuncia il primo sì al Senato già la prossima settimana. “L’Italia”, dice, “ha condizioni per ripartire in modo straordinario. Dobbiamo incoraggiare la ripresa. Le riforme servono a dire che il Paese inizia un periodo di percorso strutturale che consentirà di guidare la ripresa ed essere protagonisti”. Ma oltre i commenti sulla situazione politica, il presidente del Consiglio annuncia che gli interventi che verranno fatti grazie allo Sblocca Italia saranno affrontati in Consiglio dei ministri a fine mese: “Il 27 o 28 agosto in occasione del Consiglio dei ministri avremo modo di approvare sia un dl sia un ddl delega sui provvedimenti urgenti dello Sblocca Italia”.
Sullo sfondo, tra riforme e discussioni politiche, gli interventi pianificati. “E’ una grande leva per lo sviluppo”, commenta il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan. Dai cantieri all’edilizia, passando per i comuni e l’energia, sono 10 i capitoli che compongono il pacchetto ‘sblocca Italia’, presentato dal governo. Si parte con lo ‘sblocca comuni’, che riguarda le grandi opere “ferme e già finanziate, sbloccabili con semplificazioni”, spiegano Matteo Renzi, e il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi. Secondo le stime del governo le risorse che vengono attivate ammontano a 30 miliardi di euro e generano 95.000 nuovi posti di lavoro (per un totale di 348.000 posti). Con lo ‘sblocca comuni’ che riguarda in particolare i piccoli enti, sono previsti 2.000 interventi per un valore complessivo di 1,3 miliardi (come prima fase). Sono inoltre previsti investimenti aggiuntivi di 10 miliardi per il contenimento dei pedaggi autostradali. Mentre per la manutenzione di strade e ferrovie, con interventi di messa in sicurezza, sarà messo in campo un miliardo (per un totale di 12.000 posti di lavoro). Lo ‘sblocca reti’ interessa la banda larga e ultralarga , mirando alla facilitazione e semplificazione per la posa in opera di reti e misure di agevolazioni fiscali per interventi infrastrutturali da parte dei privati nelle aree ‘bianche’. Lo ‘sblocca export’ prevede un piano straordinario per l’internazionalizzazione delle imprese e l’attrazione di investimenti esteri, in Italia attraverso: potenziamento dei grandi eventi, voucher temporary export manager, piattaforma e-commerce per le pmi, valorizzazione del settore agroalimentare in vista di expo 2015. Con lo ‘sblocca Bagnoli’ è previsto un nuovo modello di governance territoriale per le aree di crisi industriale per attrarre investimenti e pre gli interventi di bonifica e valorizzazione ambientale. Inoltre sarà arrivato un nuovo iter semplificativo per la cessione di immobili del demanio attraverso percorsi concentrati con i comuni. Lo sblocca energia prevede lo sviluppo di risorse geotermiche, petrolifere e di gas naturale attraverso investimenti privati nazionali e internazionali per oltre 17 miliardi. L’effetto sull’occupazione, secondo le stime del governo, sarà di 100.000 unità mentre il risparmio in bolletta energetica sarà pari a 200 mld in 20 anni. Infine c’è il pacchetto ‘sblocca porto’, che per ora resta in bianco, nel documento consegnato alla stampa che contiene i 10 capitoli su cui intervenire.
Il capitolo ‘sblocca dissesto‘ mette al centro le opere antidissesto idrogeologico. Si tratta di 570 cantieri per un valore complessivo di 650 milioni di euro. Inoltre sono previsti interventi per efficientare le opere idriche (depuratori, reti e collettori fognari) dalla Campania alla Sicilia; entro il 2014 si prevede di aprire 104 cantieri per un totale di 480 mln di euro. Infine le società pubbliche saranno ridotte e aggregate, con affidamenti dei servizi. Lo ‘sblocca burocrazia’ sarà attivato con investimenti pari a 6 miliardi di euro, puntando in particolare a investimenti su finanza di progetto, defiscalizzazione, bancabilità dei progetti, contratti di partenariato pubblico-privato. Sono previste inoltre: la riforma del codice dei contratti pubblici attraverso la delega legislativa; il potenziamento dell’operatività di Cdp e prestiti di supporto dell’economia; la semplificazione delle procedure e responsabilità per l’utilizzo delle risorse europee (110 mld in 7 anni 2014-2020). Lo ‘sblocca edilizia’ prevede la stabilizzazione degli incentivi fiscali, per gli interventi di efficientamento energetico e adeguamento antisismico. Vengono anche introdotte nuove misure per dare certezza sui tempi di esecuzione degli interventi edilizi e sgravi fiscali, per gli investimenti nelle abitazioni in affitto. Infine sono previste agevolazioni fiscali per le permute che prevedono l’acquisto di immobili ad alto rendimento energetico.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08 ... o/1079158/
Governo, Renzi: “Estensione bonus 80 euro? Ci proveremo, ma non garantisco”
Il premier conferma la misura per il 2015 ma su pensionati e professionisti lascia in sospeso: "Ci proveremo". Sulla manovra: "Non ci sarà stangata", anche se dalla crescita "aspettavamo di più". Brunetta: "Solito format: proclami e provvedimenti rinviati"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 1 agosto 2014Commenti (811)
Il BONUS degli 80 euro in busta paga? “Garantito per chi lo riceve. Sarà possibile estenderlo? Non sono in grado di garantirlo, ci proveremo”. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi a Palazzo Chigi per presentare il decreto (non ancora approvato) “sblocca Italia” parla della difficile situazione economica e prende tempo sulla promessa estensione a pensionati e partite Iva del BONUS in busta paga. Un mezzo passo indietro e un temporeggiamento su quello che fu in campagna elettorale uno dei cavalli di battaglia del leader Pd. “Gli 80 euro”, disse nel corso della conferenza stampa degli 80 giorni di governo a due giorni dalle elezioni, “sono giustizia sociale. E’ l’inizio di una riduzione fiscale che riguarderà anche famiglie che guadagnano meno di 1500 euro, pensionati e partite Iva”. Ora però, alla luce delle nuove valutazioni, le promesse potrebbero saltare. Solo qualche ora prima c’era stato lo scontro con il commissario alla Spending Review Carlo Cottarelli che sul suo blog ha scritto: “Se il governo spende i soldi dei risparmi, impossibile abbassare le tasse”.
Ma sui conti pubblici Renzi continua a dirsi sereno: “Le cose si stanno rimettendo in carreggiata e quindi non c’è nessuna stangata in arrivo. Gli italiani possono andare in vacanza tranquilli. Il dato sulla crescita ce lo aspettavamo più alto, cercheremo di lavorare con maggiore determinazione”. Poi comincia l’annuncio degli interventi su infrastrutture e burocrazia. Lo critica il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta: “Solito format Renzi: conferenza stampa di proclami e provvedimenti rinviati. Anche con riferimento al cosiddetto ‘Sblocca Italia’, il presidente del Consiglio promette mari e monti in un decreto e un disegno di legge delega che verranno, se verranno. Non avendo testi alla mano, possiamo solo fidarci delle parole del premier. Dove prende i soldi il presidente del Consiglio? Sorvoliamo su tutti gli altri slogan”.
Renzi inizia la conferenza stampa ribadendo il suo ottimismo sulle riforme e sul “nuovo clima con le opposizioni”, che da qualche ora hanno incontrato il ministro Boschi per una mediazione. Fallita però nel caso di Lega Nord e 5 Stelle che non sono più rientrati in Aula. Ma il presidente del Consiglio annuncia il primo sì al Senato già la prossima settimana. “L’Italia”, dice, “ha condizioni per ripartire in modo straordinario. Dobbiamo incoraggiare la ripresa. Le riforme servono a dire che il Paese inizia un periodo di percorso strutturale che consentirà di guidare la ripresa ed essere protagonisti”. Ma oltre i commenti sulla situazione politica, il presidente del Consiglio annuncia che gli interventi che verranno fatti grazie allo Sblocca Italia saranno affrontati in Consiglio dei ministri a fine mese: “Il 27 o 28 agosto in occasione del Consiglio dei ministri avremo modo di approvare sia un dl sia un ddl delega sui provvedimenti urgenti dello Sblocca Italia”.
Sullo sfondo, tra riforme e discussioni politiche, gli interventi pianificati. “E’ una grande leva per lo sviluppo”, commenta il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan. Dai cantieri all’edilizia, passando per i comuni e l’energia, sono 10 i capitoli che compongono il pacchetto ‘sblocca Italia’, presentato dal governo. Si parte con lo ‘sblocca comuni’, che riguarda le grandi opere “ferme e già finanziate, sbloccabili con semplificazioni”, spiegano Matteo Renzi, e il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi. Secondo le stime del governo le risorse che vengono attivate ammontano a 30 miliardi di euro e generano 95.000 nuovi posti di lavoro (per un totale di 348.000 posti). Con lo ‘sblocca comuni’ che riguarda in particolare i piccoli enti, sono previsti 2.000 interventi per un valore complessivo di 1,3 miliardi (come prima fase). Sono inoltre previsti investimenti aggiuntivi di 10 miliardi per il contenimento dei pedaggi autostradali. Mentre per la manutenzione di strade e ferrovie, con interventi di messa in sicurezza, sarà messo in campo un miliardo (per un totale di 12.000 posti di lavoro). Lo ‘sblocca reti’ interessa la banda larga e ultralarga , mirando alla facilitazione e semplificazione per la posa in opera di reti e misure di agevolazioni fiscali per interventi infrastrutturali da parte dei privati nelle aree ‘bianche’. Lo ‘sblocca export’ prevede un piano straordinario per l’internazionalizzazione delle imprese e l’attrazione di investimenti esteri, in Italia attraverso: potenziamento dei grandi eventi, voucher temporary export manager, piattaforma e-commerce per le pmi, valorizzazione del settore agroalimentare in vista di expo 2015. Con lo ‘sblocca Bagnoli’ è previsto un nuovo modello di governance territoriale per le aree di crisi industriale per attrarre investimenti e pre gli interventi di bonifica e valorizzazione ambientale. Inoltre sarà arrivato un nuovo iter semplificativo per la cessione di immobili del demanio attraverso percorsi concentrati con i comuni. Lo sblocca energia prevede lo sviluppo di risorse geotermiche, petrolifere e di gas naturale attraverso investimenti privati nazionali e internazionali per oltre 17 miliardi. L’effetto sull’occupazione, secondo le stime del governo, sarà di 100.000 unità mentre il risparmio in bolletta energetica sarà pari a 200 mld in 20 anni. Infine c’è il pacchetto ‘sblocca porto’, che per ora resta in bianco, nel documento consegnato alla stampa che contiene i 10 capitoli su cui intervenire.
Il capitolo ‘sblocca dissesto‘ mette al centro le opere antidissesto idrogeologico. Si tratta di 570 cantieri per un valore complessivo di 650 milioni di euro. Inoltre sono previsti interventi per efficientare le opere idriche (depuratori, reti e collettori fognari) dalla Campania alla Sicilia; entro il 2014 si prevede di aprire 104 cantieri per un totale di 480 mln di euro. Infine le società pubbliche saranno ridotte e aggregate, con affidamenti dei servizi. Lo ‘sblocca burocrazia’ sarà attivato con investimenti pari a 6 miliardi di euro, puntando in particolare a investimenti su finanza di progetto, defiscalizzazione, bancabilità dei progetti, contratti di partenariato pubblico-privato. Sono previste inoltre: la riforma del codice dei contratti pubblici attraverso la delega legislativa; il potenziamento dell’operatività di Cdp e prestiti di supporto dell’economia; la semplificazione delle procedure e responsabilità per l’utilizzo delle risorse europee (110 mld in 7 anni 2014-2020). Lo ‘sblocca edilizia’ prevede la stabilizzazione degli incentivi fiscali, per gli interventi di efficientamento energetico e adeguamento antisismico. Vengono anche introdotte nuove misure per dare certezza sui tempi di esecuzione degli interventi edilizi e sgravi fiscali, per gli investimenti nelle abitazioni in affitto. Infine sono previste agevolazioni fiscali per le permute che prevedono l’acquisto di immobili ad alto rendimento energetico.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08 ... o/1079158/
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!
La vox populi
Badklaus • 24 minuti fa
Riconosciamoglielo, almeno non ci ha detto che i ristoranti sono sempre pieni e che non ci sono posti liberi sui voli...
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Beppe A. • 32 minuti fa
vi prego... non fatemi postare tutto quello che ha detto Renzi durante la campagna elettorale delle primarie.
il sindaco ha portato il concetto di menzogna ad uno stato evolutivo tale, dall'aver bisogno di essere ridefinito, riscritto, ristudiato....
buonanotte (in tutti i sensi!)
29 • Rispondi•Condividi › Un'altra persona sta scrivendo
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patrizia • un'ora fa
Gulp! Saranno le cozze, non erano un granchè ma in giro cìè di peggio! E non ce l'ho con Mariuccia!
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patrizia • un'ora fa
Che cosa deve fare Renzi? quello che può fare lo farà e speriamo che il Paese esca dalle secche in cui si è incagliato che sarà motivo di soddisfazione per tutti, stelline comprese.
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patrizia • un'ora fa
Interventi mirati nella pubblica amministrazione per migliorare i servizi e razionalizzare le risorse. Ancora miliardi
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Beppe A. patrizia • un'ora fa
ti invidio...
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patrizia • un'ora fa
Ancora incentivi per il consolidamento statico degli edifici e il miglioramento potenziamento delle prestazioni energetiche del patrimonio edilizio esistente. Ancora soldi per l'edilizia, il vero volano della crescita economica
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Cobra89 patrizia • un'ora fa
Ancora BALLE sparate da Renzi!
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Cobra89 • un'ora fa
Ma Renzi poteva dirlo prima del voto che lui annunciava ma non garantiva...
- Che fine hanno fatto i 60 miliardi di debiti della PA che dovevano essere ripagati entro metà marzo?
- Che fine ha fatto la legge sul conflitto di interessi da approvare entro i primi 100 giorni di governo?
- Che fine ha fatto il Job Act che doveva essere pronto per quell'incontro con la Merkel di ormai 4 mesi fa?
- Che fine ha fatto il censimento sul patto di stabilità entro il 10 marzo?
- Che fine hanno fatto quei 3,5 miliardi per l'edilizia scolastica entro aprile?
- Che fine ha fatto quel miliardo e mezzo per i giovani dal 1° maggio?
- Che fine hanno fatto gli sconti sulle bollette per le imprese?
- Che fine ha fatto l'abolizione del segreto di Stato per le stragi?
- Che fine ha fatto il PIL a + 0,8 entro l'estate?
- Che fine ha fatto l'estensione degli 80 euro anche ai pensionati, agli incapienti e alle partite IVA?
...Ma andate pure in vacanza tranquilli...
Il pallonaro infatti (nella sua ennesima inutile e ridicola conferenza stampa) ha appena annunciato "una ripresa col botto" per settembre...
Chissà se su questa nuova cavolata ci ha messo la garanzia oppure no?
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Badklaus • 24 minuti fa
Riconosciamoglielo, almeno non ci ha detto che i ristoranti sono sempre pieni e che non ci sono posti liberi sui voli...
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Beppe A. • 32 minuti fa
vi prego... non fatemi postare tutto quello che ha detto Renzi durante la campagna elettorale delle primarie.
il sindaco ha portato il concetto di menzogna ad uno stato evolutivo tale, dall'aver bisogno di essere ridefinito, riscritto, ristudiato....
buonanotte (in tutti i sensi!)
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patrizia • un'ora fa
Gulp! Saranno le cozze, non erano un granchè ma in giro cìè di peggio! E non ce l'ho con Mariuccia!
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patrizia • un'ora fa
Che cosa deve fare Renzi? quello che può fare lo farà e speriamo che il Paese esca dalle secche in cui si è incagliato che sarà motivo di soddisfazione per tutti, stelline comprese.
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patrizia • un'ora fa
Interventi mirati nella pubblica amministrazione per migliorare i servizi e razionalizzare le risorse. Ancora miliardi
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Beppe A. patrizia • un'ora fa
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patrizia • un'ora fa
Ancora incentivi per il consolidamento statico degli edifici e il miglioramento potenziamento delle prestazioni energetiche del patrimonio edilizio esistente. Ancora soldi per l'edilizia, il vero volano della crescita economica
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Cobra89 patrizia • un'ora fa
Ancora BALLE sparate da Renzi!
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Cobra89 • un'ora fa
Ma Renzi poteva dirlo prima del voto che lui annunciava ma non garantiva...
- Che fine hanno fatto i 60 miliardi di debiti della PA che dovevano essere ripagati entro metà marzo?
- Che fine ha fatto la legge sul conflitto di interessi da approvare entro i primi 100 giorni di governo?
- Che fine ha fatto il Job Act che doveva essere pronto per quell'incontro con la Merkel di ormai 4 mesi fa?
- Che fine ha fatto il censimento sul patto di stabilità entro il 10 marzo?
- Che fine hanno fatto quei 3,5 miliardi per l'edilizia scolastica entro aprile?
- Che fine ha fatto quel miliardo e mezzo per i giovani dal 1° maggio?
- Che fine hanno fatto gli sconti sulle bollette per le imprese?
- Che fine ha fatto l'abolizione del segreto di Stato per le stragi?
- Che fine ha fatto il PIL a + 0,8 entro l'estate?
- Che fine ha fatto l'estensione degli 80 euro anche ai pensionati, agli incapienti e alle partite IVA?
...Ma andate pure in vacanza tranquilli...
Il pallonaro infatti (nella sua ennesima inutile e ridicola conferenza stampa) ha appena annunciato "una ripresa col botto" per settembre...
Chissà se su questa nuova cavolata ci ha messo la garanzia oppure no?
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!
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Alessandro • un'ora fa
Renzi.... peggiore dell'Ebola! Povera Italia!!
11 • Rispondi•Condividi ›
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Qfwfq • un'ora fa
I tecnici del Senato dissero che per questo bonus non ci sono coperture e ad oggi ancora non sono state rese note. Per il Messia avrebbe rilanciato i consumi, ma i fatti lo smentiscono.
Persino Scalfari (quello che titolava su Repubblica "vota Renzi" in vista delle europee) ha criticato il primo ministro per via degli 80 euro.
Quello che vi ha dato lo sta riscuotendo con gli interessi grazie alla pressione fiscale che tocca il nuovo record del 53,2%, chi afferma il contrario dovrebbe tornare a scuola, se non altro per imparare a fare 2+2.
Intanto Cottarelli afferma che non ci sono soldi e che si continuano a varare provvedimenti a debito.
Fidatevi, stavolta è meglio che non mantenga la parola, perché con altri 80 euro ci darebbe solo il colpo di grazia.
P.S. ieri, secondo le Sacre Slide, scadeva il termine ultimo per sanare i debiti della PA, ancora niente. Buon pesce d'aprile a tutti, anche se è il primo di agosto.
29 • Rispondi•Condividi ›
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Gangialf • un'ora fa
Il governo Renzi ha passato 80 euro prima delle elezioni, la stangata di settembre/ottobre riprenderà il maltolto con gli interessi, ed il prossimo anno, ovviamente, non sarà confermata la mancia per il voto (giacché non ci saranno elezioni)..in breve gli italiani ci rimetteranno, come è giusto che sia. Più leggo quello che succede in Italia più la rabbia sale...ma possibile che non ci sia un limite?
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i0 • aiZero • un'ora fa
renzie: "mastrota hai le ore contate"
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patrizia • un'ora fa
Intrventi mirati contro il dissesto idrogeologico soprattutto nelle mia Campania disastrata da anni d'incuria e lassismo. Nuove opere idrauliche, fognature, stabilizzazione dei pendii in frana, regimentazione delle acque. E anche in questo settore s'interviene con 650 milioni. Nuovo ossigeno per l'edilizia
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1Casablanca • un'ora fa
Dopo sei mesi di roboanti promesse , ora Capitan Fracassa , comincia a dire che non le manterrà
Non so perchè ma questa volta gli credo
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Alessandro • un'ora fa
Renzi: "Andate in vacanza sereni". Esattamente come... "Letta stai sereno"!!!
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Cobra89 • un'ora fa
"Ci proveremo ma non garantisco"... Chissà se avesse detto così anche prima delle elezioni il 40,8% di creduloni lo avrebbe preso comunque?
Vorrei sapere però su quali basi Renzi sostenga che a settembre ci sarà "una ripresa col botto"...
Su quali dati economici è stata fatta dal premier una previsione simile? Sul PIL che è ancora fermo allo zero? Sul debito pubblico di oltre 2.000.000.000 miliardi di euro? Sulla disoccupazione giovanile a oltre il 43?
Renzi sta PRENDENDO IN GIRO il Paese in maniera spudorata... I media lo pompano ancora,, ma ormai lo spot pubblicitario non dura ancora molto.
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SnowWhite***** Cobra89 • un'ora fa
Sarà il botto della Troika ma ssshhhhhh! Lo sappiamo solo noi, loro sono ottimisti. Lasciali sognare.
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patrizia SnowWhite***** • 41 minuti fa
Snow ma adesso parli anche con i cartelloni pubblicitari? sono preoccupata.
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gabriella Cobra89 • un'ora fa
la ripresa non so... ma il botto ci sarà di sicuro..
ma stangate non ce ne saranno? sicuro sicuro? Promesso? giurin giurella?
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Muffa • un'ora fa
Ma va, ma chi l'avrebbe mai detto che i 80 euri sarebbe stato una tantum elettorale...
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Mathias77 • un'ora fa
Anagramma di Matteo Renzi = Mento a terzi.
Un nome, una garanzia! :-D
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Alessandro • un'ora fa
Renzi.... peggiore dell'Ebola! Povera Italia!!
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Qfwfq • un'ora fa
I tecnici del Senato dissero che per questo bonus non ci sono coperture e ad oggi ancora non sono state rese note. Per il Messia avrebbe rilanciato i consumi, ma i fatti lo smentiscono.
Persino Scalfari (quello che titolava su Repubblica "vota Renzi" in vista delle europee) ha criticato il primo ministro per via degli 80 euro.
Quello che vi ha dato lo sta riscuotendo con gli interessi grazie alla pressione fiscale che tocca il nuovo record del 53,2%, chi afferma il contrario dovrebbe tornare a scuola, se non altro per imparare a fare 2+2.
Intanto Cottarelli afferma che non ci sono soldi e che si continuano a varare provvedimenti a debito.
Fidatevi, stavolta è meglio che non mantenga la parola, perché con altri 80 euro ci darebbe solo il colpo di grazia.
P.S. ieri, secondo le Sacre Slide, scadeva il termine ultimo per sanare i debiti della PA, ancora niente. Buon pesce d'aprile a tutti, anche se è il primo di agosto.
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Gangialf • un'ora fa
Il governo Renzi ha passato 80 euro prima delle elezioni, la stangata di settembre/ottobre riprenderà il maltolto con gli interessi, ed il prossimo anno, ovviamente, non sarà confermata la mancia per il voto (giacché non ci saranno elezioni)..in breve gli italiani ci rimetteranno, come è giusto che sia. Più leggo quello che succede in Italia più la rabbia sale...ma possibile che non ci sia un limite?
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i0 • aiZero • un'ora fa
renzie: "mastrota hai le ore contate"
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patrizia • un'ora fa
Intrventi mirati contro il dissesto idrogeologico soprattutto nelle mia Campania disastrata da anni d'incuria e lassismo. Nuove opere idrauliche, fognature, stabilizzazione dei pendii in frana, regimentazione delle acque. E anche in questo settore s'interviene con 650 milioni. Nuovo ossigeno per l'edilizia
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1Casablanca • un'ora fa
Dopo sei mesi di roboanti promesse , ora Capitan Fracassa , comincia a dire che non le manterrà
Non so perchè ma questa volta gli credo
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Alessandro • un'ora fa
Renzi: "Andate in vacanza sereni". Esattamente come... "Letta stai sereno"!!!
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Cobra89 • un'ora fa
"Ci proveremo ma non garantisco"... Chissà se avesse detto così anche prima delle elezioni il 40,8% di creduloni lo avrebbe preso comunque?
Vorrei sapere però su quali basi Renzi sostenga che a settembre ci sarà "una ripresa col botto"...
Su quali dati economici è stata fatta dal premier una previsione simile? Sul PIL che è ancora fermo allo zero? Sul debito pubblico di oltre 2.000.000.000 miliardi di euro? Sulla disoccupazione giovanile a oltre il 43?
Renzi sta PRENDENDO IN GIRO il Paese in maniera spudorata... I media lo pompano ancora,, ma ormai lo spot pubblicitario non dura ancora molto.
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SnowWhite***** Cobra89 • un'ora fa
Sarà il botto della Troika ma ssshhhhhh! Lo sappiamo solo noi, loro sono ottimisti. Lasciali sognare.
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patrizia SnowWhite***** • 41 minuti fa
Snow ma adesso parli anche con i cartelloni pubblicitari? sono preoccupata.
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gabriella Cobra89 • un'ora fa
la ripresa non so... ma il botto ci sarà di sicuro..
ma stangate non ce ne saranno? sicuro sicuro? Promesso? giurin giurella?
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Muffa • un'ora fa
Ma va, ma chi l'avrebbe mai detto che i 80 euri sarebbe stato una tantum elettorale...
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Mathias77 • un'ora fa
Anagramma di Matteo Renzi = Mento a terzi.
Un nome, una garanzia! :-D
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!
Patto anti Prodi tra Renzi e Berlusconi, il Professore: “Non sono sorpreso”
Una clausola contenuta nell'accordo del Nazareno prevede che “in nessun caso, durante le trattative per l’elezione del prossimo presidente della Repubblica, potrà essere fatto il nome di Romano Prodi”. "È l’unica buona notizia politica delle ultime settimane", commenta l'ex premier
di Giampiero Calapà | 2 agosto 2014Commenti (416)
“Non sono sorpreso dalla clausola anti-Prodi del Patto del Nazareno”. Non si aspettava altro Romano Prodi. Sconta il peccato originale di esser stato l’unico candidato alla presidenza del Consiglio ad aver battuto Silvio Berlusconi. Prima i due governi auto-affossati dal centrosinistra (1998 e 2008), poi i 101 voti mancanti del Pd, l’orribile scherzetto parlamentare che chiuse al Professore le porte del Quirinale (2013) aprendo quelle delle larghe intese.
Ma non basta, perché come rivelato dal Fatto Quotidiano, e confermato dalla pasdaran berlusconiana Mariarosaria Rossi sull’huffingtonpost.it, proprio nel “papello” del Nazareno, uno dei punti fermi riguarda ancora l’incubo dell’ex Cavaliere.
Così recita il Patto: “In nessun caso, durante le trattative per l’elezione del prossimo presidente della Repubblica, potrà essere fatto il nome di Romano Prodi”. Il Professore ripete da ormai più di un anno, proprio dallo scherzetto dei 101, che per lui i giochi sono finiti: “Game over, non andrò mai al Colle”. Pretattica? Un modo per non bruciare la possibilità di ritornare in corsa al momento opportuno? Può darsi, molti osservatori lo hanno pensato. Ma ieri mattina per Prodi quella che poteva essere un’intuizione è diventata certezza di fronte alla prima pagina del Fatto: “Ultimo segreto del Nazareno: Prodi mai sul Colle”. Quando il Professore risponde al telefono, nel primo pomeriggio di ieri, ha già sfogliato il Fatto da diverse ore. E si aspetta questa chiamata. “Pronto, eccovi”.
Buongiorno Presidente, ha letto della clausola anti-Prodi del Patto del Nazareno, sul Fatto?
Come no? Certo che ho letto.
Ed è sorpreso?
No. Non sono sorpreso per niente. Non parlo. Non dico nulla. Anzi, una cosa la dico…
Prego.
È l’unica buona notizia politica delle ultime settimane. Vi ringrazio. Adesso basta, però.
Ma c’è qualcosa di positivo in questo Patto del Nazareno, a parte la clausola anti-Prodi?
Faccia conto che io sia in viaggio nel deserto o sulla luna, senza portatile.
No, mi scusi posso farle ancora una domanda Presidente? Una sola.
No.
Lei avrebbe mai stretto un accordo con Berlusconi per riformare la Costituzione?
Può chiedermi come mi chiamo al massimo, le rispondo: Romano Prodi.
È il 18 gennaio 2014, il premier e segretario del Pd Matteo Renzi incontra il padrone di Forza Italia Silvio Berlusconi.
Immaginate la scena, Berlusconi che fissa questo preciso punto: “Il prossimo presidente della Repubblica lo scegliamo insieme . E l’unico nome che non si potrà fare sarà quello di… Romano Prodi”.
Renzi, che ha provato fin da quell’aprile 2013 ad allontanare, a parole, dai suoi fedelissimi l’onta dell’agguato al Professore, alza lo sguardo verso l’ex Cavaliere, si protende per stringergli la mano e dice: “Sì, eleggeremo insieme il capo dello Stato e non sarà Prodi”.
Ci pensa la senatrice Mariarosaria Rossi – tesoriere di Forza Italia, fedelissima di Berlusconi e amica intima della fidanzata Francesca Pascale – a confermare tutto: “Sarà naturale per voi eleggere insieme al Pd il successore di Napolitano?”, le chiede Alessandro De Angelis dell’huffingtonpost.it. “Non sbaglia”, risponde lei sicura. Game over.
Twitter @viabrancaleone
Da Il Fatto Quotidiano del 2 agosto 2014
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08 ... o/1080132/
Una clausola contenuta nell'accordo del Nazareno prevede che “in nessun caso, durante le trattative per l’elezione del prossimo presidente della Repubblica, potrà essere fatto il nome di Romano Prodi”. "È l’unica buona notizia politica delle ultime settimane", commenta l'ex premier
di Giampiero Calapà | 2 agosto 2014Commenti (416)
“Non sono sorpreso dalla clausola anti-Prodi del Patto del Nazareno”. Non si aspettava altro Romano Prodi. Sconta il peccato originale di esser stato l’unico candidato alla presidenza del Consiglio ad aver battuto Silvio Berlusconi. Prima i due governi auto-affossati dal centrosinistra (1998 e 2008), poi i 101 voti mancanti del Pd, l’orribile scherzetto parlamentare che chiuse al Professore le porte del Quirinale (2013) aprendo quelle delle larghe intese.
Ma non basta, perché come rivelato dal Fatto Quotidiano, e confermato dalla pasdaran berlusconiana Mariarosaria Rossi sull’huffingtonpost.it, proprio nel “papello” del Nazareno, uno dei punti fermi riguarda ancora l’incubo dell’ex Cavaliere.
Così recita il Patto: “In nessun caso, durante le trattative per l’elezione del prossimo presidente della Repubblica, potrà essere fatto il nome di Romano Prodi”. Il Professore ripete da ormai più di un anno, proprio dallo scherzetto dei 101, che per lui i giochi sono finiti: “Game over, non andrò mai al Colle”. Pretattica? Un modo per non bruciare la possibilità di ritornare in corsa al momento opportuno? Può darsi, molti osservatori lo hanno pensato. Ma ieri mattina per Prodi quella che poteva essere un’intuizione è diventata certezza di fronte alla prima pagina del Fatto: “Ultimo segreto del Nazareno: Prodi mai sul Colle”. Quando il Professore risponde al telefono, nel primo pomeriggio di ieri, ha già sfogliato il Fatto da diverse ore. E si aspetta questa chiamata. “Pronto, eccovi”.
Buongiorno Presidente, ha letto della clausola anti-Prodi del Patto del Nazareno, sul Fatto?
Come no? Certo che ho letto.
Ed è sorpreso?
No. Non sono sorpreso per niente. Non parlo. Non dico nulla. Anzi, una cosa la dico…
Prego.
È l’unica buona notizia politica delle ultime settimane. Vi ringrazio. Adesso basta, però.
Ma c’è qualcosa di positivo in questo Patto del Nazareno, a parte la clausola anti-Prodi?
Faccia conto che io sia in viaggio nel deserto o sulla luna, senza portatile.
No, mi scusi posso farle ancora una domanda Presidente? Una sola.
No.
Lei avrebbe mai stretto un accordo con Berlusconi per riformare la Costituzione?
Può chiedermi come mi chiamo al massimo, le rispondo: Romano Prodi.
È il 18 gennaio 2014, il premier e segretario del Pd Matteo Renzi incontra il padrone di Forza Italia Silvio Berlusconi.
Immaginate la scena, Berlusconi che fissa questo preciso punto: “Il prossimo presidente della Repubblica lo scegliamo insieme . E l’unico nome che non si potrà fare sarà quello di… Romano Prodi”.
Renzi, che ha provato fin da quell’aprile 2013 ad allontanare, a parole, dai suoi fedelissimi l’onta dell’agguato al Professore, alza lo sguardo verso l’ex Cavaliere, si protende per stringergli la mano e dice: “Sì, eleggeremo insieme il capo dello Stato e non sarà Prodi”.
Ci pensa la senatrice Mariarosaria Rossi – tesoriere di Forza Italia, fedelissima di Berlusconi e amica intima della fidanzata Francesca Pascale – a confermare tutto: “Sarà naturale per voi eleggere insieme al Pd il successore di Napolitano?”, le chiede Alessandro De Angelis dell’huffingtonpost.it. “Non sbaglia”, risponde lei sicura. Game over.
Twitter @viabrancaleone
Da Il Fatto Quotidiano del 2 agosto 2014
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